what doesn't kill you -- will probably try again.

ft. wendy

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    guadalupe garcía ramos
    There is no progress
    or accomplishment
    without sacrifice.


    1996 ✧ erbology ✧ toxicologist
    Todas as coisas
    excelentes
    são tão difíceis
    quanto raras.
    «Toc-toc. Prof, la serra è in ordine, se non occorre altro io vado.»
    La voce di Erin le fece alzare lo sguardo dal microscopio che aveva piazzato al centro del tavolo un tempo ricolmo di pergamene e libri, e ora trasformato, almeno per il momento, in un vero e proprio laboratorio. Guadalupe rivolse un sorriso alla sua assistente, un sorriso genuino, poi con la testa le indicò il cortile oltre le ampie vetrate. «Vai pure, tranquilla. Io ho ancora del lavoro da fare,» aveva sempre del lavoro da fare, «ci vediamo a cena.» Forse, se quel giorno si fosse ricordata di andare: le ultime tre sere aveva completamente perso il senso del tempo e aveva mancato l'appuntamento in Sala Grande. Si strinse nelle spalle all'occhiata preoccupata che le rivolse la ragazza. «Davvero, ci vediamo dopo.» E prima di poter riceve ulteriori obiezioni silenziose, abbassò di nuovo gli occhi e tornò ad analizzare la provetta che stava studiando da svariate ore.
    Se Lupe non andava al San Mungo, dopotutto, era il lavoro al San Mungo a giungere da lei; e gli avanzamenti scientifici non potevano essere messi in pausa solo perché lei aveva scelto di giocare a fare anche la professoressa. O così le avevano scritto alcuni colleghi nella lettera affidata al gufo che aveva consegnato nel suo ufficio, tra le altre cose, scartoffie e una serie infinita di fiale da analizzare e catalogare entro la fine del mese.
    Forse speravano di farle un torto, ma non la consocevano affatto perché, in qualsiasi altra circostanza, a Guadalupe quella mole di lavoro avrebbe fatto piacere: esisteva in funzione di quel genere di cose, lei; lavorare e passare il tempo sui libri era letteralmente tutto quello che aveva sempre fatto nella sua vita. Ma il tempo ultimamente era sempre meno e i risultati sempre più scarsi -- e in cima alla lista di cose che non andavano secondo i piani, c'erano lezioni che richiedevano sempre più la sua attenzione e che, presto o tardi, avrebbe dovuto smettere di affidare ad Erin; non che non si fidasse della ragazza, al contrario!, ma doveva dimostrare a Winston e al Preside di non aver preso sotto gamba quell'incarico e che sapeva farsi carico delle sue responsabilità! Sarebbe tornata effettivamente dietro la cattedra a breve, smettendola di delegare il lavoro alla sua assistente -- non perché le interessasse particolarmente quella specifica carriera, ma perché non avrebbe accettato da se stessa un fallimento alla prima esperienza, ecco tutto.
    Guadalupe García Ramos era in grado di svolgere entrambi i compiti e l'avrebbe dimostrato. E se per farlo doveva sacrificare qualche pasto, beh! Non era di certo una novità per lei andare a letto senza cena poiché troppo occupata a studiare o a terminare qualche compito o ricerca!

