Filled the pool with champagne

festa d'inaugurazione ♥︎

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    ehi, ethan, guarda il braccio!
     
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    the 'fun' in 'funeral'

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    no thoughts & head empty
    "it's been a long week" i say in the middle of the day on monday + sex with demons was totally chill until the church ruined it

    («bucky»
    «eddie»)

    «posso farti una domanda?» sapeva di non potersi più tirare indietro, scottsdale. le lettere a carattere sinuoso dell'insegna le puntavano contro quasi volendola accusare di qualcosa, molto probabilmente stupidità - cosa stai facendo!?, le gridavano, torna subito a casa! ma anche se gli occhi le lacrimavano per una congiuntivite indotta da stress e fosse costretta a tenere le mani chiuse a pugno per non farle tremare, bucky non aveva alcuna intenzione di fare dietrofront. la tentazione spericulata era forte, ma ancora di più era la necessità di dimostrare qualcosa a se stessa prima ancora che agli altri: ce la posso fare.
    non a passare una serata in mezzo a perfetti estranei, ma circondata da volti fin troppo familiari, quelli che già sapeva avrebbe potuto trovare ad una festa come quella. non esisteva tortura peggiore, per lei.
    «tipo quiz??? adoro i quiz! controllerai se dico la verità?» quando il ragazzo (che in quel momento tanto ragazzo non sembrava) si toccò la fronte picchiettandovi contro l'indice sinistro bucky scosse la testa, rallentando il passo per inchiodare le iridi verde acqua in quelle altrettanto chiare di lui. «no, mi fido» solenne, quasi, nel pronunciare quella che a conti fatti era una bugia. o una mezza verità.
    si fidava della persona che lei aveva conosciuto in un'altra vita, mai più lontana dal giovane uomo (donna.) che le stava accanto; era poco, ma a bucky bastava per non sentirsi costretta a leggere nella mente di edward moonarie. era tutto troppo strano lì dentro. più strano di quella volta che osservando un Cam sovrappensiero aveva intravisto zio arci con la tunica e gli occhiali da sole ballare la lambada - un istante era stato sufficiente per imprimere la scena in modo indelebile nella sua memoria.
    «awww.. e fai malissimo!» era la risposta che si aspettava, bucky, dopo mesi di appostamenti al BiDEt ed innumerevoli frappé alla vaniglia, e l'ultima che scottsdale avrebbe mai potuto prevedere se a dargliela fosse stato Julius Winston. quello stesso ragazzino che aveva fatto da baby sitter a lei e erin quando tessa e noah dovevano frequentare le lezioni, così pure of heart and dumb of ass che nessuno aveva mai avuto dubbi sulla paternità di mitchell. «avanti, spara» solo a quel punto, Bucky fermò il proprio incedere voltandosi verso il Moonarie, un sopracciglio castano sollevato e le dita tese della mancina ad indicare distrattamente l'outfit scelto dal ragazzo per la serata «perchè?» una domanda importante, quella.
    con tutta una varietà di repliche possibili, anche perché i dubbi nei confronti di Edward erano sempre fin troppi; doveva saperlo anche il Serpeverde, mano a sfregare il mento perfettamente liscio, un'unghia laccata di fresco premuta sul labbro inferiore «perche ti ho trascinata a questa festa o perché ho scelto la tutina viola al posto della gonna leopardata?» era certa, Bucky Barnes, che se avesse dato un'occhiata tra i pensieri di Eddie avrebbe trovato lo stesso identico quesito, senza alcun filtro a celarne le intenzioni «piu che altro perché hai deciso di farti crescere le tette» con rassegnazione evidente, la telepate vide un ghigno tendere le labbra corallo, perfettamente in tinta con il il velo quasi impercettibile di blush sulle guance; anche con quei connotati, il sorriso squalesco di Edward Moonarie era inconfondibile, e preoccupante.
    «in questo caso l'unica risposta che posso darti è:» Eddie schioccò le dita un paio di volte di fronte a sé, e a quel suono ritmato un'altra voce squillante e carica di adrenalina si interpose tra di loro, così come la persona cui apparteneva «BUT I KEEP CRUISING CAN'T STOP WON'T STOP MOOOVING IT'S LIKE I GOT THIS MUUUSIC IN MY MIND SAYING IT'S GONNA BE ALRIGHT!» era normale che Eddie stesse già twerkando, nei panni (letteralmente) di Taylor Swift mentre Gwen gli/le tirava pacche sul sedere seguendo il ritmo? Bucky aveva smesso di chiedersi cose del genere, ma Edward riteneva di sì - non era solo normale, ma legittimo.
    lui e Gwen erano fatti della stessa sostanza di cui sono fatti gli incubi di Barbie, e come tale si capivano al volo; si trovavano, come strane e un po spaventose anime gemelle, la stessa luce caotica a brillare negli occhi chiari di uno e in quelli scuri dell'altra.
    certo, a Eddie mancava di sapere quel piccolo dettaglio che Taylor Swift fosse in realtà la madre naturale della perpetua, ma non è che un'informazione del genere lo avrebbe convinto a desistere; aveva un piano per la serata, del quale aveva già messo al corrente Penn Hilton perché era un gentiluomo e non voleva che le venisse un infarto, e intendeva portarlo a termine. ok, più che un piano vero e proprio era solo un'idea abbozzata secondo la quale doveva limonare con più gente possibile e poi scappare trascinandosi dietro le sue due ancelle, ma Gwen lo aveva comunque avallato - a Bucky bastava leggere loro nel pensiero, non c'era bisogno di metterla verbalmente al corrente, suvvia «ti sembra abbastanza come risposta? abbiamo soddisfatto la tua curiosità?» chiese alla minore, osservandola con un sorrisetto sghembo dall'alto al basso: Bucky raggiungeva a stento il metro e sessantacinque di altezza, e di solito Edward poteva guardarla negli occhi senza nemmeno doversi piegare sul bancone del BDE (era sempre stato bassetto, ma compensava con altro come Richard Quinn può testimoniarvi - chiedeteglielo eh!), ma non quella sera; non con quello stacco di coscia e gli stivali con il tacco alto. Il Mangiamorte ci filava sopra liscio e sicuro quanto una Ciuliah sulle scalinate romane, scalando vette mozzafiato che solo alcuni eletti tra cui il fantomatico Julian Bolton avevano osato raggiungere (Eddie si era informato sul piede da 30cm, ma con garbo: a Giuliano mancava ancora qualche anno per entrare davvero nel suo radar) «credo che riuscirò a farmela bastare, ho visto e sentito a sufficenza»
    aww, sempre così piena di vita!
    «oh, Buckannon, ancora non hai visto niente» sorrideva, taylor, ma dal suono mellifluo della sua voce suonava comunque come una minaccia, e nemmeno tanto velata. gli occhi verdi della telepate, che avevano appena compiuto un giro completo su se stessi tentando di sfuggirle dal cranio, si fissarono sulla porta d'ingresso di Amortentia, divenuto improvvisamente luogo amico dove rifugiarsi e magari tentare di scomparire tra la folla degli invitati «ho bisogno di bere» e, almeno su quello, erano tutti e tre d'accordo.

    «ma quella è taYLOR SWIFT?!?»
    sembrava un ottimo momento per sgattaiolare via, e Bucky non se lo fece ripetere due volte: intanto perché Eddie e Gwen avevano puntato subito all'organizzatrice della festa, la minuta Penn Hilton che Bucky conosceva meglio come la mamma di Bank, il cui solo pensiero si legava inevitabilmente a tanti - troppi - altri.
    river
    al
    maeve
    mabel
    lynch
    cj
    meara
    sua madre
    suo padre
    tessa-

    «basta» a se stessa, ai pensieri di chi le stava intorno, a quel chiodo fisso che non la lasciava mai davvero. odiando a morte quell'abito da cocktail senza tasche che Gwen le aveva prestato, per colpa del quale non poteva nascondere le proprie mani chiuse a pugno, Bucky si diresse prontamente verso il bar improvvisato, seguendo prima il profumo di fuori e calendula dei prodotti usati per i massaggi e poi quello più secco e confortante dell'alcol. non era una bevitrice accanita, ma un'estimatrice in casi di emergenza.
    e quella era decisamente un'emergenza.
    «un margarita» disse solo, tamburellando con le dita sul bancone grata che non ci fosse uno sgabello alto e scomodo sul quale arrampicarsi; si sentiva già fin troppo nuda con quea gonna corta e a sbuffo senza doverla sollevare ulteriormente per stare appollaiata sul trespolo. riconoscere Heathcliff, in piedi alla propria sinistra con un bicchiere da cocktail tra le mani, fu istantaneo e quasi indolore, come una scena già vista - per un attimo, giusto quella frazione di secondo, Bucky fu di nuovo Scott ed entrambi due ragazzini seduti sul tetto di una casa con le gambe penzoloni nel vuoto.
    in totale, assoluto silenzio, un miracolo ottenuto solo grazie a sguardi truci e velate minacce.
    ma quel ragazzo biondo non era Heath, non più, e quando la magia si spezzò Bucky sentì il bisogno di quel margarita ancora piu forte di prima; ma aprì la bocca comunque, senza sapere in anticipo cosa avrebbe detto, quasi contro la propria volontà «la wine therapy sembra interessante» gli aveva letto nel pensiero mentre valutava se fare o meno il trattamento per i capelli? forse, ma la verità era che non ne aveva davvero bisogno, non con quelli che conosceva. «BUUUUUUUCKY MI PRENDI UN COSMOPOLITAN?????» era forse Taylor Swift quella che si sbracciava dalla pista da ballo ready to cause a scene (edward moonarie fiutava la tensione sessuale come un segugio a chilometri di distanza, e qualunque cosa stesse succedendo tra Ethan, Elwyn e Morley Peetzah era pronto a salutarci proprio nel mezzo)? al sopracciglio inarcato e all'espressione sorpresa del - Heathcliff - ragazzo biondo Bucky rispose con un'alzata di spalle «sono la dama di corte di Taylor Swift» what a time to be alive.



    entrano tutti e due con Gwen, Eddie ha l'aspetto di Taylor Swift.

    dentro Eddie va a salutare Penn, Bucky parla con Dominic ❤
     
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    ehi, holden, guarda il braccio!
     
