Filled the pool with champagne

festa d'inaugurazione ♥︎

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    Cavolo Chel ma quanti pesi ti fa alzare Morley? Merlino, mi servirà la pomata antilividi per questo.
    In realtà, se avesse voluto, Chelsey avrebbe potuto alzare Piz e abbandonare pesi e bilanciere per allenarsi direttamente con il coach delle arpie. Era pur sempre un Battitore, mica un Cercatore qualunque! Povero Dom, a volte gli sfuggiva proprio l’A-B-C delle cose. Così come era decisamente negato per il Quidditch, nella maniera più assoluta. Ogni tanto la Rossa si fermava a riflettere su quanto fosse stata tragica, in passato, la condizione dei Corvonero per aver avuto la necessità di mettere il Cavendish a bordo di una scopa.
    Era così… fragile? Delicato? Aggettivi questi che cozzavano con qualsiasi terreno di gioco. L’infermiere pensava davvero che lei non avesse neanche un ematoma sul corpo? Schiocchino! Ogni macchia violacea era un trofeo che aveva piacere ad ostentare e, soprattutto, significava fosse scesa in campo, che si fosse allenata quanto e più delle compagne di squadra. Chelsey aveva il dono di poter nascondere i segni sul suo corpo e ne faceva uso raramente, giusto in situazioni – come quella – dove non sarebbe stato carino mostrarsi con buona parte del corpo tumefatto, quasi fosse appena sopravvissuta a una rissa degna di questo nome.
    Sollevò gli occhi al cielo quando l’infermiere tornò all’attacco sulle docce emozionate. Dai, glielo aveva appena detto che non avrebbe saputo come consolarle! Ma ce la vedeva davvero ad accarezzare un soffione della doccia e a convincerlo che non sarebbe stato poi così carino annodarsi per poi farla finita? Anche gli altri avevano diritto a lavarsi, non poteva mica essere così egoista! “Scusa!?” Esclamò quasi indignata, non colpendolo nuovamente al braccio – nell’esatto punto di prima – solo perché l’istinto di sopravvivenza del biondo gli aveva fatto schivare le nocche della Weasley. “Non ti ricordi neanche quando è il mio compleanno?” Shame on you, Dominic, ti sei fatto un nemico piuttosto potente. “Capisco Kain, ma… il mio?” Perché, diciamocelo chiaro, lo stesso infermiere pensava che Chelsey fosse too pure too precious per capire il suo riferimento e quali che fossero i sottotesti di quell’informazione. Ad essere onesti, Chelsey ricordava perfettamente tutte le date in cui era successo qualcosa per la prima volta con Kain, il problema è che nessuna di queste poteva essere considerata un vero e proprio anniversario, quanto più un computo dei giorni in cui era rimasta in attesa che l’altra metà dei Chain facesse pace col cervello e non solo con quello e che… boh, smuovesse qualcosa? Giusto per farle capire se dovesse dare alla stampa che avrebbe distrutto – ovviamente sul campo – il Cacciatore dei Tornados alla prima occasione utile. Una dichiarazione di guerra in cui avrebbe sentito fortemente ogni singola parola. Ok che ormai erano passati quasi due anni dalla prima volta in cui si erano baciati ma… Ma un corno. Kain era stupido e “Il mio compleanno è il 22 agosto e, citandoti testualmente, uno dei migliori eventi della stagione Non per vantarsi, ma il diciassettesimo compleanno della Furia Rossa era stato leggendario. Hyde Crane-Winston in consolle come DJ? Provate a batterlo. “Mentre Kain è un pesce d’aprile. In tutti i sensi. Ah ah ah vorrei prenderlo a pugni.” E no, sebbene il tono fosse il solito della Weasley – aka alto, gioviale, scherzoso – c’era un sottotono di astio che stava diventando sempre più difficile da celare.
    Tuttavia, bastava poco alla Rossa per far scivolare via tutte le emozioni negative, tipo focalizzare l’attenzione su argomenti in cui poteva avere un certo margine di controllo. Non chiese scusa per aver strattonato la manica di Dom, “è solo una camicia!”, e si limitò ad allargare le palpebre e a scuotere la testa con aria per lo più disinteressata, archiviando la questione come se non fosse successo nulla di così grave. Ed effettivamente non era accaduto nulla di grave. Però… PERO’ ERA BASTATO QUELLO A STRAPPARGLI UNA PROMESSA. Perché lo era! DOMINIC LE AVREBBE PRESENTATO ELWYN. E se non lo avesse fatto, oh se non lo avesse fatto le sarebbe bastato UN solo Bombarda in direzione dell’armadio del Cavendish. Giusto per ricordargli che fosse sempre, sempre una saggia idea avercela come amica e mai come una rivale.