    Come per dimostrare quel pensiero, quando rialzò nuovamente lo sguardo dal microscopio notò che, fuori dalla finestra del suo ufficio, il giardino era completamente avvolto dall'oscurità: doveva essersi fatta una certa ora.
    L'ora di cena. Forse poteva chiudere, per quel giorno, e godersi addirittura un piatto caldo anziché gli avanzi freddi che Phobos le metteva da parte.
    Piegò il polso per leggere l'orario segnato dalle lancette del suo orologio -- e così facendo rovesciò parte del contenuto della fiala che teneva in mano sul tavolo. «Mierda» esclamò, mentre con un gesto veloce si preoccupò di salvare il salvabile, ovvero tutto quello che rimaneva della sostanza inodore ancora nella provetta: quella era la sua vera priorità, a ripulire il tavolo ci avrebbe pensato in un secondo momento.
    Incidenti del genere non le erano mai capitati in passato, era sempre stata super concentrata, super attenta! E invece la vita in Inghilterra l'aveva resa... sbadata!
    Ripose la fiala nel contenitore insieme alle altre, sfilando poi un guanto per prendere appunti sulle ultime cose notate, il tutto stando bene attenta a non toccare nemmeno una gocciolina di quel composto parzialmente sconosciuto: non aveva ancora finito di analizzarne la tossicità e gli effetti collaterali, e sebbene fosse sicura al 99% che non fosse letale, non aveva voglia di scoprire sulla propria pelle (letteralmente) se quell'1% smentisse o meno la teoria. Era stato testato pochissimo su soggetti umani, ed era ancora tutto molto vago e in forse nelle note che i colleghi le avevano mandato.
    E lei, dal canto suo, non aveva ancora avuto modo di provarlo su nessuno studente, ahilei.
    A distrarla - di nuovo! - il suono sordo di qualcuno che bussava alla porta di legno massiccio. Lasciò perdere la borsa che stava riordinando e sospirò, preparandosi mentalmente ad avere a che fare con Franklyn e la sua esplosiva personalità, ma quando portò lo sguardo verso l'uscio non trovò lo special, ma bensì «de Thirteenth? Ti sei persa?» era una domanda lecita, consideranto il soggetto. Non poté fare a meno di osservarla con confusione e un pizzico di sospetto, mentre la bionda entrava nel suo ufficio e «non toccare il tavolo» toccava il tavolo.
    «Okay.» Fece schioccare la lingua contro il palato, la messicana, sfilando anche il secondo guanto e incrociando le braccia al petto, la schiena abbandonata contro la sedia e gli occhi scuri fissi sulla figura della collega. La conosceva poco (a dire la verità, Guadalupe conosceva poco tutti, non era il più socievole degli esemplari di strega, ecco) ma l'aveva già catalogata nella colonna dei colleghi con cui, probabilmente, non avrebbe saputo portare avanti una conversazione per una serie molto lunga di motivi -- eventuali incompresioni linguistiche solo uno di questi; ma, da un punto di vista puramente clinico, i modi curiosi di Wendy la affascinavano. Le indicò con un dito il punto del tavolo su cui era caduto parte del composto incolore ed inodore, e le rivolse uno sguardo calmissimo considerando le sue successive parole. «Sei entrata a contatto con residui tossici dalla natura ancora semi sconosciuta e di cui stiamo studiando gli effetti al San Mungo.» La pratica le aveva permesso di ripetere quelle parole come se fossero una recita banale e non una cosa potenzialmente sconvolgente per il soggetto infetto, e ora le rifilava a Wendy con il tono pacato e serio che la caratterizzava. Ma hey! Aveva detto 'natura semi sconosciuta'! Era una cosa positiva, quella, no? Voleva dire che qualcosa la sapevano!
    Afferrò un panno asciutto e lo porse alla collega: non avrebbe aiutato la donna, poiché alla tossina bastava il mero contatto per entrare in circolo, ma magari Wendy avrebbe pulito il tavolo al posto suo, già che c'era -- tanto ormai era contagiata. «Non preoccuparti, non è nulla di letale.» Dai, si sentiva ottimista: voleva fidarsi di quel 99%. «Ma -» eh sì, c'era un ma, «- è una soluzione molto contagiosa ed è sufficiente anche una minima quantità per accusarne gli effetti. Che, fra l'altro, agiscono rapidamente» assottigliò lo sguardo, pronta a notare il primo segnale che la tossina era in circolo, e i sintomi dimostrati dalla professoressa di Cura delle Creature Magiche: oh, già che c'era, tanto valeva studiare la situazione! Solo allungando un braccio, avvicinò a sé piuma e taccuino pronta a prendere appunti.
    «Potresti sentire un fastidioso formicolio partire dalla zona di contatto,» le dita o il palmo, nel suo caso, «e potrebbe uscire uno sfogo nel giro di qualche minuto. Non dovrebbe generare prurito ma fammi sapere se così non fosse!» Non avrebbe voluto suonare così affascinata ma hey. Era pur sempre il suo lavoro, quello.
    E Wendy una cavia inconsapevole.
    «Sei stata molto fortunata, comunque.» Il sorriso che le rivolse avrebbe potuto essere scambiato per uno di rassicurazione, ma non lo era. Era un sorriso, fine. «Prima di questa ne stavo studiando una dieci volte più pericolosa.» per non dire letale -- peccato non fosseri entrati studenti nel suo ufficio in quel frangente. «Questa non lascia effetti permanenti!» O così pareva, ma davvero, l'avevano studiata troppo poco per saperlo con certezza: magari un'esposizione ripetuta e costante nel tempo avrebbe reso alcuni sintomi duraturi! Chissà se stavano per scoprire di nuovi, inoltre -- oh my, che emozione.
    Picchiettò con la penna sul blocco di pergamene, sporgendosi di poco verso l'altra, gli occhi illuminati all'idea di fare finalmente una scoperta nuova in quello che le sembrava un vicolo cieco. «Come ti senti? Nausea? Dolore ai muscoli? Alle ossa? Riesci a sentire gli odori?» erano in una serra, infondo, non avrebbe avuto difficoltà a registrarne «Ipersensibilità cutanea? Formicolio alla mano o in altre zone del corpo? Respiro affaticato? Stanchezza??» Stava elencando tutti i sintomi cui erano venuti a capo fino a quel giorno? Ebbene sì. Ma gli avanzamenti medici si facevano anche così, no? Con i sacrifici tentativi.
    «Ah, tra gli effetti collaterali potresti notare anche un leggero mal di stomaco.» Leggero, così avevano scritto i suoi colleghi nelle note -- poi chissà. Speriamo tu non abbia mangiato pesante, Wendy.
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    so let the flames begin ©


