Oceano mare

Gid x Nah

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    Gideon McPherson
    Aveva immaginato troppo tardi che usare le due parole magiche (Perses Sinclair) con l'assistente di Amortentia, gli avrebbe procurato uno sconto.
    Per questa foto, ti faccio uno sconto del venticique per cento sul prezzo finale. Laurel Goldstein aveva preso in mano una foto nitida che ritraeva Perses in uno dei suoi rari momenti di gioia - o meglio, uno dei momenti in cui sul suo volto era presente un'espressione che non fosse disgusto o disappunto - agghindato in vestaglia da notte e cuffietta di pregiata lana. Da urlo. Però, per favore, Laurel, non devi pubblicarla, cioè, tienila per te! E Laurel giurò che nessun altro avrebbe goduto di tale preziosità Sono solo per la mia collezione. - anche perchè negli ultimi tempi il Sinclair si era dato alla pazza gioia mostrandosi senza pudore, quindi insomma, foto del genere che in altri periodi sarebbero state soft porn, adesso erano disgraziatamente vintage. Si sentiva un traditore? Un po', ma alla fine, non era una foto chissà quanto esplicita, anzi, poteva fare solo onore al suo migliore amico - con il quale aveva un conto in sospeso dopo l'ultima lezione di erbologia e pozioni. E quindi, se avesse saputo prima che spacciare foto di Perses Sinclair gli avrebbe fatto guadagnare sconti e risparmiare soldi, non si sarebbe perso un entusiasmante anno di soggiorni benessere a scrocco nella SPA di Hogsmeade. Non fraintendete: Gideon non aveva alcun problema a pagare, ma se poteva avere uno sconto sul soggiorno di una notte nella suite mare, perchè non approfittarne? Era iniziato tutto qualche giorno prima, quando Narah, durante una chiacchierata, gli aveva fatto presente quanto le sarebbe piaciuto andare al mare insieme. E lui, che le doveva tanto, aveva pensato a lungo a come realizzare questo desiderio senza dover percorrere chilometri e chilometri per raggiungere un luogo di mare con una bella temperatura. Si era scervellato. E poi, aveva pensato ad Amortentia, che distava pochi km da scuola, e poteva vantare paesaggi benessere invidiabili, tra cui varie stanze che imitavano il clima e l'ambiene estivo e marino, o al contrario, temperature più fredde per gli amanti della montagna, con annessi chalet e piste sciabili incluse. Pazzesco. L'unica pecca era, appunto, il prezzo, un costo che il McPherson non poteva permettersi se doveva contare solo sulla paga misera che riceveva ai Tre manici di scopa, e chiedere soldi a suo padre era proprio escluso.
    Il passo più grande - recuperare i galeoni - era stato fatto, adesso mancava solo preparare uno zaino con tutto l'occorrente per quel breve soggiorno. Aveva dimenticato cosa servisse per il mare, in primis perchè il Corvonero non era mai stato davvero amante degli oceani, preferendo la montagna nonostante il clima più freddo. In secondo luogo perchè - si vergognava un po' a dirlo, dato che vantava l'indipendenza poco tipica di un adolescente - ma lo zaino per il mare, in genere, glielo preparava mamma Vicky. OKAY. Era veramente un adolescente medio per molti versi. Ma stava imparando ad arrangiarsi da solo in questo. Comunque, certamente aveva bisogno di un costume, e di protezione solare. Il cappellino lo avrebbe fatto sentire un idiota, o poteva portarlo? Magari lo avrebbe nascosto nello zaino, togliendolo fuori solo se anche Narah lo avesse fatto, così che avrebbero potuto imitare due perfetti ottantenni insieme. E poi una t-shirt? Magari anche due, e mutande, e calzini, infradito... e un telo mare. Dubitava che sarebbe entrato in acqua, ma era a tanto così da portare perfino i braccioli, se non per sè stesso, quanto meno per Narah. Lui aveva il brevetto da bagnino - che ci teneva a non dover sfoggiare - ma non voleva scoprire che la special non sapesse nuotare e vederla colare a picco nell'oceano. Glieli avrebbe imposti, perchè la sicurezza non era mai abbastanza.

    E quindi, calzoncini da mare bianchi ed una camicia hawaiana azzurra con sopra disegnati bellissimi phoenicopteris rubri, aperta su una t-shirt bianca con scollo rotondo. Una volta entrati da Amortentia e registrati i propri dati, erano stati accompagnati al piano superiore della struttura da Laurel in persona e fatti entrare dentro una stanza che pareva essere completamente distaccata dalla struttura generale. Vi lascio con gli elfi, e buon divertimento!! Occhiolino, e sparì. Il sole dentro la stanza batteva forte da dare l'impressione di trovarsi all'esterno in una giornata calda estiva, il cielo era azzurro chiaro e limpido, nememno una nuvola a macchiarne la serenità.
    L'ambiente era arredato in perfetto stile hawaiano: il pavimento era realizzato in tavole di legno, così come le pareti sopra le quali erano disegnate palme così realistiche da sembrare vere, addirittura le fronde si muovevano come scosse da una brezza calda e molto leggera, sul lato sinistro della stanza era presente un bar realizzato in paglia e dall'altra parte era presente un tavolino di legno con un ombrello in paglia. Due elfi domestici con adosso una gonnellina d'erbe ed in testa una coroncina fatta di fiori colorati avevano consegnato loro una ghirlanda di fiori da appendere al collo ed un bicchiere di benvenuto color azzurro frizzante e scintillante, che Gideon riconobbe essere il Magic Blue Hawaiian - solo una o due volte gli era capitato di servirlo ai tre manici, in genere d'estate. Oh, grazie, siete molto gentili. Aveva portato il cocktail alle labbra, assaporando il gusto dell'ananas fresco. Ed aveva spostato lo sguardo su Narah, per captare le sue reazioni e capire quanto si sentisse a disagio, o quanto invece fosse a proprio agio. La stanza era calda ed un po' umida ed imitava bene il clima estivo delle isole hawaiane, ma la loro stanza più isolata, era ancora da scoprire. Utilizzando un pass a forma di conchiglia, avevano potuto accedere dentro la stanza in cui avrebbero soggiornato trascorrendo una giornata di mare. Aperta la porta della stanza, ciò che vide prima di tutto fu la sabbia così chiara e fine da far desiderare di essere calpestata, ed il mare cristallino a qualche metro da loro con al centro una struttura a palafitta che sembrava galleggiare sull'acqua, e raggiungibile tramite una breve rampa in legno. I raggi solari, così realistici e dritti negli occhi, lo costrinsero a portare una mano sul viso per proteggersi. il-mare-delle-maldiveEra incredulo, senza parole. La spiaggia era praticamente deserta, come ornamento solo una palma con delle noci di cocco ad ondeggiare ma