    Just saying, Dom. She’s watching you.
    Per questo motivo non se la prese troppo quando, alla prima occasione utile e con una chitarra in mano, il biondo la abbandonò per andare dietro a… mh. Neanche sapeva chi fosse la tipa, ma di sicuro se la cavava in pista, troppo irrilevante per i canoni della Weasley, soprattutto quando in quella stessa stanza era presente il vero, unico e solo Elwyn Huxley. Ok, sì, doveva ammetterlo, era un po’ ossessionata ma lo avete visto??? Il tono grigio della giacca, come lo fasciava, le facevano provare cose indescrivibili. Poi stava flettendo il braccio? Non poteva far altro che sospirare, seguire la linea del suo collo fino a scendere sulle maniche e… “Bleah che schifo” comunicò, a nessuno in particolare, riversando il liquido alcolico nel bicchiere e poggiandolo sul bancone. Ew. Troppo… dolce. Fece schioccare la lingua sul palato, alla ricerca di un fazzolettino per togliere quel sapore orripilante dalla sua bocca e finendo con il primo bicchiere che le capitava a tiro. “Oddio che schifo… ma non ne avete acqua qui?” Domandò posando nuovamente sul bancone del bar un altro cocktail orribile, prima di bere a grandi sorsi l’acqua che uno dei baristi le aveva appena offerto. Tornò nella sua mistica contemplazione dell’uomo più sexy che gli universi avevano mai concepito – e Beh si era davvero impegnato perché guardate che roba!!! - giungendo ad un’unica conclusione.
    “Entro la fine della serata, devo limonarlo.” Fu questa la risposta risoluta che diede più a se stessa che alla nuova arrivata. “No, Nadia, non ci conto fino a dieci se devo saltargli addosso. E lo farò.” Perché dai, qualcuno avrei mai potuto dire che Chelsey Weasley in Dallaire fosse una persona normale? Non aveva ancora fatto niente che potesse far credere fosse veramente lei! Non aveva mostrato le tette come avrebbe fatto un’Halley qualunque per attirare l’attenzione, non aveva rubato nessuna bottiglia di super alcolici come avrebbe fatto una Phoebe qualunque e, cosa ancor più grave, non si era ancora buttata come una vera Hazel sul buffet per spazzolare ogni singolo vassoio! E c’era ancora chi aveva qualcosa da ridire?
    Spostò le iridi cerulee sul volto della giocatrice, molto più Hillcox che Rodriguez, ma se era riuscita ad arrivare fino a lei, il travestimento era bastato. Poteva sempre dire di essere la sorella di Nadia, quella mai vista e che aveva ereditato il gene dell’abbondanza? Proprio quella.
    “Anche tu col Martini? Credo di aver assaggiato quello di Dom e… Ew. Ho ancora i brividi. Come fate a berlo senza provare ribrezzo?” Se avesse gettato con nonchalance l’argomento Cavendish nella conversazione? Certo che lo aveva fatto. Poteva anche sembrare perennemente distratta dal Quidditch e disinteressata a tutto ciò che non riguardasse quello sport, ma era una tipa piuttosto sveglia e Nice non gliela stava raccontando giusta. La Weasley poteva contare sulla parziale memoria di Gryff e sul fatto che ogni volta che si trovava con Dom, la maggiore spariva dal suo radar alla velocità della luce.
    “Ah beh, quello anche io.” Sogghignò come un vero cattivo della Disney quando Nice annunciò di voler scoprire la verità e, in un modo o nell’altro, lo avrebbe fatto. Anche a costo di sguinzagliare Jekyll.
    “Ma quella è la tipa che di solito, per sfuggire dai fan, entra nei locali trasportata in una valigia? No, perché qui è arrivata senza!” Trotterellò attorno a Nadia, giusto per avvicinarsi di più al suo vero obiettivo e perché sentiva nell’aria il dolce profumo di sangue. Magari non sarebbe servito a niente il suo suggerimento, ma mai nella vita avrebbe lasciato che una potenziale rissa non si verificasse perché lei aveva soppresso un’eventuale miccia.
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    Niente di ché, risponde a Dom che ormai è andato via, risponde a Nice e la segue verso Taylor sperando scoppi una rissa :c


