Ops - Ops- Opossum

Phoebe & Gigio

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    Era una splendida giornata in quel di Carrow's district, tutto sembrava scorrere tranquillamente, gli animali erano felici e la calma faceva da padrona, o almeno solo in una zona dello zoo perché probabilmente ad un angolo opposto di quel che sembrava un Paradiso animale non stava andando del tutto bene, anzi stava andando decisamente di cacca. Una ragazzina dai capelli scuri stava vivendo un momento difficile e sembrava quasi che nessuno avesse intenzione di passare da lì ad aiutarla, era stato dimenticato da tutti e lei era sola.
    « c'è nessuno?»avrebbe voluto urlare, Phoebe, ma il terrore di essere attaccata dagli opossum l'aveva paralizzata. Aveva sempre pensato che questi animali fossero una specie speciale e l'idea di fingersi morti in caso di pericolo era da sempre la miglior arma di sopravvivenza, ma ritrovarsi nella stessa gabbia non era così divertente come guardarli dall'altra parte, al sicuro e con la possibilità di allontanarsi non appena possibile. Magari poteva fingersi anche lei morta per fare in modo che questi le stessero alla larga ma se si fossero invece poi accaniti sul suo corpo? Lei voleva vivere. Non era sicura che fossero così cattivi ma erano pur sempre un gruppo sostanzioso di opossum e magari insieme si facevano più forti, non voleva essere mangiata. Lei non odiava gli animali e difficilmente ne aveva paura, a loro modo ognuno di loro era bello e speciale, ma questo valeva quando aveva una via di fuga e non quando era ad un passo dalle loro fauci. Ok, forse era esagerato ma aveva comunque paura e voleva uscire di lì, ma non sembrava passare nessuno.
    «vi prego...» ancora un sussurro mentre guardava fuori dalla gabbia, l'orizzonte era così bello e sentiva così vicina l'aria di libertà eppure così lontana. Si chiese cosa stesse facendo Halley, ma anche Antheia e persino Behan e Mehan. Non che ci parlasse molto ma ogni tanto li pensava in fondo erano fratelli no?! (Ancora non so se lo sa davvero).
    «non uscirò mai da qui» sospirò, guardare oltre la gabbia e pensare ai suoi amici la fece rattristare ancora di più. Si girò lentamente ad osservare gli opossum dietro di lei, sembravano così tranquilli, ma forse stavano semplicemente studiando come ucciderla e divorarla. Tremò al pensiero, ma perché era finita lì dentro? No, serio, come era riuscita ad entrare e a chiudersi dentro soprattutto?
    Stava facendo una piccola gita in solitaria allo zoo,suo padre non aveva voglia e sinceramente era meglio così perché non riusciva ancora a guardalo negli occhi senza provare una strana sensazione di disagio ma anche tradimento; era sempre stato il suo fratellone e ora invece doveva chiamarlo papà, come poteva farlo quando alla fine non si era mai comportato come tale, era davvero tutto molto assurdo nonostante alla fine l'avesse cresciuta come fa un padre con la propria figlia lei continuava ad avere difficoltà ad accettarlo. Il tempo avrebbe aggiustato tutto, aveva sentito dire una volta e sperava davvero che potesse essere così. Per il momento cercava di evitarlo ogni volta che poteva anche se, col senno del poi, se non fosse stata da sola ora non sarebbe in quella situazione.
    Aveva seguito delle pagliuzze di fieno come se fossero state caramelle o delle farfalle ed era finita lì dentro senza capire dove fosse fino a che non si era girata e aveva trovato la porta della gabbia chiusa.
    «Voglio uscire....vi prego» piagnucolò ancora una volta, prima di rassegnarsi definitivamente all'evidenza che non sarebbe andata via tanto velocemente, quel posto era stato dimenticato da tutti.
    «ok ragazzi, se mi faccio una cuccia qui, vicino alle sbarre, mi promettete che non mi mangiate?» non era certa che fossero erbivori ma neanche del contrario e magari se ci avesse fatto amicizia avrebbe passato meglio il tempo lì.

