[PROM '21] a hell of a prom

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    non è un vero ballo scolastico se non si pomicia un po', e Barry era uno che alle tradizioni ci teneva.
    soprattutto quando poteva farlo con la sua patata, sebbene l'angolo buio scelto da Amalie per sfogare la tensione (sessuale, ma anche — soprattutto, shipper) non fosse il massimo della comodità «quello spigolo adesso mi conosce piu intimamente di chiunque altro» commentò, una mano a premere sulla chiappa incriminata, mentre la corvonero rideva sguaiata alle sue spalle sistemando i capelli biondi dietro l'orecchio «chi la paccata vuole gradire molto deve soffrire! smettila di lamentarti sempre, barrow» si ritrovò ad osservare il soffitto, Barry, roteando gli occhi azzurri finché non sentì la mano calda della ragazza scivolare nella sua e stringere le dita «e adesso torna alla tua missione. ricordi cosa ti ho detto stamattina?» il corvonero annuì, anche se non era più molto sicuro di voler prendere parte alla cosa.
    «se Sandy non bacia Joey entro la fine della serata devo picchiarlo» sopracciglio inarcato di Ams: «riprova» ugh «parlargli. devo parlargli» lei gli sorrise, cosa che poteva bastare allo skylinski come salvagente per sopravvivere nelle due ore successive, ma quando Amalie se ne andò lasciandolo al suo destino, Barry non poté fare a meno di agguantare comunque un bicchiere stracolmo. la serata era ancora troppo lunga per non farsi dare un ulteriore aiutino — tipo quello che sembrava servire a mac in quel momento.
    «sono mac. Cioè, mckenzie, ma nessuno mi chiama mckenzie – perché dovrebbero? - e»
    «ehi mckenzie»
    e perché non dovrebbero.
    si avvicinò al proprio accompagnatore bevendo un sorso di qualunque cosa il Jackson e suo padre avessero mescolato nel punch, sentendo la benzina di spaco (troppo facile riconoscerne l'aroma™ di acquaragia e olio per motori) bruciare in gola «ho lasciato-» tua sorella da sola con il Rainey perché tanto sa cavarsela e poi dove vuoi che vada mortino, era quello che stava per dire prima di rendersi conto che non erano soli. «ah bravo, stai facendo amicizia» osservò Diana per un attimo, senza riconoscere però la ragazza: sinceramente, Barry non se ne stupí. già solo con l'arrivo dei Linguini ad Hogwarts l'ingresso di nuovi studenti tra quelle quattro mura del cazzo era triplicato da un giorno all'altro, cosa poteva essere una ragazzina nuova in più? «sei una degli italiani?» chiese, non senza una sfumatura divertita nella voce — erano arrivati da poco, ma al corvonero già piacevano.
    rumorosi, caotici, sboccato: il genere di persona che poteva presentarsi ad una festa in abiti eleganti con i Bermuda da spiaggia e le infradito.
    «io sono barrow, questo è il mio compagno» perché accomoagnatore sarebbe troppo facile dai «e adesso dovremmo-» era destino che venisse interrotto, quella sera. aveva appena messo il braccio sulle spalle di mac, infischiandosene altamente della vernice trasferita sulla stoffa pregiata del proprio completo viola, quando la musica cessò di colpo «ahia» perché anche Barry, come cigei un paio di gironi più sotto, se lo shentiva.
    dopotutto, non era tornato dalla morte proprio in un'occasione simile?
    seguirono l'afflusso di gente verso il cerchio infernale dei bugiardi, trascinandosi dietro anche Diana perché ormai era in ballo e tanto valeva ballare; solo quando riconobbe il Knowles tra la calca barrow si staccò dal concasato, sollevando il bicchiere quasi del tutto svuotato in direzione di cj «aspettiamo qualcuno?» al che poté giusto stringersi nelle spalle prima che il freak lo attirasse a sé «io ho già dato»
    che non voleva dire niente sull'oblivion — the same old death all Over again, ma per barrow skylinski aveva un significato profondo: crepasse qualcun altro, a 'sto giro.
    poi accaddero cose, cigei che si perde tra gli specchi e balla con julian («minchia ma hanno fatto prima i jujoni a mettersi insieme di Joey e Sandra?» unreal), la peetzah che ringhia, mac eletto reginetto... MAC ELETTO REGINETTO? «ohi, siamo venuti insieme» ambiguo, ma ok «dovrei essere anche io reginetto-in-law» non funzionava così? e chi lo dice scusa.
    un ballo per mac, un ballo per cigei, un limone con Amalie (l'importante è non confondersi), un coppino sul collo di Sandy, un bicchiere pieno piazzato tra le mani di Joey — festa finita, game over, barrys out



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    Barry: parla con Amalie, mac e Diana, raggiunge cj, fa cose. volevo fare anche il gioco ma sono nel difficile e volevo chiudere VVB.
     
