soulmates aren't just lovers

nah x gid

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    Se erano una coppia di cretini? CERTO, loro lo erano sempre stati!!!! E l’aveva sempre fatta ridere, che per certi versi entrambi fossero un pochino strani in un modo sia simile che diverso. Due perfetti idioti – ma non lo disse, troppo impegnata a temere e agognare il momento in cui l’avrebbe baciato di nuovo. Sembrava passata un’eternità, e l’ultimo ricordo di bacio con lui non era dei migliori. Una parte di sé, la più piccola e insicura, aveva avuto paura che la scena si ripetesse come in un deja-vu, nonostante adesso la situazione fosse profondamente diversa – nonostante Gideon aveva capito che la amava. La speranza che potesse cancellare quel brutto ricordo con alcuni più piacevoli divenne una certezza, mentre il corpo del ragazzo si protendeva verso di lei e ricambiava, un vago sapore di sale sulla lingua: era il segnale che aspettava, un cenno che stavolta lui apprezzava quella vicinanza e lei non doveva sentirsi in difetto per aver azzardato tanto.
    Aveva preservato una sorta di timidezza nei primi attimi, che svanì quando l’altro le accarezzò le braccia e NON POTEVA GESTIRE TUTTO QUESTO!!! Avvampò, lo stomaco attorcigliato in una pallina di contentezza e incertezza nell’allontanarsi un po’ – di malavoglia eccome – e far scivolare le dita dai capelli alle spalle in un tocco gentile. Seguì con lo sguardo i propri movimenti, concentrata a riscoprire la sensazione della sua pelle calda sotto i polpastrelli e il suo profumo inconfondibile, smorzato dal bagno in acqua ma comunque ben presente. Se sapeva che non era brava a nascondere le cose, e non era stata brava nemmeno con lui? Sì, era praticamente talmente ovvio che non si scompose neppure un pochino. Ma arrossì lo stesso e sorrise, un sorriso piccolo piccolo, e posando le mani sul suo torace divenne improvvisamente sempre più consapevole di quanto fossero vicini. Era da maleducati(!) desiderare qualcosa di più? Gli passò la punta dell’indice sulla cicatrice, non sapendo darsi pace – a sua insaputa proprio come Gideon non riusciva a fare. Notò distrattamente come in quell’anno (o un anno e mezzo?) Gid avesse acquisito un fisico più asciutto e robusto, forse merito degli sforzi a Quidditch (di evitare bolidate) o forse della crescita. Si schiarì la voce, le guance a fuoco, ribattendo comunque con una risatina alle sue parole. «Infatti ti ho avvisato prima Certo non perché fosse cardiopatico, ma questo era un altro discorso!! Era passato TANTISSIMO tempo da quando erano stati così intimi e lei era stata legittimata a sentire un legame speciale tra loro, che andava oltre il mero sfizio di un contatto fisico intimo con un’altra persona. Dio, era tutto tranne che quello!!! Quindi non era poi così sfacciata se continuava a toccarlo, dopo una rivelazione enorme come quella di poco prima…??
    Di riflesso alle sue carezze, si avvicinò un pochinoinoino a lui, e non si rese conto di quanto probabilmente il suo sguardo riflettesse i suoi pensieri e vide Gideon arrossire e alzare lo sguardo. Ah, quindi non era solo lei a sentirsi così??? Be’, questo le dava un po’ di conforto – e la faceva sentire bella ai suoi occhi. Non una ragazza che per la sua altezza pesava troppo poco, con troppo poco da toccare per suscitare un vero interesse in qualcuno – in Gid, come aveva pensato per un sacco. Perché poteva essere migliorata molto, ma di strada da fare per volersi bene senza che le cose gliele facessero capire gli altri ne aveva ancora. Eppure ora si sentiva davvero carina. «Stiamo giocando a nascondino…?» Chiedeva. Lo stava solo punzecchiando, Narah, perché credeva di capire benissimo quanto fosse diviso tra… BE’, un approccio cauto (avevano appena sbrogliato anche gli ultimi nodi, si erano riconciliati letteralmente cinque minuti prima!!!!) e uno più spontaneo.
    «Narah.........» Si fece sistemare i capelli, le sopracciglia ad alzarsi divertite e canzonatorie. «Gideon.» Eh, cavolo. La telepata sapeva con certezza che moriva dalla voglia di rubargli un altro bacio, ma non sapeva quanto lui avrebbe voluto andare avanti – okay, magari lo voleva ma se lo avesse messo a disagio??? E ricercò ancora il suo sguardo, la Bloodworth, in attesa di un altro segnale di incoraggiamento. Funzionava così, per Nah – e forse era reciproco –: se aveva un dubbio, bastava che osservasse Gideon e i suoi atteggiamenti per indovinare quanto fosse propenso o quanto invece sulla difensiva. Ma, per cambiare discorso, approvava la proposta dell’altro di entrare: iniziava ad avere freddino, zuppa dai piedi fin – quasi – alla testa «Va bene, inizio ad avere freddo.» E un gran conflitto in testa ma questo non diciamolo ihih. Lo seguì – le dispiaceva tantissimo bagnare il pavimento, le piaceva troppo!!1! #designer –, bloccandosi quando lo studiò sedersi sul letto e guardarla come in una scena romantika di Baywatch, le guance arrossate (in teoria dal sole ma di fatto da… non sapeva neanche lei cosa, imbarazzo??? Boh però gli stavano così bene le guance rosa AAAAAAAA), a torso nudo e i riccioli bagnati ravviati all’indietro.
    Inspirò.
    Che tentazione, però così non valeva.
    Porcospino cosa doveva fare una ragazza per essere prudente e rispettare i tempi altrui senza soffrire EH? EH GIDEON????
    Imprecazioni (raffinate, tipo santo kathelvete) che avvennero dietro un’espressione timido, anche se letteralmente era nel panico perché: 1) era il segnale che stava aspettando?? O lo stava fraintendendo??? Che difficile l’amore. 2) la stava invitando a… sedersi su di lui…….. se solo fosse stata capace di odiare, quanto lo avrebbe odiato in questo momento. Invece abbozzò un piccolo sorriso, avvicinandosi a lui e ripassando mentalmente le tabelline – oh, nei libri funzionava per placare i bollenti spiriti!!!1! Ma no, con lei non stavano funzionando affatto. E niente, si sedette su di lui, le ginocchia a sfiorargli i fianchi, più che convinta di star scoprendo il potere della pirocinesi per le temperature impossibili che stava raggiungendo. «Ho una domanda.» OH, una domanda!!! Tutto pur di distrarsi e non rischiare di esagerare. «Sì???» «Lo senti anche tu il perikolo . Ah ok. Rimase a fissarlo. Un secondo. Due. Quindi non se lo stava immaginando, anche lui lo sentiva. Tutti soli in una baita marina (.), mezzi nudi e a mangiarsi con gli occhi, MAH, forse un po’ di pericolo lo sentCERTO CHE LO SENTIVA!!!!!!!
