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Did you ever hear about the girl who got frozen? Time went on for everybody else, she won't know it; she's still 23 inside her fantasy | | when & where 21.11.2022, london |
| | | «MANNAGGIA A TUTT'I PROFANI DELLA TRAP, CHE MALEEEEEEE NON È NORMALE CHE È SUCCESSO CENTODICIOTTOOOOOOOO CHIAMATE VI PREGO» A quel punto, e solo a quel punto, Nice Hillcox abbandonò la poltroncina scomoda dov'era seduta e con un sospiro pesante, così pesante che avrebbero potuto sentirlo anche oltre la musica assordante del Fiendfyre, decise di fare (l'impicciona) l'adulta responsabile che era e di avvicinarsi al povero Gates — nella speranza di porre fine alle sue pene? Certo, anche, perché no: non si precludeva alcuna possibilità, la stilista. Diciamo che, considerando gli strilli disumani che il ragazzo stava lanciando ormai da svariati minuti, non era un'ipotesi così remota. Era stata, inizialmente, la curiosità (mista ad una punta malcelata di fastidio) causata proprio da quelle grida a catturare l'attenzione di Nice e farla voltare in direzione del minore; poi l'incredulità l'aveva trattenuta, lo sguardo azzurro incollato sulla figura di Posh ed entrambe le sopracciglia a svettare oltre la fronte, prendendo coscienza di una scena (pietosa) alla quale forse non avrebbe voluto assistere. Non poteva credere a quello che aveva appena visto — voleva credere, invece, che neppure lui, neppure Garrison Gates, potesse essere così deficiente. Ah, l'aspettava un rude risveglio. Evitando con grazia i corpi sudaticci che incrociava sul suo cammino, si diresse con tutta la calma del mondo verso Posh, come se quest'ultimo non stesse per svenire ai suoi piedi (aw, carino babe ma non sei il suo tipo) da un momento all'altro, tanto il dolore. Solo quando fu abbastanza vicina, incrociò le braccia al petto e strinse le labbra cremisi tra loro. Lo stava giudicando — lo stava giudicando eccome. Non riusciva a trovare una motivazione che potesse spiegare un tale, folle, scemunito gesto. Ma, ancora, era difficile trovare una motivazione per il novanta percento delle cose che faceva Posh Gates. Se vogliamo, era parte del suo fascino — uno che Nice non aveva ancora trovato, tra parentesi, ma che doveva essere lì, da qualche parte. D'altronde, gli voleva bene; un bene genuino, nonostante potesse dire di conoscerlo poco, per lo meno, in quelle vesti. Aveva voluto bene ad Archie, in passato, e alle volte faticava a riconoscerlo in quei lineamenti il ragazzo che era stato in un'altra vita. In certi altri, invece, lo riconosceva perfettamente. Fece schioccare la lingua contro il palato, espressione apparentemente impassibile (ma che in realtà nascondeva l'accenno di un sorriso divertito che solo i veri esperti avrebbero saputo scorgere) nel prendere atto di quanto accaduto, dei danni non riportati dalla parete contro cui Posh aveva sferrato il pugno, e di quelli invece evidenti sulla mano già in fase di arrossamento del ragazzo; le dita non avevano un bell'aspetto, ma dubitava sarebbero cadute. Forse — che ne poteva sapere, non era mica guaritrice lei, e frequentarsi con un infermiere non le aveva automaticamente trasmesso conoscenze importanti in campo medico. «Cosa può averti mai fatto questa povera parete.» Doveva ammetterlo, l'arredamento di quel posto non era dei migliori ma le pareva esagerata una reazione del genere ad una carta da parati discutibile. «E direi che è abbastanza normale faccia male, in realtà, sai.» Sì, insomma, cosa ti aspettavi Posh, quando tiri un pugno al muro. Non accennò a voler muovere un dito, preferendo rimanere al suo posto con le spalle poggiate contro la parete che aveva subito l'affronto e le braccia incrociate sotto al seno. Non aveva ancora deciso se, tra le opzioni a sua disposizione, figurava anche quella di rendersi utile — doveva pensarci su. Probabilmente sì, perché alla fine della fiera Nice era una brava persona; prima o poi avrebbe fatto qualcosa per aiutare Posh, ma il ragazzo doveva essere bravo e convincente per farla cedere. Era divertente vederlo urlare e muoversi in maniera così frenetica in preda ai dolori, forse avrebbe continuato a godersi la scena ancora per un po'. «Non so il numero,» del centodiciotto — era una cosa così da Jekyll da dire che Nice sorrise tra sé e sé, inside joke — «vuoi che chiami qualcun altro?» l'espressione a colorarsi di una tontaggine così costruita che nessuno, nemmeno Posh, avrebbe mai potuto crederci — e un po' sperava che il dolore non avesse reso lo special del tutto scemo, perché Nice avrebbe perso metà del divertimento se la sua farsa non fosse stata recepita come sperava. Perché, in tutto quello, un po' Posh se lo meritava di soffrire come un cane per esser stato tanto cretino; ma ci pensate che quello era la persona a cui Penn affidava il piccolo Bang? Poi ci meravigliamo se crescono disagiati, questi giovani. Con affetto, baby. «No, ma sul serio -» spill the tea, Poshino, «che succede? Non chiedo se è tutto okay perché chiaramente non lo è,» non solo nella tua testa, «situazioni di cuore? Drammi familiari? Altre cose che dovrei sapere?» Per quale motivo avrebbe dovuto? Per nessuno, nello specifico, se non il più importante di tutti: saziare la sete di gossip che Nice si portava dietro da tutta la vita. Aveva bisogno dei gossip, specialmente ora che non era più a scuola e i drammi adolescenziali erano stati soppiantati da drammi da adulto — decisamente non la stessa cosa. Le piaceva la sua nuova vita da donna matura e responsabile, le piaceva lavorare e dividersi tra i due impieghi ugualmente importanti seppur per motivi diversi (uno era per passione, l'altro per necessità) ma certe volte, e credetemi non l'avrebbe mai detto lei per prima, le mancava Hogwarts con i suoi gossip e le voci di corridoio e i tradimenti e le pugnalate alle spalle e.... basta, le ship le interessavano solo quando portavano con loro il drama (era stata big fan, ad esempio, di tutta la questione Garah Vs Gides solo perché era divertente; in fatto di ship era per il Narah x Felicità, a mani basse, non le interessava particolarmente chi la rendesse felice) (ma se doveva scegliere, sceglieva Jane) (#cosa?cosa). E quell'improvvisa nostalgia per qualcosa di semplice era stata il motivo che l'aveva spinta ad accettare l'invito di Jek per quella sera, seguendolo al Fiendfyre senza realizzare quanto, in realtà ne avesse davvero avuto bisogno. Scegliere un abito molto corto, indossare delle belle scarpe (s)comode ma che facevano la loro figura; osare con un po' di brillantini spalmati sulla generosa scollatura e sulle gote, fare gli occhi dolci a qualche povero malcapitato nei pressi del bancone solo per spillargli un drink e farsi così l'intera serata senza spendere un soldo... Erano cose che Nice non faceva sa tempo. Da un sacco di tempo. Da quando la data sul suo diario riportava un quattro davanti all'ultima cifra, e non un due. Ricordi che appartenevano ad una vita fa, una vita che di tanto in tanto tornava a bussare pretendendo che Nice gli aprisse. E, qualche volta, la Serpeverde sceglieva di farlo. | | |
I give it all my oxygen, so let the flames begin ©
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