saldamente ancorate ad essa. Chiusa la porta alle loro spalle, Gideon si sforzò di chiudere la bocca, perchè pareva brutto rimanere a bocca spalancata. Pur sforzandosi di vedere al di là, il mare sembrava non avere un confine ed anche solo questa immagine suggestiva bastava per infondergli benessere e relax. Ci era dentro da meno di dieci minuti e stava già bene. Ma Narah come stava? Le piaceva? Le loro uscite avevano sempre previsto luoghi come il wicked park, o località comuni, il mare era per entrambi una novità. L'acqua sembrava bassa, come lui aveva chiesto alla reception, e questo era un motivo in più per potersi rilassare. Cosa te ne pare?? Le chiese, voltando un attimo lo sguardo sulla ragazza, ed accennando un sorriso. Fece scivolare lo zaino dalla spalla al braccio e lo poggiò sulla sabbia, si sfilò le infradito e le lasciò in disparte, volendo avvicinarsi all'acqua per sentire la temperatura. Portò una mano sul braccio caldo di Narah, scivolando con le dita verso la mano ad intrecciare quelle di lei, in un gesto che per loro era sempre stato naturale, che nell'anno passato era diventato un disagio, visti i segreti che li avevano separati, ma che di recente aveva scoperto essere estremamente giusto e loro, a prescindere dal loro rapporto, a prescindere da tutto. La sabbia sotto i piedi era calda ma non tanto da bruciare, ed era soffice quasi fosse neve. Qualche passo ed immerse i piedi nell'acqua, sperando la special facesse lo stesso, rimanendogli vicino. Trasse un profondo respiro, sentendo il bisogno di spogliarsi per il caldo, e si voltò verso Narah, già curioso di scoprire come fosse l'interno della struttura a pochi metri da loro, e collegata dal ponte. Io ho sempre preferito la montagna al mare, ma...questo mare è nostro, quindi è speciale. (?) Non era un mare comune, per intenderci. Per essere precisi non era nemmeno un mare vero ma che importanza aveva? e poi guarda che acqua bassa e limpida! E' stupendo dai. E poi sentenziò. Il nostro mare tutta la vita. E poi, La Domanda TM Sai nuotare? Esitazione nel tono di voce, e sguardo apprensivo. Anche se l'acqua era bassa, non si era mai troppo prudenti.
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    Aveva imparato ad aspettarsi di tutto, da Gideon McPherson, ma proprio tutto tutto. Sotto le sembianze di un ragazzo per bene, Nah sapeva ci fosse una testolina originale e brillante; in fondo era ciò che più le piaceva di lui – anche se il resto non lo trovava mika da buttare eh, figuriamoci.
    Ma insomma, persino quando era Gid a dire “prepara le cose per il mare” lei pensava che… sarebbero andato al mare. Soprattutto perché lei qualche giorno prima aveva detto che le sarebbe piaciuto, ecco. E non solo lui se l’era ricordato!!! Aveva organizzato qualunque-cosa-fosse e solo per lei!!! Non aveva parole, solo cuoricini che le volteggiavano sulla testa come nei cartoni. Non era stata a riflettere troppo – ad esempio alle temperature inglesi sfavorevoli, e già qui avrebbe captato qualcosa di stranuccio –, impegnata com’era a sorridere davanti a un cavolo di cellulare, e tenere a bada le auto-illusioni che con Gideon erano sempre dietro l’angolo. Era così gentile, così affettuoso, così carino che Narah faticava a sopprimere il suo lato più adolescenziale incline al romanticismo. Di sicuro però la special era un caso perso, non solo per quanto riguardava il corvonero: le aveva detto di preparare una borsa per il mare…
    E chi l’aveva mai fatta?? Tragedia. Non ricordava nemmeno se ci era andata da piccola, al mare, e si era ritrovata a fissare un borsone vuoto con una mano sul fianco e l’altra tra i capelli. Il piano A “farcela da sola” era fallito prima ancora di iniziare #adulta. Piano B: chiamare Jess. Sua sorella aveva sempre la soluzione!!!! In risposta, la ragazza le aveva snocciolato una serie di “must have” mentre lei piombava a peso morto sul letto, rassegnata al fatto che di quello che serviva lei aveva solo il costume da bagno. L’errore più grande era stato ammetterlo. Grave, gravissimo error- «Sento odore di SHOPPING?????» Oh mio dio.

    La borsa in spalla sembrava sul punto di scoppiare, ma la telepate non avrebbe potuto farci meno caso. Era troppo contenta di passare del tempo con il McPherson. Sinceramente le bastava solo quello per sentirsi piena di allegria, e per quanto divertente quello che sarebbero andati a fare passava in secondo piano; prima stavano insieme più spesso, sia per il tipo di relazione diversa che per l’assenza di impegni da ometti cReScIuTi. (anche se, ascoltando Stiles parlarle di pokémon e pretendere lei li conoscesse tutti, la Bloodworth aveva il sospetto che fosse possibile non crescere mai per davvero) E lui le mancava un sacco, più di quanto fosse prudente per il suo cuore.
    Che poi non poteva neanche far finta di niente, per colpa di quel maledetto (chi? Il kuore) che la tradiva appena intravedeva quei ricci tanto familiari, perdendo un battito e poi iniziando una maratona. Che stupida, eh?? Successe anche quel giorno ad Hogsmeade, spingendola a soffocare un sospiro. Ignorando il rossore che automatico saliva alle guance, aspettò fosse lui ad abbracciarla per ricambiarlo stretto; si sentiva un po’ patetica a farsi vedere ancora tanto coinvolta e, non potendo nascondere le reazioni fisiologiche, si manteneva più prudente sul piano fisico. Solo allora si accorse di un lembo azzurro al di sotto della giacca dell’altro, ed erano fenicotteri quei disegni?? «Cos’hai in mente, essere malvagio?» Non ottenne una vera risposta, in compenso si incamminarono verso… l’Amortentia? Sorrise, lo sguardo colmo di perplessità. Va bene, era confusa ma si fidava comunque.
    Entrati nel locale, avvolti dal caratteristico profumo di fiori, l’unica perla di saggezza con cui il ragazzo la benedisse fu: «Dovresti spogliarti.» Sbatté le palpebre, sgranando poi gli occhi. «Co-cosa.» Vide le sue guance virare sul paonazzo, e incrociò le braccia al petto. «ASPETTA. Cambiarti. Volevo dire cambiarti.» Ah. Ora Nah si stava allontanando un po’ dal confine tra rossore e autocombustione. «Uh, okay ma… dove?» Lì intervenne una dolcissima Laurel che la portò in uno stanzino, dove con aria misteriosa le indicò di vestirsi leggera. Ochei, a quanto pareva tutti sapevano tranne lei, e non vedeva l’ora di scoprire cosa quello scemotto (<3) aveva architettato. Per lei. Avvampò di nuovo, scacciando quelle due paroline che avevano l’effetto di farla sentire fin troppo speciale. Aveva paura di sentirsi speciale, e di rimanere delusa se avesse constatato che così non era.