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    Le regole che aveva appena finito di esporre il Cavendish non le piacevano affatto. C’è anche da dire che, in generale, non fosse molto amante delle regole e che, contando da quanto tempo cavalcava manici di scopa, aveva più o meno effettuato quasi tutti i falli presenti nel Quidditch, stando ben attenta che l’arbitro, in quel momento, non guardasse. Bisognava avere classe e stile anche nel disarcionare i giocatori avversari dalla scopa e la Weasley ne aveva fatto un’arte: i lineamenti delicati dell’ex Grifondoro potevano anche trarre in inganno i meno esperti, ma c’era sempre quel sorrisetto furbo impresso sul suo volto che avrebbe dovuto – almeno per chi aveva avuto modo di conoscerla da lunga data – mettere tutti in guardia.
    La Weasley era, letteralmente, una mina vagante e non aveva mai avuto la benché minima intenzione di adeguarsi, appiattirsi alle convenzioni sociali. Trovava il galateo e il buon costume noiosi e non avrebbe mai voluto vivere la sua vita costretta in un elegante tubino a compiacere chiunque avesse avuto la sfortuna di incontrare.
    Odiava le feste al maniero dei Black, erano così opulente e sfarzose che l’avevano sempre messa a disagio, facendola sentire inadeguata e fuori posto, almeno quanto lo era Kain con i dettagli più stravaganti dei suoi outfit che sfuggivano al controllo attento e maniacale di Berenix Black, tanto che si era sempre chiesta perché fossero obbligati a parteciparvi entrambi, quando chiunque avrebbe potuto pensare preferissero essere altrove, possibilmente su una scopa e con una pluffa in mano a fare qualche tiro. Solo di recente, quando i pensieri su Kain occupavano tutto lo spazio della sua mente che non fosse impegnato a memorizzare schemi e proiettarli sul soffitto come una Regina delle Mazze qualunque, si era resa conto che, probabilmente, invitarla per la Black non era mai stato un atto gentile e cortese, un gesto d’amore e di apertura nei confronti del nipote, quanto un monito per l’Arpia: non sarai mai una di noi. Una verità scomoda che Chelsey aveva sempre tentato di ignorare perché inappellabile, una pulce nell’orecchio ogni qual volta i pensieri sull’ex Tassorosso deragliavano e sfuggivano al suo controllo, esulando da quella zona di comfort che si era creata per non ricadere nello stesso errore commesso a febbraio e nei mesi precedenti, quando si era illusa di poter ambire a qualcosa di più. La sua unica sconfitta in quella stagione.
    La Weasley sapeva che quell’inaugurazione non aveva niente a che fare con tutte le feste dell’alta società (stupidi Mangiamorte) cui aveva partecipato, così come non poteva essere considerata neanche un party improvvisato, dove bastava qualche burrobirra e del whiskey di contrabbando, che Phoebe trafugava da chissà dove (ciao Phobos!), per svoltare la serata e renderla epica come solo un Grifondoro sapeva fare. Ma darle delle regole?!? Su Elwyn??? Dominic, ma hai mai letto POLGY??? Si era praticamente girato tutti i Winston-Crane, tranne Arturo! E se si fosse creata l’occasione non avrebbe retto neanche fosse minorenne!!! E ora voleva tarpare le ali a Chelsey???
    “Cos’è un elwiz? Si mangia?” Chiese dopo un’occhiata perplessa, pensando a qualche dolce tipo red velvet che non poteva nominare… Oddio. “Elwyn è allergico a qualcosa e non me lo hai mai detto? Dom!” Gli tirò un colpo poco delicato e molto sentito sul braccio a causa di quell’omissione. Le raccontava sempre le storie che vedevano protagonisti i due Corvonero all’interno del loro spogliatoio e… NON ERA COLPA SUA ESSERE STATA SMISTATA A GRIFONDORO, OK??? Era colpa di Elwyn non essere finito nella sua Casata!!! E a 11 anni ancora non era in grado di padroneggiare il suo potere, arrivando così ad assumere le sembianze di un altro essere umano per un lasso di tempo abbastanza lungo da consentirle di intrufolarsi in un altro spogliatoio e non far saltare la sua copertura sol perché Elwyn era a torso nudo, tutto sudato, davanti a lei.
    “Non lo so, non sono molto convinta di voler fare un percorso tra Kelpie e Knarl… devono un po’ rivedere le loro priorità quelli di Healty life, happy life, dai, chi riuscirebbe a rilassarli tra dei ricci e un demone acquatico?” Ok, de gustibus, a qualcuno piaceva essere pungolato dagli aculei dei knarl o avere a che fare con il loro comportamento turbolento, ma non aveva tutta questa gran voglia di fare un incontro di terzo tipo con le due creature. “Non ti facevo così… kinky avventuriero!” Era convinta di conoscerlo come le sue tasche, e invece!!! Per fortuna tornò tutto nella norma quando iniziò a parlare di argomenti che rientravano maggiormente nelle corde del Cavendish. “Nah, non mi piacciono, vuoi mettere farsi una doccia per rilassarsi e questa inizia a piangere? E devi anche consolarla? Non so, onestamente non vorrei essere lavata con le lacrime della doccia, se proprio devo badare a qualcuno in uno stato pietoso, preferisco Jekyll nei suoi giorni no, ecco.” Sperava solo che le tubature non avessero captato quella conversazione e reso le docce ancora più miserabili.
    “… Però posso chiedergli se è interessato a dei massaggi così è costretto a spogliarsi? Non glieli farei io!” Alla fine poteva anche diventare temporaneamente un uomo, sparire dal radar di Dom e… no, alt. Non poteva sparire dal radar del Cavendisch per un semplice motivo: “Me lo presenti? Cioè… tu lo conosci! Ci parli ogni tanto! Potresti presentarmelo!” Come non ci fosse mai arrivata prima, negli anni, era ancora un mistero. “ODDIO, PUOI PRESENTARMI ELWYN.” Saltellò sul posto entusiasta, strattonando tirando la manica della camicia del biondo per l’eccitazione. Quello poteva essere il giorno. “Merlino, non so se sono pronta!”
    In tutto ciò, ovviamente, la sua attenzione fu catturata dal grande buffet al centro della sala, che andava a circondare la fontana e… oh Godric quante leccornie! Stava per avvicinarsi quando, con suo enorme disappunto, il maggiore deviò verso l’angolo bar.
    “Io prendo un…” Chelsey si bloccò davanti allo sguardo del barman che la fissava in attesa dell’ordinazione. “Un…” Mh, era più tipa da birra e rutto libero, cosa si beveva in quelle occasioni?!? Si beveva davvero o facevano finta??? Perché la gente non passava con i vassoi pieni di… roba per toglierla dall’imbarazzo? Era ancora col dito rivolto verso l’alto quando un mi prendi un cosmopolitan? venne in suo soccorso. La bionda sembrava una tipa eccentrica e carina, magari sarebbe piaciuto anche a lei? “Un Cosmopolitan!” Azzardò annuendo con convinzione, più per sé stessa che per il ragazzo davanti a lei.
    “Quindi Taylor Swift è una regina? Cavolo!” Si sporse indietro, sbucando dalle spalle del maggiore e volgendosi verso la nuova arrivata, prendendo in mano il bicchiere che le veniva offerto. “E le fai anche da scorta? Sei tipo… un agente segreto?” Domandò curiosa, sorpresa di vedere che qualcuno di così importante fosse a quella festa e… beh, che dominasse sulla pista da ballo. Che poi Bucky fosse una vigilante e che avrebbe potuto vederla con Hyde e Jekyll, questo non aveva importanza. Non in quel momento. Non quando un Elwyn selvatico entrò nel suo campo visivo, nello stesso istante in cui stava assaggiando il suo cocktail, tanto da farle, in ordine: andare di traverso il sorso, tossire in modo molto poco femminile, uscire il liquido dal naso e vibrare come il famoso diapason a cui tutti si ispiravano.
    “Oh mio dio. OMMIODIOMMIODIOMMIODIO DOMINIC! Lui è qui!!!” Non si rese conto di aver preso l’altro per una spalla e di averlo iniziato a scuotere come una bionda maracas umana. Cioè, sì, avevano fantasticato sulla remota ipotesi che l'ex Falcon potesse deliziarli con la sua presenza, NON CHE RESPIRASSERO DAVVERO LA STESSA ARIA.
    Avrebbe voluto scusarsi con la nuova arrivata ma… in quel momento non esisteva altro per la Rossa.
    Il suo dio, l’uomo più bello di tutti gli universi e mai esistito, era lì.
    Ethan
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    Parla con Dom e anche un pochino con Bucky, perché poi vede Elwyn e va in tilt.


