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[ euge ft. mort (+libera) @spacobot]

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    whats the matter with kids today?
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    «ti sei bevuto il cervello, jackson?»
    ma perché partivano tutti prevenuti?
    era sempre la solita, vecchia storia: sei impazzito euge? non puoi riempire l'ufficio del preside con trappole per topi euge! questo è poco etico euge! ma ti senti bene euge? — nessuno che credesse nelle sue buone intenzioni.
    di solito avevano ragione a dubitare di lui, ma faceva male comunque «ma che cazzo, Spaco, un po' di fiducia» probabilmente era chiedere troppo, perché Spaco non si fidava di nessuno dal 1965, per qualche ragione che il Jackson aveva sempre provato ad approfondire senza successo, e quel pomeriggio non faceva eccezione «il ragazzo è tuo, il cadavere non te lo nascondo» visto? pREgiUdiZI «si, va bene, ho capito. se muore ci penso io» se muore chi??? ma come, non l'avete capito? (no perché non ve l'ho detto) ma Mort Rainey ovviamente! il quale, seduto sullo sgabello accanto ad euge con i gomiti contro il bancone lurido, faceva da testimone all'intera conversazione riguardo la sua dipartita imminente: sta ad Alessia decidere con quale mood.
    ma facciamo un passo indietro —

    «e così niente vacanze quest'anno, eh mortino?» lungi da euge giudicare. le sue chiappe erano ancora incollate in quel di Hogwarts, e anche una volta finito di sistemare le scartoffie per i MAGO imminenti rimaneva New Hovel ad attenderlo. non che gli dispiacesse, sia chiaro: poteva portare uran allo zoo tutte le volte che voleva, farsi invitare al ristorante da jade una sera si e altra pure (cucinare non era il loro forte e si poteva sfruttare Aidan solo fino ad un certo punto), prendere in /prestito/ lo SpacoBus per qualche gitarella fuoriporta, rompere perennemente i coglioni alle coppiette. Relijah e Heimes nello specifico, ma il Jackson non disdegnava farsi i cavoli anche dei suoi studenti — con Callie e Jane che lo tenevano aggiornato sugli ultimi sviluppi amorosi in tempo reale sarebbe stato strano il contrario «bravo, risparmia i tuoi averi per l'anno prossimo. un bel viaggio per festeggiare la maturità (?)» annuì rivolto più a se stesso che al giovane seduto dalla parte opposta della scrivania, lo sguardo nostalgico perso oltre la finestra aperta «certo, sempre ammesso che passi i MAGO.. o che ci arrivi vivo» sorrise il professore, tornando a posare le iridi cerulee sul ragazzino, ma senza traccia di ironia: Mort frequentava quella scuola da un tempo sufficiente per sapere che il pericolo era sempre dietro l'angolo, e indorargli la pillola non sarebbe servito a niente.
    a volte non serviva ad un cazzo anche essere preparati al peggio, perché la vita — come Eugene Jackson sapeva bene, trovava sempre un modo per fotterti.
    battè le mani tra loro, sporgendosi in avanti tra pergamene sparse e boccette di inchiostro, cagnolini con la testa basculante e fotografie magiche della family (jade e uran, young!rea che tirava un pugno in faccia a young!Eli in loop, Delilah che gli faceva il dito medio, jade e run a cavallo di tjade); non era da lui mettere a loro agio le persone, in particolar modo gli studenti, e quel giorno non faceva eccezione «a tal proposito, Mort, ci tengo a dirti che sei stato "scelto"» mimò le virgolette con le dita a mezz'aria, osservando il Serpeverde di sottecchi «per un corso accelerato di sopravvivenza. la queen avrebbe preferito una punizione, sai com'è fatta...» tortura tortura e ancora tortura. quella donna aveva davvero un chiodo fisso «ovviamente mi riferisco ancora a quella.. come possiamo definirla.. scena molto triste dopo la semifinale con i corvonero» questa volta le labbra di euge non si tesero in un sorriso, piegandosi invece verso il basso. pensare alla rissa lo faceva ancora soffrire nel profondo del cuore, un dolore soffuso e radicato nel petto «cioe. non li avete colpiti nemmeno una volta, raga»
    scandaloso.

