this is your racing heart, can you feel it?

[ taichi ft. beh @cortili ]

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    «grande festa alla corte di franciaaaa c'è nel Regno una bimba in piuuuuu biondi i capelli e rosea di guancia Oscar ti chiamerai tuuuu» tutto bellissimo, ma ty non capiva «non ho capito» qualcosa sulla rivoluzione francese a scuola aveva studiato, prima che i suoi si decidessero a dargli un calcio nel culo e spedirlo ad Hogwarts (best day ever), ma nei libri approvati dal regime non si parlava di comandanti donna vestite da uomo con fluenti capelli biondi che, a quanto stava cercando di raccontargli Brienne, se la facevano con la regina Maria Antonietta.
    «mortacci, non darle corda» «stai zitto belby, il ragazzo vuole essere acculturato! dicevo:» quando bri si sporse in avanti dopo aver menato un pugno sulla spalla di Hans, ty fece altrettanto (piegarsi in avanti, non picchiare Hans.) «il buon padre voleva un maschietto, ma ahimè sei nata tuuuu, nella culla ti ha messo un fioretto, Lady dal fiocco bluuuu» non so, all'altair pareva tutto un po strange forte - innanzitutto «ma perché l'ha chiamata Oscar se era una femmina?» punto secondo: «e poi tutta quella storia del padre che voleva un fiaschetto (si, di vinello) «non è un po..come si dice» schioccò le dita in direzione dell'amico nella vana speranza di ottenere un aiuto linguistico, che a tutti gli effetti non arrivò; al contrario, l'occhiata muta ma colma di significato lanciata da Hans pareva quasi sfidarlo a dire la cosa sbagliata «alogena? e come no.
    «misogena. e si, certo che è misogena! ma era il 1700 francese ty, prima della rivoluzione!!! lei ha lottato contro il patriarcato è gli stereotipi, distorto completamente l'idea di gender!» Taichi, non esattamente an intellectual come rob aveva tentato invano di spacciare con quel +6 di astuzia a Tottington: «what's up gender? don't be a stranger» allora, già era difficile (dopo quasi due anni, sì, problemi???) comprendere la lingua inglese, se poi ci si addentrava nel labirinto dei discorsi scomodi era inevitabile per l'altair buggarsi come un modem Fastweb qualunque. e discorso scomodo quello lo sarebbe stato sempre, bastava guardarlo mentre una Brienne in hype da caffeina partiva con lo spiegone storico-sociale — lieve tremore alla gamba destra, affanno improvviso, sguardo perso nel vuoto; persino a livello inconscio affrontare quell'argomento richiedeva forza di volontà e l'adeguata accettazione di se stessi, entrambe cose che ty sembrava non possedere.
    o, meglio, erano li, sepolte sotto anni di frasi crudeli e meschine, sotto l'influenza negativa del padre, così ingombrante da impedirgli persino di elaborare i propri sentimenti; sapeva solo che gli piaceva behan, e ancora alla volte si svegliava in piena notte con gli occhi sgranati a chiedersi se fosse tutto sbagliato, come diceva suo padre.
    guarda quelli Taichi, guarda che schifo
    «ah, ok si, ho- ho capito ora»
    se mi diventi così ti ammazzo
    «cioe, tutto chiaro» spostò rapidamente le iridi scure da bri alla ciotola ormai vuota di pop corn, alcuni dei quali nella foga con cui li avevano mangiati erano finiti sparsi sul pavimento — poco male: ci stava pensando già Pentacolo a ripulire. forse non era un genio, il lìmore, ma negli anni aveva accumulato una certa esperienza nel tagliare la corda al momento del bisogno, e fu su quest'ultima che fece affidamento nell'alzarsi in piedi; ci mise persino un po' di sana teatralità, come richiedeva sempre il prof Henderson, battendo i palmi sul tavolo; barcollava come una nave in burrasca, ma dopo la dose di tranquillante che gli aveva rifilato Hans non c'era molto da stupirsi.
    e poi ty ondeggiava sempre, di natura.
    «vado a fare il fieno*» no «riformatorio*?» neanche «vabbe vado a prendere il cibo» aka: lo rubo agli elfi nelle cucine come abbiamo fatto per la pizza e le patatine e la burrobirra. non era davvero necessario, in realtà, considerata la quantità di altre schifezze sparse sul tavolo che ancora non avevano toccato, ma gli serviva una scusa; una qualunque, anche la più stupida: tanto i Brianza lo sapevano — aveva solo bisogno di respirare. e, magari, di afflosciarsi su se stesso dove nessuno dei suoi amici potesse vederlo, schiacciato dal peso di pensieri che per un attimo a inizio serata aveva sperato di poter tenere a bada con una pillola in più; e sembrava poter funzionare, prima che Livy se ne andasse volteggiando come una bellissima farfalla cremisi diretta al prom, quando twat aveva insistito per mostrare a tutti l'ultima coreografia, e l'unico problema rimasto a Taichi era come sopravvivere agli attacchi di duolingo. ma il ricordo della lettera arrivata quella mattina direttamente da mamma Cina 🇨🇳 era tornato con prepotenza ad occupare tutti i suoi pensieri.
    beh, quasi tutti.
    ce n'era uno, martellante, che nemmeno l'idea di essere trascinato di nuovo a casa contro la sua volontà poteva mettere a tacere: davvero aveva passato sei mesi senza mai dire a Behan la verità? minchia, che domande — stiamo parlando della stessa player di meh, dopotutto; ignorare i problemi nella speranza si risolvessero da soli era un po' il mantra dei pg di rob, ma nessuno si sentiva una merda nel ripensare ai propri errori quanto Taichi Limore. forse Bucky, ma lei non commetteva sbagli, mai, e se dite il contrario vi fonde il cervello con il potere dei Coglioni Girati Vigilanteschi (dono psichico condiviso con Nice e Hyde, provare per credere).
    il sole era già calato da un pezzo quando l'altair raggiunse l'ultimo corridoio di pietra affacciato sul cortile interno della scuola, ed era facile intravedere l'intricato gioco di luci provenienti dal lago nero fluttuare in un cielo altrettanto scuro ( Callie is that you? probabile). per quanto gli dispiacesse non essere andato al prom per fare compagnia a livy, era ben contento di non essere andato al prom, punto: un'occasione in meno per fare le solite figure di merda, fiato corto e cuore in gola, l'ansia dell'ennesimo fallimento a martellare nelle orecchie più forte della musica sparata a palla. e poi, per quanto ammetterlo gli provocasse una lieve fitta alla bocca dello stomaco, era giusto lasciare a Sullivan un po' di spazio — che già lo sapeva, ty, come sarebbe andata a finire
    attaccato come una cozza, crisi mistica, serata rovinata.
    «ehi, ciao!» si premette i palmi delle mani sugli occhi finché dietro alle palpebre abbassate non esplosero una miriade di puntini rossi e blu, entrambi i gomiti appoggiati sul muretto; non era fottutamente possibile che fosse arrivato a quel punto: immaginarsi la sua voce solo perché, in un momento di debolezza, stava pensando a lui? magari la prossima volta doveva declinare l'offerta di Hans, anche se era stato ty stesso a chiedergli di condividere («sto in ansia per livy», che valeva sempre come verità assoluta, ma anche un po' come scusa). «ty?» mh, ok, strange forte. poteva giurare di averla sentita davvero, questa volta, la voce di Behan tryhard, con le orecchie — anche se non c'era alcuna possibilità che il ragazzo fosse li, ad hogwarts. assolutamente nessuna «ciao?» per citare un saggio: era beh.
    abbassò le mani un pochino alla volta il diciassettenne, centimetro dopo centimetro, riaprendo gli occhi per ritrovarsi il Tassorosso davanti con quel suo solito sorriso leggero; il tipo che gli faceva venire sempre voglia di (sentirlo sulla propria pelle) guardare altrove, perché cosi sarebbe stato più facile respirare «cosa ci fai qui? » gli era uscito troppo asciutto, distaccato, il contrario di come si sentiva davvero; avrebbe potuto sorridere all'amico a sua volta, fargli capire che lo aveva solo preso alla sprovvista, ma non lo fece. perché anche quello era più facile — mantenere le distanze, trincerarsi dietro un muro solido e sicuro.
    lasciare il telefono ad Hans quando le dita cominciavano a formicolare.
    chiudere gli occhi ogni volta che Behan gli chiedeva se avesse già invitato mac al prom.
    fare un passo indietro anziché uno avanti, come invece avrebbe voluto.
    rinunciare in partenza, una cosa che a ty riusciva sempre benissimo.
    «io devo prendere del cibo e tornare denso*» gli indicò un punto casuale alle proprie spalle con il pollice «bri e Hans (e twat??) si staranno chiedendo dove sono» mh, sounds fake but okay. e poi, se proprio sentiva tutto questo impellente bisogno di andarsene, perché non si muoveva? eh.

