[PROM '21] a hell of a prom

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    Let's go, don't wait, this night's almost over, Honest, let's make, this night last forever

    nel giro di pochi giorni, come facilmente prevedibile, l'entusiasmo per la bella finale disputata e la soddisfazione per la fine dell'anno scolastico erano scemati vertiginosamente lasciando posto a tutt'altre emozioni; qualcosa di familiare che joni sapeva senza dubbio gestire meglio: frustrazione, rabbia, disappunto.
    su quello, nondimeno, aveva ragione il Knowles — si trattava di un sentimento ancora acerbo, caldo, scostante.
    e, apparentemente, senza un vero punto di origine.
    «no, io così non esco. assolutamente no.» non le era parso tanto terribile quando, costretta quasi a forza da Dylan, Sana e Livy, aveva infine scelto l'abito per la serata: sembrava tutto così distante, la mente ancora troppo occupata a pensare alla finale persa, a Julian che le regalava una mazza, l'ho già detto alla finale persa? provare un abito dal colore improbabile che la faceva sentire una meringa, anche solo per far stare zitta un attimo sua sorella (e dylan) in videochiamata, quel giorno per Joni aveva rappresentato semplicemente un piccolo sacrificio da compiere per il quieto vivere.
    ma quella, oh!, quella era una tortura.
    «ma se avevi detto che ti andava bene! esci da quel bagno facci vedere! hanno sbagliato la misura???» minchia, magari. avrebbe dato qualunque cosa in quel momento perché la tipa del negozio le avesse venduto l'abito sbagliato, magari con un bello strappo evidente così da costringerla a rinunciare — poteva sempre ripiegare su un paio di jeans e una maglietta viola, no? [giovanni Floris voice: eh no] «è terribile. basta rimango qui, dite a Giuliano che deve riportarmi la mazza» aveva detto.
    ma le cose non erano andate come voleva la sedicenne e due secondi dopo una Thor de13 agghindata a festa aveva sfondato la porta del bagno («ma era aperta» «dovevo sfogarmi») trascinando Joni fuori praticamente di peso, strati di tulle lilla a volteggiare per la stanza: nascosto al di sotto, che si agitava come un procionetto beccato a rovistare nella spazzatura, una Joni rabbiosa al suo ultimo tentativo di ribellione — al quale poteva solo seguire un lungo periodo di rassegnazione mentre con pazienza Sana finiva di darle una parvenza umana a suon di ombretti e blush sulle guance.
    «siete tutte splendide» «VERO SIETE STUPENDE!» anche in quel preciso momento Joni si sentiva più un animale in gabbia che un'adolescente al ballo scolastico, nel posare le iridi grigio azzurre sulle compagne non riuscì a trattenere un sospiro; belle erano belle davvero. e lo sapeva, la sedicenne, che vestiti, trucco e parrucco non c'entravano niente: era qualcosa nascosto nel sorriso timido di Livy, la luce di trepida attesa negli occhi verdi di Dylan, la risata cristallina carica di emozione che Sana non era in grado di soffocare; persino Thor, che in quanto ad umore non era messa meglio di Joni, sembrava un po' più morbida, piu accessibile, persino piu vulnerabile. «lo siete sempre» rispose, quasi senza rendersi conto di farlo, le mani ad affondare nelle tasche che fortunatamente erano presenti in quell'abito ridicolo.
    non avrebbe saputo dove altro metterle, in caso contrario, perché: 1) Giuliano non era ancora arrivato e non poteva di conseguenza strozzarlo; 2) la mazza speciale con cui quella sera avrebbe dovuto dare la caccia a duolingo - e a swag nel caso avesse deciso di comportarsi male - ce l'aveva il Bolton per motivi tecnici («non saprei dove nasconderla con quello stupido vestito, quindi devi portarla tu. »), e a Joni già prudevano i palmi per non poterla stringere. le infondeva una certa calma, con quel suo peso rassicurante e la superficie liscia del legno ad accarezzare i polpastrelli — ad ognuno i suoi kink.
    «peetzah!» show time.
    «sole in arrivo» con un sospiro e la classica occhiata rivolta al cielo che la Tassorosso riservava sempre a Julian Bolton, Joni incrociò le braccia sotto il seno osservando il ragazzo in avvicinamento con sguardo critico — e no, non era sul suo outfit che aveva da ridire, quanto più «Giuliano, questa era la serata giusta per metterti la ginocchiere» niente pratiche BDSM in vista, però «sai che doverti guardare dal basso all'alto tutta la sera rischia di mettermi di malumore» quello e il modo in cui il Grifondoro la stava guardando — stupito (ma anche stupido ♡) «che c'è? ho qualcosa tra i denti? non hai mai visto un vestito da meringa?» con quel colorino terribile che la faceva sembrare ancora più pallida e faceva a pugni con le onde sciolte (e intrecciate per sempre) dei capelli ramati? bellissimo.
    poi, siccome le priorità sono chiare e Joni doveva tenere d'occhio anche altre persone oltre a Livy «ce l'hai la mazza? quando siamo dentro me la dai» così, perché non era affatto fraintendibile.

    «ti dico che parlavano della mazza del Bolton» oh ma tu guarda quell'infame di dominicca che non voleva mai credergli. cioè, tutti a dare per scontato che Eugenio si inventasse delle gran balle — e normalmente sarebbe stato così, ma non quando si trattava dei suoi studenti.
    ok, specialmente quando si trattava dei suoi studenti.
    «touchè» «veramente non ho ancora aperto bocca» e vabbè, non era necessario che la conversazione fosse biunivoca per essere valida. tant'è che il professore annuí battendo la mano libera sulla spalla di Dom, una badilata carica d'affetto, mentre con la mancina mescolava il punch che will aveva appena corretto: lavoravano in coppia perché erano una coppia, uniti ufficialmente nel sacro vincolo degli chaperon da una prompose formale che dava le basi a tutte quelle fatte dagli studenti.
    ne dovevano mangiare di baguette per raggiungere quei livelli di romanticismo!
    «20 galeoni che quello lì le prende» vabbè, ma che scommessa era scusa «guarda che puntiamo tutti sulle botte al Rainey, non fa testo» troppo facile cosi, con mortino che su complicava la vita da solo provandoci con Harper Hale e chiedendo a Barruly di spezzargli le ditina «devi puntare piu in alto, dominicca» tipo, non so, scommettere che Nice avrebbe seguito il kuowe e ceduto di fronte agli occhioni cucciolosi del Cavendish entro fine serata.
    quella era una fottuta scommessa — e Euge era pronto a pagare.

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    joni nel limbo parla con le furie e con Julian

    euge non ho idea di dove sia, comunque con dom e will
     
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    «sicuri che non volete veniiire??» livy era una ragazza semplice: accettava subito e senza nulla da ridire le scelte altrui, ma quando la rendevano triste provava fino all'ultimo a farle cambiare. Magari dopo un po' di giorni, o buttando lì la cosa nei momenti meno prevedibili. Non era una cosa che le piacesse fare, assolutamente, MA!!! Il fatto che ty, hans e bri non sarebbero stati al prom con lei la rendeva triste, molto triste!! Non per lei - cioè pure, perchè ovvio che le avrebbe fatto piacere averli lì!!! - ma soprattutto per loro e ciò che si sarebbero persi! Il divertimento, i balli, gli outfit degli altri studenti, tutte le sorprese che era certa anche quell'anno il comitato avrebbe riservato per loro... niente, per lei era proprio inconcepibile volessero saltarlo. Dunque, dopo aver passato giorni ad accennare piccoli dettagli, tipo il vestito che aveva scelto per il prom nella giornata di shippo assieme alle furie, il fatto che avesse sentito dire il prof jackson aveva già comprato i rifornimenti con i quali correggere il punch, fino a dettagli inventati solo per attirare la loro attenzione («mi hanno detto che ci sarà un drago vero!!! e... un delfino! e un unicorno pony!!!»), alla fine lì, a pochi minuti dall'inizio del ballo, l'ultima opzione disponibile era rimasta solo quella, l'asso nella manica per convincerli: fare gli occhi dolci. «sicuri sicuri siiicuuri sicuuuuriii?????» dAI era tutta truccata, come avrebbero fatto a resistere???
    All'ennesimo «SI» in coro, la ragazza si rassegnò, lasciandosi cadere sul bracciolo della poltroncina dov'era seduto ty. Un po' delusa, doveva ammetterlo, ma si concesse di provare quell'emozione negativa per un totale di trenta secondi, prima di scrollarsela di dosso e tornare a sorridere: ok, i bimbi sperduti non sarebbero stati lì, ma bisognava guardare ai lati positivi!! C'ERANO LE SUE AMATE TASSE!!! E SUO FRATELLO AVEVA UN APPUNTAMENTO (!!!!) CON JONI!!!!! C'ERA MAC A CUI RUBARE UN BELL'ABBRACCIO PERCHÈ ORMAI, DOPO LA FINALE DI QUIDDITCH, QUELLA DI STRINGER TRA LE BRACCIA L'HALE ALMENO UNA VOLTA AL GIORNO ERA DIVENTATA UNA TRADIZIONE!!!!!!!!! E POI!! ANCHE LEI!!! AVEVA!!! UN APPUNTAMENTO VERO!!!!!
    Per quello, dopo i preparativi tutte insieme nel dormitorio tassorosso, la hawkins aveva fatto un piccolo detour, separandosi dalle amiche non prima di aver dato loro tanti bacini («è rosso ma non macchia GIURO!») e promettendo di raggiungerle a breve brevissimo («dyl se vedi /movimenti/» che movimenti? eh eh, i movimenti! «tu urla io corro» anche con i tacchi, nessun problema, non poteva certo perdersi interazioni importanti tra i jujoni!!!!), per recarsi a different lodge a a) provare a convincere i suoi amici, b) piroettare davanti a loro per far vedere il vestito!! che corto, con tutto quel tulle, la faceva sembrare una ballerina!!, e c) aspettare swag, perchè livy aveva deciso che, se non poteva avere lei l'accompagnatore perfetto che faceva tutte quelle cose da film, allora lo sarebbe stata lei!! Era stata delusa solo dal fatto di aver dovuto tagliar via dalla lista "presentarsi alla porta con una limousine" perchè a quanto pareva non ce n'erano da affittare ad hogwarts?? Però aveva portato una macchina fotografica per scattare le foto di rito prima di uscire, e un piccolo corsage di roselline rosse da appuntargli alla giacca: aveva seguito alla lettera gli insegnamenti dei film americani.
    E non le importava affatto fosse un po' in ritardo, lei avrebbe aspettato tutto il tempo del mondo!! Era già così felice avesse accettato, davvero unexpected, dopo due anni ad hogwarts per la hawkins i rifiuti erano diventati la normalità quindi non ci faceva nemmeno più caso... un SI INVECE?? SHOCK ERA COSÌ FELICE!! E poi comunque nell'attesa era divertente seguire la partita di scopa tra ty e hans, e lanciare occhiate attente («ty poi voglio un restiocionto* completo 👀 ») a bri e lau. E aveva anche salutato jane!! («puzzate di morte» «no no, lui non è passato di qua!» perchè avrebbe dovuto?? la darko doveva essersi confusa) «uUUU GUARDA TY CON QUESTO» tre di coppe «STASERA SCOPI!!!»
    spoiler?

    Indie non era altrettanto felice o in hype come una livy. Era più nel mood del lanciare un incantesimo contro un muro, farci un buco e lasciarsi trascinar via dalle acque del lago nero.
    Sulla carta, non avrebbe dovuto aver motivo per star così: era da giorni che aveva perfezionato gli incantesimi sull'impianto audio, in modo da avere la giusta musica in ogni girone, e le era bastato arrivare in postazione una mezz'oretta prima per sistemare gli ultimi dettagli e assicurarsi che tutto funzionasse al meglio. Aveva un appuntamento con jane darko, roba che mai avrebbe potuto creder possibile. Nice l'aveva salutata poco prima di andare al lago nero e le era sembrata tranquilla? una nice felice (FA PURE LA RIMA!) era sempre un buon segno. Nel concreto, però, la ragazza aveva un motivo per esser così nervosa, anche se stava provando a non pensarci: il maledetto vestito che aveva addosso. Non perchè non le piacesse, anzi, quando era arrivato il pacco giorni prima aveva temuto il peggio, come un abito pomposo da principessa della disney? lì si che si sarebbe ammazzata., ma a darle fastidio era il gesto: i suoi genitori non davano segni di vita per mesi, però eccoli lì che, quando c'erano da preservare le apparenze, spuntavano senza il bisogno di chiamarli. Se lei e sua mamma fossero andate insieme a scegliere quell'abito sarebbe stato diverso, ma era ridicolo anche solo pensarci: Anita Jonesin non aveva mai il tempo - o la voglia - di passare un pomeriggio in compagnia di sua figlia.
    E per quanto lo odiasse, ovviamente l'aveva indossato: dentro di sè odiava i suoi genitori per la loro falsità, ma ancor di più odiava sè stessa perchè sapeva che, se non fosse scappata da quel mondo in tempo, di lì a poco sarebbe diventata esattamente come loro, e ne era terrorizzata. Per quello una risata amara l'aveva attraversata, quando aveva avuto la sua palette di colori per quel prom: era una bugiarda.
    L'aveva sempre saputo.

