Maybe it's time

privata, Julian

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    Il gruppo delle cheerleader quel pomeriggio si incontrava per sostenere gli allenamenti dei grifondoro e per fare pratica sul campo. Qualche giorno prima si era tenuta la prima riunione ufficiale delle cheerleader e avevano ideato un coro e una coreografia e l'allenamento dei grifondoro sembrava l'occasione perfetta per metterle in pratica. Non l'avrebbe mai ammesso ma le piaceva far parte di questo gruppo. A Salem non aveva mai preso parte a nessuna iniziativa studentesca perché le riteneva stupide, inutili e indicate solo per persone che amavano darsi delle arie con queste robette da quattro soldi. Ma contro ogni sua aspettativa, aveva potuto tastare con mano che non era poi una cosa cosí spiacevole. Anche se, se proprio dobbiamo trovare l'ago nel pagliaio, l'unico inconveniente erano quelle divise striminzite che ad ogni minimo movimento o folata di vento mettevano in mostra parti che Hailey preferiva mostrare in un altro contesto. Quel pomeriggio il tempo non era dei migliori, il cielo era coperto e soffiava un leggero vento freddo. Hailey era appena uscita dal suo dormitorio e si era accesa una sigaretta con il misero tentativo di riscaldarsi, anche se non era il massimo fumare prima di un allenamento. Sapeva che doveva darci un taglio ma da quando era uscita dall'istituto, aveva provato tutte le cose che le erano state proibite per tre anni. E si sa che il proibito ha un certo fascino. Al suo arrivo c'erano quasi tutti, mancavano giusto due ragazze ma Hailey non aveva tempo da perdere. Ragazze diamoci una mossa, non ho intenzione di diventare un cubetto di ghiaccio. Disse, togliendosi la giacca e rimanendo nella uniforme di allenamento. Bene, iniziamo con il riscaldamento e poi proviamo il numero che abbiamo pensato alla scorsa riunione. Forza! E senza perdere altro tempo inizió a correre lungo l'estremitá destra del campo, alternando la corsa leggera con lo skip e dei piccoli saltelli laterali. Al termine del riscaldamento, Hailey fece eseguire degli esercizi che dovevano mirare a rafforzare la fiducia reciproca e anche la loro forza. Se volevano essere perfette, doveva crearsi un clima di squadra tale da permettere di eseguire alla perfezione qualsiasi numero. L'allenamento continuó senza interruzione e Hailey potette ritenersi fiera di essere riuscita a tenerne uno. Ci vediamo settimana prossima, puntuali. Disse lanciando uno sguardo alle due ragazze che erano arrivate in ritardo e che, di conseguenza, si erano beccate due giri di campo. Dopo l'allenamento Hailey andó nello spogliatoio per lavarsi e cambiarsi. Una volta che ebbe finito, si chiuse nella sua felpa rossa preferita e si sciolse i capelli, dirigendosi infine verso l'uscita. Mentre camminava, notó la figura di un ragazzo e si avvicinó cauta. Hei ragazzone! Lo affiancó, rivolgendogli un mezzo sorriso e tastando la sua tasca alla ricerca del pacchetto di sigarette. Dovrei smetterla, pensó mentre accostava alle labbra la sigaretta. Non starai mica pensando di tornartene al dormitorio tutto solo. Probabilmente sí ma aveva avuto la fortuna di trovare Hailey, una cosí bella compagnia non era facile da trovare. Siete stati bravi all'allenamento, contro chi giocherete la prima partita? Domandó inspirando dalla sigaretta e cacciando subito dopo il fumo in eccesso. Pensi che ce la farete a vincere?


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    Le cose stavano tornando normali.
    Lo sentiva, Julian, nel modo in cui i corridoi erano tornati a popolarsi di nuovo, lo sentiva nelle cuscinate che Ezra e Romolo erano tornati a dare al redivivo Remo, nel sabato pomeriggio a Hogsmeade, nell’incombenza del Quidditch, e negli ultimi allenamenti più duri.
