420 eat it

ouroblivion, maeve ft. tu?

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4    
     
    .
    Avatar

    darling, didn’t you know?
    souls like yours were meant to fall

    Group
    Professor
    Posts
    15,092
    Spolliciometro
    +6,689
    Location
    Tralee

    Status
    Offline
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    Maeve Regan Winston aveva una risposta a qualunque domanda, ma c’erano domande che non conveniva farle. Ad esempio, porti qualcosa di cucinato da te?, che risultava in una settimana di letture intensive di libri di cucina, esplosioni sui fornelli, lacrime interiori e farina in ogni fibra del suo essere. Questa è semplice da fare, le aveva detto Jess, indicandole una blanda ricetta di pasta frolla; ti aiuto io! Evidentemente, sopravvalutava le capacità di Maeve.
    Neanche Dio poteva aiutarla.
    Era in grado di rovinare qualcosa anche solo guardandola. Le uova percepivano la sua paura, risultando in composti dall’aspetto tutt’altro che invitante, e che preferivano suicidarsi nel forno piuttosto che accettare la loro sorte di pessimi biscotti all’aria aperta. Era un blocco personale che non tollerava, perché fosse mai che Maeve Winston accettasse di non sapere fare qualcosa, e che negli anni aveva cercato di superare in ogni modo: incantesimi, corsi, richieste di aiuto a chi se ne intendesse di più. Ci si applicava, perchè si applicava in tutto, e faceva del proprio meglio, perchè non poteva acconsentire ad altro da se stessa, ma … la cucina era un grande, enorme, limite dell’insegnante di Incantesimi. Il fatto che per la cena organizzata dal club del libro dovesse portare qualcosa di cucinato da lei, l’aveva mandata sull’orlo di una considerevole isteria. Non era andata fuori di testa quando era stata sbalzata nel futuro, o quando aveva perso tutti in favore di un universo alternativo; non era impazzita quando aveva dato alla luce Lewis e Carole, pur sentendo ogni certezza sgretolarsi sotto le dita, né quando Amalie aveva rivelato di essere sua figlia, e che non fosse l’unica; aveva mantenuto il sangue freddo anche quando l’altro suo figlio le aveva domandato se potesse fare tirocinio con lei, fingendo di non domandarsi ogni secondo cosa gli passasse per la testa - se sapesse; se avesse capito; se notasse le somiglianze con suo padre come faceva lei; se continuasse a domandarsi da chi avesse preso la capacità di incasinare sempre tutto, o se biasimasse se stesso - ed era rimasta del tutto in controllo quando una maledetta malattia aveva costretto in infermeria due dei suoi bimbi, conscia che un altro suo bimbo dovesse prendersi cura di loro e tenersi quel piccolo mondo tutto sulle spalle insieme ai suoi due nipoti.
    Insomma. Maeve ne aveva passate tante, ma nulla – nulla! - la mandava in paranoia quanto l’idea di dover fare qualcosa che non fosse assolutamente, al cento per cento, in grado di fare. Poteva improvvisarsi mamma, e perfino riuscirci a quanto narrava la leggenda, ma nulla poteva contro l’incompetenza in ambito culinario. Il che l’aveva portata, ovviamente, a bussare all’uscio dell’unica persona che potesse risolvere il suo problema.
    «aloyius mi cucini qualcosa per la cena con il club del libro»
    Al battè lentamente le palpebre. «buongiorno anche a te, maeve»
    «sono seria»
    «buongiorno anche a te, seria»
    «.»
    Ebbe anche il coraggio di sorridere, evidentemente fiero del suo dad joke. Aprì la bocca per farglielo notare, ma la richiuse quando si ricordò che fosse effettivamente un padre, e che lo fosse dei suoi figli. Avrebbe dovuto imbarazzarla molto meno di quanto invece fece, occhi sollevati al cielo con puro rancore verso le gote - traditrici - arrossate, e braccia incrociate sul petto a sottolineare quanto poco divertita fosse. «aloysious.» «sì, maeve?» «per favore» se la disperazione non fosse già trapelata dal volto di Maeve, l’avrebbe fatto in quel momento, nelle due parole appena sibilate fra i denti. Le costava tanto, chiedere aiuto a qualcuno – lo sapeva! Lo vide esitare, sopracciglia corrugate, e sentì di aver già vinto. «no»
    Come NO. In che senso NO. Era proprio vero che non ci si poteva fidare DI NESSUNO IN QUEL MONDO! UOMINI! Era già pronta a giocarsi la carta madre single, madre single di figli anche suoi, ma il Crane sembrò anticiparla, mano sollevata in segno di resa. «se lo facessi al tuo posto, poi mi odieresti» «non è vero» Al arcuò un sopracciglio.
    Ok. Forse era un po’ vero. Dannazione. Non sopportava il fatto che la conoscesse così bene, ed ancor peggio, sopportava fin troppo che la conoscesse così bene, tanto che qualcuno avrebbe potuto insinuare le piacesse. Non lei, mai lei – aveva una reputazione. «posso provare a insegnarti, ma non faccio miracoli» La invitò teatralmente ad entrare, un’espressione che suggeriva fosse confuso (punto. that’s it) dal fatto ch’ella ancora non l’avesse fatto. Non aveva bisogno di particolare cerimonie per invitarsi dentro casa sua, era vero, ma era… diverso. Non c’erano Lewis e Carole; non c’erano River e Flow, e i pomeriggi passati a far giocare e conoscere i bambini. Non ricordava quanto fosse difficile essere di nuovo solo Maeve; non era certa di volercisi abituare. «non sei divertente» specificò, avanzando lentamente verso la porta. «sì invece» Okay, forse un pochino lo era. Giusto un pochino.
    «e comunque non stavo scherzando»
    Si rimangiava tutto.