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    la vita di gigio procedeva alla grande. era il 26 o 27 agosto — facile perdere il conto dei giorni quando si è in vacanza — Giroud non si era ancora preso il Covid, la maledizione della 9 pareva spezzata e andata tutto bene.
    il giovane Linguini aveva fatto ritorno in Inghilterra per ultimo, come da tradizione, lasciando quel di Canosa con una punta di malinconia nel cuore; gli erano sempre serviti quei due o tre giorni di raccoglimento e solitudine, durante i quali la lenta ma inesorabile trasfigurazione in imbruttito prendeva piede. i cugini lo sapevano bene, e preparavano le valigie ormai con largo anticipo: nessuno voleva assistere al cambiamento radicale del buon Gigio, dopo che per due mesi la sua natura terrona era uscita allo scoperto — beh, nessuno tranne Giacomino.
    era lui la vittima sacrificale designata, il povero cristo cui toccava rimanere con JJ in quegli ultimi giorni di caldo intenso nel tavoliere delle Puglie mentre il ragazzo tornava ad essere il milanese DOC pronto a lamentarsi se qualcuno lo andava a trovare senza almeno 48 ore di preavviso.
    ma siccome JJ sapeva anche godersi le piccole cose (si, i milanesi lo fanno.) quel giorno aveva optato per un bel giretto allo zoo, in completa solitudine per non tradire le sue origini polentone; il sole era ancora alto bel cielo, faceva caldo ma non troppo, e gigio teneva tra le mani una mattina di cochina bella fresca! inutile che continui a correggerlo in cocaina, telefono, perché un vero Linguini si fa solo di pasticciotti e Amaro del Gargano direttamente in vena. indosso, a lampeggiare come una segnaletica stradale rossonera, la mitica maglia numero 9 dell'ormai eroe nazionale Olivier Giroud: in dormitorio si era portato anche quella di Çalhanoğlu, che il ragazzo aveva tenuto nonostante l'alto tradimento al solo scopo di modificare il nome sul retro della maglietta in questione.
    «O mia bela Maduninaaaa che te brillet de lontaaan» cantava sempre il capolavoro del maestro Giovanni D'Anzi, quando era felice; e gigio, mentre camminava per i viali del Carrow osservando le creature magiche e non che su affacciavano alle loro gabbie per ricevere una carezza o anche solo per mordergli un dito, in quel momento lo era «tuta d'ora e piscininaaa, ti te dominet Milaaan» si, la stava ascoltando a tutto volume attraverso le cuffie premute sui capelli ricci, e forse per questo our trovandosi ormai di fronte allo spazio dedicato agli opossum, non senti la richiesta d'aiuto di Phoebe.
    vide solo la ragazza accucciata in un angolo, con i procionetti che la fissavano astiosi dalla parte opposta della gabbia, la bavetta a colare loro dalle fauci: forse si trattava di animali carini e coccolosi, ma dal loro sguardo killer sembrava esattamente l'opposto «sota a ti se viv la vita, se sta mai coi man in man. Canten tucc "lontan de Napoli se moeur"» il Serpeverde (che ancora non sapeva di essere Serpeverde ma un po se lo shentiva nel cuore), reclinò la testa continuando a canticchiare tra i denti, un passo più vicino all'ingresso della gabbia. doveva ancora decidere se Phoebe ci fosse entrata di sua spontanea volontà o meno, ma nel dubbio: «ma po' i vegnen chi a Milan» (terùn) solo a quel punto, una volta finito il ritornello, JJ Linguini si concesse di premere contro la porta della gabbia, incuriosito dalla situazione strange forte, trovandola chiusa proprio come si era aspettato — okay. «uè ciao! come si sta là dentro, comodi?» chiese, abbassando finalmente il volume, le cuffie appoggiate dietro al collo «vuoi un goccio di cochina?» aggiunse, un attimo dopo, le iridi grigio azzurre a farsi divertite mentre con una spalla si addossata contro la gabbia e le mostrava la lattina di coca cola «una cochina bella fresca non si rifiuta mai»
    poi, quasi si fosse reso conto di aver dimenticato un dettaglio molto importante: «non la cocaina eh. l'inglese non è ancora il mio forte non vorrei mi fraintendessi» gigio spacciava solo pasticciotti, come voleva Nonno Lino.

