se arrivi dal 2043, stai facendo un lavoro di merda

@aetas, gwen [ + chiunque voglia ]

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    Siete seduti? Se siete in una posizione precaria, vi consiglio caldamente di accomodarvi da qualche parte dove il vostro equilibrio non sia a rischio, perché sto per darvi una notizia sconvolgente: Mckenzie Leighton Hale era felice.
    Lo so. Avete bisogno di un attimo per elaborarlo - lo capisco - perché è innaturale, un po' come vedere il sole di Julian spegnersi, o Alister imitare i balli di Dylan. Così incredibile da non sembrare vero neanche a me, un concetto troppo astratto per diventare parole.
    Sono così poco pronta, che ho deciso di iniziare dalla fine (o dall'inizio?).

    Roosevelt Percival Stilinski Milkobitch ricordava perfettamente il suo primo bacio. Il momento esatto in cui aveva compreso cosa fosse l'amore, cosa significasse sentirsi a casa, cosa si provasse a respirare senza annaspare.
    Aveva cinque anni. Era passato poco più di un mese da quando aveva varcato la soglia di casa Stilinski-Milkobitch, una borsa troppo piccola ed una chitarra stretta possessiva al petto, e non aveva ancora proferito alcuna parola. Magari è muto, dicevano gli altri; magari è straniero, tentava qualcuno. Ha solo bisogno di tempo, sottolineava suo padre, avvicinando cauto un altro biscotto al bambino troppo magro e silenzioso. Il piccolo Levi si soffermava sempre a guardare il segno, in via di guarigione, del morso che gli aveva lasciato sul braccio quando l'aveva raccolto dal pavimento di una stanza lurida e sfocata; maleodorante, anche se nessuno gli aveva spiegato perché - grazie a Dio. Non ricordava i dettagli, ma sapeva di non aver accettato di buon grado la mano offerta nella sua direzione.
    Un randagio. Un animale selvatico. Aveva morso e graffiato, e scalciato e tirato pugni, ma non aveva aperto bocca. Ed aveva continuato a non farlo, quando i bambini gli avevano domandato il perché della chitarra; se la sapesse suonare; se glielo avrebbe insegnato. Non aveva risposto, ed aveva persistito nel silenzio nei giorni e settimane successive. Poi c'era stata una festa. Non avrebbe saputo dire di chi fosse, perché, o che torta avesse mangiato, ma ricordava perfettamente quel bacio: era seduto per terra, nascosto da tutto e tutti, con le braccia ancorate alle gambe ossute e la testa nascosta fra le ginocchia, quando era arrivata lei.
    «non devi parlare se non vuoi» una bambina si era seduta al suo fianco, le mani impiastricciate di polvere al formaggio. «tanto io ti sento lo stesso» Scottsdale si era baciata il palmo della mano, e glielo aveva schiaffato sulla nuca, ridendo un sorriso privo di denti. Tanto io ti sento lo stesso - come se ci fosse stato qualcosa da sentire; come se l'avesse ascoltato. Ed era stato un bacio di seconda mano su un coppino, e gli aveva lasciato polvere di formaggio sulla pelle, ma si era avvicinata, e gli aveva sorriso, e Levi aveva leccato il proprio palmo e gliel'aveva stampato a sua volta sul ginocchio sbucciato. Ricordava lo strillo infastidito; ricordava di aver sorriso.
    Ricordava di essersi sentito a casa.
    Crescendo, aveva tenuto quel consiglio in un taschino sul petto: non doveva parlare, se non voleva - ed erano rare le volte in cui voleva, Levi. La variegata gamma di espressioni facciali gli aveva sempre permesso di astenersi dal parlare, e rimanere comunque un libro aperto - non sempre piacevole. Doveva essere davvero rilassato, o davvero fatto o nervoso, per sciogliere la lingua e far sentire la propria voce: parlava con i fratelli; parlava con i cugini e gli zii; con i pochi amici che non gli avevano mai chiesto di essere qualcuno che non era.
    E Levi, quella fiducia, la stava per tradire tutta.
    Non era mai stato una brava persona. Ogni tanto aveva creduto di esserlo, ma solo perché su una bilancia morale, il paragone con i fratelli lo elevava lusinghiero - ma non lo era.
    Aveva incolpato altri dei propri misfatti, concluso relazioni per messaggio, chiamato i fratelli per coprirgli le spalle dopo aver fatto un casino, e corso contro il pericolo solo perché certo che sarebbe stato più veloce, e più brillante, di qualcun altro. Eppure mai, in diciott'anni di vita, si era sentito così...sporco. Colpevole.
    Aveva mentito a tutti. Non avrebbe mantenuto alcuna delle cose sussurrate a cieli vuoti, e solo perché sicuro che non potessero più avere voce in capitolo. Che squallore. Avrebbe storto il naso, se solo non fosse stato cosciente che, in ogni alternativa, quello sarebbe stato un addio: non li avrebbe mai rivisti in alcun caso, e voleva... Non sapeva esattamente cosa volesse, ma non quello che avrebbe avuto se fosse stato sincero. Qualcosa di pulito, forse. Uno strappo netto ancora speranzoso, come se avesse potuto rendere realtà la promessa di apparire ad una Chelsey e suggerirle i risultati del campionato per giocare le schedine e vincere anche senza di lui.
    Si ripeteva che in parte fosse colpa loro, pulendosi una coscienza sporca su decisioni che non avevano nulla a che vedere con la sua persona. Si diceva che non sarebbero arrivati a quel punto, ed a quelle bugie, se solo gli avessero chiesto di partire. O di rimanere. Se avessero discusso la sua decisione, anziché lasciare che la compiesse da solo. Qualcosa di strappalacrime con pioggia e musica in sottofondo, una dichiarazione d'amore inaspettata che parlasse di destino e stelle a cui non avrebbe detto di no, anche se non credeva né nel destino né nelle stelle. Uno scenario che voleva solo perché sapeva di non poterlo avere: era stato bello ignorare il genere umano per diciott'anni e ammirarlo solo da una distanza di sicurezza, e non poteva lamentarsi se ne pagava le conseguenze mancando di un finale epico - ma lo faceva comunque, perlomeno nei propri pensieri.
    Anche perché sapeva perfettamente fosse colpa sua. E sapeva che non sarebbe cambiato un cazzo neanche se Tintagel Hilton Peetzah si fosse messa in ginocchio giurando brolove eterno ed offrendo un braccialetto dell'amicizia resistente ai viaggi nel tempo - anche se avrebbe apprezzato il gesto: pensaci, Tiny. Ma era uno scaricabarile, e preferiva sempre incolpare gli altri piuttosto che prendersi le proprie responsabilità.
    Non aveva mai saputo esattamente come farlo, ma in qualche modo - nel suo, modo - le persone lì dentro le aveva amate tutte. Qualcuno solo nella propria testa, qualcuno per poco, altri per una vita, ma non importava, perché il tempo era sempre stato relativo, e quei sentimenti l'unica cosa sincera che avesse. Era un introverso; era taciturno; mancava di tatto, ed empatia; mancava delle parole con cui avrebbe dovuto farglielo sapere, almeno una volta. Aveva cancellato la memoria di Ray e Juno, e non gliel'aveva detto; di Jackie e Leslie, e non gliel'aveva detto. Aveva guardato Sander negli occhi, tristi e bugiardi e leali, e non gliel'aveva detto, mentre estirpava ogni ricordo della loro vita insieme, tornando ancora una volta orfano.
    Neanche a Dexter, l'aveva mai detto. E sapeva... sapeva lo sapessero, che non avessero bisogno di sentirselo dire, ma sentiva di mancare di qualcosa, come se dirlo avrebbe cambiato le cose.
    Di nuovo, non l'avrebbe fatto.
    Sperare non costava un cazzo, e se doveva sentirsi una merda, tanto valeva farlo con stile.
    Solleticò le corde della chitarra, gli occhi socchiusi e le labbra in una linea dura. Era il massimo di distanza che potesse concedersi - concederli - e se lo sarebbe preso fino a che avesse avuto tempo e cuore di farlo. Poteva - fingere di - non sentirli, poteva - fingere di - non guardarli, e poteva credere che tutto quello che avesse avuto fino a quel momento - non - avrebbe continuato ad esistere: facile, semplice, lineare. Come piaceva a lui. Ed illogico, e paradossale nelle occhiate che sentiva pungere sulla fronte e le spalle, mentre con le gambe incrociate sul muro e la schiena contro la scrivania suonava ad un mondo al contrario. Quello, gli piaceva un po' meno.
    Sapeva di avere i minuti contati. E sapeva da anni che tutto quello che si era costruito, avesse una data di scadenza. Nessuno di loro aveva mai avuto il lusso di pensare di poter essere eterno ed immortale come ogni adolescente che si rispettasse, ma Levi ci aveva creduto comunque, perché era stupido e giovane e patetico e un sognatore. Si era aggrappato ad un ciglio già sgretolato, ed in quella stanzetta del cazzo c'erano tutti i pezzi di pietra che ancora lo tenevano attaccato al dirupo.
    Si era convinto per anni che la roccia si sarebbe sgretolata fra le sue dita; era recente, ed ancora irreale, che sarebbe stato lui a lasciare la presa.
    Ad abbandonarli.
    Alcuni li sapeva; per alcuni, non sarebbe cambiato nulla. Aveva già accettato che non avrebbe più lanciato i fratelli con una catapulta, ad esempio. Niente più Gryff con cui confrontare dati e statistiche, niente più Tiny con cui complottare la fine di un mondo che stava già finendo, niente più Jem con cui suonare la chitarra, o Mabel a cui scrivere lettere d’amore ogni settimana (mai spedite, gelosamente custodite sotto il letto). Non avrebbe più dovuto sentirsi voyeurista ogni volta che vedeva River guardare Bang, né avrebbe potuto chiedere a Wes di far esplodere qualcosa, o fingere che Birch non gli andasse a genio perché era più divertente del contrario.
    Aveva Erin e Scott. Aveva Hyde e Dexter. Aveva Ade. Jekyll e River e Grey. Arabells e Jericho. Poteva farcela.
    (Non poteva farcela)
    E infatti, non ce l'avrebbe fatta. Perché non li avrebbe avuti: niente più canzoni sul tetto insieme a Dex, o lezioni di tiro con Hyde, o silenzi morbidi con Ade. Niente più snack notturni con Scott, le nocche contro la porta di Erin per chiederle se per favore, per favore, poteva scaldare un altro piatto di nachos.
    A quegli addii, non si era preparato.
    Ignorò le lamentele alla sua musica, volgendo appena un mezzo sorriso vuoto ed un dito medio generale ai rimproveri. Forse era stato CJ, forse Lynch o Luke; magari Archie, perché quello non era un suo pezzo. A chi importava? Nessuno di loro l'avrebbe ricordato. Finse di non sentire Sander cantare a bassa voce insieme a lui, e domandare chi fosse, perché non avessero uno stereo invece di un musicista live, e si convinse che le mani non tremassero, e fosse tutto calcolato.
    Gli piacevano i piani. Gli piacevano i calcoli.
    E quelli non quadravano, ma avrebbe dovuto farseli andar bene comunque.
    Si era lasciato un margine di tempo per cambiare idea. Solo Dexter sapeva quanto fosse falsa e opportuna la sua presenza in quella stanza, e quanto quegli addii fossero una scusa. Avrebbe potuto approfittarne, studiarne i volti fino ad imprimerli in ogni brandello di memoria, ma perché quando di li a poco non avrebbe più avuto nessun ricordo. Cambia idea, Levi. Aveva tre opzioni, e non erano (solo) quelle delle chaosbringer /ma anche.). Le aveva ponderate, studiate, smontate e osservate come un orologio. Poteva rimanere, come aveva detto avrebbe fatto. Poteva chiedere a Dex di fare a cambio di secolo, così che l'altro andasse nell'Ottocento a morire di peste al suo posto, e lui nel ventunesimo secolo con (Britney Spears) tutte le persone che aveva amato, avere il tempo di riconoscere i genitori e gli zii. Oppure, poteva seguire il fratello che non avrebbe mai saputo, neanche conscio di quel viaggio, della sua esistenza. Una scelta apparentemente facile: scontato, quindi, che avrebbe fatto la peggiore.
    E la più giusta.
    Aveva preso il bastoncino corto, e ne avrebbe pagato le conseguenze. Non era mai stato fortunato nei giochi, ma si sapeva come andava il detto - e di amore ne aveva ricevuto più di quanto si fosse guadagnato. Andava bene così.
    Concluse la nota, ed esitò con le dita sullo strumento. Tempo scaduto. Si alzò in piedi. Non era tipo da grandi gesti, o da mi dispiace.
    Ma aveva lasciato comunque una lettera a Scott.
    Ma aveva stretto comunque un'ultima volta la spalla di Dex.
    Ma aveva sorriso comunque ai Messaggeri, dita alla fronte e occhi appena lucidi. Aveva già fatto i suoi saluti, i suoi congedi. Rimanevano solo due cose da fare, prima di intrufolarsi non voluto, non programmato, nel diciannovesimo secolo, privo di lettere e foto a ricordare ai Custodi della sua esistenza, e solo per non lasciare il fratello a fare un viaggio di cui, a conti fatti, non sapevano un cazzo (ma ve lo immaginavate un Sander nell'Ottocento? Se l'operazione, viaggio e recessione cellulare, non fosse andata a buon fine, sarebbe morto nel giro di trenta secondi. meritava un minimo di baby sitting; meritava che Levi ricambiasse il favore): tirare un pugno in faccia a Sander Bitchinskarden, cosa che fece con molta soddisfazione perché comunque restava una merda, e rubare Erin a Scott.
    No aspetta. Fu questione di attimi, le dita della rossa sulla spalla e lo sguardo di Levi una maschera di terrore mentre venivano portati via, labbra socchiuse in parole che sempre sarebbero rimaste sospese e mute nello spazio tempo.
    It was at this moment, he knew: he fucked up.
    No aspetta -