    «oh mio dio maeve, ma COME HAI FATTO!»
    «deliziosa!!!»
    «bElLiSsImA!!»

    Gongolò per i complimenti alla torta a tre strati che aveva portato alla cena, mano al cuore e umile sguardo verso il pavimento. «niente di che, davvero….» «sembra proprio quella del red velvet - » «haha avremo seguito la stessa ricetta» dove con stessa ricetta, intendeva che l’aveva comprata lì.
    Non era propriamente una menzogna.
    Aveva finto di aver compreso gli insegnamenti del Crane, come se già mettendo piede lì dentro – che poi vive ancora con Rea? Chiedo per un’amica - non avesse saputo che non sarebbe servito a nulla e che la sua permanenza fosse solo una scusa, e quando era uscita da lì, era passata dal Red Velvet per risolvere i problemi con un po’ di sano consumismo. Già che c’era, aveva preso un paio di dolcetti per i bimbi – Lewis, Carole, Uran e Eugene Jackson – che quella sera avevano organizzato un pigiama party a casa Eubeech, visto che la settimana precedente erano rimasti con lei (e Dakota...i Chipmunks…Jess…? Non so più chi viva dove, send help). Facevano un po’ ed un po’, a distruzione case.
    «di certo non è deliziosa come questi brownies, mh» gnam gnam -cit. Non sapeva chi li avesse cucinati, ma erano il primo piatto che le era capitato sotto mano, ed in qualche modo doveva cambiare oggetto del discorso. Sarebbe morta prima di ammettere che avesse dovuto comprare qualcosa di già fatto perché non sapeva neanche cucinare dei maledetti pop corn nel forno a microonde.
    [un’ora dopo]
    «[…] e come dicevo, la torta l’ho comprata, HA!» Rise di gusto, una mano a colpirsi la coscia e l’altra avvolta sullo schienale della sedia di fianco. «non so neanche cucinare dei pop corn nel forno a microonde, HA!» continuò a ridere, le dita a tamburellare la palpebra inferiore per asciugare le lacrime. «l’ultima volta che ci ho provato sembrava il quattro luglio in america» Pausa. «o un tranquillo pomeriggio in texas hahah PEW PEW» mimò delle pistole con le proprie dita. «vi ho mai raccontato di quella volta in cui -» schioccò medio e pollice, indicando qualcuno seduto poco distante. «tu, tu lo sai» cosa?
    Chissà.
    kings of leon
    use somebody
    I've been roaming around,
    Always looking down and all I see
    Painted faces fill the places I can't reach
    You know that I could use somebody
    Someone like you
    maeve w.gifs cr.playlistaesthetic



    "Sei ad una festa-evento-cena-pranzo whatever e ciascuno deve portare una pietanza; qualcuno ha preparato uno dei tuoi dolci preferiti -- dei deliziosi brownies! E tu non puoi resistere.
    Peccato nessuno ti abbia avvisato che sono weed brownies e ora sei fatt* come una pigna."
     
    .
  2.     +3    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    544
    Spolliciometro
    +948

    Status
    Offline
    arms crossed with the attitude, lips pouted

    Barry sapeva leggere.
    e fin qui ok, è assodato. la cosa di cui pochi erano a conoscenza, era che a Barry piaceva leggere; ci poteva passare ore sui libri, chiudere gli occhi alle quattro e mezza di notte pentendosi di ogni scelta fatta nella vita solo per arrivare alla fine di una storia (ciao freme ti penso) — negli anni i libri erano diventati un rifugio. da bambino quelle pagine scritte fitte fitte lo avevano accolto a braccia aperte, spesso traendolo in inganno: facevano così, i libri, colpivano a tradimento. un dolore che era comunque più sopportabile di quello inflitto dai suoi genitori, del modo in cui lo guardavano quando entrava in una stanza. da una favola non si può temere che ti giudichi, ritenendoti una totale delusione, semmai il contrario.
    quindi no, vedere barrow skylinski con un libro in mano, immerso nella lettura al punto da non sollevare lo sguardo da almeno un'ora, non era affatto strano; che lo facesse circondato di persone, tra il chiacchiericcio generale, già un po' più particolare era. è che quando poteva spegnere le casalinghe rovinando i loro romanzi rosa preferiti con una recensione negativa che stangava trama, autore e personaggi, non sapeva resistere. ormai le sciure del club del libro lo odiavano, e a Barry andava benissimo così: cibo gratis, qualche ora di lettura in tranquillità, la possibilità di dissare la gente — un sogno, forse una favola.
    oltretutto, quella sera non era una sera qualunque: partecipare alla cena in compagnia non era obbligatorio, e il corvonero aveva accolto di buon grado l'occasione per balzarla a pié pari, presentandosi in abbondante ritardo con un libro sotto il braccio, un gabaret incartato tra le mani e un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. certo, quando aveva preparato i brownies con la marijuana non credeva che a mangiarli per prima sarebbe stata proprio Maeve Winston; puntava più a drogare gente come Gretchen Fletch, che ad ogni riunione del club si presentava con la sua recensione non richiesta dell'ennesimo libro Pancina, e Barry era convintissimo l'avrebbe apprezzata di più se fosse stata fatta come un cocco. «di certo non è deliziosa come questi brownies, mh» vi giuro (ams, TE LO GIURO), lui un tentativo di fermarla lo aveva fatto: la mano sollevata a mezz'aria, che lì era rimasta perché Maeve aveva già inghiottito il primo dolcetto senza nemmeno fare una pausa per respirare «oh no» aveva appena drogato la madre della sua ragazza? barrow skylinski sorrise: «anyway.» con tutte le (dis)avventure che avevano condiviso nel 2117/19 e nell'au, cosa vuoi che sia lerciarsi tra amici.