    Eppure qualcosa era davvero cambiato nel profondo. Lo sapeva. Lo percepiva nei sussulti degli studenti appena qualcuno tossiva o starnutiva, nell’odore acre dell’unguento per le mani che era ancora diffuso in tutto il castello e che gli pizzicava il naso, nei sussurri spaventati ogni volta che un loro coetaneo, e soprattutto amico, usciva da different lodge; era evidente, anzi, in ogni spintone che quei bulli continuavano a dare agli special, a ogni sgambetto che li aspettava ad ogni angolo.
    Anche in lui era cambiato qualcosa.
    Era successo da un momento all’altro, quando la mattina di un normale giorno di lezione si era svegliato in un altro corpo, in un altro secolo, in un’altra vita che non era la sua. Era stato a sentire la spiegazione che il Professor Richard Quinn aveva tentato di rendere chiara per lui e i suoi concasati, ma quella aveva fatto nascere solo innumerevoli altre domande che sarebbero rimaste irrisposte.
    Sentiva ancora le radici della pianta allungarsi e stringersi attorno alla sua pelle, e lui era lì, aveva guardato quelle persone che non conosceva ma che in un certo senso sentiva comunque di conoscere, e non aveva potuto fare niente.
    Julian non era capace di provare vera rabbia, ma era conscio che quel sopracciglio inarcato e la fronte corrugata erano tutti segnali che quel sentimento, nuovo e sconosciuto, si stava manifestando in lui per la prima volta, e non gli piaceva: gli faceva provare una strana acidità allo stomaco, gli faceva stringere le labbra in una linea sottile, e gli impediva di dormire, di concentrarsi a dovere, di fare qualsiasi cosa. Aveva cercato di scaricare quel misto di rabbia e confusione negli allenamenti, ma si era reso conto che anche correre purtroppo non riusciva a eliminare tutte le scorie di quel sentimento, che spingeva verso una nuova necessità: capire ed essere capito, e quello con suo grande rammarico, l’allenamento non poteva soddisfarlo.
    Aveva però trovato sollievo nel ficcare il naso tutte le sere tra le pagine colorate dei fumetti di Spider-Man; si rivedeva nel modo in cui Peter Parker cercava sempre di fare la cosa giusta, di aiutare chi era in difficoltà, come swingava da un palazzo all’altro, e come anche lui ogni tanto prendeva qualche palo in faccia. E poi c’era quella cosa che entrambi avevano un’amica rossa che in un modo o nell’altro non riuscivano a conquistare – ma questa era una situazione che Julian non aveva ancora affrontano, non con se stesso, non con sua sorella, nonostante Livy gli tendesse imboscate più o meno giornaliere sull’argomento, men che meno con la diretta interessata.
    A voler essere sinceri, in realtà, Joni, oltre la chioma rossa, aveva ben poco di Mary Jane: non era una lady in distress, non le piaceva recitare (almeno così credeva), non era fidanzata con il suo migliore amico (almeno così sperava), e in realtà non esprimeva neanche il suo affetto verso di lui (non nei modi convenzionali, comunque); anzi, si ritrovò a pensare più di una volta divertito, sembrava quasi che Joni fosse Spider-Man e lui MJ. Se c’era uno cazzuto tra i due che andava a picchiare chi si comportava male, quella era proprio Joni, e se c’era uno che non approvava appieno ma comprendeva il dovere dell’altro, quello era proprio Julian. Una volta le aveva anche detto «go get ‘em, tiger» prima di guardarla andare a prendere per la collottola un primino Serpeverde che aveva avuto un po’ troppo da ridire e da ridere su uno special di passaggio, ma eH, tra Peter Paker e Mary Jane alla fine c’erano stati anche baci molto romantici, Julian invece per il momento non pensava minimamente a cose del genere.
    Una volta era capitato, ok.
    Va bene, qualche volta, ma era solo stato un pensiero vago e fugace: nel chiudere gli occhi mentre leggeva una stringa di un vecchio numero del fumetto le figure si erano sovrapposte nella sua testa e avevano generato confusione, nient’altro. Era successo un paio di volte quindi iniziava a dubitare di avere problemi di vista, ma non si fece altre domande, non quando probabilmente non gli sarebbe piaciuta la risposta.