    Narah era inspiegabilmente a disagio negli spogliatoi pubblici, quindi sgusciò fuori alla velocità della luce, in una maglietta chiara a fiori dalle spalline basse e un paio di short di jeans. Per la sua prima volta nella sua vita, ebbe l’onore di osservare Gideon in stile hawaiano. Ridacchiò ma non fece commenti – nonostante conoscesse Laurel perché amica di Bri, aveva come l’impressione che ogni cosa che diceva a Gid potesse venir visto come troppo smielato. Se era solo coscienza sporca?? Assolutamente. «Vi lascio con gli elfi, e buon divertimento!!»
    Ciò che ci stava capendo Nah, all’oscuro delle super camere incantate di Amortentia:
    Esatto. Niente. Prima di entrare nella stanza, inclinò il capo verso il ragazzo, divertita. «Vuoi sorprendermi sul serio.» Spoiler: lo fece. Fin da subito, la “stanza” non era stata affatto come se l’era immaginata, e le sembrò di aver varcato la porta di un sogno tropicale, piuttosto che un’elegante porta di legno. La sua prima reazione fu quella di spalancare gli occhi – mossa poco furba che rischiò di bruciarle la retina #wat. Si asciugò le lacrime, mormorando un «Oh, io- grazie» all’elfo – carinissimo coi fiorellini al collo aw!!! – indossando la ghirlanda. C’erano… troppe troppe cose da ammirare: il pavimento di parquet, le palme sulle pareti, il bar (con la paglia!!!! COME NEI FILM AAAAAAH!!!). Accettò anche la bevanda di un vistoso azzurro, pur non toccandola: aveva scoperto – per sbaglio e a sue spese – che non reggeva neppure una goccia di alcolico, e non conosceva gli ingredienti. Meglio non rischiare. «Gideon…??? Cosa hai combinato??» Sembrava un rimbrotto, ma Narah sorrideva di emozione, credendo che li aspettasse una piscina che avrebbe amato senz’ombra di dubbio.
    E invece. Aveva appena finito di dire che «Il pass conchiglia è troppo carino, guarda!!» quando fu investita in pieno da una sorpresa immensa. Socchiuse poco elegantemente le labbra di fronte a una specie di copertina di National Geographic, le palpebre semiaperte. «È… tutto vero?» Perché sì, sembrava veramente uno di quei paesaggi delle pubblicità dei Caraibi o posti del genere – eh, ci andavano anche i maghi ai Caraibi(??). Le mancò il respiro per qualche interminabile secondo. Alzò un braccio, scrutando con meraviglia il sole illuminarle la pelle caramello, potendone avvertire distintamente il calore quasi soffocante. A differenza di Gid, lei si tolse subito le infradito per avvertire la sabbia sotto i piedi, e si chinò persino per prenderne una manciata tiepida e bianchissima, facendola scivolare tra le dita in un attrito piacevole. L’aria era salmastra, sapeva di… be’, sale e mare.
    Il tempo di riprendersi dallo stupore, e si sentì invadere da un irrefrenabile entusiasmo, di quelli che si provavano solo da bambini di fronte alle cose che apparivano magiche – anche quando magiche non erano; scoppiò a ridere, lasciando cadere la borsa sulla sabbia per lanciarsi in un abbraccio a Gideon, il salmastro che ora si mischiava al suo profumo di sandalo. Cosa avevamo detto della prudenza col contatto fisico??? Qualunque cosa fosse, in quel frangente se n’era decisamente dimenticata. «Cosa te ne pare?» «Tu. Sei. Pazzo.» Un’altra risata più lieve a far trapelare la leggerezza che avvertiva, mentre si staccava con un’ultima carezza sul braccio tiepido di lui. «È tutto straordinario!!! Possiamo fare il bagno??» O vigeva la regola del guardare ma non toccare?? (?) Insomma, era semplicemente ASSURDO! Sospirò della sensazione di benessere – chi non si sarebbe sentito rigenerato lì?? –, solo per riscuotersi alle dita di Gid sulla sua pelle. Abbassò lo sguardo, le guance accaldate e mente e corpo in subbuglio. Sapeva di non doversi montare la testa come una sciocca, Narah, ma a volte era difficile non farlo. Assecondò il gesto, intrecciando le dita con le sue con delicatezza; il sorriso le si fece nuovamente leggero ed eccitato quando lo seguì per immergersi in acqua. La sentì avvilupparsi attorno alle sue gambe, fresca e in netto contrasto col calore del sole, osservandola ritrarsi e riavvicinarsi a riva in piccole onde. Era incantata. Si girò a incrociare lo sguardo dell’altro. «Devi ammettere che nessuna montagna ha questa acqua,» scherzò. Anche lei preferiva la montagna, ma quella spiaggia era una degna concorrente!!1! La nostra spiaggia. Gli lanciò un’occhiata più timida. «Suona bene.» Benissimo, a dire la verità. «Grazie, sei….» Incredibile? Certo. Scemissimo?? Anche. Lo sguardo le si ammorbidì, sincero e troppo trasparente, tanto quanto le acque che carezzavano la spiaggia. Fece un altro sorriso ampio, poi, mentre tirava la mano del ragazzo a sé per farlo avventurare di qualche passo più in profondità. «Sì che so nuotare. Ma non so scappare da uno squalo: secondo te ci sono anche squali realistici?» Era giocosa e rilassata, adesso, perché CAVOLO SEMBRAVANO DAVVERO ALLE HAWAII QUANDO RICAPITAVA?????? L’attenzione si spostò sulla palma e sulla struttura in legno. «E quello invece cos’è???»
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    Gideon McPherson
    «Devi ammettere che nessuna montagna ha questa acqua,»
    Blink blink, spalpebrò (si dice? insomma, sbattè due volte le palpebre) ? E poi, allargò le labbra in un sorriso soddisfatto, consapevole di averla proprio scioccata.
    Aveva un che di filosofico. O forse, Narah Bloodworth era solo sconvolta e diceva cose che avevano un senso tutto loro.
    Ti ho sconvolta così tanto. Si morse il labbro, manifestando la gioia che provava nel vedere la ragazza così sorpresa - che poi, mica c'entrava lui, il merito era solo di Amortentia! Ma perchè non prendersene un po' i meriti? Per ogni istante, da quando avevano messo piede dentro Amortentia, Gideon aveva passato lo sguardo dalla location, alla ragazza, per scrutarne le reazioni: era stato un susseguirsi di espressioni di stupore, ringraziamenti, shook a volontà, e come darle torto, davanti a quell'acqua splendida che non poteva essere trovata in nessuna montagna? Ridacchiò, permettendosi di avvicinarsi a lei il tanto da avvolgerle le spalle con il braccio e darle una stretta affettuosa contro di sè e sentire il profumo dei suoi capelli, che tanto amava. Un istante troppo breve prima di lasciarla andare. «Tu. Sei. Pazzo.»
    Cristo se lo era. Accennò un mezzo sorriso ora insicuro, prevedendo che presto, la ragazza sarebbe voluta entrare in acqua.