    Edited by C h e l l S E Y - 23/5/2021, 12:08
     
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    «con Elwyn» penn, calice di champagne in mano e occhi a cuoricino come una psycho shipper qualunque «li shippo fortissimo» e no, ovviamente non intendeva lui e suo fratello, ma il maggiore degli huxley e piz: non aveva mai parlato di persona con elwyn, ma ne aveva ascoltato abbastanza lamentele, racconti dei tempi di hogwarts e descrizioni negative per volergli già bene come fosse uno di famiglia. Il peetzah usava per lui parole peggiori di quelle che rivolgeva a yale, e per questo la hilton aveva la certezza fosse proprio una bella persona!! Trope enemies to lovers anyone??? Sarebbe stato bello poter dire che la sezione #morleypeetzah di watpad non fosse tra le ricerche più frequenti della ragazza, e che non facesse ambarabaciccicoccò per scegliere quale ship leggere prima di andar a dormire, ma sarebbe stata una bugia: era una madre, una kinda? fidanzata, ma prima di tutto era la ragazzina che a quindici anni passava il tempo libero tra una sfilata e l'altra a legger le riviste di gossip e vedere se il peetzah fosse stato paparazzato con qualcuno di nuovo. E che a sedici aveva preso suo cugino da parte e, più per spronarlo a far qualcosa che per altro, gli aveva detto chiaramente che se non avesse fatto lui qualcosa, l'avrebbe fatto lei: ed eccola lì otto anni dopo, a poter dire che qualcosa l'aveva fatta. Bella grossa: la sua personale collezione di vasi ming ormai ridotta all'osso e il fatto che suo padre ormai da tre anni le rivolgesse lo stesso sguardo deluso che normalmente era riservato a sua cugina paris, ne erano la prova lampante. Con un sospiro profondo, che sarebbe potuto passare o per sognante o per silenziosa preghiera - non voleva la rissa??? cattiva pubblicità. ma dai piz poco prima le aveva detto che era fiero di lei!! non avrebbe mai rovinato la serata per vecchi rancori risalenti al tempo del liceo, vero??? ...forse doveva chiamar qualcuno per farli chiudere in sauna, così per prevenzione, e dar loro modo di sbollire un po' di rabbia - riportò lo sguardo sulla biondissima e bellissima proprietaria del lilum, che poco prima si era avvicinata a lei per presentarsi e congratularsi per il lavoro fatto.
    Magari avrebbe potuto chieder a lei un consiglio, tu nel tuo locale come li gestiresti due che sai potrebbero far a botte da un momento all'altro ma non vuoi nè far scandalo, nè rovinare la sexual tension o fare scenate perchè comunque uno è il padre di tuo figlio e questo posto l'hai comprato un po' anche per lui e per il significato speciale che ha per voi due??, ma si trattenne: alcune cose non poteva permettersi di dirle ad alta voce. Quindi niente, non le rimaneva che sperare per il meglio e riprender il discorso sui trattamenti che aveva iniziato con lei prima di quell'interruzione, ovviamente rivolgendo prima un ampio sorriso ad holden e stringendogli la mano per presentarsi: era sicura al 95% fosse un giornalista, l'aveva già letto il suo nome da qualche parte. E, se c'era una cosa che la hilton adorava della comunità magica, erano proprio i giornalisti: così diversi da quelli babbani, anche quando si occupavano di gossip lo facevano in modo più...genuino?? senza quella cattiveria tipica invece delle riviste babbane. «piacere di conoscerti» e alzò appena il bicchiere che stringeva in mano per far vedere che era già servita #wat e poteva bere tranquillamente uno dei due che aveva portato per sè e maggie «dicevo, se siete interessati a provar qualcosa già stasera, uno dei miei dipendenti sarà ben felice di accompagnarvi! per esperienza personale consiglio il tibetan sound massage» 90 minuti di massaggio con oli essenziali accompagnati dal suono vibrante delle campane tibetane «rilassa moltissimo ed aiuta a ritrovare la pace interiore»
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    Magari poteva mandar lì piz ed elwyn. Lanciò nuovamente un veloce sguardo verso di loro, per monitorare la situazione, ed ecco che... «eccola, la sorpresa della serata!» con occhi pieni d'amore osservò la bionda avvicinarsi a loro, e quando fu abbastanza vicina si lanciò su di lei per abbracciarla, un «l'hai fatto davvero grazie tvb» sussurrato all'orecchio, prima di scoccarle un bacio sulla guancia e osservarla in tutta la sua bellezza: era proprio taylor swift!!!!! «magnifica, come sempre» o meglio... magnifico ma questo i suoi invitati mica dovevano saperlo!!!
    Quando eddie l'aveva informata della sua idea, la hilton non aveva potuto far altro che esultare e rispondere con tanti "!!!!!!! SI!!!" al messaggio, felice come una pasqua per quell'opportunità: che festa sarebbe stata, senza ospite internazionale??? E non uno qualunque, ma L' Ospite: tutti sapevano quanto la swift amasse l'inghilterra, che avesse qualche aggancio nel mondo magico non sarebbe stato strano, no?? L'avrebbe invitata penn stessa, se solo in quel periodo della sua vita la cantante non avesse deciso di ritirarsi a vita privata, farsi vedere una volta ogni morte di papa, stare con i suoi gatti, adottare giovani cantanti come figli propri e probabilmente sposarsi in segreto con joe senza dir niente a nessuno (penn aveva un certo radar per le cose sekrete dei vipz, certe cose se le sentiva nel kwore) Quindi avere una taylor che non era davvero taylor andava comunque bene, se non meglio: sapeva che taylor!eddie le avrebbe donato tante gioie. «scatenati in pista e dimostra a tutti che il prossimo re-recording sarà quello di 1989» e se poi si fosse rivelato esser speak now, un po' penn l'avrebbe odiata: non credeva di poter sopravvivere ancora molti mesi, senza la taylor's version di out of the woods. E, a giudicare dal modo in cui gwen aveva annuito convinta e ora trascinava la madre amico in pista, sapeva di non esser l'unica.



    parla con svetlana ed holden, poi con taylor swift eddie!!!
     
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    But I haven't got a stitch to wear
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    That someone so handsome should care"
    Strinse gli occhi riducendoli a due fessure e piegò leggermente la testa di lato, guardando la rossa con un sorriso vagamente divertito, ma con la inusuale tentazione di allungare una mano sulla spalla di Chelsey e farle pat pat; di solito questo era un trattamento che gli altri riservavano a lui, quando non era abbastanza pronto e sveglio per arrivare a qualche sottile riferimento che gli altri facevano, o quando era troppo occupato a preoccuparsi di contenere la sua ansia e i pensieri per cogliere una battuta, o insomma quando in generale faceva il Dominic. Quindi il fatto che fosse proprio lui a dover spiegare qualcosa a Chelsey, che di solito era la più sveglia in quel duo strampalato, era davvero insolito, ma bisognava ammettere che provava anche una strana soddisfazione. Doveva essere bello essere intelligenti, ogni tanto, emozioni che raramente sentiva di provare. Scosse la testa verso la rossa e poi si strinse nelle spalle. La Weasley era probabilmente la fan più accanita dell’Huxley che avesse mai conosciuto, eppure aveva così tanto ancora da imparare sul passato dell’ex corvonero. I suoi racconti – che quasi sempre terminavano con un «poi Elwyn si è tolto la maglia» – non potevano essere una fonte sufficiente di conoscenza, certe cose bisognava averle vissute tutti i giorni tra le mura di Hogwarts, e tra quelle cose rientrava anche la Elwiz. E poi Chelsey, per quanto fosse una furia, energica e letale, era ancora too pure too precious per certi discorsi – ancora si tappava le orecchie e strabuzzava gli occhi quando il Cavendish provava a suggerirle qualche approccio più intraprendente nei confronti di Kain – quindi decise che per quel momento l’avrebbe lasciata nella beata ignoranza. «Elwyn è allergico all’elwiz» non era neanche troppo falso «quindi se vuoi fare bella figura quando gli dovrai preparare la cena a lume di candele, ricordalo» concluse e le strizzò l’occhio in modo giocoso. «e cavolo Chel ma quanti pesi ti fa alzare Morley? Merlino, mi servirà la pomata antilividi per questo» e nel dirlo, andò a massaggiarsi il punto del braccio colpito dal pugno dell’ex grifondoro e aggrottò le sopracciglia in un’espressione di vero doloreTM. Aveva la pelle delicata, lui. «n-no non- io…» lo stato confusionale del biondo non era cosa rara, ma la Weasley stava davvero mettendo a dura prova il cricetino che correva nel suo cervello. Sentiva chiaramente che l’animale si stava sforzando per stare al passo con tutti i ragionamenti (caotici) della giocatrice di Quidditch, ma sentiva anche che stava per essere sopraffatto, lo sentiva affannato e fumante; si fermò un attimo, i palmi delle mani aperti davanti al proprio petto. «aspetta» facciamo ordine, ristabiliamo le priorità: «vuoi dire che non hai mai fatto la doccia emozionale? Tipo… MAI???» fece schioccare la lingua sotto il palato, e poi alzò un sopracciglio. Doveva aspettarselo da una come lei, eppure la cosa lo lasciò stupefatto lo stesso. «quand’è l’anniversario tuo e di Kain? Ve la regalo io» e con quello sperava di aver imbarazzato, indignato, e quindi spento (almeno per qualche istante) la minore. Dominic la adorava !!! ma non poteva permetterle di essere troppo se stessa, e quindi così caotica, perché lui era lì per rilassarsi, per non pensare a niente (e probabilmente lasciarsi affogare nella prima sauna, ma questi sono dettagli secondari).
    Picchiettò le dita della mano destra sul bancone in attesa del suo drink e la placidità e il relax sul suo viso svanì completamente per lasciar spazio al un evidentissimo pallore misto a furia incontenibile quando sentì Chelsey strattonarlo per la camicia. Allora, c’erano tre cose che non bisognava assolutamente toccare a Dominic: 1) i prodotti per la barba 2) le camicie 3) le chitarre, e la rossa stava chiaramente violando il secondo punto. Sentì la manica della camicia tirargli sulle spalle e si voltò di scatto verso di lei, ma era immobilizzato dal puro terrore «oddio oddio oddio» un mormorio pieno di panico «la camicia. ti prego smettila chelsey ti prego la manica, dio mio» le pieghe della camicia le pieghe della camicia le pieghe della camicia. solo quando la più piccola lasciò il tessuto del suo indumento, poté finalmente tornare a respirare, mentre con il palmo della mano tentava di stirarsi alla bell’e meglio la camicia, premendola sulla propria pelle. «te lo presento» le concesse «ma non farlo mai più» suonava come una minaccia, ma non era una minaccia «ti prego» infatti.
    Prese il primo sorso del suo martini per nascondere un sorriso all’ordinazione dell’altra. non le piacerà, pensò, perché il cosmopolitan era decisamente troppo dolce e fruttato per una come l'ex grifondoro, ma non lo disse e si concentrò sul dépliant per scegliere il servizio giusto, fin quando non si sentì chiamato in causa. Wine therapy? Certo che era per lui, per chi altri. Piegò le labbra in un in un sorriso sghembo e solo dopo alzò lo sguardo verso la ragazza al suo fianco, ma quando lo fece dischiuse le labbra, restando per un attimo in silenzio a guardarla. La somiglianza con la sua primissima fidanzata (ciao liv ciao nina bacini ovunque voi siate) era innegabile e per un (1) attimo si chiese se non fosse stata proprio lei ad avergli suggerito un trattamento di lusso per capelli, o se fosse solo un ironico scherzo del destino. «ioo» credo proprio che lo farò, ma non riuscì a terminare la frase perché in un attimo i suoi pensieri furono sballottati da una parte all’altra. Non metaforicamente.
    «sono la dama di corte di Taylor Swift.»
    e subito dopo
    «Oh mio dio. OMMIODIOMMIODIOMMIODIO DOMINIC! Lui è qui!!!»
    dominic.exe stopped working
    Rimase immobile, lo sguardo perso nel vuoto nell’espressione tipica dei meme di chi sta calcolando probabilità e cicli astrali.
    Elwyn era il suo idolo, sportivo e non, e quasi un’ossessione per lui. Taylor Swift non era il suo idolo musicale fortunatamente (perché se ci fossero stati Morrissey, Thom Yorke, David Gilmoure o Alex Turner sicuramente sarebbe svenuto all’istante) ma era pur sempre t a y l o r fucking s w i f t e quando gli ricapitava l’occasione di vederla di nuovo così da vicino? E poi, parliamoci chiaramente, non ne andava troppo fiero ma aveva letteralmente consumato (con le lacrime) tutti gli album della cantante americana, soffrendo su tracce come last kiss e all too well, e facendosi bei film mentali su tracce come getaway car e blank space, e, ancora, era pur sempre un bimbo degli anni ’90 (ah ah jokes on you dominic sei un bimbo del 2043) i Cioè con i poster di Taylor Swift erano state tra le sue prime esperienze. Che esperienze? eSpEriEnZe!!1!!
    Lo sguardo ballò più volte da destra a sinistra, da Elwyn a Taylor Swift, da Chelsey a Bucky, nonché dama di corte di Taylor Swift. «c-come» fai a conoscere taylor swift, a essere la sua dama «perché…» taylor swift è qui, non le hai ancora portato un cosmopolitan «che…» cosa sta facendo Elwyn con Morley, dovrei aiutarlo. Prese un altro sorso del suo martini, poi sospirò, ma era un sospiro stranamente risoluto e deciso, e si girò di nuovo verso il bancone per ordinare: «un cosmopolitan!» con aroma di «e una chitarra, grazie!» la confusione sul viso del cameriere fu palese e anche comprensibile, ma con un gesto della mano il Cavendish lo invitò a procedere all’ordinazione, e visto che alla fine il cliente ha sempre ragione, abbiamo modo di credere che oltre al cosmopolitan gli fu consegnata veramente anche una chitarra acustica; in fondo era verosimile che ci fosse, no? sospensione della realtà!! La chitarra era uno di quegli oggetti da arredamento che non potevano mai mancare in un posto come quello perché aiutavano a rilassare i nervi!! Altrimenti si accontenta di un ukulele, oppure suona l’aria e mima il suono della chitarra con la bocca bEaTbOx!! Si voltò prima verso Chelsey e le posò le mani sulle spalle. Poteva leggere chiaramente nei suoi occhi la confusione e la delusione per le sue azioni e le sue scelte di vita, lei non avrebbe capito, ma quella era una cosa che DOVEVA fare; si chinò giusto un po’ per lasciarle un bacio sul capo, premendo leggermente le labbra sulla chiama rossastra. «puoi farcela, non hai bisogno di me, io arriverò tra un attimo» poi una raccomandazione «be safe, be strong» e infine si girò completamente verso Bucky, lo sguardo determinato: «senti.» cit. «portiamo il cosmopolitan a Taylor Swift» e soprattutto «portami da Taylor Swift» il manico della chitarra stretto tra le dita della mano destra, nel caso gli fosse stata veramente data una chitarra . Era stata una decisione difficile e sudata, fino all’ultimo minuto Dominic non era stato sicuro di quale strada avrebbe imboccato, ma non poteva perdere l’occasione di spuntare un altro, importante, obbiettivo dalla sua Bucket List.
    La sua bucket list:
    b33jC3Z