    Un altro respiro che ormai di zen aveva poco. «Già.» Sarebbe stato tanto male assecondare quello che voleva, in barba ai brutti momenti dei mesi passati, lasciarseli alle spalle una volta per tutte ora che era legittimata a stargli vicina in quella maniera? Si umettò le labbra, incerta, carezzandogli una guancia con dolcezza. «Pericolosissimo. Ma...» altra pausa di esitazione, prima che decidesse di prendere l’iniziativa, di nuovo. La mano libera andò dietro al proprio collo, iniziando a sciogliere i lacci che tenevano il pezzo superiore del costume, monitorando il viso di Gid per assicurarsi di non leggervi un’incertezza diversa da quella del semplice conflitto morale su cosa avrebbe dovuto e non avrebbe dovuto fare. «Ti dispiace?» indagò piano, mentre la stoffa cadeva lasciandola esposta, lo sguardo tenero ancora fisso nel suo. Si sporse a premere piano le labbra contro le sue per spezzare il momento di indecisione, e decisamente sperando che non gli dispiacesse affatto.
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    Una sola parola per descrivere il comportamento di Gideon McPherson dinnanzi ad una Narah Bloodworth che accettava di stare così vicina a lui, nonostante ben sapesse che l'opzione più saggia e logica sarebbe stata quella di rifare le valigie ed abbandonare Amortentia il più presto possibile, letteralmente volando: S T R A M B O. Alle strambezze del McPherson, Narah era abituata, al vederlo portarsi le mani agli occhi per nascondersi ed imitare uno scudo tra di loro, come se coprendosi gli occhi potesse proteggere i propri pensieri da sbirciate accidentali. Come se coprendosi gli occhi, i bollenti spiriti potessero in qualche modo placarsi e lui potesse smettere di trovarsi così attratto da lei, e dalla situazione che si era venuta a creare. Anche lei percepiva l'aria di pericolo che si era andata ad addensare sotto quella che chiunque avrebbe definito semplicemente "sexual tension" alle stelle. La percepiva, Gideon, strisciargli sulla pelle raddrizzandogli ogni pelo, e colpirgli il cervello portandolo a pensare a cose a cui non avrebbe dovuto.
    Razionalmente sapeva di dover semplicemente tenere le distanze, ma ciò che avrebbe dovuto fare non coincideva affatto con ciò che, invece, stava facendo. Ed infatti, adesso si ritrovava con Narah seduta sopra le proprie gambe, le cosce umide a premere contro le proprie, pelle contro pelle. Le guance si infiammarono mentre delicatamente, chiedendo un tacito permesso, portava le mani calde ed umide sulla sua schiena per reggerla e renderle la seduta più comoda. Certamente non si aspettava ciò che avvenne in seguito, non vedere Narah portarsi le mani a sciogliere i lacci della parte superiore del costume e farli cadere, lasciandola nuda.
    «Ti dispiace?»
    A bocca aperta, sciolse lentamente la stretta sulla sua schiena, portando le braccia indietro, premute sul copriletto, per tenersi sollevato. Ogni muscolo pronto a cedere, tremante, e non tremava per il freddo, quanto per quella strana emozione che sentiva accendersi nel petto, mentre la guardava. La guardava con espressione innocente, spaesata, completamente perso. E quasi avesse timore di osservarla troppo e bruciarla, non appena abbassò lo sguardo sul suo seno piccolo - ma più grande di come la sua memoria di ferro gli suggeriva !! - lo riportò subito ai suoi occhi scuri in un attimo. Sul viso, un'espressione diversa che non le aveva più visto di recente, ma che ricordava i momenti di intimità passati insieme tempo prima, quando le cose tra loro andavano alla grande, quando non avevano segreti a dividerli. Quella stessa sensazione la provava adesso, anche lui, gli accendeva il petto come una fiammata calda e piacevole.
    Io... #fine.
    Inetto, as always, sapeva di essere in bilico tra il mutismo e la logorrea (ed avrebbe certamente iniziato a parlare a sproposito, tirando fuori argomenti poco inerenti alla situazione). Per questo, conoscendosi, preferì tacere ed agire, portandosi con la schiena in avanti ed avvicinando le labbra alle sue. Le mani nuovamente corsero sulla schiena, mentre si lasciava andare a caldi sospiri sulla sua bocca, e si permetteva di scendere con le dita ad accarezzare la stoffa del jeans bagnato e decisamente troppo stretto. Non gli dava nessun accesso e la cosa lo disturbava perchè sentiva la voglia ed il bisogno di accedervi, ecco.
    ...no.
    Rispose alla sua domanda, con qualche secondo di ritardo di troppo, come se dovesse elaborare la cosa. Certo che non gli dispiaceva. Era preoccupato? Un po', ma avrebbe lasciato che questo lo fermasse? Purtroppo, o per fortuna, ENNE O .
    Scese con le labbra a baciarle il collo, mordendo piano la pelle morbida sotto la mandibola, quasi volesse mangiarla di baci, e rise. Perchè Narah si muoveva, sopra di lui, e quel movimento l'accendeva ancora di più, eccitandolo e ... si sentiva. Si sentiva forte e chiaro . Rise, nascondendosi con il viso nell'incavo del suo collo, perchè era imbarazzato da morire. Perchè nonostante avessero vissuto momenti simili in passato, era trascorso tanto tempo da allora. E Gideon aveva perso la confidenza verso il contatto intimo in generale. E lei? Come stava? Si permise di sbirciare ancora, il suo viso, il suo seno così bello e rotondo, piccolo da stare in due mani alla perfezione. Le accarezzò il seno piano, senza eccedere per non farle male, ma stringendolo appena e sentendo la pelle rispondere a quel contatto. Le baciò il mento, piano e labbra di nuovo.
    Il cuore galoppava nel petto ed il silenzio veniva interrotto solo dai loro sospiri o dalle risatine davvero ingrate del McPherson. Scusa io... non è che rido perchè... cioè rideva perchè .
