Love Sickness.

Sorta&Erisha

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    La torre dell’orologio la rilassava.
    Non era la prima volta che Erisha Byrne si rifugiava in quell’angolo di castello, molte volte si affacciava da lassù per osservare di sotto, gli studenti quasi dimenticavano che quella stanza, incredibilmente piccola, fosse facilmente accessibile; la Byrne infatti, se non per starsene un po’ per fatti suoi nei giorni liberi, tipo il sabato mattina, ci veniva a studiare e a leggere nelle ore buca (È pur sempre corvonero mica può saltare le lezioni, oh) o a scrivere lettere per sua madre prima di passare in guferia per poi spedirle.
    Insomma la corvonero se ne stava lì per ore intere, a farle compagnia solo il gigantesco ingranaggio dell’orologio che produceva, seppur forse enorme, un leggero ticchettio che a volte aveva contribuito a farle venire un gran sonno: non erano poche le volte in cui si era addormentata su un libro che stava leggendo o aveva rovinato una pergamena nuova di zecca perché appisolatasi aveva lasciato cadere la boccetta d’inchiostro su quell’ultima.
    Quella volta però era diverso, Erisha in quel periodo sentiva dentro se delle… sensazioni che probabilmente non aveva mai provato prima di allora; non ne aveva parlato con nessuno, con Fitz aveva solo accennato all’argomento, ma probabilmente Nikita non era molto propensa a quel tipo di discorso, e nemmeno lei a dirla tutta, era quasi spaventata da quello che le stava succedendo: le sembrava di aver vissuto in una bolla grigia fino a… quel giorno sul campo da Quidditch, perché pur essendo inesperta e forse un po’ stupida aveva capito solo allora cosa le stesse succedendo, prima di quel momento aveva ignorato e represso tutti i sentimenti fino a farsi male, ma ora?
    Si ritrovava in una situazione del tutto nuova per lei, e non aveva voglia di instupidirsi, oltre a quello che aveva già fatto guardando male Ash per i corridoi, più del dovuto.
    «Forse dovrei fingere di essere malata.»
    Sussurrò a se stessa: avrebbe proprio dovuto farlo, starsene un giorno intero a letto senza vedere nessuno, quando però pensava a cose di questo tipo immaginava sempre Joey con una faccia minacciosa, pur non essendoci allenamenti in programma, che le diceva di prendersi le proprie responsabilità.
    Un brivido le percorse la spina dorsale.
    Il suo capitano era davvero inquietante.
    «Meglio di no.»
    Concluse sedendosi di nuovo nello spazio limitato e aprendo il libro di Aritmanzia.

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    Edited by Melanie~ - 16/3/2022, 08:56
     