    il post ha preso una piega molto trash ma cosa vi aspettate da me, è il primo di tre che devo scrivere ancora in post sbronza ¯_(ツ)_/¯
    comunque è confuso e alla fine vuole conoscere taylor swift per avverare il suo sogno
     
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    ”Li shippo fortissimo”
    “Oh tesoro, e non li hai visti ai tempi di Hogwarts!” Asserì divertita, facendo un occhiolino complice alla Hilton prima di seguire il suo sguardo verso l’inedito e mal assortito trio di adulti. Se anche lei avesse avuto il sospetto che tra il Peetzah e l’Huxley ci fosse stato qualcosa durante gli anni passati al Castello? Ovviamente. “Persino i fantasmi erano consapevoli di quante attenzioni nutrissero l’uno per l’altro. Era un continuo ricercarsi, punzecchiarsi, confrontarsi… non poteva essere soltanto una semplice inimicizia.” Affatto avrebbe voluto aggiungere, ma era ben consapevole delle notizie di gossip che spopolavano sui tabloid nell’ultimo periodo. Maggie adorava nutrirsi di quelle notizie frivole in grado di tenerla aggiornata sul mondo magico e non, che le davano l’opportunità di avere sempre qualcosa da dire e di non perdere una battuta di ogni conversazione. Si nutriva di segreti, sotterfugi e manipolazioni, doveva sentire di avere il vantaggio, di poter avere il tempo necessario per attuare la strategia vincente al fine di cadere sempre in piedi in quella battaglia che rischiava di minare le fondamenta stesse del suo essere. Tuttavia, Penn Hilton non sembrava una figura ostile e l’istinto le suggeriva che avrebbe potuto ponderare l’idea di frequentarla di più, di provare ad abbassare una delle sue maschere per esserle, se non amica, quantomeno una piacevole conoscente. Per questo motivo, e perché non le sembrava il momento opportuno, limitò al minimo le esternazioni sul dinamico duo che coinvolgeva, da quanto riportato sui rotocalchi, l’interesse romantico della nuova proprietaria dell’Amortentia.
    Spostò le iridi chiare sulla sua interlocutrice, soffermandosi qualche istante sull’espressione della giovane donna e trattenendo a stento una risata. “Sì, in passato sono stati due bruti, piuttosto rozzi e violenti, dal pugno facile e parecchio attacca-brighe.” Alla faccia del non volersi esporre più di tanto, ma certe cose andavano comunque dette. “Ma sono cresciuti entrambi, o almeno si spera: Morley è un allenatore di Quidditch piuttosto rinomato ed Elwyn si è ritirato da tempo dalla scena. Nel dubbio, non mi avvicinerei mai a loro qualora dovessero avere un drink in mano, sei davvero adorabile e il tuo vestito è meraviglioso, sarebbe un peccato se dovessero rovinarlo, e, nel dubbio, li farei tener d’occhio da qualcuno di fidato della security. Non lasciare che due vecchie glorie astiose rovinino la tua serata. Noi sicuramente accetteremo il tuo consiglio!” E con noi intendeva se stessa e il suo accompagnatore momentaneamente assente magari anche qualcun altro di sua conoscenza, perso in un turbinio di pensieri che non le piaceva.
    Se lo avesse ascoltato poco prima? Ovviamente. Se avesse percepito delle note stonate nel suo tono di voce? Senza ombra di dubbio. Se avesse notato la facilità con cui si fosse scolato due flute di champagne davanti alla Hilton? Certo che sì. Eppure non fece niente, lasciò che la conversazione con Penn seguisse il suo corso senza battere ciglio, trascinandola su altri lidi ben lontani dalla scogliera da cui sembrava volesse gettarsi Holden in quel momento.
    “E’ una festa!” Trillò entusiasta, raggiungendo Holden e facendo scivolare la mano attorno al braccio dell’ex Caposcuola Grifondoro, ricambiando con un sorriso e un cenno del capo il saluto di una delle sue ballerine. “Dovresti divertirti.” Continuò camminando leggera al suo fianco, come se la questione non la riguardasse, almeno fino a quando non si allontanarono dal centro della stanza, giungendo in uno degli angoli meno affollati e, comunque, abbastanza vicini all’open bar.
    “Per quanto hai intenzione di andare avanti così?” Nella sua voce non c’era più traccia di quella gioia effimera mostrata fino a poco tempo prima, quanto una poco velata constatazione dei fatti. “Altri sei anni?” Arrestò il suo passo, costringendo l’altro a voltarsi nella sua direzione. Non avrebbe chiesto scusa per essere stata un tantino diretta e, forse brutale, ma non era stata lei a volerlo. Non quando otto mesi prima lo scrittore si era presentato da lei farfugliando, in un primo momento, cose senza senso. Non lo aveva mai visto così devastato e in balia di talmente tante emozioni da spiazzarla. Era abituata a vederlo sempre composto, attento ad ogni dettaglio, sempre in equilibrio su cosa avrebbe voluto dire e quello che gli altri avrebbero voluto sentirsi dire. Così attento e consapevole di quello che la gente avrebbe potuto pensare di lui da costringerlo in una gabbia di convenzioni che poco si confacevano allo spirito artistico e creativo dell’uomo.
    Poi, dopo una manciata di domande, l’aveva travolta con fiumi di parole e lacrime, dandole così modo di ricostruire gli ultimi dieci anni della sua vita: quello che aveva vissuto, quello che aveva provato, quello che aveva occultato, quello che aveva dimenticato, quello che era ritornato.
    Margaret non avrebbe mai potuto immaginare i retroscena di quella relazione apparentemente perfetta che il Collins aveva con la sua fidanzata storica, non avrebbe mai potuto avere contezza di ciò di cui si era privato per fingere di essere felice, quando le era chiaro che quella favola che si era creato stava diventando il suo personale incubo.
    Si era sentita inutile come amica e colpevole in quanto ex dello scrittore, incapace di dire qualcosa che potesse davvero essere di conforto. Non aveva mai amato nessuno la Serpeverde, tutt’altro. La sua storia era una spirale d’odio che l’aveva portata talmente in basso che, in un certo punto della sua vita, aveva creduto sarebbe stato meglio scomparire, dissolversi, non essere mai esistita. Non aveva idea di cosa significasse provare qualcosa per qualcuno di talmente forte da distruggerti dentro, volere la felicità di qualcun altro al punto da rinunciare alla propria e, comunque, fallire in quella che era diventato l’unico scopo della propria vita.
    Aveva capito che Holden amasse Ethan ancor prima che questi glielo dicesse, pronunciando quelle parole che non era stato mai in grado di dire all’altro.
    Se questo era l’amore di cui tutti parlavano, che tutti volevano sperimentare, guardando e ripensando allo stato dello scrittore quella notte – e per i mesi successivi -, forse avrebbe davvero preferito farne a meno. Margaret, Maggie, Svetlana o qualunque fosse il nome attribuito alle sue maschere, avevano già sofferto abbastanza, erano già così intimamente fragili che quello di amare o essere amate era un lusso che non potevano concedersi.
    “A me non interessa ciò che deciderai di fare, quale sarà la tua scelta finale o se sarai mai in grado di farne una. Ma non puoi andare avanti così, tentando invano di ignorare un problema. Cosa che hai già fatto e… beh, guarda i risultati.” Sospirò appena, portando l’altra mano sul braccio dell’ex Grifondoro in quello che voleva essere un gesto di conforto e una scusa non detta. Si avvicinò al bancone, sporgendosi giusto il necessario per farsi amico il bartender e renderlo generoso con le dosi che avrebbe versato nei loro bicchieri, prima di rivolgersi nuovamente al suo amico, probabilmente uno dei pochi che poteva vantare questo titolo, data la cerchia estremamente ristretta delle conoscenze della bionda.
    “In questo momento sembri patetico. Incoerente. Profondamente Falso.” Elencò sollevando davanti agli occhi dello scrittore un dito affusolato per ogni complimento rivoltogli, giusto a sottolinearne la portata, prima di prendere il suo Bellini – era ancora troppo presto per passare all’Old Fashioned, ma sentiva già di averne davvero bisogno – e portarlo alle labbra. “Sta a te cambiare le carte in tavola, se gli vuoi veramente bene.”
    Fu in quel momento che una vibrazione leggera attirò la sua attenzione. Ruotò piano il polso, trattenendo a fatica un sorriso, uno di quelli veri e genuini che raramente le incurvavano le labbra, mentre le iridi di ghiaccio si soffermavano sul piccolo cuore che era comparso sul suo avambraccio. Sollevò lo sguardo e fece lo stupido errore da principiante di portarlo verso un punto preciso della stanza, cercando un familiare broncio e maledicendosi poi l’istante successivo per quella debolezza e quell’istinto che non era riuscita a controllare.
    “Facciamo così, se anche tu hai uno di questi…” e nel farlo indicò la sagoma del suo personalissimo alert “… lo vai a salutare.”

