I'm just a kid and life is a nightmare

[ ty + gaylord ]

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    mancavano 36 giorni a Natale.
    non aveva mai apprezzato la festa in questione, taichi límore, troppa gente ad invadere il suo minuscolo spazio vitale e gli occhi giudicanti dei genitori sempre incollati addosso; l'atmosfera natalizia era solo una facciata di convenienza, costruita ad arte per dare all'alta società quello che in fondo volevano tenere il più possibile lontano: una parvenza di normalità. era ben felice di non dover più sottostare a quella tortura (cinese, letteralmente), ma allo stesso tempo sentiva gli mancasse qualcosa.
    i suoi amici, behan, una vita normale.
    era passato quasi un anno da quando tai era stato dato per disperso prima e morto dopo, quasi un anno da quando ty aveva preso in mano le redini della propria vita cercando di rimetterla in carreggiata. e ancora viaggiava su un binario sconnesso e ben lontano dalla strada principale, nonostante le regole ferree alle quali lo special si atteneva a discapito della propria felicità. in quei mesi, all'apparenza infiniti, ty aveva compreso fino in fondo il concetto di solitudine, e quanto lontano fosse stato dal provarla in passato.
    e questo era l'unico motivo per cui, quando livy lo aveva invitato a casa per Natale, il diciottenne aveva accettato senza nemmeno darle il tempo di finire la frase; non amava le feste, taichi límore, ma amava Sullivan Hawkins e quel poco tempo che normalmente riuscivano a passare insieme non gli bastava. amava anche behan tryhard, sebbene non avesse mai trovato il coraggio di dirglielo, ma con il ragazzo in questione la situazione era diversa: il timore di coinvolgerlo in qualcosa che nessuno dei due poteva gestire era una forza per ty incontrollabile. lo bloccava, al limite di una paralisi che non riusciva a sciogliere.
    amava anche quel coglione di Hans, e amava anche McKenzie, e forse era stata la loro improvvisa scomparsa a mettere il diciottenne di fronte ad una realtà fino a quel momento accantonata — perché era così che ty aveva sempre gestito i suoi problemi, nascondendoli sotto il tappeto. una realtà che aveva la forma dell'isolamento, dell'impotenza: che di Hans e Mac si fossero perse le tracce, ty lo aveva appena saputo. come se più di due settimane senza avere loro notizie — di persone che per lui erano fondamentali, fosse del tutto normale.
    ma quando lo era diventato?
    bravo ad esprimere i propri sentimenti, taichi límore non lo era mai stato, eppure nei due anni e mezzo trascorsi ad Hogwarts qualcosa aveva imparato; a volte non proprio per scelta, spesso sulla propria pelle. e di tutti quei progressi gli rimaneva tra le dita un bel mucchio di niente.
    «hai già scelto quali vuoi?» una voce femminile lo fece sobbalzare: non che ci volesse molto. all'ansia di vivere ty aveva sommato anche quella di venire beccato ed espatriato, magari persino accusato di frode e quella cosa che si fa rubando l'identità altrui (non mi viene il termine giusto, legal!babbi aiutami). Fake gli avrebbe detto che al Ministero avevano ben altri problemi, ma anche il suo luigi* non poteva stargli appresso h24 7/7 ricordandogli come funzionava la vita vera — aveva gente da picchiare e dita da tagliare e un ryu con cui flirtare. non necessariamente in questo ordine «eh?!» nemmeno si era reso conto di aver fatto il palo davanti al banco dei dolciumi, e chissà da quanto era fermo li immerso nei suoi pensieri «i dolcetti, dico» la commessa, una signora di mezza età (quindi sui 34 come rob) con la divisa del Red Velvet e il nome Scarlett cucito sul petto, indicò a ty le caramelle divise per tipologia alle sue spalle, dondolando a mezz'aria un sacchettino vuoto. dietro le lenti degli occhiali scuri, lo special batté rapidamente le palpebre: se la commessa non si fosse avvicinata, era probabile che ty sarebbe uscito dal locale senza comprare nulla, anche perché non ricordava affatto di esserci entrato.
    lo aveva fatto sovrappensiero, la mente divisa tra mille problemi +1, dopo aver passato quindici minuti a spiare behan oltre le vetrine del BDE senza trovare il coraggio per mettere piede nella gelateria — la presenza di Edward moonarie, in tutto questo, non aiutava.
