so wake me up when it's all over

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    «BARRY!»
    «BARRY?»

    Lo sguardo di Mac rimbalzò dall’espressione entusiasta del primo barry a quella devastata del secondo, labbra strette e spalle a tremare. Era pallido – più del solito, s’intendeva – tanto che Dakota, dopo aver messo a letto due infermi Jane e Barrow, gli domandò se volesse anche lui sedersi un attimo: no, non voleva, ma era troppo concentrato a non vomitare per appiccicarsi addosso una smorfia confortante. Non c’era tanto sangue, ma ce n’era abbastanza da rivoltare come un calzino lo stomaco già provato dell’Hale, dipingendo vertigini sul viso a forma di cuore di Nikita Fitzgerald. Aprì la bocca per dire ad Amalie – la prima voce – che non fosse Barry, ma la richiuse quando un «NOOOOOOOOOOOO» scaturì dalla bocca socchiusa dello psicomago. Incurante del fatto che Barry (Kiel) avesse bisogno di cure, Stiles strinse le dita attorno alla camicia del ragazzo, ed iniziò a scrollarlo come una maracas. «COME HAI POTUTO FARMI QUESTO» Intorpidito e silente, Mac si allontanò d’un passo. Con la coda dell’occhio, notò Narah sospirare e coprirsi gli occhi. Amalie sorrideva trionfante. Nah dovette percepire la confusione terrorizzata dell’Hale come un’implacabile onda ai limiti del suo campo telepatico, perché socchiuse le palpebre e gli offrì un sorriso di scuse.
    «stiles ha perso -»
    «UN FIGLIO! NON SEI Più MIO FIGLIO»
    « - una scommessa.» Gli occhi scuri della Bloodworth redarguirono silenti lo psicomago, il quale però era troppo immerso nel proprio dramma per rendersene conto. Mckenzie annuì come se tutto avesse senso (non lo aveva) tacendo come non avesse nulla da dire (ne aveva) e quando Dakota ebbe finito, si piazzò al fianco di Kiel come una gallina bionda e preoccupata. «mi dispiace -» soffiò, prendendo un cerotto simbolico (ok, l’avevano già curato, ma Il Cerotto era un gesto d’amore) per applicarlo alla guancia dello Skylinski. Era un suo compagno di squadra, era l’ultimo arrivato, e Mckenzie sapeva quanto fosse difficile essere quello nuovo: malgrado ne fosse terrorizzato (un galeotto………) aveva fatto del proprio meglio (haha) per essere amichevole (non era mai scappato!!!) con lui, per fargli capire che dal momento in cui aveva indossato la divisa era uno di loro, erano amici …. e poi l’aveva quasi ucciso.
    Per qualcosa a cui li aveva invitati lui.
    Voleva morire. Chiuse gli occhi e deglutì, appiattendo il cerotto con dita nervose e cuore in gola. Gli dispiaceva soprattutto per -
    «cap. non abbiamo altre riserve» BENVENUTO UFFICIALMENTE NEL TEAM!

    Meanwhile, una Erin impegnata a spiare i duelli dalla finestra, aspirò eccitata tra i denti: «MAC STA PER ESSERE SCHIACCIATO DA NICE, VENITE A VEDERE!!!!!» ugh.
    non
    abbiamo
    riserve
    fitz
    (mckenzie hale)


    Edited by #epicWin - 19/3/2021, 19:08
     
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    joni peetzah (mac)

    life is: strange forte.
    ma forse nemmeno troppo. i dinosauri non erano sopravvissuti all'asteroide, e così anche macojoni si era estinta, schiacciata dal peso ineluttabile della (hillcox) vita. «mmhhh» un rantolo asciutto a grattare la gola, più che un vero e proprio tentativo di parlare: l'ultima cosa che le iridi chiare avevano visto prima della fine, erano state le tette di nice e adesso nel sollevare lentamente le palpebre lo scenario era decisamente cambiato ─ non per forza in peggio, considerato quanto fosse carino e cuccioloso il volto di mac, ma nemmeno in meglio. era felice di essere ancora viva (sort of), joni, e allo stesso tempo vibrava di rabbia per non essere riuscita a passare il turno proprio ora che iniziava a divertirsi sul serio.
    «m-m-» oh Barbie, give me strength «m-mac..» faceva un sacco senso trovarsi di fronte alla copia esatta di se stessi, soprattutto quando quella copia era l'originale e tu solo un falso ben fatto (ma non strafatto, almeno in quell'occasione). avrebbe voluto chiedere al corvonero perché la/si stesse palpando (è canon freme), ma dato che ogni parola le costava fatica e una buona dose di sofferenza joni preferì concentrarsi prima sulle questioni davvero importanti; tipo «devi allenare di più le braccia» oh, non appena aveva intercettato la nice volante sparata dal cannone le erano cedute subito tipo tonno riomare con il fucking grissino; poi erano seguite le gambe e macojoni si era trovata stesa a terra spiaccicata come una frittellina alle bancherelle del luna park.
    «mi sento vagamente a pezzi.. ho qualche osso rotto? » ma, vedi te. poi, sollevando appena la testa con immensa fatica e dolore «julian le ha già prese?» scusate eh, priorità, aggiornatela!!!