    «se indie non ti salta addosso, lo faccio io» e per poco la ragazza non inciampò lì davanti a tutti, all'udire quelle parole, ma grazie a dio si era messa i sandali. E, che dire: fitz aveva ragione.
    Nascondendosi ancora dietro un ragazzo altissimo (giuliano ma sei te?) la ragazza fece passare almeno un minuto e mezzo, prima di farsi coraggio e approcciare jane, limitandosi per un po' ad ammirarla da lontano: quanto stava bene con quel completo!!! E il cilindro?? TOCCO DI CLASSE!! Adocchiò anche nice e, prima di farsi vedere dall'amica e rischiare di beccarsi uno spintone, la jonesin prese coraggio e si avvicinò, arrivando da dietro e per niente creepy insomma. Respira. «ciao! scusami, spero di non averti fatta aspettare tanto, ero dentro a sistemare le ultime cose» come il bianco del suo bracciale e il grigio del suo vestito indicava, indie era bravissima a mentire e mantenere una parvenza di normalità e calma mentre dentro invece era tutt'altro che tranquilla «stai davvero benissimo!» e questa, per una volta, di certo bugia non era. Poi passò a salutare fitz e complimentarsi anche con il suo, di outfit («adoro la maschera!» perchè lei non ci aveva pensato?? sempre bello coprirsi la faccia.) e infine rivolse un saluto a suo nipote cj, osservando il blu della sua giacca: quindi era lui il famoso iracondo!! «entriamo? o state aspettando ancora qualcuno??» lei non vedeva l'ora di andare a spaccare qualcosa nella rage room, ma poteva di certo aspettare ancora un po'

    «guarda che bello mac CIAO MAAAC DOPO VENGO AD ABBRACCIARTI» una promessa? una minaccia?? questione di punti di vista «o mio dio QUELLO È L'ACCAPPATOIO* DI THOR!! UUUUH GUARDA GUARDA LÌ C'È JULIAN CON JOOONI ANDIAMO TI PREGO!!!!» livy era in hype puro, e continuava a guardare tutto estasiata, e giusto per star tranquilla e non rischiare che il ragazzo scappasse via - era sopravvissuto agli sguardi inquisitori dei bimbi sperduti, ma era stata solo la prima parte - la ragazza aveva allacciato le proprie dita alle sue, trascinandolo e indicandogli cose, persone, animali, parlando parlando parlando per a) eliminare eventuale imbarazzo??? e b) non farlo annoiare e scappar via «che carini questi braccetti* secondo te a che servono??? PROF WINSTON A CHE SERVONO???» e poi, a bassa voce e con un sorriso ad illuminarle il volto «markino mi ha detto di salutarti tanto» occhiolino WINK WINK e poi VIAAA «anDIAMO DA JONI E GIULIANO, lo sai che lui è il mio fardello*?? però shhhh non dirlo in giro è ancora un segreto!!!»
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    livy: a different lodge aspetta swag e saluta i suoi amiki, poi arriva alla festa e raggiunge joni e julian, credo??
    indie: raggiunge jane, fitz e cj
     
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    'PROM' significa 'evento pubblico', ed 'evento pubblico' significa che nessuno viene risparmiato... o dimenticato.
    «Oh, ma certo, ho capito: tu pensi che questo non abbia nulla a che vedere con te.»
    Era esattamente ciò che pensava: Dwight Halpert non aveva nulla a che vedere con i prom, con gli elaborati inviti romantici, con la maniacale ricerca di un abito o, più in generale, con le convenzioni sociali. Viveva in un mondo a parte – in un’infinità di mondi, universi e galassie in cui la sua immaginazione veniva alimentata dai suoi film preferiti. Ne aveva visti persino un paio (di decine) per prepararsi a quell’evento; non perché avesse paura dell’ignoto – quella era la parte più divertente – quanto, piuttosto, per capire cosa il suo partner si sarebbe aspettato da quella serata e cosa lui avrebbe potuto offrire. Poco, tra parentesi. Romanticismo? Non pervenuto. Un ballo? Certo, seppur a modo suo. Sesso? Decisamente no, sebbene sembrasse una tappa quasi obbligatoria. Aveva persino iniziato a vedere un porno, for science, ma dopo i primi minuti di pessima sceneggiatura, aveva abbandonato Il Diavolo sveste Prada per tornare alla versione originale.
    «Tu apri il tuo armadio e scegli, non lo so»
    Eh.
    Gli sarebbe piaciuto scegliere liberamente cosa indossare quel giorno, ma un secco «Non è una festa in maschera» aveva spazzato via tutte le sue idee più brillanti. Eppure, da quello che aveva capito – poco e niente, come sempre –, l’unica regola cui attenersi riguardava il colore dell’outfit. E, ok, forse Babbo Natale sarebbe stato un po' fuori stagione, sebbene a lui appartenesse il costume rosso per eccellenza, e Dwight non era del tutto convinto di voler essere Po dei Teletubbies, Elmo o Cappuccetto Rosso – sexy, nello specifico, perché tutte le sue ricerche finivano per puntare a quello, che lo special lo volesse o meno (e non voleva) –, ma dov’era scritto che non poteva sfruttare il suo costume da Iron Man, Flash o Daredevil?
    Alla fine, aveva ripiegato su una semplice t-shirt rossa su cui erano stati stampati gli elementi tipici di un vestito – giacca, camicia, papillon – dando l’illusione – no, nessuno lo avrebbe pensato – che ne stesse effettivamente indossando uno. Oh, e aveva una bandana rossa attorno alla fronte per nessuna ragione specifica.
    Comunque, dov'era rimasto?
    «Tu apri il tuo armadio e scegli, non lo so, quel maglioncino azzurro infeltrito per esempio, perché vuoi gridare al mondo che ti prendi troppo sul serio per curarti di cosa ti metti addosso»
    Ma lui davvero non si prendeva sul serio. Altrimenti, non sarebbe andato a un incontro di Quidditch vestito da banana, privandosi poi del costume lungo il tragitto – perché aveva iniziato a sentire fin troppo caldo – e rientrando nel dormitorio in boxer.
    «ma quello che non sai è che quel maglioncino non è semplicemente azzurro, non è turchese, non è lapis, è effettivamente ceruleo»
    Tra parentesi, per Dwight esistevano giusto i colori dell'arcobaleno; le sfumature erano decisamente relative. Confidava nel fatto che fosse Mehan la Miranda Priestly di turno, dal momento che avrebbero dovuto commentare gli outfit della serata per conto del giornalino scolastico – o almeno così aveva capito. Oh, a proposito. «Hai visto Mehan Tryhard?» chiese a Dylan dopo averle risposto che no, non sapeva in quale sezione specifica di quell’immensa torre si trovasse il buffet che cercava.
    A quel punto, avrebbe potuto continuare a recitare il suo monologo, ma era piuttosto sicuro di averlo ripassato un numero sufficiente di volte da ricordare persino quelle frasi che considerava assolutamente incomprensibili.
    «SONO IN RITARDO?» sentì la presa sulle sue spalle e, senza pensarci, domandò se fosse ancora una volta «Per il buffet?». Era così esclusivo? Lo avrebbe riportato ai profumi dei pranzi in famiglia, gli stessi che poteva sentire aprendo i pacchi che arrivavano ad ogni Linguini da genitori convinti che la cucina del castello non fosse sufficientemente buona e che i figli sarebbero dimagriti in men che non si dica? «Oh. Ehi, Melvin!» spostò lo sguardo sulla special e le riservò un largo sorriso, incorniciato da due fossette. Poi, si soffermò su tre dettagli: non lo scollo del vestito, né la lunghezza della gonna o, in generale, quelle curve che avrebbero attirato l’attenzione di chiunque, quanto, piuttosto, sulla parrucca, la corona e i pattini. «Stai benissimo!» continuò, sincero, ma con un tono lievemente lamentoso – forse non il più adatto ad accompagnare un simile complimento, ma l'unico in grado di evidenziare il rimpianto di non aver indossato ciò che avrebbe voluto, come invece aveva fatto Melvin. «Faccio in tempo a cambiarmi?» chiese, chinando il capo verso il basso e tirando i lembi della maglietta per osservare ancora una volta quell'outfit condizionato dai consigli di Ezra. «ti ho portato un regalo» davvero? A lui? Perché? «Grazie!» l’educazione prima di tutto – avrebbe potuto quasi sentirli, i rimproveri della madre e il coppino sulla testa, se non si fosse affrettato a rispondere alla special. «Oh!» un laccio! Un momento. Un... laccio? Rigirò il regalo tra le mani, cercando di capire se ci fosse un simbolo, una scritta o qualcosa in grado di far accendere la lampadina in una mente – la sua – in cui al momento veniva registrata l'esclusiva presenza di balle di fieno. «Oh.» cambiò tono, virando dall'entusiasmo iniziale alla profonda confusione, non appena le iridi chiare si posarono sul gancio che spiccava sulla pelle scoperta della ragazza. Nessuno, in nessuno dei film che aveva visto per prepararsi a quell'evento, aveva offerto un regalo del genere. Che si trattasse di una metafora? Era forse un modo per dirgli che sarebbero stati legati per sempre? «Siamo già a questo punto?» era decisamente presto, ma... era una cosa carina, no? O forse, riguardava il tema del prom? Era una sorta di un gioco di ruolo? Non ne conosceva le regole, nello specifico, ma «Mi piacciono i giochi di ruolo» sebbene non fossero gli stessi cui chiunque altro avrebbe potuto pensare in una simile circostanza. O magari, ancora, era l'alternativa a ciò che lui stesso aveva preparato per Melvin! «Ho capito!» non aveva capito. «Pensavo toccasse a me» stare al guinzaglio perché sufficientemente distratto da potersi allontanare dalla special nei primi cinque minuti di quell'evento? Anche, ma no. Si era convinto che fosse una tradizione di Hogwarts, che tra le mura di quel castello avessero abbandonato l'uso del corsage abbinato per optare per qualcosa di decisamente più particolare. E chi era lui per giudicare? «e ti avevo fatto questo» infilò la mano nella tasca dei pantaloni e tirò fuori un bracciale di stoffa con una palla luminosa applicata sulla parte superiore – come quelle vendute dal papà di Swag per far superare ai bambini la paura del buio. Se la scelta della forma fosse legata al potere di Melvin? Avrebbe potuto mentire, ma «Non sono riuscito a fare un fiore» ci aveva provato, sia chiaro, ma ogni esperimento era fallito miseramente. «però cambia colore, perché non sapevo che vestito avresti messo» avrebbe potuto chiedere ad uno studente qualsiasi di incantare l'oggetto con la magia, ma l'Halpert era un fervente babbanofilo, quindi aveva preferito smontare la palla, aggiungerci una lampadina specifica e un pulsante per modificarne l'effetto, come per le luci dell'albero di Natale. «E io ho il mio» le mostrò una sfera più piccola, applicata ad una spilla, e la appuntò poi alla maglietta. «Ma aspetta–» si avvicinò alla ragazza, agganciò il laccio alla collana e le sorrise, come se avesse appena fatto una cosa perfettamente normale. Quanto sarebbe stato maleducato se non avesse dimostrato di apprezzare il suo regalo o se avesse infranto le tradizioni scolastiche? Non era stato cresciuto così.
    «Ok, entriamo?»
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    Non ha idea di dove sia il buffet che cerca Dylan, cerca Mehan, fraintede tutto con Melvin
     
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    «Okay... non vogliamo magari prima fare qualcos'altro? Non lo so... vedere gli altri piani?» Il suo ragazzo era chiaramente agitato,lo conosceva abbastanza da vederlo già nel panico senza che lui in realtà avesse fatto qualcosa di particolare. . «Magari andiamo... a bere qualcosa?» lo guardò malizioso, il ragazzo voleva già ubriacarsi eh. Gli Circondò le spalle col braccio e se lo avvicinò.
    «mi príncipe devi rilassarti. Non farò niente di esagerato» glielo sussurrò all'orecchio per poi soffiare sul suo collo, giusto per vederlo arrossire ancora di più.
    «a partire da adesso» rise per poi trascinarlo oltre il limbo.
    «vieni che ci facciamo un giro nel mio girone prima, magari ti sciogli da qui alla fine dei gironi» Almeno lo sperava, avrebbe provato di tutto per farlo rilassare e soprattutto divertire,non per forza dovevano pomiciare ma voleva che si divertisse con lui e non con Sandy come sanno scorso. Si avvicinarono al buffet dove prese un bicchiere e glielo passò per poi prenderne uno lui «Iniziamo con un brindisi a noi due che ne pensi?» gli sorrise aspettando il cincin e poi sarebbero andati a fare anche una foto, ne avrebbero fatta una per ogni Girone perché voleva che rimasse impresso al latino che era con lui a quel ballo.