    STAVO DICENDO!!!
    Mac era felice. D’altronde, era ancora il trentun agosto, e tutto ciò che gli causava ansia ed episodi depressivi si trovava all’interno di Hogwarts: il Quidditch, le lezioni letali, la mancanza di Harper, le persone. Una volta che avesse indossato la divisa, sarebbe tornato ad essere Mckenzie Hale il Battitore, Mckenzie Hale al settimo anno ed in procinto di iniziare la sua vita adulta, Mckenzie Hale punto, forse la cosa più grave di tutte. La cosa bella dell’essere andato in giro per l’Europa con Joey e sua sorella, era che nessuno lo conosceva: troppo bello – senza il mio dio aiuto è terribile. - quando esistere e vivere non erano sinonimi. Quando non doveva preoccuparsi di chi essere e per chi esserlo, e le conseguenze delle sue azioni erano minime e contenute. Non si erano persi (troppo spesso…….), non erano stati derubati (joey protec joey attac), nessuno aveva cercato di picchiare Mac senza motivo (shock) e Harper non aveva dato fuoco a nessun baldo giovane che aveva avuto l’ardore di avvicinarla. Avevano esplorato, ed erano andati nei musei!!!, e sulle strade dove le vecchiette ti chiedevano da dove venissi e se volessi conoscere i loro nipoti!! (di nuovo, come a Vienna: Mac faceva amicizia con i vecchi, ok? Confronto a lui, d’altronde, erano fanciullini. Ihih), e si erano allenati, perché il cielo sarebbe caduto prima che Joseph Moonarie saltasse un allenamento, o lasciasse un (1) giorno di tregua all’Hale. Era perfino abbronzato, il corvonero, con un colorito dorato che faceva spiccare le lentiggini sulle guance, e dava uno stacco più netto ai capelli bianchi. Quand’erano tornati, era pure successo il miracolo: Goleador era stato felice di vederlo!! E per una volta, Mac fu molto felice di non parlare con i draghi: Harper aveva detto si fosse preso una cotta per Ethan – erano bastati tre secondi sulla soglia dell’appartamento di Ty e Hans, per capire che il drago non avesse passato il suo tempo lì; il Limore aveva ceduto alla prima occhiata inquisitoria ammettendo la verità – e non la smettesse di sospirare con l’ammirazione e l’affetto che non aveva mai riservato a nessuno di loro due.
    Rude, ma okay I guess.
    Alzò il capo osservando il gazebo in lontananza dove la lettera diceva di presentarsi palpebre assottigliate nel cercare di mettere a fuoco la Perp – Gwen. Gwen. L’invito della ragazza l’aveva… sorpreso? Non sconvolto, avevano pur sempre fatto catechismo insieme quindi non era terrorizzato dalla Markley, ma non… l’aveva capito. Strano, lo so, capiva sempre tutto al volo. «è...» umettò le labbra, avvicinandosi infine al luogo dell’incontro. «un ripasso del vangelo?» soffiò appena percettibile, tentando un debole sorriso divertito.
    Ti piacerebbe, Mac - ed in effetti, con il senno di poi, l’avrebbe preferito.