     
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    behan tryhard
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    «mi porti al prom??»
    «awww behanino!! ma ormai siamo vecchietti per queste cose!!»
    ??? ma cosa aveva capito: non voleva mica entrarci da studente! «no dico, sotto il mantello!» inutile star qui a specificarlo: quando jessalyn goodwin, meno di un mese prima, l'aveva preso da parte, fatto metter a sedere e spiegato con la voce più calma e dolce del mondo che no, non era un vero fantasma e che per apparire dal nulla non usava la sua essenza da fantasma ma un mantello dell'invisibilità, a behan per riprendersi erano serviti tre giorni di sessione intensiva di pianto e ben sette vaschette di gelato al cioccolato, era stato un vero trauma. Un po' per la menzogna di tutti quegli anni, un po' perchè tutti i losers sembravano già saperlo tranne lui, un po' perchè aveva sentito uno degli ultimi pezzi della sua gioventù e della sua ingenuità fanciullesca venir spazzati via: aveva compiuto diciannove (19!!!) anni, non frequentava più hogwarts e JESS NON ERA DAVVERO UN FANTASMA. Roba tosta per il suo cuore da sopportare. «aaAAAH!!! CERTO CHE TI PORTO!!!! tanto devo andare a controllare che mio figlio non faccia casini» ??? non era fantasma e AVEVA UN FIGLIO???? Ed essendo un libro aperto, l'enorme stupore ce l'aveva scritto in faccia, e jess lo notò subito «figlioccio dai! non l'hai mai visto?? ricciolino, faccia da cucciolo... somiglia un po' a tuo fratello» lo diceva la serie tv di high school musical «penso sia passato al bde ogni tanto» che ne poteva sapere, il tryhard, che il ragazzino di cui parlava era nientepopodimeno che il figlio biologico di eddie. «non sapevo niente ME LO FAI VEDERE??» ERA CURIOSO!
    E fu così che behan tryhard si conquistò un ingresso al prom 2k21. Forse chiedere a suo padre sarebbe stato meno rischioso e più normale, invece che doversi fare la strada sotto un mantello con la vista un po' offuscata e un inciampico ogni due passi su tre, ma rivolgersi a phobos avrebbe comportato il dover parlare e behan sapeva che, aprendo bocca, avrebbe rivelato il vero motivo per cui voleva tanto andare dopo nemmeno trenta secondi. E poi era arrivato alla conclusione che rimanere nell'invisibilità sarebbe stata la scelta migliore: avrebbe potuto vedere le coppie da lontano - uno shipper è per sempre. - e poi magari apparire alle spalle di meh e commentare con lui le /cose/, sperando solo che il fratello non si spaventasse troppo per il suo arrivo improvviso!!
    Voleva solo dare un'occhiata
    Rimanendo sotto il mantello e non separandosi da jess, sarebbe andato tutto bene.

    Aveva perso jess
    Non era più sotto il mantello.
    Nemmeno cinque (5) minuti dopo essere arrivati al castello, la goodwin aveva iniziato a blaterare cose a raffica di cui beh aveva captato solo spezzoni sconnessi come "ASPETTA CERCO eRIN" e "l'hanno accoppiato casuale BEH E SE PARLA TROPPO E DICE COSE CHE NON DEVE??" e "la cugina non c'è????" ma la cugina di chi, cosa stava succedendo, chi è che parlava troppo, beh era: confuso. Con la promessa di tornare in un celestebrowindornette secondo, beh si ritrovò solo in mezzo al cortile e, iniziando a sudare dall'ansia - e se qualcuno della security l'avesse visto????? ok avrebbe sempre potuto giocarsi la carta "mio padre lavora qui, ha scordato le pillole per la pressione a casa (???)" ma non voleva, non sapeva mentire - optò per spostarsi sul corridoio, vicino ai muri, così da trovare riparo nell'ombra del porticato interno e dare meno nell'occhio.
    Si stava pentendo fortissimo di essersi vestito elegante perchè sentiva già la macchia di sudore a rovinare la bella camicia bianca appena lavata di hunter, ma l'aveva trovata una scelta saggia in caso, una volta arrivato alla festa, gli fosse accidentalmente caduto il mantello dalle spalle?? avrebbe potuto confondersi con uno studente, nella folla di ragazzi vestiti formali. E poi le gocce di sudore sul viso gli bruciavano un sacco, dato che andavano a toccare i graffi sulla tempia, zigomo e guancia destra, che si era fatto due giorni prima quando, INAVVERTITAMENTE, aveva schiacciato la coda di epic fail e lui di rimando era schizzato e gli aveva praticamente aperto la faccia
    Ed era lì, in attesa, quando... che succede.
    Ora: poteva capire tutto, ma le allucinazioni da sobrio e perfettamente lucido non le aveva mai avute. Forse era la paura a fargli brutti scherzi?? Si diede un pizzicotto, poi due, poi riaprì gli occhi e nope, era ancora lì. e sempre più vicino.
    doveva?? fare qualcosa????
    "bro non puoi rimanere in silenzio impalato là come un pesce lesso!"
    «hai ragione meh»
    suo fratello era proprio il saggio della famiglia, niente da fare. E anche quando non era fisicamente con lui, behan lo sentiva comunque.
    Schiarendosi la gola e mettendo momentaneamente da parte le sue pare e le domande che lo assillavano tipo "ma perchè non è al prom???? che sta succedendo ??? dov'è mac??????", behan ci provò «ehi, ciao!» e ty chiuse gli occhi.
    non solo: se li sbarrò proprio con le sue stesse mani.
    strange forte
    era fatto?? ci provò di nuovo, questa volta con un po' più di incertezza «..ty?» ma era lui davvero o era il tryhard a non vederci? non si sarebbe poi stupito più di tanto «ciao?» ???? tY DAGLI UN SEGNO OH MIO DIO MA ERA MORTO E DIVENTATO UN FANTASMA ?? Gli si avvicinò ancora, e no, non c'erano dubbi: era proprio il lìmore.
    Ma non era al ballo.
    Perchè non era al ballo?
    Nonostante quell'enorme dubbio e la confusione in generale, il tryhard si ritrovò a sorridere: un po' perchè la vicinanza di ty gli aveva sempre fatto quell'effetto, ancor prima di sviluppare un qualsiasi sentimento nei suoi confronti - e riuscire ad identificarlo, quella sì che era stata la parte difficile - un po' perchè negli ultimi tempi si erano sì, sentiti per messaggio, ma visti dal vivo un po' meno: attraverso uno schermo era più facile fingere, ma quando ce l'aveva davanti? un'impresa titanica.
    Ad eliminare la curvatura a piegar le sue labbra, comunque, ci pensò il lìmore stesso un attimo più tardi, un «cosa ci fai qui? » freddo, distaccato e così.. sbagliato. Era arrabbiato? Beh aveva fatto qualcosa di male senza rendersene conto?? Al tryhard non serviva poco, per sentirsi morire dentro e credere le persone lo odiassero: un messaggio leggermente diverso dal solito o un punto secco alla fine della frase, un tono di voce più duro del previsto, un'espressione senza alcun sorriso. «io...» come poteva spiegarlo? certo, avrebbe potuto dire solo la prima parte - il voler commentare gli outfit con suo fratello, il desidero di esser aggiornato sugli ultimi gossip - ma poi? non si fidava abbastanza di sè e della sua tendenza a vomitare parole l'una dopo l'altra senza controllo, nelle situazioni in cui si sentiva in difficoltà. Nicky mi ha detto che sono masochista, io gli ho risposto che no, sono beh, e volevo solo vedere come stavi? e magari vedere te e mac ballare e divertirvi ok forse sono masochista nicky aveva ragione «..sai, mio fratello» tuo fratello cosa? «e jess» sapeva che avrebbe dovuto articolare, ma non riusciva proprio. e poi limitarsi a due/tre parole alla volta, prima di riprender fiato, era una scelta saggia «ma mi ha abbandonato» stava facendo strani gesti agitando le mani, e sperava fossero allusivi abbastanza per far capire tutto. Ma tutto cosa beh che stai facendo. «non lo so» non lo sapeva davvero.
    «io devo prendere del cibo e tornare denso*» oh
    ok. era proprio arrabbiato non c'erano dubbi.
    «bri e Hans si staranno chiedendo dove sono»
    istintivamente, si chiese il perchè non lo stesse invitando ad andar con lui: beh non era invadente, nè così felice delle situazioni che richiedessero l'uso di social skills ma??? poteva dire che bri e hans ormai li conosceva abbastanza da poter stare in loro compagnia senza vergognarsi - di cosa? esistere, di base - quindi?? ma è arrabbiato, ovvio che non ti invita
    ah già
    Rimasero entrambi in silenzio per un po', due imbecilli ragazzi imbambolati in quel corridoio: menomale che nemmeno la security sembrava esser nei paraggi, e jess come pick me up, I wanna go home
    Prima di fare qualcosa di stupido o dire la cosa sbagliata, tipo... «ma sei arrabbiato?» ecco.
    «scusa cioè, non...» beh non chiedeva alle persone se fossero arrabbiate o meno, figurati quando pensava ce l'avessero proprio con lui!!!! non voleva sapere queste cose brutte. di solito faceva i conti con la cosa nel modo più semplice, non affrontandola, scappando via e aspettando le cose si risolvessero da sole: quante volte si era raggomitolato su sè stesso e trovato rifugio nell'armadio e meh era dovuto arrivare a portargli il cibo clandestinamente, quando un hunter invece era in salotto incazzato per l'ennesima macchia di caffè sul divano? troppe. «....se non vuoi dirmelo non fa niente, anzi vado via» voleva proprio andar via.
    ma una parte di lui anche sapere
    perchè ce l'avesse con lui, perchè non fosse al prom... «..ho fatto qualcosa di male?» non si sarebbe stupito: quando lo faceva non se ne rendeva nemmeno conto, e mai con cattiveria «scusa»
     