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    Vedere Joni fare fuori Julian e Clay fu pura poesia. Thor fissò la scena estasiata, gli occhi (da pazza) che brillavano nella penombra, il sorriso a 33 (%) di denti che ormai non voleva togliersi più dal suo viso, l’eccitazione per il momento magico in tutto il corpo, che fremeva su di giri. D’accordo, non era stata esattamente una sfida ad armi pari, ma si erano divertiti tutti da matti, no??? E poi era così orgogliosa delle sue amiche!! E persino di quei due, sì, proprio Clay e Giuliano, visto che si erano battuti con coraggio fino all’ultimo colpo. Quel «per le furie» le aveva proprio scaldato il cuore, tanto da rendere sopportabili, per non dire carine, le frecciatine #jujoni. *sticker di Betta*: ma cosa stava diventando? Una sentimentale??! LEI??? C’era una sola spiegazione, ovviamente: LE VACANZE ESTIVE. Ebbene sì, per quanto non ne vedesse l’ora, specie dato che avrebbe passato il tempo 24/7 a rompere le palle ai suoi fratelli (e ai Freaks, ovviamente), vacanze significava però anche una cosa che non avrebbe mai e poi mai voluto affrontare, ovvero non vedere le sue amiche ogni singolo giorno e per tutto il giorno. Sapeva che, ovviamente, si sarebbero viste spessissimo e, magari, sarebbero pure riuscire ad andare insieme da qualche parte, magari approfittando dei fondi di mamma e papà De Thirteenth, ma… non sarebbe stata comunque la stessa cosa. Per due, interi mesi non avrebbe passato tutte le sue giornate in compagnia delle sue amiche.
    Forse fu anche per questo, quindi, che quando le cannonate decretarono la dipartita di Julian e Clay, nonché, soprattutto, la loro vittoria, si buttò letteralmente sulle ragazze, non appena si riunirono, cercando (inutilmente, vista la lunghezza delle sue braccia) di stringerle tutte insieme in un goffo abbraccio, ululando un festoso e tassesco: «RAWW RAWWW!!» di vittoria. Sorrise a tutte, ovviamente, ma, cosa molto più strana, sorrise anche ai ragazzi. «Bel match.» disse a Giuliano, tendendogli la mano. Non aggiunse altro, ma lo sguardò che gli lanciò, puntando gli occhi nei suoi, era chiarissimo: doveva comportarsi bene con Joni. Quindi diede una pacca sulla schiena a Clay, in perfetto stile Antonino Cannavacciuolo, ghignando. «Sei stato bravo!! Adesso ci meritiamo tutti una ricompensa…»
    E infatti corse su per le scale seguendo Dylan, che ovviamente capitanava il gruppo, diretta al girone dei golosi per avventarsi sul buffet. Ad un certo punto, nella salita, un brivido le attraversò la schiena, facendola vibrare come un Mac qualunque, per poi avvertire una fitta al cuore: se lo shentiva che qualcosa stava succedendo. Non c’era bisogno di essere psycho shipper per saperlo. Bastava essere psycho amiche. Guardò Sana e Dyl, per capire se anche loro avessero captato qualcosa, ma, nel mentre, le scale erano finite, quindi tutta l’attenzione della Kane su risucchiata dal cibo. Anche la sua, in effetti, visto il profumino celestiale e, beh, tutta quella roba. Stava per avventarsi sui tavoli pieni di cibo quando qualcosa le volò davanti al viso. Lo afferrò al volo e si rese conto che si trattava di un bigliettino: da dove arrivava? Si guardò intorno cercando il colpevole, ma non vide nulla. Beh, poco male. Senza neanche leggerlo se lo cacciò in tasca, dato che, adesso, aveva cose più importanti da fare. Tipo mangiare.
    «Oddio voglio tutto!!» esclamò su di giri, stringendo il braccio di Clay che, come al solito, si stava trascinando dietro: non era solita usare le borsette, la De Thirteenth, ma quel giorno stava facendo un’eccezione. Anche perché, in fondo, lo special era più simpatico e utile di una borsa, nonostante tutto. Quindi, continuando con la sua solita delicatezza, Thor tirò Clay fino al buffet, cominciando a prendere cose a destra e a manca. «Toh, prova questo!» lo incitò, infilandogli qualcosa in bocca. «Com’è? Io prendo questo! Guarda com’è carino! Da Coco Ebbene sì, Thor era una big fan dei cartoni della Disney, quindi questi erano tra i suoi (pochi) riferimenti culturali. Addentò il teschietto, assaporando la cioccolata e la nocciola con un mugugno compiaciuto. Stava per arraffare qualcos’altro quando, all’improvviso, calò il silenzio. O meglio, invece della musica, ora si percepiva solo il chiacchiericcio della gente. Guardò Clay confusa, aggrottando le sopracciglia, quindi si ritrovò insieme a lui, a Dylan e Sana e in generale a tutti sospinta via da una forza misteriosa.
    Fino al girone dei bugiardi. Non che Thor lo sapesse, certo, ma era tutto così… strano? Accecante? Batté le palpebre più volte, stringendo gli occhi per la troppa luce. «I miei occhiii!! I miei bellissimi occhiii!!» si lamentò, cercando di farsi scudo con un braccio. «Ma che schifo è ‘sta roba? Non c’è niente! Non… AHIA!!!» Aveva appena sbattuto contro qualcosa. Una parete, per la precisione. Trasparente. Si voltò verso Clay, facendo una smorfia e massaggiandosi il naso, ora ancora più rosso del solito. «Ok, forse qualcosa c’è…» Confusa tornò a girarsi e, stavolta, nel vuoto vide qualcosa. Anzi, qualcuno. Sana, Mort e… CJ. Già così avvampò, ma poi la cosa non fece che peggiorare, quando capì quello che doveva fare. Era un obbligo? Fu tentata di fare finta di nulla, ma era troppo Tassorosso per non essere leale fino alla fine. «Scusami un attimo…» farfugliò imbarazzata in direzione di Clay, per poi cercare di farsi coraggio. Era un gioco. Anzi, una sfida. E lei amava le sfide, no?
    Prima di riuscire a fare qualsiasi cosa, però, si ritrovò davanti quello che, a primo impatto, le sembrò un fantasma. «Mac?» borbottò confusa, squadrandolo. Era così… bianco. Stava per dirgli che Joni doveva essere lì in giro, quando lui le propose di ballare. Sgranò gli occhi, un po’ sconvolta, ma qualcosa la spinse ad accettare: anche se non avevano mai avuto un gran rapporto, nel senso che non avevano mai approfondito la conoscenza l’uno dell’altro, il Corvonero era amico della sua migliore amica, quindi non doveva essere una cattiva persona. Gli amici degli amici sono amici, no? E poi amava il Quidditch ed era pure bravo, anzi, bravissimo a giocare, quindi aveva tutta la sua stima, persino dopo aver quasi ucciso Livy e Joni. Gli mormorò qualcosa, volteggiando per la stanza con lui, poi lo vide essere eletto re insieme alla Hillcox. Una coppia del tutto improbabile, come d’altronde quasi tutte quelle presenti ad Hogwarts. Batté comunque le mani ed esultò, facendo come suo solito casino, perché, in fondo, era divertente, cercando con lo sguardo le sue amiche tra la folla. Non era stata la serata che si era immaginata, ma si stava divertendo.
    O almeno, finché non le tornò in mente quello che doveva fare.
    Come un soldato in missione, si avvicinò risoluta alla Motherfucka, seguendo la chioma rosa e il vestito grigio e luccicante. Le piantò gli occhi in faccia, serissima, poi le si avvicinò all’orecchio, non volendo farsi sentire dalla sua accompagnatrice bionda e spilungona. «Vorrei essere come te.» Semplice, veloce e conciso, ma soprattutto vero. Thor ammirava tantissimo Sorta, ammirava la sua forza e la sua decisione. La Serpeverde sapeva quello che voleva, nella vita, a differenza sua, e non aveva paura di dirlo al mondo.
    Come era arrivata, veloce come un fulmine, se ne andò, avvicinandosi alla sua prossima vittima. «Ehi, ma sei ancora tutto intero… incredibile!!» commentò, raggiungendo Mort. «Neanche un occhio nero!!» Era veramente sorpresa, viste le premesse già all’ingresso della torre. «Se vuoi posso rimediare io… ma intanto, balliamo.» propose e, come suo solito, non aspettò neanche una risposta, trascinando il Serpeverde ad agitarsi con lei sulla pista da ballo. Prendendo spunto da Sana, alla quale aveva appena confessato quello che sentiva, Thor cercò di essere il più sicura di sé possibile e, incredibilmente, ci riuscì anche, forse per merito del dolcetto ingurgitato poco prima. Le piaceva, Mort Rainey, quindi avrebbe dovuto essere facile; eppure proprio il suo essere, come lei, una bestia, la metteva in agitazione, quindi, a conti fatti, proporgli quel ballo l’aveva mandata alquanto in confusione, seppure fosse riuscita a mascherare tutto – o almeno, così sperava –.
    Tuttavia, la parte più difficile doveva ancora arrivare. In mezzo a tutto quel biancore la magica pelata era ancora più brillante, quindi rischiò davvero di diventare cieca andandogli incontro. Tremava dalla testa ai piedi e faceva fatica a respirare per l’agitazione. Certo, era un’occasione più unica che rara, ma… lei non amava queste cose? Anzi, queste cose le facevano schifo e basta! E poi non era il bacio di Giuda, quindi un tradimento?! Ma soprattutto… si trattava di lui, di CJ. Si fermò davanti a lui, fissandolo con il viso in fiamme e le braccia lungo i fianchi, i pugni chiusi e stretti frementi. «Puoi… puoi chinarti un po’? Devo fare una cosa Quindi gli prese la pelata tra le mani tremanti, stampandogli un bacio proprio lì, in mezzo a tutto quel brillio. L’aveva fatto. Aveva baciato CJ. Le sembrò quasi di svenire, mentre gli sorrideva appena, morendo di imbarazzo e, un attimo dopo, scappava via. Perché doveva provare certe cose?!
    Rischiando di sbattacchiare contro tutti e soprattutto tutto ritrovò Clay. «Ho bisogno di spaccare cose. Andiamo!!» spiegò imbronciata, il viso ancora in fiamme per l’imbarazzo e, ora, anche per l’eccitazione di quello che stavano per fare. Se l’era meritato, no?! Risalirono quindi qualche piano e, solo all’ingresso di quella psichedelica stanza blu, mentre si infilava gli occhiali protettivi e sceglieva con cura la mazza da usare, si ricordò di quel biglietto piovuto dal cielo. Non poteva essere peggio di quello che era appena successo, no?
    Oppure sì. Guardò dritto in camera, Thor, come in una puntata di The office. Sul serio? SUL SERIO?! «… sai cosa? Vaffanculo. LO FACCIO.» E, molto meglio di Perses ai tempi d’oro, lo fece davvero. Uno dopo l’altro si tolse tutto quello che aveva addosso, rimanendo solo con gli occhiali protettivi e la mazza. In fondo non c’era nulla da vedere, no? Aveva il fisico di un ragazzino smilzo di dieci anni. Non era un maschio, ma neanche una ragazza, una donna. Era… lei. «Beh, che c’è? Non hai mai visto qualcuno nudo??!» sbottò rivolta a Clay, cercando così di convincere più che altro sé stessa a stare tranquilla. Non c’era nulla di male. O di strano. Era solo pronta a fare casino… completamente nuda.
    «SPACCHIAMO TUTTO!!!!»
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    THOR
    - esulta per la vittoria al lastertag, abbraccia le furie e Sana, parla con Julian e Clay
    - va con Clay, Dylan e Sana nel girone dei golosi e mangia al buffet
    - va con Clay e tutti gli altri nel girone dei bugiardi e fraudolenti, balla con Mac fa il giochino con sorta, mort e cj
    - trascina Clay nel girone degli iracondi e spacca tutto... nuda (completando così la sua missione.