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    Non era strano trovare la Serpeverde nella torre dell'orologio per quanto la sua Sala Comune fosse nei sotterranei, alla Serpeverde piaceva camminare, anche su quei trampoli che portava ai piedi, ormai era così abituata a tenere i tacchi erano un tutt'uno con il suo piede. Inoltre, Sorta amava trovarsi così in alto. Ogni volta che si recava lì, si sentiva distaccata dagli altri e libera, quasi quanto si sentiva così sorvolando il campo sulla scopa. Solitamente si metteva seduta sul davanzale della finestra e osservava quel piccolo scorcio di mondo visto dall'alto, soprattutto quando aveva troppi pensieri in testa e doveva riprendere fiato. Altre volte, trascriveva i suoi pensieri nel suo diario, anche se ultimamente aveva prestato più attenzione a tenerlo al sicuro senza portarlo troppo in giro. Non poteva permettere ad altre persone di leggere ciò che aveva scritto al suo interno. Quando entrò la ragazza, Sorta si stava tranquillamente mettendo lo smalto alle unghie. Soffiò leggermente sulle unghie aspettando che si asciugasse la mano osservando la ragazza. Erisha Byrne, sua coetanea e Corvonero. Certo che la conosceva. Sorta conosceva chiunque giocasse a Quidditch, anche le nuove reclute, dopotutto doveva anche informarsi su chi si sarebbe trovata di fronte in partita, ma soprattutto, conosceva ogni ragazza presente a Hogwarts. Non aveva mai parlato con Erisha anche se l'aveva sempre osservata con un'occhio di riguardo data la sua bellezza innegabile. Notando che - così presa nei suoi pensieri - la Corvonero non aveva notato di essere in compagnia, rimase in silenzio senza nemmeno muoversi. L'aveva osservata arrovellarsi da quando era arrivata, anche aveva più che altro sussurrato a se stessa, non aveva avuto modo di cogliere niente se non le ultime parole. Così facendo Sorta si era incuriosita parecchio. Dondolò le gambe divertita, pensando se valesse la pena disturbarla. Ma che domande, non aveva problemi a dimostrarsi alquanto fastidiosa ed intromettersi nella vita altrui, se voleva. Ovviamente valeva la pena disturbarla. Fece un saltino dal davanzale, i tacchi toccando il pavimento annunciarono la sua presenza lì ed Erisha ormai doveva sapere di non essere sola. Questo, almeno, se non fosse stata troppo assorbita dalla lettura di... Inclinò la testa cercando di leggerne il titolo. Oh, il libro di Aritmanzia «meglio di no, cosa le sorrise appoggiandosi con la schiena alla colonna di fronte alla ragazza. Qualcosa la turbava e Sorta da brava ciatella, voleva sapere cosa.
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    Aveva continuato ad immergere la piuma nel contenitore dell’inchiostro e a svolgere i vari esercizi di aritmanzia tranquillamente, immersa nei propri pensieri, infatti, non aveva notato di non essere sola: il davanzale della finestra non era stato oggetto d’attenzione ed effettivamente non aveva visto la serpeverde mettersi lo smalto alle unghie.
    Sobbalzò, rovesciando un’ennesima boccetta d’inchiostro sui suoi compiti, imprecò a denti stretti scostandosi da quel disastro che lei stessa aveva creato; non le capitava praticamente mai di distrarsi a tal punto da non vedere un’altra persona nella stanza, ma probabilmente quel periodo di scoperte e nuove sensazioni le aveva annebbiato il cervello togliendole persino la sua solita lucidità.
    Sbuffò ed esasperata si passò le mani fra i capelli scuri e lunghi, non le dava fastidio la presenza dell’altra ragazza, la conosceva abbastanza (poco) da non definirla una disturbatrice: l’aveva vista varie volte fra i corridoi e non le aveva fatto una particolare antipatia, come di solito facevano le altre ragazze, inoltre le piaceva il suo stile e la trovava davvero carina, questo però l’avrebbe tenuto per se.
    «meglio di no, cosa?»
    Sollevò lo sguardo ambrato verso la ragazza regalandole un sorrisetto impertinente.
    «Ti interessa davvero o vuoi solo farti gli affari miei?»
    Decise di alzarsi, se fosse rimasta lì per terra avrebbe combinato un ulteriore disastro con quell’inchiostro, una volta in piedi si lisciò le pieghe della gonna, non era esattamente in ordine come al solito: camicia stropicciata e sbottonata ai primi bottoni, cravatta assente, in quel momento però pareva non importarle.
    «Volevo darmi malata e saltare le lezioni.»
    Recuperò il libro di aritmanzia, poggiandolo su una mensola, poi incrociò le braccia al petto poggiandosi alla parete dietro di se.
    «Ma ho sentito Joey il peso delle responsabilità gravarmi sulle spalle.»
    Fece schioccare la lingua al palato.
    «Anche se effettivamente sembro essermi ammalata davvero.»
    Si, aveva il mal d’amore.

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    Edited by Melanie~ - 22/3/2022, 09:20
     
