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nobody's perfect, and I stand accused for lack of a better word, and that's my best excuse | | | | «WARREN... TREVOR...» Rimase in silenzio, gli occhi color cioccolato fissi su quel dito alzato a mo' di ammonimento, il principio di un sorriso strafottente a curvare le labbra carnose, in attesa. «Hastings.» Si trattenne dall'istinto di rispondere con un «yes daddy» perché non gli pareva il caso: lui e Aloysius Crane non avevano ancora quel livello di confidenza. Ma gli sorrise comunque, allargando il ghigno e lasciando che una luce maliziosa illuminasse lo sguardo, le iridi poco più di un alone leggermente più chiaro intorno alla pupilla. «Mi hai trovato.» Non starò qui a dire che Wren aveva fumacchiato qualcosa prima di recarsi al QG, ma non lo negherò nemmeno; d'altro canto, era così che passava gran parte dei suoi giorni e il fumo non incideva negativamente sul suo operato (non più della sua sbadataggine, comunque: quindi non vedeva come potesse essere un problema) (e forse già quello era il problema. Il resto dei ribelli che erano con lui si defilò silenziosamente, ma Wren li notò a malapena; all'uomo dall'aria trafelata di fronte a lui, invece, rivolse un'occhiata curiosa mentre incrociava le braccia al petto. «Che succe-» «Dove cazzo eri. Anzi no, non mi importa, non dirmelo.» «hey, rude» e mise su un finto broncio per sottolineare quanto la mancanza di interesse del Crane nei confronti della sua vita lo rattristasse: poco, in effetti, ma chi era lui se non un cazzo di drama bitch (cit.), dico bene? Anche se, infondo, meglio così: quelli non erano certo argomenti adatti al corridoio del quartier generale dei ribelli. «Sicuro che- hey.» Aloysius Crane lo aveva appena preso per un orecchio che manco sua madre quando aveva le palle che le giravano ad una velocità stratosferica. «ouchouchouch» «Dobbiamo fare una cosa importante.» «Dobbiamo????» La voce più alta del solito di un paio di ottave e la mano chiusa intorno a quella che stringeva il suo orecchio nella speranza di fargli mollare la presa, Wren si ritrovò suo malgrado a seguire l'uomo mentre questi lo guidava per i corridoi. Di cosa dovevano parlare?! Era quasi certo di non avergli fatto nulla. Ma poteva comunque sbagliarsi – succedeva di rado (ah sì?) ma succedeva. «Senti, Al-» iniziò, incespicando sui propri piedi, «io sono un pacifista, le pratiche BDSM non fanno per me.» n k sns «La violenza è un graaaande turn off.» gli pareva giusto mettere le mani avanti e in chiaro le cose prima di raggiungere qualsiasi stanza adibita a dungeon di Christian Gray nascosto nella nuova e luccicante base ribelle: gli dispiaceva deludere Al, ma non era la persona adatta per quelle cose!!!!!! Vorrei dire che Wren capì tutto una volta giunti nella stanza e lasciato libero di prender posto sulla sedia presente, ma non fu così. Al contrario, il geocineta si guardò intorno, più confuso del necessario. «Nemmeno un frustino? Niente?» Ma allora che stava succedendo. Si sedette comunque, perché era nato stanco e le sue chiappe avevano il superpotere di trovare sempre una superficie più o meno comoda a cui incollarsi (e alla quale rimanere incollata per svariate ore, se lasciate libere di farlo.) – aveva proprio un dono per la pigrizia; così, da seduto, osservò il Crane adoperarsi per sistemare quello che aveva a tutti gli effetti, ora, l'aspetto di «un esame??? mi interroghi???? oh no, non sono pronto.» sarebbe molto divertente se solo la prima volta al test non abbia fatto una cosa come tredici punti, davvero. Anyway. Alzò le mani, agitandole con veemenza. «Giuro che- “ciao, come va”??» O-ddio. Era fatto anche Aloysius Crane?! Mano sulla bocca a coprire l'espressione oltraggiata ed occhi spalancati: non aveva comprato la roba da Wren?????? COME OSAVA. Ma poi l'espressione di Al si fece improvvisamente seria e un brividino percorse la schiena del minore, ora un pelino più attento. Doveva aver frainteso di nuovo le cose, quello non era un esame: leggere le situazioni non era proprio il suo forte. «Saprai che al ministero stanno interrogando un po' di gente dopo i fatti del museo, vero?» ah sì? *scimmia_che_guarda_di_lato_meme.png* Wren non ne sapeva nulla. «confido tu abbia letto i ritagli al riguardo.» Poteva confessargli di non saper leggere, era abbastanza probabile come cosa e sicuramente Al c'avrebbe creduto. Ma lo sguardo incuriosito finì comunque sul quotidiano magico, dove le foto in movimento e i titoli continuavano a cambiare, contribuendo al mal di testa dello special, nonostante il succo rimanesse lo stesso: le fottutissime indagini a seguito dell'attentato. Il che lo riportava a pensare a tantissime cose che l'Hastings cercava di evitare da mesi – e invece eccole lì, sbattute di nuovo davanti ai suoi occhi. «Mi è giunta voce tu fossi amico di North. È corretto?» Forse per la prima volta in ventiquattro anni di vita, Warren Trevor Hastings non aveva nulla da dire. No, peggio: non sapeva cosa dire. Perché qualcosa da dire, intelligente o stupida che fosse, Wren ce l'aveva sempre. Ma in quel caso... era difficile trovare le parole giuste, persino (e forse soprattutto) quando