    «i dolc- ah si! si certo, ho capito, i dolcetti» aprì entrambe le braccia ruotando il busto verso gli scaffali; avrebbe potuto leggere con attenzione le etichette che riportavano nomi ed effetti delle varie caramelle, ma il cuore dello special aveva già sopportato troppo «quelli! prendo quelli grazie» indicó un barattolo di vetro a caso, il peso del corpo spostato nervosamente da un piede all'altro mentre la signora in divisa riempiva per metà il sacchetto. poteva anche aver cambiato volto, aggiunto fossette e muscoli e il colorito sano di una persona non prossima alla morte, ma dentro taichi rimaneva sempre lo stesso.
    almeno era migliorato con l'inglese.
    solo quando la commessa si allontanò, consegnandogli il sacchetto tra le mani, ty riprese a fare respiri profondi, la schiena a premere contro lo scaffale alle sue spalle; per quanto sapesse che nessuno poteva riconoscerlo, niente poteva impedirgli di sentirsi come uno spacciatore di fronte ad un cane antidroga: colto in flagrante, con le mani nel sacco. a dirla proprio tutta, era anche vestito come uno spacciatore — occhiali scuri, cappello di lana calato sui capelli corvini, bomber troppo grande, classica tuta in acrilico tutt'altro che ignifuga con banda laterale e il logo di qualche squadra di calcio inglese (e perché proprio l'Arsenal). con il senno di poi, non avrebbe dovuto lasciare che delith gli rifacesse il guardaroba. stringendo il sacchetto contro il torace, e in attesa di tornare ad un battito cardiaco meno vicino all'infarto, ty prese una delle sue caramelle e se la mise in bocca, menta e limone a sciogliersi sulla lingua insieme ad una cascata di zucchero.
    cosa mai poteva andare storto, a quel punto.


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    ty si è appena mangiato una MentiNo

    CITAZIONE
    sono pasticche di zucchero aromatizzate, dai vari colori sgargianti diversi in base al gusto (arancione zucca, rosso fragola, blu anice, nero pipistrello...) e prendono il nome dal loro ingrediente segreto-non-poi-così-segreto: una goccia di veritaserum.
    Perfette da prendere per rinfrescarsi l'alito prima di un bacio, meno perfette se non si vuole rischiare di dire al proprio fidanzatino che lo si sta usando per solo far ingelosire qualcun altro.
     
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    In che senso mancavano 36 giorni a Natale.
    Gaylord non era mentalmente pronto, non aveva nemmeno realizzato il passare dei giorni fino a che non aveva iniziato a tenere il conto dei giorni since Mac era sparito. Aveva troppi conti mentali nella testa, era facile confondersi dato che non era mai stato un genio in matematica. A tenere i conti, a fare cose che comprendevano numeri. Menomale che aveva assunto un commercialista, o sospettava che l’avrebbero presto arrestato come visore fiscale per il semplice motivo che non riusciva a sommare due numeri insieme. E poi come avrebbe fatto sua sorella a pagare l’affitto? Mac era sparito, lui era in galera e il Ministero era famoso per pagare una miseria i nuovi dipendenti- se non avesse avuto paura di essere arrestato, si sarebbe lanciato in una campagna sociale per i diritti dei giovani lavoratori e sul come fossero sfruttati e pagati una miseria. Ma torniamo al discorso principale: Natale. Aveva contenuti da progettare, video da filmare e fingere che la sua vita non fosse stata capovolta da un giorno all’altro con la rivelazione di venire dal futuro. Tutto sommato, una giornata normale nella vita del Beckham. Non aveva ancora avuto il coraggio di approcciare Penn e Morley; si era limitato ad iscriversi alla palestra del Peetzah e ad osservare Penn dalle vetrine nei negozi, un comportamento borderline stalker ma poco importava nel grande schema delle cose. Che poi, non c’era nessun tipo di protocollo da seguire in quella situazione, niente guide di wikihow che lo indirizzassero nella giusta direzione, solo un branco di bimbi sperduti che avevano