    pizza time @domino's
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Quando inizi a passare gran parte del tuo tempo libero in infermeria, ti abitui anche alle cose bizzarre che tendono a varcare la soglia dell'enorme stanzone, regno dei guaritori di Hogwarts.
    E invece no.
    Dopo mesi e mesi di pause pranzo interrotte ora da qualche osso rotto durante gli allenamenti, ora dallo studente di turno che riusciva a malapena a trascinarsi da Stiles & co. dopo l'ennesima tortura subita, ora da qualcuno che aveva pasticciato un po' troppo e un po' troppo male con qualche pozione, Nathan ancora non poteva definirsi avvezzo a certe faccende, e vedere gli studenti picchiarsi tra di loro per hobby era decisamente una di quelle.
    Una cosa che i suoi genitori avrebbero approvato (e persino fatto, in gioventù, tra una partita di Quidditch e un festino illegale nella torre rosso-oro) ma per Nathan era INCONCEPIBILE, come decidere di proposito di torturare i propri studenti avvelenandoli per spronarli a trovare gli ingredienti dell'intruglio somministrato («e tu eri d'accordo, Jer? Persino complice?????» Nathan era rimasto shockbasito quando lo aveva scoperto) e non riusciva proprio a capire come potessero trovarla un'attività divertente ed emozionante e fomentarsi così tanto per due bastonate assestate a dovere!! Si erano evoluti PER UNA RAGIONE e nel giro di una mattinata erano tornati indietro di secoli e secoli di storia scientifica. *sospirone esaggggerato*
    Anche quel giorno era entrato in infermeria con le migliori delle intenzioni, piatto con i sandwich ben stretto in mano e due bottiglie di vetro ricolme di succo di zucca sotto il braccio, pronto per la pausa merenda con Narah, e invece si era ritrovato di fronte i letti pieni di ragazzini doloranti e dalle ferite più disparate.
    «00 00 0 000000 000 0000 00
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    Non c'era giorno in cui il solo pensiero della gita-non-gita non lo facesse tremare, ma i professori erano stati adamantini al riguardo: non una parola. E a lui non rimaneva che tenere la bocca chiusa, confidarsi ogni tanto con Dani senza mai farlo troppo esplicitamente, perché nessuno dei due forse aveva idea di cosa fosse successo, anche dopo tutti quei mesi. Uno dei compiti di Nathan era rassicurare gli studenti che andavano da lui pieni di dubbi in merito a Storia della Magia ma non solo; voleva prendersi cura di loro, era nella sua natura il bisogno di pensare agli altri e al loro benestare, anche quando alcuni di quegli studenti erano più grandi di lui #hogwarts
    Vederli occupare tutti i letti della stanza, e persino qualche brandina preparata per l'occorrenza, fece rabbrividire il mago.
    Che cose brutali!!!!
    Era proprio combattuto tra l'istinto di darsela a gambe – e fare riporto a Quinn, ma tanto era una cosa che andava avanti da anni, stando ai docenti “fortificava gli animi ed era fottutamente divertente” - e quello di aiutare, ma nel dubbio era rimasto fermo sulla porta con la merenda ancora in mano. L'ennesimo ospite trascinato all'interno lo obbligò a spostarsi e Nate vide Narah alzare la testa, le attenzioni richiamate dal nuovo – dall'ennesimo! - arrivato. E nope, ormai non poteva più andarsene. Non che l'avrebbe fatto davvero, insomma: al massimo sarebbe corso giù nelle cucine a fare scorta perché quei due panini non sarebbero mai bastati per tutti.
    «Non avevo capito che saresti stata impegnata...» Molto spesso organizzavano in momenti che risultassero abbastanza liberi per entrambi, ma quel giorno Nathan aveva deciso di imbucarsi in infermeria senza preavviso; col senno di poi, avrebbe davvero dovuto chiederle se fosse occupata. «Magari questi dopo.......» Lasciò il piattino e le bottiglie su uno dei tavoli, per poi lanciare uno sguardo veloce agli studenti. «Qualche-» morto? Solo nell'ego, probabilmente. «-ferito grave?» Qualcuno sembrava decisamente più dellà che de qua ma Nathan non aveva le giusta competenze per fare un assestamento dei danni. «Posso aiutare in qualche modo? Serve qualcosa? Garze, ingredienti, altre lenzuola...?» Insomma, già che c'era, poteva rendersi utile no?