    Edited by C h e l l S E Y - 30/5/2021, 22:46
     
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    “Bastava così poco?” Domandò divertita, portando il bicchiere alle labbra e sorseggiando visibilmente il suo Manhattan. Non era dedita all’alcol, preferiva essere sempre sobria e in pieno controllo della sua vita – e di quelle di chi la circondava o, comunque, di coloro i cui segreti le davano un enorme vantaggio, oltre che potere –, ma una volta tanto poteva concedersi quel piccolo strappo alla regola, quell’essere meno rigida e meno Svetlana per lasciare che le parti più sopite di sé potessero tornare a galla e godere di quell’ora d’aria gentilmente concessa. Come facesse a restare sempre così composta anche nei momenti in cui sembrava dovesse essere in balia dello stress o sopraffatta dal suo lavoro? Annientando la parte più emotiva di sé, lasciando che venisse schiacciata dallo stacanovismo di Svetlana, dalla sua ambizione e dal suo perfezionismo. Era la facciata perfetta, impeccabile, il volto luminoso che mostrava al mondo perché non era così sicura che gli altri potessero reggere il confronto, che non potessero creparsi per l’improvviso flusso di emozioni. Aveva scelto di non avere un cuore perché non lo riteneva necessario, fondamentale, utile al suo scopo. Era un bagaglio troppo pesante che non avrebbe fatto altro che rallentarla. Maggie era stata abusata ed era troppo fragile, troppo gentile, troppo cordiale. Era sempre lì, nascosta in un angolo remoto della personalità di Svetlana, più come monito che per altro. Maggie era tutto ciò che rappresentava il suo passato, la memoria di un corpo debole che doveva tutto a quell’atto caritatevole dell’unica persona che, fino a quel momento, era stata in grado di sottrarla a quella spirale di autodistruzione e violenza in cui era entrata quando era ancora così piccola e indifesa. Eppure Maggie era l’unica che potesse ancora vantare quale legame che esulasse dalla sfera lavorativa. L’ennesima maschera, l’ennesima finzione. Eppure funzionava e non l’aveva mai tradita.
    Certo è che né la calcolatrice Svetlana, benché meno l’ingenua Maggie avrebbero potuto immaginare che quell’elenco di aggettivi potessero smuovere Holden al punto da fargli fare, letteralmente, il primo passo. Forse aveva esagerato, ne era consapevole, ma lo stesso Collins doveva rendersi conto che era quella l’immagine che dava di sé, almeno a lei, che aveva un quadro completo della sua storia e di quello che aveva passato negli ultimi mesi. Non aveva chiesto di Emma perché sapeva quello fosse un pulsante da non premere, non quando entrambi avevano bisogno di qualche ora di svago lontano dalle loro vite, dai loro problemi, dalle aspettative che si erano dati e che, probabilmente, non sarebbero stati in grado di soddisfare. Se da un lato Svetlana era capace di cadere sempre in piedi e di cambiare rotta in itinere, cercando di minimizzare il danno e ottimizzare le risorse che aveva nelle situazioni di crisi, lo stesso non si poteva dire per Holden, chiuso nelle sue convinzioni. Era sempre stato così: inamovibile. Lei aveva il compito di ricordargli – e di ricordarsi – che c’erano altre mille sfumature di significato, di intenzioni, di volontà che non poteva controllare e che non sarebbe mai stato in grado di prendere la giusta decisione se non si fosse prima scontrato contro la realtà. Doveva solo accettare alcune cose, come il fatto che fosse stato lo stesso Holden, ubriaco, ad essersi rivolto a lei nel momento di massimo bisogno. Maggie era stata autorizzata a dargli del patetico, incoerente e profondamente falso ogni qual volta la situazione lo richiedesse, questo perché era suo amico e lei, seppur in maniera del tutto non convenzionale, voleva onorare quel patto. Di amicizia, sia ben chiaro: lo avrebbe gentilmente appellato in quel modo comunque e non gli aveva detto neanche un decimo di quello che pensava davvero!
    Portò nuovamente il drink alle labbra, sollevando entrambe le sopracciglia e facendo schioccare la lingua quando Holden fece il suo ingresso nel terzetto peggio assortito che il mondo magico avesse visto negli ultimi anni. Eppure, una parte di lei, non avrebbe voluto altro se non tornare agli anni in cui la sua unica preoccupazione era non macchiare di smalto la pergamena su cui stava scrivendo il compito di Trasfigurazione. Gli anni in cui a Hogwarts non si faceva altro che spettegolare su Elwyn e Morley, soprattutto ogni qualvolta arrecavano ingenti perdite di punti alle proprie Casate. Erano così stupidi che erano quasi adorabili, specialmente se facevano vincere a Serpeverde la Coppa delle Case. Un aiuto esterno non guastava mai, ma loro… loro erano due Troll. In tutti i sensi.
    Si gustò ogni parola del Collins, quasi sperando innescasse quella bomba a orologeria che era il maggiore degli Huxley, come i vecchi tempi. I successi del Quidditch, il fatto che Peetzah fosse un vincitore, l’accenno alla stabilità emotiva dell’uomo… tutte queste potevano essere stilettate volte a pugnalare l’ego di Elwyn e, difficilmente, lei avrebbe potuto fare di meglio. Tuttavia, aveva qualche dubbio sull’argomento Quidditch: da quando il mercenario lavorava con lei, non lo aveva mai sentito nominare quello sport magico, non per vantarsi della sua carriera, benché meno per lamentarsene. Così come aveva sempre evitato – o ignorato – ogni accenno a quel fratello che sembrava quasi fosse apparso dal nulla.
    Se non fosse stato per l’intervento su Piz di una figura femminile, di cui l’avevano colpita per lo più gli ultrasuoni emessi dalle sue corde vocali, avrebbe lasciato che fosse l’ex Grifondoro a prendere la scena, ma il maggiore degli Huxley sembrava più sull’orlo di una crisi isterica e non in procinto di prendere a pugni qualcuno – almeno per il momento-.
    “Almeno questa volta non rischi di adescare ragazzine…” si avvicinò ad Elwyn, sfiorando con un dito perfettamente laccato i tre cuori che erano apparsi sul suo braccio. “Non essere triste, potrai rifarti alla prossima presentazione di fan fiction!”
    Per un attimo, un folle attimo, avrebbe voluto assecondare quella parte di sé che le suggeriva di raccontare ad Elwyn un’enorme balla sulla storia dei cuoricini che spuntavano sulle braccia delle persone; ma ce n’era un’altra, quella più preponderante, che le faceva credere che la verità sarebbe stata ancora più esilarante, soprattutto contando che anche Holden ed Ethan fossero a portata d’orecchio.
    Sollevò lo sguardo sull’ex giocatore di Quidditch, per la prima volta così vicino dall’inizio di quella serata e, forse, da più tempo di quanto non volesse ammettere.
    “Ogni cuore significa che qualcuno, in questa stanza, ha una cotta per te. Sfortunato nel gioco...”
    Probabilmente Elwyn non sarebbe morto affetto da una malattia incurabile, ma il suo ego sarebbe stato così grande da costringerli a uscire tutti dall’Amortentia.
    Ethan
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    Parla con Holden e lo segue. Parla con Elwyn e dice anche agli altri cosa sono i cuori