appena imparato a camminare. E come poteva il Beckham fidarsi dei custodi, dei…..vigilanti (ma si chiamavano così? Gay non ricordava) quando c’era in gioco la sua famiglia. Forse il primo passo poteva essere quello di ingraziarsi i fratelli, e perché non farlo con un regalo di Natale. O un cesto regalo, che ne sapeva lui dei loro gusti- un cesto di Natale era ciò che regalavano le persone senza fantasia, ma almeno faceva la sua figura. Il minimo che poteva fare era di assemblarlo con le proprie mani, dubitava che avrebbero rifiutato del buon cibo e alcol (magari non Costas…..quanti anni hai figlio mio). Il Red Velvet era rinomato per la qualità dei suoi dolci e sebbene il Beckham avrebbe potuto comprare dei cioccolatini sottomarca al supermercato, il ragazzo ci teneva a fare una buona impressione. Magari avrebbe presto qualcosa anche per i suoi coinquilini, compreso Mac per quando sarebbe tornato, tanto il cioccolato si manteneva bene (Lapo, con i suoi cri-cri vecchi sei mesi: 👍). Con il senno di poi, forse sarebbe davvero dovuto andare ad un Tesco e farla finita. In tutti i sensi. Il locale era moderatamente affollato per essere primo pomeriggio, ma quasi come per una maledizione magia i suoi occhi furono immediatamente attratti da una figura familiare. A dire la verità, se il Beckham non avesse speso fin troppo tempo a rimuginare su una certa interazione, la figura del Koholer non sarebbe stata così facilmente riconoscibile. Ty era vestito come qualcuno che era sceso velocemente di casa per spostare la macchina e rubare il parcheggio in cortile ai vicini, con quello stile a metà tra un barbone e una celebrità che desiderava passare inosservata. Forse era uno sbaglio avvicinarsi, ma il Beckham si sentiva ancora in colpa per il modo in cui si erano lasciati qualche (....) tempo prima, senza avere mai una possibilità di spiegarsi. Considerava Ty un buon amico, e non voleva che il loro rapporto fosse influenzato da quello che era stato a tutti gli effetti un attentato sulla sua persona. «Ty?» gli venne incontro con una mano alzata in segno di saluto, un'espressione gioviale a completare la sua perfetta imitazione di non sto assolutamente in palla a rivedere Ty. «che coincidenza! anche te sei qui per compere natalizie?» non aveva mai preso il ragazzo come un tipo da comprare regali addirittura un mese prima Natale, ma le vie del Signore tm erano infinite. Mantenne una distanza socialmente accettabile tra di loro, casomai pensasse che fosse un maniaco, grattandosi la nuca in un chiaro segno di disagio (interiore, sempre) «senti, volevo scusarmi per l'altra volta....non ero davvero in me. so che probabilmente ti ho messo davvero a disagio, ma ero sotto effetto di amortentia» gliel'aveva chiesto? no. Glielo avrebbe detto comunque? Sì. «posso offrirti qualcosa per sdebitarmi? farmi perdonare?» ignorò tatticamente il sacchetto in mano al ragazzo, o non si sarebbe sdebitato mai più.
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    gay 🤝 ty
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    mancavano poche ore a Natale, ma per ty il tempo si era come fermato (ahah. scusa creme sai che sono lenta). (edit: Natale è già passato. sono davvero una bestia)
    «Ty?» fu una fortuna che la caramella messa in bocca qualche istante prima si fosse ormai praticamente sciolta, altrimenti nel sussulto gli sarebbe andata di traverso: giovane muore soffocato al Red Velvet, famoso influencer assiste alla scena — la trama perfetta per un film di Natale™ «aH! gAy!» si, con questo tono altalenante dato dalla mancanza di ossigeno al cervello; difficile dire se il panico fosse dovuto alla sorpresa o al modo in cui si erano lasciati l'ultima volta (both), ma di sicuro c'era.
    negli occhi scuri di ty, ora inchiodati a quelli altrettanto caldi di gaylord come un daino si perderebbe nei fari dell'auto in avvicinamento.
    nella lieve vibrazione (ciao Mac, ti penso forte) che lo faceva ondeggiare sui suoi piedi.