    Perchè con le dita provava ad arrivare dentro il pantaloncino e non ci riusciva. Perchè non aveva nemmeno provato a sbottonarlo, convinto di volerci arrivare dal bordo che le stringeva le cosce.
    Perchè ancora più rosso in viso, si era arreso salendo con le mani al bordo dei pantaloncini di lei e poi sul bottone che li teneva chiusi. E provò a guardarla negli occhi, imbarazzato, dandosi coraggio.
    Posso????????????????????????????????????
    ...chiedeva.
    E lo aveva chiesto davvero.
    Così. se posso ovviamente!!!! MA KE CAZZO . Glielo aveva chiesto due volte e non aveva manco senso. Posso se posso? Ma che cazzo.
    Scusa è che sono un po' confuso. (?)
    Piuttosto poteva provare lui stesso ma?????????????? Si sentiva così bloccato ed inetto da non riuscire??????
    Almeno era gentile ed educato, ekko.
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    Stava succedendo una cosa strana – e con strana, era da intendersi proprio strana strana: Narah Bloodworth non si sentiva per niente indecisa, in quel momento, lei che era la regina delle indecisioni. Nemmeno un po’, nemmeno una briciola piccola piccola, nessun ripensamento che potesse farla bloccare e sprofondare nel panico. Forse era per la felicità di poter stare di nuovo così vicina a Gideon senza doversi sentire in colpa o in dovere di limitare gli sguardi, forse perché era da tre anni che non aveva alcun dubbio sui sentimenti che provava per quel ragazzo, e se non le erano venuti dopo ciò che avevano passato, allora era ormai certa che non sarebbe accaduto tanto presto. Forse perché era Gid e accettava e apprezzava tutto di lui, dai pregi ai difetti e al fatto che dicesse PAROLACCE!!!1! (poco importava se cercava di trattenersi in sua presenza, che fosse un po’ maledukato Nah lo sapeva ma le andava bene lo stesso)
    Ma non temeva le sue mani sulla propria schiena senza nulla a separarli, quando con qualsiasi altra persona sarebbe scappata alla velocità della luce, e tanto meno le sarebbe mai saltato in mente di esporsi ai suoi occhi e rendersi così vulnerabile. Vulnerabile lo era già fin troppo, Narah, eppure non serviva precisare che quella era tutto un altro tipo di vulnerabilità – e di intimità, soprattutto. L’unica cosa che l’avrebbe fermata era una reticenza da parte di Gideon, e per questo attese, con calma e le guance un po’ rosse dall’imbarazzo, che il McPherson reagisse al suo gesto insolitamente audace. «Io…» L’espressione confusa e innocente con cui lui la stava osservando la fece sorridere un pochino e le provocò un senso di soddisfazione tutta femminile. Non le capitava spesso di sentirsi attraente, ma no, a Gid non sembrava dispiacere granché una Narah Bloodworth mezza nuda addosso.
    Per fortuna fu lui ad avvicinarsi per primo, perché in quel momento sentiva l’urgenza di averlo contro di sé, di poterlo accarezzare; accolse le sue labbra con un sospiro, e con delicatezza gli solleticò la pelle calda e umida dei fianchi, salendo fino alla schiena per cingerlo e attirarlo più a sé, il seno premuto contro il suo petto. Sarebbe potuta rimanere così per ore con lui tra le sue braccia, davvero. E al suo “no” rispose con una risatina, staccando appena il volto dal suo per guardarlo negli occhi, accesi di una luce che trovava irresistibile – porcospino, ma cosa le faceva quel ragazzo!!! «Bene.»
    Era un riscoprire la sensazione di lasciarsi andare a qualcun altro – non era la prima volta che si dedicavano quelle attenzioni, ma era passato talmente tanto tempo che il cuore batteva forte come se la fosse stata. Divenne ancora più rossa nell’inclinare la testa per dargli accesso alla pelle sottostante, e al suo morso le sfuggì un altro sospiro. L’ipotesi che lui l’avesse stregata con qualche incantesimo era sempre più sensata, NON C’ERA ALTRA SPIEGAZIONE!! Si mosse su di lui per assestarsi e- lo sentì fisicamente, il suo apprezzamento a suscitarle un’ondata di calore mentre tutto il suo corpo rispondeva. Fu il suo turno di sentirsi spaesata, spalancando gli occhi con un misto di divertimento e stupore. Tragicomico e disagiato in perfetto stile garah, sul serio!!1! Non poté non ridere con lui, ma SENZA dimenticare la sua prioritàTM: i suoi capelli, altresì detta la maledizione Pantene per cui non riuscì a trattenersi dal far scorrere le dita tra quei ricci scombinati. C’era una parte di lui che non le piacesse??? #no. Emise un piccolo gemito (per cui un pochino si vergognò) sentendolo concentrarsi sul suo seno e sentendo se stessa reagire con ben poco controllo; premette le labbra contro la sua guancia e- Gideon le scoppiò a ridere in faccia. TSK MA GUARDA IL SIGNORINO???????? Inarcò un sopracciglio, un sorriso ad addolcire quello che sarebbe potuto passare come rimprovero. «No okay, io sto morendo e tu mi prendi in giro!» Certo che sapeva che non la stava prendendo in giro, ma insomma!
    Troppo distratta da tutto il resto, non si era accorta dei tentativi di Gideon di… oltrepassare il tessuto dei pantaloni, ekko. E alla sua richiesta educatissima rimase per un attimo senza parole – un po’ per un pudore che con lui comunque non sussisteva granché, e soprattutto per la perplessità. Sbatté le ciglia, fissandolo ancora prima che le scappasse una risatina. «E… me lo chiedi anche??» disse (… come se lei non avesse fatto lo stesso al posto suo.) seppur timidamente, afferrò le sue mani per portarle verso il bottone dei jeans, allungandosi per un altro bacio sulle labbra – e si sarebbe mossa per agevolarlo nell’abbassare il tessuto, se lui avesse voluto. Le andava bene, davvero: Gideon McPherson non aveva bisogno di permessi, con lei. Si schiarì la voce, nervosamente. «Uhm, io… posso- fare lo stesso?????» (appunto, l’avevo detto che avrebbe fatto lo stesso!!1!) Che poi, dall’intenzione ad avere il coraggio di farlo era proprio un GRANDE PASSO ma… la curiosità e la voglia di farlo non mancava, insomma. Con una mano fresca gli carezzò il petto, temporeggiando, e restituendogli un’occhiata dolce ma sicura. Di loro, finalmente poteva dire di essere sicura. Di nuovo.
