a purrrfect crime

hazel x kallistos

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    hazel e.
    mcpherson


    Premessa che forse non acquisirà senso neanche andando avanti: Hazel ha sempre odiato Hello Kitty.
    Glielo aveva sempre detto, mamma Vicky, che la sua ingordigia avrebbe comportato un sacco di guai, e fin qui davvero… nulla di nuovo, ecco. Hazel McPherson che non si cacciava nei guai? Era impossibile. Sarebbe stato come non mettere le gocce di cioccolato nei cookies, che cookies ne sarebbero venuti fuori?? Biscottini normalissimi, ecco cosa.
    Ebbene sì, la McPherson era un biscotto con tante, tante e poi tante gocce di cioccolato, l’ingrediente extra che rendeva quel qualcosa speciale e diverso dagli altri. E sarebbe stato davvero difficile non riconoscere il capitano grifondoro nei corridoi, soprattutto perché portava con sé un gran baccano – e due tipi di baccano: o chiacchiere o risse. fifty fifty –. Se le fosse capitata un’occasione in cui avrebbe dovuto essere silenziosa… e discreta…… e composta……… Haz non sarebbe durata un minuto. No davvero, stare un minuto iNtErO senza parlare era chiederle troppo, una violazione della sua libertà personale, una tortura, UN SOPRUSO BELLO E BUONO!!! E poi aveva sempre tantissime idee (stupide) e pensieri (demenziali) che giravano per la sua testolina (del tipo: “devo chiedere a callie un aggiornamento sul fascicolo ship n. 345” virando poi su un quasi shakespeariano “e se in realtà l’attesa del mangiare, fosse essa stessa il piacere?”, e “voglio la pubertà, perché la natura non poteva passare anche le mie tette a Livy???”).
    Non una vita semplice, quella della ragazza. Se poi si aggiungevano le lavate di capo per essere stata bocciata con la somma sorpresa di assolutamente nessuno – smorzata però dal fatto che Gedeone si era fatto bocciare una seconda volta –, allora avrebbero proprio dovuto costruire un monumento in suo onore!!! Nessuno apprezzava mai i veri eroi (cosa? Cosa), ma sarebbe andata avanti.
    Andò avanti.
    E la pandemia che aveva iniziato a circolare a Hogwarts, non ancora abbastanza grave da preoccupare persino una come lei?? Anche quello si era messo di mezzo, perché adesso le mani puzzavano di merluzzo… e non poteva prendere a pugni chi la infastidiva… o dare pacche e spingere e tutto il resto?? E ANDARE A WICKED PARK E NEI NEGOZI DI DOLCI E VEDERE LA SUA AMICA CALLIE OH MEO DEO.
    Odiava tutto quello. Sul serio, lo detestava con tutto il cuoricino, tanto che il suo perenne sorriso senza senso aveva iniziato ad affievolirsi in quello che, a seconda dei giorni, erano un vero e proprio broncio. AH, meno male che aveva suo fratello da prendere in giro (la rallegrava sempre un sakko) e la sua squadra a tirarle su il morale – e rifornirla di snack e dolcetti, visto che lei aveva finito i suoi.