    boh, la tossina è inventata so solo che:
    - è inodore e trasparente
    - bastani poche gocce per il contaggio
    - è innocua ma agisce velocemente
    - alcuni dei sintomi noti sono il rash cutaneo e il dolore ai muscoli, ma tutte cose blande dai, non stiamo cercando di ucciderti ♡

    Ciao Wendyina baci baci


    Edited by but first‚ coffee - 19/2/2023, 20:30
     
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    Wendy de Thirteenth
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    Probabilmente quello sarebbe stato il suo ultimo giorno come professoressa ad Hogwarts ma non avrebbe mai pensato che forse sarebbe morta. C'erano state molte occasioni in cui aveva rischiato la vita e a dirla tutta era un miracolo che fosse ancora viva e con tutti gli arti al loro posto; non scontato visto la sua attitudine ad attirare i guai e pessima a difendersi. Però sapeva correre e questo l'aveva probabilmente salvata fino a quel momento.
    Comunque quel giorno aveva deciso di lasciare la cattedra per potersi dedicare al suo lavoro di fotografa (credo);le dispiaceva lasciare gli studenti che considerava i suoi cuccioli. Cuccioli che ogni tanto dimenticava di proteggere ma erano troppi e lei era sbadata. Il nuovo insegnante sarebbe stato in grado di proteggerli? Sicuramente meglio di lei.
    Passeggiava per i corridoi senza una vera metà, probabilmente si era dimenticata cosa stesse facendo,amen, presto o tardi si sarebbe ricordata, in caso contrario avrebbe trovato qualcosa di nuovo da fare. Vide una luce accesa in una delle stanze dei suoi colleghi, probabilmente doveva sapere di chi fosse ma era Wendy e non era così ovvio. Se solo avesse saputo che quello sarebbe potuto diventare l'ultimo giorno non sarebbe entrata o forse sì.
    «Ah sei tu, ciao» esordì la bionda vedendo che nell'ufficio c'era Guadalupe
    «de Thirteenth? Ti sei persa?» ovviamente.
    «neah...» mentire sempre e cambiare argomento «Ti va di mangiare qualcosa insieme » si avvicinò a lei e ancora prima che potesse dirle di non farlo poggiò le mani sul tavolo per sporgersi verso di lei«e non acce... aspetta cosa? » si guardò le mani e poi la collega o si può dire quasi ex collega «non di nuovo» sospirò, doveva dirlo a Fray così che potesse sistemare le sue cose e fare tutto il possibile per Sandy (anche se sperduto) e per Thor. Dovevano crescere al sicuro. «cosa facciamo?» forse poteva andare nel panico.