    Ethan
    lawful
    Svetlana
    neutral
    Chelsey
    chaotic


    Arriva con Holden, è super felice, parla con Penn

    [/QUOTE]

    Edited by ReLoad - 23/5/2021, 21:11
     
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    «RAGAZZI SONO VERAMENTE EUFORICA» ERA PROPRIO EUFORICA. E lo sapeva bene bucky, e ancor di più il suo povero braccio, al quale la markley si era aggrappata saltellando dal momento in cui avevano messo piede fuori di casa, arrivando a stritolarlo quando si erano ritrovate davanti eddie in tutta la sua magnificenza, viste le sembianze che aveva assunto quella sera.
    C'erano cose decisamente più forti della droga, che le davano una botta di vita mille volte più d'impatto rispetto a quella che una qualunque bustina di cocaina avrebbe mai potuto offrirle, e trovarsi davanti sua madre era decisamente tra loro. Sul top della lista, sotto forse soltanto al vedere aidan esprimere affetto?? e toothy lavarsi i piedi. Quando eddie non era riuscito a trattenersi e le aveva rivelato la sua idea, quello stesso pomeriggio al bde, la markley aveva urlato di gioia e si era lanciata su di lui ad abbracciarlo perchè!! cioè!!! interpretare taylor swift ad una festa!!!! e regalarle così la possibilità di cantare con lei e fare tante foto!!!!!! ERA IL BEST REGALO DI COMPLEANNO EVER
    «m-ma il t-t-tuo c-compleanno è a n-n-novembre»
    «sei proprio un rompicazzo fattelo dire» ed infatti glielo diceva sempre:
    ma per quanto barbie ci provasse a buttarla giù con quelle affermazioni che constatavano semplicemente la realtà delle cose tristi, di certo gwen non era il tipo da farsi influenzare dalla nuvoletta di cattivo umore del jagger!! Quello di eddie era un regalo, perchè «è il mio compleanno tutti i giorni, bitch» -cit sfera ebbasta. Sarebbe stata la serata più bella della sua vita!!!!!! BERE ALCOL GRATIS INSIEME A MAMMA, IL SUO SOGNO!! Le premesse c'erano davvero tutte. E le cose migliorarono solo, una volta fatto l'ingresso in gran stile all'interno della spa: gwendolyn non era abituata ad aver tutti quegli occhi su di sè, ma l'aveva sognato tante volte! Si sentiva bene di base,ogni volta che si trovava al centro dell'attenzione, ma sotto i riflettori con mamma taylor???? GIÀ DETTO CHE STAVA VIVENDO UN SOGNO???? Troppo presa dalla gioia, si rese conto che sua cugina si era allontanata verso il bancone degli alcolici solo quando, a gran voce, tay!eddie reclamò un cosmopolitan e allora scusate cioè «DOMINICCA ME NE PORTI UNO ANCHE A ME???» e sperò che il collega, nonchè amiko (cioè si dai lavoravano insieme ad hogwarts erano amici ho deciso) avesse modo di prender anche un altro bicchiere in mano, insieme al suo e alla...chitarra?? ma dove l'aveva presa una chitarra.
    «ora arriva a farti una serenata» comprensibilissimo, anche lei l'avrebbe fatto con la vera taylor se solo fosse stata capace di suonare uno strumento. o cantare. vbb per cantare non serviva una bella voce, contava la passione che ci si metteva!!!! «20 zellini che ti canta love story» prezzi popolari, perchè ok l'attività con bucky sotto il locale di papà arci stava andando bene ma???? spendeva comunque tutto subito e, rispetto a quando non lavorava affatto, la markley era messa male uguale.



    ARRIVA CON TAYLOR E BUCKY, poi niente chiede a dominicca di portarle da bere???
     