    [a few brownies later]

    «[…] e come dicevo, la torta l’ho comprata, HA! non so neanche cucinare dei pop corn nel forno a microonde, HA!» ok, magari al quinto brownies avrebbe dovuto fermarla.
    ma fino a quel momento si era tenuto in disparte, il ventunenne, senza mai avvicinarsi alla tavola, e nel frattempo qualcosa aveva mangiato pure lui: non poteva affrontare quella situazione in stato di totale sobrietà, vi pare. quindi no, non era intervenuto, perché si sa che tentare di salvare le uova quando sono ormai rotte è del tutto inutile — potevano sempre farci una frittata, però. e infatti, «vi ho mai raccontato di quella volta in cui -» il corvonero trattenne il fiato, in attesa: «tu, tu lo sai» his time to shine. ovviamente la Winston non aveva indicato lui, ancora appiattito nella poltrona con un brownie mangiucchiato in mano e il libro aperto davanti a sé per coprire una risata di troppo, ma a Barry non importava. se si fosse fatto scappare quell'occasione lo avrebbe rimpianto per sempre. per questo abbassó il tomo lasciandoselo cadere in grembo, iridi grigio azzurre di cui già si intravedeva quasi solo pupilla a fissarsi per un lungo istante su una donna poco lontano che sembrava desiderosa di prendere la parola al posto suo. e quando quella richiuse la bocca, sentendosi forse un po' in soggezione nel venire fissata in quel modo da un ragazzetto pieno di lividi in faccia che ruminava dolcetti, lo skylinski finalmente sorrise.
    un sorriso sincero, fattissimo, sereno.
    si sporse di lato, appoggiando un gomito al bracciolo, tutta l'attenzione rivolta all'altrettanto fatta prof Winston— la differenza, nel loro caso, stava nell'abitudine: quanto meno, alla fine di quella giornata, avrebbe potuto suggerirle qualche metodo infallibile per sopravvivere al post fattanza «di quella volta che ha lanciato un uomo con una catapulta?» Barry lo ricordava bene quel momento. e altre cose, cose che forse avrebbe preferito dimenticare; cose che aveva provato a dimenticare, inghiottendo una pastiglia dopo l'altra, mandando giù bile e acido a bruciare la gola e pesare sul cuore. e poi le cose che si sarebbe tenuto stretto fino alla fine (amalieamalieamalie), perché era grazie a quelle se era sopravvissuto — beh, quasi.
    il sorriso che gli si era stampato in faccia, quasi di estasiata meraviglia, vacilló per un istante; iniziava ad essere un po fatto, barrow, ma per spegnere completamente il cervello gli era sempre servito ben altro che qualche porzione di brownies corretti alla maria. c'era ancora sufficiente spazio di manovra per rendersi conto che una storia con quel tipo di incipit poteva essere difficile da contestualizzare, soprattutto quando si era sotto l'effetto di droghe e il suddetto contesto avrebbe fatto meglio a rimanere segreto «ricorda? alla marcia» inarcó entrambe le sopracciglia, sporgendosi quanto possibile oltre il bracciolo della poltrona «per le donne» maeve winston femminista convinta era più che credibile; o, almeno, così sembrava a Barry. il quale, sentendo in cuor suo di aver appianato una situazione possibilmente disastrosa, si rilassó dando un altro morso al suo brownie (cos'era, il quarto?), il pugno sinistro chiuso e sollevato a mezz'aria «fotti il patriarcato» se non ora, quando?
    NOMEARTISTA
    TITOLOCANZONE
    QUOTE PROVA PROVA PROVA LUNGHEZZA MASSIMA
    E ANCHE STAVOLTA
    DI CINQUE RIGHE
    SCUSATE
    BACI STELLARI
    barrow c.gifs cr.playlistaesthetic
     
    .
  3.     +2    
     
    .
    Avatar

    darling, didn’t you know?
    souls like yours were meant to fall

    Group
    Professor
    Posts
    15,092
    Spolliciometro
    +6,689
    Location
    Tralee