    Mangiare era una valvola di sfogo che Hazel fortunella poteva permettersi per il metabolismo magikamente veloce: ed era seduta su uno dei marmetti in cortile, quando aprì un pacchetto rosso di cui non si curò di leggere il nome – qualsiasi dolcetto andava bene, se aveva zuccheri –. «Uao ma che bellini?????» Somigliavano tantissimo agli m&m’s, colorati e allegri come piacevano a lei!!! Ma dopo una caramella, poi due, poi una manciata, Haz iniziava a sentirsi… come se ci fosse una nota stonata, in lei. Smise di masticare, perplessa perché la McPherson non era mica una tipetta da proporsi questioni esistenziali su se stessa, tutt’altro!! Perché aveva voglia di… leccarsi i baffi? E stiracchiarsi con la pancia piena? E TROVARE UN DANNATISSIMO DIVANO IN PELLE SU CUI FARSI LE UNGHIE???? Dio, aveva un’immane necessità di distruggere qualche divano.
    Allora, la non brillantissima grifondoro iniziò a sospettare del pacchetto tra le mani. Rigirò la plastica rossa, e quando vide che dolcetti erano sgranò gli occhi. «Oh, meow god Kitties. Non lei (spoiler: sì), le caramelle!!! Questo voleva dire che «SONO UN GATTO!!!!!»
    ERA UN GATTO!!!!!! Okay, ogni tanto faceva bene cambiare prospettiva??? Magari si sarebbe divertita a essere una bella gatta da pelare????? (ahah, simpy) Ma hello kitty non le era mai piaciuto, non voleva essere una stupida piccola noiosa e patetica hello kitty… Si guardò le mani, desiderando degli artiglietti per scavare nell’erba e fare casino come sempre, ma in felino. Aggrottò la fronte. «No, quello è troppo anche per me, insomma, ho una certa dignità no??» No. Si grattò il collo, fissandosi ANCORA le dita. Non poteva leccarsele, c’era il virus magiko in circolazione!!! «Dai cercherò di fare la persona seria ahah, quanto mai potrà essere complic-»
    Dieci minuti dopo era a rotolarsi sull’erbetta bella bellissima come i gatti in una giornata di sole. «OH MEOW DEO CHE BELLA SENSAZIONE!!!» L’AVREBBE DETTO A CALLIE!!!! E POI L’AVREBBERO FATTO INSIEME!!!!!!! ERA UN ANTISTRESS NATURALE!!!!!!!! Si tirò su a sedere, scrollando la testa per poi aguzzare le orecchie al suono di passi non poco distanti e… tu guarda, era il Sinclair. Non il bff di Gid che si era diplomato, ovviamente, ma l’altro!! Lei e Kallistos riuscivano a malapena a sopportarsi, e se ci provavano era perché entrambi giocavano nella squadra di quidditch. E in genere Hazel ce la faceva, a reggere la sua presenza da biondo ossigenato chiaramente falzo, davvero!! Si era persino fatta scivolare addosso l’insinuazione di Ciruzzo che al prom li aveva scambiati per fidanzatini!
    Sbuffò, alzando un elegantissimo dito indice in sua direzione. «Ehi, palo della luce allampanato!!» Si accorse troppo tardi del guaio, proprio come era successo quando aveva mangiato mezzo sacchetto di kitties e aveva iniziato a sentirsi strana; stavolta, però, era più VIULENTO.
    E lo era perché Haz, versione gatta irritata dalla sua presenza, si era messa a correre verso di lui. Saltandogli addosso e facendo cadere entrambi a terra. Letteralmente. Incrociò lo sguardo chiaro (e probabilmente sconvolto.) del ragazzo, arricciando il nasino con fastidio. «HHHHHIIIIII!!!!!»
    Ora capiva perché i gatti soffiavano in faccia alle persone: dava molta soddisfazione.