    ed era cominciata così, quella calda giornata di luglio. con una premessa apparentemente semplice: ti insegno io come fare a botte.
    di certo Eugene Jackson aveva i titoli giusti, un master in risse conseguito alla prestigiosa Università della Strada con voto 110 e lode, ma Mitchell gli aveva specificatamente proibito di picchiare gli studenti: il solito guastafeste. però non aveva specificato che fosse vietato anche far massacrare Mortino da qualcun altro, e in quella dimenticanza il professore di arti Oscure aveva intravisto il suo piccolo spazio di manovra. «si, va bene, ho capito. se muore ci penso io» li avevamo lasciati così, con un Rainey giustamente perplesso e uno Spaco malfidente, ma euge credeva ciecamente nel ragazzino. di solito (anche se non sempre), anche quelli più incapaci se messi con le spalle al muro tiravano fuori capacità insospettabili — al muro o contro le sbarre di una gabbia.
    tipo quella che Spaco aveva fatto montare nel centro esatto del locale, con un ring professionale a nascondere il pavimento lercio di birra e altri liquidi non meglio specificati, patatine e salatini vecchi di mesi. una volta a settimana, prima del normale orario di apertura, su quel ring gente si menava male per round di cinque minuti l'uno, e chi ne resisteva almeno tre senza lasciarci le penne vinceva una consumazione gratis «E LA GLORIA!» sapeva di cosa parlava, Eugene: dopotutto, ci era passato anche lui. aveva afferrato Mort per quelle spallucce che si ritrovava, scuotendolo come uno shaker prima di stringerselo contro il petto « magari impari pure qualcosa» tipo a menare un pugno o, cosa non da poco, rimanere vivo per 15 minuti «adesso entri li dentro, dai la mano al tuo avversario e poi gliele suoni» oddio, era più probabile che fosse il ragazzone palestrato tutto lucido di olio già in piedi sul ring a ridurlo come un tappeto sbattuto, ma l'importante era crederci «vai Mortino, rendimi fiero» gli diede un bacio sulla fronte, prima di yeettarlo oltre l'ingresso della gabbia di ferro, che Spaco gli chiuse prontamente dietro «quindi, vecchiardo... a quanto è data la sconfitta del mio giovane?»
    perché se non scommetti godi solo a metà.
    Darwin's rolling over in his coffin
    The fittest are surviving much less often
    Now everything seems to be reversing, and it's worsening
    Eugene Jackson
    when: 15.07.2021
    where: spacobot
    job: professor
    status: adult badger


    dai non avete mai visto i combattimenti wrestling nella gabbia? unreal. comunque, al momento ci sono Mortino vs TizioOliato ma se qualcun altro vuole partecipare prendendo il posto di Mort (o per picchiarlo.) può farlo tranquillamente ❤
    sono 3 round, prima di ogni round chi posta (1 post=1 round) tira il dado di wechat 3 volte:
    tre lanci 4-6: il round è vinto con pochi colpi subiti
    un lancio 1-3 / due lanci 4-6: il round è vinto con un po' di colpi subiti
    due lanci 1-3 / un lancio 4-6: il round è perso con un po di colpi subiti
    tre lanci 1-3: minchiazza stai già messo malino.

    ovviamente chi arriva a 2 round su 3 vince (io tirerò i dadi per il Tizio) PER QUALUNQUE DOMANDA ALE CHIEDI PURE
     
