extra: torneo - II girone (a)

thor_de thirteenth freaky friday → callie_jackson

«Sì vabbè ma questo è accanimento terapeutico». Che Thor non sapesse esattamente cosa fosse l’accanimento terapeutico era a dir poco appurato, ma c’era invece qualcosa di cui era ormai sicurissima: «Porto una sfiga della madonna. Peggio di Ty». Prima il vero Kiel e la vera Callie, ora Giuliano… ebbene sì, ora come ora le dispiaceva che fosse k.o. Che le avesse prese neanche un po’, ma, ricordate? PER LA SQUADRA. E la sua, di squadra, era messa malissimo. Persino Nice era sul punto di morire. Lei che era rimasta a debita distanza con la balestra, una cosa che Hazel non avrebbe mai, mai, mai fatto, neanche in fin di vita. Hazel si sarebbe buttata nella mischia dandole di santa ragione a tutti. Ah, quanto le mancava! Se ci fosse stata la vera Haz, in squadra con lei, non si sarebbero trovate in quella situazione.
«Il fato è stronzo, più che altro» corresse Nice tutta scazzata, non verso di lei, ma verso, appunto, il fato. Fosse stata una Sarob e non una Sara e basta sarebbe stata più clemente, se lo sentiva. O forse no, dato che, ormai ne era convintissima, era lei a portare sfiga. «… ma come è rotta?! È una balestra giocattolo?! Oppure… oppure… la mia sfiga è arrivata fin lì…?» Le venne quasi da piangere, ma ovviamente si trattenne. Lei non piangeva. MAI. Ma ora aveva davvero paura: e se si fosse trascinata la sfiga anche sul campo da gioco?! No, non poteva essere, non doveva essere! Persa nei suoi pensieri, non capì perché la Hillcox imprecava contro i kinesi. Lei in giro non ne vedeva nemmeno uno e, per quel poco che la conosceva, Nice non le sembrava una che comprava cose tarocche made in China. O forse sì? Comunque, se c’era qualcosa di tarocco, questo era la sua mazza. Non aveva nulla a che vedere con la Lucille originale.
«Ao’?» aveva davvero appena sentito la Serpeverde pronunciare quell’esclamazione? Sorrise, sorpresa, pensando che no, forse non faceva poi così paura. «Oh Totti, give us strength!» le fece eco, brandendo la mazza pronta a difenderla. «Questa storia ha rotto le palle: sono venuta qui per menare qualcuno e non l’ho ancora fatto!». Il suo ruolo non era quello di battitrice, ma era comunque un asso a Quidditch – o così le piaceva pensare –, quindi cercò di deviare i coltellini di fake!Sersha dalla traiettoria di Nice, con anche la speranza che, magari, tornassero alla mittente. «Lo so, lo so, è completamente antisportivo e sleale, però ormai qui non si può più parlare di lealtà…» si giustificò, caricando un fake!Costas che ormai si reggeva a malapena in piedi con l’intento di dargli una mazzata nello stomaco. «POSSIAMO ANCORA FARCELA!» Credici, Thor, credici.

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Quel.
Maledetto.
Punto.
Era così contenta, così contenta di essere finalmente riuscita a mettere al tappeto, proprio in senso letterale, il finto Costas, quando… era successo. Esisteva una sola persona capace di pronunciare il punto ad alta voce. E questa persona era… «CJ!» rantolò senza fiato, sentendosi il viso andare a fuoco. Tra tutte le persone a cui poteva spiaggiarsi addosso, cosa che, in realtà, durante le partite di Quidditch succedeva praticamente sempre, doveva proprio essere lui questa persona? L’aveva già detto di essere sfigata? No, d’accordo, fino ad ora aveva pensato di portare “solo” sfiga, ma adesso cominciava a ritenersi lei stessa, in primis, decisamente sfortunata. Quello che più la infastidiva e, soprattutto, spaventava, era che una parte di lei voleva davvero, con tutta sé stessa, buttarsi addosso a CJ. Letteralmente, proprio. Ma questo apparteneva a una parte del suo essere che non voleva conoscere, quindi lo aborriva con forza.
Rotolò quindi via da lui, Thor, il più in fretta possibile, cercando solo e soltanto di scappare. Che poi questo significasse anche evitare la mazza di Sersha Kane era un altro discorso. Non riusciva neanche ad essere felice per aver finalmente messo al tappeto un membro del dream team. Era schifata. E spaventata. Era schifentata.
«La… sta toccando? Ma molestando?» sentì dire da quello che si era rivelato essere Twat – con conseguenti warflashback della torretta, quando lo aveva morso con conseguenze nefaste –. Ovviamente la cosa la imbarazzò e, manco a dirlo, la fece incazzare ancora di più. Anche perché si sentiva presa in causa. Toccata sul vivo. Lei aveva molestato CJ, non il contrario…! «Io non mi faccio molestare da nessuno! Mai! E comunque tu i coltellini potresti davvero insegnarmi a usarli!» aveva senso? Probabilmente, anzi, sicuramente no. Ma vabbè, era fin troppo confusa e imbarazzata – e incazzata, certo – per ragionare con più lucidità. E poi, come le faceva sempre notare Sandy, lei non ragionava mai. Da che pulpito…!
Rotolò nuovamente, stavolta per cercare di schivare le coltellate di Twat Kawinksy, sempre più simile a un Pokémon che usa in modo super efficace attacco lama, quindi tentò di usare contro Sersha stessa la sua famosissima Tonya Harding, provando a fiaccarle le ginocchia con la mazza chiodata, nonché, avendola alla giusta distanza, a morderla. Sì, lo scontro con Twat alla torretta faceva ancora male, ma Thor amava mordere. Forse tra i discendenti dei De13 c’erano dei vampiri? No, meglio dei lupi mannari: lo sanno tutti che sono i più fighi. E niente, ovviamente una parte di lei avrebbe preferito darsela in testa per cercare di dimenticare quello che era appena successo, con CJ, ma non era lei arrendersi. Meglio morire per le botte altrui che per uno stupido suicidio. «Mi disp!»