    «MAC STA PER ESSERE SCHIACCIATO DA NICE, VENITE A VEDERE!!!!!»
    Ma in che senso?
    Dannata curiosità delfina (?), che lo portò suo malgrado ad allungare il collo verso la finestra per assistere alla scena. E non era uno scommettitore seriale, lui, ma aveva un sacco di ottimismo!! Che lo portò ad esclamare: «secondo me la prende!» Dai, Mac non era un Battitore? (E anche Joni.) Doveva per forza avere le braccia allenate e forti, no? #NO.

    «Oppure no...» Gli occhi cioccolato dell'assistente accompagnarono l'Hale, tramortito da un'inaspettata furia verde-argento, fino a vederlo mentre veniva abbandonato sul primo letto vuoto. «Se continua così, vi serviranno altre brandine.» Informò Narah con serietà. Lui VERAMENTE SHOCKBASITO. «Dimmi che almeno è quasi finito.»
    E invece pensa, sono solo al terzo girone (dell'inferno).
    CENTO---
    DI---
    GIOOOTTTO
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    shine-clythorne
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    Si affacciò sotto il lettino di Kiel, si rialzò confuso. Shentiva il bisogno, il dovere di trascinarsi fino al lettino di Twat e soffocare il compagno con il cuscino dell'infermeria, ma?? Era quasi certo di?? Non volerlo fare? Sapeva non fosse Twat, a meno che il cheerleader non avesse fetish particolari del quale non li avesse mai resi partecipi (rude bro), ed anche se piuttosto certo si trattasse di Costas, non vedeva perchè avrebbe dovuto...? Soffocarlo? Sudando freddo, drizzò le spalle e attorcigliò le dita fra loro. Quando Kiel-Barry aprì gli occhi, seguì il suo sguardo verso la stessa brandina. Aggrottò le sopracciglia premendo una mano sulla sua spalla per impedirgli di alzarsi, l'indice a sfiorare le proprie labbra: «la senti anche tu?» la voce di Willow, e quell'intensa necessità di spargere il sangue di Twat slash Costas.
    Rabbrividì.
    Come prevedibile, il mac sta per essere schiacciato da nice!!!! si era rivelato vero (erin: :eye: :eye: :eye:), e pochi minuti dopo il suo corpo distrutto, nel fisico e nella mente, fece la sua trionfale entrata in scena in quel dell'infermeria. Lasciò che Dakota e Dominic si assicurassero che chiunque stesse indossando la sua pelle non fosse realmente morto, dopodichè si ritrovò inevitabilmente a sgusciare verso il lettino interessato.
    Era davvero... una sensazione strana, vedersi coperto da escoriazioni che sapeva, di lì a poco, sarebbero diventate lividi. Deja vu. E non era neanche la prima volta che guardava se stesso senza riconoscersi. Esitante, allungò le dita verso il proprio viso, sfiorandolo piano con i polpastrelli. Strange fortissimo. Gli sembrava di essere fatto, o morto, o perchè no?, entrambe le cose: era la sua faccia? I suoi capelli? Strizzò la guancia del falso Mac fra pollice ed indice, e la tirò.
    «m-m-mac...» Si ritrasse così di scatto da cadere nel letto adiacente (ciao Jane slash Callie!!), il cuore in gola e le guance in fiamme. «scusa mi stavo toccando» aspetta. «come facevi a sapere -» Strinse le labbra e tacque: in effetti, chi altro avrebbe dovuto palpare la sua faccia, se non lui stesso. «devi allenare di più le braccia» ebbe uno di quei rari, rarissimi, momenti di Comprensione TM, strisciando nuovamente verso il falso Mac: «...joni?» Gli unici a dirgli una cosa del genere sarebbero stati lei o Joey, e non sembrava Joey - anche perchè Sara non ha ancora capito se con la polisucco cambia la voce, che succ: insomma. Una parte di lui sentì punta nell'orgoglio, ed avrebbe voluto farle notare che il problema non fossero le braccia (era un battitore, eddai .) ma come fossero state usate e le dubbie scelte della Tassorosso.
    Poi si ricordò che a) non aveva un orgoglio, b) non aveva senso mettere il dito nella piaga e c) era incredibilmente, terribilmente, dispiaciuto che a Joni fosse toccato il suo corpo, e non aveva giustificazioni per la propria inettitudine. Sospirò ed abbassò lo sguardo colpevole, la lingua a scivolare fra le labbra. «non penso» lanciò un'occhiata interrogativa agli infermieri, che certamente ne sapevano più di lui. E per quanto riguardava Julian................. «non ancora» replicò vago, lisciando le pieghe della gonna della divisa di Fitz. Doveva dirle che erano stati in squadra insieme, ed aveva volontariamente evitato morisse? Era confuso in merito. Decise che la miglior difesa fosse l'attacco (in quale vita....) ed arcuando le sopracciglia con un accenno di sorriso Saputo TM sulle labbra, le domandò: «avrebbe dovuto?» se trovava adorabile la crush Jujoni con queste dinamiche da scuola elementare slash anime che implicavano falso odio e botte, morali e fisiche? 100%.
    «DYLAN è STATA SCHIACCIATA DA JOEY!!!!!»
    «THOR è IMPLOSA!!!!»
    «aw arrivano le tue fake friends» REUNION SQUAD


