we're all just the same, what a shame

ft. ben

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  1. benuàn
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    bennett meisner
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    There's nothin' left numbin' my fall (thrills)
    I want everythin'
    or nothin' at all (thrills)

    It's dangerous, I know it is,
    need another hit
    Improvvisa come si era aperta, la finestra emotiva di Bennett Meisner era chiusa. Doppia mandata, non si era mai abbastanza sicuri, e petto rivolto al resto delle priorità, perché non si poteva dire che la Corvonero non fosse pragmatica. Se esistevano problemi che non era in grado di risolvere, dopo il lecito stadio di furia semi omicida con cui affrontava ogni ostacolo sul suo cammino, passava oltre, rimandando l’inevitabile al cambio d’aria successivo. «oh meisner, stai cercando di conquistarmi, proponendo attività illegali?» Spinse gli occhiali da sole sulla radice del naso, drizzando la schiena e poggiando un pugno chiuso sul fianco. Si guardò attorno, lasciando sfuggire un angolo della bocca verso l’alto. «illegale? Non mi permetterei mai» Infilò una mano in tasca prendendo l’onnipresente burro cacao, tenere le labbra idratate era un impegno costante ed alquanto drenante, spalmandolo sulle labbra con aria distratta, e sguardo a vagare alla ricerca del modo migliore per portare avanti la campagna #monet di infestazione del Carrow’s. «al massimo, un’attività opinabile, in quanto giustificata da una situazione potenzialmente pericolosa» si aprì in un sorriso soddisfatto, piroettando sul posto fino a trovarsi posizionata nella giusta direzione.
    I suoi clienti, quando infine si fosse diplomata ed avesse ricevuto il permesso di operare al Ministero, sarebbero senza dubbio stati in una botte di ferro.
    «vieni, gli uffici amministrativi sono da questa parte» Intrecciò le dita a quelle di Mona, lasciandosi guidare verso uno dei tanti sentieri dello zoo. Immune ai suoni allegri delle famiglie in gita, e impassibile di fronte alle corse folle dei bambini che, immancabilmente, si concludevano contro le gambe di altri avventori o gli alberi che circondavano l’area, perché troppo concentrata sullo scopo di quell’avventura. Occhi sull’obiettivo, decisa com’era a portare a casa la vittoria. «ovviamente non passeremo per l’entrata principale» Soffiò l’aria in uno sbuffo, senza interrompere il flusso della Benshaw; sapevano entrambe l’entrata principale fosse fuori discussione per un centinaio di motivi, primo fra cui l’incapacità di mentire della Meisner, ma la lasciò proseguire, attendendo il resto del Piano TM. Una pausa al proprio silenzio, e del tutto legittima, la concesse nel lasciare la strada principale per un viottolo dimenticato da Dio e da chiunque avesse progettato quel parco, confusa ed ammirata dalla scelta sicura di Mona. Guardò prima il capannone indicato dalla ragazza, docile nel lasciare le spostasse il viso perché seguisse la sua linea di pensieri, e poi la bionda. «com’è che mona benshaw conosce l’entrata dei magazzini dello zoo?» Sapeva esattamente dove andare, e insomma, si parlava di Mona: non era strano sapesse quel che facesse, ma era certamente particolare in quel contesto specifico. Non aveva l’aria di essere una grande ammiratrice di animali e creature magiche. La era? Eppure, faticava a farsi piacere perfino le loro bestie; poco chiaro. Si affacciò oltre il tronco di un albero, adocchiando il posto ed il suo circondario. Non si stupì di quanto poco trafficata fosse la zona: era proibito l’accesso al pubblico, come indicavano i cartelli gialli e neri affissi ogni dieci metri, e durante l’apertura era difficile i dipendenti avessero bisogno di recuperare materiale dal magazzino.
    Non impossibile, certo; le statistiche, però, sembravano andare a loro favore.
    «tentare non può far male. Alla peggio, diciamo di esserci perse cercando un posto dove pomiciare» si illuminò, lampeggiando un altro sorriso in direzione della bionda. Quella era una menzogna su cui poteva lavorare, perché non trovava fosse così lontana dalla realtà quanto avrebbe potuto esserlo, boh, spacciarsi per la spazzina dei pinguini. Esistevano spazzini per pinguini? Si guardò un’ultima volta attorno, e quando fu sicura che ci fossero solamente loro due, afferrò nuovamente la mano di Mona ed iniziò a correre verso lo stabile. Gli allenamenti di Quidditch, quelli a cui si presentava solo per far sentire Paris meno solo e certo non per applicarsi, non avevano fatto abbastanza per il fisico minuto della Meisner, e quella breve corsa bastò a toglierle sia il fiato, sia parte dell’entusiasmo che le aveva portate a quel punto. Si appiattì contro la parete, allungando un braccio verso la porta per provare a spingerla. «chiusa» mormorò, dopo un paio di tentativi fallimentari. Occhi scuri a posarsi sulla parete opposta, dove un enorme finestra mostrava loro parte di quel che conteneva l’edificio – scatole, scaffali. Nulla che valesse la pena rubare. «aperta» soffiò, indicandola all’amica con un cenno del capo. Aveva sempre voluto arrampicarsi abusivamente attraverso una finestra!!&& «possiamo toglierlo dalla to do list ben, se lo facciamo solo noi due?» certo che avevano una to do list di attività da fare insieme, ed anche intere raccolte su Wiztok, grazie tante.
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