    Portò le dita a stringere i bordi della camicia hawaiana, stropicciandola, le gote rosse, un po' per l'imbarazzo, un po' perchè dai, vederla così felice, rendeva il cuore del McPherson davvero debole più debole di quanto fosse in verità. «È tutto straordinario!!! Possiamo fare il bagno??»
    Merda. Strinse la mascella in una linea dura, a quella domanda, trattenendosi dal rispondere no, perchè insomma...erano al mare. Fare il bagno avrebbe dovuto essere l'attività principale, no? E poi, era stato lui a condurla in riva. Tirò un sospiro. Sì. Adagio. Rispose, cercando di mascherare la paura che provava al pensiero di immergersi in un bacino d'acqua, qualsiasi esso fosse. Il fatto che sapesse nuotare, però, lo rasserenava non poco. E poi, l'acqua era bassa, troppo bassa perchè Narah potesse annegarci dentro davanti ai suoi occhi. Ed ancora, se questo non fosse bastato, le sarebbe rimasto appiccicato, tanto da non farsela sfuggire nemmeno per un istante. Se fosse stato necessario, sarebbe annegato con lei. Un altro sospiro, e si sfilò camicia e t-shirt, abbandonando entrambe sulla sabbia asciutta e non preoccupandosi per la cicatrice che spiccava al centro del torace: Narah l'aveva già vista un sacco di volte. Rimase dunque con i calzoncini del costume. Era così bianco, il McPherson, ma così bianco, che il colore della sua pelle pareva lo stesso dei calzoncini. Un po' più rigido, si fece trascinare dalla ragazza più in profondità, percependo l'acqua fresca salire lungo le gambe, a dare sollievo alla pelle già arrossata per quel poco sole preso fino a quel momento.
    Sarebbe diventato un'aragosta? Senza ombra di dubbio! Gli squali?! Domandò, divertito da quell'affermazione, ed avvicinandosi ancora di più a lei, una mano stretta nella sua, e l'altra che da un momento all'altro, era pronta ad avvolgerle la vita. Davvero, non ci stava provando. Davvero, aveva paura. Troppa paura. E se avesse dovuto fare la piovra, il caro McPherson lo avrebbe fatto. Ma perchè diavolo a Narah piaceva il mare e non la montagna?? Ma la risposta se la dette subito da solo «perchè nessuna montagna ha questa acqua,» - cit. E CRISTO stava tremando. Tremava, e non per il freddo. Tremava come una foglia, provando a tenere un respiro quanto più regolare possibile mentre l'acqua gli raggiungeva il costume, e poi la pancia. Lui era entrato più in profondità, come se volesse tastare il terreno e l'altezza, mentre Narah era appena più fuori dall'acqua, anche perchè aveva ancora addosso gli shorts di jeans. Quella è... concentrati, Gideon. E strinse le palpebre, provando a concentrarsi e capendoci davvero poco. Cosa diavolo era? E riportò lo sguardo su Narah. Ma te l'ho detto che dormiamo qui, vero? Non vorrai mica dormire sulla sabbia. Quello è il posto in cui dormiremo, insomma... come si chiama... una palafitta, ecco. La ragazza lo raggiunse dentro l'acqua, e Gideon vide che aveva bagnato il jeans. Ti stai bagnando. Gli sfuggì dalle labbra, non ponendosi il minimo dubbio che potesse suonare come un'espressione ambigua, mentre a Betta certamente suona propositamente hot.
    I calzoncini. Continuò, scosso dai brividi, non per il freddo, ma per la paura. L'avvicinò ancora di più a sè, le mani che le avvolgevano la vita senza pudore. Senti, se ti do fastidio dimmelo ok? Mi sento più sicuro se rimani vicina. Ma Gideon cazzo prenditi uno xanax.
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    «Ti ho sconvolta così tanto.» Ma no Gedeone, capita ogni giorno di andare ai Caraibi nel bel mezzo di Hogsmeade, perché pensi ciò?? Narah si volse verso di lui, ancora a bocca aperta e decisamente sconvolta – però in senso positivo, era davvero davvero felice! «Sì Gideon!!!» COM’ERA OVVIO CHE FOSSE. Non che negli ultimi tempi fosse scontenta, ma non sempre era facile trovare la totale serenità in una quotidianità che aveva i suoi pregi e anche i suoi difetti. E si sentiva anche commossa: Gid l’aveva portata lì solo per un suo desiderio. Significava che le voleva bene e teneva a lei, no?? Sorrise mentre il ragazzo la stringeva, un po’ impacciata rispetto all’abbraccio in cui si era slanciata poco prima, sempre divisa tra il godersi semplicemente il contatto e i sensi di colpa di sentimenti che forse non avrebbe dovuto più provare; ma, citando un libro che aveva letto, il cuore è una freccia. Sarebbe stato troppo facile, se fosse stata capace di controllarlo – e per certi versi molto triste.
    Quel conflitto non durò a lungo, visto che per quanto riflessiva nemmeno Narah Bloodworth poteva resistere al richiamo di quell’acqua cristallina: insomma, non vedeva proprio l’ora di constatare di persona quanto fosse limpida!!! E così, senza vergognarsi di apparire fin troppo raggiante, si addentrò in acqua con la mano ancora intrecciata a quella del ragazzo. Accennò un paio di brividi, ma dopo poco si accorse che «È tiepida, la senti??» Proprio come una bambina che si sorprendeva a ogni nuova cosa di un posto altrettanto nuovo e super esotico, era talmente persa a esplorare quelle sensazioni che non si accorse subito della tensione del McPherson. Sollevando lo sguardo dall’acqua trasparente, realizzò temporaneamente che 1) Gid si era spogliato, ciò stava a significare che doveva sforzarsi di non dare troppo a vedere come questo la agitasse; cioè, non nel senso più malizioso forse non ve lo diciamo., bensì reazioni alla NarahTM, rossori, tachicardia, balbettio e tutto il resto. 2) era così rigido che sembrava… timoroso? Spaventato? E quell’impressione si ingigantì man mano che avanzavano nell’acqua, lei con passo adesso più incerto. Si sentiva perplessa. Se lui le aveva raccontato a grandi linee della morte di sua sorella, Nah non aveva mai avuto il coraggio di voler sapere i dettagli, e non aveva idea di cosa si stesse scatenando nella sua mente. D’altra parte, la vicinanza con un Gideon McPherson più nudo che vestito la stava proprio mettendo alla prova.
    «Gli squali?!» Le guance le bruciavano, tanto che poteva scommettere spiccasse anche sulla sua pelle caramello. Avrebbe dovuto concentrarsi sul suo comportamento strano in acqua, e avrebbe voluto indagare ma oOoOoOoh, cosa pretendere da una ragazza inesperta e nella sua situazione??? Proruppe con una risatina nervosa, e spostò l’attenzione da lei alla struttura di legno. Alle sue parole sgranò appena gli occhi, osservando piena di curiosità la palafitta. «Ah. Ma pensa «Me l’avevi detto, pensavo che- non so, avremmo dormito in una stanza normale?? Qui è molto più bello,» ammise timidamente. Non aveva incespicato sulle parole come una cretina, ke bello. Le soddisfazioni della vita proprio.
