always forever a black sheep

arms crossed with the attitude, lips pouted

Lavorare ad Hogwarts non era esattamente come Heidrun Ryder Crane, Milkobitch a tempo perso, si era aspettata. Aveva creduto che il drama di un qualsivoglia liceo babbano, come quello che aveva frequentato lei alla loro età, sarebbe stato triplicato, considerando l’ammontare di magia che fungeva da incognita caos dell’equazione, e che il fatto che ogni lezione fosse potenzialmente letale avrebbe reso la sua permanenza fra i grigi e freddi corridoi della scuola più divertente. Che gli archetipi si sarebbero riassunti nelle quattro casate, rendendo l’ambiente una competizione fra colori che avrebbe fatto il boom su Netflix: trope found family! Squad! Tradimenti! Friends to lovers to enemies to lovers! Found family ma è la tua famiglia biologica di un’altra epoca! Daddy issues ma te la fai con il tuo prof! Mettere degli adolescenti in un contesto di survival avrebbe dovuto rendere ogni giorno differente ed entusiasmante, per una farfalla sociale dipendente dalla teatralità quale era la novella membro della security.
Invece, aveva trovato: noia, noia, regole seguite sul serio, altra noia, nulla da fare, una quarantena di un mese a causa di una malattia semi letale, ancora noia. Ovviamente, aveva fatto del proprio meglio per migliorare la vita piatta e priva di euforia di quel branco di disgraziati, temprandoli come solo una Crane slash Milkobitch slash Quinn sapeva fare: aveva distrutto coppie suggerendo con innocenza che si tradissero a vicenda; aveva spinto altri l’una fra le braccia dell’altro sotto l’attento studio di una infervorata Murphy Skywalker; aveva offerto lezioni private di auto difesa per il puro gusto di fargli il culo (ok, forse un pochino anche per rendersi utile, ma davvero una minima parte); aveva nascosto oggetti di varia natura per il castello rimanendo a guardare mentre si incolpavano fra loro, intervenendo solo quando (costretta da altri. Duh) la situazione si faceva critica. Insomma, aveva fatto di tutto - eccetto il proprio lavoro – per migliorare le drastiche circostanze in cui versava Hogwarts, ma niente. Restava una grande rottura di coglioni. Le mancava lavorare al Ministero, passare le giornate a sgretolare i testicoli di Gemes Hamilton, provarci con Akelei Beaumont o cercare di superare le barriere (fisiche? Anche; Hyde aveva dei problemi) che la dividevano dal Capo del Consiglio aka suo fratello, ma… al Ministero non c’era Murphy. Rimanere a scuola era un sacrificio che era disposta a fare, se significava lavorare fianco a fianco della Skywalker. Senza contare che avesse un posto in prima fila per osservare da lontano, ma neanche troppo, le travagliate vicende dei suoi vari bros: Jeremy era un Jeremy, Amalie ormai era un passo dal matrimonio con Barry (che era Skylinski, quindi ne era più che fiera: ottima scelta!), Oscar non le dava soddisfazioni, ma Arturo - RIVER!!!! - era una vera fonte di intrattenimento
(sì, durante la malattia erano stati tutti contagiati ed erano un po’ morti, ma andiamo, Run non era mai stata preoccupata: i Quinn morivano, vero, ma tornavano sempre dall’aldilà)
con quel suo essere così poco Crane. Una meraviglia tascabile. Non era neanche offesa dal non essere cagata di pezza, pur sapendo che l’Hendrickson fosse a conoscenza del fatto che fossero fratelli: Hyde l’aveva forgiata a combattere nuove battaglie – e poi aveva pur sempre Jekyll, compensava per la rudezza del resto della progenie.
Fratelli. Strange forte.
Dover necessariamente tenersi impegnata, considerando che i ruoli della security fossero davvero infimi da quelle parti, l’aveva spinta a diventare, se possibile, ancor più molesta. Seguire i loro… progressi nella vita era uno degli svariati passatempi della mimetica, ma non l’unico: poteva sempre bersi un goccino con Euge o fumarsi una canna con Will, giocare a strip poker con Jade e Gwen, importunare Mac per sapere cosa succedesse nel deep dark web degli studenti, ed insegnare ai freaks come nascondere efficacemente armi nel vestiario quotidiano («ma non abbiamo un reggiseno» «tempo di adattarsi.»).