    mac hale, 2021
    levi milkobitch, 2043


    . scusate il pippone, dovevo mettermi a posto il cervello sulle Cose TM. e pensare che l'ho cancellato e RISCRITTO. odio il 2043


    COMUNQUE NIENTE, CIAO!!!! SE SIETE 2043 VIECCETE A SCOPRIRE LA VERITà turo, willow....im watching u è APERTA A TUTTI!! SE SIETE GIà SAPUTI VENITE AD ASSISTERE, WHO CARES!!! il momento della rivelazione è sempre epiko
     
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    Because the longing needs the leaving
    And the loving needs the bleeding
    Like a blade against my throat
    Another word and I could choke
    Tintagel Hilton non si bloccava.
    Non quando le si parava un problema davanti, quando una soluzione ad un problema sembrava non esistere o quando tutto pareva stesse andando a rotoli. Trovava nettamente più tranquillità nel chaos che nell'ordine, e più pace nella disperazione che nella felicità. L'aveva sempre saputo che in lei c'era qualcosa a non andare, che non era quello il modo in cui le persone normali provavano sentimenti, l'aveva avvertito in ogni occhiata confusa di suo padre, piena d'apprensione di sua mamma e a tratti d'odio dei suoi fratelli. Eppure, in quel mondo, quel suo modo d'esser era la cosa che aveva permesso a tiny di non bloccarsi e di avere la lucidità tale per andare avanti.
    E portare a letto la cioccolata calda a cam ogni sera, dopo la morte della mamma.
    Tirare un coppino sul collo di birch ogni volta che lo vedeva tirar fuori anche solo una lacrima, perchè "lo sai che ci rimane male quando fai così, coglione", anche se ormai penn hilton non era più lì a vederli.
    Odiare bang, perchè era il più grande ed avrebbe dovuto prendersi cura di loro, ed invece quelle abitudini prese all'inizio della malattia della madre, la sua morte non aveva fatto altro che amplificarle. Era stato quello che aveva avuto più tempo a disposizione con lei ed invece di rimanere ed esserci, per loro, ormai era come se li avesse abbandonati insieme a penn.
    Fermarsi sulla soglia della stanza di suo padre, prendere un profondo respiro ed entrare, ogni mattina, ad aprire le finestre per ricordargli che il mondo - anche se male - stava comunque andando avanti, e che lei era morta ma loro no.
    Glielo ricordava ogni singolo giorno, perchè c'erano momenti in cui dubitava che piz ne fosse consapevole. A volte meditava su come sarebbe stato eliminargli la memoria e donargli una vecchiaia più tranquilla. Altre avrebbe voluto soltanto prenderlo a schiaffi.
    Ma era pur sempre suo padre, e quella rabbia alla fine finiva per sfogarla subirchll' ennesimo criminale indicato da levi, o semplicemente su chi le capitava davanti in strada e la guardava nel modo sbagliato.
    Non si era mai bloccata, tintagel hilton.
    Perchè al peggio ci aveva sempre pensato, e perchè sapeva che la morte era solo una tappa inevitabile nel ciclo dell'esistenza, e non vedeva l'ora arrivasse la propria. L'aveva sempre affascinata, l'idea che da un giorno all'altro si fermasse tutto, veloce come schiacciare un interruttore. E c'erano i pensieri che non aveva avuto cuore di confessare neppure a cam o levi, per paura - un termine del tutto estraneo, nel vocabolario della ragazza, eppure per la prima volta ne aveva provato il significato - che non l'avrebbero più guardata allo stesso modo. Perchè negli anni aveva sognato fin troppe volte di esser al posto di sua madre e, quando se n'era andata del tutto, tiny aveva desiderato così tanto prender il suo posto. Non era altruismo, il suo.
    Una parte di sè avrebbe voluto che lo fosse.
    Piz avrebbe continuato ad avere una moglie, bang, birch e cam una madre, penn una vita piena di nuove opportunità per donare del bene al mondo. Ciascuno di essi era un motivo nobile, uno scambio giusto, perchè rispetto a sua madre, la giovane hilton in ventuno anni di vita aveva offerto al resto del mondo meno della metà di quanto una penn fosse in grado in nemmeno un'ora. Tintagel Hilton era cinica, egoista, a tratti crudele, e per questo di certo non sarebbe stato per altruismo e bontà d'animo che, se gliene fosse stata data l'opportunità, avrebbe scelto di prender il posto di sua madre senza batter ciglio, bloccata finalmente in una bara a tre metri sotto terra.
    L'avrebbe fatto unicamente per sè stessa
    Ed era forse per questo, che non riusciva a parlare con suo padre. Che da giorni provava e riprovava a varcare la soglia della sua stanza, e raccontargli della missione.
    Spiegargli che sarebbe andata via per sempre, e che non aveva potuto prender il posto di penn anche se avrebbe voluto, e che alla fine piz le aveva perse entrambe in ogni caso.
    Si sentiva bloccata, lei che non si era fermata mai davanti a niente e nessuno. Ma non ce la faceva, a guardarlo in faccia e dirgli ciò che di lì a pochi giorni sarebbe successo. Come avrebbe fatto a spiegarglielo? Era sempre stata fin troppo sincera, tiny: quello che pensava glielo si leggeva in faccia, e per principio i bugiardi li odiava. Quindi no, nemmeno sforzandosi al massimo, sarebbe riuscita a guardare suo padre negli occhi e dargli almeno una tra quelle che erano considerate motivazioni giustificabili. Che lo stava facendo per garantire un futuro migliore a tante persone. Che un'alternativa a quella linea temporale c'era, e che avrebbe aiutato a costruirla. Che tornando indietro e facendo ciò che andava fatto, una philadelphia hilton non si sarebbe ammalata, e un morley peetzah non si sarebbe ritrovato da un giorno all'altro solo e con quattro figli complicati da gestire. Che un futuro migliore era quello che tutti loro meritavano, e che non far nulla quando la possibilità di farlo divenire realtà c'era, sarebbe stato da egoisti.
    La verità era un'altra: era tiny, la vera egoista. Lo era sempre stata, e mai prima di quel momento aveva pensato che sarebbe arrivato il giorno nel quale si sarebbe vergognata di ciò che era. Del resto non l'aveva mica chiesto lei di nascere, e da sempre aveva creduto che, vista the audacity dei carbs di metterla al mondo, allora poi mica potevano lamentarsi delle conseguenze. Non aveva mai provato nient'altro che compiacimento, ad ogni occhiata perplessa e incuriosita di sua madre, come fosse soltanto una delle equazioni matematiche che tanto amava risolvere più complessa del solito, e ad ogni "magari il prossimo esorcismo andrà meglio...?" sussurrato da suo padre, quando ancora non sapeva che tiny a) avesse un udito eccellente e b) una sorta di sesto senso innato che le permetteva di shentire ogni volta in cui i discorsi avevano lei come argomento centrale.
    Non si era mai vergognata di esser ciò che era, nè aveva mai provato a nasconderlo. Ai suoi genitori. Ai suoi fratelli. Ai pochi che poteva definire amici ma soprattutto ai suoi nemici.
    Eppure, per l'ennesima volta, sulla soglia della stanza di morley peetzah, tiny hilton era bloccata. Abbassare la maniglia, fare qualche passo avanti, ritrovarsi faccia a faccia con suo padre e iniziare a parlare.
    Non riusciva a trovare il coraggio.
    Lo sapeva, che parlargli sarebbe stata la cosa giusta. Ciò che una brava figlia, o semplicemente un essere umano decente, avrebbe dovuto fare, piuttosto che andarsene da un momento all'altro senza dire addio. Ma era una tiny hilton: non sarebbe stato ipocrita, iniziare a comportarsi bene a pochi giorni da quella che, a tutti gli effetti, sarebbe stata la sua morte? Non canonica, certo, ma non per questo da meno: i suoi ricordi sarebbero andati persi, tutte le esperienze che l'avevano portata ad esser quella che era cancellate, i legami con le poche persone a cui teneva spezzati per sempre. Che senso aveva, salutare suo padre?
    L'avrebbe odiata ancora prima di perderla
    Ed era egoista, ed aveva convinto cam a partire con lei, e non se n'era mai vergognata: andarsene senza dir nulla a piz ed agli altri fratelli, ricominciare da zero, chiedere a nice di buttarci un occhio, ogni tanto, perchè non era certa ce l'avrebbero fatta da soli, non scrivere nemmeno una lettera alla sè stessa del futuro.
    Era fatta così, e di certo era la prima ad odiarsi.
    Più di quanto l'avrebbe odiata suo padre.
    Più di quanto bang e birch già non facessero.
    Più di quanto l'avrebbe giudicata male sua mamma per quel comportamento, se fosse stata ancora in vita. Era una tintagel hilton, e avrebbe partecipato alla missione senza addii o ripensamenti. E magari la sè stessa del futuro, anni indietro, se avesse potuto l'avrebbe ringraziata per averle dato quella nuova opportunità.
    E sarebbe stata una persona più felice di quanto tiny fosse mai riuscita ad essere.

    felice, willow beckham?
    ....