    Sana era stranamente rilassata, che le avessero messo qualcosa nel tè? neah, solo il quidditch le metteva ansia per il resto viveva abbastanza bene e poi con Didy al suo fianco di cosa doveva aver paura?era al sicuro e in più aveva anche le furie. Guardò la sua accompagnatrice sempre più euforica che come lei aveva un bellissimo vestito verde.
    «Ma secondo te avranno pensato anche al cibo???????» ora che lo diceva effettivamente aveva un certo appetito anche lei. Erano chiaramente destinate al girone dei golosi, che strano era il fato. Dopo che Dylan opportunò un passante tornò da lei e Sana scoppiò a ridere.
    «Assolutamente si!» e prese di nuovo per mano la ragazza, forse non era chiaro ma non avrebbe mai lasciato che si allontanasse da lei per alcun motivo. L'avrebbe anche seguita in bagno? ovviamente. Le ragazze non vanno mai in bagno da sole. Si avvicinarono al primo girone, c'erano cuscini e un'atmosfera quasi romantica. Non era adatto a loro senza alcun dubbio.
    «Didy che ne dici di andare nei golosi?secondo me lì c'è sicuramente qualcosa di più buono»




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    «hai poi preparato la versione finale del bingo prom?» Per chi l’aveva presa? Inarcò un sopracciglio, sfogliando rapida le pagine del taccuino fino a giungere a quella del bingo. La coprì con una mano per non farle spiare cosa ci fosse in ballo - pun intended – e le sorrise sorniona. «ho deciso di far scommettere sui singoli partecipanti senza dire per cosa, altrimenti sarebbe stato troppo facile» Potevi puntare su Mort, certo, ma magari la posta in gioco non era per Mort Rainey si fa picchiare, un po’ troppo facile vincere così, ma Mort Rainey s’improvvisa ballerino di tektonik. Quell’anno, il toto prom era tutto una scommessa. «sei sicura di non voler partecipare? Non vuoi provare l’ebrezza di comprare qualcuno? Però, attenzione, c’è un massimo di dieci acquisti» fece scattare entrambe le sopracciglia verso l’alto. «ho fatto anche le figurine» infilò una mano in una delle (numerose.) tasche interne della giacca, e mostrò a Fitz il plico di figurine con le foto più imbarazzanti, altrimenti dov’era il punto?, dei loro compagni di scuola. «pensaci.» rivolse lo stesso sorriso all’accompagnatore della medium, il cui sguardo giada s’era fatto intrigato e sottile. «ciao! scusami, spero di non averti fatta aspettare tanto, ero dentro a sistemare le ultime cose» Reclinò il capo all’indietro, voltandosi poi con un mezzo sorriso per poter guardare la sua accompagnatrice. Diana Jonesin era bella, e non era un fatto opinabile, ma non era la sua bellezza ad attrarre lo sguardo: era il modo in cui si poneva al mondo, come se nulla la toccasse e tutto fosse di troppo. Era interessante, che era uno dei complimenti migliori che si potessero ricevere dalla Darko. Studiò l’abito, un sorriso divertito dipinto sulle labbra. «sembri un abat-jour» era il modo di Indie per dirle che avrebbe preferito andare con Mac? Rude. Allungò le dita per sollevare i fili argentati dell’abito, alzando poi lo sguardo per incrociare quello della Serpeverde. «bellissima» indie? l’abat-jour? Doveva lavorare sui complimenti, evidentemente, ma era più forte di lei: non era fra i bugiardi per un buon motivo, ed i filtri non facevano per lei. Poteva non sembrare lusinghiero, ma non c’era nulla nel viso di Jane che lasciasse intendere non lo fosse. «entriamo» decise, risistemando il taccuino al suo posto e porgendo un braccio ad Indie, e l’altro, con una gelida occhiata di sfida al Knowles, a Fitz. Andiamo, era un CJ, doveva chiaramente fare il body guard - e come potevano perdersi un’entrata di scena così? Fitz non se lo sarebbe mai perdonata, e Jane l’avrebbe sentita lamentarsene per i prossimi trent’anni o giù di lì. CJ si limitò a sorridere, un inchino rivolto a tutte e tre, prima d’indicare la scalinata che le avrebbe portate all’interno della Torre.
    Bene. «ho fame» strano. Rivolse un cenno di saluto a Callie, ignorandone poi lo sproloquio mentre facevano le classiche foto da prom, e qualcuna in più just because potevano: lei ed Indie erano nel comitato, Jane era una dei fotografi alla festa – forse; se ne aveva sbattimento - si meritavano un photoshoot ricordo. Inspirò, entrando nei lussuriosi, ed espirò con un sorriso nei pressi del kissing booth. «se non mi danno il drama che mi merito, prima di lasciare scuola, la brucio» sentenziò, puntando gli occhi chiari su Indie. «non so neanche su chi puntare, troppe possibilità» era quello che provava Vin con il suo terzo occhio? Terribile. «vogliamo vedere i primi sfortunati amanti del distretto hogwarts, o preferite proseguire?» si fermò, un gomito poggiato al banchetto di legno, ed un vago sorriso sulle labbra.

    Melvin era: euforica. Mani premute sulle guance, un bacio soffiato a Gideon (nessuno le aveva mai detto fosse bellissima!!!!!!!) ed una giravolta offerta al suo accompagnatore insieme ad una risata allegra e cristallina. «GRAZIE ANCHE TU STAI BENISSIMO, adoro la maglia è così -» schioccò le dita, labbra dipinte di nero strette fra loro mentre cercava il termine adatto. «spontanea» forse non la parola che (Sara) Melvin stava cercando, ma altrettanto appropriata per descriverla. Non c’era uno sforzo, ma era simpatica, e Melvin adorava le cose divertenti e genuine.
    Il sesso, le droghe, i viaggi senza meta su auto di sconosciuti – ma anche le magliette con disegnato un completo elegante. Trecentosessanta sfumature di Melvin Diesel! «però se preferisci cambiarti ti aspetto, l’importante è che tu ti senta a tuo agio!!» assicurò, la stessa ragazza che pochi secondo dopo gli offrì il manico di un guinzaglio. D’altronde, al siamo già a questo punto e mi piacciono i giochi di ruolo, Vin dedusse che non ci fossero problemi, e che viaggiassero sulla stessa lunghezza d’onda -
    (narrator: no, they didn’t)
    - quindi rilassò le spalle ed inspirò felice. «e ti avevo fatto questo» Fu a quel punto della conversazione che Melvin Diesel comprese quanto avesse fatto bene a fidarsi del destino, non la tradiva mai, perché già amava il proprio accompagnatore. Un amore sincero e genuino, platonico perché un po’ troppo giovane per essere sugar daddy material, ma che nulla toglieva alle storie d’amore lette nei libri o viste nelle serie teen drama. Lo sguardo di Vin si addolcì facendosi un po’ più serio, un po’ più sentito, perché «l’hai fatto tu? Per me Quando Vin parlava di pagamenti in natura, veniva spesso fraintesa. Non che la loro alternativa non le andasse bene, semplicemente non implicava nello specifico atti di natura più o meno sessuale: intendeva quello. Cose fatte con il cuore, e con candore, e non mi vengono in mente altre parole che rimano con ore ma fu un momento molto poetico nella testa di Melvin. E non era abituata a ricevere regali - non così, senza un previo pagamento. Era una cosa… nuova, e provò lo stesso stupore meravigliato del giorno del suo compleanno. «è bellissimo» soffiò ammirata, porgendo il polso perché Dwight potesse allacciarlo. «sei bellissimo» specificò, sporgendosi poi in avanti per posare un casto e senza impegno bacio sulle labbra del Vega. «ANDIAMO» senza farselo ripetere due volte, afferrò la mano del ragazzo e intrecciando le dita alle sue, sfrecciò letteralmente oltre la scala ( «CIAO CALLIE SEI BELLISSIMA FACCI VENIRE BENE NELLE FOTO MI RACCOMANDO E NON FARE NULLA CHE NON FAREI IO QUINDI NON FARE LA BRAVA BACINI») ed il primo arco – sapeva già di essere miracolata, ma quella prima scalinata fatta con i pattini a rotelle non potè che confermarlo – dove si fermò con un «gasp» ammirato. Era tutto BELLISSIMO. C’erano dei cuscini, e c’era da bere, e - «non funzionano i pattini sulla moquette, aspetta » si tolse le scarpe rimanendo scalza – UN KISSING BOOTH!!! NO VABBè aveva già trovato il posto dove sarebbe tornata sempre: c’era chi aveva casa, e chi baci gratuiti. Amava l’amore – già detto? «per essere l’inferno, è inquietante simile alla mia versione di paradiso» coincidenze? Lei non credeva. «VUOI RIPOSARTI? VUOI ESPLORARE? VUOI BERE QUALCOSA? VUOI BALLARE?» Ammiccò inarcando un sopracciglio. «pillow fight?» oh, uno ci provava sempre.
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    JANE: parla con indie e fitz (e cj bonus) propone il toto prom (sentitevi liberi di raggiungerla e scommettere!!) fa le foto (ciao callie) e si ferma dal kissing booth mlml

    MELVIN: molesta dwight, lo trascina a fare le foto e si ferma dai lussuriosi in attesa di istruzioni ♥
     
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    se lo avessero chiesto a lui, come sta Mort?, Barry avrebbe risposto «tra poco non benissimo»: aveva ancora la mano del ragazzino posata su una spalla, ed erano già passati due secondi da quando ce l'aveva messa — quindi due di troppo. «ams?» senza distogliere lo sguardo dalle ditina tozze, il corvonero premette le sue sul proprio orecchio destro, dove teneva nascosto l'auricolare «c'è un bambino che mi sta toccando» ora, barruly non aveva niente di personale contro Mort Rainey, e i tentativi del Serpeverde di provocare Mac sul campo e fuori rimanevano una sua scelta libera (girava voce lo facesse perché in fondo aveva una cotta per il battitore, ma lo skylinski non sapeva da chi fosse partita e non gliene fregava niente: c'era già la jodey da shippare, una cosa alla volta), ma quelli che si allargavano troppo non piacevano a nessuno.
    «non puoi rissare al prom con i ragazzini, barry» la voce di Amalie gli giunse particolarmente seria attraverso l'auricolare, sebbene a grattare in fondo alla gola il freak riconobbe anche un pizzico di rassegnazione — divertita, forse? forse. le iridi grigio azzurre di Barry si spostarono dalla mano di Mort, che nel frattempo il cercatore aveva tolto dal suo completo sfumato lasciando sulla stoffa tracce appiccicose di quelle robe che mangiano sempre i bambini, alla figura dello stesso ragazzino adesso decisamente più vicino ad Harper Hale «se gli spezzo le dita non è rissare, lo dice anche il Jackson» come se citare Eugene potesse valere come lasciapassare «trattieniti skylinski. se allunga troppo le mani con Harper allora puoi intervenire» ah, l'uso tattico del cognome per farlo eccitare! come lo conosceva bene «come vuoi tu, shaperd. lo sai che sono sottone» e sorrise, mentre dall'esterno sembrava parlasse da solo, senza però distogliere lo sguardo dalle mani di Mortino calcolando a mente le distanze dalle grazie della pirocineta.
    oh, era pure cugina sua ok?
    «certo che lo sei ❤ (il cuore si sente anche attraverso la voce). ma Sandy e Joey??? dimmi qualcosa, aggiornami, dove sono??? SONO BELLI?» minchia, si era già dimenticato di quei due pirla «joey si è vestito come quelli che fanno i lavori sull'autostrada, Sandy non ne ho idea perché non ha ancora postato» quarta parete, anyone?? «non hanno ancora paccato, sento che sarà una lunga serata» e qui fu d'obbligo farsi sfuggire un sospiro, perché mica poteva sdoppiarsi e seguire sia Harper che quei due coglioni dei suoi amici, no? eh. su quella nota di tristezza, Barry tornò a rivolgersi al suo cavaliere, portandosi il mazzo di crisantemi bianchi sotto il braccio e offrendo a Mac quello libero «leviamoci il pensiero McKenzie. conviene andare avanti per controllare non ci siano troppi anfratti» insomma, le priorità sono chiare.
    entrano? non entrano? DAI ANDIAMO A FARCI LE FOTO MAC: pre e post rissa.

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    post inutile ❤ è ancora all'ingresso, parla con Amalie attraverso l'auricolare, indirettamente con mort e poi invita mac ad entrare e farsi le fotine
     
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    «dove sta il galeotto» non che ci tenesse particolarmente a vedere anche nice, era appena arrivata e se la hillcox avesse commentato qualcosa (tipo: i capelli incrostati di sangue di will) le sarebbe toccato litigare lì subito subito all'ingresso, ma voleva vedere il kane per mettere tutti i corvi vicini: il fatto che avessero colori diversi era proprio una chiara rappresentazione della loro omogeneità come squadra.
    Non erano omogenei.
    E FUNZIONAVANO BENE COSI!!
    Gedeone goloso non era uno shock, le aveva lasciato solo un dubbio amletico («gid ma sei goloso anche dei tuoi biscotti? eppure hai tutti i denti» le sarebbe piaciuto di più sdentato, chissà se le avrebbe regalato un molare) ma gli hale bugiardi e fraudolenti?? era un po' perplessa, ma anche felice: lei l'aveva sempre saputo che sotto la patina di bontà di mckenzie hale si nascondesse un potenziale perfetto assassino, quelle braccia killer non potevano esser un caso.
    «siete proprio belli» e willow non era una tipa da complimenti, ma quando venivano da mac avevano tutto un altro valore «anche tu» era sempre sincera, la beckham «sembri un cadavere» senza dubbio il più alto complimento che potesse fare, il bianco cadavere nella classifica di bellezza della ragazza era secondo solo al rosso di sangue appena versato.
    «Voglio vedere tutte le sale, TUTTE WILLOW» STRANAMENTE ANCHE LEI: SOLO L'INFERNO POTEVA DARLE COSÌ TANTA VITA. Quindi sorrise (!!!) persino, pronta ad entrare e vedere tutto se solo...
    mac avrebbe dovuto liberare willow prima del previsto?