    gryffindor
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    maybe she's born with it
    maybe it's caffeine.
     
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    Una pandemia magica poteva significare solo una cosa, ovvero che il mondo magico e quello babbano fossero così vicini non solo da incontrarsi, ma addirittura mescolarsi tra di loro, confondendosi e creando IL MALE. Era chiaro a molti che le cause di quella malattia contagiosa fossero da ricercare soprattutto nei babbani, nella mescolanza tra special e maghi - un po' come i wet market in Cina - eppure il governo sembrava non voler prendere una posizione su questo, o meglio: all'apprenza questo non sembrava affatto un problema ed era più semplice nascondere la polvere sotto al tappeto che farla sparire davvero. Con un Ministro della magia simile, dopotutto, il Sinclair non aveva buone speranze. Starsene confinato tra le mura di Hogwarts era qualcosa di devastante, per lui, ma mai quanto avere le mani che puzzassero di Merluzzo costantemente. Perchè non voleva saperne di ammalarsi, e seguiva tutte le regole per evitare di infettarsi: manteneva la distanza di sicurezza, e usciva fuori solo per portare a spasso il cane. Anche se non aveva un cane. Ecco perchè ne aveva rubato uno. O meglio, lui diceva di aver "preso in prestito" il cane di Gideon McPherson, Tarzan. Non glielo aveva davvero chiesto, anche perchè probabilmente il McPherson non glielo avrebbe mai lasciato. Dopotutto Tarzan non lo conosceva davvero, e poi serviva a lui per uscire dal castello. Ma prenderlo era stato più semplice del previsto: come ogni cane fedelissimo, Tarzan non aveva opposto alcuna resistenza quando lo aveva preso al guinzaglio, per portarlo fuori insieme a lui, fuori dalle mura del castello. Il Sinclair si era seriamente domandato se il peloso si fosse accorto che lui non era esattamente il suo padrone. Gli aveva fatto le feste come se lo conoscesse. Tsk, la fedeltà dei cani faceva davvero ridere. Girò per più di mezz'ora, aggirandosi nei pressi del lago nero e lasciando che il cane biondo pisciasse un po' ovunque i vari arbusti lì presenti, con un accenno di disgusto sul volto.
    Poi, qualcosa arrivò a turbare la sua già minata serenità. A lato della strada, la McPherson: l'eleganza che l'aveva contraddistinta al prom era solo un ricordo, e lasciava ampio spazio a capelli arruffati, sguardo indemoniato e strani versi di dubbia natura e sui quali Kal non si interrogò più del necessario. Non aveva alcun motivo per rivolgere la parola o lo sguardo ad Hazel McPherson fuori dal campo da Quidditch, e l'avrebbe senza dubbio ignorata, se avesse potuto. Era questa la sua intenzione, semplicemente passare dritto fingendo di non averla vista, nonostante lei fosse una tipa piuttosto appariscente nei modi. Ma no, ignorarla era, a quanto pareva, impossibile. E quindi via, saltata la possibilità di ignorarla, non poteva far altro che passare allo step successivo: fulminarla con lo sguardo. E lo fece, lanciandole il peggior sguardo incendiario del repertorio di sguardi incendiari: Laurel Goldstein, che aveva studiato la famiglia Sinclair, poteva riconoscere che quello fosse Lo Sguardo, dedicato alla McPherson. Solo suo, di nessun altro. Il peggiore. In verità, non lo turbava il dito indice che lei gli aveva puntato contro, nè tanto meno le parole con cui lo aveva definito: gli sarebbero scivolate addosso senza alcun problema come sempre. Il fatto però, era che quella volta la McPherson sembrava avere un comportamento diverso dal solito, uno strano luccichio sinistro negli occhi che costrinse il biondo non solo a fermarsi, ma anche ad indietreggiare di qualche passo, vedendola avanzare verso di lui. Okay, ed una volta che anche Lo Sguardo aveva fallito, qual'era il passo successivo? Non lo sapeva, perchè non era mai servito andare oltre questo. In genere, la Mcpherson aveva la decenza di fermarsi prima, o comunque spostare altrove le proprie attenzioni. Non sapendo bene come comportarsi, ed osservando l'avanzare cavalcante di lei con un cipiglio severo e confuso, riprese ad indietreggiare con più convizione, quasi pronto per correre via: avrebbe mostrato in altre occasioni, di possedere il coraggio che illuminava la sua Casa. Questo non gli faceva onore ma: anche se la sua altezza sfiorava il metro e novanta, ed aveva una corporatura allenata, avrebbe sempre e per sempre temuto quella bomba ad orologeria della McPherson. Era imprevedibile, lei: come ogni bomba non potevi mai sapere quando avrebbe deciso di esplodere. Ed anche se si aspettava davvero di tutto, da quella ciambella con le gambe, non era pronto a ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco. Sì, l'agilità non era il massimo, per uno della sua altezza, ma cadere a terra in un modo così poco elegante proprio non se l'aspettava. Si ritrovò subito riverso sull'erba, e c'era di peggio che addosso aveva la McPherson che faceva strani suoni demoniaci. Nel mentre, il guinzaglio gli era sfuggito dalle mani, e Tarzan aveva iniziato a correre via come una scheggia, verso il Castello. MERDA. Infastidito dal fatto che ce l'avesse addosso, fece leva sui gomiti e sugli addominali, contando sulla forza fisica maggiore, per ribaltare le loro posizioni e far ritrovare la Mcpherson con la schiena sull'erba, e lui sopra. Senza premere troppo, le spinse un ginocchio contro l'addome, e con una mano le bloccò entrambi i polsi. Che diavolo ti è preso, McPherson?! Quella ragazza andava peggiorando di giorno in giorno, e Kallistos proprio non se lo spiegava come potesse essere lei il loro Capitano. La distanza di sicurezza, Cazzo. Magari era pure malata.

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    complottista
    ladro di cani
    stiamo distanti oggi per ignorarci anche domani.
     
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1 replies since 17/10/2021, 17:27   51 views
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