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    «non lo so» era tutto quello che la mente di ty aveva recepito, forse perché si trovava in stallo proprio allo stesso punto — non lo so perché sono qui, non lo so cosa sto facendo, non lo so perché non riesco ad andarmene, non lo so perché non te l'ho detto prima. così guardò altrove, verso le proprie scarpe di tela consumate e prossime alla pattumiera, dove non c'erano occhi castani in grado di giudicarti, né farti provare un brivido. a terra c'era solo la pietra liscia del pavimento, stringhe slacciate, le erbacce a crescere come rampicanti su lungo il muretto alle sue spalle; davanti, invece, c'era beh, in silenzio.
    un silenzio così teso, sommato poi al suo, che se fosse continuato ancora per un istante Taichi avrebbe fatto dietro front uscendo di scena con un panic moonwalk. era pronto, l'altair, a seguire l'istinto di sopravvivenza anche se il pensiero di girare i tacchi e fuggire lo faceva stare ancora piu male - non aveva mai dovuto scappare, non da lui -, quando: «ma sei arrabbiato?» e ty si rese conto che no, non era affatto arrabbiato.
    terrorizzato rendeva meglio l'idea, ma poteva davvero farne una colpa al ragazzo? «io veramente-» poteva? «....se non vuoi dirmelo non fa niente, anzi vado via» no, non poteva. lì il vero problema era lui e le sue cazzo di fobie, le manie di persecuzione, la paura costante di tutto — perdere qualcosa mai avuta prima: l'amicizia di Behan, la dignità, un po di amor proprio. alzò la testa di scatto, uno sballonzolare di riccioli scuri e compatti (god bless Brienne che glieli aveva tagliati), come se finalmente il Tassorosso avesse trovato il giusto tasto da premere «no! cioe- non c'è bisnonno* che te ne vai» minchia, ma perché doveva essere così sottone???
    e fattone, nello specifico.
    «non hai fatto niente, è-» si interruppe vedendo i graffi che tracciavano strane mappe rossastre sul volto del tryhard, alcuni così profondi da costringere ty ad inghiottire aria a vuoto, i piedi improvvisamente divenuti un appoggio alquanto instabile. era una Babbi semplice, il Lìmore: pensava anche solo lontanamente al sangue (vederlo era opzionale) e in automatico gli calava la pressione sotto i piedi «cosa ti è successo?» chiese, nel tentativo di ricomporsi anche solo vagamente, entrambe le mani affondate nelle tasche dei jeans; non le stava nascondendo, come faceva quando il nervosismo prendeva il sopravvento, ma cercava qualcosa «non hanno un bell'archetto*» chiunque abbia un gatto e la pelle un po delicata lo sa: rosso e gonfio non è mai un buon segno.
    distolse nuovamente lo sguardo, lo special, portando le iridi scure volutamente sull'oggetto che la mano destra aveva infine pescato dalla tasca — livy ce ne lasciava sempre qualcuno, per ogni evenienza «dovresti coprire quelli più freschi» e di nuovo giù ad inghiottire aria e saliva, mentre invece di andarsene come aveva annunciato poco prima si avvicinava. gli stava ormai sotto, occhi testardamente puntati sul pavimento, quando aprì le dita per mostrare a Behan cosa teneva sul palmo: due cerotti, davvero unexpected «almeno li hai-» occhiata rapidissima al viso dell'amico, o no sono troppo vicino abort abort, torno a guardare per terra «disinfestati*?» si sa, niente attira i fantasmi più di un bel graffio felino.
    dopo aver trafficato più del dovuto per togliere la plastica di protezione, un modo come un altro per prendere tempo e impegnare le mani che non fosse darsi un pugno in faccia da solo, prese il primo cerotto e glielo appiccicò in fronte; il secondo, con maggior attenzione, in orizzontale sul mento «ecco. non volevo fare la merda, prima» almeno le parolacce le aveva imparate senza problemi, grazie Barry «mánteco* (gigio amante del risotto: triggered) le distanze» forse questo doveva solo pensarlo, non dirlo.
    ma poi gli stava attaccato, che distanze sono???
    «mantenevo» risolutezza qui non ne abbiamo, cercatela altrove; e poi era fatto. con moderazione, ma era abbastanza da consentirgli di pensare a quello che da sobrio non voleva affrontare: stai per andartene, ty. non all'altro mondo, cosa che il diciassettenne avrebbe di gran lunga preferito, ma da lì — via da Hogwarts, via dai suoi unici amici, via dagli occhi al cielo di Jay, dalla comprensione di Narah, dalla mente affine di mac, dalle serate passate a mangiare schifezze, dai silenzi sempre pieni di Hans, dai racconti di bri; dalla risata di Behan, dalla sua gentilezza, dal panico e dalle farfalle nello stomaco, dal calore e dai brividi.
    una volta lontano da tutto quello non avrebbe più avuto niente da perdere.
    «beh?» non intercalare, lo stava proprio chiamando. anche se ce l'aveva ad un passo, il dito indice ancora a premere sul secondo cerotto ormai bello che attaccato «perche pensi che mi piaccia mac?» piaccia /piaccia/, ovviamente, perché era chiaro che l'hale gli piacesse ma non in quel senso: era tutto troppo tranquillo con mac nei paraggi, il cuore non gli ballava la zumba nel petto, respirare era più facile che in qualunque altra occasione; il Corvonero sapeva placare l'ansia di vivere del Límore semplicemente condividendo con lui la propria, e forse era davvero la sua anima gemella.
    come lo erano ty e livy,
    meh e posh,
    meh e beh.
    forse quello che voleva davvero era non trovare più ossigeno, o le parole, avere la pelle d'oca anche se faceva troppo caldo — non riuscire a guardare qualcuno negli occhi per paura di esplodere💥 (mi rifiuto di togliere le emoji suggerite, ormai sono parte di me)
    come dite? avrebbe dovuto chiederglielo sei mesi prima? e la fase riflessiva dove la mettete skus