    «che coincidenza! anche te sei qui per compere natalizie?» time to inventare una bugia: in quello, lo special, era sempre stato bravo; forse anche troppo. eppure dalle labbra gli uscì l'esatto opposto della risposta che aveva pensato così, in quella frazione di secondo, e al «no.» categorico, si aggiunse anche un inatteso fiume di parole «non avevo il coraggio di disturbare il mio ragazzo mentre è a lavoro, e mentre pensavo a quanto sono stupido mi sono ritrovato qui dentro senza rendermene conto» quello sarebbe stato il momento perfetto per elencare le tre ipotesi.
    che cosa direbbe Lorenzo Insigne?
    «mannagg tutt cos» un sussurro disperato quello che uscì dalle labbra dello special, prima che le mani di ty potessero coprirle nel tentativo di salvare il salvabile «scusa, non so cosa mi prende» per poco non gli scappò anche una risatina nervosa, che trattenne solo perché gaylord si stava davvero impegnando per... farsi perdonare? cioè, si stava ribaltando la situazione «so che probabilmente ti ho messo davvero a disagio, ma ero sotto effetto di amortentia» oh boy. ty avrebbe tanto voluto dirgli che non era un problema, perché viveva già la sua vita un quarto di disagio alla volta, ma- «non è un problema, vivo già la mia vita un quarto di disagio alla volta» cosa? cosa. richiuse di nuovo la bocca, mordendo l'interno della guancia per impedirsi di parlare di nuovo.
    che i pensieri diventassero frasi dette ad alta voce, così senza un freno, non era previsto.
    soprattutto se rischiavano di metterlo in situazioni- «peró sei stato un sacco creepy. voglio dire, sempre carino eh, sei molto carino, però mettevi ansia» un po meno, UN PO MENO. annuí, sentendo gocce di sudore freddo scivolare lungo la colonna vertebrale: se quello fosse stato un test di sopravvivenza, lo special avrebbe imboccato direttamente la strada per il fallimento; non poteva sopravvivere in condizionoli normali (tottington insegna), figurarsi con del veritaserum in corpo «si, certo io.. ho preso delle caramelle ma non sono buone, credo ci sia qualcosa di strano» porse a gay il sacchetto, con una smorfia a dipingersi sul volto nascondendo le fossette nelle guance. conosceva gaylord da febbraio, ma fino a quel momento non è che avessero scambiato più di qualche parola e sempre in compagnia di una Dylan sufficientemente emozionata per entrambi; se fosse stato un essere umano funzionante, o se almeno avesse provato ad esserlo, forse a quel punto avrebbe potuto considerarlo un amico.
    come quelli che gli mancavano da morire.
    «non sarei dovuto scappare l'altra volta, comunque» disse, arretrando fino ad incontrate una sedia: i tavolini erano quasi tutti liberi, a quell'ora, e a ty andò bene di non sedersi in braccio a qualcuno «le cose che hai detto... cioè erano belle eh. era la posizione* a farti parlare?» perché no, anche dopo tre anni di scuola ty mica l'aveva capito come funzionava l'amortentia (o qualunque altra pozione in generale, tbh) — e questo non c'entra niente con il fatto che Rob voglia estorcere da Gay la verità sui suoi sentimenti per Dylan.