    Status
    Offline
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    Aveva ancora il dito puntato contro una signora – che avrebbe potuto essere sua madre, per quanto ne sapeva in quel momento, se solo sua madre non fosse morta, il che la escludeva a priori HAAAA era troppo intelligente!!!! - ma roteò sul posto, spostando quell’indice sulla voce che aveva preso parola. Avrebbe potuto mostrarsi stupita notando chi fosse, ed una parte di lei, sepolta sotto troppo brownie, era inorridita del fatto che fra tutti, proprio un suo studente dovesse vederla così, ma in quella bolla creata dai dolcetti, non c’era spazio per emozioni negative. La paranoia, evidentemente, non era un effetto collaterale delle droghe su Maeve Regan Winston; buono a sapersi. «barry!» era un sorriso estasiato, quella della bionda, sinceramente felice di vederlo.
    Da quando aveva abbracciato un’Amalie Shephard distrutta, anni prima, stringendola al proprio petto e carezzandole i capelli bisbigliandole parole prive di senso per il solo farle sentire la propria voce, era sempre felice di vederlo. Non le interessava neanche quali fossero i suoi passatempi – fare a botte; spacciare; farsi bocciare - fintanto che fosse la ragione per cui Amalie ancora arrossiva al telefono, o si svegliava sorridendo, il sollievo dipinto sulle labbra perché era tutto reale. «di quella volta che ha lanciato un uomo con una catapulta?» Senza rendersene conto, si era alzata in piedi, ed alle parole del Corvonero non potè che battere le mani fra loro, e giungerle allegra sotto il mento. Saltellò anche sul posto, facendosi strada verso la poltrona vicino a quella del ragazzo – occupata, ma non era un problema di quella Maeve: si piazzò al fianco della sciura, forse sedendosi in parte sulle sue gambe, finché non colse l’antifona ad allontanarsi lasciandole il posto che meritava. «ricorda? alla marcia per le donne» Reclinò il capo, perché non ricordava che la storia fosse andata proprio così, ma fu abbastanza saggia e lungimirante dal non contestare. Annuì, infilando l’ennesimo pezzo di torta in bocca, premendo una mano sulle labbra per raccogliere le briciole. «L’HO FATTO!!!!» Si piegò in avanti, inghiottendo il boccone e ridendo come fosse il racconto migliore della storia. «e lo sai cos’altro ho fatto?? tu non eri ancora nato» Maeve Winston in fattanza aveva un terzo occhio potentissimo con cui infrangere la quarta parete, e lo fece senza mezzi termini: Barry non era ancora stato creato, come personaggio, quindi contava. «ho cantato una canzone di gianni morandi!!! per anna!!! CON MITCHELL TREVOR WINSTON!!!!» Si abbandonò morbida sulla poltrona, poggiando il capo sul sedile e ridendo al soffitto. Momenti indimenticabili, di cui solo in pochi erano a conoscenza, anche perché si era trattata di una missione ribelle quindi insomma. Dettagli che ritenne saggio ed opportuno non specificare. «e abbiamo fatto ciao treno» diede una pacca sulla spalla del ventunenne, premendo poi la mano sulla bocca. «IL TUO VICEPRESIDE!!!» ciao dignità tanto studiata e costruita con anni di occhiatacce ed ammonimenti. «e tu?? tu cos’hai fatto??» raccontaci i tuoi segreti più oscuri, barrow.
    kings of leon
    use somebody
    I've been roaming around,
    Always looking down and all I see
    Painted faces fill the places I can't reach
    You know that I could use somebody
    Someone like you
    maeve w.gifs cr.playlistaesthetic
     
    .
  4.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    544
    Spolliciometro
    +948

    Status
    Offline
    arms crossed with the attitude, lips pouted

    nella sua breve seconda vita, barrow skylinski era stato ben più strafatto di così.
    più ubriaco, meno lucido, piú perso.
    ma anche più incazzato, frustrato e nervoso, una condizione che le droghe non lo avevano mai aiutato a superare; si sentiva meglio, ora, e quel miglioramento era iniziato quando — tornato in vita, ne aveva tolta un'altra. altre due, per dirla tutta.
    un problema che aveva gravato sulle spalle del ragazzino per anni, quelli più importanti, e che finalmente Barry aveva estirpato alla radice: a quel punto le sostanze stupefacenti diventavano superflue, più divertimento che sopravvivenza (ma ogni tanto ne sentiva la mancanza: vivere - punto. - ancora a hogwarts aveva i suoi pro e i suoi contro). arrivato al quarto brownies imbottito di thc il corvonero si sentiva ancora perfettamente padrone di se stesso, ma questo non gli impedì di seguire il flood e sorridere beato di fronte ad una maeve winston fatta come un cocco; la quale era già partita in quarta scansando l'ormai ex occupante della poltrona accanto a Barry «ho cantato una canzone di gianni morandi!!! per anna!!! CON MITCHELL TREVOR WINSTON!!!!» ah, quello avrebbe davvero voluto vederlo.
    non era facile beccare il vicepreside con la guardia abbassata a sguazzare nel fango come tutte le persone poracce normali, e il fatto che Marcus Howl avesse la spiacevole tendenza a tenere per sé i gossip invece di spillare il tea rendeva tutto ancora più complicato «non ero ancora nato?» fu però su quello che la mente di barrow per qualche motivo si concentrò, la fronte leggermente corrugata mentre si cacciava in bocca quel che rimaneva del brownie rimastogli in mano — l'ultimo. sul vassoio di cartone c'era ancora un dolcetto solitario, ma il corvonero aveva l'anima del gentiluomo «lo finisca lei, prof» in ogni caso sembrava ne avesse più bisogno di lui: non la vedeva spesso così leggera, priva della ruga profonda che quotidianamente le si formava in mezzo alla fronte, oppressa da chissà quali preoccupazioni e responsabilità; roba da adulti che lo skylinski, sebbene ormai entrato di diritto in quel mondo oscuro, non capiva e non aveva intenzione di capire.
    aveva già abbastanza sbatti di suo, per pensare anche a crescere.
    «e tu?? tu cos’hai fatto??»
    nessun suggerimento per Barry, a 'sto giro.
    gli occhi scettici dei presenti si posarono immediatamente su di lui, alcuni così penetranti che pareva quasi il loro scopo fosse costringerlo al silenzio; non lo conoscevano affatto. nessuno li dentro sapeva nulla di lui, a parte maeve Winston, e certo non avevano idea di quanto poco fregasse al ragazzo di quello che pensavano — o del fatto stesso che esistessero, in quel preciso istante. per questo mantenne lo sguardo sulla professoressa, un accenno di sorriso a solleticare le labbra. aveva fatto un sacco di cose, il corvonero, e quasi nessuna che in quel circolo di menti ristrette sarebbe suonata socialmente accettabile «sono sopravvissuto» reclinó la testa, di fronte a quella mezza verità: sopravvivere era stato il life motive della sua intera esistenza, anche se ad un certo punto aveva dovuto piegarsi al volere del fato «mi sono innamorato» qualcuno in sala si lasciò sfuggire un aaww, ma ancora una volta erano lontano anni luce anche solo dal percepire la realtà.
    cj, sersha, joey e sandy
    amalie
    stiles e murphy
    william e akelei