    Abbozzò un sorriso, abbassando lo sguardo sull’acqua che li separava. Vi passò le dita con lentezza, il cuore in gola, fin troppo conscia fosse solo una scusa per non alzare la testa. Quand’era stata l’ultima volta che erano stati vicini in quel modo?? No, non ci doveva pensare. Poi Gideon le fece notare che aveva ancora i pantaloncini, e la special si trovò ancora più in difficoltà: per qualche motivo, sentiva di vergognarsi alla prospettiva di spogliarsi davanti a lui, tutto per colpa di una vocina sepolta pronta a riportare a galla tutte le sue insicurezze degli ultimi mesi, prima della lettera e del loro chiarimento – e forse, a questo punto, anche dopo. E se mi trovasse brutta? Se fossi troppo magra? Se lo mettessi in imbarazzo, di nuovo? La bocca improvvisamente secca, il respiro appena più veloce. Avrebbe spudoratamente mentito, se avesse fatto finta che piacergli non le importava.
    Deglutì, annuendo, cercando di staccarsi da una scia di pensieri che avrebbe rovinato la giornata a entrambi, un altro sorriso a piegarle le labbra morbide e coperte come al solito da un velo di burrocacao al cocco, il suo preferito. «No- non importa, li metterò ad asciugare.» Magari più tardi, si disse, avrebbe racimolato abbastanza determinazione per rimanere in costume e fare davvero il bagno; eppure, quando il corvonero le si fece più vicino quelle riflessioni si dissolsero. Gideon pareva terrorizzato, nei movimenti e nella voce. Ricercò lo sguardo del ragazzo. Gli posò le dita su un braccio, constatando che stava… davvero tremando? L’acqua non era abbastanza fredda per essere la spiegazione. Aveva le sopracciglia corrugate, adesso. «Qualcosa non va?» Avvertiva le sue mani sui propri fianchi e, sebbene questo la stesse facendo sentire come un marshmallow sciolto sul falò, le premeva più che Gid smettesse di avere quell’aria terrorizzata. «Va bene, rimango vicina,» acconsentì con gentilezza. Si morse il labbro, incerta su cosa dire. «Se vuoi… possiamo ficcare il naso alla palafitta e tornare dopo per il bagno, che ne pensi?» E magari nel frattempo le avrebbe detto cosa stava pensando – che tentazione era usare il suo potere, a volte!! Fece un sorriso che sperava gli risultasse incoraggiante, mentre gli sfiorava il polso col pollice, in paziente attesa di una sua decisione.
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    Le code delle navi dalla spiaggia sparire
    Vedi che son qui che tremo
    Parla parla parla parla con me
    Ma forse ho solo dato tutto per scontato e
    E mi ripeto chе scema a non saper fingerе
    Dentro ti amo e fuori tremo
    Come glicine di notte
    Gideon McPherson
    Era solo acqua. Si ripetè, mentre le mani stringevano la pelle calda della special, incurante che questo potesse metterla a disagio, e solo per paura di vederla sparire sotto la superficie. Era solo acqua, ed era bellissima. Il cielo era bellissimo. Di un azzurro chiaro, non una nuvola a macchiarne la limpidezza, non una goccia d'acqua a ricordargli gli avvenimenti di anni prima. Quando Guin era scivolata nella vasca d'acqua ed era annegata nel cortile di casa, davanti ai suoi occhi da bambino impotente, pioveva. Il cielo era grigio ed il vento increspava appena la superficie dell'acqua della loro piscina. Aveva dei ricordi confusi, di quella sera, ricordava che l'acqua fosse nera, ma non poteva essere davvero così. Era la paura a modificarli la memoria. Faceva freddo, e questo lo ricordava con chiarezza. Non c'era niente di troppo simile a quel brutto giorno, se non il fatto che su trovasse in compagnia di una persona per lui fondamentale, ed il fatto che, appunto, ci fosse un bacino d'acqua dentro cui immergersi. Doveva calmarsi, non sarebbe successo niente di strano, niente di incontrollabile. Quella reazione, alla vista del grande mare, non l'aveva prevista. Aveva creduto che sí, forse due o tre pensieri li avrebbe anche fatti, ma non aveva proprio valutato quanto la paura percepita come un serpeggiare sotto pelle, una stretta alla gola ed allo stomaco, potesse essere evidente agli occhi di Narah.
    "Qualcosa non va?"
    ecco.
    Nonostante la poca tranquillità trasmessa da quello specchio d'acqua pacifico, lui non voleva rovinare la loro giornata, per cui si costrinse a sgomberare la mente da qualsiasi brutto pensiero, mandando giù un groppo pesante e prestando più attenzione alla ragazza alla quale si era avvinghiato. Rilasciò appena la presa sui suoi fianchi, sollevando le labbra in un sorriso dolce. << Sì, scusa. >> E per un attimo il suo sguardo si rabbuiò, attraversato da un'immagine più cupa di altre, le sopracciglia appena agrottate ad evidenziare la presenza di un pensiero fastidioso. << Mi fa...davvero piacere, trovarmi qui con te. >> Spiegò, dato l'evidente nervosismo che lo aveva accompagnato fino a quel momento. Non voleva che Narah pensasse che non era presente, lì con lei. Che avesse la mente altrove o peggio, che si fosse pentito di quel week end. Scese con le dita ad intrecciare quelle di lei, dentro l'acqua tiepida, ed osservò le loro mani distorcersi, mescolarsi e confondersi, immerse nel liquido trasparente. Doveva essere sincero, perché lei meritava sincerità e chiarezza. << Non ho un buon rapporto con i bacini d'acqua, mi mettono...>> qual'era la parola giusta? Ansia? Terrore? Non capitava nemmeno sempre. Non era matematica, la paura, non c'era niente di logico nel panico, per questo era per Gideon molto difficile, doverlo affrontare. Se la paura fosse stata matematica, il McPherson avrebbe certamente trovato un modo per affrontarla, prenderla di petto e batterla. Ma così? Inaspettato? << Mi mettono un po' a disagio. Non succede sempre. >> Le spiegò, il tono di voce dolce, mentre ricordava due estati passate in vacanza con i suoi, in una località di mare. Ricordava di aver seguito Hazel dentro l'acqua, di essere rimasto vicino a lei mentre faceva il bagno, di non averla persa di vista un attimo, ma di essere stato tranquillo. Forse perché non era solo, in quella vacanza, su quella spiaggia. Era con i suoi genitori. Se fosse successo qualcosa di imprevisto, suo padre sarebbe intervenuto subito per aiutare Hazel. Ma lì, con Narah, era da solo. << Ma sta succedendo adesso. >> E gli dispiaceva, perché non voleva rovinare il loro soggiorno lì, la loro prima volta insieme, da soli, in un habitat che non era il loro: non