    ........
    ...........
    era INCAZZATA NERA! E no, non perchè fosse il 31 d'Agosto, quella era una vera liberazione (aveva fatto sul calendario il countdown al rientro ad hogwarts e, soprattutto, alla fine della peggior stagione mai inventata da dio, ogni giorno segnato con croci fatte con il suo stesso sangue), ma perchè...
    «MCKENZIE LEIGHTON FUCKING HALE» scappa mac, scappa «SEI QUA E NON MI HAI CHIAMATA???» Non importava che willow fosse venuta comunque a conoscenza dell'evento, era il principio che contava!!1!!1!! Quello era davvero un alto tradimento, quasi quasi in top 3 pugnalate alle spalle. Anzi, top 2, minore solamente all'incantesimo alle spalle che le aveva lanciato gideon a lezione - after all this time? always, willow beckham non dimentica. - e che ancora faceva venir voglia alla ragazza di prender il cercatore corvonero a schiaffi, in raptus casuali di rabbia. Ma gedeone era ruffiano, e da lui i tradimenti un po' se li aspettava, ma... MAC???? Non.... non..... NON, PUNTO.
    NON VOLEVA CREDERCI.
    Era quello il modo in cui dovevano rivedersi dopo mesi lontani?? LITIGANDO??? A chiunque altro non avrebbe concesso il beneficio, il solo vederlo sarebbe bastato per fargli guadagnare un posto nella sua Lista Nera, ma ... era mac. Doveva per forza esserci una spiegazione logica. «che te ne frega a te di una svendita di bare con legno d'olmo e lapidi di marmi pregiati» perchè sì, era quello il motivo per il quale la beckham era arrivata a quel gazebo: fortuna che era iscritta a tutte le newsletters dei siti di bare e rifornimento cimiteri, altrimenti se la sarebbe persa!!! «a meno che... » no, non poteva essere «stai pensando alla tua bara SENZA CHIEDERMI CONSIGLIO???» QUESTO SAREBBE STATO L'AFFRONTO PIÙ GRANDE, DAVVERO!!!
    Willow non era un'amica esigente, non voleva sapere le news e tutte quelle cose di pettegolezzi tipo "uau guarda sto uscendo con questa persona" o "ma sai che mi piace proprio x !!1!". A lei non fregava nulla, ognuno poteva tenersi la propria privacy e i propri segreti, non chiedeva certo di esserne informata. Ma, dai suoi amici, una (1) cosa la pretendeva: «IL FUNERALE VOGLIO ORGANIZZARLO IO, CAZZO!»
    willow beckham, 2021
    tiny hilton, 2043
     
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    We don't know where to find
    what once was in our bones
    where we're from, there's no sun
    our hometown's in the dark
    «mi odieranno» ne era certa
    «io non ti ho odiata» beh, ci mancherebbe.
    Nella categorizzazione ideata da una giovanissima ed ancora acerba markley, ai tempi dell'accademia, la shapherd era stata inserita subito nella sezione degli "easy peasy". Quelli a cui avrebbe potuto fare la rivelazione anche in post sbronza o nella pausa di dieci minuti tra una lezione e l'altra, visto che a) era una persona equilibrata, b) nel 2000 era stata accolta da una famiglia orrenda, e trovarne un motivo per tagliarci completamente i ponti sarebbe stata una liberazione e c) a giudicare dalla pesantezza della busta a contenere la sua lettera, mabel avrebbe fatto il resto dello sporco lavoro, spiegando alla sè stessa del futuro tutto ciò che avrebbe dovuto conoscere. Ed infatti la rivelazione alla shapherd era andata così, liscia come l'olio, togliendo il fatto che poi di lì a poche ore erano stati rapiti, quasi morti e finiti chi cento anni prima e chi cento anni dopo nel futuro, bloccati lì per anni. Ma vbb, ormai quella era roba vecchia!!1!
    «alcuni mi odieranno» e con "alcuni", gwen principalmente intendeva willow beckham: aveva passato abbastanza tempo tra le mura del castello per notare l'odio viscerale della ragazza per entrambi i suoi fratelli serpeverde. ...almeno gay si salvava, sarebbe stata un minimo felice nel sapere fossero gemelli anche nel 2043, no?? meh.
    Un altro a preoccuparla un po' era poor, perchè non era certa che per lui sapere di esser legato ai suoi attuali coinquilini in modo decisamente più stretto e profondo del previsto sarebbe stata una notizia degna d'esser festeggiata, ma almeno non ci sarebbe stato il rischio che accoltellasse qualcuno, o che la prendesse a sprangate con un machete (willow, era willow quella che avrebbe potuto farlo.). Al massimo qualche pietra lanciata contro, nulla di preoccupante... e poi, se avesse risposto all'invito - ma era certa al 100% che l'avrebbe fatto, non si sarebbe mai perso un rave party illegale con la dpg come ospite speciale -, ci sarebbe stato posh a controbilanciare il cattivo umore (e la disperazione.) del fratello.
    Era troppo sperare che reagissero un po' tutti come zac?? Era stato così facile e bello e pieno di gioia!! Niente "oh ma sei drogata", nessuna uscita di scena sbattendo la porta per l'incazzatura, nessun cenno di incredulità o scetticismo: non potevano esser tutti così?? Anche se... dove sarebbe stato il divertimento.
    Negli headcanon spacciati per veri e nel guardare le espressioni di quando leggevano l'albero genealogico
    ..... anche.
    «però tieni willow lontana da turo» ma con chi pensava di avere a che fare, una principiante? Aveva!! pianificato!!! tutto!!! nei minimi!!! dettagli!!!! a partire dai posti a sedere: tra willow e arturo aveva messo mac come cuscinetto, confidando nell'affetto della beckham per quest'ultimo. Se poi avesse deciso di scavalcarlo o pestarlo perchè frapposto tra lei e la sua preda (del resto la corvonero era un po' una bestia.), accecata dalla rabbia, allora a quel punto sarebbe intervenuta gwen stessa perchè NESSUNO POTEVA TOCCARE MAC!!!!! Solo mortino, ma quello era il suo lato shipper a parlare hihihihi
    Anyway «sono così in hype!!» lo era ad ogni nuova rivelazione, ed il fatto che quel giorno l'avesse organizzata in grande, non faceva che amplificare il suo entusiasmo!! E, allo stesso tempo, anche un po' d'ansietta: c'era il pubblico. In molti infatti avevano ricevuto la notizia, e si erano guadagnati un posto in prima fila (con tanto di pop corn e telecamere pronte.) a patto di rimaner nell'ombra e non intervenire. Inutile dire che tra questi, la shapherd fosse stata la prima ad aver accettato (aka: «io vengo, se poi non mi vuoi io vengo comunque»), perchè non si sarebbe mai e poi mai persa l'occasione di vedere l'espressione di turo nel ricevere la notizia!! «voi non siete in hype???» a giudicare dall'espressione dipinta sul volto di bucky non troppo, ma sapeva che la sua cuginetta tendeva a nascondere un po' i suoi veri sentimenti!! GWEN ERA COSÌ FELICE DI AVERLA LÌ IN SUO SUPPORTO!!!! Le rivelazioni erano sempre belle, ma in compagnia di un vigilante? Gwendolyn sognava un'occasione simile dai tempi dell'accademia.
    E forse un po' per quello, un po' perchè a così tanti tutti insieme non l'aveva mai detto!!, la ragazza aveva deciso di far le cose ancora più in grande: le sedie - con i cartellini con i nomi, obv, altrimenti come avrebbe fatto a dividere willow da turo?? - disposte al centro del tendone, rivolte verso un grande telo bianco sul quale avrebbe poi proiettato .. indovinate un po'... UN POWERPOINT!!!!!!!!! Era talmente fiera della sua creazione, si sentiva proprio super professional, ne aveva persino fatte stampare più copie per farlo vedere per bene a erin!! e kieran!!! a nice e bertie!!! E A JEKYLL ED HYDE!!!! A Barbie non serviva nemmeno la copia personale, gliel'aveva recitato a memoria almeno venti (20) volte, il jagger oramai ce l'aveva stampato direttamente in testa. «spero solo siano puntuali» perchè, in ciascun invito, la ragazza ovviamente aveva inserito il medesimo orario, anche se il come attirarli al tendone era stato personalizzato per ciascuno di loro: a mac era bastata una semplice lettera (perchè dai, non avrebbe certo rifiutato l'invito della sua perpetua preferita!!), a willow come annuncio di una svendita di bare, a turo quell'incontro era stato spacciato come un seminario sulle competenze di leadership (...pensava forse non le avesse notate, le sue skills da capitano?? ne avrebbe avuto proprio bisogno, di un corso accelerato.), a posh come rave slash concerto esclusivo della dpg e a poor... erano bastati occhi languidi mentre era in fila per comprare un gelato al bde e poi un messaggio con data, ora ed occhiolino. (e se poi partecipano anche altri non lo so, ma in caso sicuro vi ha invitato in qualche modo personalizzato #wat) Conosceva le sue pecore, e per questo era certa che nel giro di qualche minuto sarebbero arrivati tutti.
    E infatti ... «ok SENTO VOCI, VOI ANDATE ALLE POSTAZIONI» lì ad accoglierli, infatti, sarebbero dovute rimanere solo lei e bucky!!! E fu proprio la mano della cugina che gwen stritolò, trattenendosi dal mettersi a saltare sul posto: «mamma mia CHE EMOZIONE!!!1!!1!» si sentiva una bambina la mattina del natale, in trepidante attesa del via per correre sotto l'albero a scartare i regali!!!
    gwendolyn markley, 2021
    dani leroy gallagher, 2043
     
