middle of adventure, such a perfect place to start

jai/ho-pelapatate12 + evermore-pixie

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    Un negoziante un po' mischievous ha pensato bene di pasticciare con un incantesimo per rendere i suoi costumi di Halloween più... realistici, per così dire, di quelli venduti dalla competizione. jai/ho e evermore, ignari di tutto, avete comperato le vostre maschere super bellissime in quel negozietto shady, e ora vi siete letteralmente trasformati in ciò da cui eravate travestiti.
    Entrambi siete davanti al negozio con l'intenzione di capire fin dove si spingono le conseguenze di questo scherzo ma... il negozio non c'è più.
    jai/ho-pelapatate12
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    Godric Osborne odiava i suoi zii.
    Forse sarebbe stato più corretto dire che l'ex corvonero odiasse le persone in generale ma, per non lasciar adito al dubbio e ad inopportune domande, preferiva sempre specificare chi o cosa suscitasse la sua avversione. Certo non aiutava ad acuire la sua già scarsa tolleranza verso il genere umano quella sua masochistica tendenza a condividere casa con persone... esuberanti. C'era in questo una sorta di ritualità, un vero e proprio pattern che in effetti si era ripetuto più volte nel corso della sua breve, ma mai abbastanza, vita.
    Godric, in pieno mood da autoanalisi, stava ancora cercando di capire che tipo di problemi avesse e perché non avesse ancora visitato un terapeuta. Per lo meno, l'ultimo era un quesito facile: perché non c'aveva un cazzo di voglia di parlare a qualcuno dei fatti suoi. Non gli capitava mai di pensare "cavolo, vorrei proprio parlarne con qualcuno" o stronzate del genere, voglio dire - perché avrebbe dovuto. Se non aveva voglia di parlare con un medico, perché mai avrebbe dovuto farlo con chiunque altro? I Golden, per lo meno, sembravano essersene fatti una ragione (dove per ragione s'intende: "Godric non dice niente? Allora indagheremo fino a farci i cazzi suoi per vie traverse").
    In ogni caso.
    La sua riservatezza era invece un concetto del tutto estraneo per sua zia Deja, sebbene lo avesse letteralmente cresciuto da quando i suoi genitori erano morti. Godric non riusciva neanche ad avercela troppo con lei. Insomma, era chiaro che fosse dura di comprendonio, però cristo. Si era ripromesso di tornare a trovarla con regolarità per non tagliare del tutto i ponti con ciò che restava della sua famiglia, ma lei gli rendeva così difficile mantenere l'impegno. In qualche assurdo modo, riusciva sempre a incastrarlo in qualcosa che avrebbe preferito cento volte non fare. Tipo una festa di Halloween coi parenti.
    Tutto questo preambolo per trovare un pretesto così stupido? Sì, non giudicatemi.
    Dicevo. Proprio per via della suddetta festa, Godric si era ritrovato non solo a dover partecipare a un evento di cui non gli fregava assolutamente niente, ma /addirittura/ a dover comprare un costume.
    Okay, let's skip the part in cui Godric sceglie il primo costume della sua taglia (alta) e lo compra senza manco guardarlo.
    A un'ora dalla festa, l'Osborne era ancora nel suo ufficio al Ministero a firmare pergamene e fare altre cose che di solito fanno i Pavor. Fortunatamente, da buon psicopatico previdente, si era portato dietro il costume così da non dover perdere altro tempo passando da casa per cambiarsi, perciò si diede un anticipo di giusto dieci minuti prima di decidersi ad alzarsi e infilarsi quel maledetto vestito da pagliaccio. Ho detto maledetto? Icsdì.
    Si avvicinò allo specchio per controllare il proprio aspetto, pentendosene appena un attimo dopo: abito giallo, parrucca rossa e naso da clown, era decisamente la cosa più lontana da un Godric Osborne a cui si potesse pensare. Ben deciso a mandare al diavolo sua zia e raggiungere la festa coi suoi abiti normali, provò a tirarsi via il naso rosso. Niente. Ci provò ancora. Nada. Al terzo tentativo ne aveva già le tasche piene.
    «ma 'fanculo» mormorò, passandosi una mano fra i capelli scarlatti senza riuscire a staccarli dalla testa. Poteva anche essere divertente per qualcuno - spoiler: non per lui e, dal momento che era già in ritardo ed irritato, non perse tempo a smaterializzarsi proprio davanti al negozio che gli aveva venduto il costume, intenzionato a far passare al povero commerciante il peggior quarto d'ora della sua vita.