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    Temeva che le sue frasi avrebbero potuto essere fraintese, per questo motivo si impose di cucirsi la bocca e lasciare che fossero le proprie azioni a guidarlo e spiegare come si sentisse. Ma accecato dal desiderio che provava verso di lei, non riusciva a pensare lucidamente, volendo solo sentirla addosso, starle vicino, spogliarla, sentirla propria. Il problema - che problema non era davvero - era che Narah ci stava, e che magari, presto o tardi avrebbero consumato un rapporto sessuale lì su quel letto, troppo presi da loro stessi per prendere precauzioni, troppo assuefatti l'uno dall'altra per pensare all'atmosfera nella stanza che, certamente, era fondamentale: gli elfi erano nascosti da qualche parte? Il solo pensiero lo distruggeva. La porta che portava sul porticato era spalancata, ed anche se consciamente Gideon sapeva che oltre loro - e magari gli elfi, Dio mio - non ci fosse nessun altro, aveva comunque la sensazione che qualcosa fosse sbagliato. Nella stanza c'era troppa luce, non c'era la giusta atmosfera. A-aspetta. E no, non era una risposta negativa alla sua domanda: poteva denudarlo come meglio credeva ma...non così. Aspetta. Ripetè. Le strinse le mani tra le proprie, ribaltandola delicatamente sul letto e ponendosi sopra di lei, una gamba tra le sue cosce, lo sguardo malizioso le accarezzò le curve sottili e delicate del corpo, prima di posarle un altro bacio sulle labbra e far leva sulle braccia per sollevarsi dal letto, a fatica. La lasciò seminuda per un attimo, solo uno. Si guardò intorno, le labbra arrossate per la sessione di baci, il costume troppo gonfio per il piacere e l'eccitazione. Localizzò le valigie e recuperò la propria bacchetta, procedendo, in sequenza, a chiudere le porte e tirare le tendine che avrebbero garantito un'atmosfera più calda. Si assicurò che non ci fosse nessuno oltre loro, abbassò appena le luci nella stanza, che adesso, soffuse, sembravano confondere forme e colori, rendendo il tutto più bello. Localizzò il portafoglio sul comodino e si sentì più sicuro. Riportò le attenzioni verso la ragazza, e guardandola con adesso più padronanza di sè, portò le mani al proprio costume per abbassarlo fino alle caviglie, così che, finalmente, potesse disagiarsi meglio sentirsi libero. Non si vergognava del proprio corpo, Gideon, aveva imparato ad accettare i segni che l'operazione al cuore aveva lasciato anni prima, ed a parte quello, poteva vantare un fisichetto allenato dalle sessioni di quidditch, una peluria appena accennata sul petto e sulle gambe lunghe. E poi, bè, non poteva dire nemmeno di essere mal messo lì sotto, ecco. Tutt'altro. L'erezione turgida tra le gambe non lo fermò dal tornare sul letto, gattonando verso di lei, e procedendo adesso a provare a slacciare il jeans della ragazza. Le gote sempre più arrossate per quel gesto e per il gusto di farle sfilare il jeans sulle cosce umide, lentamente, come una carezza, fino a lasciarle il costume e poi nemmeno quello. Lo sciolse, liberandola, così che adesso fossero entrambi nudi, stretti. Le sorrise. ...stai bene? Domandò, curioso ed apprensivo, mentre una mano sulla coscia, salì più su verso il fianco e poi a prenderle la mano che, lentamente, condusse verso il proprio corpo. Sospirava, pesante, e se lei lo avesse toccato senza farlo letteralmente esplodere, forse avrebbe avuto una speranza di portare avanti quel rapporto ed evitare un flop, com'era stato la prima volta. Io...vorrei che tu stessi bene e che sia sicura di tutto. Perchè... io adesso lo sono. In quel momento lo era maledettamente, i pensieri li avrebbe rimandati a più tardi, non avrebbe permesso che rovinassero quel loro incontro.
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    L’ultima cosa che voleva sentire dalle sue labbra era di aspettare. Narah si fermò, ovviamente, alzando su di lui uno sguardo che, oltre che di interrogativi, si stava riempiendo di fragilità. Perché aspetta? Stava avendo dei dubbi, non era più sicuro di volerlo fare?
    Quella tremenda e super imbarazzante decisione durò poco: si sentì ribaltare di schiena sul letto e l’attimo dopo si ritrovò a fissare dal basso un Gideon McPherson decisissimo, le guance che le prendevano fuoco. «Uh Per lei che solo il giorno prima mai avrebbe immaginato di ritrovarsi con Gid in quella situazione, era ragionevole fosse sull’orlo di un infarto – cosa c’entrava che lui era cardiopatico, il suo era un cuore sano ma sensibile!!!11! Ricambiò il bacio, sfiorandogli una guancia e sorridendo tra sé dalla tenerezza avvertendola appena ruvida al tatto. Un piccolo dettaglio che però attestava quanto entrambi fossero cresciuti. Poi Gideon si sollevò e Nah sentì la mancanza del suo calore – proprio adesso, dopo tanto tempo in cui non lo aveva avuto!!
    Lasciò un piccolo sbuffo in automatico, inclinando le gambe da un lato mentre si alzava sui gomiti per sbirciare quello che stava facendo. Lo osservò recuperare la bacchetta e pensare a tutte quelle piccole cose cui normalmente avrebbe pensato lei, ma per cui ora era stata troppo sorpresa e coinvolta per ragionarci su. «Ecco, è in questi casi che mi manca la magia.» Suo malgrado, ogni tot secondi lo sguardo le scivolava dalle tendine accostate e la luce soffusa nella stanza alle linee delicate ma sode della schiena, osservandolo dalle spalle alla vita più stretta. Era bellissimo e lo voleva vicino. Poi eh, Gid si girò e la colse a fissarlo come una stalker; riuscì a vergognarsi solo un po’ di meno giusto perché lui era mezza nudo, e si sa che immaginare le persone a fare cose da umani alleggerisce l’imbarazzo #wat. Ma, nel caso non si fosse capito, tutto di Gideon le piaceva tanto – non aveva mai smesso di piacerle, ecco. Che dire????? «Ops???» Cosa? Cosa. Era confusa. #ahochei
    E infine divenne afona, seguendo il percorso dei suoi boxer e focalizzandosi su quel punto: non è che non lo avesse mai visto o fosse rimasta alla mentalità di una undicenne, Narah, però??? Era così ingenua e pudica che??? Fu inevitabile andare a fuoco – stRaNo, non lo faceva mai. Sentì anche un tipo di calore diverso, che aveva meno a che fare con la sua immancabile timidezza; lo seguì con lo sguardo anche mentre si riavvicinava a lei, e tornò a sdraiarsi sul materasso, lasciandosi togliere gli ultimi indumenti. Tentando di individuare qualche traccia di indecisione nei suoi gesti. Non ne vedeva.