     
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    behan tryhard
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    Behan Tryhard aveva una (1) certezza: non sapeva relazionarsi normalmente alle persone. Bastava pensare al modo in cui aveva conosciuto quelli che, nel giro di poco tempo, erano diventati i suoi migliori amici e si erano aggiunte alla lista degli affetti più importanti nella vita del tryhard: a nicky aveva involontariamente rovesciato la colazione addosso durante la prima settimana ad hogwarts, hunter ed halley li aveva beccati in pieno con un boomerang, lui e narah avevano legato in un pomeriggio di disperazione pre mago, quando la bloodworth aveva trovato il tassorosso a pianger tutte le sue lacrime in un angolo della biblioteca e probabilmente era arrivata a parlargli spinta da pietà e compassione nei suoi confronti. Dalla lista era esente solamente suo fratello, ma solo perchè essendo usciti dalla stessa vagina loro due un fatidico primo incontro non l'avevano mai avuto, altrimenti al 100% sarebbe stato imbarazzante anche il loro, beh ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
    Poi però, di solito, le volte in cui scattava quel magico click e senza nemmeno accorgersene behan si faceva degli amici (first reaction: shock) le cose miglioravano: rimaneva impacciato, sempre, ma l'imbarazzo di esserlo svaniva, così come i fiumi di parole per colmare i silenzi imbarazzati e la sensazione di morir dentro ogni secondo. Le palpitazioni, il desiderio di sotterrarsi e quello di avere un telecomando magico per tornare indietro nel tempo di qualche secondo e dire la cosa giusta: con gli sconosciuti o le persone con le quali aveva meno confidenza erano un must, ma con i suoi amici svanivano via. Con ty invece aumentavano: se ne era reso conto tardi, il tryhard, o forse per un primo periodo l'aveva davvero visto solo come un amico, finchè in un momento imprecisato (il bacio al gioco della bottiglia beh, chi vuoi fregare.) si era accorto che per lui fosse qualcosa di più. Ed aveva provato a non pensarci troppo, a sperare che tutto svanisse da solo perchè... quando provava quel qualcosa in più, per behan le cose non andavano mai bene (ciao maple, ciao roan - dai la cotta per lei era canon. - ciao altre crush varie e eventuali??) Reprimer tutto e far finta di niente non poteva esser così difficile, no?? Ormai lo faceva da quasi un anno, e per esser il peggiore tra i bugiardi (hunter: «beh l'hai finito tu lo yogurt?» beh, sweating: «..n-n-nO» two seconds later, piangendo: «SI SCUSA SONO STATO IO, IL MIO LATTUCCIO ERA FINITO») doveva ammettere che quando si trattava di cose serie era discretamente bravo a farlo.
    Ma lì, in quel corridoio, mentre aspettava una risposta dal lìmore, beh si chiese se ce l'avrebbe fatta: l'ansia lo stava mangiando dentro - dovuta anche al fatto che!! fosse lì senza permesso!!!! e qualcuno della security del castello avrebbe potuto vederlo!!!!!! - e se avesse sudato freddo sarebbe stato meglio, perchè almeno si sarebbe rinfrescato un po', ma no, behan stava sudando e basta e sinceramente stava anche crepando di caldo.
    «non hai fatto niente, è-» solo allora tirò un sospiro di sollievo: non era colpa sua. ma si tranquillizzò solo per un attimo perchè poi si insinuò il dubbio: non lo era davvero? E quindi non aprì bocca, in attesa di una spiegazione più esaustiva, perchè per star davvero bene il corpo del ragazzo di rassicurazioni ne richiedeva almeno... cinque. come minimo. «cosa ti è successo?» fu colto un po' alla sprovvista, quindi rispose con la sua frase di default per ogni domanda (punto.) che lo lasciava perplesso «non lo so??» ???? aveva la camicia rotta? o il sudore era diventato troppo e sembrava avesse la febbre??? o era forse... «non hanno un bell'archetto*» cercò di non far trapelare la sua confusione, come sempre quando l'altair sbagliava qualche parola e beh non la afferrava subito, inserita nel contesto: lo invidiava già un sacco per saper parlare un'altra lingua, meritava di esser ammirato e non preso in giro o fatto sentire "sbagliato" per qualche parola non detta correttamente!! E forse in un'altra occasione ci sarebbe arrivato prima a capire che si stesse riferendo alle ferite sul suo volto, ma invece che allontanarsi ty si stava avvicinando, quindi inzomma la mente del tryhard era un attimo più offuscata e confusa del solito. E sembrava essersi dimenticato tutto ciò che avrebbe potuto rispondere: "sì, hunter li ha disinfettati subito e me li ha medicati!! per lui vivere con me è come non tornare mai a casa dal lavoro" o "sono uscito di fretta e mi sono dimenticato di rimetterli, ero in ritardo" ma «non li ho mai messi questi» marroncini basic, senza disegni sopra «uso solo quelli per bambini» con i gattini, le principesse, i looney tunes... e giustamente l'aveva appena detto ad alta voce. ok. «v-volevo dire» ma star troppo tempo con barbie l'aveva contagiato??? «gRAZIE!» avrebbe volentieri dato una testata alla colonna più vicina, ma non gli sembrava il caso.
    mantenevo le distanze
    ripensandoci, la voleva proprio dare la testata al muro.
    invece della rassicurazione sperata, ecco che beh ottenne l'esatto opposto: era colpa sua. Doveva essergli sfuggito qualcosa, avuto un comportamento che aveva fatto capire qualcosa a ty e... l'aveva allontanato.
    E quello che aveva tentato di prevenire a tutti i modi potesse succeder, nonostante tutti i suoi sforzi, alla fine era successo.
    Rimase lì, in silenzio, imbambolato e perso nei suoi pensieri - più precisamente, desiderando apparisse sotto i suoi piedi una fossa bella grossa per farlo sparire: nessuno arrivava mai in tempo per lanciare un defodio contro di lui e salvarlo, ma questo non faceva mai perder le speranze al tryhard: prima o poi qualcuno l'avrebbe salvato al momento giusto - finchè la voce del lìmore non lo riportò alla realtà. «beh?»
    sarebbe meglio non ci vedessimo più
    non ti voglio come amico
    da quanto lo sai e non hai detto nulla?

    «perche pensi che mi piaccia mac?»
    «oh» non.... non era affatto tra le frasi che si era aspettato di sentire. «me l'hai detto tu???» l'aveva fatto, no? «quella volta allo skate park, dopo natale» non l'aveva detto /detto/, ma la frase era rimasta lì sospesa nell'aria: non c'era stato bisogno la dicesse ad alta voce, lo sapevano bene entrambi! «e nei messaggi?? e...» anche prima che ty gliene parlasse, beh l'aveva sempre intuito: aveva occhio per certe cose (no.) San valentino, la festa a casa dei walsh, innumerevoli altre occasioni che ora non ricordo «mac è una bellissima persona» no, davvero: beh mai avrebbe pensato di poter non aver paura di una persona che gli aveva lanciato contro bolidi da 32pa, e invece a mac voleva proprio bene. E sul campo da quidditch finire in infermeria per i suoi bolidi era stato un onore!!!! Decisamente più onorevole di quando occupava un letto per tre giorni e costringeva dominic a fargli compagnia per cose stupide come una caduta dalle scale o per colpa di una scarpa slacciata.
    «come potrebbe non piacerti?» cioè, davvero: behan era un lettore e scrittore accanito di fanfiction e di film e serie tv teen drama ci viveva, quindi sapeva riconoscer bene quando una coppia fosse meant to be.
    Per questo aveva incoraggiato ty a dichiararsi al ragazzo, o perlomeno fare un primo passo invitandolo al prom!! Beh sapeva di esser solo un personaggio secondario, in quella storia, quindi meglio preservare la sua amicizia con entrambi, sperare nel MEGLIO per loro e intanto aspettare che i suoi sentimenti svanissero da soli??? era la scelta più saggia.
    ed intelligente, stranamente a volte lo era anche lui! la vicinanza di hunter gli faceva proprio bene. Ed alla fine non riuscì a trattenersi «ma perchè non sei al ballo?»
     