    «oh no»
    oh no
    oh no no no no
    non... «no» le sembrò che tutto rallentasse, e per un attimo si sentì completamente spaesata, continuando a spostare lo sguardo da suo fratello al ragazzo che si era avvicinato lì a loro: aveva iniziato una rissa nel bel mezzo del campo, odiato mac senza motivo, ma era impossibile creder che fosse arrivato lì tra loro (con un barrow skylinski e una willow beckham presenti, ma soprattutto un mac.) solo per salutare e farsi pestare, non poteva esser così stupido: non toccavi uno dei freaks a meno che a) non eri in possesso di un free pass, tipo una callie che poteva toccar la testa di cj per far domande alla sua magic 8ball, o b) volevi perdere un arto. Lanciò un'occhiata terrorizzata a barry, sperando che il loro legame (quale? eh, dopo aver studiato insieme e finto lo switch dei corpi avevano legato dai, a modo loro.) potesse bastare per salvaguardare un mort rainey tutto intero? menomale che un'amalie shapherd fosse lì, ad osservare la scena con erin da lontano, ma allo stesso tempo nell'orecchio del ragazzo a fargli da reminder di non tagliare ragazzini.
    Harper non doveva niente a mort.
    Ma non ci teneva a vedere una mutilazione in diretta
    Lentamente, tutto iniziò a farsi più chiaro: la lettera inaspettata, il voler lasciare il mistero... era stata così stupida. Le era bastato abbassare la guardia una (1) volta, ed ecco che succedeva.
    stupida stupida stupida
    ma harper non voleva rovinare la sera del ballo a nessuno, nè desiderava che qualcuno si mettesse nei guai per colpa sua: scherzare su willow era un conto, darle il via libera un altro, e chissà cosa avrebbe potuto fare suo fratello?? non voleva che finissero in sala torture per colpa sua, nè che il loro ballo scolastico finisse prima ancora di iniziare. Poteva forzare un sorriso e tirare avanti per qualche ora, no? Del resto quella sera era una bugiarda.
    «beh, direi che… grazie mille, da qui posso pensarci io»
    Si limitò a stringere la mano di suo fratello e rivolgergli un sorriso rassicurante, andrà tutto bene tu pensa a divertirti (perchè per quanto ogni parte di lei la implorasse di rimaner lì, e correre via in stanza, sapeva di non poterlo fare: doveva portare mort lontano da mac), prima di riportare l'attenzione sul serpeverde «ok, andiamo» e solo quando furono fuori dalla portata d'ascolto degli altri, la ragazza abbassò la voce ed aggiunse «io voglio darti fiducia, davvero» meh, non troppa: non si fidava delle persone, harper hale. e le rare volte che lo faceva ecco a cosa la portava «ma giuro che se provi ad alzare un dito su mio fratello sentirai cosa significa davvero bruciare sotto il tocco delle mie mani» e, veloce come era arrivata, l'espressione dura sul suo volto svanì lasciando spazio alla harper di sempre. Quella timida e riservata, che a malapena sorrise nella foto di rito che callie scattò loro.
    harper hale era buona.
    un pezzo di pane.
    ma a controllare il suo potere non era mai stata brava, e l'ultima volta che qualcuno aveva fatto davvero star male mac, la pirocineta aveva finito per dar fuoco a metà casa e rischiato di uccidere il resto della sua famiglia.
    avrebbe bruciato anche quella torre intera

    «porca merda È MORTO» era mort, ma anche «M O R T O» cioè?? DAVVERO??? «MCPHERSON LASCIAMI GIURO CHE ACCOLTELLO PURE TE» dopo lo shock iniziale, sarebbe partita subito all'attacco se solo gedeone non l'avesse bloccata afferrandola dalle spalle??? LEI STAVA SCALCIANDO COME UN ROTTWEILER PRONTO ALL'ATTACCO (melvin, dwight, prestate a gid il guinzaglio.) CIOÈ DAVVERO - DAVVERO - AVEVA AVUTO THE AUDACITY DI PRESENTARSI E INVITARE HARPER???? REspira, willow «mac tu dammi il via» ti prego «è morto» no cioè davvero DOVEVA MORIRE MALE
    LEI LO SAPEVA CHE QUELLA DELLA BESTIA ERA STATA SOLO UNA TATTICA PER FAR STAR MALE MAC, MMMMMH COME VOLEVA PIANTARGLI UN COLTELLO IN GOLA E RECIDERGLI LA CAROTIDE E BANCHETTARE SUL SUO SANGUE «basta anche un cenno del capo» magari era troppo sconvolto per parlare «e io agisco.»
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    willow: è con gideon, mac e barry... arriva mort e impazzisce.
    harper: si allontana con mort per evitare un disastro, entrano nel girone dei lussuriosi (credo?? al photo booth sono arrivati)
     
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    «E tu, sai già come vestirti?»
    «No. Devo?»
    «Ma vieni al prom, giusto?»
    «Non per mia volontà.»
    «Beh, comunque devi vestirti adeguatamente.»
    «Mh, ho un jeans e una t-shirt arancione, andrà bene.»
    «Oh... Oh no...»
    «Sì?»
    «Mio dio... Allora...»
    E questa è la triste - per Tvättbjörn Cömmstaj, ma forse anche per una Berenice Hillcox che aveva dovuto avere a che fare con un norvegese privo della benché minima intenzione di assecondare la sua ossessione per la moda - storia di come Twat, fermo sulle sponde del Lago Nero, già smaniava all'idea di lanciare nell'acqua i mocassini e sul prato giacca, gilet e cravatta, mentre le dita già si muovevano per allentare appena il colletto della camicia. Aveva chiesto a Mac di aiutarlo, di venirgli incontro e fare qualche magia - con la bacchetta o con ago e filo, poco cambiava al moro: si fidava inspiegabilmente e ciecamente del corvonero; avrebbe potuto fare di tutto a quegli abiti già di per sé modificati dalla magia (non poteva permettersi nemmeno una camicia, figurarsi un intero completo) e non avrebbe mosso un dito per intralciare il suo operato - affinché tutto gli calzasse comodamente addosso, ma il problema vero era un altro.
    Non si sentiva a proprio agio in ogni senso possibile, Twat. In quegli abiti, in quella situazione, in quella vita. Avrebbe potuto continuare a maledire Swag e se stesso per aver permesso al Jättelik di (insinuarsi nella sua vita, e) iscriverlo a quel Prom, ma non sarebbe servito poi a molto: la colpa era solo sua se, alla fine, aveva scelto di non rimanere a Different Lodge con Ty, Hans, Bri e Lauren, fumarsi qualche canna e andare poi a rintanarsi sotto le coperte, fingendo di non esistere nemmeno.
    Aveva ottime ragioni, per essere lì. Ragioni che non avrebbe ammesso, e che non capiva, e a cui non voleva davvero pensare - ma c'era un perché che, fondamentalmente, gli aveva impedito di boicottare un ballo lasciando il suo accompagnatore casuale a vagare per tutto il Lago Nero alla sua ricerca.
    «Odino ti maledica, Jättelik.» sussurrato al nulla mentre si avvicinava all'entrata, pronto a dare il proprio biglietto al Winston in cambio di un bracciale arancione. Ché sì, era stata una sua decisione quella di andare, ma ciò non significava che avrebbe ammesso le proprie colpe. Non era così che funzionava un Tvättbjörn Cömmstaj. Il quale, in effetti, non funzionava punto.
    «Jane, dove se- 'fanculo» niente, ci aveva provato ma proprio non faceva per lui: prima di muovere un altro passo per entrare effettivamente nella torre, e sperando che la Darko rispondesse alla sua richiesta d'aiuto tramite auricolare, si tolse mocassini e giacca, lanciandoli via, e si sbottonò il gilet arancio - senza però toglierselo; aveva i coltellini nella tasca dello stesso, non poteva privarsene. Nice se ne sarebbe fatta una ragione, e Mac avrebbe capito perché aveva dovuto liberarsi di quegli intoppi. «- dicevo ai vestiti.» giusto per chiarire. Non sarebbe stato il primo - reciproco e vicendevole - vaffanculo detto con affetto a Jane, ma non era quello il caso.
    Entrò nel Limbo giusto in tempo per vedere Mort Rainey rivelarsi l'accompagnatore misterioso di Harper, e Willow rischiare un ictus nella smania di inseguirlo e ucciderlo. Raggiunse i Corvonero, affiancandoli. «Questo è un bel colpo di scena.» posò lo sguardo scuro sulla Beckham, poi su Mac. «Sono armato, se serve.» poteva dirlo? Non poteva? Beh, ad ogni modo: aveva dato il proprio contributo emotivo alla questione Mort e Harper e offerto le proprie lame, le sue skill sociali avevano bisogno di essere ricaricate dopo quell'immenso consumo di energia. «Avete visto lui?» e sollevò il biglietto con il nome di Ash agli altri, senza davvero sapere cosa sperare come risposta: non aveva realmente idea di chi fosse, non ci aveva davvero mai comunicato in alcun modo, ma aveva sentito i resoconti di Jane dopo la mancata gita di Tottington.
    Sarebbe stata una serata (Jane: «antropologicamente parlando: esilarante») molto lunga.


    «Che vuoi fare?» affondò le mani nelle tasche dei pantaloni, chinando lo sguardo sulla figura del Moonarie. Ancora era confuso dal suo outfit - tanto che, quando lo aveva trovato ad aspettarlo fuori dalla sala comune dei Tassorosso, gli aveva anche fatto presente che avrebbe dovuto vestirsi per il Prom: non l'aveva mica capito che quella fosse effettivamente la sua scelta estetica per il ballo; avrebbe dovuto, è vero -, ma il sorriso che gli rivolse non aveva nemmeno l'ombra della derisione che si sarebbe meritato per i suoi gusti in campo di moda.
    Era genuino, sereno; spensierato. Lasciato così sovrappensiero sulle labbra, che si accorse di avere gli angoli della bocca all'insù solo nel vedere il portiere parlare. «Mac credo sia andato in buffering,» si strinse nelle spalle, osservando invece CJ e Fitz passare oltre - in tutti i sensi, dato che erano all'inferno. Esilarante. «se vuoi aspettare la tua squadra, non è un problema; dimmi tu.» in ogni caso, lui voleva anche tenere d'occhio suo fratello. Oh, l'ultima volta che era stato nel Lago Nero, ci aveva lasciato le penne. Aveva qualche trauma di guerra ancora da smaltire, il DeThirteenth. «E comunque, sottovaluti il Jackson e il Barrow: avranno messo alcol anche nei braccialetti.» sollevò il proprio, e lo leccò - con lo stesso charm di Light Yagami che prende una patatina e se la mangia.
    «Ma ancora ce l'avete con il Rainey?» gli stava simpatico, quella piccola merdina sociopatica. «chiedo!»
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    non fanno assolutamente nulla scusate è un post inutile ma se non postavo ora a caso non lo facevo più.

    TWAT: parla a Jane con l'auricolare e si avvicina ai corvi
    SANDY: parla solo con Joey
     
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    Sana, always the cucciola of the situation: «Didy che ne dici di andare nei golosi? secondo me lì c'è sicuramente qualcosa di più buono»
    «CIBO!» Un pensiero o l'altro, non c'era abbastanza spazio nella testa di Dylan per più di uno alla volta; salutò (Dwight) il ragazzo, poi anche un cenno al volo verso Melvin che stava arrivando, e seguì Sana oltre la prima arcata in un continuo di wooooh e uuuuhhh ad ogni cosa (cosa che sei sulle scale, Dylan, basta.)
    Allungò il collo oltre la prima entrata, e vide solo rosso - e non nel senso di "Joni vede rosso perché Jooliano ha fatto il JoolianoTM" - ma proprio tutto rosso. «Questo posto sembra il Lilum» che ne sapeva Dylan di come era il Lilum? Eh, non lo sapeva infatti. Ma nella sua testa veli rossi, luci soffuse e profumi dolciastri erano facevano proprio Locale a Luci RosseTM: era cosi che spesso li aveva immaginati descrivendoli nelle sue fanfiction. «Mi mette i brividi.» Erano più belli quando ci succedevano Cose tra i protagonisti della sua ship del cuore, uff. «Andiamocene.» e sempre senza mollare la mano della cacciatrice, la trascinò (correndo) oltre la sala rossa e verso l'ennesima rampa di scale. «Ma il comitato mi oooodiaaaaaaa» quanta attività fisica volevano farle fare, quella sera?! «Sono già stanca.» era già stanca, davvero, ma si sarebbe ripresa presto, dopo essersi rifocillata a dovere: fu il pensiero di cibo a spingerla a continuare (come sempre, duh).
    Infine, ai piedi dell'ennesima rampa di scale, la Kane si fermò, piegandosi in avanti e portando entrambe le mani sulle cosce. «Nemmeno........» gli allentamenti con «Joni.....» la uccidevano così tanto. E pensare che, per ora, erano scale da scendere; per ritornare su dalla pista da ballo c'avrebbe lasciato il cuore - and not in a romantic way, proprio che l'avrebbe sputato via insieme ai polmoni, per la gioia degli studenti più macabri (ciao Willow) e di suo fratello (ciao Kiel).
    Però!!!!!!
    Pochi passi la separavano dal buffet, quindi come un Ciruzzo (non Ezra) qualsiasi in aria di rigore dopo il goal di Nicolò, si raddrizzò improvvisamente, sorridendo, come se nulla fosse successo. «Tutto apposto, andiamo.» Era viva e pronta alla carica....!
    E potrei dire che, una volta arrivata di fronte al buffet, Dylan si sia commossa («è» *sniff sniff* «tutto bellizzimo» piangending, di fronte al cibo) e che non avrebbe mai più lasciato quel girone da li fino alla fine del ballo, ma... no okay, potrebbe essere verissimo.
    Oh, se arriva Hazel - richiamata dai profumi di tutto quel ben di Dio - le si avvinghia addosso e poi da un bacino anche ad Haneul, il tutto mentre si strafoga di nachos e pizzette. «GUARDA, UNA JONI!» la pizzetta, capito? ah ah.