    jj 'gigio' linguini
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    La mora si era rassegnata alla sua vita in quella gabbia,chissà se suo padre - le faceva strano chiamarlo così- si sarebbe ricordato di lei, l'avrebbe cercata? Sperava di si, non voleva diventare un opossum ed essere esibita come un fenomeno da baraccone: "ed ecco a voi, nel nostro circo il fenomeno che più ci rende orgogliosi, LA DONNA OPOSSUM!!, si finge morta ma proviamo tutti insieme a chiamarla - Phoebe!! - " Sperava di venir nutrita a dovere, era una mangiona.
    «uè ciao! come si sta là dentro, comodi?»
    «Oddio, sei una persona reale?» piagnucolò mentre metteva a fuoco la persona davanti a lei, quante ore erano passate o forse erano giorni. Aveva perso la cognizione del tempo, sicuramente era davvero da troppo tempo che era rinchiusa in quel posto e vedere una figura umana era come tornare a respirare. Poteva dire addio alla vita nel circo e a quel posto puzzolente. Sarebbe tornata a vivere una vita da umana e non da fenomeno da baraccone.
    «vuoi un goccio di cochina?» la stava già confondendo con un opossum?! Possibile. Era lì da una vita e poteva già aver preso il loro aspetto ma anche il loro puzzo. Si guardò notando che ancora non aveva assunto nessuna forma strana, doveva uscire da lì prima di compiere del tutto la metamorfosi.
    «non la cocaina eh. l'inglese non è ancora il mio forte non vorrei mi fraintendessi»
    «cosa?» La mora lo guardò perplesso come se avesse appena parlato una lingua a lei sconosciuta. Forse aveva già iniziato a non capire neanche la lingua umana, anche se già non in versione opossum faceva fatica a capire quello che le veniva detto; purtroppo aveva problemi di concentrazione e si distraeva con poco. Phoebe non era in grado di capire certe battute in una situazione normale, quando non era in totale panico e chiusa in una gabbia per animali rischiando di diventare la donna opossum, figuriamoci se in quel momento poteva aver capito qualcosa di diverso da una semplice coca, anzi forse non aveva capito una sola parola del ragazzo. Guardò poi la bibita che aveva in mano, stava per caso offrendo del cibo ad un animale? «Ah...no grazie» aspetta ma lei non era un animale e lei stava iniziando ad avere sete. «anzi si grazie» la soffiò dalle mani del ragazzo come una bestiolina di satana e niente sentire qualcosa di fresco le fece ricordare di essere umana.
    «Ma lo sai che una persona non capisce di avere davvero sete fino a quando non beve?!» glielo aveva detto una persona saggia ma al momento non ricordava il nome ma da quando aveva udito quelle parole, si era resa conto di quanto fossero vere. L'aveva persino provato sulla propria pelle, quindi perchè non dargli credito. Era una credulona . «Io sono Phoebe e tu?» era appena diventato il suo migliore amico, per sempre. Lo avrebbe portato persino a casa, fatto conoscere come il suo eroe proprio a Phobos solo perche le aveva appena dato da bere, magari poteva anche chiedergli di farla uscire, ma una cosa alla volta, mica possiamo risolvere tutto in un post.

    19 y.o - Campbell - ex-Grifondoro
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    «Oddio, sei una persona reale?» la domanda da un milione di galeoni.
    non era la prima volta che JJ si trovava a dover rispondere ad un quesito così tosto («oh fra ma ci sei domani per la pizzata?», «gigé, vuoi la maglia di Ibra o quella di Giraud?», «quand'é che ti togli quelle cazzo di infradito frà?»), e anche quella volta non si lasciò spaventare, o prendere alla sprovvista. regaló a Phoebe un sorriso malandrino, dopo aver mandato giù l'ultimo sorso di coca cola, il braccio libero infilato tra le sbarre «tocca qui, tutta roba vera» eh, aveva fatto un po di palestra in quel di canosa, e ne andava particolarmente fiero — niente tapis roulant o panca dei pesi, ma l'allenamento della strada: correre per ore sulla spiaggia con i secchielli pieni di telline, lui e i cugini inseguiti dai proprietari del Lido Margherita, sollevamento gabaret di pasticciotti, salto delle onde con doppio avvitamento per evitare le meduse, e ovviamente l'immancabile gara di limbo del sabato sera con le comari di paese.