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    «Si va in scena.»
    Con il mento alto e le spalle dritte, Nice si diresse verso l'ingresso, allungando l'invito in direzione dell'uomo all'entrata, sulle cui spalle gravava lo scomodo – e futile – compito di evitare imbucati a quella festa esclusiva, una missione che la stessa Nice gli stava per far fallire. Ma non era del tutto colpa sua; l'uomo non sembrava particolarmente sveglio o desideroso di trovarsi lì a giudicare dal modo in cui si soffermò, pigramente, a leggere il nome prima di portare gli occhi scuri sul volto della ragazza.
    Lei, dal canto suo, si limitò a rifilargli un'espressione impassibile, gli occhi nascosti dietro spessi occhiali da sole che erano sempre una scusa per risultare cool a sua detta, ma in quel caso servivano a molto di più – tipo a nascondere le iridi fin troppo chiare per appartenere a quel corpo preso in prestito; già così, fasciata in un vestito rosa pastello che lasciava ben poco all'immaginazione, avrebbe dato alla gente di che parlare («si è forse rifatta il seno? O è un push-up? Ne voglio uno anche io!»), non serviva destare ulteriori attenzioni per colpa di una crema che, evidentemente, era farlocca come il tipo da cui l'Hendrickson l'aveva comprata. O rubata. Insomma, Nice non era certa al 100% di come il concasato fosse venuto in possesso di quel tubetto di lozione in grado di modificare i connotati di una persona (né voleva sapere per quale motivo ne avesse uno) ma era stata più che felice di servirsene per poter partecipare all'evento senza bisogno di rovistare tra le scorte della Queen in cerca di un po' di polisucco.
    Eppure, forse perché scrausa, forse perché scaduta, la crema non aveva fatto il proprio lavoro in maniera magistrale e alcune parti di lei erano rimaste immutate, come lo sguardo color ghiaccio distante anni luce da quello caldo e cioccolato della giocatrice delle Arpie; quanto al resto del corpo, poteva farci ben poco. Era fortunata che Chels fosse riuscita a recuperare un invito appartenente a qualcuno che, se si strizzava un po' lo sguardo, poteva somigliarle. Tranne per le forme, oh no. Non era mica colpa di Nice se quella tipa era piatta come il manico di scopa che cavalcava quotidianamente e lei, invece, la degna figlia di Zoe Cox in quanto a curve.
    Però, tutto sommato, con i capelli raccolti sulla base della nuca, gli occhiali a coprire metà volto, il vestito a nascondere eventuali tatuaggi di troppo (o di meno), era certa che si sarebbe potuta spacciare per l'Arpia senza problemi: bastava solo evitare persone che la conoscevano (lei Nice, ma anche lei Nadia) e fare meno conversazione possibile.
    «Prego, signorina Rodríguez.»
    Quanto meno, l'uomo era stato fregato. Ma, ancora un volta, non le era parso molto sveglio quindi contava ben poco; non rispose al gesto che la invitava ad entrare, limitandosi a un impercettibile cenno del capo, prima di varcare la soglia dell'Amortentia.
    Cosa avrebbe fatto la vera Nadia Rodríguez al suo posto? Nice non aveva avuto abbastanza tempo per informarsi sulla giocatrice di Quidditch, perciò doveva farsi bastare ciò che sapeva a riguardo e quindi che... giocava a Quidditch, uno.
    Che non aveva alcuna intenzione di partecipare ad eventi del genere al punto da donare il proprio invito a studentesse che invece avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di essere lì, insieme a tutte le persone che contavano (beh alcune più di altre) nella comunità magica, due.
    Che... no, finivano lì le cose che Nice sapeva, e se non voleva rischiare di essere scoperta – e rispedita ad Hogwarts prima che potesse dire reputation - doveva limitare le interazioni il più possibile – in particolar modo con chi avrebbe potuto smascherarla in un solo istante (tipo More).
    Tutto quello che voleva era godersi la festa; era lì per sondare il terreno e vedere ciò che l'aspettava una volta tolta (finalmente) la divisa scolastica. I M.A.G.O. erano ormai dietro l'angolo e, per quanto difficile, Nice aveva accettato il fatto che era giunto per lei il momento di farsi una vita in quel ventunesimo secolo, di trovare la sua strada e realizzare i sogni che aveva coltivato sin da bambina, pur essendo lontana da casa e da tutto quello che di più caro le era rimasto al mondo.
    Non pensava spesso al 2043, di quei tempi, troppo presa ad evitare di morire a lezione o evitare persone scomode in quel di Hogwarts, ma non poteva negare che i ricordi che aveva del futuro, il suo presente e passato, ogni tanto tornavano a bussarle mettendola, inevitabilmente, di cattivo umore.
    Nei momenti di debolezza aveva cercato i suoi genitori, li aveva visti giovani e spensierati, a godersi una vita che da lì a pochi anni avrebbe riservato solo solo sciagure; il pensiero del sacrificio di tanti giovani che avevano aderito alla missione, nel tentativo di impedire che quel futuro si realizzasse, era stata l'unica cosa forte abbastanza da permetterle di andare avanti nonostante il cuore spezzato al ricordo di suo padre, della sua famiglia, di chi s'era lasciata dietro.
    In quei momenti in cui solo la presenza di Bertie, o il carattere forte di Chels, o le risposte secche di Hyde, o le rime sconclusionate di Jek, sembravano poterla aiutare; non lo diceva abbastanza, non lo diceva mai, ma era grata a quella stramba combriccola per averla (averli) accolti e soprattutto per condividere con loro, chi più chi meno, lo stesso fardello.
    Ed erano sempre quelli i momenti in cui decideva che Costas andava maltrattato un po' più del solito solo perché le mancava il suo Bang; che Willow non era poi meno rompipalle di Tiny e, per tanto, andava stuzzicava a dovere; che la festa di inaugurazione dell'attività di zia Penn era qualcosa che non poteva assolutamente perdersi. Momenti in cui compiva scelte discutibili dettate solo dall'emozione, scelte che poi a mente lucida avrebbe maledetto ma che non riusciva a togliersi dalla testa fino alla realizzazione.
    Valeva la pena presentarsi a quella festa, munita di un invito (ed un aspetto) non suo, solo per poter dire di esserci stata quando Penn lanciava la sua attività imprenditoriale di successo? Assolutamente sì. Se il futuro le aveva insegnato qualcosa, era che non poteva sprecare un solo momento di quello che il destino le offriva, perché di certo in quella vita c'era solo l'incertezza del futuro.
    Così, con un gran respiro, si fece avanti immergendosi nella folla che s'era creata all'interno dello stabile, osservando con occhi interessati chi si scambiava saluti, chi ordinava da bere, chi si faceva selfie davanti all'enorme salice, chi sceglieva i percorsi benessere da seguire, la gente che faceva a turno per congratularsi con Penn, Morley ed Elwyn che facevano i Morley ed Elwyn e via discorrendo. Una parte di sé avrebbe voluto correre da una parte all'altra ed intromettersi in ognuna di queste scenette, ma la parte razione stava decisamente vincendo su quella emotiva; sapeva che, meno gente avesse incontrato, più facilmente sarebbe riuscita ad evitare di essere smascherata da qualcuno. Ma voleva sentirsi parte della festa, parte della comunità, non una mera spettatrice. Per questo, alla fine, al diavolo la prudenza, mosse dei passi sicuri verso l'organizzatrice del party, con l'intenzione di porgerle le sue più sentite congratulazioni: erano tante le cose che avrebbe voluto dire a sua zia (non di sangue, certo, ma non per questo meno vicina) tipo avvisarla che avrebbe tirato su un tre bestiole di figli, ma sapeva che non era compito suo farlo. Era difficile non gettarle le braccia al collo e abbracciarla, così come era difficilissimo tenere certi segreti (gli stessi.) alle persone con cui viveva ogni singolo giorno della sua vita, ma doveva farcela. Si sarebbe limitata ad una stretta di mano, un sorriso cordiale perché non era certa del tipo di rapporto che Penn avesse con le Arpie (andava alle loro partite? Alle loro feste? Zio More l'aveva mai portata con sé in qualche trasferta? Argh, quante cose non sapeva!!!) perciò non poteva rischiare.
    Tuttavia, ogni suo problema venne risolto nel momento in cui una figura bionda che Nice avrebbe riconosciuto ovunque - e chi non l'avrebbe fatto, tra l'altro?!? (Chelsey, che a quanto pare non subiva abbastanza torture psicologiche da parte della serpeverde, non avendo ancora idea di chi fosse “tal Taylor Swift”, the audacity). Stava succedendo davvero?!? ERA DAVVERO IL SUO IDOLO, QUELLO IN PIEDI A POCHI PASSI DA LEI? Era troppo bello per essere vero!!!! (E infatti.) Poteva correre e saltarle addosso e pretendere selfie, autografo, limonata (cosa?cosa.), e qualsiasi altra cosa avrebbe preteso un FanTM? Al diavolo “Nadia Rodriguez”, lei era NICE FUCKING COX-HILL E QUELLA ERA TAYLOR SWIFT. Aveva bisogno di un momento per riprendersi, prima di poter saltare addosso alla sua icona di tutta una vita.
    «Okay, respira, stai calma. Conta fino a dieci, riprenditi e poi avvicinati come una persona normale e non una squilibrata farebbe.» Sarebbe bastato quel pep-talk per calmare i suoi nervi trepidanti? Assolutamente no, ma magari un Martini avrebbe aiutato. O due, insomma.
    L'aveva saputo sin da subito che non sarebbe stata una serata facile, quella, un po' per l'ansia di essere scoperta e un po' perché trovarsi in mezzo a persone che conosceva ma che non avevano idea di chi lei fosse era sempre un duro colpo al cuore, ma l'improvvisa apparizione della Dea le rendeva mille volte peggio. Come poteva comportarsi da persona normale e non avere una crisi mistica nel bel mezzo della sala?!
    «Un Martini.» Intanto, poteva iniziare così. E lo step successivo sarebbe stato cercare Chelsey per avere supporto morale. E la trovò facilmente, l'inconfondibile chioma rossa più visibile di un'insegna al neon; anch'ella al bar, a pochi passi da lei. In compagnia di Dominic. Tra un sorso di Martini e l'altro, Nice valutò se avvicinarli o meno, sfruttando il suo orecchino-corno per spiare la loro conversazione: sembravano parlare delle solite cose (Elwyn, Elwyn e ancora Elwyn), quindi forse era meglio avvicinarla prima che i due finissero con l'importunare – inevitabilmente – l'ex Falcon e, di conseguenza, il Peetzah.
    Il tempismo di Nice, quella sera, era davvero qualcosa; anche in quel momento, non appena s'era decisa ad unirsi ai due, qualcuno si intromise nella conversazione spacciandosi per la dama di corte di Taylor Swift. Cosa c'entrava Bucky con Taylor Swift? Inclinò appena la testa da un lato, la Hillcox, sintonizzandosi sulla chiacchierata e cercando di capirci qualcosa.
    Non ci capì nulla, ma almeno Dominicca s'era allontanato e Chels sembrava ancora incantata come un Internet Explorer qualunque quando si tenta di aprire due tabs in contemporanea.
    «Chiudi la bocca che entrano le mosche.» Le spinse delicatamente la mascella verso l'alto, poggiandosi poi con entrambi i gomiti sul bancone. «Sono fortemente contrariata.» Era fortemente contrariata. «Sento puzza di inganno.» Era arrivata alla conclusione che quella, forse forse, non era la vera Tay. INGANNO!! SLEALTA'!!!! COME OSAVANO. «Terra chiama Weasley.» Forse non la stava minimamente ascoltando, persa nel suo mondo fatto di Elwyn a petto nudo, ma tant'è. Nice aveva solo bisogno di qualcuno di familiare su cui contare e che la facesse sentire meno sola in quel mare di gente che, si presupponeva, dovesse evitare.
    E invece.
    «Voglio scoprire la verità.»
    E si sarebbe volentieri incamminata verso “Taylor” e le sue ancelle (Gwen, non ce la racconti giusta, lo sappiamo.) se non fosse stato che a) con loro c'era Dominic e lei lo stava ancora(? sempre) evitando; b) pandi deve andare a lavorare quindi magari lo scrive nel prossimo post (se mai posterò).


    si è imbucata alla festa con l'aspetto di una delle Arpie, vede Penn ma non si avvicina, vede Tay ma non si avvicina, vede Dom e Chels e si avvicina (solo quando Dom se ne va); vuole smascherare eddie!taylor perché è OlTrAgGiAtA
     
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    ehi, NICE, guarda il braccio!
     