    Gli sorrise di rimando, piano, in un muto desiderio di averlo sempre più vicino. «Sì, io… sto bene. Molto.» Si schiarì la voce, per poi ridacchiare delle sue stesse parole. Era davvero un disastro. Ma il pensiero durò poco, sostituito dalla sensazione di fuoco sulla pelle laddove la mano di Gid tracciava il proprio percorso partendo dalla sua coscia. Si morse il labbro, Nah, perché le piaceva da morire ma non aveva idea di dove lei dovesse iniziare per dargli le stesse sensazioni. Sospirò ancora, azzerando le distanze tra le loro labbra per dargli un altro bacio, stavolta un po’ meno casto, con trasporto – e per azzardarsi a giocare un po’ scese a mordicchiargli la linea della mandibola. Il suo profumo, la sua vicinanza, il suo tocco, era tutto troppo bello, troppo tutto. Lo amava, e sentirlo dire che adesso era sicuro la rendeva semplicemente felice. «Non credevo te lo avrei sentito dire,» commentò, a bassa voce. Gli infilò una mano tra i ricci scuri come non si stancava mai di fare, e la mano posata sul petto di lui iniziò a tracciare le linee del suo corpo. «Sono sicura.» Un po’ imbarazzata, nascose il viso contro il suo collo, lasciando scivolare le labbra lungo la sua clavicola in una carezza delicata. Iniziò a sfiorargli la schiena lungo la spina dorsale, sentendo aumentare la smania di lui, soffermandosi con un risolino sulla sua natica. Sollevò il mento per guardarlo negli occhi, per vedere la sua reazione e controllare che… gli andasse bene, non lo mettesse a disagio. Voleva fosse perfetto per entrambi.
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    Se ad inizio giornata gli avessero detto che, qualche ora dopo, si sarebbe ritrovato nudo sopra Narah, si sarebbe messo a ridere per quella battuta di cattivo gusto - ma sempre attuale - sugli ex che ritornano insieme. Ed invece era davvero sopra di lei, ad inspirare il suo profumo ed a domandarsi di continuo, dentro di sè, come una paranoia, se lei fosse davvero certa di accettare quel tipo di attenzioni. Non era sicuro che si trattasse di una qualche forma di prudenza eccessiva, o se fosse solo la sua bassa autostima a fargli girare nella testa sempre la stessa domanda: davvero mi vuole? Eppure non se lo spiegava, e gli sembrava assurdo che potesse essere così, anche quando lo sguardo di Narah, il suo corpo e le sue parole gli mandavano conferme continue.
    Ed al suo "è in questi casi che mi manca la magia" Gideon rispose con un onesto:
    Poter diventare invisibile è decisamente meglio. Tipo come avrebbe voluto fare lui in quel momento, quando percepì lo sguardo della ragazza sul suo corpo nudo e si affrettò a raggiungerla di nuovo sul letto per evitare che lei lo guardasse molto, come se...in qualche modo, anche se già lo conosceva, vedendolo nudo avrebbe potuto cambiare idea e decidere che non le piacesse più. (???) La vide andare a fuoco, ed andò a fuoco a sua volta, mettendosi in allarme e riuscendo a far raggiungere al suo cuore battiti da record. Allo stesso tempo, quella sensazione di timidezza e vergogna, era mista ad un'altra, più forte, un desiderio accecante. Sentirle dare un'ennesima conferma gli tolse di dosso un peso enorme, ma la paranoia era sempre dietro l'angolo. Lasciò che lei gli baciasse la clavicola sentendo la pelle d'oca diramarsi da quel punto e solleticargli la pelle fino alle braccia, al petto e poi all'addome, ed ancora più giù. Così sospirò, le mani di lei che sul suo corpo sembravano bruciare, ma al tempo stesso il desiderio di qualcosa di più intimo a bruciare il basso ventre.
    Vuoi... vuoi provare a toccarmi? Domandò, rimamendo con il viso nascosto nel suo collo e sollevandosi appena per guardarla di sfuggita negli occhi, il volto rosso fuoco. Non erano mai arrivati ad un livello così intimo e la cosa gli sembrava strana ed al tempo stesso attraente, lo spaventava e credeva che spaventasse anche lei. Per cui dovevano eliminare questo...iceberg tra di loro no?

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    Narah aveva creduto un sacco di cose, prima di quel giorno: aveva creduto che a Gideon fosse indifferente, se non per l’affetto che si poteva provare verso un’amica con cui un tempo stava insieme; aveva creduto di doversi rassegnare, e non aveva più provato a indagare con lui per non mettersi in ridicolo, facendosi da parte; ultimo ma non per importanza, aveva creduto potesse riuscirci davvero, ad accantonare i sentimenti per Gid. Ci aveva provato e riprovato, ripetendosi mille frasi d’incoraggiamento che le ricordavano perché fosse meglio per entrambi.
    In tutta sincerità, la Bloodworth non aveva interiorizzato i nobili intenti di dimenticare il suo amore per il Corvonero. In quel momento non si sarebbe allontanata da lui per nulla al mondo, e rinunciare al calore della sua vicinanza – fisica e non solo – sarebbe stato come toglierle l’ossigeno dai polmoni: una sofferenza. Non le importava nemmeno di non avere chissà quante forme piene o attraenti, le bastava lo sguardo di lui, i suoi sospiri e le labbra adorabilmente arrossate dai suoi baci. Pian piano avvertiva il proprio corpo rilassarsi, libero dal timore di non essere abbastanza attraente, e Nah si concentrava solo su Gideon nella penombra della stanza. Non erano al castello, dove qualcuno avrebbe potuto entrare anche solo per casualità, erano… in un posto tutto per loro, e questo la faceva sentire ancora più a suo agio di quanto già non fosse. La sua delicatezza, il suo imbarazzo, ogni dettaglio di lui la riscaldava e le faceva desiderare di più.