    Barry li amava tutti.
    prima di loro esisteva solo un vuoto infinito, freddo e calcolato, nel quale da bambino si era perso innumerevoli volte senza riuscire a riemergere; ci affogava dentro, ritrovando solo se stesso, e poi erano arrivati loro ed era cambiata ogni cosa. smise di sorridere per un istante, il ventenne, iridi grigio azzurro a sondare il pavimento mentre si aggrappava ai ricordi — la lettera stretta tra le mani tremanti, le labbra di amalie per la prima volta sulle sue, il primo abbraccio della sua vita chiuso a sandwich tra stiles e murphy, lo sguardo di William mentre gli puntava contro la bacchetta «una volta ad una festa ho conosciuto Harvard Hilton» nemmeno quello era del tutto vero, ma doveva pur concludere con un argomento un po più soft.
    e, a giudicare dagli sguardi improvvisamente attenti delle lettrici, anche più interessante.
    per questo Barry si sporse in avanti, catalizzando l'attenzione del suo pubblico, una mano a sfiorare la bocca quasi stesse raccontando un segreto «la leggenda è vera... è superdotato anche dal vivo» annuí , mentre le signore si sventolavano i volti arrossiti con ventagli di carta (?), bisbigliando sommessamente tra loro; probabile si stessero chiedendo come faceva a saperlo, ma nessuna ebbe il coraggio di rivolgere direttamente a Barry la domanda «ah, e ho fatto fuori i miei, ma questa non è una cosa così interessante» aggiunse, all'ultimo, sventolando la mano ormai libera dal brownie.

    si chiama emancipazione.


    NOMEARTISTA
    TITOLOCANZONE
    QUOTE PROVA PROVA PROVA LUNGHEZZA MASSIMA
    E ANCHE STAVOLTA
    DI CINQUE RIGHE
    SCUSATE
    BACI STELLARI
    barrow c.gifs cr.playlistaesthetic
     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    darling, didn’t you know?
    souls like yours were meant to fall

    Group
    Professor
    Posts
    15,092
    Spolliciometro
    +6,689
    Location
    Tralee

    Status
    Offline
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    Non si era aspettata alcuna risposta specifica, ma seppe di essersi immaginata altro nel momento in cui Barrow aprì bocca. «sono sopravvissuto» Così sincero, e semplice, e nient’affatto scontato, che fendette quanto bastava l’offuscamento della Winston per far uscire un po’ più della solita se stessa, nell’occhiata in cui lo squadrò. Come tagliare la plastica di un contenitore morbido di liquidi densi e morbidi, e premere alle estremità per trarne una goccia o poco meno. Alle orecchie dei presenti, poteva sembrare un’uscita molto gen Z, una battuta sbuffata con una scrollata di spalle. Maeve Winston sapeva perfettamente che nel loro mondo, sopravvivere non fosse una questione di spallucce; sapeva che nell’ottica di un Barrow Skylinski rimbalzato da una parte all’altra dello spazio e del tempo, non fosse una battuta.
    Sapeva che comunque, alla fine, non l’avesse fatto davvero, e quella consapevolezza forse fece un po’ più male delle altre. Era sopravvissuto al non averlo fatto. «mi sono innamorato» Sentì il cuore sciogliersi nel petto, liquido nel sorriso distratto che gli rivolse. Badate bene: Maeve non era mai stata una persona romantica, o particolarmente… affettuosa nelle proprie dimostrazioni, pur amando sempre con quanto avesse a disposizione. Ma come poteva, come poteva, con quel ragazzino spezzato e ricomposto e quasi orgoglioso dell’intero che era riuscito a recuperare, non abbracciarlo? Non poteva, esatto. Il fatto che fosse fatta, poteva aver avuto una parte nel modo in cui poggiò il braccio sulle sue spalle attirandolo a sé, sospirando piano fra i capelli biondi del Corvonero, ma chissà. Chissà. (tutti. È sicuramente così.) «così tante emozioni» non elaborò, perché non avrebbe saputo come farlo, lasciando che la stretta dicesse quanto non fosse in grado ad esprimere a parole. Poco gli importava, almeno in quel momento, di quanto poco opportuna fosse: il cuore voleva ciò che voleva, e quello della Winston voleva abbracciare l’ennesimo ragazzino vittima del sistema che pur non riuscendo a vincerlo, aveva imparato a conviverci. «una volta ad una festa ho conosciuto Harvard Hilton» «la sua barba sembra così morbida» bisbigliò, accarezzando distrattamente la testa del neo battitore, perché le sembrava una priorità. «la leggenda è vera... è superdotato anche dal vivo» E – ew. Ok. Fine momento tenerezza, a quanto pareva. Si scostò dal Barrow, osservandolo con un lieve sorriso sulle labbra e trattenendo quella che sentiva essere una risatina imbarazzata premere contro il palato. «grazie della condivisione» perché indipendente dall’argomento trattato, era importante riconoscere la partecipazione alla discussione.
    Credeva. Probabilmente. Bastava che si fermasse a quello e non scendesse in dettagli scabrosi, perché era troppo...Maeve Winston per non voler sotterrarsi, indipendentemente da quanta droga avesse in circolo a rendere il mondo morbido e colorato. Il sesso non era propriamente un tabù, ma comunque qualcosa di cui avrebbe preferito non parlare con il fidanzatino di sua figlia. Tipo. Maeve sapeva, ma voleva ancora fingere di non sapere, perché i genitori non vogliono mai, e non avrebbe più potuto guardare Barrow Skylinski allo stesso modo. «ah, e ho fatto fuori i miei, ma questa non è una cosa così interessante» Finì di masticare l’ultimo brownies, annuendo fra sé e spolverando le labbra dalle briciole. Ci mise esattamente centoventi secondi prima di elaborare la frase di Barry, due minuti interi di silenzio e cambio improvviso di conversazione da parte del resto degli invitati, rapidi nel virare la chiacchierata su argomenti meno… beh. Meno e basta.
    Non Maeve Winston.
    «dobbiamo cercare un supplente di strategia?» Priorità. Comunque, per inciso, non le sarebbe dispiaciuto affatto. «fuori in che senso» Non giudicava, ma non era certa di essere nelle giuste facoltà mentali per comprendere una frase senza contesto.
    Anzi.
    Era sicura non fosse così.
    kings of leon
    use somebody
    I've been roaming around,
    Always looking down and all I see
    Painted faces fill the places I can't reach
    You know that I could use somebody
    Someone like you
    maeve w.gifs cr.playlistaesthetic
     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    544
    Spolliciometro
    +948