c'erano libri a dar sicurezza ad entrambi, troppe poche piante da studiare e nessun insetto a molestarli, nemmeno una zanzara. Anche solo essere onesto con Narah, però, gli tolse un gran peso dallo stomaco. Adesso lei sapeva che qualcosa non andava, anche se non poteva capire cosa fosse e lui non era certo di voler dar voce a quel ricordo. << Ho paura dell'acqua. >> Le confessò, semplicemente, sentendosi subito in colpa perché sapeva che lei si sarebbe sentita in colpa. Un circolo vizioso, insomma. << E... Tu ti chiederai, perché ti ho portata qui? >> E si lasciò scappare una piccola risata imbarazzata. L'aveva portata lì perché lei ci teneva, e non aveva calcolato bene il resto, ma anche perché era la sua cazzo di vita e niente e nessuno poteva impedirgli di viverla appieno, come lui avrebbe voluto. Nemmeno quell'immenso oceano spaventoso che inghiottiva le persone restituendo cadaveri. Rabbrividì. << Ma voglio superarla, credevo di averla superata, in realtà. >> E invece. << Mi aiuti? >> Tutto sommato, niente di troppo complicato, doveva solo rimanergli vicino. Non era per sè stesso, che temeva, ma per lei. E questo dettaglio era del tutto trascurabile. Se lei fosse rimasta vicino a lui, tutto sarebbe andato bene! Un passo alla volta, avrebbe affrontato quel disagio, ci si sarebbe immerso, fino a far sparire la paura. Spostò quindi lo sguardo sulla palafitta, alla proposta della ragazza di addentrarcisi ed esplorarla. Anche lui era curioso, voleva scoprire come fosse fatta dentro, per cui non esitò tanto prima di condurre entrambi fuori dall'acqua e di nuovo sulla sabbia. Avrebbe affrontato la paura dell'acqua un po' alla volta, non subito. Senza mollare la mano della ragazza, le cui dita stavano intrecciate a quelle di lei, le fece strada fino a raggiungere la passerella in legno, godendo del tepore che la sabbia lasciava sotto la pianta dei piedi. Mentre camminava, aprendo la strada, si guardava intorno, senza perdere nemmeno un dettaglio di quel paradiso degno di una cartolina. Andando avanti lungo la passerella in legno, l'acqua intorno a loro si faceva più profonda e scura, facendogli desiderare di trovarsi subito dentro la struttura poco distante. Varcata la soglia, era presente una sola stanza, grande e spaziosa, arredata con lo stesso stile hawaiano che caratterizzava l'ingresso ed il piccolo bar in paglia. Era presente un letto matrimoniale in legno, con lenzuola bianche ed all'apparenza soffici. Di fronte al letto, una parete vetrata affacciava su una veranda in cui erano presenti due sdraio che davano direttamente sul mare, un tavolino apparecchiato e con sopra succhi di frutta, tramezzini, acqua fresca, frutta e altre cose. Un'altra porta dentro la stanza portava al bagno, per ora chiuso. Gideon si accorse che le loro valigie erano già state portate dentro la stanza dagli elfi. Lasciò la mano di Narah per dirigersi ad esplorare la stanza, soffermando lo sguardo su ogni dettaglio dell'arredamento e poi sul tavolino ricolmo di cibo, in veranda. Uscì oltre la vetrata, raccogliendo una fragola al passaggio vicino al tavolino, ed andando a poggiare i gomiti sulla ringhiera che affacciava sul mare. Sul lato sinistro, una scala il legno conduceva direttamente in acqua. Si voltò verso l'interno della struttura, rendendosi conto di essere stato fin troppo silenzioso fino a quel momento. E tenendo i gomiti poggiati sulla ringhiera posò lo sguardo su Narah, dai ricci scuri alla t-shirt che lasciava intravedere il costume lilla sotto di essa. Quanto era bella? Perfetta, sembrava vivesse lì, che il mare ed il sole fossero casa sua. Una bellissima e selvaggia donna di mare con la pelle baciata dal sole. Portò la fragola alle labbra morendone la punta. << Sei ancora felice come prima? >> Domandò, sperando di non averla rattristata con l'atteggiamento avuto poco prima. Glielo aveva già detto che era felice di essere lì con lei, e che non se ne pentiva per niente? Poi, spostò lo sguardo sul letto matrimoniale, lo sguardo ora divertito. << Scopriremo se ho ancora il vizio di rubarmi tutte le coperte la notte. >> Era capitato più di una notte, che Gideon si ritrovasse avvolto in un bozzolo di lenzuola e coperte, e la povera Narah ignuda come una polla spennata, gli si attaccava alla schiena alla ricerca di coccole e calore. Non lo faceva apposta, Gideon. Era che soffriva il freddo più di qualsiasi essere umano sano sulla faccia della terra, ne era certo. Ed era un meccanismo automatico, quello di imbozzolarsi. << Se lo faccio stanotte dammi un calcio e buttami giù. >> Ma poi??? Stava dando per scontato che avrebbero dormito insieme?? Magari nemmeno se la sentiva di dormire nel letto con lui??? Sbattè le palpebre, nervoso. << Cioè se non ti dispiace dormire insieme ecco!!! >> Ecco il disagio montate di nuovo. << Sennò io posso dormire su... Questa sdraio. >> La indicò. All'aperto. Sotto le stelle. Si infilò in bocca il resto della fragola per star zitto.
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    Edited by visions of gideon - 20/4/2021, 17:27
     
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    Per mesi e mesi, Narah aveva dubitato della sincerità di Gideon nei suoi confronti. Se fosse stata ancora ferma ad allora, non sarebbe stata sicura di poter ricevere una risposta onesta e completa da parte sua, anche se questo l’avrebbe colpita come un pugno allo stomaco, dimostrandole di nuovo come le cose fossero irrimediabilmente cambiate.
    Ma non erano rimasti fermi a quel punto, loro due – tanto da pensare che un “loro due” esistesse tuttora, magari con una forma un po’ diversa, ma presente. Narah non aveva letto una seconda volta la lettera del ragazzo, pur avendone la possibilità racchiusa in quella busta nel cassetto, a New Hovel; ricordava ogni concetto che Gid aveva voluto trasmetterle, come in un riflesso alla difficoltà con cui lui le aveva confidato ogni punto rimasto oscuro da quando si erano lasciati. E adesso, con la fiducia cieca che riponeva in chi amava, avrebbe creduto a qualunque frase da lui pronunciata. Aveva accettato che le cose non fossero più le stesse – e magari non era negativo e anche quello era uno scalino del loro percorso di crescita. Se pensava a come era cambiata rispetto a solo qualche anno prima, la Bloodworth aveva l’esempio lampante di come i cambiamenti non avrebbero dovuto farle più paura.