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    La vide versare per sbaglio tutto l'inchiostro sugli appunti e la aiutò a rimettere a posto con un incantesimo. Doveva averla presa troppo alla sprovvista. «Ti interessa davvero o vuoi solo farti gli affari miei?» both. Both is good. Sorrise facendo finta di pensarci un po' su. «sarebbe così tragico dire entrambi?» soffiò leggermente sulle unghie aspettando che lo smalto si asciugasse e inclinò la testa di lato con aria curiosa. Ora non era più tanto alta. I tacchi a spillo non la facevano sfigurare, ma senza quelli avrebbe guardato la ragazza dal suo metro e cinquantaquattro. Ma tutti ormai sapevano che nella botte piccola c'è il vino buono e lei non era da meno. «Volevo darmi malata e saltare le lezioni.» uh, far finta di non esistere per scappare dalle proprie responsabilità. Decisamente qualcosa che non poteva capire perché non le era mai successo, se non quando scappava dalle cene di famiglia... Quelle erano davvero terribili. Esisteva una persona al mondo che le adorava? Come si faceva ad adorarle che ad ogni domanda voleva rispondere di farsi i cazzi loro o facendo notare come la loro vita facesse schifo e non la sua che a 17 anni non era fidanzata, non mangiava abbastanza, che era sciupata, che non raccontava mai niente della sua vita e che per questo era noiosa. Quello era davvero un incubo, non voleva neanche pensarci quindi sì, per rimanere in tema si faceva lei gli affari degli altri. «Ma ho sentito Joey il peso delle responsabilità gravarmi sulle spalle.» Oh, comunque i Corvonero dovevano proprio avere paura di Joey o era troppo bravo ad ammaestrarli e metterli in riga. I Serpeverde erano sempre molto allo sbaraglio invece, regnava il caos. Anche durante le partite di Quidditch non facevano che giocare sporco ma era la loro natura, amavano divertirsi ed erano troppo competitivi, in un qualche modo pur dovevano dimostrare di che pasta erano fatti. «dovresti ascoltare la vocina in te e non saltare le lezioni.» O forse stava diventando lei stessa la vocina nella mente della ragazza. Non avrebbe mai pensato di essere l'angelo buono della situazione, solitamente era il contrario. Le piaceva incasinare la vita delle persone eppure era fermamente convinta che il loro futuro dipendesse da ogni singolo giorno ad Hogwarts e dovevano assimilare quanto più possibile per poi usarlo contro le persone in un futuro. Quella era la sua personale tattica d'attacco per lo meno. «altrimenti come fai a dimostrare di essere la migliore?» e non lo stava dicendo perché si trovava davanti una Corvonero e c'era il pregiudizio che tutti i Corvonero fossero intelligentissimi e che dovessero dimostrare la loro superiorità attraverso lo studio. Anche lei voleva battere la gente con corpo e mente. «Anche se effettivamente sembro essermi ammalata davvero.» si avvicinò appoggiandole il suo polso sulla fronte per vedere se avesse la febbre ma la temperatura sembrava normale, poi la punzecchiò in giro per vedere se avesse parti doloranti ma finì per farle il solletico. Come al solito si prendeva certe libertà pur non conoscendo bene le ragazze con cui parlava. Prima di toccare un uomo, invece, ci pensava ben due volte. «drastico, mi sembri bellissima come al solito solo un po' stressata e con la mente altrove» e sapeva questo cosa significasse perché lo aveva vissuto anche lei. Non ricordava con piacere la sua prima relazione ma tant'è, anche lei aveva provato amore puro. Non scherzava solo con le ragazze, anzi, era sempre molto sincera soprattutto quando faceva complimenti e non se ne risparmiava nemmeno uno. «allora, cos'è successo? da cosa stai scappando?»
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    Se qualche minuto prima si sentiva sola e depressa tra quelle quattro mura che le facevano da rifugio, da quando aveva notato la presenza della serpeverde dai capelli colorati la situazione era decisamente cambiata: se ne stava con le spalle poggiate al muro della torre «sarebbe così tragico dire entrambi?» scosse la testa con un accenno di sorriso sulle labbra «no, era esattamente la risposta che mi aspettavo» la osservò soffiare sullo smalto per farlo asciugare e quasi si sporse per osservarla meglio «bel colore.» incrociò le gambe osservando quella davanti che aveva una calza leggermente bucata, si appuntò mentalmente di gettarle nel cestino una volta tornata in camera sua «dovresti ascoltare la vocina in te e non saltare le lezioni.» soffiò via una ciocca di capelli, poi alzò un sopracciglio «vuoi diventare il mio grillo parlante? In tal caso sei assunta» sorrise staccandosi finalmente dal muro ed avvicinandosi un po’ di più alla ragazza « non le salto, era un’ipotesi stupida.» anche perché oltre a Joey c’era Willow, e con lei non avrebbe potuto proprio inventare alcuna scusa, probabilmente se avesse scoperto che fingeva di star male l’avrebbe mandata in uno di quei cimiteri che tanto le piacevano, e non da turista.
    «altrimenti come fai a dimostrare di essere la migliore? che domanda era? stava insinuando che fosse quel tipo di persona che voleva sempre essere perfetta (si)? beh non è che avesse tutti i torti insomma « se si è i migliori non c’è il bisogno di dimostrarlo» e allora perché ti senti tanto male all’idea di non piacere a Romolo? Quella che aveva detto era una bugia bella e buona, voleva sentirsi la migliore ma obiettivamente aveva paura di non esserlo, dov’era finita quell’Erisha che si sentiva superiore a tutti? probabilmente sepolta in un angolo con la sua dignità.
    Quei pensieri vennero interrotti da Sorta che iniziò a punzecchiarla in giro, facendola muovere come una biscia visto che soffriva il solletico, per poi cercarle di misurarle la temperatura con il dorso della mano; aprì la bocca pronta a ribattere con qualche battutina pungente ma venne zittita dall’ennesima constatazione della sua compagna: «drastico, mi sembri bellissima come al solito solo un po' stressata e con la mente altrove», non le rimase che torturarsi il labbro inferiore mentre le guance le si coloravano di rosa, come diamine faceva a capirla così bene? Era la prima volta che si parlavano, escludendo quando si consultavano per i compiti o per le lezioni, e Sorta sembrava leggerle dentro «allora, cos'è successo? da cosa stai scappando?»
    Iniziò a torturarsi le cuticole della mano sinistra, avrebbe dovuto confessare di essere innamorata del più rumoroso dei linguini e di avere paura di non essere all’altezza? « è per un ragazzo» si accovacciò di nuovo raccogliendo la piuma che prima le era volata via.
    « lui mi piace, ed anche molto, ma… non sono sicura di piacergli» aveva detto abbastanza, fare nome e cognome era troppo per il suo povero cuore, al momento.