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    Oh, captain, let's make a deal where we both say the things that we both really feel; I feel scared and I'm starting to sink and I only sink deeper the deeper I think. Oh, captain, oh, captain, deal.
    ocen waters rising
    above your neck,you feel the glass starting to crack
    Chiamatelo pure paranoico ma quell'invito gli puzzava tanto di imboscata. Aveva avuto quella sensazione nel momento in cui aveva raccolto la busta ai piedi della cassetta della posta, pochi giorni prima, con leggerezza e convinto si trattasse dell'ennesima bolletta da pagare indirizzata ai suoi genitori o una lettera di qualche parente che non si era aggiornato coi tempi e non aveva un profilo Facebook, o non utilizzava WhatsApp per rimanere in contatto. (In tutta onestà? Erano i suoi boomer preferiti, quelli.)
    Era raro che arrivasse qualcosa a nome suo, aveva smesso di trovare posta indirizzata a lui da quando aveva disdetto l'abbonamento a Focus Junior a dodici anni – tanto non li aveva mai comunque letti o apprezzati a dovere. Perciò, trovare quel Arturo Maria Hendrickson in corsivo sulla busta color panna, l'aveva incuriosito. E, subito dopo, preoccupato. Chi mai avrebbe voluto scrivere direttamente a lui? Non gli venivano in mente persone che si sarebbero azzardate ad inviare posta (via gufo o meno) a Dublino – e chi voleva raggiungerlo a tutti i costi, sapeva utilizzare altri mezzi (che appartenessero a quel secolo). Perciò sì, quella missiva gli pareva così sospetta che per qualche istante prese persino in considerazione l'idea di non aprirla affatto, e gettarla nel trita-carte senza indugi.
    Purtroppo (o per fortuna) si conosceva bene e sapeva non avrebbe mai avuto il coraggio necessario per farlo: non era curiosità la sua – non del tutto – quanto più il pensiero di perdersi qualcosa di fondamentale, la cui assenza lo avrebbe poi tormentato per il resto della vita.
    (Ah, se solo avesse saputo che era esattamente quello che lo aspettava, aprendola: caos e tormento...)
    Perciò alla fine l'aveva aperta, l'aveva letta – e poi aveva fissato il soffitto per qualche minuto, confuso. Quindi era stata Chelsey a scrivergli? A spedire quell'invito per partecipare ad un seminario sulla leadership... okay. Non c'era la firma, ma non serviva un genio per capire che fosse stata lei. Non si domandò il perché (quello era chiaro a tutti: ne aveva disperatamente bisogno.) ma non sapeva comunque come prendere la cosa, né se avesse voglia di volerlo seguire o volerlo saltare. Entrambe le opzioni gli parevano ugualmente terribili.
    Era (allarmato) commosso dall'interesse dell'Arpia, che a suo modo aveva cercato di restituirgli una spina dorsale che Arturo non aveva mai avuto, ma spammare addirittura seminari del genere gli sembrava un po' estremo: voleva davvero che si rendesse (ancora più) ridicolo davanti a perfetti sconosciuti? L'ipotesi di andare lì ed essere... beh, se stesso era sconvolgente. L'avrebbero di sicuro utilizzato come esempio per tutto quello che un(a persona, figurarsi un) capitano non deve essere.
    Poteva trarne vantaggio, imparare dai suoi sbagli e migliorare, certo... Ma eh. Trascrisse comunque sul calendario del cellulare un “Aetas” e l'orario riportata sull'invito, a labbra strette e senza aver preso ancora una decisione: aveva tempo (insomma, mica tanto) per farlo, ma voleva sbarazzarsi della lettera prima che arrivasse all'attenzione di sua madre. La bruciò, spazzò via la cenere e rimase a rimuginare sul tutto per i giorni successivi.
    Prendere decisioni non era tra i suoi punti di forza.
    ***
    Al contrario, River Crane non dubitava mai delle sue scelte. Poteva impiegare molto tempo per farne, ponderando i pro e i contro di ogni situazione e perdendo molti treni nel frattempo, ma non si guardava mai indietro; sosteneva che ogni suo gesto fosse precisamente calcolato e, per questo, corretto. Non aveva rimpianti (non voleva rimpianti) e si nascondeva dietro quella certezza di aver fatto la cosa giusta per giustificare uno stato d'animo fin troppo amareggiato per appartenere a qualcuno così convinto delle proprie scelte. Sosteneva di aver agito in conformità dei propri ideali, di aver puntato sull'opzione, tra le tante, che era sicuro fosse quella più consona. Non vacillava mai, non affrettava mai nulla e, ancor peggio, non ammetteva a se stesso che magari c'erano altre soluzioni. Per River esisteva solo la conclusione a cui River arrivava.
    E River aveva deciso che quella missione non meritava di essere portata a termine.
    Non avrebbe cambiato nulla. E lui - lui lo sapeva. C'aveva provato per anni a cambiare le cose, aveva cercato in tutti i modi di restituire alla sua famiglia un barlume di speranza e di felicità, di ripercorrere gli eventi del passato e cambiarli: suo padre, sua madre, si meritavano di essere felici. E vivi.
    I suoi fratelli meritavano di avere dei genitori che sapessero prendersi cura di loro, non un fratello maggior che ci aveva provato, ma non abbastanza - o forse, al contrario, ci aveva provato troppo, al punto da arrivare a sbagliare ogni cosa.
    River Crane aveva desiderato così tante volte - e con ardore - di poter cambiare le cose... Ed era rimasto deluso ogni volta. Un abile Spezza-Incantesimi come lui aveva fallito ogni singolo tentativo di restituire serenità alla sua famiglia; gli piaceva credere di avere totale controllo sulle situazioni, ma la verità era un'altra: River era impotente al dispiegarsi inesorabile del destino tanto quanto tutti gli altri.
    Lo aveva accettato, a fatica - e non senza l'aiuto di abbondanti quantità di alcol per mandare giù quella consapevolezza che, in fin dei conti, i suoi gesti contavano meno di zero nel grande schema della vita - ma lo aveva fatto. Era andato avanti: aveva accettato l'aiuto di Mabel perché senza non sarebbe sopravvissuto un solo giorno alla morte di Al; aveva battuto pugni su quella dannata porta chiusa, con l'intenzione di buttarla giù e raggiungere finalmente un Hyde sempre troppo distante; aveva cercato supporto in Jekyll, pesando sul minore più di quanto un fratello maggiore dovrebbe fare; aveva litigato con Flow ogni singola volta che quest'ultimo s'era offerto, con arroganza, di trovare per lui una soluzione, di creare un'illusione che lo rendesse meno insopportabile e spacca-gioie.
    Aveva stretto i denti e accettato il fatto che potesse fare poco - ma quel poco l'avrebbe fatto contare.
    E aveva sbagliato tutto.
    Aveva allontanato Flow, aveva gravato su Mabel in maniera inopportuna, non aveva nemmeno lontanamente iniziato a graffiare la superficie di cemento che lo separava da Hyde. Anni a combattere la propria crociata ed aveva fallito. Li aveva visti andare avanti - ognuno a modo suo - mentre lui cercava, inconsapevolmente, di rimanere ancorato ad un passato che non sarebbe tornato. The only way out, is through - River avrebbe tanto voluto crederci. Riuscirci. Ma era giunto il 2043 e in quegli anni era arrivato a capire solo una cosa: i suoi sforzi, i suoi vani tentativi, non erano serviti a nulla. E non sarebbero mai stati capiti.
    Non da un Hyde, che non lo aveva mai davvero lasciato entrare.
    Non da una Mabel, che aveva accettato una soluzione inaccettabile ad un problema irrisolvibile. River glielo aveva detto! A cosa serviva distruggere quel poco che rimaneva loro per inseguire un sogno utopico? Valeva davvero la pena spezzare il già precario equilibrio dei CW, alla ricerca di una cura per sanare un futuro senza speranza?