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    «non li ho mai messi questi. uso solo quelli per bambini» così, senza alcun preavviso, ty si sentí avvampare.
    non un innocuo (e fin troppo frequente in presenza del Tassorosso) arrossarsi delle guance di solito prive di colore, ma un vero e proprio afflusso di sangue a tutto il volto; in apparenza inspiegabile, se solo Behan non gli avesse sbloccato un ricordo — quegli stessi cerotti colorati, con i personaggi degli Avengers o i Pokémon, che con premura il ragazzo aveva usato per coprire i suoi di graffi. ogni volta che andava in skate e ruzzolava sull'asfalto, come la prima volta che si erano scontrati.
    a quanto pare il kink di Taichi era che qualcuno si prendesse cura di lui (che insomma è più o meno quello che aveva cercato di dirgli nicole in due anni di terapia, ma senza la parte del risveglio sessuale)
    «si, lo so» rispose solo, distogliendo ancora una volta lo sguardo, anche se nascondere l'espressione dipinta sul volto a quella breve distanza era praticamente impossibile. molto meglio fare il chaosbringer e cambiare discorso con nonchalance — e poi voleva sapere. sapere come fosse possibile che tutti i suoi amici avessero capito chi gli piaceva (prima ancora di lui, in alcuni casi), tranne il diretto interessato: povero ty, così naive, non sa ancora che è esattamente cosi che funziona l'amore.
    lo sanno tutti tranne te
    (dai jade cacciaci un po di REB futuristico)
    (ok)
    «me l'hai detto tu???» oh no «quella volta allo skate park, dopo natale» oh no. le labbra di ty si schiusero.. poi tornarono a premere una contro l'altra senza emettere suono — come nel meme. dai avete capito quale, non fatemelo cercare su meme generator che mi scendono troppo i giga «beh.» un po' intercalare, questa volta: era chiaro che i due ragazzi ricordassero lo skate park in modo diverso (semicit. Clint Barton at some point), ma se il tryhard ci aveva messo del suo la colpa maggiore rimaneva di ty. perche cazzo non gliel' aveva detto subito? «mac è una bellissima persona» e nemmeno li, con quella frase che sembrava - ed era - un dato di fatto, Behan stava sbagliando. McKenzie Hale era davvero una bella persona, ma non significava che non ce ne fossero altre; possibile che l'amico non vedesse quanto fosse bello lui? — dentro, fuori, da qualunque parte lo si guardasse. gli diede il tempo di finire, concludere con quella domanda che poteva avere solo una risposta, facendo un passo indietro per poter respirare di nuovo.
    bastava la roba di Hans a confonderlo, non gli serviva anche l'ormone adolescenziale in trip mistico.
    «non mi andava di andarci, troppa gente» anche se l'anno precedente alla fine il prom non si era rivelato questa gran tortura, ma beh non era ancora pronto per quel discorso; e nemmeno ty. un passo alla volta «allo skate park.. ti ho detto che mi piaceva qualcuno e volevo-» portò entrambe le mani al petto e poi le spinse in fuori come a volersi strappare qualcosa dal torace, non trovando la parola giusta; confessare sarebbe potuta andare, perché si trattava di un segreto che lo stava lacerando dall'interno, ma ty non la conosceva «hai dato per sondato* che fosse mac perché.. si, siamo amici» le iridi scure si spostarono questa volta sul volto del Tassorosso, con un improvviso guizzo di coraggio.
    non l'aveva mai detto ad alta voce per timore fosse solo una sua idea, ma in quel corridoio deserto con le luci in lontananza ad illuminare il cielo sopra al lago Nero, ty sentiva di poter osare un po' di più: aveva dei cazzo di amici. persone che gli volevano bene, che chiaramente fingevano di non interessarsi a lui solo perché il troppo amore rischiava di farli passare per cuori di panna (ciao hans), una famiglia. come sarebbe dovuta essere la sua, kugi escluso, in un mondo perfetto — che perfetto non era, se stava per strapparlo a forza dall'unica cosa bella che aveva «è vero che gli voglio bene. ed è una bellissima persona» annuí, poi scosse la testa, le dita ad intrufolarsi nervose tra i riccioli color ebano; ce l'aveva sulla punta della lingua, la verità, e ancora non riusciva a tirarla fuori. se ne stava bloccata lì, desiderosa di uscire come un uccellino entrato per sbaglio da una finestra che non riesce più a trovare la via anche se si trova proprio davanti a lui — e, inevitabilmente, va a sbattere contro un vetro.
    «ma non..» si rese conto, ty, che il problema non era tradurre mentalmente le parole prima di pronunciarle: non le trovava proprio. in lingua cinese, tedesca, francese o sticazzi, l'immagine chiara che il ragazzino aveva nella mentre non trovava una corrispondenza letterale «non mi fa stare-» e istintivamente si toccò il torace, nel punto tra le costole in cui il cuore batteva un po' troppo veloce «cosí. come sto ora» dio ti prego behan capiscilo da solo — una preghiera silenziosa, quella dell'altair, che visti i loro precedenti comunicativi era probabile sarebbe rimasta inascoltata. ma non fu per un ragionamento calcolato che ty prese la mano del ragazzo portandosela sul petto.
    pensava a troppe cose e a nessuna insieme, mentre l'istinto di conservazione e il bisogno di mettere fine alla (loro) sofferenza conducevano una furiosa lotta interiore. aveva ancora qualche problema a condividere il proprio spazio vitale con gli altri, ma nel tempo si era accorto di una verità innegabile: nessuno lo aveva mai toccato, prima di livy; non una carezza gentile, il bacio della buonanotte, un abbraccio caloroso ad avvolgere le sue spalle esili di bambino. non era l'idea di essere toccato, che lo faceva stare male — ma quella di non aver mai avuto nessuno che gli volesse abbastanza bene per farlo. una questione di abitudine, che gli abbracci di Sullivan, i coppini di hans, «anche tu sei una bellissima pennona* (how romantic) . hai capito?» gli lasciò andare la mano, sentendo la propria formicolare [insert 'mr. darcy hand flexing. gif' here], iridi scure a cercare disperatamente una conferma negli occhi nocciola dell'ex Tassorosso «dai, aiutami»
    gli sarebbe bastato un segno, e non per forza positivo.
    a quel punto persino un behan scandalizzato sarebbe andato bene, pur di evitargli la parte più breve di quell' operazione studiata nei dettagli (quali) da mesi e mai messa in pratica — la paura di perdere un amico era stata la più abusata delle scuse in tutti quei mesi, ma lo sguardo apatico di Hans aveva sempre sottolineato un altra verità: dare a qualcuno la possibilità di vederti per quello che sei davvero, questo si che è un cazzo di film dell'orrore.