    <b>«chiamami pure»
    eretico «scettico» un buon compromesso dai, «ma non ti credo.» E come poteva credere alle parole di Costas, quando il compagno con i gesti stava implicando tutt'altro? Allargò istintivamente il colletto della camicia (ormai sbottonato a furia di sentire la necessità di prendere aria per respirare decenemente) (un fail dopo l'altro) e la cravatta (che penzolava morbida e decisamente non nella maniera elegante con cui l'aveva sistemata nel bagno dei prefetti) in un gesto ripetuto svariate volte nell'ultima ora; ci stava provando a rilassarsi, ci stava provando davvero, ma non era mica facile! Dov'era Sunday che gli piazzava un bicchiere di qualsiasi cosa tra le mani, quando serviva? Non che volesse ripetere gli eventi dello scorso anno, l'Hendrickson, anche perché non li ricordava minimamente e non avrebbe saputo da dove iniziare (spoiler: dai drink corretti.) ma sicuramente si sarebbe sentito un po' meno in ansia con dell'alcool in corpo. Un po' più libero, più spensierato. Sperava, però, meno sbronzo. E di non vomitare sulle scarpe di qualcuno.
    Oh no, ora che ci pensava magari bere non era la soluzione migliore, specialmente con i professori in giro - perché l'avrebbero cioccato subito? Ma no, perché chissà che cazzo c'avevano messo nel punch, quelli.
    Lasciò comunque che Costas lo trascinasse oltre il Limbo (peccato, aveva passato la sua vita nell'incertezza e doveva ammettere che si sentiva proprio a suo agio) per condurlo verso il girone a cui apparteneva lo stesso Motherfucka.
    (Tutti: wow, incredibile, inaspettato o mai god che shock)
    «magari ti sciogli da qui alla fine dei gironi»
    «Sicuramente» e non era nemmeno ironico: si sarebbe sciolto per mille motivi diversi, entro la fine del prom, ne era certo, tra caldo, scale, ansia di letteralmente ogni cosa. Piegò gli angoli della bocca nel suo solito sorriso tirato, nella speranza di non uccidere troppo il mood del compagno; la verità era che, una volta dentro la torre, la loro situazione era diventata UfficialeTM - o per lo meno, così sembrava agli occhi dello spirish. Non importava quanti «se ti metto un braccio intorno alle spalle è normale, Arturito, lo faccio da sempre» gli ripetesse l'altro per tranquillizzarlo, per Arturo nulla di quello era più normale ora che tra loro era tutto.... diverso. Vero.
    Gli altri se ne renderanno conto, capiranno cApiTo tUtTo, parleranno e commenteranno e giudicheranno e - «Iniziamo con un brindisi a noi due che ne pensi?» Come sempre, fu Costas ad interrompere il flusso dei suoi pensieri opprimenti.
    Già, loro due. Aveva ragione il compagno.
    Era quella la priorità di Arturo, no? Loro due. Se l'era ripromesso per giorni, aveva pensato a come rendere indimenticabile quella serata per Costas pur sapendo di non potergli concedere l'unica cosa che il battitore voleva davvero, e sapendo che per quella mancanza avrebbe dovuto metter da parte qualsiasi altra emozione negativa e bloccante per far sì che il resto della sera passasse felicemente, non importava quanto sforzo gli costasse.
    Voleva farlo, davvero. Solo che era così difficile (essere lui)!
    Accettò il bicchiere offerto da Costas, annusandolo con aria sospettosa (c'erano già arrivati? no dai, la festa era appena iniziata çç) (i weuge, qualche piano sotto, che correggono tutti il correggibile: mmhhh watcha say turito), poi lo fece toccare appena con quello tenuto in mano dal compagno; oh, non si fidava minimamente ma un brindisi era un brindisi, quindi andava fatto a dovere. Incontro dunque lo sguardo giada di Costas, e non lo mollò un secondo. «Okay, alla nostra allora. A...» -lla prima uscita in pubblico come coppia? No, troppo. «-l prom!» meh. «E al comitato che ha realizzato, ancora una volta, una festa coi fiocchi. È tutto bellissimo.» (E avevano fatto persino tutto in tempo! Incredibile.)
    C'era ancora qualcosa che avrebbe voluto dire, un brindisi che fosse solo per loro, ma non ebbe il coraggio per continuare. Magari dopo altri due o tre drink corretti con la roba di spaco ce l'avrebbe fatta #ohno
    Prima di mandare giù il contenuto del suo bicchiere, comunque, sorrise a Costas e lo invitò a copiare i suoi gesti. «¡pa' arriba» alzò il bicchiere oltre la fronte, «pa' abajo» lo riabbassò all'altezza del petto, poi lo spinse verso il centro con un «pa'l centro» e infine lo portò alla bocca e dopo il finale «y pa' dentro!» mandò giù tutto il contenuto, senza pensarci due volte e vada come vada. Ad occhi chiusi, accolse il bruciore della bevanda e pregò che facesse scivolare via i troppi pensieri e l'ansia, lasciando solo il sapore dolciastro di una serata che, a conti fatti aveva tutte le carte in tavola per essere un successo.
    O un disastro.
    Okay, sarebbe stata sicuramente un disastro, stando alla scena che gli si presentò davanti una volta ch'ebbe riaperto gli occhi. «oh no» innanzitutto: WHAT. Secondo: WHAAAAT? Terzo: «yo lo mato.» mascella serrata, sguardo duro e pugno tanto stretto al punto da sentire le unghie, seppur corte, pungere la soffice pelle del palmo. «Ti dispiace se vado, lo ammazzo e torno?» A malapena riuscì a guardare in direzione di Costas mentre gli parlava, spaventato dall'idea che se avesse distolto l'attenzione dai due li avrebbe persi e mai più ritrovati in mezzo al fiume di studenti che si riversava all'interno della torre.
    Tutto si sarebbe aspettato da quella vita, Arturo, tranne vedere Harper in compagnia di Mort fucking Rainey: il suo problematico (figlio) cercatore doveva avere sicuramente qualcosa in mente e, conoscendolo, non doveva essere nulla di piacevole, dubitava avesse invitato la pirocineta al ballo a fin di bene. «Devo chiedere scusa a Mac.» Si sentiva in colpa per cose su cui non aveva assolutamente alcun potere, il serpeverde, ma dopotutto non aveva accettato lui il Rainey in squadra? Se non lo avesse scelto come riserva, tutto il caos e le conseguenze della partita contro i blubronzo non si sarebbero mai verificate. «E ad HarperGià, soprattutto alla rossa: non si meritava che un MortTM le rovinasse la serata. Azzardò un'occhiata veloce al battitore al suo fianco, ben sapendo che avrebbe finito col trascinarlo via perché, tra i due, era sempre lui il Genitore Buono mentre Arturo era lo svangabolidi della situazione (true story) (incredibile eh, she said unironically). «Possibile che la Beckham non li abbia ancora visti?» Lui di certo non approvava i metodi poco ortodossi (e dannatamente spaventosi) della cognata corvonero, ma in quel caso avrebbe volentieri spostato lo sguardo altrove mentre lei sceglieva con quale delle sue lame vivisezionare il malcapitato Rainey. Eh già. No hard feelings, eh, ma un po' te lo meriti.
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    Dylan: non lo so ho dimenticato cosa ho scritto parla con dwight, va al buffet (girone golosi) con sana (quando arrivano (?) saluta le #hazeul )
    Turo: brinda con costas, poi vede mort e harper e vuole andare a picchiare mort

    giuro che prima o poi interagiranno davvero con altre persone, sksate
     
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    E stai benissimo, e che bella maschera, sks a lui solo un cenno del capo? Zia Indie era: savage. CJ sorrise, quieto e invisibile - per quanto potesse esserlo quasi due metri di ventenne la cui testa lucida possedeva magici poteri che trascendevano il tempo e lo spazio - nel suo angolino d'entrata, mostrando i denti a chiunque posasse lo sguardo su di lui. Ovviamente, avrebbe aspettato Fitz; sopportava i freaks già tutti i giorni dell'anno, tutte le ore della sua vita, probabilmente potevano sopravvivere senza di lui per una serata. O almeno mezz'ora: sapeva che in qualche modo l'avrebbero sempre trovato, e durante il prom avrebbero scoperto nuovi modi per cagargli il cazzo e infestare la sua esistenza.
    Erano fatti così - loro, lui.
    Alzò i palmi in segno di resa quando Jane marcò il territorio prendendo il braccio della medium, e sottolineando la propria dominanza alfa decretando per tutti loro che sarebbero entrati. Strinse le labbra fra loro per non ridere, lingua permuta sul palato. Cosa poteva farci? Le sue ragazze gli piacevano così, un po' bossy, e non voleva certo far arrabbiare lo strozzino che si occupava delle scommesse. Gli fece cenno di procedere, e fece per seguirle quando… la sentì.
    La vibrazione (haha) nella forza.
    Si fermò, sopracciglia corrugate, e ruotò il capo cercando di trovare la fonte di quel disturbo all’interno del proprio caos: era Joey? Thor? Nice che si era rotta un’unghia? Affilò lo sguardo giada, trovando infine il suo obiettivo. Il suo incomprensibile, meraviglioso, obiettivo. Sorrise, un ghigno ferino e sornione. Sarebbe stata una serata divertente.

    Mckenzie Leighton Hale era decisamente gay, ma anche piuttosto certo di essere un po’ etero per Sullivan Hawkins – o almeno, così diceva lo sguardo adorante che posò sulla bionda quando, passandogli vicino, lo salutò entusiasta. Una volta fuori dal campo, non erano la Cercatrice dei Tassorosso ed il Battitore dei Corvonero che l’aveva, letteralmente, abbattuta in campo: erano la Livy che aveva offerto ad un confuso, terrorizzato, Mac una pallina anti stress, ed un Hale che vi aveva stretto le mani attorno come ne andasse della propria vita. Poteva anche non meritarselo, Mckenzie, l’affetto che Livy regalava al mondo come il raggio di sole che era, ma sapete cosa? Vaffanculo, se lo sarebbe preso comunque.
    Sospirò perfino, come un adolescente qualsiasi di fronte alla propria cotta in un teen drama di Netflix. Aveva pensato che il proprio cuore non avrebbe potuto riempirsi di altra gioia senza scoppiare, ma poi era arrivata Joni. Dovette, letteralmente!, portare una mano al cuore, e sentì le ginocchia cedere (come il centodiciottenne ch’era) sotto il peso di un «julie» che non comprese, e non aveva contesto, ma sembrava la cosa più adatta ed opportuna per esprimersi in quel momento. Sapeva che l’abito non fosse nello stile della Peetzah, e sapeva che avrebbe preferito andare in tuta, ma era comunque felice di essere esistito lo stesso giorno, anno, in cui la capitana dei Tassorosso aveva deciso di fare un eccezione.
    Insomma. Mac era impegnato con le proprie girl crush, perché gli piaceva farsi i cazzi propri – skste, qualcuno qui ha una vita.
    ….E non pensavo l’avrei detto di Mckenzie Leighton Hale. -
    quindi, se non diede una gomitata alla Presenza apparsa alle proprie spalle, fu solo per un invidiabile self control e ottimi riflessi.
    Quando riconobbe la voce, rimpianse di non averlo fatto - e l’avrebbe rimpianto maggiormente poco dopo, ma ci arriveremo.
    «umpa lumpa?» Un giorno Mort Rainey avrebbe compreso che non una sola anima nell’universo fosse interessata al suo parere. «mh, sofisticato» Non quel giorno, evidentemente, ma un giorno. Battè le palpebre ed inspirò, labbra strette fra loro ed un’occhiata al cielo a reclamare la Forza. Mac sarà anche stato un cAzZo Di SaSSoLiNo NeLlA sCarPa, ma Quidditch a parte, non lo sarebbe stato se il Serpeverde avesse fatto la grazia di SMETTERE DI INFILARLO NELLA SUA CAZZO DI SCARPA. Aprì la bocca per dirgli esattamente quello, perché che era paziente, ma non era ancora stato fatto Santo da nessuna chiesa quindi poteva prendersi qualche licenza poetica.
    «beh, direi che… grazie mille, da qui posso pensarci io» stava guardando Harper. Stava parlando con Harper.
    ……………….stava parlando DI HARPER?
    Aspetta.
    A- aspetta.
    Aspetta…?
    Aspe...tta.
    Uh? …….

    «shhh» portò un dito alle labbra, e lanciò uno sguardo eloquente ad una Beckham parecchio rumorosa. «trust the process» sussurrò, indicando con l’indice l’espressione vacua di Mac. Sopracciglia lievemente corrugate, bocca dischiusa, sguardo assente fisso in un punto imprecisato di un universo preciso.
    Non si sentiva così fiero di lui da quando aveva suonato Sbucciami al pianoforte durante il broccolo day a Bodie – e parliamo di picchi altissimi. Intinse due dita nel barattolo di vernice blu, ed in un silenzio religioso tracciò una linea colorata da tempia a tempia dell’Hale. «ora sei uno di noi» sancì, usando il tono da chiesa di papà Gemes, congedandosi con un saluto militare.
    Il suo lavoro era finito, poteva andare in pace.


    Gli era venuto da ridere.
    E perfettamente coerente alla sua natura, quell’istinto si era spento subito lasciando un vuoto riflessivo in cui si era domandato, in vari font e dimensioni, perchè? senza riuscire a trovare una risposta esaustiva. Mckenzie era ingenuo quando voleva esserlo, e stupido quando più semplice, e per una volta si concesse di essere quello sveglio in maniera difficile. Partendo dal presupposto che, parlando dell’ambito Harper, la visione dell’Hale sarebbe sempre stata estrema e pessimista, possiamo dire che fosse un po’ prevenuto, ma diciamo che Mort Rainey non colpiva proprio come il tipo da scrivere poesie. Non giudicava il libro dalla copertina, non l’avrebbe mai fatto, ma dagli insulti poco fantasiosi che l’avevano seguito come un’ombra nei mesi precedenti , lo facevano giudicare eccome. Andiamo, this is a mckenzie hale hate account non era la catch phrase di un poeta, al massimo di qualcuno che passava troppo tempo sui social. HIT ME WITH YOUR BEST “Codesto è un loco di rancore nei rispetti di sir Hale” COWARD.
    E poi niente. La questione era ben più semplice di un perché. E fu quello, insieme ad una strana sensazione di leggerezza, a fargli mettere a fuoco il mondo. Un mondo nuovo. Si sentiva … non rinato, non sarebbe stato corretto, ma presente. Più se stesso di quanto non si sentisse da tutta una vita, e forse un po’ di più. Come il suono fisico e vacante dell’assenza dopo lo scroscio di un temporale.
    Ecco, aveva smesso di piovere.
    «mac tu dammi il via, è morto»
    «no.» non si era mai sentito così certo di qualcosa nella sua vita. Era… strange forte, avere delle certezze; fortemente raccomandato. «no,» ripetè spostando lo sguardo da Willow a Twat, da Twat a Gideon e Barry, mentre con l’indice sfiorava la linea di vernice fresca sugli occhi.
    Blu. Sorrise cercando di sembrare confortante, scivolando nella propria pelle con una nuova, ammaliante, consapevolezza. «ci penso io.»
    A quanto pareva, Mckenzie Leighton Hale era in grado di arrabbiarsi. Non aveva bisogno di Willow. Non aveva bisogno dei coltellini di Twat. Volevo dire che Mort Rainey fosse suo, ma mi rendo conto che possa suonare un po’ ambiguo e fraintendibile, quindi specificherò: se il cercatore dei Serpeverde non avesse visto l’alba del giorno dopo – vuoi per la morte, vuoi per una cecità permanente, both is good - ne voleva tutto il merito.
    «andiamo» fece per afferrare un braccio di Barry, ma ci pensò meglio: non si sentiva ancora nella posizione per stringere fra le dita nulla, che non fosse un’arma contundente, senza timore di spaccarla. I wish a was a joke, ma dopo i 50 pa di bolidi un po’ aveva paura che l’adrenalina giocasse brutti scherzi al suo metabolismo.
    Quindi:


    «cosa mi sono perso?» raggiunse le ragazze, ancora ferme nel girone dei lussuriosi, e fece scivolare lo sguardo sul booth al loro fianco. «volete un bacio?» si chinò lasciando un bacino sulla fronte di Fitz, sorridendo allegro come chi sapesse di aver già in tasca la vittoria best dad ever (ipoteticamente parlando, s’intendeva), e ammiccò. «ok fatto, possiamo andare ora?» lui chiedeva. Vide qualcosa di bianco passargli velocemente affianco, e si sentì in dovere di domandare: «era mac o un amico tuo?» decidendo poi che qualunque fosse stata la risposta, lui sarebbe stato felice.
    Gli piaceva l’odore di morte al mattino. (ciao dwight questa è per te!!)

