extra: tassorosso vs grifondoro

Quella notte Thor non aveva dormito. Non aveva fatto l’unica cosa da fare prima di giorno importante, ovvero riposarsi. Ma come avrebbe potuto? Era tanto, troppo emozionata. Se la faceva anche sotto, naturalmente, ma questo rientrava pur sempre nell’essere emozionata. La sua prima, vera partita di Quidditch. Una ufficiale. E insieme alle sue migliori amiche, poi. Un sogno!
Per questo quasi quasi le venne da urlare insieme a Dylan, negli spogliatoi. Ovviamente alla fine si trattenne, ma solo perché non riuscì a togliersi dalle labbra il sorriso che le andava da un orecchio all’altro. Entrare in squadra era il suo scopo sin dal primo anno, ma aveva come il sospetto che, nel suo esserci riuscita solo ora, ci fosse lo zampino di Sandy: suo fratello si era ritirato, cedendole il posto. Non è che, fino a quel momento, aveva impedito di farla entrare? Non per cattiveria, assolutamente; se mai, esattamente per il contrario. Si azzuffava con lui fin da quando ne aveva memoria, però sapeva che un conto, per suo fratello, era essere lui a farle male, mentre un altro era vederla in situazioni pericolose senza di lui. Insomma, aveva da sempre il sospetto che, in un qualche modo, Sandy avesse voluto ritardare quel momento, forse proprio per proteggerla… quell’idiota non aveva capito che lei voleva giocare a Quidditch anche per poterlo fare con lui, in campo! Non si era forse mai chiesto perché, tra tutti i ruoli, Thor aspirasse a giocare proprio come cacciatrice? Esattamente come lui?
Che Sandy avesse la testa vuota era appurato, però. E la piccola De Thirteenth non è che fosse messa molto meglio. Ad ogni modo, la morsa che le stringeva lo stomaco era, forse masochisticamente parlando, anche piacevole. Con la stessa forza aumentò la presa sulla sua scopa, l’ancora fiammante, visto che aveva pochi mesi, Broomyota Ajò che le aveva regalato Morley Peetzah, fratello della sua migliore amica ed ex stella del Quidditch, proprio lui, per Natale. Ovviamente l’aveva già usata mille volte in allentamento, ma quella sarebbe stata anche per lei la prima partita ufficiale. Non conoscendo Thor, o forse conoscendola fin troppo bene, avrebbe probabilmente fatto piuttosto strano vederla sorridere così, invece di osservare una delle sue solite espressioni incazzose. Ma si sentiva così felice! Il Quidditch, le sue amiche e… «IT'S ON BITCHESSSS!!!!!!» Sì, stava urlando. E sì, soprattutto, aveva appena fatto eco a una esagitatissima Dylan Kane, invece di (fingere di) rimproverarla come suo solito per il troppo entusiasmo. In realtà, in fondo, anche Thor era una persona entusiasta. Solo che lo era per cose diverse, di solito. Tipo menare la gente. Ma il Quidditch, beh… metteva tutte e tre le Furie Rosse (+ Livy, ovviamente), d’accordo.
«PRONTE A FARE IL CULO A TUTTI? SPIEZZIAMOLI IN DUE! GIRL POWERRRR!» Altro elemento da non sottovalutare, in effetti, era quel team d’eccezione. Anche salendo tutte le spalle l’una dell’altra non avrebbero comunque raggiunto l’altezza di una persona normale, ma non importava. Erano tutte ragazze, femmine, e avrebbero «fatto ingoiare le palle» ai Grifondoro. Sì, Thor era così elettrizzata – e sboccata, come suo solito – da non riuscire a smettere di sorridere neanche davanti a un Giuliano che ci provava palesemente con Joni. L’essere stati in squadra insieme, al torneo dei duellanti, non contava niente: era sempre e comunque pronta ad asfaltarlo. Ma non ora. O meglio, non prima di salire sulla scopa. Lì sì che avrebbe fatto di tutto per sfogare su di lui, nonché sul resto della squadra dei grifi, Hazel compresa, la sua furia omicida. Una parte del suo cervello percepì persino il confabulare di Dylan e Livy, ma decise di ignorarle. Sul campo rispettava tutti, Bolton compreso. Questo ovviamente non significava giocare pulito, ma, appunto, giocare.
Così la partita era cominciata e con lei l’adrenalina che, potentissima, le dava al cervello. «CORAGGIO SANA!» esortò sincera la compagna, vedendola decisamente in difficoltà. Anche per la ragazza era la prima volta sul campo, ma, a differenza di Thor, era spaventata anche durante gli allentamenti. Eppure era lì, quindi aveva talento! Doveva solo imparare a credere in sé stessa! Thor non era esattamente un asso nel motivare, né tanto meno una persona empatica, apparentemente parlando, però le dispiaceva davvero per Sana: erano lì per vincere, ma anche per divertirsi! «PUOI FARCELA!»
E infatti ce la fece. Thor si ritrovò a stringere a sé la pluffa, facendo l’occhiolino all’altra cacciatrice. «Brava!» cercò di incoraggiarla, anche se, così facendo, avvampò. O forse era solo l’aria fredda che le sferzava sul viso… comunque, dopo aver cercato di dribblare gli avversari, capì che c’era solo una cosa da fare. Guardò Sana con fare d’intesa e, sperando che lei avesse capito, cercò di rispedirle la pluffa.