    Edited by ReLoad - 31/5/2021, 00:07
     
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    Nel momento stesso in cui la risposta di Morley Peetzah giunse alle orecchie di Ethan – un tempismo perfetto, di questo ne doveva rendere atto –, il più giovane degli Huxley percepì chiaramente la canzone “Oh no” di Capone fare da colonna sonora a uno degli incontri cui non avrebbe mai voluto assistere. Ok, forse solo se i due uomini fossero stati tenuti lontano dalla folla e confinati all’interno di un ring, dove ogni colpo basso era lecito e dove non avrebbe corso il rischio di dover chiamare con urgenza sua sorella perché Elwyn era stato coinvolto in una rissa e messo in cella dopo essersi opposto con violenza a un pavor, pur di tirare l’ultimo pugno a Piz e metterlo K.O. prima di un incantesimo lanciato dalla Security.
    Vide lo sguardo di Elwyn assottigliarsi e, ancor peggio, si rese conto che l’ex Grifondoro non sembrava minimamente intenzionato a una pacifica riconciliazione con il suo più acerrimo nemico, benché meno suo fratello.
    Diede un lungo sorso al suo gin, domandandosi perché avesse acconsentito, in primis, a recarsi lì con sua sorella e, in via sussidiaria, perché avesse scelto di andarci comunque non appena questa si fosse tirata indietro. Doveva aspettarselo, no? No. Da quel poco che gli aveva raccontato Liz, Elwyn si era allontanato dalla scena pubblica, quindi non avrebbe mai potuto immaginare di ritrovarsi in quella situazione, anche perché, se lo avesse saputo, probabilmente il suo carattere schivo e con la tendenza ad evitare i problemi piuttosto che risolverli, lo avrebbero spinto ad andare a sfidare un Dorsorugoso di Norvegia selvatico, piuttosto che prendere parte a quella ben poco allegra combriccola.
    Nel dubbio, soprattutto quando Elwyn insinuò che ci fosse qualcosa tra lui e la fantomatica Penn, diede un altro lunghissimo sorso, ponderando l’idea di defilarsela per andare a fare rifornimento di alcolici, dato che quella sera ne avrebbe avuto particolare bisogno. Se avesse detto che non avrebbe bevuto un goccio in quell’occasione? Dai, guardatelo, era praticamente un cucciolo di labrador al centro tra un pitbull e un doberman rabbiosi! Non sarebbe sopravvissuto e, soprattutto, ancora non aveva idea di chi fosse la tipa menzionata dai due! Forse l’avevano conosciuta a Hogwarts? Magari gli era sfuggita, non era facile tenere il conto delle conquiste dei due ragazzi, soprattutto quando erano soliti fregarsele a vicenda. E sì, era successo anche quello, tanto che non di rado era solito beccare nel baldacchino di Piz una delle fiamme di Elwyn e che fino a poche ore prima sembravano innamoratissime del fratello. C’era un giro non indifferente di scommesse sulle prodezze dei due e, a voler essere onesti, non sempre Ethan aveva puntato sul fratello. Conosceva i punti deboli di meglio di lui e, per un ragazzino che non aveva chissà quali entrate, faceva sempre comodo qualche galeone in più per comprare riviste sugli animali fantastici e a sostegno delle specie in via d’estinzione.
    Quello che Ethan non poteva sapere, è che la ragazza di cui stessero parlando i due fosse una degli Hilton più paparazzati dell’ultimo periodo, la stessa che spesso era protagonista di diverse speculazioni che riguardavano una sua presunta relazione con More. Oh, se solo avesse saputo in che guaio si stesse andando a cacciare Elwyn, probabilmente avrebbe fatto qualche passo indietro, ordinato un sacchetto di pop corn, e si sarebbe goduto lo spettacolo. A differenza di quando erano due draghi a litigare per una preda, almeno in questo caso avrebbe capito quello che i due si sarebbero urlati. O forse no, erano comunque due energumeni.
    Eppure, stentava anche lui a crederci, era riuscito a contenere un pochino la tensione tra i due, evitando che si lanciassero l’uno contro l’altro come i vecchi tempi. Doveva sapere che quella tregua apparente sarebbe durata poco, lo doveva capire nel momento stesso in cui Elwyn gli passava il suo bicchiere, dandogli delle responsabilità per cui non era ancora pronto. Era convinto che stesse per caricare un gancio destro dritto sulla mascella di Morley, invece restò di stucco quando lo vide sollevarsi la camicia e mostrargli l’avanbraccio.