    «trovati» sorrise allegro sgusciando fra la folla per poggiare un braccio sulle spalle di Mortino, forse stringendo appena più del dovuto nel tirarlo verso di sé per schioccargli un bacio sulla tempia. Cosa? Se l’avesse fatto per spalmarlo di bianco così da trovarlo al buio di qualunque girone? Duh, vi prego… Come avrebbe detto un Linguini qualsiasi, minchia sì, e se un Gen Z, con l’aggiunta di brutto. Non avrebbe lasciato sua sorella in compagnia di un sociopatico, non faceva lui le regole. E come dicevano le spice girls, if you wanna be my lover you gotta get with my friends quindi se voleva accompagnare sua sorella al prom, era giunto il momento che accettasse sarebbero diventati migliori amici per la pelle. Stava al Rainey scegliere che tipo di pelle volesse essere – una borsetta, una giacca, un cercatore dei serpeverde… cose del genere. Ammiccò ad Harper, soffiandole un sorriso morbido e genuino. «ci divertiremo tantissimo stasera» e pensate un po’? Poteva anche essere un bugiardo, ma fu sincero al 100%. C'erano sorti peggiori della morte, Mortino.
    Peggiori della vena assassina Willow Beckham.
    Peggiori della rabbia di Harper.
    «vero ragazzi?» chiaki, somewhere a novi lugubre: vero!!!
    Sopportare Mac. :)

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    (madonna fare post separati è più semplice duh)
    CJ: fa passare le fanciulle, sia mai!, poi fa una capatina dai corvonero, benedice mac, e arriva dai lussuriosi insieme alle sue grlz


    MAC: ammira livy e joni, mac.exe, segue harper e mort. ovviamente. duh
     
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    Due sporchi, sporchissimi traditori. Ecco cos’erano. Potevano pure essere stati assegnati da un Minosse decisamente cieco e stupido – ovvero il comitato – ad altri gironi, specie quel falsone di Kiel, ma erano dei traditori. La cosa lo infastidiva persino di più del fatto che, sempre parlando di comitato, non fossero state accolte le sue velatissime critiche sull’unire gli ultimi due gironi in uno solo. Fraudolenti e traditori? Insieme? Dante, in quel di Ravenna, si stava sicuramente rigirando nella tomba. D’accordo, in realtà, poveretto, doveva starsi sentendo malissimo fin dall’inizio di tutto, quando qualcuno aveva partorito l’idea di sfruttare il suo Inferno per un prom di gente che, per lo più, nemmeno sapeva chi è Dante… nonostante tutto, però, aveva lasciato correre, visto che quella non era di certo la prima né l’ultima volta in cui, ad Hogwarts, venivano a crearsi strani sincretismi. E poi, sotto sotto, l’anno scorso si era quasi divertito a mescolare (sapientemente, è ovvio), culture e mitologie di tutto il mondo, creando un mix di sicuro blasfemo e vergognoso per chissà quante persone, ma che la scuola aveva apprezzato. In parole povere, il prom doveva essere trash, così come Bertie doveva lamentarsi, ma, alla fine, fingere di accettare schifato il tutto e impegnarsi perché ogni cosa saltasse fuori perfetta.
    Avrebbe quindi dovuto essere così, ma Kiel e Nice si erano messi in mezzo. Avrebbe dovuto aspettarselo. In effetti, al solito, era disappointed but not surprised. Eppure una parte di lui c’era davvero rimasta male. La parte che, naturalmente, era convintissima di ottenere ciò che desiderava. È vero, fin dall’inizio, nella sua relazione, se di relazione si poteva parlare, con il Kane, due erano i punti fermi: sesso e segreto. Erano a parimerito, sebbene gli piacesse pensare che la prima esse venisse, appunto, prima, in tutti i sensi, della seconda. Ma per Kiel non era così. Non era mai stato così. Tuttavia, quando si era intrufolato nello spogliatoio dei Corvonero, alzando gli occhi al cielo e facendo una smorfia per le lamentele del ragazzo, Bertie aveva osato sperare che, finalmente, qualcosa fosse cambiato. Certo, in realtà non c’era nulla di strano nel fatto che Kane gli saltasse addosso – e viceversa –, ma il biondo aveva voluto vederci qualcosa in più. Così, quando alla fine, ancora mezzo ansimante, Kiel l’aveva rifiutato, lì per lì non aveva afferrato. Era troppo assurdo e patetico per essere vero! … no?
    Per nascondere la delusione, Bertie aveva indossato una maschera di rabbia. O meglio, non che non fosse arrabbiato. Era furioso, naturalmente. Però, dietro a quella parete di gelida stizza, quasi indistinguibile dalla sua normale altezzosità, Albie si sentiva profondamente ferito. E tradito. E, soprattutto, stupido. Cosa gli era passato per la testa quando aveva chiesto a Kiel di accompagnarlo al prom? Certo, in parte sicuramente era stato il piacere di soffiare il ragazzo a Nice, però… c’era dell’altro, che gli piacesse o no. Si era comportato da vero idiota. Da ragazzino. Da persona che… ha dei sentimenti. Di conseguenza, quindi, si era scagliato contro entrambi. Non in modo focoso, ovviamente, ma il più freddamente possibile. Nice era stata colpita da silenzio, che ormai andava avanti da giorni (e, lo sapevano benissimo entrambi, non sarebbe durato ancora a lungo: avevano bisogno di parlarsi più che di respirare), Kiel… «Non te lo do più.»
    Prese queste risoluzioni, Bertie aveva continuato a comportarsi come suo solito (ovvero stronzeggiando). O almeno, così sembrava. Il suo sguardo, e soprattutto i suoi commenti, erano più sarcastici e pungenti del normale. Una parte di lui avrebbe voluto chiudersi in dormitorio, la sera del prom, ma era troppo orgoglioso per farlo. Stavolta, poi, non si illuse: non aveva senso sperare che il resto del comitato l’avrebbe risparmiato da quell’agonia. Anche perché, naturalmente, lui avrebbe fatto lo stesso. Sicuramente, poi, da bravo Tyler Wood drama queen quale era, chissà con chi sarebbe capitato. Non credeva nel destino (nel fato un po’ sì, specie quando si trattava dei Lelia), ma… non c’era bisogno del terzo occhio di Vin per aspettarselo.
    Con espressione impassibile seguì i movimenti della ragazza, prevedendo anch’essi mentalmente. E infatti, qualche istante dopo, la Serpeverde si sedette sul divanetto accanto a lui, in Sala Comune. La guardò negli occhi e rischiò davvero di scoppiare a ridere. Tuttavia, era pur sempre Bertie, quindi finì per arricciare le labbra in un sorrisetto sarcastico. «okay bertuccia, fine dei giochi, dimmelo che sei una donna. EMBRACE YOUR TRUE SELF.» «E questo sarebbe un insulto? So che sai fare di meglio, dai.»
    Come ormai ogni cosa, nella sua vita, anche la sua amicizia con Sorta era nata così, per colpa del fato tm caso. Dopo un primo momento in cui, in effetti, avrebbe solo voluta strozzarla, come d’altronde desiderava fare con il 33% + 33% + 33% della scuola, Bertie aveva cominciato a capire che, nemmeno troppo nascostamente, la Motherfucka era la sua anima gemella. Non in senso romantico e/o sessuale, sia chiaro, così come, modesto com’era, a livello intellettuale: c’era qualcosa, nella psiche di Sorta, che, purtroppo o per fortuna, gli ricordava sé stesso. Dietro il muro di sarcasmo e apatia si nascondeva una persona malinconica e profonda, con molti più pensieri di quanto non volesse dare a vedere. Così, un insulto dopo l’altro, Bertie e Sorta avevano cominciato a volersi bene. E naturalmente, per l’ennesima volta, erano stati beffati. «non c'è due senza tre, giusto? la prossima volta ci vieni direttamente con un vestito? ti trucco io.» «Faccio da solo grazie, ho visto le tue inesistenti doti da make-up artist.» la punzecchiò di rimando con un sorrisetto, trovando quella situazione così surreale da essere quasi perfetta. Non avrebbe mai e poi mai messo in discussione la safficità di Sorta, però è vero che, come lei, qualche domanda era finito per farsela. Ma in fondo due soulmate possono esserlo anche in modo totalmente platonico, no? Non era forse il suo stile di vita lasciare, anzi, rinchiudere i sentimenti in un angolo della sua testa, e del suo cuore, diventando di ghiaccio? Forse era diventato così bravo che ora il destino, nel quale però, ovviamente, non credeva, gli stava creando la situazione perfetta: un’anima gemella che non avrebbe mai potuto esserlo in tutti i sensi. «senti, il destino sta puntando tutto su di noi quindi cerchiamo almeno di non sfigurare» Inarcò un sopracciglio, arricciando le labbra in una smorfia. «Non succederà mai. Non a noi
    ***
    Dopo questa avrebbero dovuto dargli il diploma senza neanche fargli fare gli esami. E in tutti i M.A.G.O. direttamente. Non solo era stato bravissimo, vista la complessità di quella pozione, ma anche geniale e pieno di inventiva. A chi sarebbe venuta in mente una cosa del genere? Certo, forse qualcuno avrebbe potuto pensare che si era ammorbidito, ma, così facendo, avrebbe solo dimostrato di non conoscerlo davvero: per la sua famiglia e i suoi amici Bertie avrebbe fatto di tutto. Compreso questo.
    Tutto era già pronto nell’aula vuota e chiusa a chiave magicamente (nonché schermata da un incantesimo di protezione). Mancava solo l’ultimo dettaglio. Guardò la propria immagine riflessa nello specchio, prese un gran respiro e buttò giù la pozione tutta d’un fiato. Non dubitò della sua bravura di pozionista nemmeno un istante, sebbene, lì per lì, non successe nulla. Ma poi… accadde.
    Si era sempre chiesto cosa si provasse ad avere una vagina. E… ad essere alti?! Strabuzzò gli occhi, indirizzandoli nuovamente verso lo specchio. Questi erano ancora identici, del solito azzurro Cox tm, ma tutto il resto… «Sul serio?!» sbottò, per poi perdersi un attimo ad ammirare la propria voce. Rise, divertito e incredulo, anche se ancora un po’ scosso da quella scoperta. No, non per quello che c’era, o meglio, non c’era nelle sue mutande – e stavolta non si trattava di Kiel!marionetta –, ma per quei centimetri in più dai quali, adesso, osservava il mondo. Purtroppo o per fortuna erano molti meno di quelli che aveva perso tra le gambe, però era comunque assurdo. Possibile che fosse più alto da femmina che da maschio?!
    ***
    Guardare tutti in modo acido, adesso, era ancora più divertente. Si sistemò i capelli e rassettò il vestito, le labbra dipinte non solo di scarlatto, ma anche di un sorrisetto maligno. L’abito era una creazione inedita di Nice: nessuno, a parte loro due, l’aveva mai visto. Chiaramente non era stato pensato per lui, o meglio, lei, ma per la cugina, quindi aveva dovuto ingegnarsi per sistemarlo alla sua momentanea figura. Era sinuosa, essendo pur sempre una Cox, ma mai quanto la cugina; soprattutto, però, svettava su di lei di parecchi centimetri e… guardarsi allo specchio, così, era al contempo bruttissimo e bellissimo, visto quanto più del solito, ora, vi vedeva sua madre.
    Fu distolta dai suoi pensieri da una chioma rosa in avvicinamento. Sorrise, stavolta in modo sincero e non pungente, fissando la ragazza in avvicinamento. L’espressione confusa di lei era a dir poco deliziosa, tanto che, per poco, non scoppiò a ridere. Ci sarebbe arrivata? Non le avrebbe dato alcun indizio, dato che era sicura che ci sarebbe riuscita. E infatti… . «sei un coglione». La guardò fintamente male, scuotendo con fare teatrale la testa e i lunghi capelli biondi perfettamente acconciati. «Scusa? Mi aspettavo un po’ più di entusiasmo! Non sembro uscita direttamente dai tuoi sogni più spinti?» Ovviamente la sua era domanda retorica perché, non prendiamoci in giro: «Sono una figa pazzesca!» Era la bocca della verità. Non avrebbe mai detto ad alta voce a Sorta di volerle bene, ma in fondo questo gesto valeva più di mille parole. «l'hai fatto veramente, non ho parole» «Tranquilla, non l’ho fatto per te. È pura curiosità scientifica, la mia. Volevo sapere cosa si prova. E… vendicarmi di qualcuno.» Era finita tra i fraudolenti, esattamente come Sorta, ma in quel momento era del tutto sincera: ognuna di quelle motivazioni era vera. Ed era vero anche il sorriso che stava rivolgendo alla Motherfucka, quello che rivelava più delle parole: tra tutte, la motivazione più forte era quella non detta. «Mi raccomando, dobbiamo far morire di invidia tutti e tutte. Non vedranno mai più tanto splendore messo insieme.» Perché sì, lei stava benissimo, ma Sorta non era da meno. Si lasciò osservare, divertita, finendo persino per arrossire appena ai suoi complimenti. Ecco, l’aspetto tempo non era del tutto chiaro: secondo i suoi calcoli la pozione sarebbe dovuta durare tutta la serata, ma aveva come il sospetto che, tanto per cambiare, qualcosa andasse sorto. Tuttavia, non era il caso di allarmare Sorta. «Non sono quella stupida della Fata Madrina. La pozione reggerà tutto il tempo che vorremo.» Ecco, ora sì che era una brava bugiarda: pronunciò quelle parole senza la minima incertezza, sebbene fosse tutt’altro che sicura. «quindi oggi come ti devo chiamare? bertuccia? o hai adottato un nome stile drag queen?» «Non tirare troppo la corda.» finse di minacciarla, per poi porgerle la mano e prepararsi a fare la loro entrata trionfale all’Inferno.
    Bertie era sempre stato una attention whore, da bravo figlio dei suoi genitori, ma ora, beh, la cosa si fece ancora più forte. Tutti si stavano sicuramente chiedendo chi fosse la bionda al fianco della Motherfucka, ammirando l’argenteo splendore di entrambe. Erano perfettamente coordinate in tutto, persino nell’essere di due altezze così diverse. In poche parole si completavano. Era ovvio: erano pur sempre anime gemelle. «allora, dove andiamo mia dama? devi incontrare qualcuno o proseguiamo assieme?» Sorrise, anche se cercò di nascondere la tenerezza che il commento di Sorta le suscitò. «Sono qui con te. Non mi importa degli altri.» In parte era vero, in parte non voleva l’ora di sbattere in faccia a Kiel – e a Nice – quello che si era perso. Non era voluto andare al ballo con lui perché era un uomo? Beh, momentaneamente non più. «Prima di tutto facciamoci vedere da quei morti di tutto dei lussuriosi.» dichiarò, per poi guidare Sorta al primo piano, nell’opulento e sensuale girone dei malati d’amore. «Balliamo, mia dama?»
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    Insulta tutti tra sé e sé, specie Kiel e Nice, si trasforma in femmina, si trova con Sorta e con lei va nel girone dei lussuriosi, dove le chiede di ballare.
     