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    La regola era lontano dagli occhi, lontano dal cuore, non “a me gli occhi, a te un cuore sul braccio” eppure capitava anche quello in quei tempi bui nel mondo magico. La scossa (sadly, non così forte da finalmente mettere fine a quella perpetua sofferenza che era la sua vita) che sentì al braccio lo fece trasalire e fermare solo per un attimo, ma scacciò il fluire delle teorie e dei pensieri scuotendo leggermente la testa e concentrandosi su Penn e i suoi consigli. Beh, la figura di merda con l’Hilton l’aveva fatta ormai, avrebbe avuto modo di non dormirci la notte per i prossimi cinque giorni – ma tanto non dormiva ugualmente – ma per il momento si limitò a rispondere al suggerimento sfoggiando il suo miglior sorriso e facendo finta di niente. «Tibetan sound massage» ripeté tornando a voltarsi verso Svetlana «sembra carino, dovremmo farlo. Ritrovare la pace interiore» e merlino solo sapeva quanto entrambi ne avessero bisogno. Perché checché ne dicesse l’ex Serpeverde (ma anche solo ex, anche se finta), era innegabile che avesse anche lei bisogno di un po’ di relax; erano entrambi due stakanovisti, ma se Holden somatizzava lo stress da lavoro lanciando fogli per aria e assumendo quei tipici atteggiamenti che lo rendevano simile a uno schizzato, Margaret invece somatizzava covandolo dentro di sé e meditando il modo migliore per uccidere la causa dello stress, probabilmente accumulando altro lavoro e quindi anche altro stress. Un po’ la invidiava per questo, per riuscire a essere sempre così composta e a non essere mai esplosa; lui, d’altra parte, non poteva dire lo stesso. Era stata proprio la ballerina la persona alla quale si era rivolto durante uno dei suoi ultimissimi down, quando si era rifugiato nel locale della bionda completamente ubriaco e aveva farfugliato parole sconnesse sugli eventi che avevano seguito il compleanno del minore degli Huxley, e cosa peggiore a quanto pare aveva rivelato un po’ troppo. Non ricordava esattamente quanto, non ricordava esattamente in che modo, e non ricordava la reazione che aveva avuto Margaret in quel momento, e per tutti quei mesi gli aveva fatto comodo fare finta che nulla fosse successo (a quanto pare era bravissimo in questo) ed evitare di affrontare il discorso con la bionda. Eppure eccolo lì:
    «altri sei anni?»
    Si irrigidì inevitabilmente, mentre evitava lo sguardo di lei, come se avesse paura di prendere coscienza del fatto che esistesse veramente qualcuno che era a conoscenza di quello che aveva passato in quegli anni e non fosse semplicemente un'immagine inventata, un’allucinazione, mentre scriveva l’ennesima lettera per l’ex Grifondoro; posò i calici prima pieni di champagne e ormai vuoti sul bancone, e rivolse solo uno sguardo veloce alla sua accompagnatrice quando questa richiamò la sua attenzione con un tocco sul braccio. Strinse tra le dita i l Manhattan che gli avevano appena portato, ma prima di prenderne un sorso alzò definitivamente lo sguardo, e con esso inarcò in modo evidente un sopracciglio, colpito e quasi sconvolto.
    giphy
    Okay, forse meritava veramente quei gentili epiteti che gli aveva dedicato Svetlana, ma era comunque tanto da digerire.
    «patetico» lo era, indubbiamente e sfortunatamente. Non era solito comportarsi in quel modo, soprattutto in eventi pubblici, ma quella sera stava perdendo tutta la compostezza che indossava solitamente.
    «incoerente» nulla da dire, quando c’era confusione nella testa era difficile mantenere una parvenza di coerenza negli atteggiamenti.
    «profondamente falso» non lo era, ma sapeva che visto dall’esterno sembrava proprio così, e aveva anche accettato di essere dipinto in quel modo per permettere a Ethan di essere finalmente felice, ma aveva avuto la prova che quel suo tentativo fosse stato un misero fallimento quando questo gliel’aveva rinfacciato.
    Sospirò pesantemente poi con fare quasi ironico: «però, grazie mille» rispose ridendo, ma in verità anche se non lo disse ad alta voce (parlare dei propri sentimenti era sempre estremamente difficile) era molto grato alla sua ex per avergli spiattellato in faccia la verità: ogni tanto aveva bisogno di qualcuno che gli desse due schiaffi e gli facesse aprire gli occhi, distraendolo dalle innumerevoli illazioni che si seguivano nella sua testa. Automaticamente, si girò a guardare per un attimo il trio delle meraviglie che erano Ethan e i due Huxley, soffermandosi giustamente sulla figura di quest’ultimo, guardandolo ancora per qualche – infinito – attimo con aria nostalgica. Fu proprio in quel momento che avvenne l’eye contact, quando il minore alzò lo sguardo e allora divenne impossibile fare ancora finta di niente; accennò un sorriso a mezza bocca, poi tornò sulla bionda. «okay, ma tu vieni con me» le concesse prima di ricaricarsi con un altro sorso del suo cocktail – ne aveva disperatamente bisogno. «ma poi che diamine sono questi cuori, si può sapere?» domandò con un’occhiata prima al suo braccio, poi a quello della ragazza, mentre si avvicinavano al gruppetto.
    «abbiamo un vincitore!» proclamò gioviale, posando una mano sulla spalla di Morley in una pacca amichevole. Aveva dovuto prendere un grosso respiro per prepararsi a parlare e per farsi coraggio, ma ora sembrava farcela, poteva ancora salvare le apparenze, forse. «il campionato, la coppa, il mondiale» sentito, Elwyn? E tu che hai vinto, invece? Marameeeeoo! «e una fidanzata che ha organizzato una festa pazzesca!» concluse non allontanando la mano dalla spalla dell’amico, poi lo fece, seppur con un certo imbarazzo. Non sapeva come farlo, non sapeva proprio come comportarsi, quindi lo fece nel modo più semplice e imbarazzante possibile. Un «hey» semplice e un sorriso sincere furono rivolti a Ethan, mentre si limitò a un’occhiata silente verso Elwyn perché /che paura/ e anche /che fastidio/.

    SPOILER (click to view)
    beve (ancora) e poi si avvicina a Morley, Ethan e Elwyn (zan zan zan) con Svetlana, se non lo ha abbandonato
     
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    and you’re not so big
    «Guarda che se non ti muovi ci vado senza di te!»
    «Non puoi andarci senza di me, sono io che ricevuto l’invito, non tu!»
    «Ma tanto Milly me l’ha dato… e comunque ho anche quello di Daisy, che è molto più vip di te.»
    «Cos… MILLYYYYYYYY!!!»
    Nulla di più normale, per l’inizio di una serata in casa Cox-Johnson e, ancora, di più, tra i fratelli Cox. O meglio, ovviamente in tutto questo Hugo non era contemplato. Lui a una festa? Con delle persone? Unreal. Anzi, come aveva detto, testualissime parole targate Hugo Cox™, «piuttosto mi ammazzo.» Più chiaro di così…
    Ad ogni modo, quindi, la cosa riguardava i due fratelli maggiori. Adam era tornato da qualche settimana dall’Uruguay, dove aveva studiato nel loro ambiente naturale gli uccelli shipper: ovviamente, come non aveva mancato di far notare Zoe, era già riuscito a litigare e riappacificarsi con Tyler in tre diverse occasioni, ma questa volta era diversa. Avevano litigato. Di nuovo. Ma lui non si sarebbe piegato di nuovo. Se Tyler voleva stronzeggiare, bene! Lui sarebbe andato alla serata fighetta di Penn Hilton e si sarebbe divertito. In tutti i sensi. Certo, l’idea di andarci con sua sorella invece che con Rita era a dir poco vomitevole, ma la Bulgakov, sebbene avesse ricevuto l’invito in anteprima, se non addirittura, giustamente, per prima, non poteva partecipare causa motivi di forza maggiore. Ovvero, quella sera c’erano alcune riprese notturne di Belladonna, quindi la sua nottata sarebbe trascorsa tutta sul set. Ovviamente, come suo solito, aveva reagito alla faccia da cucciolo ferito di Adam correndo in suo soccorso e assicurandogli che avrebbe fatto di tutto per liberarsi il prima possibile e correre lì, da lui. L’ex Tassorosso sapeva che era sincera, ma era altrettanto consapevole del fatto che buona parte dei colleghi della sua Daisy erano degli incompetenti, quindi non sarebbe mai e poi mai riuscita ad arrivare in tempo. Il giorno dopo, oltre a svegliarsi nel letto in un* qualche sconosciut* e combattere con la sbronza, Adam avrebbe dovuto consolarla perché si sarebbe sicuramente sentita in colpa e dispiaciuta all’idea di averlo deluso. Ma Margarita non lo deludeva mai. A differenza di un certo Wood…
    Anche Zoe, dal canto suo, era incazzata nera (in effetti ben più di Adam) e aveva voglia di divertirsi. E le ragioni, per certi versi, erano quasi le stesse. In effetti i due fratelli si assomigliavano più di quanto volessero ammettere, cosa che, naturalmente, il più piccolo, Hugo, non mancava mai di far notare a entrambi. Forse l’unico neurone di Zoe e di Milly era quello che, di tanto in tanto, faceva capolino nella testa vuota di Adam… ad ogni modo, appunto, la Cox più vecchia – e, dall’alto dei suoi ventisette anni, cominciava davvero a sentirsi tale – ce l’aveva con una persona del tutto a caso. Quella serata doveva essere l’occasione per sbattere in faccia a tutti che lei e Cameron, stavolta, facevano sul serio. Basta sotterfugi, basta bugie: ormai già da un po’ il ragazzo sapeva che Florrie era sua figlia (solo perché la bambina stessa gli aveva spiegato la cosa, dato che, inutile dirlo, l’aveva capito prima lei di lui, dall’alto dei suoi sette anni) e, in fondo, le cose tra loro stavano andando bene. Ma forse aveva ragione Milly: era sospetto che tutto filasse così tranquillo tra la Grifondoro e il Serpeverde. E infatti eccola lì, ancora in mutande davanti all’armadio, indecisa su quale vestito mettersi. O meglio, in realtà sapeva benissimo quello che stava cercando: avrebbe indossato l’abito in grado di lasciare meno spazio possibile all’immaginazione. Certo, da quando era nata Florence non era mai riuscita a smaltire quei chili di troppo, ma Zoe Cox era sempre stata un po’ abbondante. Che la guardassero pure! Dovevano solo ringraziarla, per quella vista. Quindi, sì, avrebbe scelto un vestito di quel tenore anche in presenza di Cameron, ma dato che lui aveva deciso di preferirle la lezione a suo dire impossibile da saltare dei Pavor, beh… il suo armadio aveva emozioni anche più grandi da regalare.
    ***
    «… e quindi Milly? Perché non è venuta lei? Perché stai venendo con me La punzecchiò Adam, mentre finalmente camminavano per le vie di Hogsmeade. «Qualcuno doveva pur restare a casa con Florrie… visto che Cam ha quella importantissima lezione alla quale proprio non può mancare…» Il biondo sgranò gli occhi, fissando la sorella tutto stralunato. «Scusa? SCUSA? Invece di tenertela tu, tua figlia, l’hai smollata a lei???! Ma che migliore amica di merda sei??? Come fa a sopportarti?? Come…» «Se non ti tappi quella fogna te la faccio chiudere io. Sei il solito deficiente credulone. Flo è a casa di mamma e papà. Milly deve intervistare TizioCaioSempronio per la radio, ma poi arriva… quindi non sono incazzata con lei! NON POTREI MAI ESSERLO!!! Se mai siete tu e Ty che…» «Mio dio, ti odio.»
    Era vero. Ma era anche vero che Adam la amava, così come Zoe amava lui. Solo che… erano terribili. Entrambi. Mai quanto Hugo, sia chiaro, ma lo erano e ne erano consapevoli. Anzi, diciamo pure che, sotto sotto, ogni Cox, dalla più grande al più piccolo, era nascostamente orgoglioso di essere così fastidioso. «Se guardi un altro po’ ti si staccano gli occhi!» commentò Zoe con un gesto carinissimo della mano, meglio conosciuto come terzo dito, rivolta a un tizio che avevano appena incrociato e che la stava palesemente fissando con la bava alla bocca. Adam si esibì in una smorfia, ma su questo non sfotté la sorella: la gente in queste cose faceva schifo, quindi aveva tutte le ragioni per insultarla. Nel frattempo, comunque, avevano raggiunto l’ingresso dell’Amortentia. Adam fischiò, ammirato, osservando il restyling che cominciava già dall’esterno dell’edificio.
    «Non so se voglio farmi vedere con te… magari non ti faccio entrare.» brontolò Zoe, guardandolo fintamente male. «Te l’ho detto, tanto ho l’invito di Daisy…» «Santa donna, come diavolo fa a sopportati? Anzi, a sopportarvi, tutti e due! Dovreste venerarla, invece di rompere sempre le… ah, buonasera! Zoe Cox, sono sulla lista! Lui… è con me. Sa, i fratelli minori rimangono fastidiosi anche da grandi…!» rideva, la mora, facendo la splendida. Sì, era proprio incazzata con Cam. Persino Penn e Morley sarebbero apparsi come la coppietta perfetta e felice. Ci rendiamo conto??? Unreal, davvero. Ma vabbè, in fondo voleva troppo bene a entrambi per tenere loro il muso. Anche perché era pur sempre una festa! Era vendicativa, certo, ma era pur sempre una Grifondoro, non era una Serpestronza come Cameron…
    … e come Tyler. Dio, che voglia aveva di strozzarlo. Come sempre, d’altronde. Ma quella sera un po’ di più. Il loro tira e molla andava avanti da troppo: era ora di finirla. Erano adulti, vaccinati (non contro il Covid, scusss: tra i venti e i trenta è la terra di nessuno, chissà quando avrebbero visto il vaccino… e poi erano maghi, quindi ciaone), maturi… d’accordo, maturi forse no. O almeno, non Ty. Adam era maturissimo. Non era di certo venuto alla festa per… «Chi ti fai stasera? Hai già adocchiato qualcuno?» gli mormorò Zoe ridacchiante, dandogli una gomitata. Adam finse un conato di vomito e si scostò dalla sorella. «Piuttosto che farti fare da spalla mi ammazzo.» «Non credevo di essere venuta con Hugo.» «Gne gne gne.» «Vabbè fai quello che ti pare, io vado a salutare Piz.» E in effetti, detto fatto, una Zoe Cox selvaggia si slanciò di tutta birra verso il Peetzah, buttandogli le braccia al collo e assordandolo con un: «PIIIIIIIIIIIIZ!»
    «Che sorella di merda.» borbottò Adam, in teoria a sé stesso, in realtà con tono abbastanza alto da essere udito da chiunque passasse lì vicino in quel momento. Si guardò intorno, un po’ annoiato, riconoscendo varie celebrità del Quidditch – odiava quello sport, ma avere accanto un mostro mitologico a due teste come la #zilly significava essere indottrinati 24/7 –, finché… «MA QUELLA È TAYLOR SWIFT???» Cosa ci faceva lì? INCREDIBILE!!! Forse era una strega ma l’aveva sempre tenuto nascosto a tutti??! Mio dio, doveva indagare! E poi… beh, Tay era uno dei suoi – tanti – sogni erotici. Con molta più grazia di Zoe, dato che non ci voleva affatto molto, Adam si avvicinò sorridendo a trentadue denti. Era comunque un gentleman, però, quindi non attaccò direttamente la cantante, bensì si fermò nei pressi di una ragazza mora e… «DOMINICCA?? C’è Taylor Swift, hai visto??? NON CI CREDO!!! HELP!!»