La sua parte preferita, comunque, restava quella di picchiare gli studenti. Era una fiera sostenitrice del correggere il comportamento in giovane età, prima che potessero peggiorare e diventare dei Gemes qualunque. Niente di grave, lussava qualche spalla e rompeva qualche braccio, e tutto in virtù di un bene superiore: odiava i pregiudizi, ed era giusto che nel fottuto ventunesimo secolo, la gente iniziasse a liberarsene. Davvero, erano il suo unico – o uno dei pochi, perlomeno - tabù. Credeva che le persone fossero libere di odiare chiunque, perché tutti un po’ se lo meritavano, ma non per motivi così stupidi quali il sangue, o il proprio essere diverso: porca troia, con tutti i motivi che c’erano per tenersi sul cazzo qualcuno? C’era ancora gente che metteva il latte prima dei cereali, parliamone.
Comunque.
Ogni tanto le toccava anche fare il proprio lavoro (…) con mansioni specifiche e scelte da altri (uccidevano la libertà d’espressione ….), e quello era uno di quei momenti: la rOnDa, non dissimile a quelle dei caposcuola e dei prefetti, ma con più armi e con una divisa più fika (se aveva scelto di lavorare nella security per la divisa? Assolutamente sì). Passeggiava per il castello tamburellando le dita sulle pareti, portando di tanto in tanto la radiolina magika delle comunicazioni alle labbra, per tenere aggiornata Murphy con le loro frasi in codice:
«como se llama»
«sì!!!»
«bonita»
«sì!!!»
«mi casa, su ca -» (fine. that’s it)
Si interruppe, svoltando l’angolo che si affacciava sulla porta della Sala delle Torture, mormorando a Murphy un «a dopo» a labbra strette, spegnendo le comunicazioni con la cugina. Non trovava completamente sbagliata l’esistenza di quella stanza, ma trovava molto sbagliato chi ci lavorava dentro. Non Anjelika, mai Anjelika Queen , ma quell’insulso individuo che si spacciava per torturatore pur essendo solo un patetico, e bastardo, (clown) sadico di merda. Aveva degli issues personali, e li scaricava sempre su chi gli passasse di fianco nel momento sbagliato. Aveva valutato più volte l’idea di farlo sparire, ma sapete come si diceva: conosci il nemico che hai, non quello che trovi – forse non era così, ma il concetto era quello. Perlomeno Sven era stupido, e non credeva sarebbero stati così fortunati con un sostituto. Lo guardò allontanarsi, e si affacciò all’interno della stanza da cui provenivano suoni facilmente identificabili: grugniti sofferenti, basse imprecazioni – il solito. «ehi» Studiò rapidamente il contenuto della stanza, abbassando poi lo sguardo verso la persona TM. «che hai fatto?» Dalla risposta, avrebbe deciso come passare il resto della sua giornata.

arms crossed with the attitude, lips pouted

Poggió una spalla allo stipite della porta, un sorriso estasiato ad allargarsi lentamente sulle labbra riconoscendo l'ospite della sala delle torture: WILLOW BECKHAM!! La temutissima Caposcuola Corvonero famosa per i suoi coltelli, i riti di sangue, e le passeggiate nei cimiteri, come se tutte le precedenti fossero difetti e non ottime motivazioni per adorarla. Inutile specificare che fosse la sua amica di Mac preferita (anche se aveva un debole per Gideon ed i suoi biscotti: non c'era miglior modo di svegliarsi al mattino che tentando di lapidare Gemes Hamilton con la sua personale versione di una colazione a letto) e che se fosse stata un'adulta più funzionale e responsabile, avrebbe chiesto più insistentemente all'Hale di invitarla a cena, invece di dimenticarsene. Era sempre stata distratta e fallace, lunatica; prendere impegni faceva così poco per lei, che si era fidanzata nel 1917 ed ancora non aveva scelto ufficialmente i testimoni.