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    Già pensava che la qualità dell’istruzione scolastica fosse scadente quando a frequentare Hogwarts c’era lei, una decade prima, ma non era nulla in confronto agli ultimi anni. Se gli studenti ne uscivano impreparati, e non facevano altro che diventare l’ennesimo peso morto sul gruppo della società, non li si poteva incolpare: non sapeva chi avesse avuto la brillante idea di assumere Eugene Jackson come docente, ma quel contratto aveva, ed avrebbe se avesse continuato in quelle peculiari ambizioni accademiche, condannato un’intera generazione di maghi, streghe, e special – gli stessi che di lì a qualche anno, avrebbero potuto avere fra le mani il destino del loro mondo. Dire che fosse perplessa, sarebbe stata una menzogna: era, dopo anni, ancora sconvolta ed indignata. In parte, vista da un piano nel quale la cosa non toccava anche il suo universo, non poteva che trovare divertente che Quattrocchi fosse diventato insegnante di marmocchi buoni solo come carne da cannone – appropriato, quasi - ma dall’altra, vedendola come un membro della società ancora soggetto a regole e leggi, sapere che qualcuno educato dal Jackson avrebbe potuto essere il suo avvocato in qualche causa portata al Wizengamot, le faceva perdere ogni briciolo di ilarità.
    «E LA GLORIA!»
    L’unico movimento della Hamilton, la cui presenza già indicava un elevato livello di noia e curiosità - nonché il pro che se fosse morta di ebola, avrebbe portato con sé anche Nate ed Elijah: maledetto Jackson, ed i suoi covi poco igienici. - fu un battito di palpebre. Attese un paio di secondi di distratto sguardo sul vuoto, prendendo marginalmente nota di quello che sarebbe accaduto di lì a poco nel locale, prima di roteare gli occhi scuri sul ragazzino scosso come una pignatta fra le mani del suo prof. Era riuscita a crearsi una bolla intoccabile, la ex Serpeverde, e ne approfittò per poggiare i pugni sui fianchi senza il rischio di sfiorare alcuno dei presenti, i quali non vedevano una vasca da bagno dal giorno in cui erano nati nelle altrettanto sporche, e squallide, case dei genitori, a quanto pareva dall’odore che trasudavano come un maledetto chanel numero meno cinque. Con il tacco a spillo, infilzò uno scarafaggio fingendo fosse una palla di Eugene. Era tutto così… così… così volgare e popolano, che Rea spiccava come un faro in una discarica, ma non le importava - anzi, amava le attenzioni. Soprattutto quando dalle occhiate del pubblico, percepiva solo un egual livello di desiderio e terrore.
    Sorrise.
    «è miserabile, e squallido» L’arena dei polli, non il ragazzino: lui era solo patetico e triste, ma non poteva biasimarlo – anzi, le faceva perfino un po’ di tenerezza. Chi non lo sarebbe stato, con gente come Eugene Jackson e William Barrow a insegnargli come stare al mondo? «proprio come te.» concluse, con un tono morbido e vellutato, reclinando appena il capo verso il Jackson. Mortino (…?) era ancora in tempo a salvarsi, se solo qualcuno avesse allungato una mano nella sua direzione portandolo sulla retta via.
    Ovviamente quel qualcuno non sarebbe stato lei. Fare la brava samaritana era gratuito, e non c’era nulla che la Hamilton offrisse senza chiedere pegno – un conto che un sedicenne non avrebbe potuto saldare. Peccato. Chissà se Eugene era il suo idolo (sperava di no), se lo ammirava (ti prego….), se volesse diventare come lui (in quel caso, preferiva saperlo subito e togliere quella disgrazia dalla vita della Rea Hamilton successiva: non ringraziare). Cosa poteva insegnargli, quel combattimento fra galli spelacchiati? «se deve imparare come perdere e diventare un fallito, bastava chiedere a te» studiò con non curanza le unghie perfettamente curate della mano destra, alzando lo sguardo quanto bastava per lanciare un’occhiataccia ad uno dei commensali quasi ai confini con la propria bolla.
    Non augurò buona fortuna al malcapitato fanciullino.
    E non salutò prima di andarsene, già agognando il momento in cui sarebbe tornata a casa ed avrebbe bruciato i vestiti indossati all’interno di quella topaia. Non era nel suo stile.
    rea hamilton
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    «no.»
    i like my eyelashes as dark as my heart and as long as the list of people i want to murder
     