    Status
    Offline
    arms crossed with the attitude, lips pouted

    lynch beaumont-barrow non aveva mai amato gli abbracci.
    probabile che non avesse mai amato qualcosa in generale, oltre ad amalie — e se n'era comunque accorto quando era fottutamente troppo tardi. sulla soglia di un nuovo mondo, di una nuova vita, ad un passo dal punto zero.
    aveva sprecato i suoi anni migliori, quelli nei quali, nonostante la merda che li circondava, Lynch aveva avuto tutto: una famiglia, degli amici, un futuro; faceva schifo, ma poteva ancora contarci su. sarebbe arrivato preparato alla morte dei genitori, avrebbe accolto la presenza dei fratelli nella sua vita come una benedizione e non come l'estenuante e fallimentare ricerca di attenzioni che si era infine rivelata.

    barrow cooper non aveva mai amato gli abbracci.
    non perché vi si fosse volutamente sottratto, come una testa di cazzo platinata futuristica qualunque — nessuno si era soffermato a pensare che ne avesse bisogno. con le botte ci era cresciuto, sapeva in che modo gestirle; le cercava, persino, come si cerca la strada di casa quando se ne sente nostalgia.

    barrow skylinski aveva imparato ad adattarsi agli abbracci.
    ci si era persino abituato, come in un'altra vita si era abituato ad essere solo, e in un'altra ancora a sostituire l'affetto con l'odio.
    quelle due versioni di sé si sarebbero scostate con un movimento brusco, più contenuto e falsamente disinteressato nel caso del Cooper, sentendo il braccio di maeve winston poggiarsi sulle spalle; lo avrebbero interpretato come un attacco, un'invasione del proprio spazio, un tentativo di fregarlo — la fiducia non era mai stata qualcosa di davvero tangibile, per barry. per Lynch.
    ma barrow skylinski si era adattato, si adattava di continuo, e prese quell'abbraccio per ciò che significava realmente «non deve dispiacersi» sussurrò, un bisbiglio rivolto solo alla professoressa, del tutto disinteressato agli sguardi che vagliavano entrambi cercando risposte; non ne avrebbero avute, questo è certo: anche volendo, barry non avrebbe saputo come elaborarle. solo maeve non ne aveva bisogno, presente e consapevole di qualcosa che andava ben oltre l'immaginazione dei presenti.
    insieme, quasi contemporaneamente, avevano perso tutto e ricominciato da capo.
    pensò per un istante di appoggiare la testa sulla spalla della Winston, ma all'ultimo rinunciò — non era abbastanza fatto per quello, dischiudendo invece le labbra in un sorriso che raramente barry concedeva al mondo: apparteneva a qualcuno che sarebbe potuto essere, magari appassionato di esorcismi e mayali galattici, astemio e chiacchierone, impossibile da non amare in quanto troppo stupido per essere vero.
    un istante, ed era già sparito.
    dopo tutto, barrow cooper esisteva solo nel sottosopra.
    «dobbiamo cercare un supplente di strategia?» ci mise un po', barry, a capire. non è che non volesse considerare William suo padre, semmai l'esatto contrario, ma era anche e soprattutto una persona pragmatica; a volte fin troppo terra a terra, di quelle che credono in qualcosa solo quando ne hanno prova tangibile di esistenza (e della presenza degli alieni esistevano migliaia di prove documentate, per questo ci credeva ciecamente, duh!), e raramente si lasciano trasportare da utopiche fantasie capaci solo di lasciarti con un pugno di mosche in mano. una parte del ragazzo, sepolta nemmeno troppo in profondità, agognava l'idea che quello fosse suo padre, ma non lo era.
    William Barrow era il padre di qualcun altro, qualcuno che barry non poteva più essere; un cosetto minuscolo che cercava sempre di tirargli i capelli quelle rare volte che gli akerrow riuscivano ad incastrarlo come baby sitter. il suo will era morto e sepolto, solo l'eco di un ricordo negato «solo se il preside ha finalmente deciso di licenziarlo» come a confermare che no, non aveva ucciso William. anzi, a ben pensarci, forse era meglio non far credere a quella gente che avesse ucciso qualcuno, in generale; perché se maeve lo guardava incuriosita, l'orrore crescente sui volti delle altre invitate alla cena del Club del Libro lasciava intendere un finale a sorpresa per la serata «fatto fuori? ho detto cosi?» si. «damn, autocorrect. intendevo portato fiori. al cimitero. tutte le domeniche» cosa che faceva davvero, sending his regards con un dito medio per ogni lapide «da quando sono stati uccisi non ho pace» si premette la mano sul cuore, calando le palpebre sugli occhi chiari: era dannatamente difficile trattenere un sorriso compiaciuto quando tutta la scena gli si riproponeva davanti come il cinematic masterpiece che era «e non hanno mai preso il» i* «colpevole... dove andremo a finire??? è una vita così ingiusta» gli sguardi orripilati erano già scomparsi, sostituiti da quella curiosità morbosa che le donne di mezza età essudavano senza ritegno ogni volta che si poteva sparlare di qualcosa: avrebbero voluto sapere di più, tutti i dettagli più macabri come se li leggessero dentro uno dei loro libri preferiti, e a barry sarebbe piaciuto tanto accontentarle. dopotutto, chi meglio di lui poteva raccontare loro come fossero andate le cose? quanto sangue fosse stato versato, quante e quali ossa fossero state spezzate, le ultime parole che Christoff aveva gorgogliato rivolgendosi direttamente a lui, prima di spegnersi come un cerino al vento «mi mancano un sacco» piegò leggermente la testa verso mae, inarcando entrambe le sopracciglia; mosse la bocca senza voce, mimando un no con le labbra che solo lei poteva vedere — non ci credeva nessuno, dai «io ho fame. lei no? » chiese, un istante dopo, balzando in piedi come una marionetta a molla dalla scatola: poteva essere ormai assuefatto alle droghe leggere al punto da non sentirne quasi gli effetti stupefacenti (in tutti i sensi), ma alla fame chimica non ci si abituava mai.
    god bless.