    Le aveva chiesto di non andare - no, l'aveva supplicata di non farlo: perché senza di lei, River sarebbe crollato. Ma lei lo aveva guardato con occhi duri e decisi, una carezza leggera sulla guancia coperta da una folta (e incolta) barba - e gli aveva detto addio. È per un bene più grande, si era giustificata. Non pensi a noi? Alla tua famiglia?, aveva insistito, con egoismo, lui. Lo sto facendo proprio per noi, e poi l'aveva abbracciato. Con amore, con disperazione, ma senza incertezza: né per quel gesto, né per quello che avrebbe compiuto l'indomani.
    E poi l'indomani era arrivato, e River l'aveva accompagnata - rimanendo in disparte, lasciando che Mabel salutasse la sua vita e tutti coloro che vi avevano preso parte, un'ultima volta. Aveva mandato giù a fatica il groppo in gola quando aveva visto i due fratelli CW abbracciarsi, stretti, complici - ma lo aveva accettato. In ventisei anni di vita lui aveva combinato ben poco - aveva messo da parte il sogno di girare il mondo alla ricerca di artefatti maledetti per rimanere accanto ai suoi fratelli, senza che nessuno glielo avesse chiesto, giustificando anche quella scelta dopo un vaglio molto attento, accontentandosi di una buona carriera al ministero ben sotto le proprie aspettative (o possibilità) - ma poteva essere fiero per ciò che sua sorella era diventata: una donna adulta e responsabile, coraggiosa. L'aveva sempre spalleggiata, sapendo che avrebbe fatto la scelta giusta anche se spesso non la capiva - proprio come quel giorno non riusciva a capire come avesse potuto decidere di accettare quella soluzione. Non ci riusciva proprio.
    Ai suoi occhi, il sacrificio coraggioso di tutti quei ragazzi risultava non essere era altro che l'ennesimo tentativo inutile di cambiare il corso di un destino che non ne voleva sapere di migliorare; se avessero avuto la certezza che sarebbe servito a qualcosa, River l'avrebbe anche potuto accettare. A fatica, certo, ma quanto meno non sarebbero stati sacrifici vani.
    E invece, non avevano nessuna certezza.
    I messaggeri sarebbero partiti alla cieca, per una missione folle, senza capo né coda; e a chi rimaneva indietro non restava che il ricordo di altre persone perse troppo presto.
    La parte più egoista di River gli ripeteva che non era giusto, che nessuno di loro meritava tutto quello; era una parte di sé spaventosamente grande, che in quel momento non gli permetteva di vedere oltre, di empatizzare con i presenti nella stanza, una parte che gli aveva fatto serrare la mascella, i pugni, il cuore - per non soccombere al dolore. E alla rabbia.
    Li aveva osservati dalla sua postazione privilegiata - in disparte. Aveva lasciato che lo sguardo indugiasse più del dovuto su alcuni visi presenti. Altri, invece, era riuscito a guardarli solo pochi istanti. Uno, a dire il vero.
    Era stato difficile accettare la volontà di Mabel, ma era stato impossibile accettare quella di Bangkok. Aveva trovato il modo per fuggire ancora - e stavolta per sempre. Glielo aveva urlato in faccia l'ultima volta che si erano visti, il ricordo di quel litigio che ancora gravava sul cuore già pesante dell'ex Serpeverde. Glielo aveva ripetuto, a bassa voce, un sibilo incredulo e amareggiato, quando aveva capito che la discussione era terminata lì: non c'era verso di far cambiare idea al minore, aveva smarrito la strada già da un pezzo e River si era scioccamente convito di poterlo aiutare a ritrovarla. Non c'era riuscito, non era stato abbastanza neppure in quel caso. E alla fine lo aveva perso una volta per tutte.
    Li aveva persi tutti, in un modo o nell'altro: chi andava, e chi rimaneva - e loro avevano perso River, che di cose da offrire a quel 2043 non ne aveva più molte.
    ***
    Così come, di cose da offrire, non ne aveva granché nemmeno Arturo Maria: non era simpatico, non era spigliato, non era di compagnia.
    Di certo, non era un leader. E, titubante, si domandava se avesse fatto la scelta giusta, se presentarsi a quel seminario avesse un senso. Arrivò a decretare, dopo svariati minuti di riflessione, che probabilmente no, non aveva alcun maledettissimo senso. Si era seduto su una panchina poco distante dal gazebo dove avrebbero dovuto radunarsi gli altri partecipanti, osservandolo con curiosità e non pochi dubbi; era arrivato con largo anticipo, quando ancora quella zona di parco era deserta e nessun ipotetico altro leader nei paraggi. Aveva avuto un sacco di tempo per alzarsi e andarsene – una parte di lui lo voleva tantissimo. Ma aveva vinto quell'altra, quella che in qualche maniera lo aveva convinto a restare, ad aspettare.
    Confuso, aveva spostato lo sguardo sulle prime figure in avvicinamento, troppo distanti e provenienti dalla parte opposta affinché lui potesse riconoscerle; forse erano gli organizzatori del seminario, si ritrovò a pensare. E poi aveva visto Mac – magari anche Joey aveva ricevuto l'invito e aveva coinvolto l'intera squadra. È così che fanno i capitani, gli suggerì una vocina, e il peso di quell'ennesimo sbaglio lo costrinse ad abbassare di nuovo il capo. Non era abbastanza vicino da sentire le parole di Mac rivolte all'assistente Markley – da... dove era uscita.... Turo non l'aveva vista arrivare . - ma di certo non gli sfuggirono le urla della Bestia di Satanackham in avvicinamento.
    Se non era un ottimo motivo per scappare quello, cosa?
    E invece, rimase.
    ***
    Anche River era rimasto. Indietro. Prima Mab, poi Hyde e Jekyll che erano svaniti nel nulla – mandando ai pazzi il maggiore dei Crane. Giorno e notte a pregare che tornassero, lui che non era mai stato un uomo di fede, a sperare che riapparissero e gli dessero una spiegazione.
    Ma i giorni passavano, e le uniche risposte che River trovava erano sul fondo di bottiglie che finivano sempre prima, sempre più in fretta. Non era passato molto dalla missione, da quel giorno in cui aveva voltato le spalle a tutti quanti prima di vederli partire – il giorno in cui aveva mollato definitivamente la presa su qualsiasi progetto avesse avuto in mente che donasse alla sua famiglia un nuovo equilibrio. Una famiglia che, River ora lo vedeva chiaramente, aveva perso già da tempo – era solo fottutamente ironico che se ne fosse accorto quando rimasto letteralmente da solo. Qualche nota di Mab lasciata sul ripiano della cucina; una maglietta dimenticata sul fondo dell'armadio; un post-it attaccato sullo specchio della sua camera. “Non te l'ho mai detto, ma mi stavo innamorando.” Troppi ricordi in una casa ormai infestata da memorie e silenzi. Troppi ricordi che non riusciva più a sopportare.
    Ricordi che decise di rimuovere – o conservare altrove, dipende dai punti di vista: una parte di sé voleva continuare a credere che ci fosse ancora qualcosa di salvabile, da qualche parte in quella storia. Ma la maggior parte di River era stanca. Spezzata. Ricordi affidati a quell'ultima persona rimasta lì con lui – per chissà quanto altro tempo ancora. Poco, sospettava.
    Un giorno mi ringrazierai, la sentì sussurrare – una cosa strana da dire a qualcuno che ti sta affidando parte della sua vita, letteralmente tutto quel che ne rimaneva. Ma lo accettò, River, perché non poteva fare altro. Era stanco.
    O almeno lo spero.
    ***
    Quella mano pietosa che gli aveva dato una seconda opportunità senza chiedere il suo permesso, senza avvisare; ma lo aveva fatto con le migliori intenzioni – e quello era il momento di scoprire se sarebbero state apprezzate o meno.
    arturo hendrickson | 2021
    river lou crane | 2043