    Fortunatamente la sua immersione nel mondo dell’uomo ragno non ebbe modo di durare a lungo. Le cose stavano davvero tornando normali. Piano piano aveva sentito quella fastidiosissima rabbia abbandonarlo, aveva iniziato ad accantonare tutto quello che lo rendeva confuso, e aveva ripreso a dispensare sorrisi nei corridoi, a richiamare il dormitorio sull’attenti alle sei ogni mattina per la corsetta pre-lezione, e a preoccuparsi della presenza del vero villain di Hogwarts: Duolingo.
    Anche se continuava a fantasticare su Peter Parker e Mary Jane durante le lezioni di storia della magia.

    «potevi scansarne almeno qualcuno, Giulià»
    «da grandi poteri derivano grandi responsabilità, Ezra»
    Nello specifico, il suo grande potere era non riuscire a colpire nessuno con il fucile (meno male che non faceva il battitore) e, come immediata conseguenza, la sua grande responsabilità era quella di dover perdere almeno mezz’ora in più nello spogliatoio per togliersi i residui di vernice dal corpo – e comunque non era riuscito a toglierli tutti. Guancia, braccia, e capelli, erano ancora tempestati di macchie di pittura colorata, segno che quel giorno gli allenamenti in quel di Grifondoro si erano svolti nella maniera che più lo entusiasmava: paintball. Aveva sempre considerato la trovata di Hazel divertente ed efficace, l’unico punto che andava rivisto era quello che imponeva al portiere di lanciarsi sulla traiettoria dei colpi e non di evitarli – ovviamente per esercitarsi alla parata – ma Julian non era uno che si lamentava, anzi, era felice di essere tornato alla normalità, gli allenamenti singoli che avevano provato qualche volta durante la quarantena erano eccessivamente deprimenti. Aveva bisogno di stare in compagnia, Julian. Voleva stare in compagnia.
    «Non starai mica pensando di tornartene al dormitorio tutto solo»
    «Hailey!!» richiamò con un sorriso largo e spontaneo, e rallentò il passo così da affiancare la ragazza. «pensavo di essere solo» quindi sì, pensava di tornare al dormitorio proprio da solo, ma a quanto pare non sarebbe stato così! Meno male!!! «ma two is better than one, no?» disse ridendo, ma subito dopo si guardò attorno per accertarsi che non ci fosse nessuno dei Linguini nei paraggi, perché sicuramente l’avrebbero corretto con two is megl che one e uno scappellotto ben assestato – anche se dovevano arrampicarsi uno sulla schiena dell’altro per raggiungere il suo collo, sì. Ma era vero: non gli dispiaceva tornare alla Torre insieme alla Morrison; in generale, non gli dispiaceva la Morrison. Il suo radar per la bontà si attivava in sua presenza, e questo significava che nonostante la corazza spessa che le piaceva mostrare, c’era uno strato soffice e chissà magari anche qualche debolezza. A Julian piacevano le persone così, forti e che andavano scoperte man mano, la facevano sembrare quasi una sfida e a lui piacevano le sfide.
    «mh, giocheranno prima serpeverde e tassorosso» accompagnò l’ultima parola con un sospiro pesante e una preghierina mentale per sua sorella che doveva subire le angherie di quelle bestie. «a noi toccano i corvonero. È… tosta, loro hanno vinto la coppa l’anno scorso, ma per questo sarà anche più divertente» e poi i corvonero gli piacevano, giocavano pulito, senza falli; erano forse un po’ troppo seri quando giocavano, tra chi voleva morire costantemente, chi voleva uccidere costantemente e chi non aveva ancora idea di com’era possibile che fosse ancora in vita, Gideon sembrava l’unico a divertirsi mentre giocava ma tutto sommato non erano affatto male!! «i vostri allenamenti come vanno?» era contento di avere una squadra di cheerleader più che piena quell’anno, faceva più squadra completa, e poi si divertiva di più anche lui con i cori e le coreografie; e poi oh, era un ragazzo di diciassette anni, apprezzava anche le divise!!1!1! anche se… «so che Lollo è un po’» difficile da gestire «testardo e vuole fare i suoi» cori da stadio «balletti, ma è bravo e fa molto ridere, non essere troppo cattiva con lui» concluse ridendo e ricambiando lo sguardo della concasata. Non sapeva se fosse troppo cattiva con la squadra di cheerleader, ma lui aveva avuto esperienze decisamente violente con capitane varie (Hazel, Joni, Chelsey) quindi partiva un po’ prevenuto, meglio giocare d’anticipo!!