    Thor mangia:
    CITAZIONE
    YOLOVERA: colorate ed esuberanti, le Yolovera al cioccolato (con ripieno di nocciola, cannella, vaniglia o crema di zucca) sono una tradizione per i piccoli maghi latini-americani nel Dios de los muertos. Il loro rimbalzare in giro mette allegria,
    e se non si resta inquietati da ciò e dal loro chiacchierare senza sosta, scoprirete che sono anche molto gustose da mangiare; in
    qualche modo vi renderanno più ottimisti e pronti a vivere al massimo.

    Clay mangia:
    CITAZIONE
    ↳ CHEERCAKE: è la torta perfetta per quando siete depressi o con poca fiducia in voi stessi; infatti, oltre a essere straordinariamente dolce e buona nella sua semplicità, vi renderà il più accanito fan di voi stessi!!
    Certo, il resto del mondo potrà trovare fastidiosi i continui complimenti egomaniaci che continuerete a farvi durante l'effetto del dolce ma EHI! Almeno non vorrete più buttarvi sotto un ponte!

    GRAZIE RAGA E' STATO TUTTO BELLISSIMO, VVB!!!


    Edited by god(dess) of thunder. - 31/7/2021, 19:02
     
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    Ma quanto era bello rompere le palle alla gente? Davvero, era il suo passatempo preferito. Come poi lo era per la maggior parte della sua famiglia. Ognuno a proprio modo, certo, ma sempre di diti in quel posto si trattava. Suo padre e suo zio lo erano con le parole, l’altro suo padre e sua zia più che altro a gesti. Anche sua sorella e sua cugina erano bravissime, ma, naturalmente, lui/lei e Nice avevano cominciato a batterle sin dalla più tenera età (o almeno, questo è quello che si raccontavano loro, mentre Florrie e Minnie non erano esattamente d’accordo). Sorta non era una Cox, è vero, ma anche a lei riusciva benissimo. Dopotutto, però, era lo stesso per suo padre e sua madre, nonché per suo zio Cameron: tutti Cox acquisiti, certo, ma comunque bravissimi svangabolidi, ognuno con le proprie tecniche e il proprio stile. Senza neanche farlo apposta, quindi, lasciò che i commenti taglienti e sarcastici dell’amica si intrecciassero con i propri, ascoltandola compiaciuta e, anzi, lasciandole il posto d’onore nell’infastidire Costas: in quanto sua sorella era giusto che fosse lei quella con il potere di torturarlo maggiormente. D’altro canto, non vedeva l’ora di farlo anche lei, dato che nel passato, o meglio, nel futuro non aveva mai potuto farlo a dovere, essendoci parecchi anni di differenza, a livello di età, a separarla da Bang e River. Non che questo l’avesse mai fermata, ovviamente; ora, però, era molto più facile, e soprattutto divertente, bullizzarli. Specie se, come in questo caso, Costas!Bang era sul punto di andare completamente in tilt tanto quanto il suo ragazzo… ecco, forse, nel piacere di infastidirli, ora come ora, c’entrava un po’ anche questo. Quei due erano endgame in qualunque tempo e situazione. Lo erano stati nel passato-futuro e lo erano di nuovo, o forse ancora, adesso, nel presente-passato. Poteva fingersi indifferente e giusto un po’ schifata finché voleva, ma la realtà era un’altra: il fatto che, pur avendo vissuto un’altra vita, pur essendo, teoricamente, altre persone, persone diverse, Arturo e Costas si fossero comunque trovati e ritrovati, si fossero scelti, anche in un’altra esistenza, le spezzava il cuore, nel senso paradossalmente più puro e positivo del termine. Era quel genere di amore che aveva sempre visto negli occhi dei suoi e che, con il tempo, si era convinta di non poter provare in prima persona. Lei non era fatta per questo genere di cose. Anzi, era questo genere di cose a non essere fatto per lei, perché lei… non se lo meritava.
    Non era dunque affatto un caso che la sua anima gemella fosse qualcuno che non avrebbe mai potuto ricambiarla. Ascoltando e osservando Sorta si sforzò di nascondere la nostalgia di quel qualcosa di mai vissuto, e che non avrebbe vissuto mai, dietro una smorfia acida e sprezzante, lasciando trapelare solo l’orgoglio che sentiva nei confronti della ragazza. Poco prima la Motherfucka, incitata dai suoi punzecchiamenti e, d’accordo, dai suoi flirt, le aveva detto che, per quella sera, sarebbe stata sua, a suo rischio e pericolo. Aveva riso, sarcastica, a quelle parole, ma un brivido l’aveva comunque attraversata. Non era forse ironico che le persone la preferissero quando non era sé stessa? Sorta di sicuro, ma avrebbe scommesso con Nice tutti i loro galeoni sul fatto che anche Kiel fosse dello stesso avviso. Poteva cercare di convincersi del contrario all’infinito, ma, in fondo, l’aveva sempre saputo: era sbagliata per il mondo.
    Ricacciando dentro di sé tutti quei sentimenti, visto che, era risaputo, lei non ne provava, riprese a punzecchiare i Coturo, dando man forte a Sorta. «Oh insomma non scaricare la tua frustrazione su di noi, dovresti proprio scop- oh giusto.» Ghignò soddisfatta e la strinse a sé. Non c’è che dire, le voleva proprio bene. Insieme a Sorta si godette le reazioni dei due ragazzi che, ormai sfiniti, decisero di scappare da tutt’altra parte. «Le hai viste anche tu, vero? Erano lacrime, quelle.» le sussurrò divertita, riferendosi ovviamente a Costas, visto che con Arturo sarebbe stato troppo scontato. Però era davvero così: erano riusciti a fare (quasi) piangere il battitore! Un giorno da segnare sul calendario.
    Le lacrime, evidentemente, non erano ancora finite, visto che, qualche momento dopo, avevano fatto il loro ingresso nel girone degli eretici le due persone che, in quel momento, più detestava al mondo (d’accordo, forse non era completamente vero, però ce l’aveva parecchio con entrambi). Ovviamente, in questo caso, le lacrime sarebbero presto state quelle del Kane, ma anche Nice, ora come ora, non scherzava, infuriata com’era nel vederle portare – meglio, naturalmente – il suo vestito. Il fatto che anche Sorta stesse rigirando il coltello nella piaga la compiacque ancora di più, facendola sorridere in modo sincero e divertito. «Anche tu sei bellissima Nice. Il tuo vestito è stupendo, amo le tue creazioni.» «Anche io.» le fece quindi eco, guardando la cugina negli occhi. Per quanto i vestiti di entrambe, anzi, di tutte e tre, Nice compresa, le etichettassero come bugiarde e traditrici, in quel momento tanto Bertie quanto Sorta erano completamente sincere: gli abiti ideati e realizzati dalla Cox-Hill erano meravigliosi e meritavano l’ammirazione di tutti. Ecco perché ne aveva sgraffignato uno, per far vedere al mondo la bravura di sua cugina! … e per irritarla, certo.