    “Io non… non ne ho idea.” Disse sorpreso, sgranando appena gli occhi alla vista dei due cuoricini sulla pelle di Elwyn. Aveva avuto modo di conoscere e di vedere un sacco di malattie causate dalla vicinanza ad alcune specie di animali fantastici, ma nessuna di queste aveva mai avuto come effetto collaterale quello di far spuntare cuoricini sul corpo degli umani. Liberò la mano del suo bicchiere, dopo aver finito il gin, poggiandolo sul primo vassoio disponibile, cercando di dar fondo alla sua memoria. Peccato che, mentre suo fratello si rivolgeva a Piz, teso come un arco pronto a scoccare la sua freccia, sentì una leggera scossa sul braccio, nello stesso punto che il fratello aveva indicato poco prima. Scoprì la propria pelle e “Oh Godric. Elwyn, è contagioso. Qualunque cosa sia ce l’ho anch’io e… Merlino, a te ne è uscito un terzo!” Esclamò confuso, spostando le iridi azzurre prima sul suo braccio e poi su quello del fratello. "Quanto è grave?"
    In quel frangente accaddero diverse cose: Holden si avvicinò al gruppo e iniziò a elencare i successi del Peetzah e non lo aveva neanche degnato di uno sguardo, eppure era lì, davanti a lui; una tipa si lancia su Morley e, almeno, non è suo fratello che lo sta menando come Grindewald comanda, ma Holden non lo aveva ancora salutato; la ex non così tanto ex (?) di Holden si avvicinava a suo fratello e parlava di… minori??? E altre cose che non aveva ben capito, ma il gasp che si fece sfuggire fu piuttosto udibile – così come palese era il fatto che dubitasse dell’onore di suo fratello, ma lo aveva anche vissuto al suo peggio, fategliene una colpa - e Holden non lo aveva ancora salutato; la Piper aveva appena detto che quei cuori fossero rilevatori del fatto che qualcuno avesse una cotta per lui, in quella stanza. E Holden lo aveva salutato.
    Era stato un semplice hey, niente di così eclatante o formale, ma lo aveva riconosciuto e… gli aveva rivolto la parola. Ok, un suono, ma era più di quanto Ethan si aspettasse. C’erano tante, troppe cose che non gli tornavano: perché non era lì con Emma? Perché aveva chiesto a Maggie di accompagnarlo? Perché non gli aveva scritto che sarebbe andato a quell’inaugurazione? Perché non gli aveva più scritto?
    Forse rispondere agli ultimi due quesiti era più facile rispetto ai primi due, bastava fare un piccolo esame di coscienza e addossarsi nuovamente le colpe di tutto quello che tra loro non andava e che non sarebbe mai andato. Di quello che Ethan non avrebbe mai ammesso – ovvero che Holden gli mancava ancora di più ora che era in Inghilterra rispetto a quando c’era mezza Europa a dividerli – e di quello che stupidamente aveva rivelato. Era stato chiaro sul non volersi accontentare più delle briciole, dei residui di affetto che Holden gli aveva riservato negli anni, eppure quelle tre lettere erano state in grado di fargli perdere l’equilibrio, di farlo saltare su quel filo, noncurante dell’abisso.
    Non voleva ignorarlo, non ci sarebbe mai riuscito neanche se avesse voluto, neanche se avesse ascoltato quella coscienza che gli diceva che in quella stanza c’erano talmente tante persone che quel cuore non era, né mai sarebbe potuto essere di Holden. Perché era impegnato, perché stava con Emma, perché la amava. Ethan non faceva parte di quella vita, benché meno di quegli affetti.
    Eppure… eppure si sciolse in un sorriso radioso solo perché l’altro lo aveva salutato, perché era consapevole che Ethan fosse lì e avesse scelto di non ignorarlo.
    “Hey, anche tu qui!” rispose qualche istante dopo di troppo, l’incredulità che permeava la sua voce, il suo sguardo, ogni fibra del corpo di Ethan. Dopo otto mesi, non se lo aspettava. In realtà non si aspettava nulla.
    Voleva abbracciarlo, ma era sicuro di non poterlo fare, per questo si limitò a sorridergli, ignorando quella punta di dolore che si diramava dal suo petto.
    “Vieni spesso qui? Io ci sono stato solo una volta ma era ridotta in macerie.”
    No, non voleva parlare del disastroso evento e delle circostanze che lo avevano spinto a passare una giornata con Dominic Cavendish, ma sentiva che se non avesse parlato, se non avesse detto qualcosa, Holden sarebbe andato via.
    “Ho letto qualche tuo articolo, mia sorella a casa ha un sacco di riviste e giornali e…” si passò una mano tra i capelli, scompigliando i ricci con l’intento di spazzare via l’imbarazzo prima che gli imporporasse le orecchie, rendendole della stessa sfumatura dei colori di Grifondoro. “Quello sui metodi per combattere l’insonnia è il mio preferito, mi sono divertito molto leggendolo e… sei davvero bravo.”
    Forse il migliore.
    Uno scrittore nato.