    insieme al braccio e alla per niente velata offerta di palparlo, gigio si affrettò da galantuomo qual era a tendere anche la lattina alla ragazza-opossum, la quale oltre che leggermente confusa sulla propria identità sembrava anche alquanto assetata; il serpeverde non si sorprese infatti della rapidità con cui phoebe gli scippó la bibita di mano — «figa se sei veloce! mai provato con un portafogli?» chiedo — limitandosi ad osservarla tra le sbarre «Ma lo sai che una persona non capisce di avere davvero sete fino a quando non beve?!» certo che gli inglesi erano ben strani.
    ok, mai come quelle merde formaggiare dei francesi, ma certi livelli non si possono raggiungere, tanto meno superare.
    fronte corrugata sotto i riccioli schiariti dal sole, gigio si sporse in avanti aggrappandosi alla gabbia, un piede a dondolare all'interno «non ci avevo mai fatto caso. da quando giacomino ha avuto i calcoli ho iniziato a bere sempre anche senza avere sete» Dwight e la colica renale post laboratori, una gran bella storia per un'altra occasione (qualcuno sostiene ancora siano state le cozze, ma non ci sono prove a sostenere questa tesi) «io sono JJ comunque» non aggiunse che poteva chiamarlo gigio, quello era tipo la seconda base. e il Linguini per certe cose sapeva andarci con i piedi di piombo — tranne quando aveva da cagare il cazzo a swag ma son dettagli «phoebe posso chiederti una cosa?» e, senza attendere risposta, continuò «sei comoda là dentro? ti ci sei chiusa per un motivo particolare? stai studiando gli opossum?????» i quali, sentendosi chiamati in causa, si girarono verso di loro contemporaneamente sgranando occhi troppo grandi e perfettamente tondi, vuoti come quelli degli squali, piccoli dentini a ticchettare sfregando uno contro l'altro.
    inquietante.
    «non sembrano particolarmente felici» magari erano solo fatti così, poveri cristi, come Lollo che era brutto e non poteva farci nulla, bacino ❤ «sembrano mia cugina quando vede dei soldi. solo che quelli stanno guardando te» poteva far tutto parte di un esperimento, ma sentiva comunque fosse suo dovere avvisarla; dopotutto, la bavetta che colava dalle piccole fauci non era esattamente un buon segno «o la cochina. fossi in te gliela lancerei e poi uscirei di li» nemmeno gli era passata per la testa l'idea che phoebe ci si fosse chiusa dentro, un po troppo extreme anche per il diciassettenne. un atto di masochismo che li per li gli suonò estraneo, ma che in un futuro non troppo lontano lo avrebbe accolto come una familiare coperta: guardare stoicamente l'Italia che finiva di nuovo ai playoff, il sorteggio con il Portogallo in finale, calhamamma che segnava nel derby e faceva vincere l'Inter con il Venezia, poi seguire fino all'ultimo la disfatta del Milan con il Sassuolo.. tutto faceva parte del ciclo di sofferenza della vita.
    una vita molto difficile, ma mai come quella dei rubentini (rob: ah, shit)

    jj 'gigio' linguini
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    Phoebe riusciva a fare amicizia anche coi muri e probabilmente se quegli opossum avessero parlato la sua lingua avrebbe senza alcun problema trovato la sua migliore amica. Era però felice di aver trovato un umano che potesse farla uscire di lì, forse, era molto socievole e lei non poteva che esserne contenta, adorava parlare e stare in compagnia. Non aveva davvero capito quello che le aveva detto per la maggior parte delle volte ma sembrava amichevole quanto lei e poi diciamoci la verità, Phoebe si affezionava a tutti molto velocemente.
    «tocca qui, tutta roba vera»un'altra cosa che non aveva capito, ma gli sorrise anche se non aveva afferrato cosa doveva toccare e il motivo. Era confusa ma lo era spesso, lasciò cadere così il discorso che forse non voleva neanche una risposta decidendo di bere fino a che non riprese fiato. Sorrise al ragazzo per poi restituirgli la bottiglia.
    «io sono JJ comunque»
    «grazie e piacere di conoscerti» gli sorrise, chiaramente più tranquilla anche se era ancora lì dentro alla gabbia. «Sai , sei simpatico» lo erano tutti quando le davano corda, anche se lei trovava simpatico anche un muro, silenzioso e poco socievole.