    ( ͡°³ ͡°)( ͡°³ ͡°)( ͡°³ ͡°)

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    scusa creme ci ho messo una vita ed è anche scritto con i piedi, so che mi ami comunque ❤
     
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    Il tempo si era fermato così tanto che non solo Natale era passato, ma persino Pasqua! Ma non erano affari di Gaylord, perché non aveva bisogno di un calendario per sentire il Natale nel cuore. Un po’ come chi ascoltava Michael Bublé ad agosto, con un mojito ghiacciato in mano e i piedi a mollo in riva al mare. NON LUI! Assolutamente non lui. Ognuno aveva dei segreti oscuri che li rendeva delle persone orribili e soggetti a varie critiche da parte del pubblico, e quello era il suo. Forse Ty lo aveva percepito nel profondo nel suo cuore, perché lo stava guardando in modo molto particolare. Non riuscì a decifrare l’esatta emozione che si rifletteva nelle iridi nocciola, e non ne ebbe nemmeno il tempo, dato che fu sopraffatto da un fiume di parole. Il che era unexpected dato che di solito era lui quello logorroico, un qualcosa che poteva solo essere ricondotto a una deformazione professionale. Parlava per lavoro, per fatturare come un milanese qualsiasi, dunque ormai gli veniva naturale come respirare, o ordinare la pizza il sabato sera. «non avevo il coraggio di disturbare il mio ragazzo mentre è a lavoro, e mentre pensavo a quanto sono stupido mi sono ritrovato qui dentro senza rendermene conto» ah, l’amour. Quante volte si era trovato in quella situazione? Non personalmente, ma aveva dovuto fare da spalla agli amici che aspettavano il moroso fuori dal bar cui lavorava, spesso fino alle due di notte. E alla fine che ringraziamento aveva ricevuto? Nessuno, a meno che non si consideravano le paccate moleste a cui aveva dovuto assistere. Ma Gaylord non era un voyeur quindi rimaneva pur sempre una vita grama. «tranquillo, è più comune di quanto pensi» offrì come consolazione, e fosse stato qualsiasi altro avrebbe allungato la mano per una pacca sulla spalla, ma si trattenne. Non era il momento, non quando stava imboccando la strada della redenzione. «però sei stato un sacco creepy. voglio dire, sempre carino eh, sei molto carino, però mettevi ansia» ok, ok glielo concedeva. La modalità in cui glielo stava comunicando era brutale, ma aveva ragione, e il meglio che il Beckham poteva fare al momento era accettare le sue ragioni. Quello non gli impediva al senso di disagio di dilagare in lui, un metro e ottanta di cristiano che stava iniziando a sudare freddo e a cercare con gli occhi la prima uscita da cui fiondarsi. «ah, sì. immagino di sì» ma dov’erano i terremoti quando servivano? Spiderman in gita a Londra che correva dietro a Mysterio? «menomale che sei scappato in tempo, a dyl è andata peggio» e no, non avrebbe elaborato perché la memoria in sé era già mortificante di suo. Ancora si chiedeva come avesse fatto a conquistarla, quando tutto quello che faceva era l’opposto di quello che desiderava quando si trovava con lei. La sua immagine da influencer cool e ragazzo maturo? Gettata fuori dalla finestra sin da subito, lasciando solo un dilagante disagio a riempire il suo cervello come ovatta. «si, certo io.. ho preso delle caramelle ma non sono buone, credo ci sia qualcosa di strano» ma scusate, prima gli diceva che c’era qualcosa di strano dentro, e poi gliele porgeva? Ma dude, a che gioco stai giocando. Pensi che Gaylord sia così pirla da accettarle? «uh, allora le provo grazie! così vediamo….se c’è qualcosa di strano» le ultime parole famose, prima di accettare la caramella con un sorriso a trentadue denti. Strano, che fossero riusciti ad avvelenarlo solo una volta in vita sua, data la frequenza con cui accettava cibo sconosciuto dalle persone. Per il momento, con la caramella sotto la lingua, si sentiva ancora normale- un’altra vittoria per il team umanità! «le cose che hai detto... cioè erano belle eh. era la posizione* a farti parlare?» seguì il ragazzo ai tavolini, non un singolo pensiero nella sua testa, troppo occupato a gongolare dentro per il suo redemption arc con Ty. Si sedette davanti a lui, una posizione speculare a quella che avevano tenuto mesi prima al Locale Maledetto. «penso che fossero cose che già sentivo, ma che ho confessato alla persona sbagliata» così, mettiamo le cose in chiaro una volta per tutte. Si lasciò andare a un’aria trasognata a pensare a Dylan, della serie: this man gone. Ma non era il momento! Basta fare figuracce davanti a Ty, doveva esserci un numero massimo prefissato dall’universo or something. «è stato difficile convincerla che non avessi una cotta per te, era davvero, ma davvero convinta. continuava a dirmi cose come Ty è un ragazzo davvero fortunato, sai? e io che pian piano morivo dentro. terribile.» MA CE L'AVEVANO FATTA!!!! Nessuno sapeva bene come, ma sicuramente c'era stata un'intervenzione divina. Il miracolo di Lourdes. «ma dimmi, come va con il tuo fidanzato?» Gaylord ciatella mode: on. Era solo giusto che anche lui chiedesse, non poteva essere l'unico ad essere in imbarazzo.
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