di fronte aveva un altro ribelle come lui. Come loro. Le tante parole del Crane, tutte insieme, e quell'improvviso e brusco ritorno alla realtà, riuscirono a dissipare almeno in parte la coltre di intorpidimento dovuta al fumo che s'era avviluppata intorno alla mente del geocineta, e Wren riuscì a concentrarsi almeno un po' su quanto stava accadendo. Ripeté quanto detto da Al nella sua testa, o forse ad alta voce, dividendo le parole, setacciandole, studiandole. Sapeva degli interrogatori al Ministero. Lo sapeva. Aveva letto i giornali – e sua madre era andata in escandescenze quando aveva visto la foto di North sul Morsmordre («come ha potuto farsi beccare!!! chissà come sta dove sta WREN NON PENSARCI NEMMENO TU NON ANDRAI A CERCARLA», perché il sottile confine tra ribellione e sconsideratezza spesso era facile da superare, specialmente per il pasticcere, e Valerie lo sapeva). Aveva letto i giornali, certo che aveva letto i giornali – e a quel “chiunque avesse informazioni su JD KIM e NORTH WOGAN è pregato di recarsi immediatamente dai Pavor” reagiva sempre in maniera differente; non voleva denunciare North – mai nella vita avrebbe venduto la ragazza, nemmeno (e specialmente) durante i lunghi mesi di silenzio in cui l'empatica era letteralmente sparita dalla faccia della terra. Era la sua migliore amica, come avrebbe potuto farle una cosa del genere? Ma allo stesso tempo.... avrebbe dovuto farlo – non sarebbe stato ancora più sospetto se fosse rimasto in silenzio? Avrebbe ammesso di esser complice, anche prima di diventarlo davvero. E le parole di sua madre «affronteremo questo problema quando sarà il momento, a costo di lanciarti un oblivion hominum per confondere ancora di più le idee dei pavor» non avevano mai aiutato davvero la sua causa: dimenticare North? Piuttosto Wren si sarebbe recluso su qualche montagna dell'Himalaya con l'intento di non farsi mai più trovare da nessuno, ma quanto meno avrebbe tenuto i suoi ricordi, tutti i suoi ricordi. Poi Will l'aveva (adescato.) reclutato e Wren aveva trovato qualcuno disposto ad aiutarlo in maniera meno drastica di sua madre – ma non aveva mai agito, perché non ne aveva avuto bisogno fino a quel momento. Si era adagiato nella sua nuvola di fumo tossico, nel paese immaginario dove non esistevano preoccupazioni, e non aveva più pensato al problema – reale, realissmo, che prima o poi l'avrebbero chiamato al Ministero per interrogarlo. Sul serio. Come possibile persona informata sui fatti – quale fatti? Boh, i fatti. Lo avessero fatto mesi prima, non avrebbe avuto nulla da nascondere: conosceva North da anni e non aveva mai sospettato potesse essere vicina alla causa ribelle, mai neppure l'ombra di un sentore, nada, nisba. Non si sarebbe trovato nella posizione di dover mentire. Ma ora? Ora aveva troppo da perdere. E non si considerava così bravo a mentire (come North.) o a resistere ai giochini mentali dei mangiamorte; a volte aveva il sospetto che fosse già successo, che lo avessero già interrogato senza che lui lo ricordasse, un po' perché la sua mente era poco affidabile e un po' perché chissà cosa cavolo combinavano i maghi con le loro bacchette e i loro incantesimi infami, no?! Cercava di non pensare a quelle ipotesi, però; anzi, per mesi aveva fatto di tutto per non pensare a nulla e basta. Aveva iniziato a passare tutto il suo tempo al negozio o al QG, cercando di rimanere solo il meno possibile, ma sapeva inconsciamente che non bastava: se convocato per testimoniare, non avrebbe potuto rifiutarsi in alcun modo – pena l'accusa di tradimento e, nella migliore delle ipotesi, Azkaban. Tenere la testa bassa, in quel caso, non l'avrebbe salvato. Si passò entrambe le mani nella zazzera color miele, scompigliata e in attesa di una più che dovuta spuntatina, riservando poi al Pavor di fronte a lui una scrollata di spalle, unica risposta dopo un silenzio lunghissimo. «Meh.» Si strinse ancora di più nelle spalle, ora abbastanza lucido ma non per questo meno cretino del solito. «Sì, la conosco.» un eufemismo. Al, a quanto pareva, non sembrava disposto a credergli. «Se dovessero chiamarti per una testimonianza, che faresti?» Onestamente? «Lascerei il paese.» Buttato lì in maniera molto piatta, ma sincera. Poi scoppiò a ridere, con tanto di finger guns in direzione dell'uomo. «No, ske, ti pare. Non potrei mai.» ah ah. unless. Se avesse avuto la certezza che la sua improvvisa sparizione non avrebbe avuto alcuna ripercussione su sua madre e sua nonna, avrebbe riempito uno zaino con i primi abiti trovati e si sarebbe diretto dall'altra parte del mondo. Ma nessuno poteva dargli quella sicurezza; nessuno poteva aiutarlo davvero. Non aveva molte chance che non finissero con i Mangiamorte che gli facevano il culo perché troppo incapace di mentire, o con un'ingloriosa morte perché non era riuscito a proteggere la sua mente, rivelando involontariamente sekreti sekretissimi ai kattivoni della situazione. Capite perché cercava di non pensarci?!?! Era tutto fottutamente incasinato, man!!!!!!! Aveva bisogno di fumare ancora e rilassarsi. | | |
I give it all my oxygen, so let the flames begin ©
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