    17 y.o.
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    Hailey era una contraddizione vivente, voleva starsene per conto suo ma allo stesso tempo aveva sempre bisogno di qualcuno al suo fianco che la distraesse. Il suo temperamento cambiava in base alla persona che aveva accanto e con Julian lei sentiva di poter essere un po' se stessa senza mai abbassare la guardia, peró. Doveva sempre dar l'impressione di essere una tosta, una che non si faceva abbattere da niente e nessuno, una che badava solo a se stessa. E lei un po' egoista lo era in fondo, non era piú solo una facciata, ormai aveva imparato che era meglio badare a se stessi che agli altri perché tanto non serve a nulla, le persone troveranno sempre il modo di abbandonarti quando ne avrai piú bisogno per poi tornare quando saranno loro ad aver bisogno del tuo aiuto. Peró Julian non le aveva fatto questa impressione, sembrava davvero essere una persona buona, una che aveva sul serio a cuore la felicitá degli altri. Giá e poi con due come noi... Lasció la frase sospesa a metá, ridendo subito dopo. I miei allenamenti saranno anche tradizionali ma i vostri sono davvero fuori dal comune. Come fate a sopravvivere ad una cosa del genere? Chiese con stupore. Non aveva mai assistito ad un allenamento del genere, in realtá non aveva mai assistito ad un allenamento in generale ma mai ne aveva visto uno cosí. Forse solo una volta era andata a qualche allenamento, probabilmente di qualche tipo con cui si stava frequentando ma erano davvero ordinari come esercizi. I corvonero sono difficili da battere? Riflettendoci su, si rese conto che non aveva mai assistito ad una partita di quidditch. Solo una volta perché i suoi erano stati invitati alla semifinale come ringraziamento per aver sponsorizzato la squadra e averla sostenuta durante il campionato. Era stato divertente, avevano ricevuto i migliori posti di tutto lo stadio e avevano potuto seguire con attenzione ogni mossa, strategia che la squadra attuava. Per quanto ne capisse poco di sport, le era piaciuto. Gli allenamenti? Bene, credo... Aspiró l'ultimo tiro e lanció la sigaretta chissá dove. Sono stata costretta, vedi i miei sono ossessionati dall'onore e queste stronzate qui. Si alzó il cappuccio e cacció le mani in tasca, iniziava a fare davvero freddo per i suoi standard. E hanno preteso che anche io facessi queste cose, come mia sorella prima di me. Scrolló le spalle, odiava le tradizioni della sua famiglia, erano stupide e inutili. Ormai avevano giá la fama, l'onore e tutte quelle stronzate lí, a cosa servivano tutte queste cose? Tutti sapevano chi erano i Morrison, nel bene e nel male tutti hanno sempre parlato di loro e i due coniugi continuano a sguazzare in queste stupide manie di protagonismo. Peró non me la cavo male. Lo ammetto, sono stata costretta ma mi diverto un sacco a bacchettare gli altri. Fece un mezzo sorriso e volse lo sguardo verso di lui. Un po' era vero, le piaceva dare ordini e vedere gli altri che le obbedivano, era una Morrison e queste cose ce le aveva nel sangue. Attento a come parli o Lollo avrá delle ripercursioni per colpa tua. Fece una pausa, rimandendo serissima. Scherzo, scherzo. Lollo é esilarante, é vero, ma da una grossa spinta alla squadra ed é proprio quello di cui abbiamo bisogno. Certo, non condivido tutti i suoi cori ma fa davvero ridere. A volte Hailey voleva essere cosí, Lollo sembrava cosí spensierato e ad Hailey mancava quella leggerezza che aveva durante i primi anni a Salem. Magari era solo una facciata, chi lo sa. E non sono cattiva, rimangiatelo o ne pagherai le conseguenze. Finse di essersela presa ma dal suo tono si capiva che stava soltanto giocando. E non saró tanto clemente. Hailey, a modo suo, faceva ridere specialmente quando scherzava con le persone. Le piaceva provocare, giocare, scherzare ed erano rare le occasioni in cui lo faceva solo per il puro gusto di farlo. Di solito aveva altri fini ma questa volta non era cosí.

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2 replies since 11/11/2021, 10:21   190 views
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