    «no fuckin way» poteva essere così facile? Ovviamente no, la sua vita non era mai facile. Fosse stato un altro, avrebbe ripercorso la Dark Street per accertarsi di non aver sbagliato strada, ma era Godric Osborne e non sbagliava praticamente mai. Non era lui ad aver dimenticato l'esatta ubicazione del negozio: era il negozio a non essere più lì. Si guardò attorno senza sapere esattamente cosa fare - il che era strano, perché in genere sapeva sempre gestire le cose -, ma la strada era praticamente deserta... tranne che per qualc-uno? O qualcosa, chissà. Ad occhio e croce, un* svitat* o un* malcapitat* come lui. Nel dubbio, valeva la pena chiedere «scusa?» sapeva quanto difficile dovesse essere prenderlo sul serio conciato in quel modo, ma non gli pareva d'avere molta altra scelta «non c'era un... negozio qui?».
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    scusa compagno misterioso, ho molto mal di testa e non so cosa ho scritto :perv2:
     
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    Halloween si stava avvicinando e questo significava solamente una cosa: il compleanno dei Motherfucka era dietro l'angolo. Sicuramente non si sarebbe lasciata perdere l'occasione per partecipare in anticipo a una festa in maschera. Aveva avuto bisogno di cercare il vestito adatto da sfoggiare. Dopotutto non sarebbe stato un compleanno come gli altri ma il suo, il loro, diciottesimo. Fra tutti quei costumi, la sua cleptomania aveva avuto la meglio. La mano era scivolata velocemente fra i vestiti accaparrandone uno che aveva avuto modo di adocchiare da qualcuno che poco prima aveva deciso di provarne uno e se l'era svignata. Era scivolata fuori dal negozio e girato l'angolo aveva iniziato a correre senza fermarsi. Il problema non sarebbero nemmeno stati i soldi, Sorta se lo sarebbe potuto permettere di pagare, ma ogni tanto le venivano questi istinti difficili da sopprimere. «scusa? non c'era un... negozio qui?» Alzò lo sguardo verso il clown senza riuscire (o forse era meglio dire senza voler) a trattenere una risata. Quindi non era l'unica. Almeno le era andata bene e non aveva le fattezze di un pagliaccio. Fra l'altro chi si veste da clown per Halloween? se non era un Pennywise non era ben accetto. «hai detto bene. c'era Sì, perché il negozio in questione esisteva. Solamente era evaporato. Forse sin dall'inizio quel negozio era stata una mera illusione, però i vestiti erano veri. Ormai così veri che erano diventati un tutt'uno con la pelle e non c'era alcun modo di toglierselo di dosso. «hai per caso rubato» anche tu «il costume?» Domanda lecita, insomma. Fino a prima aveva pensato di essere l'unica lì e che fosse stata incastrata nel suo stesso furto. Ora che erano in due, però, non ne era più sicura. Due erano le ipotesi: quello era qualcosa di simile ad un'incantesimo anti-furto che si era attivato una volta indossato l'abito rubato e lì c'era qualcuno che li stava aspettando, oppure, più semplicemente, qualcuno aveva deciso di fare i burlone per Halloween. Non aveva manco problemi a riguardo, Morticia era sempre stata una delle sue grandi crush, il suo vestito era favoloso e ora, essendo diventata il personaggio, poteva dirsi addirittura morta. «un clown, eh?» Forse c'era una terza ipotesi. magari il negoziante era proprio il clown che aveva di fronte e che si stava facendo beffe di lei da sotto la maschera. «chi mi dice che non sia tu l'artefice di tutto questo? Solo un clown come te lo farebbe.»
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    «hai per caso rubato il costume?»
    Godric sbatte le palpebre una, due, tre volte, la fronte aggrottata in una palese smorfia di confusione. «perché mai qualcuno dovrebbe voler...» strinse gli occhi come a voler mettere a fuoco la Motherfucka, a cercare cosa non andasse in lei. Ah, ecco «gen-z» scosse il capo, rassegnato. Dovevano passarsi di pochi anni, ma erano anni cruciali quelli che separavano i millenials dalla generazione zeta. Insomma, il vero guilty pleasure delle ragazze della sua età erano i poster dei jonas brother, mentre i nuovi giovani facevano cose... strane. Incomprensibili.
    Godric, che a malapena comprendeva i suoi coetanei, voleva saperne il meno possibile.
    Non si preoccupò nemmeno di rigirarle la domanda. Era fatto così: non chiedeva qualcosa se non gli interessava davvero sapere la risposta. Gli fregava qualcosa della ragazza davanti a sé? Assolutamente no, a meno che non conoscesse un modo per liberarlo dall'impiccio di quello scherzo decisamente poco divertente.
    «un clown, eh?» «eh» era già imbarazzante senza che l'altra glielo ricordasse. Voglio dire, lui era Godric fuckin Osborne. Aveva una certa dignità da mantenere, anche solo per il bene del suo lavoro al Ministero, ma era evidente che il mondo si divertisse davvero un sacco a rendere vani i suoi sforzi di apparire quanto meno decente. C'era solo un aspetto positivo in tutta quella situazione: si sarebbe perso la festa di sua zia. Una benedizione, a pensarci.