    Post totalmente random, se volete ignorateli. Anzi, ignorateli e basta, sono scema.

    Ebbene sì, sono LORO.
    La mamma di Nice e il papà di Bertie.
    Sì, ora sapete perché sono scemi.

    Zoe importuna Piz perché sono bff.
    Adam importuna Dominic perché hanno praticamente la stessa età quindi si conoscono ??? Ale, sto facendo l’Alessandra, quindi ignoralo pure, se vuoi.
    E niente, volevo scrivere sto post da due settimane ma non avevo mai tempo. Rip, ora ci metterò dieci ore a fare il codice.

    AMAMI CICCI.


    Edited by sehnsüchtig. - 27/5/2021, 23:17
     
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    Quentin Tarantino non era il suo regista preferito, però gli aveva insegnato un sacco di cose. Prima di tutto dai film di Tarantino aveva imparato che se hai dei bei piedi (tipo da 4.96 stelline su wikifeet) bisogna mostrarli sempre perché non si sa mai quando potrebbe arrivare qualcuno e piazzarci una telecamera hollywoodiana sopra e farti guadagnare parecchi soldi – questo era anche uno dei motivi per cui si trovava all’Amortentia quella sera: pedicure di lusso e poi vedi come zio Quentin si innamora dei suoi piedi; in secondo luogo aveva imparato a diffidare dalle valigette 24 ore, soprattutto se al loro interno contenevano grossi sbrilluccichii; aveva imparato che le rapine, ma anche qualsiasi piano in generale, non va mai come pianificato; che avere un portafogli ben studiato era importante, per questo sul suo aveva fatto ricamare la peculiare scritta bad motherfucker anche se non lo rispecchiava affatto; e gli avevano fatto prendere coscienza del fatto che le donne che sapevano picchiare, sciabolare, katanare, e in poche parole uccidere, avevano un certo fascino. Quello che a quanto pare non aveva imparato, Dominic, dai film di Tarantino era che se qualcosa è troppo bella per essere vera è perché non è vera (cit. pari pari). Avrebbe potuto (e dovuto) fare due calcoli facili, essere un po’ più sveglio, e rendersi conto che non poteva essere vero che Taylor Swift fosse lì, cosa che poteva facilmente e velocemente verificare su Instagram, ma si fece prendere dall’entusiasmo del momento e non lo fece. Quello che fece fu, invece, afferrare la chitarra in una mano (pazzesco che avessero anche le chitarre, chissà dove l’aveva presa il barman, gli sarebbe dispiaciuto scoprire che poteva averla rubata al barbone che abitava accanto all’uscita sul retro del locale, per questo non chiese ma nel dubbio dopo avrebbe fatto una capatina nel vicolo per lasciare qualche spicciolo al mendicante) e il cosmopolitan per Taylor e attese che la ragazza gli facesse strada per accompagnarlo dalla cantante. Non pretendeva di farle vedere che fosse un bravo chitarrista o un decente cantante, o come spesso aveva immaginato nei suoi sogni addirittura arrivare a condividere un palco con Lei, volava basso: voleva solamente porgerle i suoi omaggi, come si fa con le grandi star e, well, con le regine.
    Credeva fermamente che ci fossero solo due cose più sicure della morte: che prima o poi Ra’s al Ghul tornasse per mettere fine a quella terribile realtà corrotta in cui vivevano, e che in qualsiasi posto fosse, trovasse sempre qualcuno che lo chiamasse Dominicca. Non aveva ancora capito se fosse un nickname carino o se lo avessero scelto per prenderlo in giro, ma aveva imparato ad accettarlo e a rispondere a quel richiamo; sgranò gli occhi e poi spostò lo sguardo da Gwen, a Bucky a Eddie!Taylor più volte. «gwen è già con taylor swift!!!» questo significa che «gwen conosce taylor swift???» no dai ma era impossibile quello (e invece .), concluse che: «forse vuole cantarle anche lei una canzone» valutò a bassa voce più con se stesso con la povera ragazza che gli era capitata vicino; non poteva permettere a qualcun altro di fregargli la sua occasione con Taylor Swift, però era pur sempre un genitluomo quindi decise comunque di prendere il drink per la Markley. «cavolo non ho abbastanza mani» davvero un peccato, ma se ne rese conto troppo tardi quindi rimase a guardare per qualche attimo in silenzio i due cosmopolitan, poi alzò il viso verso quello della ragazza castana. «non è cheee…» si schiarì la voce «cioè ecco, non è che potresti darmi una mano con questo?» sfoggiò il suo miglior sorriso e sperò che ci pensasse lei a prendere l’alcolico, e in caso contrario pazienza oh Gwen sarebbe rimasta senza drink perché va bene essere amiki ma le priorità sono priorità e la Swfit era una di quelle al momento. Prese un profondo respiro riempiendosi i polmoni, e, le dita leggermente sudate che stringevano il manico della chitarra, fece il primo passo, salvo poi ripensarci e fare dietrofront, voltandosi nuovamente verso Bucky; fissò gli occhi azzurri colmi di panico in quelli verdi di lei, in una disperata richiesta di aiuto. «mi… aggiusteresti i capelli…?» chiese con poca voce e sentendo le guance scaldarsi anche leggermente in seguito a quella richiesta. Non credeva di avere i capelli troppo in disordine perché lui non aveva mai i capelli troppo in disordine, ma era certo di non averli in perfetto ordine! Quella sera li aveva fonati per un evento di normale vita mondana, non si aspettava di certo che avrebbe incontrato una superstar. Non gli restava che fidarsi della mora e sperare che non fosse così chaosbringer da scompigliargli ancora di più la chioma bionda, e comunque, nel caso si fosse prestata ad esaudire la sua richiesta, l’avrebbe guidata passo passo («assicurati che il ciuffo non copra troppo la fronte, non voglio sembrare justin bieber; attenta a non alzare troppo i ciuffi sulle orecchie, non mi piace che si alzino; mica sembrano sporchi? profumano?») e magari prima o poi si sarebbe anche presentato, ma non era quello il momento opportuno, anche perché comunque ci pensavano gli altri.
    «DOMINICCA???»
    Ah shit here we go again. Fermò ancora il suo incedere verso la cantante americana per fangirlare a dovere con Adam (e ciao adam a proposito siamo amiki?! Lo sai che sono stato a letto con tua nipote??? Cose importanti da chiarire per non sfasciare un’amicizia, just so you know) «LO SO L’HAI VISTA CHE BELLA GUARDALA!!!» sospirone «vieni, le voglio cantare una canzone, tu puoi fare il coro»

    Man mano che si avvicinava sentiva sempre di più le gambe cedergli, il cuore accelerare nel petto, e la gola farsi secca. Come avrebbe potuto intonare le sue canzoni senza voce? No, non poteva permettere all’ansia di rovinargli quell’occasione, quindi la scacciò via scuotendo la testa e sospirò quando fu abbastanza vicino a eddie taylor. «buona…sera? Hey? C-ciao? howyoudooin’ ma come aveva potuto non prepararsi un saluto adeguato in caso avesse incontrato una superstar. Come! Vabbè passò allo step successivo e cioè gli porse il cosmopolitan «questo è per te e poi volevo dirti che» si sentì come una directioner qualsiasi davanti a Harry Styles al loro primo incontro a un firmacopie, col fiato corto e le guance arrossate «sono un grande fan delle tue canzoni e che sei bravissima e» prese un profondo respiro, ma invece di continuare a parlare si portò la tracolla della chitarra intorno al collo e iniziò a muovere le dita sulle corde in un arpeggio delicato «♪ WE WERE BOTH YOUNG WHEN I FIRST SAW YOU ♫» tiè Gwen prenditi i tuoi 20 zellini, e che nessuno gli dica mai che non era Taylor Swift e in realtà era Eddie perché 1) non si presenterebbe mai più al bde 2) si ammazzerebbe all’istante.


    canta a eddie!taylorswift, la cosa più importante!!!
     
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35 replies since 11/5/2021, 17:07   1390 views
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