     
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    lì, immobilizzato sul posto, braccia dritte lungo i fianchi e piedi ben piantati a terra, behan tryhard aveva assunto una delle sue posizioni di default: il lampione. gli succedeva sempre, in situazioni nelle quali si trovava a disagio o era in balia dell'ansia??, e non sapendo bene come comportarsi, preferiva non far nulla. Anche perchè, quando al contrario provava a far qualcosa, di solito finiva per fare disastri involontariamente.
    Il lampione era sicurezza.
    Il lampione non lasciava spazio a figuracce.
    Il lampione ti fa sembrare un impedito, provava a urlare una flebile vocina da qualche parte nella sua coscienza, ma non era abbastanza potente per imporsi su tutte le altre, quelle che gli ordinavano di rimanere fermo immobile - ed aspettare che un pallone gli passasse sopra la testa ed entrasse in porta, prima di riprendere a muoversi (cosa? cosa.)
    Si fece mettere i cerotti sulle ferite senza muoversi di un centimetro, provando a rimanere impassibile e pregando dio, gli dei dell'olimpo, il clan hilton e chiara ferragni di sgravargli un miracolo e non farlo avvampare per colpa di quella vicinanza, e poi pregando ancor di più quando la situazione si fece ancora più tesa: il volto del tryhard era sempre stato un libro aperto, figuriamoci in un momento in cui a) si era pentito della domanda che aveva fatto esattamente due (2) secondi dopo averla posta e b) non era nemmeno certissimo, di voler sapere la risposta??
    Magari non era al prom perchè lui e mac avevano deciso di non andare e passare la serata diversamente.
    Magari era proprio quello il motivo per cui, appena si erano incrociati, ty gli era parso così.. di fretta e distaccato,
    Magari in quel preciso istante stava interrompendo ancora di più il loro appuntamento e omg beh ma perchè sei ancora qui?? non era sua intenzione rovinare nulla!! Lui era il primo a dire e pensare! fossero proprio una bella coppia di persone destinate insieme cioè proprio come le ship nei suoi libri preferiti quando lo shenti che sono meant to be e invece eccolo lì che faceva il classico terzo incomodo che giustamente il lettore odiava sempre perchè si metteva in mezzo ma BEH NON VOLEVA METTERSI IN MEZZO NON VOLEVA ESSERE ODIATO LUI NON... «non mi andava di andarci, troppa gente» respira, beh. non era quello il momento in cui poteva permettersi di perdersi in una delle sue solite spirali infinite di pensieri e ansia in crescendo, anche perchè finivano sempre con lui che o sveniva o sveniva, e scomodare dominic la sera del prom gli sembrava una vera cattiveria. e poi avrebbe fatto saltare tutti i suoi piani, l'ex tassorosso era lì in incognito!!1! E stava cercando le parole giuste per rispondere, un «uh beh (non io), anche a me mettono ansia i posti pieni» ("ma se sei arrivato per imbucarti al ballo" e che c'entra, aveva l'ansia comunque) o un decisamente più da sociopatico pericoloso «ma ti aspettano solo bri e hans o anche un nome che inizia con la m e finisce con la ac», quando ecco che richiuse la bocca. E poi si ritrovò a riaprirla, questa volta leggermente, come un pesce imbambolato e confuso: ma che stava succedendo. Tutto troppo in fretta, tutto troppo inaspettato, così fuori dai piani che beh ... beh, si perse. da fermo, come un lele qualunque a ferragosto. Vedeva ty muovere le braccia per gesticolare e la bocca per parlare, le sentiva le sue parole ma.. era una volta entrate nel cervello del ragazzo, che arrivava il problema serio: non sapeva come elaborarle. Non erano... cioè no??? cosa no? non lo sapeva nemmeno, solo nO????? se qualcuno dall'alto gli avesse voluto bene, in quel momento una jessalyn goodwin sarebbe riapparsa dal nulla e l'avrebbe tirato fuori da quella situazione che aveva del surreale, donandogli una via di fuga e del tempo per riprendere fiato, magari bere un po' d'acqua, farsi dare qualche pizzicotto e poi trovare meh per rivedere per filo e per segno quella conversazione dall'inizio, così da poter individuare con l'aiuto del fratello il momento in cui, ne era certissimo, beh aveva iniziato ad avere le allucinazioni. che ne poteva sapere, il tryhard, che jess fosse effettivamente nelle vicinanze, ma nascosta sotto al mantello dell'invisibilità e con uno stiles al suo fianco, chiamato a rapporto proprio per assistere a quell'evento epocale (quale? la morte di beh, a breve.) e poter commentare insieme la scena.
    «dai, aiutami» beh, oscillando pericolosamente tra un attacco di panico e un infarto «non so come si fa» non lo sapeva davvero. l'unica cosa che riusciva a fare, era continuare a guardare ty negli occhi e pensare: ma aveva capito male lui? o erano le solite incomprensioni linguistiche?? aveva sicuramente capito male lui, perchè non era possibile che ty intendesse ciò che beh avrebbe voluto sentire. quello succedeva solo nei sogni e, in ormai diciannove anni di vita, il tryhard aveva imparato che tali erano destinati a rimanere: la sua immaginazione lavorava tanto, sempre, ma non c'era stata una (1) singola volta in cui poi la scena di un sogno si ritrovasse a viverla. Era davvero... «è che non sto capendo»
    ma dai beh, non se n'era accorto nessuno!
    «io...» avrebbe potuto fare tante cose in quel momento, behan tryhard. elaborare una frase di senso compiuto senza doversi interrompere perchè gli mancava la voce, dichiarare ciò che ormai da mesi aveva capito di provare per lo special, mandare al diavolo ogni terrore e finalmente raccogliere il coraggio per posare nuovamente le proprie labbra su quelle di ty, come aveva sognato di fare fin troppe volte, da quel primo bacio a villa skylinski. Sogni che inizialmente aveva cercato di reprimere e scacciare via, perchè è mio amico non posso perderlo così, poi però era arrivato ad accettare e rassegnarsi all'inevitabilità dei fatti, e cioè che solo quello i trymore sarebbero potuti essere: la fantasia di un ragazzino da sempre troppo romantico e senza speranze. Poi però ty aveva detto quelle cose.
    Non in modo chiarissimo ma... una parte di beh sentiva di aver capito. e l'altra metà, quella razionale, quella che sapeva di esser stato un behan tryhard per diciannove anni di vita e che no, le cose non cambiavano così da un'ora a quella dopo e no, una sfiga come la sua non era roba che semplicemente faceva puf nell'etere, non riusciva a crederci. non poteva, perchè quando mai le cose andavano così bene????? Quando lo facevano poi precipitavano un attimo più tardi.
    Chiedere a maple, alle torte mangiate in sala comune tassorosso e alla scomparsa della ragazza qualche giorno più tardi per credere.
    Almeno però era stato onesto: non sapeva davvero cosa fare. Con lo sguardo perso e la posizione ancora fissa, quella del lampione, il ragazzo riuscì a fare una cosa sola. O meglio, due: inclinare leggermente la testa di lato, e porre una domanda «quindi........ non ti piace mac?» come un internet explorer qualunque, il cervello del tryhard.
     
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    «non so come si fa»
    in tutta una serie di passi falsi che non staremo qui ad elencare perché sono davvero troppi, ty si rese conto di aver appena fatto l'ennesimo — non ultimo, mai l'ultimo. per peggiorare, come proclamavano la legge di Murphy e la storia stessa dell'umanità, c'era sempre tempo. «oh.» già, oh.
    perché, a parti inverse, ty avrebbe dato al Tassorosso la stessa risposta ed era stato stupido da parte sua non tenere da conto quel piccolo dettaglio: erano fatti (quasi letteralmente) della stessa pasta. più malleabile nel caso di Behan, meno pronta a sgretolarsi al minimo tocco sbagliato, ma comunque fin troppo simile. avrebbe dovuto capirlo subito che non poteva chiedergli di fare un passo avanti nella sua direzione per incontrarlo a metà strada — avrebbe dovuto capirlo subito che gli toccava tutto il cazzo di lavoro sporco.
    solo che non gli dispiaceva affatto.
    se ne accorse proprio in quel momento, Taichi, mentre beh si irrigidiva nella sua posa plastica da lampione e attorno a loro gli spettatori nascosti aumentavano esponenzialmente (niente biglietto per questo spettacolo serale, è tutto gratis!); per una volta la pagliuzza più corta non sembrava essere la cosa peggiore. dopotutto, se lo meritava: per non avergli detto subito la verità, per aver messo in scena sei mesi di sparizione forzata con tanto di messaggi passivo-aggressivi monosillabici, per non essersi saputo comportare come un essere umano funzionale quando di occasioni ne aveva avute anche troppe.
    per essersi lasciato spaventare, una volta di troppo.
    «è che non sto capendo» dalle labbra di ty, che fino a quel preciso momento il ragazzino aveva tenuto premute tra loro così forte da farle quasi scomparire, sfuggì un sospiro — aria trattenuta troppo a lungo che con prepotenza andava a far spazio a nuovo ossigeno. era strano scoprire di poter respirare ancora, come se improvvisamente il suo corpo avesse ricordato i principi base della sopravvivenza «eh, ho fatto fatica anche io, prima» prima, quando tenersi dentro quello che provava era un piccolo prezzo da pagare per continuare ad avere behan accanto; anche solo come amici, perché avere degli amici nella vita non era poi così scontato. prima, quando non aveva idea di doverlo perdere comunque, perderli tutti, e allora quel cratere nel petto poteva solo allargarsi e allargarsi e finire per inghiottirlo.
    aveva i denti, quel buco profondo tra le costole, e per quella sera ne aveva abbastanza di farsi mordere «no, non mi piace mac» mantenne la sua posizione, il diciassettenne, anche se la voglia di fare nuovamente un passo avanti era lì, in agguato; per poter mettere insieme due parole che avessero senso - e non solo nella sua testa - ty aveva bisogno di mantenere le distanze. di coltivare almeno una parte di quello spazio personale per il quale aveva faticosamente lottato nel corso degli ultimi anni, reso sempre più esiguo dal bisogno fisico e impellente di avere qualcuno accanto — una contraddizione vivente «quel giorno allo skate park» che a pensarci ora gli venivano i brividi «volevo dirti un'altra cosa»
    si era preparato tutto un discorso, quella volta.
    parola dopo parola, mettendole persino per iscritto.
    imparando quasi a memoria, come rob gli appunti di antropologia culturale prima dell'esame, per paura di sbagliare: una parola, le tempistiche, gli sguardi.
    con delle regole precise, che Hans aveva stilato per lui — non dirgli che lo sogni di notte, weirdo.
    e alla fine cosa gli era uscito dalla bocca? niente.
    «ma ho avuto paura. mi sono bocciato*» ah, se solo non fosse stato special! e invece no, gli toccava affrontare il settimo anno - almeno in parte «pensavo che magari.. non so, ti saresti allontanato» perché insomma, era strano no? un amico, maschio!, che ti dice all'improvviso che gli piaci: anche se in quel momento gli sembrava assurdo, non solo improbabile ma persino impossibile, ty sapeva come avrebbe reagito al posto di behan fino a qualche anno prima. rabbia, imbarazzo, forse disgusto, perche solo quei sentimenti gli erano stati insegnati; niente che potesse giustificare quello che stava provando, come si sentiva davvero, come il maggiore lo facesse sentire «però ora te lo dico lo stesso» perché da perdere non aveva più nulla, giusto?
    se behan lo avesse guardato in modo strano, se si fosse tirato indietro pur con la delicatezza che lo contraddistingueva, ty se ne sarebbe fatto una ragione; con il tempo, molto molto tempo, la sensazione orribile di vuoto d'aria nei polmoni sarebbe scemata in un lieve fastidio, ridotta al ricordo sfocato di quell'unica volta in cui era stato sincero con se stesso e non aveva funzionato. senza avere il suo volto sotto gli occhi tutti i giorni, poteva farcela.
    come no, facilissimo: bastava tornare a vivere in Cina e non farsi mai piu vedere.
    gli si fece di nuovo vicino, annullando quel passo all'indietro fatto poco prima, iridi scure puntate con prudenza sul colletto della camicia; anche se erano alti praticamente uguali, e i loro sguardi potevano incrociarsi senza fatica, ty non voleva rischiare (mica si chiamava Bernardeschi); le probabilità che gli occhi nocciola del tryhard lo inchiodassero sul posto erano troppo elevate. così i suoi li tenne bassi, come le mani strette a pugno contro i fianchi, mentre posava le labbra asciutte sulla guancia del ragazzo
    ma cos'hai, dodici anni?il cuore ad accelerare improvvisamente il suo battito in segno di protesta, così forte da sentirlo martellare fin belle orecchie
    cosa cazzo stai aspettando, mortacci?
    già, cosa cazzo stava aspettando?
    le nuvole nere in avvicinamento, forse.
    qualche fiocco di neve decisamente inatteso al primo di luglio.
    un verso strozzato proveniente da un cespuglio poco più in là.
    l'ossigeno a mancargli nei polmoni.
    gli premette nuovamente le labbra sulla pelle, questa volta cercando un po più in là, trovando la bocca del Tassorosso solo per un attimo - e in quell'attimo gli tornò alla mente quella sera a casa di Barry, il gioco della bottiglia, come non riusciva a tenere le mani ferme per il nervoso, il profumo dei capelli di behan quando gli si era avvicinato, come gli aveva sorriso contro mentre si baciavano, la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto - perché di più sarebbe stato troppo: doveva pur dargli il tempo di tirarsi indietro, no? anche se avrebbe voluto fare tutt'altro, anziché spostare la testa e recuperare i centimetri tra loro, (purtroppo) conscio delle proprie guance in fiamme e della voce leggermente incrinata, del respiro incastrato in gola e dei ricci incollati alla fronte. ma non stava affatto sudando freddo, come se quello fosse il momento della verità «e quindi..» ok, adesso? CHE SI FA ADESSO NESSUNO GLI AVEVA SPIEGATO IL PASSO SUCCESSIVO SE NON: evita di morire, Taichi «ogni tanto ti sogno di notte» oh, se proprio vogliamo essere sinceri fino in fondo...
    Hans collassato da qualche parte: what the fuck did you just say?