    NOMEARTISTA
    TITOLOCANZONE
    QUOTE PROVA PROVA PROVA LUNGHEZZA MASSIMA
    E ANCHE STAVOLTA
    DI CINQUE RIGHE
    SCUSATE
    BACI STELLARI
    barrow c.gifs cr.playlistaesthetic
     
    .
  7.     +1    
     
    .
    Avatar

    darling, didn’t you know?
    souls like yours were meant to fall

    Group
    Professor
    Posts
    15,092
    Spolliciometro
    +6,689
    Location
    Tralee

    Status
    Offline
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    «non deve dispiacersi» Ci mise (ancora? Sempre, a quanto pareva: elaborare le informazioni con un eccessivo ritardo, era la sua nuova vita) qualche secondo a comprendere le parole bisbigliate dal Corvonero, e qualcuno in più per connettere a cosa fossero riferite. Corrugò le sopracciglia, allontanando il volto quanto bastava per guardarlo, lasciando che le (offuscate. Bisognava dirlo) iridi blu mostrassero quanto provasse. Non era difficile leggere Maeve Winston, una volta appreso il codice entro cui inserirla. Gli occhi della Winston, come i fianchi di Shakira, non mentivano mai, neanche quando avrebbero dovuto. Non era quello il caso, ma avrebbe potuto esserlo, e sarebbe stata trasparente in egual misura. «non sono dispiaciuta» assottigliò lo sguardo sui propri piedi, cercando di formulare una frase di senso compiuto che rendesse concreto l’ammasso di pensieri nello sguardo. Umettò le labbra. Certo, che era dispiaciuta, come avrebbe potuto non esserlo? Si dispiaceva di tante cose, Maeve – del sistema, del loro mondo, di come porgere una mano non fosse mai abbastanza, di come una giovinezza fosse sempre preclusa. Era stata più giovane di Barry quando aveva preso in mano la propria vita, unendosi alla Resistenza, perdendo ogni certezza che avesse nelle proprie giornate, e nel proprio credo, in pochi attimi. Si cresceva con la consapevolezza che quel tipo di minaccia esistesse, e quando si diventava grandi… non era semplice discernere ordine dal caos, giusto da sbagliato. A ventisei anni, ancora non era certa da quale parte stesse nella divisione delle cose. Ma non era per quello che l’aveva abbracciato. «sono fiera di te» Il tono basso e confidente, il fantasma di un sorriso sulle labbra sottili, nella piccola spallata con cui lo scrollò. Non era solita elargire complimenti o quel genere d’ammissioni, e Barrow lo sapeva: andava guadagnato, perché era sempre - sempre - sincero. Il problema di Hogwarts era che assumeva quello che vedeva, e i docenti non erano diversi dalle persone che ne vestivano i panni fuori dal castello: chi si presentava – perdonando il francesismo – cazzone, restava cazzone, e chi come la Winston esigeva il mondo e le stelle, lo faceva anche nella vita personale.
    «da quando sono stati uccisi non ho pace. e non hanno mai preso il colpevole... dove andremo a finire??? è una vita così ingiusta» Oh no, quello era decisamente un qualcosa che Maeve Regan Winston, perfino in quello stato di limbo comatoso, sapeva di non voler sentire. L’ignoranza, talvolta, era una benedizione; si domandava cosa provassero le persone stupide a non capire, ed avrebbe voluto essere una di loro. In quel momento, si aggrappò con tutta se stessa al cadere nell’abisso dato dai brownies deliziosi che aveva spazzolato, certa di non essere pronta a quello.
    Mai, probabilmente. Omertosa? Sì, ma Barrow le piaceva troppo per volersi porre domande di cui non le sarebbe piaciuta la risposa. Avrebbe voluto dire che non le sembrava il tipo di ragazzino da fare qualcosa senza motivo, ma… ecco, non era così. Crescendo era cambiato, certo, ma poteva metterci la mano sul fuoco? No. Decise di fidarsi comunque. «mi mancano un sacco» Incrociò brevemente lo sguardo del biondo, ma lo distolse subito perché i suoi, di genitori, erano morti per davvero e le mancavano sempre. Accennò comunque un sorriso, le ciglia a carezzare la guancia nello sguardo abbassato verso il pavimento. «io ho fame. lei no? » Ci pensò un attimo, prima di scuotere il capo. Era ancora troppo presto per la fame chimica, ed aveva ingurgitato abbastanza brownies per una vita intera.
    Magari l’indomani.
    Dato che il discorso l’aveva resa leggermente più lucida, si sedette composta sulla sedia (aka: poggiando tutto il proprio peso, così da non ciondolare come un orologio a pendolo, visto che tutto intorno a lei sembrava muoversi.) e si azzardò, dopo essersi assicurata che non contenesse alcool, a bere un sorso di succo alla mela. Era una specie di festa, quella: c’erano cibo, bevande, e chiacchiere vivaci intorno a tutto il club del libro, quindi Maeve being Maeve, decise di rompere il mood con una di quelle domande che nessuno, soprattutto non un giovane adulto, voleva sentirsi fare.
    «sai già cosa fare dopo il diploma?»
    kings of leon
    use somebody
    I've been roaming around,
    Always looking down and all I see
    Painted faces fill the places I can't reach
    You know that I could use somebody
    Someone like you
    maeve w.gifs cr.playlistaesthetic