    Per cui, alla richiesta timida di Gideon, sussurrata mentre lei incrociava il suo sguardo e si accorgeva di quanto fosse arrossito – dio che tenero, le faceva venir voglia di riempirlo di baci – sorrise in silenzio e lentamente. Anni prima si era scoperta spaventata da quella nuova esperienza – o, come piaceva dire all’altro, dal suo iCeBeRg – ma adesso era diverso, in un’infinita lista di modi, e tutti in positivo. Narah Bloodworth era un po’ più adulta, un po’ più coraggiosa, un po’ più matura e certa di volere il McPherson al cento per cento, sotto ogni punto di vista. E no, non stava ignorando la tensione che le stringeva lo stomaco, ma era solo un misto di fremente attesa e il pensiero di non saperlo fare bene; be’, avrebbero imparato insieme. Insomma, per quanto dolce e angelica la special potesse essere, c’era ben poco di etereo nel desiderio bruciante che stava provando dopo un’infinità di tempo. «Sì che voglio.» E nemmeno poco, ecco.
    Erano talmente (appiccicati) vicini che le bastò girare il viso di pochi millimetri per lasciargli un bacio sui capelli umidi. Poi si mosse un po’ per ritrovarsi sotto di lui, e VA BENE, arrossì nell’allargare le gambe per accogliere il suo corpo non proprio minuto tra di esse, ma in quel momento la vergogna fu facile da accantonare. Abbassò lo sguardo scuro sulle sue spalle, tracciando delle linee sinuose e immaginarie lungo le sue braccia, risalendo per sfiorargli le clavicole, poi il petto laddove c’era la cicatrice chiara. «Sei caldissimo,» mormorò, per poi sorridere nel precisare: «E mi piace!» Continuò ad esplorarlo con curiosità, fino ad arrivare a poco sopra il suo ventre e si fermò per lanciargli un’occhiata tra il divertito, l’imbarazzato e il desideroso. Sì, decisamente un misto.
    Fu… eccitante e strano (per quanto era stato rapido il loro riappacificarsi, mica per altro!) ed eccitante sentirlo tra le dita. Un sorriso più ampio e più imbarazzato, mentre cercava lo sguardo di lui e gli posava un bacio accaldato, intenso, persa a esplorare la sensazione di quel nuovo contatto. Gid la desiderava, ora poteva letteralmente (eh.) constatarlo, e il suo corpo rispose allo stesso modo. Concentrata, su di giri, lasciò un piccolo sospiro mentre gli premeva piano il collo con le labbra, e strinse appena la presa attorno a lui, accennando dei piccoli movimenti.
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    delicatezza era ciò che Narah ispirava ad ogni minimo movimento, ad ogni sospiro rilasciato, ad ogni parola sussurrata, era ciò che lei gli offriva e ciò che Gideon sperava di restituirle in cambio, in quel loro primo contatto così intimo. Delicatezza ed ovviamente piacere, nel tocco, nella scoperta dei loro corpi. Si era lentamente chinato su di lei, infilandosi tra le sue gambe umide ed aveva sospirato senza timore quando lei aveva iniziato ad accarezzarlo. "sei caldissimo" ...ed aveva ragione, onestamente, presto avrebbe preso fuoco. Era più che sicuro che la temperatura del proprio corpo sarebbe presto arrivata ad un punto di combustione. Ma non rispose a questo, convinto che se avesse provato a parlare, dalle proprie labbra non sarebbero usciti altro che versi senza significato o peggio, parole imbarazzanti. Una risatina timida ed impacciata fu l'unica risposta che riuscì a dare, mentre la mano fresca di Narah là sopra, lo faceva letteralmente morire. Istintivamente spinse il bacino contro quello di lei, facendo entrare le loro intimità a contatto per un attimo, una mano scivolò a stringerle piano un fianco, le labbra accarezzarono una clavicola di lei, lasciandola un bacio. Ed ogni secondo passato, ogni carezza di Narah lo accendeva ancora di pù portandolo al limite dopo il quale non sapeva se sarebbe riuscito a fermarsi o tornare indietro. Il rischio di anticipare i tempi come al suo solito era altissimo, e sentiva di esserci parecchio vicino. Resistette, per quanto avere Narah tra le mani fosse letteralmente un rischio. Pensò a richiamare a sè una bustina di condom, imbarazzato mentre si poggiava con il gomito al fianco della ragazza, così da avere le mani libere da aprirlo ed infilarselo. Era così strano, cioè..... lo stava mettendo davvero, con Narah sdraiata sotto di lui e non solo per fare le prove, INCREDIBILE!!! Le guance rosse, mentre lo sguardo di Narah probabilmente incuriosito osservava la scena o peggio, osservava la sua faccia. Ho sognato questo momento varie volte, lo sai? Era un vero traguardo, arrivarci con l'erezione ancora piena. Era triste da dire, ma non pensava ci sarebbe mai arrivato: in genere, veniva prima. Non voglio deluderti. Riprese, ancora paranoico. Ma secondo le mie statistiche non durerò nemmeno due minuti. Ecco perchè era meglio che non parlasse, che stesse in silenzio, che non aprisse proprio la bocca. Forse erano meglio i versi senza alcun senso. Però oggi la fortuna sembra che giri dalla nostra parte. E poi, sentendo il condom stringerlo, fu più tranquillo. Si rimise comodo, scendendo con le dita ad accarezzarle le sue parti più intime, bagnata, desiderosa. Prontissima. Le baciò le labbra, il mento e, non avendo la certezza di resistere oltre i trenta secondi. Quando lei confermò che sì, era pronta, Gid provò lentamente ad entrare dentro di lei. O meglio...gliel'appoggiò proprio all'entrata, rendendosi conto subito, ma proprio subito, che non ci sarebbe mai entrato: era troppo stretta. Aveva parlato troppo presto, quali due minuti? quale fortuna dalla loro parte? TI STO FACENDO MALE?? Era sicuro di sì, e che Narah non glielo avrebbe mai detto per non dargli un dispiacere. Sii sincera. Insistette, osservandola con apprensione. Nonostante il condom fosse lubrificato, a Gideon sembrava una cosa ASSURDA, non sarebbe entrato mai. Mai. Narah mi dispiace tanto. Voleva mantenersi tranquillo ma era nervoso da morire, e non sapeva nemmeno come stesse facendo a mantenere la concentrazione!