    Ora come ora, però, cominciava davvero a temere per la propria incolumità, visto il modo in cui Nice la stava guardando. Aveva già visto quello sguardo assassino, ma sempre rivolto ad altri, mai a lei. Tuttavia, questo non l’avrebbe di certo fermata dal continuare a irritarla, anzi. Stava quindi per rincarare ancora la dose quando una luce divina la illuminò. «Maledetto comitato.» E maledetta Nice, soprattutto, perché solo lei poteva essersi permessa di mettere il suo nome nella lista per il kissing booth. Non disse nulla, almeno a voce, visto che doveva continuare a fare della scena, ma fulminò la cugina con lo sguardo. «Vi aspetto tutti di sopra, allora.» sibilò, puntando ora lo sguardo su Kiel. Certo, se avesse provato a baciarla l’avrebbe morso, ma non sarebbe neanche stata la prima volta… «Ow no. Non portatemi via la mia ragazza ho le ore contate come Cenerentola.» Rise e carezzò la schiena di Sorta, anche se aveva un brutto presentimento: quanto sarebbe durata ancora la pozione? Non voleva pensare a cosa sarebbe successo se si fosse trasformata nel bel mezzo del serata… per carità, anche in drag sarebbe sicuramente stata benissimo, però non è così che le cose dovevano andare. «Puoi sempre accompagnarmi, se ti va. E avere l’onore del primo bacio.» le fece notare con un sorrisetto, provando una strana sensazione. Strana, appunto. Non spiacevole. Le faceva aggrovigliare lo stomaco e imporporare il viso, ma non era sgradevole.
    «Rimarremmo qua a punzecchiarci tutto il tempo, ma a quanto pare la signorina qui presente è molto richiesta.» Annuì e salutò regalmente con la mano la cugina e Kane, per poi prendere Sorta per mano e risalire le scale fino al primo girone. Le venne un po’ il fiatone, ma cercò in tutti i modi di nasconderlo: non si addiceva a una donna di classe come lei averlo! Il fatto che fosse meno allenata di Sara (quale delle tre? Nel dubbio, tutte) era solo un piccolo dettaglio. «Non preoccuparti, nessuno avrà il coraggio di avvicinarsi.» sdrammatizzò con Sorta, anche se ne era davvero piuttosto convinta. Certo, era una figa pazzesca, ma… era lei. Il suo sguardo minacciava morte, non miele. Comunque lasciò un bacio delicato sulla guancia della Motherfucka e andò a sedersi dietro al banchetto, squadrando Swag con stizza. Già annoiata, però, smise subito di prestare attenzione al ragazzo, lasciando invece vagare lo sguardo in giro. Dov’era finita Sorta? Non la vedeva più in giro…
    Non la vedeva, sì, ma all’improvviso la sentì. All’inizio fu tutto così veloce da non permetterle di rendersene davvero conto. La Motherfucka si era avvicinata di soppiatto, ma con decisione, cogliendola di sorpresa. Fece giusto in tempo a fissarla, per un istante, confusa ma compiaciuta, quand’ecco che cominciò a sentire il suo tocco su di sé. Si lasciò avvicinare dalle piccole e delicate mani di Sorta, che la attirarono vicina senza esitazione. Dopotutto, perché avrebbe dovuto opporsi? Era stata lei a proporle la cosa. Certo, l’aveva fatto più per spirito di provocazione che per altro, ma… non le dispiaceva davvero. Anzi. Conoscendo Sorta, quello non sarebbe stato un bacio fantasma, qualcosa di così flebile da essere subito dimenticato. Si sporse meglio verso di lei e le prese il viso tra le mani, così da averla più vicina. Non aveva mai avuto paura di queste cose. O almeno, non quando erano solo la manifestazione di un desiderio, di un bisogno puramente fisico. Con Sorta… beh, forse non era del tutto così. Era perfettamente consapevole del loro non poter essere, ma era ugualmente conscia dell’essere, per certi versi, perfette l’una per l’altra. In quel bacio non nascose nulla di tutto questo. La baciò impetuosamente, con urgenza, priva di qualsiasi delicatezza. Voleva sentirla. «Questo dovrebbe zittire il fato.» «Di sicuro ha zittito te… compito non facile.» ribatté sulle sue labbra, sorridendo appena e spiandola da dietro gli occhi socchiusi. Dopo averle carezzato il viso la lasciò delicatamente andare, ma ben presto il sorriso si trasformò in una smorfia infastidita. «Non permetterti di dirlo a nessuno o a strapparti le palle saremo in due.» Con queste parole, infatti, Sorta l’aveva appena riportata alla realtà. Nessuno voleva davvero avere a che fare con lei. Nessuno voleva che si sapesse. «Possibile che abbiate tutte solo queste in testa? Le palle?» sbuffò, incrociando le braccia e facendosi indietro. «Non dirò a nessuno del bacio più bello della tua vita… hai la mia parola di fraudolenta.» Non voleva discutere con Sorta, ma, ora come ora, si sentiva terribilmente irritata… e ferita. Avrebbe dovuto saperlo e, anzi, lo sapeva benissimo, ma non per questo non faceva male.
    Chiuse gli occhi per un attimo, scongiurando quel magone che sentiva lì, nella profondità della gola, nonché per prepararsi a risponderle nuovamente a tono. Sorta, però, la precedette, parlando di un… uccello?! «… per essere lesbica pensi davvero un po’ troppo agli uccelli, sai? Forse dovresti cominciare a… ah Solo riaprendo gli occhi, infatti, notò un bigliettino tra le mani dell’amica, capendo così la fonte di quella frase. Dopo la storia dell’agente segreto questo? Si rilassò appena, concedendosi persino un mezzo sorriso, ma poi Sorta tornò alla carica. «Uno in più, uno in meno... spera solo non sarà il tuo.» «Dico sul serio, sei davvero, davvero fissata. Specie con il mio. E lo capisco, eh. Le voci girano, anche quelle vere: lo sanno tutti che io e Bolton siamo fratelli dei 30 centimetri…» Non sapeva se ridere o piangere. Era divertente, per certi versi, ma qualcosa la rattristava nel profondo. Dentro di lei, quel senso di solitudine si stava scavando sempre più spazio.
    Ad ogni modo, successero ancora tante cose, quella sera. Altri baci (non è possibile che nessuno l’abbia slinguazzata canon a parte Sorta, dai. Siete delle bestie), Nice reginetta del ballo (!!!), corse su e giù per tutti i gironi e, beh, Bertie e Sorta a caccia di uccelli…
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    BERTIE:
    - nel girone degli eretici parla con i Coturo, con Sorta, con Nice e con Kiel;
    - viene chiamata al kissing booth, quindi va nel girone dei lussuriosi, dove limona con Sorta;
    - assiste all'incoronazione di Nice e Mac nel girone dei fraudolenti;
    - fa /cose/ con Sorta in giro per la torre ???

