I'll go insane and I'll take you with me.

ft. ficus

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    08.03.2006 — york
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    hufflepuff, v
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    ficus, ben10

    Benjamin Ficus Millepied era nato per quello.
    quello aka la caccia ai fantasmi™: gli scorreva nelle vene, anche se le origini di tale lignaggio era più facile trovarle nel suo luogo di nascita piuttosto che nella genetica — per i genitori, si trattava solo dell'ennesima, stramba perdita di tempo, la prova definitiva che il quoziente intellettivo del loro figliolo non avrebbe mai raggiunto il livello desiderato.
    ma!!!! a ficus non importava!!!!
    sin da piccolo aveva abbracciato le antiche tradizioni della sua città Natale, York (lo so, avevo detto che sarebbe stato portoghese, ma volete mettere la Royal Family magica britannica tutta figa con l'unico figlio scemo? un sogno), una delle più antiche di tutta l'inghilterra, nonché la più infestata; aveva letto un centinaio di libri (sì, sa leggere. bestie.) sull'argomento, e fatto la posta al Golden Fleece 24/7 nella speranza di vedere il fantasma di Lady Alice o quello di One-eyed Jack, il tutto provocando a sua madre un attacco di cefalea cronica che nessuna magia al mondo poteva curare. qualche avventore del pub, credendo di poter spaventare il Ficus prepubescente affacciato alle finestre del locale con aria trasognata dipinta sul volto, aveva pensato bene di raccontargli di come un bambinetto vittoriano malaticcio fosse stato investito da una carrozza proprio nella strada di fronte: l'effetto del racconto creepy era stato talmente contrario a quanto desiderato che ben(jamin) si era subito lanciato per strada sperando di incontrare il fantasma in questione — e questa è la breve storia di come fosse stato preso in pieno da un babbano in bicicletta.
    «hey demons it's me, ya boy» un'esclamazione nell'oscurità, il sorriso a tendersi sulle labbra: con gli occhi chiari nascosti dietro gli occhialoni da aviatore per proteggerli da eventuali residui ectoplasmatici (terribilmente irritanti, btw), tutto ciò che si vedeva sul volto imberbe erano i denti. faceva un po paura, quel ghigno psicopatico alla Norman Bates (e ogni tanto Ben doveva ricordargli di sorridere di meno perché «dude, you're scaring the hoes»), ma se associato agli occhioni dolci e spalancati ingenuamente sul mondo, rimaneva solo un tenero ebetismo.
    quel giorno, ficus shentiva di essere vicinissimo al suo più grande traguardo-.. ok, dai, il secondo più grande traguardo: al primo posto rimaneva aprire un ristorante tutto suo e vincere la prima stella VonTousen (uno dei più famosi cuochi mai esistiti nella comunità magica), ma immediatamente sotto c'era l'incontro con il fantasma di Bartolomé Darmand; poeta maledetto e professore di Hogwarts nel sedicesimo secolo, l'uomo era morto in circostanze a dir poco misteriose, il cadavere ritrovato nei sotterranei del castello — la lingua mozzata e il dito indice intinto nel proprio sangue erano stati solo la punta dell'iceberg di una leggenda metropolitana diventata presto mito, così come la scritta cremesi rinvenuta sul muro 'cosí giace, il tradimento punito'. cioè, capite???? nessuno aveva mai trovato il colpevole, e nei secoli gli studenti si erano inventati ogni tipo di storia, compresa quella del fantasma di Darmand che ancora si aggirava per il castello alla ricerca del suo assassino.
    peccato che in cinque anni ficus non lo avesse mai visto.
    «a noi due, bartie» un chiodo fisso (joni: triggered), senza dubbio. avanzò nel corridoio illuminato solo da candele tremolanti sospese a mezz'aria, muovendosi con la solita grazia che lo contraddistigueva — which is none; ma aveva la testa alta e il passo leggero, assolutamente privo di paura. era spinto da curiosità e mancanza totale di amor proprio, il tassorosso, nonché un livello vicino allo zero di spirito di sopravvivenza: proprio quello che serviva ad un vero acchiappafantasmi™. si era persino preparato con le sue mani (e l'aiuto di Ictus) un'imbottitura speciale che gli copriva il busto, per evitare il fastidioso effetto umido provocato da certi fantasmi quando decidevano di fare i simpatici e passarti attraverso.
    ne andava molto fiero.
    così fiero che aveva dimenticato di mettere i pantaloni, ma si trattava solo un dettaglio nel grande piano della vita.
    e comunque non se n'era nemmeno accorto.
    «come Mister tally man, tally me banana.»
    oh meo deo.
    ficus si fermò di colpo, drizzando le orecchie: la voce (più un guaito a dire la verità) proveniva da dietro l'angolo, solo pochi metri da percorrere prima di incontrare finalmente!!! un fantasma in carne e ossa. cioè. avete capito «daylight come and we want go home.» trattenne il respiro, emozionato come un Paris qualunque di fronte ad una canna, cercando di muoversi furtivo (mission: failed) lungo la parete fino ad arrivare in fondo al muro. li si affacciò, i capelli biondi sparati intorno alla testa dall'elastico degli occhialoni protettivi, il sorriso da squaletto a scemare leggermente ma mano che gli occhi si abituavano all'oscurità. quello accasciato sul pavimento non sembrava affatto un professore francese del sedicesimo secolo assassinato e con la lingua mozzata «ehm..Bartolomé? Signor Darmand????» perché bisognava sempre essere polite, anche con i fantasmi.. e forse soprattutto con loro, poracci!
    tenendo la bacchetta con due dita all'estremità, ficus sporse in avanti il braccio e punzecchió quello di maddox pronto a ritirare velocemente la mano in caso di reazione dello spirito — ma non ce ne fu alcuna: la punta del catalizzatore non gli passò attraverso, come il sedicenne si era aspettato «uh ma te sei vivo!»

    hartley, somewhere: is he thought?

    benjamin ficus millepied
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
     
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4 replies since 10/10/2022, 23:25   205 views
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