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    Le luci si spengono per un secondo per poi tornare ad illuminarvi tutti, questo è il segnale: IL KISSING BOOTH è aperto!
    Non importa dove voi siate, scappare da questo momento non vi salverà perchè loro sanno dove vi trovate. Loro chi? Le luci, il fato oppure gli alieni o semplicemente quelli del comitato, scegliete voi l'opzione che più vi aggrada tanto non cambia niente perchè i vostri pg sono stati già scelti e non hanno modo di evitare l'inevitabile.
    Una luce più luminosa delle altre si muove freneticamente poi si ferma, proprio su di te DWIGHT e ti seguirà fino a che non ti posizionerai allo stand dei baci. E' il tuo momento, goditelo!!
    Un'altra luce in contemporanea si muove velocemente proprio nel girone dei lussuriosi per poi fermarsi su di te COSTAS, avvicinati allo stand e divertiti ( Non troppo!).





    Diamo qualche spiegazione:
    In off, non è obbligatorio postare per il pg che viene baciato, in questo caso Dwight e Costas ma al contrario chi andrà a baciarli dovrà fare il post.
    I pg non sono mascherati quindi sapranno chi li sta baciando e non dovete per forza baciarli sulla bocca ma insomma è consigliato <3
    I prescelti staranno allo stand 4/5 giorni e chiunque voglia baciarli può farlo anche più di una volta, ma rispettate la fila (Sempre che ci sia)

    In on i soggetti staranno allo stand mezz'ora ( ma potrebbe cambiare) e potrebbero anche non essere d'accordo di andare ma il fato ha deciso per loro e sono obbligati a farlo anche contro la loro volontà.

    Non penso sia tutto, ma in caso di domande non esitate a chiedere e magari ci sarà qualcuno del comitato che mi aiuterà a rispondervi :)

    Buon ballo a tutti <3
     
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    ti trovi nel girone dei lussuriosi ???
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    ti trovi nel limbo??
    We're only young and naive still we require certain skills, the mood it changes like the wind hard to control when it begins
    «non è un appuntamento» meglio «è una missione» aveva ribadito per l'ennesima volta a una Hazel McPherson che gli si era appolpata addosso, aggrappata sulle spalle e aveva iniziato a scuoterlo, troppo esagitata da poter contenere con quelle semplici parole «puoi pure non considerarlo un appuntamento Bolton, ma lo è!» abbassò lo sguardo sulla figura della battitrice e la guardò stavolta con fare più ansioso «lo è?» «lo è» sospirò, Julian, e lanciò uno sguardo alla mazza rinforzata appoggiata alla parete del dormitorio «un appuntamento per una missione» decise infine per la versione più conveniente, quella che non gli provocasse inutili e inaspettati vuoti di stomaco, nonostante lo sguardo da psycho (volevo dire psycho shipper, ma in realtà anche solo psycho ci sta bene) della McPherson che lo scrutava con fare poco convinto. Il Bolton era arrivato alla consapevolezza che sebbene né lui né Joni considerassero quell’evento un appuntamento, c’erano davvero persone (gli psycho shipper, le furie rosse, e via dicendo) che si sarebbero appostate dietro gli angoli delle /cose/ per spiarli e per poter dare vita a qualche nuovo pettegolezzo prima dell’immediata fine dell’anno scolastico con cui coccolarsi durante le vacanze; il grifondoro dal canto suo non aveva scherzato, quella con cui aveva invitato Joni al ballo non era stata una scusa a tutti gli effetti, perché lui voleva davvero tenere al sicuro gli studenti Erasmus da Duolingo, era quella la sua missione, poi oh era stato solo un caso se era riuscito a unire utile e dilettevole.
    Qual era la parte dilettevole in tutta quella storia?
    «tadà!»
    «non… scherzavi quando dicevi che avevi trovato la giacca perfetta»
    Giuliano alzò il mento e sorrise soddisfatto
    «no»

    Swag era in ritardo. Non che fosse una novità, comunque. Era solito prendersela sempre con comodo, ma quella sera, forse, se l’era presa un po’ troppo con comodo e si era ritrovato a pochi minuti dall’inizio dell’evento ancora a maneggiare con l’ennesima canna della giornata («serve per rilassare i nervi, le ragazze mi rendono teso»), mentre davanti allo specchio del bagno era impegnato nel tentativo (fino a quel momento vano) di seguire un tutorial su youtube su come dare volume ai suoi ricci – quella dei capelli era una self-care routine che non capiva e che non seguiva, ma che aveva saputo piacesse molto alle ragazze quindi tanto valeva provare, no? Almeno per il primo appuntamento, ecco! Quindi sì, Swag era in ritardo.
    C'erano una valanga di motivi per cui la prompose di Livy era stata un bellissimo gesto per la persona sbagliata: prima di tutto, la Hawkins non avrebbe meritato tutta quella attesa, piuttosto avrebbe dovuto farsi attendere; non avrebbe meritato la superficialità con cui Swag aveva considerato quell'incontro, la poca cura con cui aveva scelto il suo outfit (a sua discolpa, nessuno gli aveva detto di dover essere davvero elegante fino a un paio di ore prima dell'evento, quando era corso a rubare un paio di scarpe più classiche a Poor mentre dormiva. Gli andavano un po' grandi, ma se le sarebbe fatte bastare), l'apparente disinteresse con il quale continuava a lasciare la cercatrice tassorosso in attesa mentre lui boccheggiava più volte dalla sua canna tra un bigodino e un altro.
    Dopo interminabili tentativi di dare un tono ravvivante, lucentezza e leggerezza (così li aveva descritti con un falsissimo entusiasmo la tipa nel video) ai suoi capelli, Swag scrollò le spalle e spense il mozzicone della canna nel lavandino «vabbè, ‘fanculo a te e a Centro Convenienza» la loro falsa pubblicità e i loro prezzi stracciati avevano attirato negli ultimi anni tantissimi clienti, ma chi davvero ne capiva (come lui) sapeva che la qualità era veramente pessima, nulla a che vedere con chi gli aveva dato i natali, quindi sì, quella era l'ennesima bestemmia degna di nota. Si era arreso senza essere riuscito a determinare se i suoi ricci avessero o meno un tono più vivo, si era infilato i pantaloni neri a sigaretta, una t shirt bianca, e una camicia a maniche corte che poteva sembrare larga ma in realtà «è il modello, cazzo Poor non capisci niente, è così che si vestono i giovani oggi», aveva inforcato gli occhiali da sole («ma è sera» «hai rotto il cazzo, se ti vesti da nonno non è colpa mia, chiedi pure a Posh!») ed era finalmente andato ad incontrare la sua accompagnatrice.
    Guardò Hans.
    Guardò Ty.
    Guardò Bri.
    Guardò Lau.
    Poi di nuovo Hans.
    Di nuovo Ty.
    Silenzio.
    Grilli.
    Arricciò le labbra in un fischio ironico, poi rise. «eeeh non divertitevi troppo altrimenti arriverete al momento della dialisi un po' stanchini»
    Ora, è vero che abbiamo dato una gran quantità di motivi per cui Livy avrebbe meritato di meglio rispetto a Swag, eppure /eppure/ sono tutti (chi? t u t t i) d'accordo nel dire che la tassorosso avrebbe meritato un principe, e quale miglior principe se non il figlio di un dio? Magari non era dei più convenzionali, non aveva un completo azzurro, i capelli biondi fluenti e non era arrivato (punto.) su un cavallo bianco, ma a modo suo sapeva comunque trattare una principessa. «sei...» si abbassò leggermente gli occhiali sulla punta del naso per guardare meglio la bionda nel suo abito rosso. mozzafiato? uno schianto? «come il set del mondo dei dinosauri di 12 pezzi» e cioè «bellissima! e ti ho portato i fiori» e benché fosse stato messo tra i fraudolenti, quella non era una vera e propria bugia ma possiamo dire che era una mezza verità; i fiori in questione non erano altro che le famose upplyst (di cui non conosco la misura ma magari più piccole???!) alle quali aveva legato i fili per farli sembrare gli steli dei fiori veri e aveva aggiunto delle lucine automatiche per farli accendere e spegnere senza corrente, proprio come un Mac «guarda si illuminano!!»

    «sei...» proprio come lo Jättelik, anche Julian aveva avuto bisogno di un attimo di tempo dopo aver visto la sua accompagnatrice. Se era rimasto sorpreso? Ovviamente. Se era rimasto piacevolmente sorpreso? Certo. Ma se lo aveva reso palese solo indugiando un po' troppo con lo sguardo sul vestito lilla della tassorosso – che era decisamente più abituato a vedere in abiti sportivi –, a parole Giuliano era stato meno esplicito dello svedese (o norvegese, cambia a seconda della prospettiva). «...pronta ad andare a battere???» ha ancora molto da imparare. Si diede una leggera tastatina con la mano sul fianco destro «la mazza è sotto al vestito» per restare in tema «quando arriva l'uccello la caccio e la reggi tu, che sei più brava con la mazza» abbassò lo sguardo sulla rossa e si schiarì la voce «sei stata molto brava anche in finale, io tifavo per voi, le hai allenate davvero bene» era sincero e forse per la prima vera volta non stava cercando il modo di stuzzicare la Peetzah per ricevere una solita, rassicurante, reazione contrariata (dopotutto per quella sera aveva già largamente dato indossando quella giacca), ma cercava solo un modo semplice e sincero per congratularsi per la partita, un argomento che fino a quel momento aveva evitato di toccare a) perché la tassorosso era stata reclusa in infermeria a farsi ricucire b) perché, parole di Livy: «ultimamente è un po' pelosa*», che dopo tanta confusione Julian aveva capito stare per nervosa. E a proposito di Livy, lo sentite anche voi il "sei come meeeee son come teeee" che parte nel momento in cui i due gemelli scoprono di essere entrambi lussuriosi??? Poetic cinema, letteralmente. Avrebbe voluto fare i complimenti alla sorella per essere bellissima come sempre UN SOLE VERO ANCHE LEI, ma in realtà la sua attenzione cadde prima di tutto sul suo accompagnatore e sulle loro dita intrecciate?!?!? Cosa stava succedendo. Non bastava doverla difendere dall'uccello di Duolingo, doveva difenderla anche dall'uccello di Swag???
    «ma tu... non dovevi andare con Hazel?»
    «eeh pft vecchia storia»
    «ah.» si guardarono, i due ominidi «non sacrificarla in nessun rito, però»
    «ma no ti pare Bolton! Papà accetta solo le vergini»
    Ci fu un attimo di silenzio e di attesa nel quale lo sguardo Julian si perse nel vuoto come quello di una qualsiasi signora bionda che fa i calcoli a mente chiusa in una cella. La coppia di Bolton-Hawkins era «gemelli» sì ok lo erano, lo avevano scoperto da poco ma soprattutto «Livy è gemelli, non vergine» annunciò tirando un sospiro di sollievo, mentre ora piegava le labbra in un soddisfatto e morbido sorriso.