    boOOOooNeeEEEee??!?!?

     
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    «no, non mi piace mac»
    Adesso: behan tryhard non era di certo estraneo ai sogni ad occhi aperti. In una scala che andava da willow beckham (che non sognava. al massimo spesso aveva vivide immagini di come sarebbe stato squartare determinate persone, ma queste non rientrano nella categoria di sogni di cui stiamo parlando) a una sullivan hawkins, il tryhard era molto vicino a quest'ultima. Non li faceva sempre, perchè aveva imparato a proprie spese (tipo: cadendo sempre spesso.) quanto distrarsi e perder la concentrazione, anche nel fare le cose più basic, fosse pericoloso, però... c'erano momenti in cui il suo cervello faceva tutto da solo, e non c'era nulla che il ragazzo potesse fare per impedirlo.
    Ma sapeva come (kinda) uscirne, dandosi due o tre pizzicotti al braccio, anche sapendo che qualche ora più tardi gli avrebbero lasciato un livido ben evidente. Quindi ci provò anche in quel momento, perchè non era umanamente possibile stesse succedendo, rinunciando appena ad una posizione di sicurezza (il lampione) per tentare di passare ad una ancora più sicura, il mondo reale.
    Dove beh era solo in corridoio e si sarebbe riunito presto con jess per poi raggiungere suo fratello al prom, a sicuro nell'invisibilità offerta dal mantello della goodwin.
    E dove ty continuava a rispondergli a monosillabi ad ogni messaggio, probabilmente era al ballo con mac e... «quel giorno allo skate park» no aspetta «volevo dirti un'altra cosa» ... decisamente non faceva discorsi così. Perchè quelle parole, quelle esatte parole, il lìmore le pronunciava solo nei sogni di beh, mica nel mondo reale.
    Era tutto così surreale, e strano, e altri due pizzicotti giusto per esser sicuri perchè non capiva: anche ty aveva avuto paura che beh potesse allontanarsi?? mA PERCHÈ???? LOSERS, GURU STILES, PAPÀ PHOBOS, SOMEONE - ANYONE - SEND HELP!!! Cioè?? Era lui ad aver avuto paura, ed infatti ty si era allontanato, e allora perchè avrebbe dovuto farlo anche il tryhard???? Non.... forse non ricordavano quella (traumatica.) giornata allo skate park allo stesso modo. O forse beh stava davvero dormendo, lì si che avrebbe avuto tutto più senso: le conversazioni elaborate dal suo inconscio non avevano mai un senso logico, ancor meno di quanto le avessero irl
    Ma allora perchè non riusciva a svegliarsi?? Forse non stava solo dormendo.
    Forse era inciampato su una foglia o un sasso, aveva battuto la testa ed in quel momento in realtà era in coma, per quello i pizzicotti non bastavano a risvegliarsi.
    Aveva senso.
    Aveva molto senso, più di... vabbè.
    Inutile star qui a dirlo: il cervello del tryhard smise di funzionare del tutto, una volta che il ragazzo si ritrovò con le labbra di ty sulle proprie.
    Come aveva immaginato tante volte
    E come il ricordo di quel preciso momento alla festa di barry, alla quale aveva pensato e ripensato, riproiettando la scena nella propria testa un po' come faceva con le puntate delle sue serie tv preferite. Eppure, nonostante l'incredulità (e la totale paralisi: non era certo di ricordare come si muovessero le braccia, o come si ricordassero /cose/, in generale) del momento, beh lo sentì, che in quel contatto c'era qualcosa di diverso. Di vero, e non tutto frutto della sua immaginazione. E si aggrappò a quella sensazione per trovare la forza di far qualcosa, per riprender contatto con il mondo reale, rispondendo a quel bacio come una persona ... viva, perlomeno.
    Quel minimo indispensabile, ma più che necessario, per far quantomeno capire a ty che beh era lì, e quel sentimento era ricambiato.
    anche se era davvero assurdo, e probabilmente gli ci sarebbero voluti altri mille giorni ed altrettante rassicurazioni, per accettare il fatto che ci fossero, dei sentimenti da ricambiare???????
    «e quindi..» senza un video (ancora non lo sapevano, i trymore, ma ovviamente il momento era stato immortalato per sempre) da rivedere nei giorni successivi ed usare come prova - per sè stesso - del fatto di non esser un pazzo con le allucinazioni, a stento il tryhard sarebbe riuscito a creder a ciò che era appena accaduto. «ogni tanto ti sogno di notte» mh
    «ieri io ho sognato di essere mangiato da un t-rex ma un gatto con l'armatura arrivava a tagliargli la pancia e mi tirava fuori» nO «...non era quello che volevo dire» ma era confuso, e stordito, e.. era così che si sentivano le persone fatte??? ma MAC COME FACEVA A VIVERE???? No cioè davvero, già non dire cose imbarazzanti per un behan tryhard era difficile per il suo semplice esistere, figuriamoci così senza freni inibitori «dicevo» che stava dicendo?? «ti sogno anche io ogni tanto» però «non quando sogno i t-rex assassini» precisazioni dovute «sei meglio di loro??» non era certo del perchè avesse lasciato quella nota interrogativa in quella che in realtà era un'affermazione, ty era decisamente meglio dei t-rex (rob: non sono d'accordo), ma pensandoci bene non era certo nemmeno del perchè stesse parlando ancora?? O parlando, in generale, dato che era chiaro a lui così come sperava lo fosse anche a ty che no, non era proprio nelle condizioni di elaborare frasi di senso compiuto. Quindi, spinto da un impeto di coraggio (e dalla sicurezza all'87% che quella fosse tutta un'allucinazione indotta dal coma), il ragazzo posò entrambe le mani sulle spalle del ragazzo e annullò di nuovo la distanza tra loro, posando le proprie labbra su quelle del lìmore.
    Non sapeva baciare, prima di quella sera un bacio VERO non l'aveva neppure mai dato, ma per quanto inesperto e impacciato potesse esser, di certo avrebbe fatto meno danno così che continuando a parlare.
    E poi, adesso che sapeva di poterlo fare, una parte del tryhard avrebbe voluto non smettere mai.
     