    Scusate raga, devo fuggire e le ultime righe sono terribili ihihiih. Sentitevi liberi di usare Bertie come meglio credete ???
     
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    Jane non aveva dei veri e propri segreti. Delle omissioni, certo, ma neanche propriamente per scelta, e più dettate dal fatto che nessuno gliel’avesse chiesto, e lei non fosse propensa alla condivisione gratuita. Così, squadrando Barrow Skylinski da sotto le ciglia, gli confessò una delle cose che nessuno le aveva mai domandato, e che quella sera più di altre, sentiva pungere fastidiosamente sulla lingua. «non voglio diplomarmi.» Fine. That’s it. Jane Gabriel Darko aveva timore, la paura avrebbe richiesto più energia di quanto l’elettrocineta ne avesse, di lasciare scuola: Hogwarts era l’unico mondo che conoscesse, la sola casa che ricordasse. Non aveva memorie della vita prima dei Laboratori, o di essere mai stata Fergie Jackson, e quella passata fra le mura asettiche degli Estremisti era offuscata e confusa. Di Hogwarts conosceva le regole, sapeva come muoversi, cosa fare e non fare, con chi parlare e chi evitare. Sapeva chi le fosse concesso di essere e chi invece no, ma lei se lo permettesse comunque. Era una questione di… ordine, ed abitudine. Fuori da quelle mura, era tutto da scoprire e reinventare. Di nuovo. Non sapeva che lavoro fare, non a lungo termine, e non sapeva cosa farsene di tutte quelle ore libere a disposizione. Non aveva ancora iniziato la sua vita da adulta, ed era già paralizzata all’idea di non avere linee guida da seguire e da valicare ignorandole a piacimento. Sapeva di non essere sola, a New Hovel viveva perfino suo fratello buon Dio, ma… in parte lo era, perché la vita adulta aveva impegni e responsabilità che Jane, fino ad allora, aveva felicemente ignorato. Arricciò il naso e fece spallucce, liquidando la questione voltando le spalle al Corvonero – che sapeva si sarebbe fatto i cazzi propri in merito, senza indagare oltre o andarlo a sbandierare ai quattro venti: aveva scelto lui per un buon motivo, e non solo perché a malapena sapeva chi fossero le altre due. Anzichè sentirsi più leggera, si sentì più pesante nel cercare la biondina della foto in giro per la stanza, gonfia di quella consapevolezza a cui non aveva realmente voluto dare importanza nei mesi, e nell’anno, precedente. Fuori da lì, non ci sarebbe stato più nessun… obbligo, nei suoi confronti. Chi le avrebbe assicurato che Fitz avrebbe deciso comunque di essere sua amica? Chi che Narah, lavorando al castello, avrebbe trovato tempo per chi fosse rimasto fuori? Nessuno. E si diceva che andasse bene così, che le persone crescessero e seguissero altre strade, ma non ci credeva davvero: non sapeva quale Jane essere, senza Fitz-e-Nah-e-Jane. Stava ancora scrollando le spalle cercando di liberarsi di tutte quelle 3moz1oni, quando intravide la chioma bionda della ragazza.
    Ma chi era. Avrebbe dovuto conoscerla? E lei che pensava di essersi fatta una cultura di tutto lo studentato, tra la propria opera antropologica ed il giornalino scolastico: eppure, non è così :-) baci. «sorta» salutò cordiale, un mezzo sorriso alla serpeverde. «persona» perché non sapeva il suo nome e non voleva assumere il suo gender. Si tolse il cappello nel salutarle, e non immaginario!!, prima di prendere la mano della bionda e lasciarle un bacio sulle nocche. Non sapeva chi fosse, quindi le probabilità che quel bacio fosse FALZOH erano infinito +4. L’ultima tappa era Sana, la Tassorosso dai capelli rosa, a cui domandò di ballare perché era la terza scelta obbligata – la sua preferita, il difficile era sempre decidere la prima volta.
    Guardò la premiazione, e trovò molto appropriato che ad indossare la corona fossero due bugiardi. Poetic prom di Hogwarts.
    Comunque.
    Niente.
    Il ballo era finito, i giochi erano fatti (e non solo i giochi, a giudicare dagli occhi di molti), e Jane aveva ancora un foglietto stropicciato fra le dita. Diede una gomitata ad Indie, sopracciglia arcuate nel girarle la pergamena così che potesse leggerla. «vieni a fare un bagno?» nel Lago Nero, diceva la missione degli avari, dove avrebbe potuto diventare un OGM in qualunque momento: un sogno. Aveva già fatto il passaggio d’eredità ai posteri, regalando la propria divisa a Fitz così che potesse continuare in sua vece a insultare i giocatori blu bronzo in campo, e trovò opportuno concludere così la sua carriera scolastica ad Hogwarts.
    Magari la piovra l’avrebbe mangiata e non se ne sarebbe mai andata.
    Come Chiaki.