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    Narah adorava tutto di Gideon, e probabilmente l’unico che non se ne fosse accorto era proprio Gideon. Adorava l’attenzione con cui si era sistemato tra le sue gambe, adorava come un ricciolo gli scendesse sulla fronte ogni volta che si chinava, adorava sentire i suoi sospiri e la sua pelle contro la sua. E, con un pizzico di divertimento e le guance rosse dall’imbarazzo, adorò la risatina che fece in risposta alle sue parole. Adorava fosse lì con lei, stavolta senza barriere tra loro – vestiti e segreti oscuri.
    Le venne da sorridere appena, il respiro affrettato mentre lo carezzava in maniera intima, lo sguardo a cercare quello di Gideon prima che lui si abbassasse per lasciarle dei baci sulla clavicola. E Nah rimase senza fiato, sia per quei gesti tanto delicati che le scaldavano il cuore, sia per il contatto sfuggente delle loro intimità. Non aveva mai fatto nulla di simile, Narah, ma era piuttosto certa di non vedere l’ora di andare avanti. Certissima. Continuò a esplorarlo con curiosità, felice di constatare quanto gli costasse resistere, di quanto fossero coinvolti allo stesso modo.
    Per Nah non avrebbe potuto essere altrimenti: si era dimenticata della stanza, dell’Amortentia, di che ore fossero. Vedeva solo lui, sentiva solo la sua voce, il suo tocco, quelle sensazioni da far girare la testa. Gideon avrebbe anche potuto riaccendere la luce, che la telepate non se ne sarebbe nemmeno accorta. E infatti: «Perché ti sposti?» sussurrò, abbassando la mano prima di mettere a fuoco il condom tra le sue dita. Arrossì. «Oh Eh, si stava dimenticando proprio tutto tutto. come rimanere incinta la prima volta Rimase sdraiata a osservarlo, allungando indice e medio per afferrargli con delicatezza un riccio, scivolando più in basso per una carezza sulla sua guancia appena ruvida. Come si faceva a resistere a un Gideon McPherson??
    Sì, anche a un Gideon McPherson che iniziava a essere nervoso. Aggrottò le sopracciglia con una risatina. «Come potresti deludermi?» Era davvero uno sciocco. Davvero davvero sciocco. Gli carezzò i fianchi su e giù in una carezza calda e rassicurante, mentre lasciava che finisse di… prepararsi, ecco. «Ma secondo le mie statistiche non durerò nemmeno due minuti.» Oh. Era per quello? Ridacchiò, alzandosi su un gomito per lasciargli un bacio sulle labbra. «In ogni caso, abbiamo un sacco di tempo per esercitarci.» U A U ma da dove le era uscito quel tono basso e sensuale, neanche al Lilum l’aveva l’imparato!!1!
    Tra l’altro, quando Gideon scese per carezzarla , non fu tanto sicura nemmeno lei di quanto sarebbe riuscita a durare. Le sfuggì un piccolo gemito. «Gid.» QUI QUALCUNO STA BRUCIANDO, ALLORA? Inspirò piano, facendogli ancora più spazio, non riuscendo a trattenersi dal toccarlo – sempre con delicatezza – sulle spalle, le braccia, la schiena, il petto caldo. Lo desiderava, e forse per la prima volta in vita sua, era impaziente da morire. «Vieni.» … non letteralmente. Le scappò un’altra risatina impacciata. «Intendevo… insomma, hai capito.» Awkward ma senza stupirsi più di tanto: era sempre così, tra loro. Awkward ma ugualmente perfetto, perché erano se stessi a trecentosessanta gradi.
    (Qua ci starebbe una battuta, ma Narah è troppo dolce ed educata per questo.)
    (ANYWAY.)
    Poi avvertì Gid contro di lei, e avvertì lungo la schiena e al bassoventre un’ondata di brividi, aspettativa e piacere. Ogni parte di sé bruciava. Schiuse le labbra per prendere fiato, le mani strette sui suoi fianchi, gli occhi scuri a incrociare quelli nocciola di lui; e fu per il nervosismo che lesse nella sua espressione, che recuperò un po’ di lucidità. Ricordava la giornata passata a casa sua di anni fa, al loro primo contatto davvero intimo, alle paure che aveva avuto. Stavolta non ne aveva neanche un po’, e voleva godersi quel momento bellissimo senza timori, voleva tranquillizzare Gideon – e non coi suoi poteri. Era molto più di questo.
    Avvicinò la mano al suo viso, di nuovo, per trasmettergli calore. «Ehi, di cosa ti dispiace?» Si sollevò per sfiorargli il mento con le labbra, lentamente, nel tentativo di cancellare la sua apprensione. Forse Gid pensava le avrebbe fatto male, e magari sarebbe stato anche vero, ma: «Mi fai più male a fermarti!!» Un sorriso onesto, un po’ giocoso e decisamente accaldato perché be’, Narah non trovava neanche mezzo (0,5) motivo per fermarsi. «Non devi dispiacerti di niente. Sto benissimo. Mi piace molto.» Una piccola pausa imbarazzata. «Anzi, molto molto Il suo corpo lo desiderava, e lui poteva sentirlo. Pur con un velo di rossore sulle guance umide, inarcò il bacino contro di lui per venirgli incontro, in un movimento appassionato ma per nulla insistente. Gli scompigliò i capelli, guardandolo con tenerezza, rispetto, desiderio. «Ti amo
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    «Come potresti deludermi?»
    Carina. Troppo buona ma carina.
    Apprezzo la fiducia.
    Il cuore fece un balzo dentro il petto e Gideon percepì uno strano calore invadergli il torace. Era veramente troppo gentile, Narah. O troppo innamorata. Comunque stessero le cose, questa frase così ricca di fiducia gli faceva capire quanto la ragazza credesse in lui e pensarci lo faceva sorridere, lo rendeva felice, riempiendogli il cuore di gioia. In un certo senso, questa sua fiducia lo tranquillizzava, ed anche se già lo sapeva, sentire quanto lei si fidasse di lui fu un supporto emotivo non da poco, che lo aiutò a calmarsi un po' ed acquisire la forza necessaria per avanzare al (flop) passo successivo - ecco il motivo per cui ancora, il McPherson, non aveva floppato in maniera lampante: Narah si fidava di lui tanto da tirarlo su quando lui era sul punto di cedere. Stava rimbalzando su un campo minato, Gideon, e Narah era sempre lì pronta ad aiutarlo e sventare una catastrofe - se quella loro prima volta fosse andata male, si sarebbe chiuso dentro il dormitorio per tre mesi. Forte di questo sentimento, si fece coraggio, passando da un episodio imbarazzante all'altro: prima il flusso di parole che non riusciva a fermare, poi i commenti scomodi sulla durata della sua prestazione di cui non fregava niente a nessuno - lo sapeva che a Narah non interessava questo dettaglio, ma non poteva fare a meno di pensare a quanto avrebbe voluto rendere quella serata per lei indimenticabile in tutti i sensi - e poi, alla fine, la constatazione sul fatto che FORSE NON CI SAREBBE RIUSCITO PROPRIO, perchè non poteva andare contro la fisica e...non ci entrava e basta.