    non avevo idea river ce l'avesse così tanto col 2043 e la missione, baci baci
     
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    «bro, ma tu hai capito?»
    «certo che ho capito»
    (Non aveva capito.)
    «io no, bro»
    «bro»
    (e buio fu.)
    - tratto da “Le ultime parole Susan e Edmund Quinn, 2043”, inchiostro su carta.

    Battè le palpebre una, due, cinque volte, continuando a far rimbalzare gli occhi scuri dalla strada di fronte a sé – quella che lo separava da un appuntamento, per intenderci; un evento non così raro nella vita di Poor Withpotatoes, nè particolarmente degno di nota, ma sempre un momento di gaudio, soprattutto quando ad avergli domandato quel tete-a-tete era stata niente di meno che Gwendolyn Markley – al maniaco che lo seguiva a pochi passi di distanza. Non importava quante volte Poor cambiasse strada, quante deviazioni prendesse, quello rimaneva costante lì, alle sue (s)palle, incurante di essere scoperto nei suoi nefasti secondi fini. Anche quando credeva di averlo perso, tornando sulla strada principale lo ritrovava pronto ad attenderlo come un condor sul corpo morto della preda. Aveva aspettatp di essere a metà percorso, quando l’altro non avrebbe potuto negare l’evidenza, per confrontare il disturbato soggetto di turno. Non che gli dispiacessero gli ammiratori, fosse chiaro, ma c’era un limite, e quel limite era dettato dai suoi stra maledetti spazi personali.
    «posh, ma la smetti di seguirmi.»
    Oh, non se lo scollava da New Hovel. Era forse stata solo una scusa quella del concerto della Dale Pony Gangia, o qualunque fosse il loro nome? Gli sembrava strano, e non perché Garrison, per quanto… speciale, non fosse in grado di inventare scuse così dettagliate (anche: addirittura un soggetto, un’ora, ed un luogo in cui presentarsi?), ma perché erano letteralmente giorni che scrollava le fave di tutti ricordandogli di quanto fosse stato fortunato ad ottenere quei biglietti esclusivi, quanto non vedesse l’ora, minchia dobbiamo andarci di brutto, eccetera eccetera. Poor sapeva di essere un tipo (anzi, un topo) interessante, ma non era neanche così egocentrico da credere che il coinquilino preferisse seguire lui piuttosto che andare ad un evento uniko del suo gruppo trap preferito.
    Però, che cazzo.
    La privacy all’interno dell’appartamento nel quartiere-ghetto degli Special, era pressochè nulla. Come se gli spazi esigui non fossero abbastanza una spina nel fianco, quei due (e mezzo; perché Swag era ancora a scuola? No, perché avevano una foca, che ricordiamo ancora e sempre non essere un maiale) particolari membri della società magica con cui si ritrovava a condividere il tetto, erano il dick blocker più grande delle terre emerse, con quelle risatine da dodicenni e le canzoncine fischiate sotto la sua porta (PoOr Ha PoRtATo A CaSa la fIdAnzAtIna). Poor Edmund Withpotatoes – LUI! IL GENTLEMAN! QUELLO ELEGANTE E SCICCOSO! - si era visto costretto ai propri hook up nelle zone meno igieniche e affascinanti del Regno Unito.
    Potevano anche concedergli un pomeriggio di pausa.
    «guarda, fai come vuoi» liquidò, senza ascoltare la risposta dell’altro, aumentando il passo per mettere fra loro quanto più spazio possibile (mai abbastanza: bastava rallentare l’andatura per una decina di metri, ed eccolo nuovamente alle proprie calcagna). Oltre ad essere…
    (unici. Gli voleva bene – la parte peggiore di tutte)
    Così, dovevano pure essere voyeuristi? Non c’era fondo al peggio.
    «(king, se ci sei prendi un colpo)» batti*, cappero l’auto correttore … Quando non sentì alcun colpo, per un attimo si preoccupò – che gli fosse davvero venuta una crepa? Ci sarebbe rimasto di merda. Non credeva di avere quel super potere, ma in effetti non si sapeva mai: gli special erano il frutto di studi e laboratori, certo, ma implicavano anche un’evoluzione della specie che, per quanto ne sapevano, poteva evolversi vita natural durante, e permettere loro di sviluppare altre capacità che li rendesse più adatti alla sopravvivenza rispetto al resto del genere umano; così, una teoria darwiniana buttata lì - , ma decise di essere abbastanza magnanimo da donargli il beneficio del dubbio: magari, dopo l’ultima volta in cui l’aveva interrotto in un momento intimo e molto…...coinvolto, aveva imparato la lezione.
    Era quasi arrivato a destinazione. Riusciva a intravedere il gazebo dove la ragazza gli aveva dato appuntamento. Chiuse gli occhi esasperato, un lieve sbuffo a premere fra le gengive, ed agitò nell’aria la mano con cui teneva il mazzo di fiori che aveva accuratamente (rubato) scelto per l’occasione.
    «ma non ti lamentare se poi non trovi ...» Aprì gli occhi.
    Si fermò.
    Sedie con… nomi. Fogli.
    Persone.
    «...amici.» Concluse, con tono dubbioso e interrogativo, posando gli occhi scuri sulla scenografia – perché di quello, sembrava trattarsi.
    Sfortunatamente, capì subito di essere stato fregato.
    Non quanto, o se ne sarebbe andato prima di poter sentire alcunchè. Credeva fosse uno di quei seminari sulla memoria, o su come alleviare i sintomi della prostatite, o ancora dove chiedevano soldi per sfamare i bambini poveri delle comunità in Azbekistan. Qualunque fosse il motivo di quella riunione, era già: offeso.
    Non era un appuntamento. Rude e uncalled for.
    Drizzò le spalle, stampandosi sulle labbra un sorriso morbido e affascinante.
    «quanta gente, inaspettato. dovremmo mettere in chiaro qualche regola prima di iniziare» Regalò il mazzo di fiori a Speedy Gonzales (ciao Turo), con tanto di lieve ammiccamento «o almeno una safe word»
    poor withpotatoes, 2021
    mono quinn, 2043
     
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    dpg for president
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    Tira su le corna per la gang
    «io no, bro»
    che stessero facendo tutti lì
    perchè fossero tutti in cerchio tipo setta satanica
    come diamine ci fossero finiti lui e i suoi bros
    ma soprattutto... più di tutto il resto.... non aveva la minima idea del perchè avesse deciso di mettersi dei jeans normali invece che i suoi pantaloni GANZI della KAPPA placcati in ORO! A saperlo prima, che si sarebbe ritrovato al cospetto di celebrità del calibro di bangkok, camden e tiny hilton (...birch te no, sei meno importante nel mondo dei famosi sorry not sorry) di certo avrebbe sfoderato l'artiglieria pesante.
    non ci stava capendo proprio un bel niente, susan detto-archie-perchè-susan-non-gli-piaceva quinn.
    e la cosa, secondo voi, lo disturbava?
    nient'affatto.
    dopo diciannove anni di vita vissuti a non capirci nulla, del resto, il ragazzo era più che abituato.