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    altair, vi ✦ 17 ✦ big mood
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    fantasizing about someone i want but will never have a chance with

    behan era una patata e questo lo sapevano tutti; che sognasse ad occhi aperti e in quelle fantasie la sua vita scorresse rosea e felice, pure. almeno in quel mondo fatto solo di immaginazione il Tassorosso aveva il controllo — ty, manco per il cazzo.
    le sue elucubrazioni ad occhi aperti non erano altro che la rappresentazione copia-incolla della realtà, con un'aggiunta spesso esagerata di paranoia e ansia immotivata: tutto quello che poteva andare storto, nella mente del ragazzino andava peggio. come un Doctor Strange qualunque, Taichi Limore vagliava per ogni situazione i 14 milioni di sviluppi possibili, ma senza garanzia di trovarne almeno una che andasse come voleva lui.
    nei sogni ad occhi chiusi, quelle rare volte che gli capitava, non è che le cose andassero molto meglio.
    certo, negli ultimi tempi si era ritrovato sempre più spesso in fantasie nebulose dove la sua mente incosciente gli concedeva una rara gioia — baciare beh, sopratutto, ma anche tutta un'altra serie di cose che non stiamo qui a ripetere perché siamo in fascia protetta e confondono anche ty; ma a quale prezzo? quello di svegliarsi costantemente nel bel mezzo della notte, il cuore ormai in gola, le lenzuola strette al petto: perché anche nei suoi sogni più sfrenati, Taichi riusciva a rovinare tutto. era una costante, precisione matematica, 100% di riuscita.
    per quello, forse, aveva trovato per primo il coraggio di farsi avanti: non aveva fantasticherie cui aggrapparsi, nessuna possibilità di mandarle in frantumi con un passo falso nella vita vera. se l'era già immaginato fin troppe volte quel momento, behan ad indietreggiare con un accenno di sorriso per non ferire i suoi sentimenti, l'imbarazzo scritto su tutto il volto, un mi dispiace sussurrato tra i denti; come un video in loop che non si può fermare, nemmeno se ti imbottisci di ansiolitici o opti per le canne di Hans.
    soffriva così tanto dentro, cercando di non mostrare all'esterno quel disagio che si portava costantemente dietro almeno per cinque minuti, che quasi non si rese conto quando avvenne: beh aveva appena ricambiato il suo bacio? unreal, blocked. era stato un attimo, questione di un secondo, e ty aveva già fatto un passo indietro allontanandosi a malincuore; doveva, anche se non era esattamente ciò che avrebbe voluto. gli rimaneva solo l'attesa, bruciante e terribile, il respiro trattenuto nei polmoni prima dell'inevitabile verdetto — purtroppo non abbastanza da costringerlo a tacere, ma che vuoi che sia una confessione imbarazzante in più? e poi ti stupisci se il tryhard risponde con un onesto «ieri io ho sognato di essere mangiato da un t-rex ma un gatto con l'armatura arrivava a tagliargli la pancia e mi tirava fuori» eja.
    sembrava una di quelle chat su Pinterest dove ad un romantico "i want to kiss you" l'altro rispondeva "i want chicken wings", un pin che ty non avrebbe mai pensato di poter pinnare nella propria bacheca personale, ma c'è sempre una prima volta. batté le palpebre un paio di volte, ciglia scure a sfiorare le guance pallide, colto alla sprovvista: si era senz'altro aspettato la più terribile delle reazioni, un rifiuto totale e definitivo — ed era pronto. quanto meno a parare il colpo, se non proprio a sopravvivere alla botta «ah, greve» lì per lì gli sembrò un commento intelligente «essere mangiato, voglio dire, non che poi...» gesticolando con entrambe le mani sullo stomaco tentò di mimare la parte successiva del sogno, mentre la voglia di girare sui tacchi e fuggire si faceva sempre più impellente.
    era quasi certo, ty, che behan lo avrebbe capito nel profondo del cuore se se la fosse data a gambe senza guardarsi indietro «dicevo.. ti sogno anche io ogni tanto» ah. smise di muovere le mani a caso a mezz'aria, premendo i pugni chiusi lungo i fianchi; non tanto per evitare di sembrare un idiota, quanto perché improvvisamente il suo corpo lo aveva tradito, bloccandosi come una qualunque partita trasmessa su DAZN «io non-» dovette inghiottire quel poco d'aria che era riuscito a recuperare riattivando i polmoni, per poter rispondere alla domanda da un milione di dollari: essere migliore di un tirannosauro non era per niente facile. proprio ty, poi, così terrorizzato dalla vita, pronto a battere in ritirata piuttosto che uscire dalla propria confort zone — il T-Rex, pur con quelle sue zampette minuscole, gli dava le basi «non credo»
    certe verità sono dure da ammettere, ma qualcuno deve pur farlo.
    riportò lo sguardo sulle proprie scarpe malconce, il peso sul petto che cresceva di pari passo con la netta sensazione di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato; il primo fiocco di neve gli si infilò nel colletto della maglietta e lì ty capì di aver toccato il fondo — come diceva il buon Gigi: LE DOMENICHE D'AGOSTOOO (di luglio) QUAAANTA NEVE CHE CADRÀÀÀ! sarà contento il prof Henderson nel vedere i suoi insegnamenti buttati nel cesso per un po' di crisi ormonale adolescenziale «scusa, adesso la faccio emettere*» e ci avrebbe anche provato (probabilmente senza successo), se le mani di beh non gli si fossero appoggiate sulle spalle impedendo qualunque movimento. e quello fu l'istante in cui ty fu certo gli stesse per arrivare una testata sui denti; detto tra noi, l'avrebbe accettata senza fiatare, come si accetta una punizione divina o il mattarello di nonno lino sulla testa se sei un Linguini.
    certe cose, semplicemente, era nell'ordine naturale che dovessero accadere.
    un po meno quando il ragazzo che hai appena baciato (e tu sei convintissimo stia per tirarti una capocciata) finisce per baciarti a sua volta. chiuse gli occhi per quei primo secondi rimasti sgranati dalla sorpresa, l'altair, il cervello già in moto a formulare tutta una serie di fantasiose motivazioni per le quali behan avrebbe dovuto fare quello che stava facendo: la fine del mondo rientrava tra queste, insieme ad un'invasione zombie e alla possibilità che stesse solo cercando di distrarre l'amico per poi scappare. nel caso, ty avrebbe voluto dirgli che stava funzionando — era parecchio distratto: dalle labbra del ragazzo, dal calore del suo viso vicino al proprio, dal martellare ritmico del cuore fin nelle orecchie.. magari, ma è solo un'ipotesi, anche dal fatto di non riuscire più a respirare «non riesco a respirare» appunto, perché l'onestà è la cosa fondamentale in un rapporto #cos
    teneva ancora gli occhi chiusi, Taichi, convinto che se li avesse aperti non avrebbe più trovato behan a meno di un passo, nonostante la maglietta del Tassorosso stretta tra le dita; non si era nemmeno accorto di averlo fatto, aggrappato alla flebile speranza non si trattasse solo di una fantasia dettata dall'erballegra (fin troppo hot per gli standard di ty, ADDIRITTURA UNA POMICIATA!!!) «ti ho baciato» astuzia +6 «e poi tu hai baciato me» non gli sfuggiva niente!! «e non sei scappato» quello era abbastanza per trovare il coraggio di sollevare lo sguardo a cercare le iridi nocciola del tryhard, cosi calde e accoglienti da sentire immediatamente un vuoto aprirsi nello stomaco — paura, desiderio, incredulità, tutto il pacchetto completo «livy ha detto che stasera scopo» ah shit, here we go again «*panik* cioè no, intendevo, la scopa.. stiamo giocando a scopa! con le caste*. vuoi venire- scendere.. sai, giù, dove ci troviamo di solito»
    già immaginava i commenti di brie - e di Hans, se fosse stato ancora vivo -, ma a quel punto ty era pronto a sopportare anche la pubblica gogna con tanto di frecciatine imbarazzanti; mica lo sapeva che la o'kaffee era rimasta nascosta in un cespuglio fino a quel momento e già sapeva 👀👀👀

     
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8 replies since 4/7/2021, 16:11   297 views
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