«ho accoltellato la caposcuola serpeverde»
«spicy» schioccò le labbra fra loro, arcuando curiosa le sopracciglia. Ovviamente non aveva la minima idea di chi fosse, perché la sua attenzione selettiva era catturata solamente da individui di un certo rilievo (casi umani, principalmente), poco importava che caposcuola e prefetti fossero spesso a fare ronde in sua dolce compagnia. Se eri un individuo mediocre, la mimetica non registrava la tua esistenza & that was it. La Caposcuola doveva rientrare in categoria, perché non le veniva in mente ne un nome né una faccia. «e perché?» non un'accusa, mai un'accusa ( quando si trattava di accoltellare qualcuno, Run era sempre di parte), solo sincera curiosità. Come già detto, le piacevano i drama, e sperava sempre di spillare un po' di tea dagli sgagni Hogwartsiani. «ha provato a fregarti la ragazza?» *gasps* quello si che sarebbe stato interessante, ed avrebbe avuto qualcosa da raccontare a Murphy!! Non c'erano più i duelli d'onore e d'amore di una volta, mai una pugnalata per un tradimento colto sul fatto o un impeto di gelosia. Che palle. «evidentemente non abbastanza bene, dato che mi hanno mandato lui e non la queen» Inaspettato. Da che mondo e mondo, chiunque avrebbe preferito l'incompetente smidollato Sven alla sanguinaria, bellissima e seducente, Anjelika Queen, ma oh - non giudicava. Entrò nella stanza guardandosi distrattamente attorno, le dita a carezzare gli strumenti appesi alle mura. «eh. non sa usare la metà delle cose qui dentro» prese un coltellino, puntellandolo sul pollice fino a spillare una goccia di sangue. Sibilò fra i denti, disegnando una faccina sulle pietre con il liquido cremisi, prima di infilarsi il dito in bocca. «uno spreco» non che Heidrun fosse una fan della tortura, i propri nemici preferiva ucciderli rapidamente e togliersi il pensiero, ma se avesse dovuto torturare per lavoro, il minimo che avrebbe fatto sarebbe stato renderlo divertente. Appagante. Che senso aveva ammanettare qualcuno e punzecchiarlo come un kebab? Non insegnava una lezione, era solo una perdita di tempo per tutti. Ma ehi, era solo un membro della security, che ne sapeva lei. «sinceramente mi sto annoiando» Beh, essere ospiti di quella stanza non presupponeva un alto livello di intrattenimento, ma di nuovo, chi era lei per giudicare. Sorrise, chinandosi fino ad essere alla stessa altezza della ragazza, intrecciando le dita sotto al mento. «aw, non pensavo fossi per questo genere di cose» soprattutto con Sven. Un po' di bondage era cosa sana e giusta, non sarebbe certo stata Run a dire che ci fossero luoghi più opportuni (se alla loro età avesse avuto una stanza delle torture tutta sua? Probabilmente ci avrebbe passato ben più tempo del dovuto, sia per scopi didattici che personali. js), ma la compagnia faceva tanto. «hai visto mac per caso? mi sa che faccio tardi all'allenamento oggi» Infilò la punta del coltellino tra le pietre del pavimento, sopracciglia lievemente corrugate. «mi sta evitando» non che fosse una novità. Mac pensava di essere molto ✨subtle✨ nelle sue fughe, ma Run sapeva benissimo che la stesse volontariamente evitando, e glielo lasciava fare. Probabilmente aveva i suoi motivi; lo lasciava fare senza premere troppo (un enorme sacrificio), ricordandogli talvolta della sua esistenza così che non si dimenticasse di lei per mesi, rimanendo a debita distanza di sicurezza di modo che si riabituasse.
Come gli animali selvatici, esatto. Aprì la bocca, tentata di essere Run at her finest e non farsi i cazzi propri chiedendo a Willow, una sua amica, cosa stesse succedendo, ma SHE WAS STRONGER THAN THAT. ERA MIGLIORATA! ERA CRESCIUTA! Così la richiuse, perché quando baby Hale avesse deciso fosse affar suo, lo sarebbe diventato.
Che palle.
«ma posso dirlo a Murphy. BAHAMA» gridó nella radiolina, ricevendo in risposta uno squillante. «MAMA!!!» Bació sonoramente l'apparecchio così che arrivasse direttamente alla Skywalker. «se vedi Joey, digli che Willow non riesce a venire agli allenamenti» «joey di Sandy?» «joey di sandy» era così che si riferivano agli sgagni, erano troppi per ricordare tutti i loro nomi - ma una ship era per sempre. «copy that!!» Richiuse la comunicazione infilando la radio in tasca, e dondolò sui talloni guardando Willow. «dovrei lasciarti qui» o portarla in infermeria, se fosse stata una persona migliore - ma non la era. «ma mi annoio anche io. vuoi fare un gioco con me?» Sorrise felina, e non c'era nulla di confortante nel meraviglioso sorriso di Heidrun Ryder Crane, Milkobitch a tempo perso.
«e quando vieni a cena da noi???» così, unrelated, altrimenti si dimenticava di nuovo.