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    Edited by Melanie~ - 19/5/2022, 00:56
     
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    «no, era esattamente la risposta che mi aspettavo» e anche questa volta sorta non aveva fallito il test, 10 punti a serpeverde. «felice che le tue aspettative non siano state deluse» non che avrebbe cambiato intenzioni nel caso in cui la risposta non fosse rientrata nelle sue aspettative. Fece il tipico gesto di riverenza che accompagnava l'inchino. «bel colore.» sorrise ringraziandola e mostrandole meglio le unghie color glicine. I colori che più indossava erano proprio le sfumature del viola e del rosa oltre al nero e le unghie non potevano mancare. Quando Sorta le consigliò di ascoltare la vocina dentro di sè e non saltare le lezioni, lei in risposta soffiò via una ciocca di capelli davanti al viso e la guardò con un sopracciglio alzato «vuoi diventare il mio grillo parlante? In tal caso sei assunta» sarebbe stata davvero un pessimo grillo parlante, tranne quando si parlava di scuola, ovviamente. Lì cercava di dare il massimo di sé cercando di essere la migliore ma nella vita era tutt'altro che coscienziosa, era scaltra, volgare, a volte violenta. Insomma, niente che la "buona coscienza" del grillo parlante avrebbe approvato «aspiravo ad essere qualcosa di più di un grillo parlante, a dire il vero» tipo la fidanzata, l'amante, anche una botta e via le andava bene o esserle amica. Il grillo parlante? Boooring. «non le salto, era un’ipotesi stupida. se si è i migliori non c’è il bisogno di dimostrarlo» il problema era quando si smetteva di essere superiori. lì sì che non c'era bisogno di dimostrarlo perchè era chiaro cristallino «esatto, non ce n'è bisogno perchè sono le persone mediocri a dimostrare di essere tali.» vedendola preoccupata però fece appello alla migliore arma in quel momento: solletico -solo dopo aver controllato di avere lo smalto asciutto - e complimenti. «è per un ragazzo» e quando mai. «e te pareva» si lasciò sfuggire senza nascondere il suo disappunto. La guardò arricciando il naso e con l'espressione disgustata di chi la sapeva lunga. «è sempre colpa loro» sempre. Non c'era manco bisogno di percentuali e sondaggi vari. La colpa era - scientificamente provato - sempre dell'uomo. «lui mi piace, ed anche molto, ma… non sono sicura di piacergli» rimase in silenzio qualche secondo osservandola. «oh» non esattamente quello che si aspettava o desiderava, anzi, l'esatto opposto, come ad esempio uno sfogo su quanto inutili, viscidi e delle merde fossero gli uomini. Sfortunatamente l'orientamento sessuale o l'amore non potevano essere comandati e lei ne sapeva qualcosa. «se non gli piaci, peggio per lui, non ti merita. sai quante persone sarebbero felici di sapere che non solo tu degni loro della tua attenzione ma che provi qualcosa per loro?» si meritava qualcuno di più. tipo lei. era un ottimo partito, non poteva dire altrimenti. era modestamente bellissima, forte da non sfigurare davanti a questo suddetto ragazzo, poteva assicurarle che ricambiava, era ironica, a volte poteva essere una noiosa coscienza, poteva truccarla mettendosi a cavalcioni su di lei come in quei meme che giravano tanto fra le lesbiche e aveva visto tutti i remake possibili ed immaginabili fatti dalle coppie e a li mancava da spuntare fra le cose da fare prima di morire. Insomma aveva innumerevoli pro ma i contro a quanto pare erano che lei non era questo ragazzo. E sfortunatamente quella era la storia della sua vita. «io per prima sono così gelosa» faceva sempre male sapere di essere preferita a un uomo qualunque e non aveva paura di ammetterlo. Insomma, la sua supremazia prima o poi sarebbe stata apprezzata e non aspettava altro che di vedere lei stessa libera dall'invidia per vederla finalmente riflessa negli altri. «se non ricambia digli che dovrebbe - fra le tante cose - comprare un paio di occhiali»
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