Più la Beckham si avvicinava, più Bertie si rendeva conto di aver fatto un grande, grandissimo errore. Deglutì mantenendo un’espressione neutra, anzi, apatica, come suo solito, anche se dentro, altrettanto come suo solito, voleva morire. A pensarci bene, in realtà, di errori non ne aveva fatti: era un puro caso che, tra tutti, proprio Willow avesse mangiato qualcosa dove era riuscito a versare un po’ di pozioni. E il caso faceva parte dell’esperimento. Albie non aveva scelto chi colpire volutamente, per avere la varietà più inaspettata di casi a disposizione, da studiare. E, a dirla tutta, quella che aveva scelto era stata la Corvonero: lei aveva deciso di mangiare il boccone incriminato. Quindi, in parole povere, lui era innocente e lei colpevole. Lui era lo scienziato e lei la cavia.
Una cavia particolarmente famelica, però. La fissava, apparentemente impassibile, farsi sempre più vicina. Poi quel suono. Gli si accapponò la pelle, come se qualcuno stesse graffiando una lavagna. Non aveva sentito la voce della Beckham poi tante volte, visto che era una che preferiva i gesti alle parole, ma questo non era mai, mai, mai successo. Ne era certo. Era un suono così strano, così innaturale, da risultare a dir poco inquietante: Willow rideva. Per fortuna, però, Bertie si riprese in fretta dal terrore grazie alla necessità di appuntarsi mentalmente quella reazione. La sua pozione faceva ridere anche chi, era evidente, non era mai stato capace prima. Forse poteva davvero farci i soldoni con quella roba.
«Ah. Divertente? Io? Ma certo. Lo apprezzo, davvero, anche se il tuo livello non è molto alto, quindi vinco proprio facile…» Un po’ nervoso, anzi, molto nervoso si perse in uno dei suoi soliti sproloqui non esattamente necessari, infilandoci però qualcosa che, per lui almeno, era di estrema necessità. Anche se inquietato dalla Beckham, non poteva perdere l’occasione per essere acido, come d’altronde faceva ogni volta che apriva bocca. E viste le frequentazioni della Corvonero, da tutta la loro squadra di Quidditch (ciao Joey) al Sinclair, non c’era davvero da stupirsi se Willow, fino a quel momento, non avesse mai riso.
Fece appena in tempo a rimirarsi e a farle rimirare l’anello con canino, sfoggiando il dito medio, quando venne letteralmente sommerso da un fiume di parole. Stavano davvero passando da zero a mille in un secondo, recuperando gli anni in cui non si erano rivolti la parola (nel passato, almeno. Nel futuro, kissà). «e no, non l'ho saputo da nessuno!! MA… DICI CHE LE POSSIBILITÀ CI SONO??? sarebbe così bello!!! Concludere l'anno in modo perfetto!!!! BEST REGALO DI NATALE EVER!!!!» D’accordo, togliendo di mezzo un po’ di psicopatia la Beckham, ora come ora, era quasi tenera, così emozionata com’era all’idea di morire. «Eh. Lo so. Mood davvero, ti capisco. E le possibilità… ci sono tutte! Un bel volo dalla Torre di Astronomia? Il salvagente dentro il Lago Nero? Sii… creativa!» Non la stava davvero istigando al suicidio, sia chiaro. Stava solo facendo, per una volta, la persona che ascolta, che sostiene, che aiuta… il simpatico, insomma! LUI!! Forse, in fondo, un goccetto di pozione se l’era scolato anche in prima persona…
Aveva quasi il dubbio di averlo fatto, ma, fortunatamente, fu riportato alla realtà proprio da Willow. «cioè davvero BERTIE MA VUOI MORIRE CON ME PER CASO?? O QUALCUN ALTRO. dai ho i coltelli adatti CI TRAFIGGIAMO ALLO STESSO MOMENTO!!» Ora. Bertie voleva morire, davvero. Lo voleva ogni giorno della sua vita, specie quando apriva gli occhi la mattina, rendendosi conto di dover affrontare un’altra giornata. «La, umh, prospettiva mi sembra meravigliosa, ma non credo di meritare tanto… onore. Non sono degno di un doppio harakiri. Se devo farlo meglio un mix di pozioni e antidepressivi… sono più adatti a me, capisci?», le spiegò, cercando persino di apparire, nei limiti del possibile, naturalmente, affranto. Voleva morire, ma non così tanto. E non trafitto dai pugnali della Corvonero. Non quando aveva la possibilità di diventare famoso e, cosa ancora più importante, di far conoscere al mondo il suo genio grazie alla sua pozione!
Sì, perché, mano a mano, Bertie prendeva nota di quello che stava succedendo e soprattutto di come Willow si stava comportando. Se per certi versi era normalissima, a partire dai pensieri suicidi e dal desiderio di morte, dall’altra era inquietantemente allegra e sorridente e loquace, tutte caratteristiche a lei del tutto aliene.
«e poi servirà qualcuno a fare un video e riprender tutto per bene, CHI SI OFFRE?? BERTIE LO FAI TE????» anzi no!!! lui le aveva dato l'idea quindi!!! «..anzi TU MUORI CON ME, NICE PUÒ FARE IL VIDEO!!» «Sì ecco io potrei…» Troppo tardi. Non solo la Beckham osava toccarlo, ma lo stava anche trascinando via! E dato che aveva la forza di un pesce lesso e l’altezza di uno hobbit, anche volendo Bertie non avrebbe potuto ribellarsi, non se voleva ancora avere un braccio, conoscendo la Corvonero. Non ci stava, no, neanche morto, letteralmente proprio, ma poteva cercare di ribaltare la situazione a suo vantaggio. «Solo in due sarebbe un po’ troppo da Romeo e Giulietta, non credi? Rimaniamo sullo shakespeariano, ok, ma spostiamoci su Amleto! Una bella morte di gruppo! Un eccidio! Cerchiamo tutte le persone, mmh… piene di spirito natalizio! Sono sicuro che vorranno unirsi…» Era un piano perfetto, due piccioni con una fava: non morire – forse – e studiare gli effetti della sua pozione su tutti quelli che l’avevano bevuta.