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    Spostò il peso da una gamba all’altra e giocò a far rotolare una bottiglia di birra vuota – su quel pavimento da chissà quanto tempo – sotto la suola della scarpa, e interruppe quel passatempo solo per allargare le braccia e guardare con fare piccato il professor Jackson di spalle parlare con molta nonchalance della sua possibile dipartita. Incrociò le braccia al petto e poi sbuffò mentre roteava gli occhi verso l’alto, una combo di reazioni che poteva significare solo tre cose:
    a) la mamma urla di mettere in ordine la camera
    b) un corvonero esiste
    c) arturomaria parla
    in questo caso, però, la causa della sua palese scocciatura era la poca, pressoché inesistente, fiducia che quel losco proprietario di quel losco posto riponeva nei suoi confronti, e all’ennesimo «si, va bene, ho capito. se muore ci penso io» si sentì personalmente attaccato. «ooh pronto?!» fu il richiamo per mostrare che era ancora lì, più che presente a pochi passi da quella discussione che lo vedeva protagonista. «ma io non muoio mica, prof» disse con fiera certezza e con una punta di risentimento. Mort era più che sicuro che stessero tutti sottovalutando la sua capacità di rimanere in vita in contesti molto sfavorevoli – tipo quando quello stecco bipede di Mckenzie Hale sfoggiava le sue abilità con la mazza davanti a tutta la scuola con le chiappe su una scopa –, e soprattutto credeva che mai e poi mai il professor Jackson l’avrebbe messo in una situazione di poter rischiare la vita. Il corpo docenti di Hogwarts poteva essere (impreparato) didatticamente discutibile, (disorganizzato) poco metodico, (bizzarro) peculiare, (poco professionale) dilettantistico, ma per quanto fosse criticabile non aveva mai pensato che uno dei suoi insegnanti avrebbe mai potuto mettere la vita di uno studente a rischio; non aveva mai neanche creduto a quelle voci che giravano nei corridoi sulla gita a Tottington poi annullata perché a quanto pare i prof avevano scelto una cittadina infestata e poco sicura, o ancora, ai supposti tentativi di avvelenamento durante le lezioni di pozioni. Sì, aveva certamente subito le torture della Queen, più di una volta, ma quelle erano considerate legalmente valide, e poi nessuno studente era ancora morto in sala torture, giusto?
    gIuStO?
    Il Jackson gli piaceva, non era male come professore, non era eccessivamente pedante e soprattutto pesante come Quinn, ma non era neanche insulso come la De13 o, peggio, come la Winston – che tra le altre cose faceva da babysitter a quel gruppo di disagiati dei corvonero –, ma quando il professore aveva avvicinato il giovane cercatore serpeverde in quell’afosa giornata di luglio, quest’ultimo aveva iniziato a balbettare qualche scusa poco convincente per trovare una via d’uscita da quella situazione. Per quanto potesse trovare lusinghiero essere “scelto” da Euge per qualsiasi cosa avesse in mente, passare una giornata estiva insieme al proprio insegnante era… triste, molto triste addirittura per lui, e se poteva scegliere di non essere scelto avrebbe sicuramente preferito. Gli piaceva pensare di avere un minimo potere decisionale in quella situazione, di poter rifiutare l’ “invito” di un insegnante che aveva bisogno necessariamente di lui. Finché «cioe. non li avete colpiti nemmeno una volta, raga», e allora irrigidì la mascella e frenò un istintivo tic che stava per colpirgli l’occhio sinistro, poi incrociò le braccia al petto. «magari non volevamo colpirli» volevano colpirli «volevamo che loro ci colpissero» per qualche strano kink motivo «così sarebbero finiti anche loro in sala torture, ovvio no?!» era più o meno il modo in cui Mort amava convincersi che fosse andata da quando il fattaccio era accaduto: lo studiato piano di una mente malefica, e non il fallimento esemplare di un testa calda. E poi la smorfia del professore che voleva ridere di lui, la vocina nella sua testa che gli ripeteva la beffarda verità, l’idea di poter tornare, dopo l’estate, un po’ più preparato a quello che sarebbe potuto accadere durante il suo ultimo anno: era diventata una questione di orgoglio, lo stesso che lo fece saltellare sul posto mentre Euge lo scuoteva, respirare profondamente più volte ad occhi chiusi, e poi salire sul ring con decisione ed entusiasmo. Tanto era l’equivalente di un allenamento, il professore non avrebbe mai permesso che morisse veramente, ne era certo.
    «visualizzazione mentale» si ripeté a bassa voce dopo aver stretto la mano dell’avversario «visualizzazione mentale» fissò il viso dell’avversario, poi chiuse gli occhi e si caricò a bassa voce: «l’avversario è Mckenzie Hale, l’avversario è Mckenzie Hale, l’avversario è Mck…» enzie Hale? La persona che hai provato a colpire innumerevoli volte nel corso dell’anno scolastico senza però riuscirci, Mort? Tutt’un tratto non gli sembrò un’idea così geniale. Piegò le labbra in un sorriso rivolto all’ingiù e storse il naso: non visualizzare il viso del battitore corvonero mentre tirava pugni gli sarebbe mancato ma poco male, aveva una lista quasi infinita di persone che avrebbe voluto colpire in quel momento. «l’avversario è Arturomaria, l’avversario è Arturomaria, l’avversario è Arturomaria» e così, con il viso del capitano dei Serpeverde stampato nella mente, qualche colpo riuscì addirittura a darlo.

    Alla fine del primo round il Rainey era seduto in un angolino del ring, la schiena appoggiata contro la gabbia, e se la rideva. La scoperta importante che era stata fatta durante quella prima frazione di incontro era che Mort in realtà non era incapace a picchiare, semplicemente aveva sempre sbagliato a destinare i suoi pugni, perché il vero obiettivo che lo faceva performare alla grande, a quanto pareva, era niente poco di meno che Arturo Maria Hendrickson. Era così facile. «chi è ora il morto, eh prof?» lui decisamente no. Era ancora Mort, e non ancora mortO, aveva preso giusto qualche colpo qua e là, un taglio sul mento, un colpo sul naso, un livido su una guancia, e nient’altro di serio, solo qualche segno che ci si augura l’avrebbe solo aiutato a costruirsi un’aria da vero bad boy e fare strage di cuori in estate. In fin dei conti era veramente semplice come pensava, era ancora convinto fosse un allenamento ben organizzato da parte di Euge, e ignorava le parole incoraggiamento e di minaccia che gli stava rivolgendo in quel momento il suo sfidante, mentre si dava un’altra passata di olio sui pettorali, e alla soglia del secondo round si preparava a pronunciare le famose parole: «ti spiezo in due».
    Mort, d'altra parte, continuava ad autoincitarsi e farsi forza da solo, ed è vero che squadra che vince non si cambia, ma prima o poi doveva pur provare i possibili risultati per tutti i suoi nemici, quindi:
    «l’avversario è Willow Beckham, l’avversario è Willow Beckham, l’avversario è Willow Beckham»
    mort rainey
    17 - slytherin
    men training
    darken your clothes, strike a violent pose maybe they'll leave you alone but not me
     