    «devo andare» ma dove. Non lo sapeva, ma non aveva importanza: Melvin non aveva bisogno di luoghi dove effettivamente essere, per sentire l’urgenza di doversene andare. Era volubile, seguiva l’istinto, e shentiva di dover fare una grande uscita di scena da quel Prom – da quella scuola. Sorrise a Dwight prendendo le mani di lui nelle proprie, chinandosi in avanti per posare un ultimo bacio – e non quello di Giuda!!! - sulle labbra del cronocineta. «grazie di tutto!!» Avrebbe potuto salutare gli altri, ma non le andava, ed avrebbe potuto aspettare che il ballo si concludesse, ma non ne aveva voglia, così, esattamente com’era arrivata, se ne andò.
    Pattinando velocemente, e senza avere idea di cosa l’avrebbe aspettata. ADVENTURE!
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    JANE: fa il giochino, prende barry sana e bertie !!! e fine, parla solo con indie, after party al lago nero se volete unirvi #cosa

    VIN: non fa niente. davvero. saluta dwight e fugge

    MA ALMENO HO FATTO LA CONCLUSIONE DAI NON LA FACCIO MAI, CIAO DA TUTTI I MIEI PG TUTTO MAGIKO E BELLISSIMO VI VOGLIO BENE
     
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    «Appunto. Lasciati andare. Siamo nel girone dei lussuriosi, no?» Guardandola negli occhi lesse quel pizzico di malizia che in altri casi sarebbe stata la sua rovina. Lasciati andare. Non erano mai state parole di cui aveva avuto bisogno, Sorta si lasciava andare perennemente, non per caso trovava ogni occasione buona per flirtare o baciare una ragazza, che fosse un giorno qualunque o una lezione, non si lasciava perdere l'occasione. Quella invece era una situazione strana perché se Bertie fosse stata davvero quella ragazza non si sarebbe fatta alcun problema a saltarle addosso però la sua mente le ricordava giustamente chi aveva veramente di fronte e non era difficile da zittire come vocina. Probabilmente Bertie non avrebbe potuto capire però aveva anche ragione, poteva lasciarsi andare un po', nessuno sarebbe morto se le avesse dedicato particolari attenzioni, nessuno lo avrebbe saputo. «Meravigliosamente.» sinceramente, come poteva andare male quando si presentava così in tutta la sua bellezza, al suo fianco. «e non può che migliorare.» annuì compiaciuta lasciandosi carezzare la schiena. «L’importante è che non mi venga il ciclo… potrei dare di matto.» proprio quello che aveva pensato anche lei poco prima. Sarebbe stato esilarante e terribile allo stesso tempo. «sarebbe divertente vederti contorcerti dal dolore.» «Anche se… rovinare il vestito di Nice sarebbe divertente.» «secondo me sarebbe la tua fine» Nominando la vendetta poi aveva toccato un tasto dolente, l'aveva saputo ancor prima di chiedere, la vendetta non si chiamava così per niente, quando la sentì irrigidirsi ne ebbe la conferma. La strinse anche lei più forte. «Non preoccupartene, ci penso io… tu goditi la serata. E me.» disse Bertie un po' per rassicurarla e un po' per zittirla. Non sapeva come farle sputare il rospo. Probabilmente non voleva o non poteva o non era la persona adatta, ma di sicuro si sarebbe accanita su qualcuno a quel ballo e lei avrebbe tenuto gli occhi ben aperti e le orecchi sempre sull'attenti a cogliere ogni minimo suono. Fu allora che decise di compiere il suo bellissimo e divertente piano, ma prima aveva bisogno di sapere se avrebbe potuto attuarlo e per questo chiese a Bertie se qualcuno sapeva della sua trasformazione Winx. Continuando a ballare, Bertie scosse il capo accarezzandole i capelli. Si stava quasi abituando a quel senso di pace e tranquillità del momento che sembrava brutto interrompere. «Non lo sa nessuno. Nemmeno Nice.» Quello non se lo sarebbe aspettata. Bertie e Nice si raccontavano sempre tutto, erano un duo affiatato, erano simili e non per questo erano entrambi suoi amici. La rattristava un po' sapere che non li avrebbe più avuti intorno. «Dai, dimmelo. Cosa stai pensando? Te l’ho detto, stasera sono a tua disposizione.» Non aveva aspettato perché non aveva intenzione di usare Bertie a proprio vantaggio, aveva solamente aspettato il momento giusto godendosi quel ballo. La smorfia di Bertie avrebbe dovuto aspettarsela. «Mi aspettavo una proposta più romantica… potevi almeno inginocchiarti! Cantarmi una canzone! dovrei dirti di no anche solo per questo!» eppure non ricevette alcun no. E come biasimarlo, non si poteva negare qualcosa ad un faccino come il suo. «peccato che per oggi sei mia. ti prometto che rimedierò, a tuo rischio e pericolo» accompagnò le parole con un occhiolino prima di trascinare la ragazza con sè.