    «chi mi dice che non sia tu l'artefice di tutto questo? Solo un clown come te lo farebbe.»
    ...
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    Riusciva quasi a sentire la voce di Fake nella sua testa, pronto a difendere il suo onore a suon di insulti poco comprensibili. Godric, dal suo canto, non era il tipo da legarsi al dito quel genere di commenti. Anzi, a dirla tutta poteva considerare l'insolenza della minore l'ennesima nota positiva della questione: non lo aveva riconosciuto. Ancora un briciolo di ottimismo, e avrebbe potuto smettere di chiamarsi Godric.
    Si schiarì la voce per tornare in character, sollevando una mano per grattarsi il naso prima di ricordarsi di non avere più un naso vero.
    «che acuta osservazione» commentò, senza alcuna particolare inflessione nella voce. Si trattenne dal fare una battuta sui non-corvonero: con l'umorismo giornaliero aveva già dato abbastanza.
    «se abbiamo finito con le supposizioni brillanti, cerchiamo un modo intelligente per risolvere la cosa? Non so, facciamo mente locale: quando hai acquistato il costume? Cosa ricordi del tizio che te lo ha venduto?» chiese con praticità, impaziente di tirarsi fuori da quel costume il prima possibile.
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    «perché mai qualcuno dovrebbe voler...» probabilmente mille motivi: una persona poteva essere povera e quello poteva essere l'unico modo per ottenere quello di cui aveva bisogno, poteva essere un modo per andare contro i genitori e ottenere la loro attenzione oppure niente, il brivido di rubare qualcosa. Sorta non rientrava in nessuna delle categorie, la cleptomania era qualcosa che nè lei, nè i medici erano ancora in grado di spiegare completamente. Insomma, come faceva a spiegare ai non cleptomani la difficoltà a resistere all'impulso irrefrenabile di rubare oggetti? Soprattutto quando gli oggetti erano tutti di poco valore e con che solitamente le erano inutili? Come faceva a spiegare quella tensione e quel prurito alle mani che non le permettevano di stare ferma fino a che l'oggetto del suo desiderio era fra le sue mani? L'impulso e l'eccitazione di impossessarsi di qualcosa appartenente agli altri, soprattutto se rubato da sotto gli occhi. L'adrenalina di sottrarre ai negozi, in case altrui e perché no, anche agli amici. A volte poi, erano appunto cose talmente inutili che non sapeva che farsene. Spesso finiva per riutilizzarli per regali per non buttarli ma scarsamente li ritornava al proprietario se non scoperta. Questo perché lei i sensi di colpa non li aveva. «gen-z» Sorta assottigliò lo sguardo squadrandolo da testa ai piedoni. «e tu esattamente cosa pensi di essere?» oltre ad un clown, intendeva. Dato che si era beatamente escluso dalla casta gen-z. «che acuta osservazione» chissà se l'aveva capita la battuta. C'era gente era fin troppo seria per i suoi gusti e se la prendeva con fin troppa facilità. La vita è una sola, vivetevela con più serenità almeno quando si può. Forse lo scopo del negoziante era stato proprio quello di dare una lezione a quell'essere rigido, rinchiudendolo nel corpo di un clown mentre lei era stata benedetta per aver rubato come ci si aspetterebbe da ogni persona decente, normale, che faceva uno scherzetto di Halloween ed era stata scelta come mentore per quel pagliaccio che si trovava di fronte. Troppo irrealistico? Un po' ci sperava, sarebbe stato decisamente divertente. «se abbiamo finito con le supposizioni brillanti, cerchiamo un modo intelligente per risolvere la cosa? Non so, facciamo mente locale: quando hai acquistato il costume? Cosa ricordi del tizio che te lo ha venduto?» Stava solo aspettando quella domanda. Chissà se le avrebbe fatto la paternale per quello che aveva fatto. Ne sarebbe stato il tipo, era bastata la frase di prima a convincerla. «ti ricordi quando ti ho chiesto se avevi rubato il costume..?» gli lasciò qualche secondo per connettere i punti ma, nel caso in cui non ci fosse riuscito, aggiunse: «io l'ho rubato, pensavo avessi fatto la stessa cosa e avessimo fatto scattare qualche incantesimo, ma è palese non sia così» quindi per lei era una doppia vittoria!! Win win wink wink!! «la bella notizia è che non è così» e che poteva tenersi il vestito. «quindi credo sia meglio rigirarti la domanda: quando hai acquistato il costume? cosa ricordi del tizio che te lo ha venduto? ma soprattutto, perché proprio il clown?» una scelta che lei, se non si fosse capito, non aveva apprezzato. Ancora non riusciva a capire la scelta del ragazzo, l'unica cosa di cui era certa era il fatto che non amasse i clown. Non le vibes che ricercava e che le erano affini.
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