    vent'anni più tardi, anche con nome diverso, un viaggio del tempo di mezzo e l'esser cresciuto in un contesto totalmente differente, la situazione non era cambiata: posh gates continuava a capirci ben poco, nella vita. La differenza però stava nel fatto che credeva sempre di capir tutto.
    Ed arrivava in un attimo a conclusioni errate ed affrettate, ma si convinceva del fatto che fossero la verità e difficilmente desisteva dal cambiare idea!! Per questo, diretto al super mega evento a cui era stato invitato perchè ovviamente era ancora una persona con una certa fama - su tiktok i suoi fanz lo amavano nonostante tutto, e di certo esser disconosciuto da suo padre non aveva decimato il suo fanbase ma ANZI! da quando aveva pubblicato il video in cui aveva raccontato la sua struggente storia, i suoi followerz erano aumentati esponenzialmente - quando aveva scrutato in lontananza il profilo di poor e poi si era reso conto che stava facendo la sua stessa identica strada, ecco che posh aveva capito tutto! E quasi gli era venuto da piangere, per l'emozione: poor aveva voluto fargli una sorpresa?? facendogli compagnia al concerto???? e conoscendo finalmente i suoi amici della dark?????? BRO!!!!! Gli occorse far appello a tutto il suo autocontrollo, per non lanciarsi su di lui e stritolarlo in un abbraccio, ma alla fine ci riuscì, così da non rovinare la sorpresa che poor aveva organizzato per lui! dato che era stato così carino!!! mise in conto di prender una piccola deviazione così da arrivare un po' più tardi - ma non troppo, perchè non voleva mica perdersi l'inizio del concerto. - così da non far capire a poor che in realtà l'aveva già visto !! e così la sorpresa che il suo bro gli aveva organizzato sarebbe stata salva!!!! non avrebbe nemmeno dovuto fingere gioia, posh, era SUPER FELICE DAVVERO!!!
    E pensava di aver fatto un ottimo lavoro a non farsi sentire, con tanto di camminata saltellante sulle punte e mani a fermare le catene d'oro che teneva al collo per non far tintinnare tutti i ciondoli appesi quando... «posh, ma la smetti di seguirmi.» oh no
    primo istinto: «non sono posh»
    ma damn, l'aveva sicuro riconosciuto! ci pensò un attimo più tardi, che forse sarebbe stato più saggio buttarsi nel primo cespuglio a disposizione così da nascondersi «...forse sono posh» era in LUTTO, aveva rovinato lA SORPRESA!!!!! PER UNA VOLTA CHE POOR GLIENE ORGANIZZAVA UNA!!!!!! Era proprio TRISTE, e non era nemmeno certo che il concerto sarebbe stato in grado di risollevargli il morale. Imbucarsi nel camerino di tony e fregargli qualche anello? forse sì.
    «guarda, fai come vuoi» oh no pt2, si era offeso!!!! «bRO!» lo raggiunse in poco tempo perchè a) non era più tenuto a camminare sulle punte, per fortuna e b) lui correva ogni mattina all'alba, se solo poor avesse accettato di andar con lui forse sarebbe riuscito a correre più lontano e non farsi raggiungere ma... diceva sempre no ai suoi inviti :c «dAI NON TI OFFENDERE!! IO APPREZZO COMUNQUE TANTISSIMO IL GESTO!!!!» CIOÈ PROPRIO... TANTO TANTO!!! «no vabbè» che giornata meravigliosa «c'è anche king?? HA AVUTO LA TUA STESSA IDEA????» gli stava per scoppiare il cuore dall'emozione e dall'amore per i suoi bros!! «SWAG CI 6 ANCHE TE?» BEST DAY EVER!! Li avrebbe fatti conoscere alla dpg !!!!
    E il silenzio di poor poteva accettarlo, lo faceva ogni giorno (.), sapeva che era uno dei suoi modi preferiti di esprimere affetto. Insieme all'insultarlo, allo sbattergli la porta in faccia, al chiuderlo fuori casa.... era classico amore fraterno. Poi però... «no aspè» la destinazione era quella.
    ne era certo al 99,9%, perchè aveva cercato in largo anticipo su google maps, per sicurezza e paura di perdersi (mica lo sapeva, che sarebbe andato con il suo bro!!!) però... mancava qualcosa.
    Tipo la musica
    Le persone
    Il casino
    Gli spacciatori di MDMA
    Il baracchino abusivo
    Mancava praticamente tutto
    Non...
    gwendolyn markley poteva capirla, gli era sempre sembrata una tipa giusta.
    mac pure era ganzo, ci stava
    willow beckham avrebbe potuto avere una carriera da trapper, se solo avesse voluto, posh se lo sentiva che avrebbe potuto scriver testi profondi parlando di sangue e sgozzamenti
    finchè fossero rimasti solo loro, avrebbe avuto un minimo di speranza
    a far vacillare tutte le sue convinzioni però, ci pensò «tURITO??????» oh no pt3, ma allora «NON È IL CONCERTO DELLA DPG» e se solo non fosse stato così confuso, probabilmente garrison gates si sarebbe messo a piangere.
    posh gates, 2021
    archie quinn, 2043
     
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    «ok ci siamo tutti? si ??? bene bene BENE!! INIZIAMO!!!» La vedeva chiaramente, la confusione dipinta sui volti dei ragazzi, ognuna di una sfumatura diversa: c'era chi emanava rassegnazione (mac e poor), chi terrore (turo), chi non ci aveva capito niente ma non gliene fregava poi molto (posh) e infine chi stava tirando fuori un coltello dal calzino e stava per lanciarl... «beckham eddai, un po' di contegno!» di risposta ottenne un grugnito incazzato, ma perlomeno la vide rimetter l'arma al proprio posto. «so di avervi ingannati... ma è una cosa importante, e non sapevo in che altro modo sarei riuscita a radunarvi tutti nello stesso posto» soprattutto willow e arturo. ma sospettava che anche convincer poor sarebbe stata dura, dicendogli la verità. «ormai siete qui e... non siete almeno un minimo curiosi? pochino pochino???» no???? «dai sedetevi ai vostri posti, è roba importante» e inzomma: la parola "importante" ad uscire dalla bocca della markley era... strana. Quando tutti presero posto, ecco che la ragazza azionò il proiettore ( «NON APRITE LE BUSTE FINCHÈ NON VE LO DICO IO MI RAKK») e.. via di slide:
    6Mv8nFm
    «shokkante, I know, ma è tutto vero»
    no4wdfH
    [inserire qui discorso standar pre-stampato che le avevano inculcato in accademia e che da bambina le facevano ripetere come un mantra prima di andar a dormire] le rivelazioni erano sempre magiche, e lo sguardo sui volti dei diretti interessati era sempre impagabile, solo che... la prima rivelazione era stata quella TM, quella che aveva atteso per tutta la vita e per la quale si era preparata benissimo, quando le tremava la voce dall'emozione e aveva rischiato di svenire lì sul posto. Poi però... come per ogni cosa, anche per quella aveva perso un po' di entusiasmo, e per quello quel giorno aveva optato per preparare le slide e render tutto più divertente ed entusiasmante. Soprattutto slide interattive come:
    PcXNALa
    e poi niente, altre varie slide con immagini bellixime - giuro volevo fare i manip ma... non ho tempo, scusate - e spiegazioni varie e standard come la distinzione tra custodi, messaggeri e vigilanti, e poi a fine di tutto «dOMANDE? NE AVETE???» sapeva che ne avrebbero avute!!!!! o forse erano troppo sconvolti per parlare, non poteva certo biasimarli! «per qualunque cosa, io sono qui! so che è una verità sconcertante, ci sono passata anche io...» in realtà non proprio, dato che lei era cresciuta sapendo bene di non appartener a quel tempo, ma in parte condividevano lo stesso destino. e soprattutto l'avevano condiviso nel 2043 «prima di aprire le buste, però... beckham, devo chiederti di darmi tutte le armi che hai addosso» nessuno sarebbe morto sotto la sua supervisione, soprattutto non durante una rivelazione (sarebbe stata una pagina super buia della sua carriera da custode, se fosse successo), e di conseguenza doveva assicurarsi che willow non avesse armi a disposizione con le quali sfogarsi.
    cioè poveraccia, gwen non poteva nemmeno immaginare che dolore comportasse scoprir di avere lo stesso sangue di costas motherfucka e mort rainey!!! però vabbè, AVEVA I GENITORI FAMOSI!!!!! E SCOPRIRE DI AVER GENITORI FAMOSI ERA SEMPRE BELLISSIMO!!!!!!! CHissà se anche lei aveva sempre sentito un legame spirituale con penn hilton, così come gwen l'aveva avvertito ogni volta che da bambina sul cioè trovava un poster di taylor swift (cosa? cosa)
    gwendolyn markley, 2021
    dani leroy gallagher, 2043


    una sola cosa: scusate.
     
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6 replies since 29/8/2021, 16:50   355 views
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