    «Vieni.»
    Certo però che anche lei. Con una mano lo accarezzava e con l'altra lo prendeva a schiaffi. Narah???? Ma dove doveva andare se era lì con lei. Le tappò la bocca con un bacio, nel dubbio - e magari la morse anche, perchè ci stava, ed era tenera tenera. Si staccò da lei solo per guardarla negli occhi mentre, sostenuto dalle sue parole, provava a fare un po' di forza spingendosi dentro di lei. E se inizialmente aveva creduto che fosse impossibile e che anche provandoci non ci sarebbe riuscito, ben presto si rese conto che quel calore strano che percepiva non era dovuto al fatto che fosse già venuto senza manco accorgersene (.) ma che era già dentro di lei, almeno un po'. Era strettissima ma era stato più semplice di ciò che aveva pensato! Si fece coraggio, dunque, chiandosi per baciarle la guancia e stando attento ad ogni sua piccola reazione: al minimo accennò di dolore, si sarebbe fermato. Molto molto, quindi? Chiese conferma, adesso che era dentro di lei, magari aveva cambiato idea. Ti amo anche io bruchetta. ( ) E le scoccò un bacio sulle labbra, di nuovo. Avrebbe provato a muoversi piano dentro di lei, per farla abituare a quella nuova intrusione. Ogni muscolo in tensione vibrava per lo sforzo - perchè pur essendo uno "sportivo" era tutto meno che atletico, ecco - ed il calore accumulato nel basso ventre lo confondeva, e lo spingeva a volerne sempre di più. E lei come stava?? Stava bene?? Cosa sentiva?? Le bruciava? Lo sguardo di Gid parlava per lui. Non voleva stressarla con diecimila domande, ma era evidente che fosse altamente apprensivo e che la stesse studiando, mentre provava a rimanere totalmente concentrato su di lei e non perdersi nelle sensazioni che lui stesso stava provando - scariche elettriche che il campo da Quidditch poteva solo sognare, fuoco puro che divampava ad ogni movimento. Aveva la testa annebbiata dal desiderio, ma non tanto da perdere il controllo. L'avrebbe divorata dai baci, sulle guance, sulle labbra, sul mento, mal trattenendo gli ansimi e lasciandosi andare a numerosi sospiri, felice come non era mai stato, vedendo che lei per prima stava bene ed era felice. Sperava di poter ricambiare tutta la fiducia che lei aveva riposto in lui, ed anche di più.
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    «Narah????»
    Una risatina divertita fu l'unico verso che riuscì a emettere. Se nello scenario creato ad arte da Amortentia fosse arrivata una tempesta, probabilmente la telepate non se ne sarebbe neppure accorta. Come poteva pensare a qualsiasi altra cosa che non fosse Gideon, bellissimo e dolcissimo con quelle guance paonazze, a condividere con lei la sua (e loro) prima volta??
    La verità era che Nah amava Gideon McPherson da un sacco di tempo, e dopo il lungo periodo in cui era stata convinta di non essere più ricambiata, adesso voleva godersi ogni singolo attimo di quel momento.
    Lo conosceva talmente bene che il suo nervosismo non la stupì, e anzi, era talmente tipico di Gideon che l'aveva fatta sorridere internamente: questa volta, però, Narah non poteva essere più sicura di voler andare fino in fondo. Il calore di lui, la sua vicinanza, i suoi occhi, erano tutto ciò di cui avesse bisogno - non c'erano più se
    ma, ogni traccia di timore era svanita nel nulla da parecchi minuti ormai.
    Sentì Gid fare pressione contro di lei e Nah chiuse le palpebre, stringendolo più forte dalle spalle nell'avvertire un dolore sconosciuto. Durò solo un attimo, però, e scomparve fulmineo così come era arrivato, facendo posto a una... pienezza indefinibile. Le piaceva, OVVIAMENTE. Emise un sospiro quando Gideon si mosse, lasciandogli scorrere le dita tra i capelli in un gesto insieme delicato e impetuoso, e al suo bacio aprì gli occhi per sorridergli. Era preoccupato come lo aveva immaginato, ma non c'era davvero alcun motivo.
    Ci mise un secondo per prendere fiato e rispondergli, perché era tutto troppo, e nel senso migliore che esistesse. Stava amando quel contatto così intimo con lui e... niente, le faceva mancare il fiato. Come sempre, visto che dopo anni ancora le bastava vederlo per arrossire. «Molto molto gli confermò piano, e si allungò per un bacio morbido sulle labbra. «Ti amo anche io bruchetta.» Un altro bacio, e stavolta da parte di Gid. Ridacchiò, tra un respiro irregolare e l'altro, tra un brivido bollente e una scarica di piacere: quando iniziava a pensare di essere troppo smielata, Gideon si confermava ancora più smielato di lei. «Ti ho mai detto che sei perfetto per me?» E lo ammirò dal basso, le gambe nude premute contro i fianchi di lui, facendo scorrere lo sguardo lungo le sue spalle, fino al petto sodo e poi più giù, dove i loro corpi sudati si univano. Avvampò. Era perfetto per lei, anche se la faceva sentire una maniaca come nessun altro!!1!
    Poi Gideon iniziò a muoversi e Narah ansimò, per l'ondata di piacere che via via cresceva al bassoventre. Gli strinse i capelli con una mano senza tirare, e l'altra si aggrappò alla sua spalla. Dio, era anche meglio di come aveva creduto. Girò il viso per cercare la sua bocca, proprio mentre lui faceva lo stesso, mordendogli il labbro inferiore perché la stava facendo morire e se lo meritava essendo un «maleducato Le uscì più come un gemito affatto credibile, ma non se ne curò, reclinando la testa con l'ennesimo sospiro per accogliere le sue dolci attenzioni, e imparando a seguire quei movimenti che la stavano facendo impazzire, desiderando di più e poi ancora di più. Desiderando lui, come non aveva mai smesso di fare. E mentre donava tutta se stessa a lui, anima e corpo, sapeva che non avrebbe mai smesso.
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