    Ma non ebbe il coraggio di dirlo. Era pur sempre un Ethan e lui pur sempre Holden.
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    Teme che Elwyn e Piz si prendano a pugni, gli sbuca un cuoricino sul braccio, muore per l'hey di Holden.
     
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    morley peetzah
    harpies' coach ✦ 28 yo ✦ not again...???
    we could be the way forward
    And you asked me to dance, but I said, "dancing is a dangerous game".
    Oh, I thought: "This is gonna be one of those things"
    Come ad ogni (role di gruppo) evento che si rispetti, ti distrai un attimo (more like: due settimane) e succedono un sacco di cose.
    Avevamo lasciato Piz in compagnia di Ethan e quello scassaBolidi di suo fratello, quel buono a nulla che alcuni ancora definivano “un Campione” (Chelsey, guardiamo te, rischi di finire in panchina a vita.) quando in realtà era solo un cretino ex Corvosecchia senza arte né parte. Cosa aveva combinato nella vita? NIENTE. E, di sicuro, non aveva collezionato successi e coppe che Morley poteva vantare, sia come giocatore che, più recentemente, come allenatore. Avrebbe voluto elencare una per una le vittorie conseguite negli anni, vantandosi con Elwyn per dimostrare ancora una volta chi tra i due fosse il vero campione, e chi un fallito di prima categoria. E, credetemi, l'avrebbe anche fatto perché non era così maturo come gli piaceva credere, il Peetzah, se non fosse stato per Ethan, mediatore improvvisato che rischiava di prendersi un gancio sulla mascella al primo pugno tirato: perché non c'erano dubbi sul fatto che, prima della fine della serata, Piz avrebbe messo le mani addosso ad Elwyn – e viceversa. Non serviva nemmeno più una scusa, oramai, la sola presenza dell'altro ragazzo lo triggerava abbastanza da fargli perdere qualsiasi barlume di lucidità e compostezza. Sentiva già le mani prudergli, e vibrare dalla voglia di collidere contro il bel visino insolente dell'ex Falcon.
    Gli ci volle ogni briciolo di forza di volontà per staccare lo sguardo – rabbioso – dal maggiore degli Huxley per postarlo sull'allevatore di draghi, che si limitò a fissare qualche secondo prima di trovare le parole adatte con cui rispondere: era entrato in modalità sedicenne pronto alla rissa e faticava un po' a trovare vocaboli intelligenti con cui portare avanti una conversazione (in pratica: era un Morley tipico in qualsiasi momento della sua vita). Annuì, infine, senza aggiungere nulla a quell'affermazione lasciata lì tanto per, con il solo scopo di calmare gli animi e provare a recuperare una situazione già persa in partenza: se Ethan sperava di distrarlo chiacchierando del più e del meno, o portando la conversazione sull'argomento “sorelle minori”, non lo conosceva affatto.
    E, infatti, il secondo dopo Piz stava nuovamente rivolgendo la sua attenzione ad Elwyn, riflettendo su come sbattergli in faccia quei successi che non avevano minimamente a che fare con il campo da gioco o il campionato; voleva dirgli tutto di Penn, della loro storia (non) ufficiale, di Bangkok, della sua inaspettata paternità, del mondo in cui la sua vita era cambiata (mettendolo a dura prova e spaventandolo non poco, ma questo non lo avrebbe ammesso, non davanti ad Elwyn, MAI.) e tutto quello che era successo tra loro in quell'ultimo anno. Gli avrebbe sbattuto in faccia qualsiasi trionfo, qualsiasi traguardo raggiunto, qualsiasi vittoria... se solo avesse creduto fossero affari suoi. Una parte di Piz, quella più infantile e che aveva sempre, sempre, preteso di avere la meglio sul Corvonero, spingeva affinché l'uomo cedesse ed elencasse tutta quella serie di piccoli grandi traguardi che, era certo, Elwyn non sarebbe mai riuscito a realizzare; ma, un'altra parte, quella che ogni tanto gli ricordava di essere un uomo adulto con delle responsabilità e che dovesse smetterla di fare il cazzone quando e come gli pareva, lo fece desistere. Non avrebbe dato ad Elwyn la soddisfazione di rendersi conto che, almeno un pochino, le sue parole lo aveva infastidito; non poteva cedere! Così preferì passare al contrattacco, perché Morley Peetzah non giocava mai partite in difesa: per lui era importante attaccare sempre, attaccare per primi, e non mostrare mai segni di cedimento. Era ciò che ripeteva sempre alle sue Arpie.
    «Co-cosa stai facendo, smettila, sei inquietante.» Elwyn che sorrideva era davvero, davvero, inquietante agli occhi dell'ex Grifondoro, per quanto finta o tirata potesse essere quell'espressione. Poi, rivolgendosi ad Ethan, aggiunse: «per me, più che un Chiuhuahua sembra un Carlino. Guardalo,» Indicò con un gesto vago della mano il volto di Elwyn, «uguale. Stessa fronte rugosa quando tiene il broncio; stesso muso schiacciato... per Godric, Huxley, non te l'hanno spiegato che i Bolidi vanno respinti con la mazza e non con la faccia?» Detto da lui che s'era fatto disarcionare da un bolide era quasi comico. Quasi.
    Gli mollò un paio di pacche sulla spalla, per poi allontanarsi velocemente ed assumere una posizione pronta a respingere eventuali contraccolpi – un po' ci sperava in una risposta da parte dell'altro, la rissa era sempre un'opzione che Piz accettava molto più che volentieri. L'unica pecca è che non potevano esattamente picchiarsi lì dentro, altrimenti Penn lo avrebbe radiato dalla famiglia – con grande gioia di Yale, certamente.
    «Come mai sei qui?» ««Immagino creda nei miracoli.»»
    Okay, va bene, al diavolo le buone maniere e la festa sciccosa e di lusso; voleva vedere il sangue di Elwyn zampillare copiosamente da labbra, sopracciglia, naso. Voleva sentire la mascella dell'ex giocatore spaccarsi sotto il peso delle sue nocche, come tante volte era successo in passato.
    Ma per fortuna di Elwyn, in pochi minuti successero tante cose, che misero in pausa tutta la storia “Elwyn vs Piz”: andava avanti da più di un decennio, d'altronde, potevano aspettare altri dieci minuti prima di azzuffarsi come i ragazzini che erano.