    «Che cazzo Sorta!!» un sorriso malizioso apparve sulle labbra della Serpeverde. Avvinghiati com'erano, i due ragazzi non li avevano visti arrivare e non erano quindi riusciti a scappare da quell'incontro tanto indesiderato. «TU non hai visto proprio niente. Vattene.» Eppure lei gli occhi li aveva e funzionavano alla perfezione. Come se non sapesse che quei due sarebbero finiti a letto nel giro di poco tempo. C’è un luogo e un momento per ogni cosa! Ma non ora. - cit «devo proprio? mi pare un luogo pubblico... ma probabilmente ti sei dimenticato di essere al prom.» Avevano tutto il diritto di rimanere lì con loro ad infastidirli come meritavano. Rovinare momenti intimi alle coppiette al prom era un must. Ora poteva depennarlo dalla to-do list ma prima voleva godersi ancora un po' lo spettacolo. «Sapete fare di meglio, lo so. Ci vuole più lingua.»
    «Sono sicuro che lo avrebbe fatto se non arrivavi a rompere le palle!»
    «Certo Costas, come no! Credici… forse dovresti dargli tu il buon esempio, non trovi?» priceless.
    «oh insomma non scaricare la tua frustrazione su di noi, dovresti proprio scop- oh giusto» li aveva interrotti. Dai fratellino rilassati, ti ha salvato dall'essere scoperto da metà scuola e probabilmente dagli insegnanti. Doveva essere proprio dura per Costas: tutto quel tempo e Turo stava per lasciare Hogwarts e non aveva ancora potuto ancora scoparselo *pat pat* Almeno lei non aveva avuto quel genere di problemi.«E comunque non ti riguarda» Infondo aveva ragione, non la riguardava né tantomeno era lì per distruggere il povero Turo - il cui cervello per la cronaca era già andato in blackout - ma si era lasciata prendere un po' la mano, si divertiva a lanciare frecciatine, avrebbe potuto continuare una vita intera ma come aveva detto, non era qui per questo, ormai li teneva d'occhio da molto tempo e sapeva come sarebbe andata a finire. Dopo quelle parole aveva presentato la bionda come la sua ragazza. La sua ragazza. Non lo aveva mai detto apertamente a qualcuno eppure una ragazza lei l'aveva avuta. Non per molto sfortunatamente, ma nel suo silenzio, lo era stata, fidanzata. Non lo aveva mai detto a nessuno - nemmeno a Costas - perché così le era stato chiesto. Lei non se n'era mai vergognata ma così non poteva dire della ragazza, Ivy invece le aveva calpestato il cuore. L'aveva usata per far ingelosire il ragazzo che l'aveva tradita e trattata di merda. Ivy non l'aveva mai superata e il coglione era ritornato attirato come una mosca. Tornano sempre, incredibile. Se solo avessero visto come si comportavano da cagnolini non si sarebbero mai identificati nella classe dominante. Assurdo. Era ancora certa che la ragazza avesse fatto un errore madornale, l'aveva anche odiata per quella scelta perché le aveva mentito tutto quel tempo solo per raggiungere il suo scopo ed era ciò che faceva lei solitamente, però non avrebbe mai rifiutato se glielo avesse chiesto. Avrebbe insultato il ragazzo fino allo sfinimento ma non si sarebbe tirata indietro. Era sicura Ivy non l'avesse mai amata - ma poi cos'era l'amore alla loro età - però non poteva nascondere il fatto che erano menzogne anche tutto quello che c'era stato fra loro e che la ragazza continuava a non accettare. Ormai però tutto ciò non la riguardava più. «Sorta è stata meravigliosa quando ci ha chiesto di metterci insieme. A voi come è andata? Chi ha fatto la proposta a chi?» quasi le venne da ridere ricordando che poco prima lei era stata accusata di non aver dato una degna proposta. «oh insomma, una proposta meravigliosa per una donna meravigliosa.» «Buon per voi, ma perché non andate a pomiciare qualche metro più in là?!» ma magari. Chi ti avrebbe pensato più. «Allora, non ci offrite da bere? Per festeggiare! Tu sei un esperto in materia di bevute… e sei anche un eretico, quindi dovresti sapere come si fa.» E Turo, che non ci stava capendo un cazzo, giustamente non rispose. Non che le importasse più di tanto, essendo subito dopo attirata verso la ragazza dalla quale ricevette anche un delicato bacio sulla guancia. «Oh, che sbadata! Non mi sono presentata… sono Rita.» ignorò le risposte di Costas, le cose importanti le aveva dette e fatte. «ora che abbiamo fatto le presentazioni, ditemi, non è stupenda la mia ragazza? da far invidia.» stava riempiendo di complimenti fem!Bertie per convincerlo ad abbandonarsi alla sua naturale bellezza femminile? No ma cosa insinuate, mal pensanti.«e Sorta fatti i cazzi tuoi anche tu Rita» uhuh Costas preso dai bollenti spiriti, che spettacolo. Che goduria. «Ehi cinno, non parlarle così! E non parlare a me così!» lanciò uno sguardo a Bertie che sembrava aver cambiato umore sul serio e quando lei le cinse un fianco con il braccio, Sorta si appoggiò a lei. «è iperprotettiva, vi assomigliate.» «Mi avevi detto che era una bestia, ma non a questo livello…» nonostante lo disse a voce alta per fasi sentire, i due si erano ormai allontanati, chi camminando e chi venendo trascinato. «credo che turo dovrà andare in terapia dopo tutto questo.» Si era divertita, non poteva negarlo. «Dovevo immaginarlo ci fosse il tuo zampino. Sono quasi certa di averlo visto piangere.» Si girò, ancora col sorrisetto soddisfatto sulle labbra, incontrando lo sguardo di Nice. «chi io? ma se sono un angioletto, mi stavo solo congratulando con loro» quelle erano lacrime di commozione alle sue parole sicuramente. «Ti trovo in splendida forma, Sorta.» portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio sorridendo. I complimenti la rendevano sempre raggiante, dopotutto era una Motherfucka coi fiocchi. Nice però era insuperabile, il suo vestito rendeva grazia ai suoi occhi e le calzava a pennello. «anche tu sei bellissima nice. il tuo vestito è stupendo, amo le tue creazioni.» Lanciò uno sguardo verso la sua accompagnatrice che le era stato rivelato di indossare una delle creazioni di Nice. Non avendo svelato alla cugina ciò che aveva preparato per quella serata, immaginava che Nice non sapesse neanche che Bertie aveva preso in prestito il vestito. «Dimmi che è uno scherzo.» appunto. «non è uno scherzo.» oggi Sorta era portatrice di buone notizie. «io ti strappo le palle. quello è il mio vestito!! se lo hai rovinato ti stacco le dita, oltre che le palle.» Lei lo aveva detto che se glielo avesse rovinato, sarebbe stata la sua fine. «Palle? Quali palle? Non ne vedo molte qui in giro…» osservò Bertie, poi Nice, poi Kiel e infine nuovamente Bertie. Ma decise di ignorare il tutto. Non era certo il momento per chiedere spiegazioni. «essere donna ha questo bellissimo vantaggio... nessuno può staccarti le palle se non le hai» e il potere passava alle donne!! erano loro a sfracassare loro i coglioni, metaforicamente e non. Li osservò come si guarda una partita di ping-pong: facendo rimbalzare lo sguardo fra i partecipanti di quello scontro. «Sarò onesta, siete incantevoli. Anche se mai quanto Sorta e me.»Prima che potesse ribattere, una luce li illuminò, o meglio, illuminò Bertie. Era troppo presto per l'elezione dei reginetti quindi solo una cosa poteva essere: il kissing booth. Era arrivato inaspettato, proprio ora che stavano iniziando a girare per i vari gironi sarebbero dovuti tornare indietro. «ow no. non portatemi via la mia ragazza ho le ore contate come cenerentola.» e per di più non aveva visitato ancora tutti i gironi, ci era solo passata velocemente ma stava solamente seguendo suo fratello e Turo. «rimarremmo qua a punzecchiarci tutto il tempo ma a quanto pare la signorina qui presente è molto richiesta.» Il fato li metteva assieme e poi li costringeva a non trascorrere la serata in santa pace. «Puoi sempre accompagnarmi, se ti va. E avere l’onore del primo bacio.» «Sono qui con te. Non mi importa degli altri.» Riportò le esatte parole che Bertie le aveva detto ad inizio serata. Non avrebbe lasciato l'accompagnatrice da sola e il bacio la allettava.