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    «cosa facciamo?»
    Con una calma che andava in constrasto con l’urgenza nella voce della collega, Guadalupe alzò gli occhi dalle pergamente su cui stava prendendo appunti e inclinò leggermente la testa sulla spalla. Che domanda sciocca era mai quella? «Studiamo gli effetti della tossina.» Glielo aveva già detto che lo scopo era quello, no?
    Intinse la piuma nel calamaio, per marchiare il foglio con alcune teorie che le erano venute in mente in quell’ultimo minuto, per non dimenticarle: erano tutte cose di cui avrebbe dovuto sincerarsi con il passare del tempo ed il mostrarsi degli effetti collateralli della tossica accidentalmente toccata da Wendy. Quando ebbe finito, la incantò affinché potesse prendere appunti al suo posto, e rimise i guanti protettivi.
    «Dammi la mano, per favore.» Fece un cenno con le dite, alla collega, di avvicinanarsi. «Voglio studiare eventuali reazioni cutanee.» Non era sicuro che apparissero, e soprattutto era ancora relativamente presto, ma non voleva perdere alcun dettaglio che potesse rivelarsi determinante nel capire qualcosa in più sulla tossina in questione. Quando (se??) Wendy le diede il permesso di tenere la mano tra le sue e studiarla, Lupe iniziò a rigirarla, occhi scuri attenti a non perdere nemmeno un dettaglio raccontato dalle dita affusolate e dalle unghie rovinate della de13th. Dopotutto, era una professoressa che aveva a che fare costantemente con le creature magiche, i loro mangimi e la loro cura, era impensabile che avesse mani perfette.
    «Per ora non c’è alcuna traccia di sfogo cutaneo.» restituì la mano alla collega, e con un cenno del capo fece segno alla penna di prendere a scrivere. «Dopo il primo minuto, ancora non si osservano visibili effetti sulla pelle del soggetto.» Un battito di ciglia, e le iridi scure tornarono su Wendy. «Senti formicolii strani? Al punto di contatto.» Indicò il proprio dito, nel punto esatto in cui la bionda aveva accidentamente toccato il liquido invisibile. «Hai mal di stomaco? Male ai muscoli?» A quell’ora, avrebbe già dovuto avvertire i primi fastidi: dagli studi dei suoi colleghi, si parlava di effetti che agivano in fretta. E l’indolenzimento muscolare era uno tra i più ricorrenti.
    Nel mentre che bombardava Wendy di domande, tolse di nuovo i guanti e aprì un cassetto. Ne tirò fuori un’ampola di piccole dimensioni, contenente un liquido rosa molto acceso. «È essenza di rosa.» O meglio, una rosa magica di cui stavano coltivano alcune specie per studiarne le proprietà (alcuni volevano applicarlo al settore della cosmesi, ugh, Lupe voleva convincerli che potesse essere impiegata molto meglio) ma che aveva un odore molto forte, seppur dolce. Tolse il tappo e la avvicinò all’altra. «Odora questa. Riesci a sentirne il profumo?» Da altri appunti aveva letto di possibile mancanza di olfatto, almeno per qualche minuto: voleva vedere se fosse vero.
    «Non preoccuparti, Wednesday, non è letale.» Lo ripetè, perché la de13th sembrava più pallida del solito. «Se preferisci, possiamo parlare di qualcosa mentre aspettiamo il manifestarsi di altri sintomi. Per metterti a tuo agio.» Una cosa che Guadalupe non sapeva fare con le persone, ma nella quale eccelleva con i pazienti. «C’è qualcosa di cui ti andrebbe di parlare?» Tanto lei avrebbe solo fatto finta di ascoltare.
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