    non
    abbiamo
    riserve
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    (mckenzie hale)
     
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    mehan tryhard
    shipping like a pro→ 18, loser
    apparently, being an adult means googling phone numbers that call you rather than answering them

    no one:
    literally no one:
    mehan, appearing from nowhere:
    «MA QUELLI SONO-»
    IMG-20210322-153730
    le priorità per l'assistente di cdcm erano molto chiare, anche se la corsa da centometrista fino all'infermeria l'aveva fatta inizialmente per assistere ai suoi ex compagni di scuola che se le davano di santa ragione. non era certo colpa sua se poi arrivava trafelato e la prima cosa su cui si posavano i suoi stanchi occhi erano i suddetti twat e Jordan pestati a sangue che si sbattevano (mlmlml) le ciglia a vicenda. «vabbè-»
    jpg
    così SCIOK che meh dovette portarsi entrambe le mani sul volto cercando di riacquistare controllo e dignità: non poteva lasciare che i sentimenti prendessero il «AWWW, MA C'È ANCHE LA PIÙ BELLA DI TUTTE!» si, stava ancora urlando, ma non era colpa sua se là dentro tutti si lamentavano, oh! per qualche osso rotto, ferita slabbrata, contusioni varie, traumi cerebrali - quante storie! sgusciando agilmente tra i moribondi e dopo aver salutato -«ciao Amalie! ciao Fitz! ciao Nathan! ciao nah! O M G MAC STAI BENE?» sembrava appena passato sotto un rullo compressore, ma chi era mehan per giudicare! - i presenti, il diciottenne (ma ci pensate che ne fa 19 tra pochi mesi? unreal, blocked) si affrettò a raggiungere Erin alla finestra, cingendole la vita con entrambe le braccia «chi muore?» e bacio strategico-tattico per tentare di sbirciare attraverso il cannocchiale «okay, Costas sta palpando kiel.. e sersha»
    4251B151-74F8-40DD-8583-3D8E5ED36602
    che confusione, sarà perché-
    nessuno gli ha ancora detto dello switch corpi ed è bellissimo.



     
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    kiel idowu-kane
    freaky friday → barrow skylinski
    Far away, there's a place Where the lonely go, when there's no way home No one knows, no one cares To know who I am, so just take me there
    «mac, sei tu?»
    Era Mac.
    Fine di una breve storia triste, e di un combattimento – almeno quello del Kane, andato k.o. così in fretta da poter dire di aver a malapena visto il campo di battaglia – altrettanto gramo.
    Beh, era andata così. Non aveva avuto davvero grandi speranze per quell’esperienza sulle sponde del Lago Nero, né tanto meno tutta questa voglia di proseguire oltre il primo turno se non per orgoglio personale e spirito competitivo: si trovava al Club solo per la squadra di Quidditch, non perché gli piacesse picchiarsi con il resto dei suoi compagni. Viveva bene e serenamente anche senza.
    Cadendo, e mentre i sensi iniziavano ad abbandonarlo, già poteva pregustarsi il proprio ritorno nella torre dei Corvonero dopo un tranquillo, e breve, immeritato riposo in inferm-