    «il primo bacio non si scorda mai.» si era detta più a se stessa che a Bertie. Il primo bacio di una lesbica ad un ragazzo nelle vesti di donna (ma pur sempre un ragazzo). Il primo bacio di Bertie al kissing booth. Bertie sarebbe stato l'unico ragazzo al modo a poter dire di averla baciata. Unreal, non avrebbe mai nemmeno pensato di dire una cosa simile. Eppure lo aveva già ammesso: i suoi occhi vedevano una ragazza, il corpo era femminile, le labbra che avrebbe voluto baciare non erano quelle di Bertie ma quelle di Rita, così come i capelli lunghi che aveva accarezzato o le dita che aveva stretto fra le sue. Di Bertie invece c'erano i gesti: gli sguardi taglienti che aveva lanciato, i sorrisi che le aveva dedicato, il sarcasmo che aveva usato. Non aveva mai dato tanta importanza ad un bacio, gesto tanto casuale quanto naturale che le veniva spontaneo dare a qualunque ragazza. Ragazza tanto donna quanto la figura femminile che aveva di fronte. Al diavolo i dilemmi morali, la sua vita intera era fraudolenta. Si era avvicinata con passo svelto verso lo stand, nessuna incertezza riflessa nei suoi passi, non aveva neanche dovuto fare la fila perché era l'unica presente lì dato che era appena stato dato il cambio. Portò una mano sul collo avvicinandola a sè, l'altra l'appoggiò sulla sua guancia. Lasciò soltanto un secondo di tempo, lo sguardo fisso negli occhi della ragazza, come avvertimento di ciò che avrebbe fatto, prima di avvicinare il volto al suo e baciarla. No, non puntò al bacio casto sulle labbra. Quello era il suo prom ideale, non c'era spazio per bacini casti, non si sarebbe persa l'occasione di lasciarsi trasportare dal desiderio che aveva accumulato durante quella sera di baciare quella bellissima ragazza. Occasione più unica che rara dato che non l'avrebbe più rivista dopo il ballo. Anche in quel bacio si potevano ben distinguere Bertie e Sorta, le lingue che si scontravano come se stessero facendo il solito botta e risposta a colpi di sarcasmo. Non c'era delicatezza in quel bacio, anzi, vibrava di urgenza e impetuosità, quasi disperazione. Sembrava sbagliato anche solo l'allontanarsi dalle sue labbra, dal respirare la stessa aria ma alla fine dovette farlo, anche per riprendere aria. «questo dovrebbe zittire il fato.» disse staccandosi leggermente ancora con gli occhi chiusi. In realtà aveva paura a riaprire gli occhi e incappare nella figura maschile di Bertie. Con la fortuna che aveva, era capace che con un bacio trasformasse la bellissima principessa in un principe. Non il tipo di favola che amava. Eppure, quando riaprì gli occhi, fortunatamente, l'effetto che celava Bertie dietro Rita non era ancora finito. «Di sicuro ha zittito te… compito non facile.» se era così che stavano le cose... «tu hai gemito così tanto di piacere che ti hanno sentito fino all'ultimo girone dell'inferno» umettò le labbra con la lingua, soddisfatta. «non permetterti di dirlo a nessuno o a strapparti le palle saremo in due.» non si era pentita di averla baciata, né tantomeno se ne vergognava, era più un "quello che succede al prom, resta al prom" ma uscito male. «Possibile che abbiate tutte solo queste in testa? Le palle? Non dirò a nessuno del bacio più bello della tua vita… hai la mia parola di fraudolenta.» Aveva indietreggiato sbuffando e incrociando le braccia al petto. Doveva averlo offeso in qualche modo e stranamente, non era stata sua intenzione. Inoltre non capiva cosa stesse passando per la testa a Bertie e probabilmente non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. «bertie caro, se vuoi puoi anche dirlo a chi vuoi ma sono apertamente lesbica, potrei appendere striscioni rosa con su scritto "sorta è lesbica" per tutta Hogwarts e nessuno batterebbe ciglio. non so quanto ti crederebbero le persone.» Le sue minacce precedenti vennero poi sottolineate da un bigliettino che fluttuando si era posato sul palmo della sua mano. Lo lesse ad alta voce: «abbattere l'uccello.» poetic. Come un dejavù che si ripete, come un dejavù (eh). «… per essere lesbica pensi davvero un po’ troppo agli uccelli, sai? Forse dovresti cominciare a… ah.» chiuse gli occhi esasperata mostrando il bigliettino che si era trovata in mano. Era solo destinoh. Sì ma quale dei tanti... «uno in più, uno in meno... spera solo non sarà il tuo.» «Dico sul serio, sei davvero, davvero fissata. Specie con il mio. E lo capisco, eh. Le voci girano, anche quelle vere: lo sanno tutti che io e Bolton siamo fratelli dei 30 centimetri…» eXcUsE mE wHaT. «santa dea lella cancella cancella cancella.» too much informaton, non le aveva richieste, non le interessavano e non ne era ossessionata. PLS STAP. Non passò molto dalla fine del turno di Bertie, ultimo della serata che vennero eletti i reginetti del prom e fu felicissima dell'elezione di Nice perché se lo era meritato moltissimo ed era veramente stupenda, non aveva niente da ridire. Detto ciò trascinò Bertie nella postazione per fare la foto e le sarebbe servita nelle discussioni per sbattergliela in faccia e dirle che le mancava Rita. Neanche si accorse di Thor che le si era avvicinata finché non sentì sussurrare un «Vorrei essere come te.» alle sue orecchie, provocandole un brivido sia perché era inaspettato sia perché aveva provato piacere alle parole della ragazza. Come ben si sa, era un'amante dei complimenti. Non ebbe il tempo di ribgraziarla o parlarci che comw era arrivata, scomparve. Dopotutto erano all'Inferno. Infine la trascinò in giro per i gironi alla ricerca di un uccello da sterminare e non trovandolo, si gettò nella rage room pronta a spaccare il famoso uccello. Qualcuno lì però le avvertì che con la mazza che aveva in mano non potevano spaccare i presenti al prom, protetti da un protego, così invece di tirare un calcio nei coglioni di qualcuno lì presente, andò alla ricerca di un oggetto dalla forma di un uccello o che presentasse un uccello (animale) dipinto o intagliato o qualsiasi altra cosa, oppure qualcosa dalla forma fallica e, dopo non aver trovato un vibratore, trovò un piccolo quadretto con un uccellino appoggiato su un ramo. Non avrebbe avuto altrettanta soddisfazione ma eh. Doveva accontentarsi. Iniziò a spaccare quel quadro ripensando alla fucking frase detta prima da Bertie, finché non lo ebbe distrutto completamente (il quadro, non Bertie) «sterminazione completata.»
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    parla con bertie, costas & turo, nice & kiel e non lo so più. fanno cose.
     
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