    probabilmente potevamo chiuderla con non curanza, ma ho pensato che magari potessimo hintare qualcosa VISTO CHE DIVENTERà IL SUO ASSISTENTE??? EH??? VIECCE LA CHIUDIAMO DOPO.
     
    .
  8.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    544
    Spolliciometro
    +948

    Status
    Offline
    arms crossed with the attitude, lips pouted

    erano passati degli anni, troppi.
    così tanti che rob, pur facendo uno sforzo, non riusciva a contarli — prima di morire, di venire risucchiato nel 2117, di aprire la lettera a lui indirizzata, di vedere le foto, di essere invitato ad un falso rave, di essersi inventato un'identità fittizia e trovato due pazzi che lo adottassero. prima di tutto questo, barrow skylinski non si era mai sentito dire una cosa del genere. sono fiera di te, aveva sussurrato maeve, parole che ormai Barry aveva imparato a conoscere e alle quali sapeva come rispondere.
    ma tutti quegli anni prima, di fronte ad una frase del genere il biondo sarebbe rimasto spiazzato, ancor più che dall'abbraccio; perché a quello poteva sottrarsi, fingere non gli interessasse, ma quell'unica frase era diversa. poteva essere un inganno — prima, lo avrebbe pensato. dopo tutto, non aveva mai fatto niente nella vita che potesse rendere fiero qualcuno «mh.» le aveva risposto cambiando subito argomento, trattenendo tra sé un sorriso tirato che poco si adattava all'occasione. poteva anche essere cambiato, il corvonero, ma alcune cose non riusciva a vederle comunque.
    perché qualcuno dovesse essere fiero di lui, per esempio, quando tutto quello che aveva combinato fino a quel momento era cercare di sopravvivere — e non sempre gli era riuscito di farlo. sotto sotto si riteneva ancora un fallimento, barrow skylinski, ma era una consapevolezza che, grazie a loro pesava meno. quasi da non farci più caso.
    «sai già cosa fare dopo il diploma?» ugh.
    in genere, quello veniva considerato un colpo basso; insieme a domande più invasive come 'la fidanzatina???', 'com'è andato l'esame all'Università??', 'sei sicuro che non c'entri niente con la morte dei tuoi genitori?', ma Barry nella sua breve vita aveva sofferto abbastanza da costruirsi una barriera protettiva più che dignitosa. l'ansia del futuro, quando non credevi davvero di averne uno, diventava roba di poco conto «sa, prof-» si guardò intorno, il biondo che da tempo ormai non era più platinato — yet. «ad essere sincero non pensavo nemmeno di arrivarci al diploma» prese una ciambella ricoperta di zuccherini colorati dal tavolo di fronte a sé, mantenendo le iridi grigio azzurre inchiodate a quelle scure di una signora che aveva allungato la mano nello stesso momento.
    e verso lo stesso dolce.
    «ho sempre immaginato di rimanerci secco prima, in un modo o nell'altro» quando la vecchia si ritirò, sconfitta, Barry le rivolse un sorriso compiaciuto prima di riempirsi la bocca con un morso di ciambella: non era nemmeno buona, ma lo zucchero faceva comunque il suo dovere «e in effetti..» era di nuovo voltato in direzione di maeve, e il sorriso si fece più stanco, intimo — lo sapeva bene, la Winston, come barrow skylinski avesse tagliato anche quel traguardo. si strinse nelle spalle, scacciando il ricordo della propria morte con la mano libera, addentando ancora una volta la ciambella «credo che lavorerò al Ministero. il tirocinio come obliviante è andato bene direi» lui e fray aveva trovato due o tre ottimi aspiranti barman, un vero successo.
    che ne sapeva, Barry, che i mago avrebbero sconvolto i suoi piani, sradicato le sue (poche) certezze — che un ragazzino morto avrebbe cambiato tutto, portandolo ancora una volta nell'ultimo posto in cui la mente del corvonero poteva immaginare se stesso. tra le mura di Hogwarts, con Maeve Winston, ad insegnare ai bambinetti: neanche nei suoi peggiori incubi.

    NOMEARTISTA
    TITOLOCANZONE
    QUOTE PROVA PROVA PROVA LUNGHEZZA MASSIMA
    E ANCHE STAVOLTA
    DI CINQUE RIGHE
    SCUSATE
    BACI STELLARI
    barrow c.gifs cr.playlistaesthetic


    ciao freme ce l'ho fatta!!! scusa il flash post ma sono nella mia nuova 500/600 parole era ❤
     
    .
7 replies since 8/11/2021, 18:42   270 views
  Share  
.
Top