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    «Sai, Phobos...» schioccò la lingua contro il palato, sfiorando con la punta dell'unghia del mignolo sinistro il bicchiere di birra che gli era stato propinato: era già partito restio ad ordinare qualsiasi cosa, in quel locale, ma dopo aver percepito il sudiciume con cui era rivestito ogni centimetro di quel posto l'iniziale l'aveva portato dall'essere scoraggiato all'essere disgustato. Non poteva levitare ed evitare di poggiare i piedi su quello che era un'offesa definire pavimento, perciò si sarebbe limitato a soffrire la sera fino a che non avesse deciso di defilarsi per sempre dallo SpacoBot. «mh... come dire...» non capitava spesso che Mitchell Winston non avesse parole con cui esprimersi: di solito, gli succedeva in presenza di individui così sconcertanti da toglierti di prepotenza i vocaboli dalle labbra, schiacciandoli sotto la suola delle scarpe e riducendoli a pensieri e sospiri. C'era bisogno che qualcuno, sostanzialmente, lo violentasse nell'intelletto. Brutalmente.
    Sia Phobos Campbell che Eugene Jackson erano capaci di destabilizzarlo a tal punto, e quella sera aveva acconsentito - sotto false promesse - ad andare ad un qualsiasi cosa fosse in presenza di entrambi. Sentiva ogni neurone del proprio cervello cercare una corda ed uno sgabello.
    «non credo sia stata un'ottima idea venire qui, stasera.» e seguì con lo sguardo Rea Hamilton allontanarsi da quel posto di perdizione, agognando il momento in cui avrebbe seguito il suo esempio.
    Poi gli occhi celesti andarono a finire sulla figura di Mort Rainey, che le stava prendendo - meno di quanto gli avessero assicurato ne avrebbe prese, con suo immenso sollievo. «Non sono così sicuro che dovrei assistere ad un professore che porta uno studente ad una lotta clandestina...» era abbastanza certo che non avrebbe dovuto essere assolutamente lì.
    Per nessuna ragione al mondo.
    Ma forse doveva? Non c'era nessun adulto responsabile lì dentro.
    Con accortezza, cercando di non schiacciare... niente e nessuno, ecco... raggiunse poi il Jackson. «Dura ancora molto?» non voleva saperlo.
    mitchell winston
    30 | deputy headmaster
    «no comment.»
    And when I hide behind a closed door I'm sorry that I just don't wanna know more
     
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    «PFFFT!!!» soffiò divertito agitando il bicchiere di birra con più foga di quanta non ne fosse necessaria, facendo strabordare la bevanda ambrata ovunque capitasse. Poteva non sembrare, ma Phobos Campbell comprendeva perfettamente le ansie che il vicepreside si portava appresso come la nuvola di Fantozzi: non doveva essere esattamente il top vedere un docente portare uno studente in un posto del genere, soprattutto per farlo combattere in una gabbia.
    Detto ciò, di una sola cosa poteva dirsi certo al cento per cento: «Devi toglierti la scopa dal culo, Mitch.» sorseggio un po' di birra, sentendosi un po' morire dentro - non era come la famigerata Benza di Spaco, ma aveva comunque quel je ne sais quoi di tossico e radioattivo, probabilmente cancerogeno. Arcuò le sopracciglia e si strinse nelle spalle. «Non siamo nemmeno in periodo scolastico - ... credo? -, allenta la presa.» e gne gne gne potrebbe farsi male o morire vari a seguire. «Hai troppa poca fiducia in quel ragazzo.» e faceva bene. Lo aveva visto cercare di colpire qualcuno sul campo di Quidditch, era stato disastroso. «Deve farsi le ossa!» o spaccarsele, perché no! Tanto poi si potevano aggiustare.
    «SPACO, SHOTTINO!» di cosa, era meglio che nessuno in quel posto lo sapesse. L'importante era intervenire.
    Intervenire, sì, perché aveva visto l'avversario di Mort farsi una bella dose di coraggio liquido. Così si avvicinò all'angolo del ragazzo. «Rainey, vai alla grande.» poteva fare molto di meglio. Molto. «prendi questo, non chiedermi cosa sia che non lo so, ma ti aiuterà.» forse.
    Gli diede una pacca poderosa sulla spalla, sorridendogli. «Mi raccomando non morire!»
    phobos campbell
    33 | (mortal) hand combat
    «do as i say (not as i do)»
    Just sit back and enjoy the show.
     