    «Che cosa mi hai fatto?»
    Entrambe le sopracciglia a svettare alte oltre la fronte, l'espressione di confusione e disgusto dipinta sul volto sinceramente spiazzato di Morley. «Ma ti pare che io... ti faccia un cuore? Al massimo, l'unico segno che ti lascerei al momento, e con grande soddisfazione devo dire, sarebbe un occhio nero.» Incrociò le braccia al petto, mentre anche Ethan si univa a tutta quella storia dei cuoricini vibranti apparsi dal nulla. «Ma in che senso...» era visibilmente shockbasito: Elwyn aveva vibrato tre volte e lui manco una? The audacity. Il mondo magico doveva proprio rivedere le sue priorità.
    Inoltre........ «PENN??» Che ora era troppo impegnata a far vibrare una (finta e) biondissima Taylor Swift, ma più tardi avrebbero fatto i conti. Anche se non è ci è chiara una cosa: le ship canon vibrano? Immagino di sì, dai.
    Ma tornando all'allegra (ah ah no.) combriccola che s'era radunata vicino alla fontana; prima ancora di vederlo, Piz aveva sentito la mano di Holden posarsi sulla sua spalla e la voce familiare del giornalista sciorinare la sua serie di successi, che portò l'allenatore a gonfiare il petto e rivolgere un'espressione di superiorità in direzione dell'ex Falcons: beccati queste, gne gne gne.
    Era già pronto a battere il cinque con Holden, se non fosse stato per quell'ultima affermazione che provocò nuove crisi mistiche interiori nel Peetzah.
    «AH AH AH, la stampa. Sempre pronta a ricamare storielle al primo accenno di scoop Diede anche lui una pacca sulla spalla del Collins, sforzandosi di accompagnare le sue parole con una risata poco sincera. Sarebbe giunto il giorno in cui Piz avrebbe finalmente annunciato ufficialmente la sua relazione con Penn, ma non era quello il giorno: dovevano prima parlarne tra di loro, e poi avrebbero lasciato un commento ufficiale alla stampa. Forse. Per il momento, Piz poteva solo smentire (o alimentare, a seconda di come gli girava) le voci sulla loro presunta (ma vera) relazione e il loro presunto (ma verissimo.) figlio.
    In quel momento, Piz preferì non optare per nessuna delle due ma, anzi, allontanare quanto più possibile la conversazione da quel discorso; tornò quindi ad agganciarsi alle parole di Ethan, a cui rispose con un «nel suo caso?» un pollice ad indicare Elwyn, «gravissimo; per lui non c'è più niente da fare.» Erano anni che lo sosteneva!!!! Ed era pronto a ripescare “gli infiniti motivi +1 per cui Elwyn Huxley dovrebbe essere rinchiuso nel reparto psichiatrico del San Mungo” - una lista dettagliata che un giovane Piz appena dodicenne aveva buttato giù con foga e passione e che veniva costantemente aggiornata ogni volta che Elwyn faceva qualcosa da... beh, Elwyn - se qualcuno non gli fosse piombato addosso rompendo la barriera del suono pronunciando una sola sillaba.
    Ora: c'erano solo due persone al mondo in grado di raggiungere quelle frequenze, e l'allenatore era quasi certo che agli studenti non fossero stati consegnati inviti, specialmente alle tasse con evidenti problemi nel gestire l'euforia e il tono di voce. Quindi rimaneva una sola persona; una persona che More non si sarebbe aspettato di vedere lì. «Zoe?!»Non era il genere di festa che la Cox prediligeva, ma era anche vero che dove c'era da mangiare (gratuito), solitamente, c'erano anche le zilly. «Che bello vederti qui!» Era bello davvero, quasi inaspettato dfghjkhjk «Dove hai lasciato la tua dolce metà?!» Cameron? Ma ovvio che no, dell'idiota serpeverde non fregava niente a nessuno. «L'hai lasciata a badare a Flo?» O meglio, conoscendo la Johnson, era più probabile che fosse la bambina a badare alla zia. «Posso offrirti qualcosa da bere?» Era così felice di vedere la sua amica che per un attimo (uno solo.) si era quasi dimenticato della promessa di una rissa. Ma durò poco, perché la voce di Ethan lo riportò a prestare attenzione alla conversazione e........ santo Godric. Scosse il capo con veemenza, certe cose non cambiavano proprio mai (disse quello che a trent'anni ancora s'azzuffava con l'arcinemesi adolescenziale). «cos -» appena un sussurro, il suo, mentre osservava Ethan scavarsi la fossa da solo; non potè non roteare gli occhi al cielo, il Peetzah, a dimostrazione che Joni da qualcuno aveva ripreso (e affinato) quella sapiente arte, per poi allungare una mano verso uno dei camerieri di passaggio. «Vediamo... ah, okay, ce lo faremo andare bene,» annunciò, mentre iniziava a distribuire calici di bollicine ai presenti. «Prima le signore,» un calice e un sorriso cordiale in direzione della proprietaria del Lilum, stupenda quel giorno come sempre, d'altronde. Poi fece il giro dei presenti (aveva detto ladies first, quindi Zoe per ultima < 3) ma saltò volutamente il maggiore degli Huxley – poteva andarselo a prendere da solo un bicchiere, se proprio ci teneva. «Gn, okay, va bene. Ma glielo passi tu.» Bofonchiò massaggiandosi il fianco dove la Cox lo aveva preso a gomitate, per invitarlo a passare un flute anche all'ex giocatore. «Salute!»
    Tra una rissa annunciata, qualsiasi cosa ci fosse tra Svetlana e Huxley, qualsiasi cosa non ci fosse tra Ethan e Holden... beh, era meglio berci su e via; magari le bollicine avrebbero aiutato. A fare cosa? Non si sa, ma aiutavano sempre – e qualcuno lì era già sulla buona strada per una sbronza epocale.


    boh ho perso il filo, parla col gruppetto sempre più numero, insulta elwyn, classiche cose da piz insomma
     
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    ehi, piz, guarda il braccio!
     
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    Chi, in ogni circostanza, tende a reagire in modo eccessivamente drammatico; chi si infervora per ragioni futili o ingigantisce questioni irrilevanti. Vedi anche: Elwyn Huxley.

    Eppure, non gli sembrava di star ingigantendo un bel niente. Era riuscito a godere soltanto di pochi minuti di pace prima di incontrare il fratello con cui non parlava da anni (a causa di una quisquilia quale l'omicidio), seguito dall'arcinemesi del mercenario (sottolineatura sempre doverosa per non sminuirne il ruolo nella vicenda), spalleggiato a sua volta dal colpevole (di parte) delle sofferenze di Ethan (ma Elwyn, generoso com'era, gliele aveva attribuite tutte), accompagnato dalla ragazza con cui lo scrittore aveva fatto sesso per un anno (e con cui avrebbe voluto farlo l'ex-corvonero da una porzione di tempo tristemente più ampia) – che al mercato mio padre comprò. Aveva il sacrosanto diritto di definire quella situazione drammatica.
    Irrefrenabile attrazione verso litigi, sceneggiate e gossip, unita a un atteggiamento di profondo vittimismo dovuto:
    1) al bisogno di attenzioni