    Certo, era più facile a dirsi che a farsi: Narah aveva innumerevoli paure, umana nel senso più puro del termine, e solo di recente aveva iniziato a liberarsene da alcune come se fossero state strati di vestiti che col passare degli anni avevano iniziato a starle stretti. O, se vogliamo, come un bozzolo che si preparava a diventare una farfalla. Ed era talmente abituata a essere La Paurosa, che quasi si sorprese incrociando quell’emozione riflessa nel volto di Gid e non sul proprio. Gli aveva chiesto se qualcosa non andasse, nuovamente fiduciosa che avrebbe ottenuto la vera risposta – che arrivò. Si morse l’interno della guancia, in una lotta contro le insicurezze che non ebbero il tempo di affiorare e mandarla in paranoia. «Mi fa...davvero piacere, trovarmi qui con te.» «Uh- anche a me.» Le venne spontaneo fare un piccolo sorriso – eh sì, Narah non aveva una dignità e non riusciva a nascondere quanto fosse felice ogni volta che la sua presenza faceva piacere. Inoltre, DICIAMOLA TUTTAH, sapeva di non doversi illudere – si sentiva piuttosto molesta nel farlo, poi – ma con la propensione del corvonero al contatto fisico non era semplicissimo. Una lotta interiore continua, assolutamente compensata dalla contentezza di avere del tempo per stare insieme.
    Comprese che il ragazzo aveva fatto quella premessa per non farle pensare non stesse bene, data la sua confessione: l’acqua non gli piaceva. Anzi, ne era proprio terrorizzato… Le prese un colpo. Erano circondati dall’acqua. Lo fissò stupita, portando lo sguardo sul mare che continuava fino all’orizzonte. No, non si stava domandando perché l’avesse portata lì – l’aveva fatto per lei – ma sentiva comunque il senso di colpa serpeggiare in lei: definirsi “dispiaciuta” era dir poco. «Non… non me l’avevi mai detto,» sussurrò, quasi in una giustificazione. Non ne aveva idea, altrimenti gli avrebbe proposto un altro posto. Gli strinse un po’ di più la mano, scrutando il suo viso. Chi meglio di lei conosceva la sensazione di voler superare le proprie paure??? Però non tutti dovevano risolvere come lei aveva fatto facendosi assumere al Lilum, buttandocisi dentro. Esitò ancora, sospirando. «Ho una gran voglia di proporti di andare in un altro posto, ma se anche a te va bene stare qui...» Era tutto bellissimo e lei amava il mare, ma lui?? «Mi aiuti?» Fece un sorriso, delicato e rassicurante. «Sempre. C’è bisogno di chiederlo???» ScIoCcO.
    Adesso aveva un altro motivo per concentrarsi sulla palafitta – trascinare Gid fuori dall’acqua prima di sciokkarlo. Invece fu il contrario, e Nah lo seguì ben volentieri, trovando la sensazione della sabbia sotto i piedi del tutto inedita e bizzarra. Le piaceva molto!! «Dovremmo camminare a piedi scalzi più spesso,» commentò in tono leggero, super presa a fare la turista del caso: osservò la passerella e poi il tetto della costruzione, sorprendendosi ancora di quanto sembrasse reale. Era… semplicemente straordinario, e si chiese quanta magia ci fosse voluta per un incanto simile. Forse avrebbe dovuto odiare la magia, temere essa e i maghi, ma dalla prima ne era affascinata. Raggiunse quasi saltellando la stanza, tradendo tutta la sua curiosità mentre ispezionava i dintorni. Alla vista del letto SEPPE di essere diventata rossa, e facendo scattare lo sguardo altrove si concentrò sul resto degli interni. Ancora una volta quella specie di parquet di legno chiaro e lucidissimo – per fortuna non sgocciolava più #wat –, ma al posto delle pareti con le palme c’era una vetrata, e al di là una veranda con sdraio e tavolino. «WOW.» Gli altri non avevano parole solo parolacce, e Narah Bloodworth – che non era una brutta maledukata(!) – non aveva parole solo complimenti. «Mi sento… sai in quelle belle vetrine dei negozi??» Rise, e prese esempio da Gideon avvicinandosi per prendere una mela prima di ritornare in camera: girovagare non era mai stato più bello!!! #wat «Ma sul serio possiamo stare qui??» Sì, non aveva mica ancora kapito. Attorno al letto avvertiva un leggero profumo di… menta, limone??, come se qualcuno lo avesse spruzzato sulle lenzuola.
    «Sei ancora felice come prima?» Socchiuse le labbra, l’attenzione ora di nuovo su Gid, la testa chinata di lato come (Citra) un cucciolo che non capiva; e infatti non capiva perché non avrebbe dovuto essere più felice. «Sono felicissima!! Per tutto,» affermò con dolcezza, mordicchiando la sua mela. Quale essere umano sano di mente non sarebbe stato felice in quel paradiso e con la persona che ti piace coff???? Alzò le spalle un po’ timidamente. «Tu sei felice?»
    E poi il discorso letto.
    First reaction: shock.
    Hhhhhhhh.
    MAYDAY MAYDAY.
    Rlsjviosdihnv.
    Panic moonwalk interiore.
    Tutto ciò a susseguirsi nella sua testa in un millisecondo. Si umettò le labbra improvvisamente secche. Oh mamma mia come si faceva aiuto.
    Devi solo parlare, Narah. Niente di così complicato. Fece per emettere un (1) suono, ma in un attimo le tornarono in mente tutti i ricordi tenerissimi di lei e Gideon che dormivano insieme, e a quante volte in effetti il McPherson l’aveva (involontariamente) lasciata al freddo. Ma non le era mai importato, stargli vicino era sempre bellissimo e le bastava quello per essere di buonumore!! Le mancava dormire insieme, e un miliardo di altre abitudini anche sceme, come salutarsi con un bacetto prima di una lezione o studiare insieme in biblioteca. E ovviamente le mancava anche bac- STOOOOOOP!!! Okay doveva parlare.