    «- NON SEI PIÙ MIO FIGLIO» okay, non si era guadagnato poi tutto quel riposo, ma così era un po’ rude. Ma lasciandosi sbatacchiare come una maraca al Carnevale di Rio de Janeiro, gli occhi serrati e la mente un po’ altrove rispetto al corpo, tutto ciò che uscì dalle labbra dell’Idowu fu uno «scusami» tanto flebile ed impastato da sperare in seguito, nel momento in cui dormire non fosse più stata un’opzione valida, che nessuno lo avesse sentito. Perché per un istante non era Stiles Stilinski, psicomago del Castello, a scuoterlo con tanta veemenza – era Mercutio Kane, gli occhi vitrei ed il volto esangue, la pelle tirata e le mani cadaveriche strette al collo; era il salotto della villa dei Kane, la porta spalancata e fuori dai cardini, i mobili al proprio posto ma tutto in disordine.
    Un solo istante, ma abbastanza lungo da fargli desiderare di essere già perfettamente vigile e cosciente.
    Strinse le palpebre, deglutì, e poi lasciò che fosse solo una piccola fessura a dargli uno scorcio dell’ambiente circostante: non voleva rischiare di svegliarsi ufficialmente con Stiles ancora nei paraggi e pronto ad agitarlo di nuovo. C’era un limite a tutto, e i tanti tagli procuratigli da Mac e già fasciati dagli infermieri facevano comunque abbastanza male da non fargli desiderare un altro giro sulla giostra delle scommesse dell’Infermeria.
    «mi dispiace» Kiel gettò un distratto sguardo in direzione della giovane Fitzgerald, per poi corrugare le sopracciglia in un cipiglio confuso e vagamente disturbato: non conosceva la medium, se non di nome, ed il fatto che fosse proprio al suo capezzale ad applicare un cerotto sulla sua guancia lo lasciò abbastanza interdetto. E perché, poi, si stava scus- «cap. non abbiamo altre riserve.» oh.
    Inclinò l’angolo delle labbra sinceramente divertito, il capo ad adagiarsi sul cuscino della brandina e gli occhi chiari rivolti al cielo. Sollevò una mano davanti agli stessi, notando che – sotto alle bende – non fosse la sua: non era ancora finito l’effetto della Polisucco, e quello al suo fianco era l’Hale.
    «onesto,» commentò, tornando sul ragazzo-ragazza. «almeno sei stato tu a mandarmi al tappeto, gli altri saranno fieri.» ammiccò.
    L’infermeria sembrava già riempirsi alla velocità della luce: alcuni entravano, altri uscivano, professori ed assistenti erano venuti a (ciatellare) vedere come stesse andando l’attività; ma non c’era nessuno della squadra di Mac. «non dovresti essere ancora lì, tu?»
    Nel frattempo si era già messo a palpeggiare se stesso? Il Tryhard era già entrato scioccato ad urlare? Chi lo sa, le tempistiche sono quelle che sono. Kiel aveva passato quel tempo, relativo e vago, a guardare il lettino di Twat, che stando ai fatti probabilmente non era davvero il cheerleader. Perché aveva così tanta voglia di prendere la bottiglia di coccio sul suo comodino e di spaccargliela in testa? E perché era già con le dita già attorno al collo della stessa, e semi-seduto sul materasso? «la sento» rispose, in ritardo, alla domanda del compagno. «forte e chiara. forse dovremmo… sai…» arcuò le sopracciglia, lasciando che fosse la voce nella loro testa a completare la frase.
    Forse dovremmo fare come dice.
    O forse era meglio aspettare un attimo… e vedere cosa sarebbe successo… magari le prendeva da Jordan – o chiunque vi fosse dietro le sembianze del Grifondoro.
    Si alzò, la bottiglia ancora stretta nella mano just in case, e poi raggiunse il Tryhard alla finestra.
    E lo vide.
    Si vide.
    «okay, costas sta palpando kiel… e sersha»
    «oh meo deo.» strange fortissimo.

    «JOEY SI STA LASCIANDO MORIRE!!!»
    Uno sguardo alla suddetta azione, una a Mac: con un cenno del capo, lo invitò ad affacciarsi con lui. Non poteva essere il Moonarie, nonostante lo conoscesse poco sapeva per certo non si sarebbe mai arreso così.
    Per questo, era ancora più da vedere.
     
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