    «Sul serio?» lui, Elwyn Huxley, aveva bisogno di attirare l'attenzione di Morley Peetzah? Assolutamente no. Forse, in passato, aveva tentato di farsi notare dal maggiore in un paio (di decine) (di centinaia) di occasioni, ma soltanto per mostrargli un talento di cui l'ex-grifondoro era chiaramente sprovvisto – nel Quidditch, s’intende. «Tu vuoi insegnare a me» convinto di essere diventato un (nello, cit.) meraviglioso esemplare di manzo nonostante le scazzottate e le pallonate in pieno viso «come evitare i bolidi?» sorrise, solleticato dall'ironia di quelle parole che gli urlavano di andare oltre, di toccare quel tasto che avrebbe spinto il rivale a dare inizio alla rissa (permettendo all’ex-corvonero di mantenere la tacita promessa fatta al fratello) e sporcare l'immagine di bravo ragazzo con un gesto di cui avrebbero parlato i giornali scandalistici il giorno successivo. "Morley Peetzah aggredisce l'ex-stella del Quidditch Elwyn Huxley, ma viene messo al tappeto da quest'ultimo. L'americano, mediocre nello sport quanto nel combattimento corpo a corpo…" immaginava così l'incipit dell'articolo, elogio più, elogio meno.«Mi stai letteralmente supplicando di infierire. Te ne rendi conto, vero?»
    E poi, era una questione di necessità: era indispensabile (no, non lo era) che qualcuno sgonfiasse l'ego dell'uomo, ringalluzzito da quei complimenti che Holden aveva avuto l'ardire di citare vanificando, così, il faticoso tentativo dell’Huxley di evitare ogni notizia in merito. Uno sconsiderato gesto che si aggiungeva alla decisione dello scrittore di unirsi al gruppo e alle già citate colpe passate.
    2) al non essere in grado di dimenticare e/o perdonare
    Era forse un delitto possedere una memoria talmente ferrea da ricordare ogni insignificante dettaglio o espressione altrui fino a farne una questione di stato anche se non direttamente coinvolti nella vicenda? Ovviamente no, non era lui il cattivo della storia; eppure, Holden sembrava non capirlo. Si concesse qualche istante per (canalizzare le proprie energie e nascondere il profondo fastidio che sentiva montare dentro) far scalare al Collins la classifica dei suoi mortali nemici e replicò con un «Ecco, vedi che succede quando non sei in campo?», scegliendo di ignorare il fatto che una parte dei meriti, per i risultati raggiunti, spettasse di diritto all’allenatore della squadra vincente – inezie. Spostò lo sguardo su Holden quando un urlo assordante, accompagnato dal volo di una donna in direzione dell’allenatore delle Harpies, lo costrinse a rimandare la stilettata che aveva in serbo per lo scrittore. L’urlo e quel «Almeno questa volta non rischi di adescare ragazzine…» che rischiò di far trapassare suo fratello nel giro di pochi istanti.
    3) all'avere un determinato disturbo emotivo tale da finire per rendere più complessa la vita di tutti coloro che lo circondano
    Perché avrebbe potuto raccontare a se stesso che era Margaret a rendergli la vita difficile, tra scommesse umilianti e costanti frecciatine, ma si sarebbe rivelata una scusa fin troppo grande persino per un bugiardo patologico come il mercenario. Era Elwyn il problema. Sempre e solo lui.
    «Non ho adescato nessuno.» lo sapevano entrambi (che aveva usato il suo potere solo per provarci con tutte le sue compagne nelle Harpies), ma ci teneva a non far ripartire il suo rapporto con Ethan con una pendente accusa di pedofilia. Solo a quel punto, diede le spalle al minore e si concentrò esclusivamente sulla donna, sfruttando la posizione del braccio solleticato dall’ex-serpeverde per chiudere le dita attorno al suo polso, in corrispondenza del tatuaggio magico comparso sulla sua pelle. «Una cotta, quindi.» come quelle tra adolescenti? O un'infatuazione come quella della Weasley, che continuava a inviargli lettere in cui i resoconti delle sue prestazioni sportive erano intervallati da una sfilza di complimenti? Oppure qualcosa di più, e di cui avrebbe avuto certamente timore? Dischiuse la bocca, come a voler proseguire il discorso, a voler aggiungere di essere interessato soltanto ad uno dei battiti che aveva avvertito in prima persona, ma gli sembrò fin troppo da ammettere ad alta voce – e forse, non sarebbe stato comunque abbastanza per compensare tutte le risposte che non aveva dato alla proprietaria del Lilum, nel corso dei mesi. O per ottenere una replica affermativa alla successiva domanda. «Andiamo via?»
    4) a tutte le precedenti risposte
    Oh, giusto, non aveva ancora rovinato la serata di Holden e Ethan – volutamente, nel caso del primo, come effetto collaterale per quanto riguardava il secondo. Dopottutto, era convinto di farlo per il suo bene, Elwyn. Perché aveva sentito quegli imbarazzanti complimenti con cui il fratello aveva accolto lo scrittore a braccia aperte ed era sicuro che sarebbe bastata una parola di quest'ultimo per farlo cadere nuovamente ai suoi piedi. E non poteva permetterlo. O meglio, avrebbe potuto, ma non ne aveva intenzione. Mandò giù lo spumante che gli era stato servito da Morley – e si assicurò che gli altri avessero fatto lo stesso, per non essere investito dall’alcol – e si rivolse al Collins. «Ehi, Holden, non ho visto Emma» cosa ne sapesse lui della donna? Poco e niente, ma gli era sembrato di capire che il fratello fosse particolarmente interessato al loro rapporto. «con voi» ci teneva a specificarlo, per non insinuare che Margaret fosse lì come rimpiazzo e scatenarne le ire. Perché chi era lui, nella sua innocenza, a giudicare la sanità mentale dello scrittore nel decidere di presentarsi ad un evento con la fidanzata e la ex? Nessuno, era perfettamente plausibile! «Va tutto bene tra voi due?» a quel punto, il Collins avrebbe potuto rispondergli in qualsiasi modo: avrebbe potuto confermare, stizzito, che la loro storia fosse ancora in piedi, avrebbe potuto confessare fosse andata in frantumi o avrebbe potuto scegliere di mandarlo al diavolo; non aveva importanza, per lui. Avrebbe lasciato che fosse Ethan a trarne le giuste conclusioni.


    Sì, so che la festa è finita da un pezzo, ma chi sono io per impedire ad Elwyn di farsi odiare da 4 persone contemporaneamente? È il suo hobby preferito dopo la pittura!
     
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35 replies since 11/5/2021, 17:07   1390 views
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