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    «se deve imparare come perdere e diventare un fallito, bastava chiedere a te» Euge le sorrise, un po più morbido.
    era quel genere di sorriso che il ragazzo le riservava da sempre, a nascere spontaneo sulle labbra sottili dopo ogni paio di occhiali sfasciato. dopo ogni ceffone, dopo ogni bacio, dopo ogni vaffanculo implicito. a volte anche esplicito, ma era raro che rea si servisse di tali espressioni colorite, quando il messaggio traspariva cristallino dai suoi occhi.
    era il motore della loro amicizia, quello — della loro famiglia.
    «e infatti è venuto da me, non vedi?» cioè, era chiaro che Mitchell e Phobos fossero li solo come spettatori paganti (non tutti possono avere il conto aperto da Spaco, scus), non certo come consiglieri. anche perché cosa cazzo potevano consigliare? il Rainey era un serpeverde e, di conseguenza, una faccenda che doveva smazzarsi Eugene: l'alternativa, lasciarlo nelle mani di Anjelika Queen, non era altrettanto divertente.
    salutò la Hamilton con una mano sventolante per aria, proprio nel momento in cui Spaco suonava il gong decretando la fine del primo round... CHE MORTINO AVEVA APPENA VINTO? unreal «MAGICO!» si alzò in piedi di scatto, sollevando entrambe le braccia al (soffitto di quella topaia) cielo, pugni chiusi vibranti di orgoglio «quello è il mio ragazzo!» fraintendibile, da quella massa di buzzurri buzziconi presenti nel locale, ma il Jackson ci teneva a sottolineare quanto fosse proud del giovane Serpeverde «devo cambiarti la scommessa contro il bambino, cazzone? » ah, già, la scommessa «nah» cioè ok credere in mort, ma fino ad una certa. «chi è ora il morto, eh prof?» non era tenerissimo? gli ricordava un po' se stesso da giovane, quando prima di tirare un calcio nelle palle a qualcuno (consapevole poi di doversi far gonfiare come una zampogna) regalava ai suoi avversari un ghigno e si sfilava gli occhiali — fatevi sotto, bitches, gridava, e quelli lo facevano.
    ah, bei tempi.
    «sempre tu se non cominci a muovere di più quelle gambette che ti ritrovi. devi stremarlo, quel ciccione» e indicò il TizioUnto nell'angolo opposto, provato e ferito soprattutto nell'orgoglio: una temibile combinazione. «Dura ancora molto?» oh, Mitchell «dipende da quanto si sta incazzando Tizio» a giudicare dall'espressione sul volto unto, parecchio «vuoi chiudere gli occhi, Winston? se preferisci ti faccio la radiocronaca» come durante gli incontri di quidditch, ma magari censurando le parti più cruente così da evitare al vicepreside di svenire sulle assi luride del pavimento.
    cosa che effettivamente fece (la radiocronaca, non mitch che sviene), descrivendo forse un po troppo dettagliatamente la sconfitta di mort al secondo round. «oh no» esclamò il Jackson, iniziando a contare mentalmente i soldi che avrebbe tirato su con quella scommessina, decidendo infine di avvicinarsi all'angolo del Serpeverde «Phob hai scommesso anche tu contro Mortino? chiedo» cioè, davvero gli aveva rifilato uno shottino di benza di Spaco? poi per forza quello non riusciva a muovere i piedi «ascolta ragazzo, evidentemente ti stai concentrando sulla persona sbagliata» willow Beckham? davvero? quella te le suona, mort «fingi che sia, che ne so... mckenzie. l'ho notata l'angry sexual tension, sai? ci siamo passati tutti almeno una volta nella vita» e annuí, il professore, ricordando tutte le volte in cui era stato brutalmenre sbattuto contro un muro.
    cioè, jade lo faceva ancora adesso, per dire.
    «e colpisci alla cavità poplitea, dietro alle ginocchia. ho sentito dire che funziona» #quest]
    eugene jackson
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    «whats the matter with kids today?»
    now the idiots are taking over


    il secondo round l'ha vinto Tizio, ma Mortino non ne ha prese tante!

    SI GIOCA TUTTO CON IL TERZO!!


