lezione controllo dei poteri + cdcm

«murph-»
«b a C I o»
ecco Barry, così impari a non sfruttare la tua ultima giustificazione per startene in sala comune a fumarti un cannone mentre gli altri poveri si fanno ammazzare da qualche animale dello zoo. perché era scritto che finisse così, ormai una prassi consolidata per le lezioni ad Hogwarts; ma a pozioni se l'era cagata, giusto? cavata, magari, a cagarsi sotto durante la lezione con la queen ci aveva pensato sicuramente qualcun altro (cos); anche perses, in linea di massima, aveva cagato il cazzo finché Barry misericordiosamente non lo aveva ucciso - mi avevi scoperto, Sinclair, ma a cosa è servito? [evil laughs]
si avvicinò alla Skywalker dopo aver controllato non lo stesse fissando nessuno, men che meno una già occupata Jane con quella dannata polaroid tra le mani, la guancia morbida della geocineta sfiorata con un soffio prima di scomparire dalla sua vista: e una missione poteva dire di averla portata a termine. «che merda di incubo» no, non Murphy, anche se talvolta lei e stiles - soprattutto insieme - potevano diventarlo. si riferiva a ben altro, Barrow skylinski, ora nuovamente al fianco di Cj, le iridi grigio azzurre rivolte sulle stesse persone che il Knowles si guardava bene dal fissare: madre, padre, cugini di sesto grado, parentame vario - quel genere di cose che il corvonero sopportava solo in piccole dosi, ovvero con la presenza in sincrono di Sandy e Sersha nella sua vita quotidiana.
William Barrow solo se preso singolarmente, soprattutto ora che a gironzolare attorno a sua madre c'erano sempre quei due nani malefici di Ronan e Lynch - blocked. «dite che toccherà ancora a barry?» come se non fosse stato li, a due passi dalla sua testa sferica e scintillante - merdina «cazzo di menagramo che sei» toccatina di palle strategica, perché non si sa mai.
riportando le iridi grigio azzurre sul vialetto davanti a loro, dove un buon numero di studenti e non aveva già preso a vibrare, Barry si accorse finalmente dell'arrivo di Harper Hale; l'occhiata che i due si scambiarono, anche a quei metri di distanza, era inequivocabile: stava per succedere qualcosa. niente che gli altri avrebbero capito, ad entrambi bastava solo che li vedesse il prof Henderson. annuí in direzione della ragazza, volgendo la schiena ai Freaks con le mani premuto sul volto - doveva trovare la concentrazione, e il sole che rifletteva sulla pelata di cigei certo non aiutava.
«show-fucking-time» solo un mormorio soffiato tra i denti, ma quando i palmi tornarono a sfiorare le gambe, Barrow skylinski non c'era più; cioè, non che fosse cambiato davvero, non era mica un metamorfomago, ma qualcosa sul suo volto era sicuramente diverso. un battito di ciglia di troppo, le dita nervosamente passate sulle labbra dischiuse, un'illusione ottica a far sembrare gli occhi chiari più grandi e ingenui. persino la pelle, solitamente pallida ed emaciata, ora appariva più rosea, sana, un principio di rossore ad incendiare le guance: con tutte le prove che aveva fatto davanti allo specchio era diventato un esperto.

atto I: basta non parlare

e fin qui, il corvonero ce la faceva alla grandissima. si guardò un po intorno con quegli occhi troppo grandi, muovendo passetti evidentemente privi della sua solita sfacciataggine: camminava come uno che non aveva niente da perdere, Barry, ma non in quel momento. nell'avanzata in punta dei piedi si avvertiva una punta di nervosismo, l'ansia di chi non sa se avvicinarsi agli altri o rimanere in disparte, il desiderio di interagire con qualcuno senza sapere come fare.
helped lo aveva addestrato bene, dopotutto.

atto II: o trovare il coraggio di farlo, pentirsene, stare in silenzio imbarazzato fino al giorno dopo

e qui cominciava ad essere un po' più complicato, perché Barry e tutto ciò che gravitava intorno al provare imbarazzo non erano proprio amici di vecchia data; d'altronde se avesse avuto la capacità di vergognarsi (davvero, e non solo quando diceva di farlo perché Sandy era suo fratello) avrebbe scavato lui stesso una fossa nella quale scomparire, e da parecchio tempo ormai. si avvicinò sempre titubante ad una persona (VUOI ESSERE TU???), sollevando la mano destra in un timido accenno di saluto mentre l'indice sinistro continuava a tormentare il labbro «scusa..» sempre cominciare con la parola magica «sai come.. voglio dire, come aiutarmi? questo non è il mio corpo, questo non sono io» e si premette entrambi i palmi sul petto, scuotendo la testa - traspariva quieta disperazione attraverso i brevi respiri, da vero attore consumato.
«scusa, forse non dovevo dirtelo» ripensamento «è tutto ok ahah» risata imbarazzata («harper, posso dire "ti dò fuoco"?» «cosa??? no! non lo direi mai!» «"potrei darti fuoco"?» «si, ok quello si, segnatelo») «ommamma, potrei darti fuoco! devo tornare nel mio corpo, scusa ancora eh! ciao! » minchiazza che fatica interpretare l'anima di Harper. che poi Barry non era credente, e quindi al posto dell'anima aveva preferito cambiare personalità, un concetto più facile da assimilare sia per lui che per la Hale. si allontanò di qualche passo roteando su se stesso (perché) (perché aveva visto Harper piroettare nei corridoi, una volta), piazzandosi poi davanti alla gabbia dei talpadrilli - tutti rigorosamente con gli occhiali da sole -, con le braccia e le gambe larghe.
era giunto il momento del terzo e ultimo atto.
il fottuto gran finale.

atto III: o chiamare MAAAC

inhale
«...»
exhale
«MAA/AAAAAAA/AAC»

sipario.