    «uuuh guarda, lì c'è twat!!» indicò un punto arancione un po' più in là e scoppiò a ridere «ANDIAMO A SALUTARLO!! Fagli così» alzò solo il dito medio della mano libera, mostrandolo alla tassorosso «significa "sei bellissimo" in norvegese»
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    Madonna scusate non lo so che ho scritto ma o così o mai più, e non fanno niente POI MIGLIORANO DAI

    Julian: incontra Joni, si parlano a suon di doppi sensi, fa il giuliano con swag
    Swag: fa swag con Livy.
     
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    Era affascinato dall'aspetto di Mckenzie, - lo era sempre, perchè era Mac, e tempo prima aveva accettato questa verità con non poche paranoie - ma attratto com'era dalle cose strambe, quella sera si sentiva interessato in particolar modo: il ragazzo era ricoperto di vernice bianca, era tutto bianco, nemmeno un lembo di pelle scoperto. sembri un cadavere
    questo sì che è un complimentone. E non scherzava, lui sapeva che per Willow lo fosse TANTISSIMO. Avvicinò un dito al dorso della mano dell'Hale, passandoci sopra il polpastrello - e makkiandosi di bugia perchè anche lui era un po' bugiardo - perchè DOVEVA CAPIRE cosa si fosse buttato addosso. perchè? Domandò solo molto incuriosito, convinto che ci fosse una spiegazione dietro quella scelta. Era corvonero, era curioso, si chiedeva il perchè di ogni cosa da sempre! Ed anche Mac era corvonero, la sua mente ragionava in modi particolari. Magari voleva evitare approcci ravvicinati, o che qualcuno gli chiedesse di ballare? Sono così curioso. VOLEVA SAPERE QUELLA COSA BELLISSIMA SULLA PATINA DI BUGIE CHE RICOPRE LA GENTE, Mac spiegagliela.
    Livy sembrava una principessa di un regno lontano.
    Joey si era vestito come lui avrebbe voluto vestirsi.
    E all'improvviso: sua sorella.
    ma tu chi sei?? Si avvicinò alla ragazza sovrastandola ed osservandola da una posizione di rilievo, con Lo Sguardo Radar che usava solo in casi eccezionali ma che funzionava sempre per scovare i Bugiardi. dov'è Hazel?? Impossibile che la tipa incredibilmente assomigliante a sua sorella, avvolta in quel bellissimo vestito verde, con un make up che avrebbe fatto invidia a Nikki tutorials, ed i capelli tutti acconciati, fosse Hazel. Era stupenda, certo non nel proprio habitat naturale - e non parlo dell'inferno, ma dell'abito dentro cui si trovava - ed anche se Lo Sguardo Radar lo aveva convinto che fosse proprio lei, e non qualche volontaria che aveva bevuto la polisucco su commissione, Gideon ci tenne a continuare dai dimmi, quanto ti ha pagata? Ora scherzoso, le labbra incurvate in un sorriso malizioso. Ed anche se gli avesse rotto una costola a suon di gomitate, l'avvicinò a sè e si chinò per rubarle un (1) bacino solo. Lei prevedibilmente lo spinse via e Gideon la indicò con un indice minaccioso, facendo un passo indietro. voglio una foto. guai a te se scappi.
    E poi, ultimo ma non meno importante, il portatore di Drama: Mort Rainey.
    Rimase di sasso, osservando la scena che di lì a poco si andò a realizzare. Mort aveva invitato Harper al ballo? Era lui lo spasimante?
    Le reazioni furono varie, alcune più calde di altre. willow. La fermò dalle spalle trattenendola prima che potesse effettivamente scagliarsi sul serpeverde.
    1) c'è il preside nei paraggi. poi l'avrebbe senza dubbio o cacciata o peggio 2) non è il momento giusto e ... lo stava per dire davvero, quell'ingenuo del Mcpherson
    3) magari è cambiato ed è sincero?? shock. Rimase calmo, il McPherson, ponderando ciò che i suoi occhi avevano appena visto. Secondo me si è pentito ed è cambiato, si comporterà bene con Harper. Ed un ultimo sguardo a Mort mentre si allontanava con la Hale. Voglio crederci. E guardò anche Mac, ben sapendo che questo non gli avrebbe impedito di pedinare la coppia per tutta la sera. Lo capiva, probabilmente lui avrebbe fatto lo stesso e, diciamocelo, era lì con Willow anche per questo motivo: controllare che tutto andasse bene e che nessuno morisse ah no? (willow: eppure...non è cosi :-) ).
    Il fatto era che solo un mostro avrebbe potuto usare Harper per ferirla o - dio, che giri??? - arrivare a ferire Mac tramite lei?? E Gideon non credeva che Mort Rainey fosse un mostro, assolutamente. Non lo conosceva, ma credeva fosse un ragazzo difficile, questo di sicuro, ma non era un mostro! Non poteva dire di riuscire a mettersi completamente nei panni di Mac, perchè se Mort fosse uscito con Hazel, Gid avrebbe temuto solo per lui - ma ehi, Gideon non conosce la vena fumantina della Hale! solo per questo - D'altra parte, Harper si era recata al ballo mettendo molta cura nella preparazione e dando fiducia al suo accompagnatore, e sarebbe stato orribile rovinarle il prom con una rissa o peggio. Meritava un prom divertente e tranquillo! Melvin hai mica un guinzaglio in più?? No eh? Peccato, perchè ne avrebbe avuto sicuramente bisogno per Willow.
    Quando anche Mac e Barry si furono allontanati per fare la foto, Gid si avventurò nella prima sala insieme a willow. FOTO NON SCAPPARE. Perchè temeva che tutti scappassero?? Perchè era circondato da INFEDELI. ECCO PERCHE'. E poi, smise di sorridere, colpito da un pensiero molto triste: avrebbe voluto fare una foto anche con Narah.

    Nel mentre, un occhio su quartetto mac, barry, harper e mac e un occhio su...UN KISSING BOOTH. . bellissimo mio dio aiuto è orribile. stiamo lontani dalle luci . - le luci maligne che ti sceglievano per metterti al bancone e baciare gente a caso - certo per willow non era un problema, lei viveva nel buio. secondo te si vince qualcosa oltre la mono? dov'era l'info point per chiedere?
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    moodboard

    parla con mac, hazel, willow
    entrano a fare la foto
     
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    Doveva ammettere che di fronte alla variegata gamma di reazioni del gruppetto di corvonero non poté che sentirsi molto orgoglioso: dallo stupore, alla rabbia cieca, alla paura, alla delusione che aveva letto sul volto di Harper appena aveva capito che fosse lui il suo cavaliere mascherato, erano tutte emozioni che aveva sperato di suscitare quella sera. Avrebbe potuto fermarsi lì, presentarsi al prom quella sera, prenderli un po’ in giro, infastidirli, rovinargli la serata, vedere la loro rabbia aumentare sempre di più, gli sarebbe bastato anche solo quello per considerarla una piccola rivincita sulla partita, sulla rissa, su tutto; eppure aveva deciso di non limitarsi a godere di quegli attimi, era voluto andare fino in fondo e aveva invitato Harper al ballo, l’aveva condannata ad andare al ballo con lui. Insomma, lui non l’aveva in nessun modo costretta o ricattata, però in fondo si sentiva comunque di compatirla un po’.
    «ok, andiamo» fu quasi inaspettato, e per questo piacevole quasi il doppio di quanto avrebbe immaginato. Strizzò l’occhio verso Mac in un veloce movimento, quasi impercettibile, poi stese le labbra in un sorriso soddisfatto. Era quello il modo migliore per descriverlo quella serata: soddisfatto, e stranamente tranquillo. Il viola omogeneo del suo completo non tradiva la sua appartenenza al girone che, c’era da ammetterlo, lo rappresentava in toto, ma se c’era una cosa che quell’anno gli aveva insegnato, è che la violenza può avere svariate coniugazioni, e che se accompagnata con una buona dose di intelligenza e premeditazione può trasformarsi facilmente nel delitto perfetto in una tortura mentale: la più dolorosa, e la più appagante (sempre everybody in the background: like a damn sociopath). Aveva indubbiamente un cumulo di ira che gli gravava sulle spalle, la stessa sotto la quale era caduto negli immediati istanti successivi alla partita di Quidditch contro i corvonero, ma non quella sera; quella sera camminava con le spalle diritte perché non era un iracondo, era un violento. (ma sì vanne fiero, figlio mio)
    Lasciò che Harper gli facesse strada e la seguì in silenzio, ma poco più in là fece esattamente quello che si aspettava. Cioè, in realtà la seconda cosa, perché la prima che aveva messo in conto succedesse era che lei scoppiasse a piangere, ma fortunatamente non capitò. Per il momento. Alzò leggermente le mani in segno di resa e posò lo sguardo sul viso della pirocineta, ora più duro e severo del solito. «io non so cosa ti hanno raccontato» si schiarì la voce il serpeverde «o cosa ti è sembrato di vedere dopo la partita» perché nonostante la confusione generale, non gli era parso di vedere la chioma rossa della special tra quelle dei suoi compagni di squadra, i suoi avversari, e quelle di nani vari che avevano preso parte alla rissa. «ma io non ho mai toccato tuo fratello» purtroppo. incredibile ma vero, leggere (la rissa) per credere. «io mi sono solo difeso dalla Beckham» e anche questo è vero . «sono io quello che è stato spintonato e preso a calci dai corvonero» true, forse non per sua piena volontà ma comunque era successo tutto esattamente come lo stava raccontando, quindi aveva la possibilità di rigirare una situazione scomoda a suo favore, e recitare un po’ la parte della vittima. «non saranno i 30 cm del Bolton, ma i piedi della» psicopatica «della Beckham dritti nello stomaco fanno comunque male» ammise alla fine e quasi come un riflesso andò a massaggiare la parte dello stomaco da sopra la camicia, ma poi scrollò le spalle. «ma sono cose passate, no?» no, nella sua testa erano ancora immagini vividissime e freschissime, scene che gli rendevano davvero difficile trattenere tutta la rabbia. «facciamo così: io prometto di non torcere un capello a tuo fratello e tu mi prometti di concedermi quel ballo di cui mi hai scritto» alzò entrambe le sopracciglia e la guardò in attesa di risposta «equo, no?» meh, diciamo che trattenersi dal picchiare eventualmente Mckenzie era una bella sfida per lui, ma tanto aveva scoperto che c’erano modi migliori, più efficaci, per poterlo ferire e per portarlo a perdere le staffe; e poi nel patto non aveva mica inserito tutta la combriccola corvonero: se avesse avuto modo e possibilità di fare del male a Willow Beckham (senza possibilmente rimetterci qualche arto) non si sarebbe assolutamente trattenuto. Si guardò intorno nella sala immersa nelle luci soffuse, nel profumo, e nella musica accattivante: un bel posto per concedersi un ballo. «oppure preferisci il kissing booth?» domandò indicando lo stand e accennando una smorfia un po’ disgustata, poi sospirò nel vedere la figura di Costas «ah, vedo che Costas è già rinsavito dall’abbaglio che aveva preso per Arturomaria. Meno male.» ma si rese conto che poteva suonare come un commento fuori contesto per la pirocineta, quindi tornò a posare l’attenzione su di lei «o preferisci bere qualcosa?» le indicò il bancone degli shottini «oppure…» allungò la mano destra verso di lei per porgergliela, nella silenziosa richiesta di concedergli IL ballo promesso, ma…
    «trovati»
    Fu costretto a piegarsi leggermente all’indietro per beccarsi le labbra biancastre del battitore bronzoblu sulla tempia. Gonfiò le guance in uno sbuffo e serrò la mascella nel tentativo di sopprimere ancora quella ira che sbracciava per essere liberata; ma non poteva altrimenti sarebbe andato tutto a monte. Si passò due dita sulla tempia, sporcandosi i polpastrelli ed esaminando con fare un po’ disgustato la sostanza bianca di cui si era ricoperto l’Hale. Uno sguardo veloce a Barry, poi si voltò sconsolato verso la rossa. «tuo fratello mi cerca, sempre, è come se non sapesse stare senza di me» poi tornò su Mac, le sopracciglia aggrottate in uno sguardo più duro e la mascella serrata. Strinse le mani intorno ai lembi aperti della sua giacca (ha una giacca o me lo sono sognata?) nel finto tentativo di aggiustargliela e stirargliela meglio addosso «non c’è bisogno di essere geloso Mckenzie» iniziò con un sorrisino tirato «se volevi venire al ballo con me potevi chiedermelo, non mi sembra il caso, ora, di fare scenate» diede una leggera pacca con il palmo aperto della mano sul petto del corvonero, poi alzò leggermente il mento per indicare lo Skylinski dietro di lui «hai sprecato la tua occasione con me, ma sono sicuro che lui saprà farti divertire allo stesso modo, noi ci vediamo a fine serata, non preoccuparti» lasciò la presa dalla giacca dal bianco pallido che era diventato Mac – per un motivo o per un altro – e poi tornò ad affiancare Harper «non c’è bisogno di perdere la dignità, me l’hai detto tu, ricordi? Impara dai tuoi insegnamenti, Mac, non commettere questi errori da principiante» un suggerimento a cuore aperto, quello del cercatore serpeverde, che a questo punto posò gli occhi sulla pirocineta in attesa della sua mossa, della sua decisione. Lui era stato bravo, non aveva sbagliato una mossa per il momento.
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    MORT è nel girone dei lussuriosi con Harper, le propone diverse cose, poi arriva mac, vorrebbe tanto picchiarlo, ma fa il mort intelligente e non lo fa, tieni due euro, comprati la dignità

    (e ora vado di corsa e non ho riletto potrei aver scritto in una grammatica discutibile, poi rileggerò e correggerò dai perdonatemi .)
     
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