    Edited by j e r k . - 2/11/2021, 12:11
     
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    Il round appena vinto l’aveva caricato a pallettoni; era lì che faceva le faccette all’avversario, si batteva i pungi sul petto con una certa verve per dimostrare che fosse carico e che soprattutto fosse un’animale da gabbia, proprio come un gorilla, pronto a combattere subito anche per il prossimo round. E no, non aveva paura delle occhiate minacciose che gli stava mandando l’avversario, che si stava ricoprendo di nuovo il corpo di oli vari – ma era legale? Avrebbe voluto lamentarsi, ma in realtà sospettava (aveva quasi la certezza, anzi) che tutto quel posto non fosse pienamente legale, e che quell’incontro lo fosse anche meno.
    Poco male, comunque; a Mort non piaceva quando gli altri non rispettavano le regole, ma in questo modo poteva sguazzare anche lui nella scorrettezza.
    Quando tornò nel suo angolino del ring e si voltò verso la platea – di ubriaconi, ma era pur sempre una platea – rimase sorpreso nel vedere che non solo dal suo lato si era schierato il prof Jackson, ma insieme a lui c’erano anche il vicepreside Winston e il prof Campbell, tutti lì per vedere il suo trionfo, probabilmente volevano offrirgli un posto onorario nella security di Hogwarts perché avevano notato che il suo talento era decisamente sprecato come semplice studente. Sorrise alla prospettiva, soddisfatto di se stesso, e rinvigorito e pronto per tirare di nuovo pugni, cosa per cui si stava allenando proprio in quel momento, saltellando sul posto mentre ascoltava i consigli del professore di arti oscure.
    «non preoccuparti, prof, lo stendo quello lì, lo faccio secco già questo round» non si stava vantando, era sicuro di quello che diceva, anzi più che sicuro di quello che sarebbe successo da lì a pochi istanti al centro di quel ring improvvisato. Ma afferrò il bicchiere che gli passò Phobos e dopo tornare al centro dell’arena fu più difficile.
    Come già preannunciato: lo stese e lo fece secco.
    Cioè, il TizioUnto stese e fece secco Mortino; e il secondo round portava il punteggio sulla parità assoluta.
    «seh vabbè prof ma che cazzo mi ha dato quell’incompetente di Campbell?» uno sguardo di sfida al professore di corpo a corpo, il responsabile e soprattutto il colpevole di quel secondo round perso. Si era fatto valere, certo, ma ci aveva rimediato anche qualche livido di troppo, un occhio gonfio, un labbro spaccato, e poche altre ferite non troppo gravi.
    Fu proprio mentre si puliva le labbra dal taglio che gli aveva rifilato l’avversario che il Rainey alzò lo sguardo verso Eugene piuttosto piccato e infastidito. «mckenzie?!» ripeté con il colore delle guance che andava verso il rossastro – e no, non per la vergogna, per la rabbia. «angry sexual tension?!» come un pappagallo, ripeté anche queste parole del professore, stavolta con entrambe le sopracciglia alzate in un’espressione di puro livore nei confronti del Jackson. E dire che gli stava pure simpatico prima di quella uscita. «non prendiamoci in giro, siete tutti fuori di melone» tutti, perché le aveva sentite le voci secondo cui il suo astio nei confronti del corvonero sarebbe stata solo una scusa per toccacciarlo. Cazzate, ovviamente. Lo odiava perché era ridicolo e incoerente, e una vittima veramente poco credibile, e perché piagnucolava tutto il giorno – tutti i giorni. «dovete farvi curare, voi e Mckenzie» concluse profondamente offeso da quel folle pensiero che era balenato nella testa del professore, ma abbracciò quella rabbia crescente e accolse comunque il consiglio, magari avrebbe portato bene, magari quell’anno sarebbe riuscito finalmente a sconfiggere la sua nemesi.
    Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
    «l’avversario è Mckenzie Hale, l’avversario è Mckenzie Hale, l’avversario è Mckenzie Hale»
    E nell’immaginare il corpicino smunto del battitore al posto di quello dell’avversario – grande e grosso, invece – ricordò bene perché provava così tanto rancore nei suoi confronti, ma dovette dimenticare di muovere le gambe, e fu messo a tappeto in poco tempo; era riuscito a sferrare i suoi colpi eh, si era battuto con valore, ma evidentemente il suo avversario aveva incarnato un po’ troppo bene il ruolo di Mckenzie Hale ed era riuscito comunque a metterlo ko.
    «sì sì, che cazzo ridi coglione» gli indirizzò con una mano aperta il posto in cui lo stava mandando (a fanculo, per i meno perspicaci) e poi, nonostante i colpi subiti, si alzò sulle sue gambe e alzò il viso verso il tizio unto. «vienimi a cercare fuori, voglio vedere come mi batti senza i tuoi oli, deficiente»
    Non proprio una minaccia, neanche troppo una promessa, più un avviso per il futuro, perché nonostante la sconfitta, lo shottino di benza, le ossa rotte e la puzza di piscio sotto al naso, lo sentiva che quell’allenamento gli sarebbe servito.
    «mi dispiace se ha perso tanti soldi con la sua scommessa, prof» perché aveva dato per scontato che il Jackson avesse puntato su di lui, ovviamente. Ed era così, no? «ma è colpa di quell’idiota che ha giocato in modo disonesto, mica si possono mettere gli oli magici addosso, gli hanno sicuramente dato più forza. Fuori gliele do come si deve, gli faccio vedere io» ah, era bello sapere che certe cose non sarebbero mai cambiate, che il sole sarebbe sorto a Est, che a quello sarebbe sopraggiunta la luna, che Mort Rainey non avrebbe mai preso una sconfitta con sportività.
    mort rainey
    17 - slytherin
    men training
    darken your clothes, strike a violent pose maybe they'll leave you alone but not me