    «phoebe posso chiederti una cosa?»
    «dimmi pure»
    «sei comoda là dentro? ti ci sei chiusa per un motivo particolare? stai studiando gli opossum?????» Ah già era ancora dentro alla gabbia con gli opossum che tra l'altro sembravano averla accettata completamente visto che la stavano ignorando. Forse era più simpatici di quanto pensasse. «Non ricordo come sono finita qui» ed era vero, insomma io non rispondo da mesi e non si era neanche portata la bacchetta dietro quindi aveva senza alcun dubbio bisogno di lui. Gli occhi dolci, non riuscendoci davvero ma era una ragazza chiusa in una gabbia magari avrebbe fatto pena comunque al nuovo amico «nonostante siano creature interessanti vorrei uscire» già sentiva l'aria di libertà anche se stava in una gabbia praticamente all'aperto, ma le sbarre davano comunque un senso di oppressione e chiuso no? «Ma se esco di qui, non mi lasci da sola vero?» non aveva voglia di passare quella giornata da sola, odiava la solitudine, sempre.
    «in quel caso, anzi no... comunque vada mi aiuti ad uscire per favore?» mica voleva diventare davvero un opossum.
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    quante cose possono accadere in 5 mesi? tante, spesso troppe.
    per gigio avrebbero significato guardare esterrefatto il Milan cedere il posto di primi in classifica a quelle merde interiste, con i loro 47378282 gol, calhamamma rinvigorito e super petty, rendersi conto di non avere chicco chiesa per i play-off, piangere per quanto faceva schifo all'anima l'arsenal, farsi venire l'ansia per il fantasanremo. tutte cose lontane, lontanissime, che in quella giornata di sole e caldo non lo tangevano minimamente — era ancora felice, gigio linguini.
    ignaro di quale sarebbe stata la sua prossima casata, con già una cotta (doppia) a gravargli sul petto, e le mani piene di calli dopo i cinquanta chili di pomodori perini raccolti nei campi: una vita tranquilla, una vita onesta (no.) «grazie e piacere di conoscerti. Sai , sei simpatico» in tutta risposta il Linguini le restituì un sorriso e una lieve alzata di spalle, apparentemente già dimentico del fatto che Phoebe non aveva dato nemmeno una palpatina al suo bicipite; una scelta che gigio rispettava, e per questo una volta presa la lattina dalle mani della ragazza si affrettò a ritirare il braccio «si, è vero» anche meno, anche meno! «quasi sempre almeno» un po di umiltà con chi si è appena conosciuto era d'obbligo. non smise comunque di sorridere, anche quando Phoebe gli fece notare che non ricordava come fosse finita nella gabbia — sempre più strani 'sti inglesi, appoggiando la lattina di coca ormai vuota vicino ai propri piedi «é quello che dice sempre mio cugino ciruzzo quando beve troppo e si risveglia la mattina dopo nudo in spiaggia» capitava più spesso di quanto non fosse il caso di ammettere «Ma se esco di qui, non mi lasci da sola vero?»
    urca, così a brucio?
    doveva forse dirle che il suo cuore era già impegnato e che una relazione a tre (della quale solo lui al momento era a conoscenza) gli sembrava già finito troppo complicata senza dover arrivare a quattro? nah «non lascerei mai da sola una ragazza carina e simpatica come te, Phoebe! non sono mica un cavernicolo» nonna gli aveva insegnato bene, altroché. e poi non è che avesse di meglio da fare, diciamocela tutta «ma frequenti la scuola te?» sembravano avere la stessa età, anche se evidentemente la ragazza non aveva con sé una bacchetta, quindi tanto valeva chiedere «fatti un po indietro» le fece cenno di indietreggiare, prima di tirare fuori il legno (spaccini triggered) dalla tasca posteriore dei pantaloni, puntando poi il catalizzatore sulla serratura con un movimento secco del polso e qualche incantesimo figo per aprire il cancello.
    et voilà,
    oui oui
    mangiabaguette.

    chissà se gli incantesimi li pronuncia in francese o sono uguali per tutti perché è tipo latino.


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