    SPOILER (click to view)
    Si conclude tristemente con la sconfitta di Mortino, MA SI È BATTUTO BENE e non ha preso troppi colpi
     
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    «non preoccuparti, prof, lo stendo quello lì, lo faccio secco già questo round» l'espressione di Eugene si ammorbidí, mentre un sorriso meno furbo e più dolce andava a dipingersi sulle sue labbra «si si, certo» gli diede anche una sincera pacca di incoraggiamento sulla spalla, perché in fondo quel ragazzino gli piaceva.
    anche se, e ora ne aveva la conferma, non si somigliavano affatto: il giovane Jackson, membro onorario dei castafratti e portatore dei sacri occhiali, aveva sempre saputo come farsi scivolare addosso quella rabbia, senza somatizzarla mai. non lasciava che gli si annidiasse nel cuore e nello stomaco, bruciando il fegato — a quello ci pensava già l'alcol; era stato capace di ridere di fronte alle avversità, sangue a macchiare i denti e le nocche, rendendo ai suoi avversari difficile capire quando il pericolo stava per avvicinarsi davvero. forse era quello, che mancava a mortino: l'imprevedibilità.
    l'essere sempre incazzato toglieva l'effetto sorpresa, lasciava scoperti troppi nervi facili da trovare e pungolare.
    «dovete farvi curare, voi e Mckenzie» e infatti.
    inarcó un sopracciglio, il professore, osservando quella specie di nanetto da giardino serpeverde la cui faccia aveva improvvisamente preso fuoco manco avesse le vampate da menopausa, pensando per un istante di redarguirlo. e con redarguirlo intendeva stenderlo con un ceffone, perché era palese che nessuna figura genitoriale avesse mai insegnato al ragazzino come (rivolgersi ad un adulto che può tranquillamente fartela pagare) stare al mondo. ma alla fine si strinse nelle spalle, la mancina ad accarezzare il velo di barba cresciuta sulle guance — infierire su Mort, in quel momento, non era strettamente necessario: stava per prenderle comunque «spaco, raddoppia la mia puntata» mise altri galeoni tra le mani lerce del locandiere (?), tornando poi a voltarsi verso il ring, un muto che c'è? rivolto a Mitchell che lo guardava brutto.
    classic Winston.
    quando l'incontro finì esattamente come previsto, cioè con la sconfitta di mortino, euge aveva già rimosso la voglia di prendere a schiaffoni il ragazzo; lo accolse invece a braccia aperte, premendogli una pezza sporca (rainey ce l'hai l'antirabbica? chiedo) piena di cubetti di ghiaccio sul sopracciglio tumefatto «mortino ma sei scemo, ho puntato contro di te» quant'erano teneri e ingenui, i giovani «ho capito che avresti perso quando sei salito sul ring incazzato come una iena. che è il modo più veloce di farsi fare il culo» gli batté nuovamente una mano sulla spalla, spostando la pezza con il ghiaccio per controllare la situazione: aveva un bel bernoccolo sulla fronte, ma niente che non potesse guarire con una buona dormita. per il taglio al labbro probabilmente sarebbe servito un incantesimo semplice, che però il Jackson non aveva alcuna intenzione di eseguire — di certi segni bisognava andare fieri, non nasconderli.
    «guarda, vorrei davvero vederti, ma se ti lasciassi ammazzare di botte da quel tizio nel vicolo probabilmente verrei licenziato» e poi chi la sente jade, oh «devi impare ad incanalare la rabbia che provi, usarla a tuo vantaggio. provocare va bene, ma se lasci che gli altri facciano la stessa cosa con te non potrai mai evitare che te le suonino» si strinse nelle spalle, il trentenne, preferendo tenere per sé la verità definitiva — che gliele avrebbero date comunque, come le aveva prese lui quand'era solo un ragazzino, ma almeno si sarebbe divertito.
    una cosa che mort rainey non doveva fare proprio spessissimo.
    «beh.. direi che una parte di questi soldi ti spetta di diritto. ci annamo a pija er gelato?» - cit.


    eugene jackson
    30 | dark arts
    «whats the matter with kids today?»
    now the idiots are taking over
     
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7 replies since 10/8/2021, 16:07   286 views
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