    «Eeeeeeehm Fallì. Si portò le dita a torturare una ciocca di capelli scuri, sbattendo le palpebre: il fatto era che CERTO che non le dispiaceva dormire con lui (l’esatto contrario ma ochei), e al tempo stesso… non lo sapeva, ma aveva timore che Gideon potesse… risentirsi?? Infastidirsi? Non aveva nessuna prova che potesse essere così ma UGH, NARAH NON RIUSCIVA A NON FARSI PARANOIE VA BENE??? «Sennò io posso dormire su... Questa sdraio.» Solo allora la Bloodworth parve sbloccarsi: non avrebbe mai fatto dormire Gid all’aperto e scomodo quando avevano un letto matrimoniale a disposizione! «NO!! Assolutamente, io… mi va bene,» terminò, la voce ora ridotta a un pigolio imbarazzato. Sinceramente? Si sentiva anche la coscienza sporca perché insomma… magari Gideon non sapeva che le piaceva ancora…? No okay, l’avrebbe sgamata anche un cieco. Però continuava comunque a sentirsi così!! Oltre a questo, però, ammise a se stessa che sarebbe stato bello - e senza malizia. Era semplicemente bello averlo così vicino, in silenzio, senza dover stare attenti all’orario per tornare a lavoro o a fare cose da “grandi”. Anche lei si portò la mela alle labbra, giusto per avere una scusa per non parlare che per altro, e sforzandosi di mostrare un po’ più di tranquillità di quanta non ne provasse davvero mentre usciva in veranda e si adagiava direttamente sul pavimento in legno per mettere i piedi in acqua. La rilassava, e magari avrebbe messo a tacere il tumulto nel suo cuoricino. Alzò la testa e sorrise al ragazzo. «Come facevi a sapere di… questo??» Indicò con un braccio attorno a loro. Era ancora incredula? Sempre. «Anch’io voglio sorprenderti come hai fatto tu con me!!» Ed era scherzosa ma neanche tanto: aveva appena realizzato che doveva essere costato fin troppo, il minimo era ricambiare con un’esperienza altrettanto bella, prima o poi – tralasciando che stava già cercando un modo per convincere l’ostinato corvonero ad accettare qualche galeone da Nah, o si sarebbe sentita opportunista a non provarci neanche!!
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    «Non… non me l’avevi mai detto,»
    Non glielo aveva mai detto. Tra i numerosi argomenti che aveva affrontato con Narah, comprese esperienze di vita e vissuti famigliari, Gideon non le aveva mai parlato delle circostanze che avevano portato alla morte di Guinevre. Le aveva detto che sì, aveva avuto una sorella - e l'aveva ancora, in verità, sebbene sepolta sotto metri di terra, in una tomba troppo lontana da casa - ma non era mai entrato nel dettaglio di come fosse annegata davanti ai suoi occhi, non le aveva raccontato il senso di colpa che lo aveva seguito negli anni successivi a quella tragedia, non le aveva confessato che sentiva ancora quel senso di colpa stringergli la gola quando percepiva il proprio cuore battere nel petto, nè come questo gli avesse un po' condizionato il percorso di vita. Forse, un giorno, con il passare degli anni e con il raggiungimento di maggiori consapevolezze, si sarebbe sentito meno colpevole.
    Quel giorno evidentemente non era ancora arrivato.

    Ci sono storie che quando le racconti si consumano. Altre storie invece, consumano te.

    Ed era così vero. Raccontare alla ragazza delle proprie insicurezze riguardo sè stesso e la propria sessualità, lo aveva inaspettatamente reso più forte: dare voce a quella parte di sè lo aveva fatto diventare più consapevole, più sicuro; dare spazio a quelli che credeva dei demoni da scacciare li aveva, al contrario, consumati e fatti sparire.
    Non era stato nè semplice né indolore (e non solo per lui) eppure ci era riuscito. Ma non era sicuro di voler riaprire quel cassettino che faceva da contenitore alle circostanze della morte di Guin. Non voleva riesumare storie che lo avrebbero consumato.
    Era da anni che aveva smesso di fare incubi su persone che morivano – a parte Tottington, si intende. Quello era un jolly brutto – persone pallide e con il cuore strappato dal petto. Sogni che avrebbero reso Willow fiera di lui, forse. Sogni che prevedevano tombe, terriccio sotto le unghie, fiori, fiori, ancora fiori e tante lacrime. L'immagine di sua sorella affissa su una lapide, sua madre che stringeva un fazzoletto bianco, sua nonna che continuava a nominarla anche se lei non c'era più. Immagini tristi.
    E se un grande passo lo aveva fatto seguendo una delle sue amiche dentro un cimitero ed ascoltando il podcast Camposanto, superando quello che era per lui un grande disagio - e Willow non lo sapeva, e forse non lo avrebbe mai saputo quanto era stata importante per lui in questo senso - il resto, per ora, preferiva tenerlo per sè. D'altra parte era convinto che anche Narah avesse delle storie che non raccontava, non nel dettaglio, magari. Delle storie che l’avrebbero consumata. Storie che era meglio tenere nascoste e sfocate nella memoria perché facevano male.
    Pensò a qualcosa di molto divertente, per risollevarsi da quel turbinio di pensieri cupi che lo aveva tentato, ma dal quale si era ripreso subito: pensò a quando aveva dato a Narah della bruca al loro primo appuntamento. Per essere più precisi, aveva dato dei bruchi ad entrambi.
    Se lei non l'aveva lasciato all'epoca, avrebbe dovuto essere sicuro che fosse per sempre davvero.
    «Non… non me l’avevi mai detto,»
    Al nostro primo appuntamento ti ho dato della bruca, ricordi? E rise. Da solo. Era meglio così.
    Un piccolo sorriso che gli sfuggì dalle labbra in uno sbuffo. Un accenno di risata che non aveva un senso in quel contesto, così come non lo aveva quel ricordo. Perchè chiodo scaccia chiodo anche con i ricordi.
    «Ho una gran voglia di proporti di andare in un altro posto, ma se anche a te va bene stare qui...» Aveva spalancato gli occhi, pronto a ribattere e protestare, ma per fortuna la Bloodworth si era risposta da sola. Rimaniamo. Ma che era pazza?!
    Tra l'altro dopo che aveva pure già pagato?! #taccagno
    Lei lo avrebbe aiutato a superare quella paura, sempre. E Gideon sapeva che era così: anche solo la sua presenza bastava ad addolcire quell’esperienza in mare. Non disse niente, limitandosi ad osservarla con un mezzo sorriso sulle labbra chiuse. Prese un respiro, chinando la testa ad osservarsi i piedi nudi a contatto con il legno del pavimento. Il timore di averla resa più pensierosa, ora che sapeva della sua paura, c’era. Ma Narah confermò di essere felicissima di trovarsi lì, lanciando il cuoricino di Gideon in un calderone bollente. Tu sei felice?
    Sì schiari la voce: sono in compagnia della mia farfalla preferita, secondo te come sto? Sguardo puntato sul suo, un sopracciglio inarcato. Minchia e punto. Si commentava da solo. Ma come gli uscivano?
    Era vero che aveva tanto da farsi perdonare, ed anche che era un adulatore. Erano vere, quelle storie che Willow raccontava in giro su quanto fosse ruffiano, verissime!!! Ma non lo avrebbe ammesso di certo. Vederla così agitata fu tenerissimo. Era buffa, quando cercava di trattenersi dall’arrossire e quando poi invece lo faceva spudoratamente, scollegandosi dalla realtà. “narah.exe ha smesso di funzionare” aveva davvero un senso, vedendola così, la testa che era evidentemente altrove, mentre le mani si muovevano da sole andando a torturarsi i capelli. Gideon era inaspettatamente più tranquillo, invece. Il disagio scomparso non appena aveva visto quello di Narah farsi spazio e montare a palla: uno dei due doveva necessariamente rimanere lucido. E poi, da lucido, poteva godersi meglio lo spettacolo che lei era mentre tentava di nascondere quanto fosse in imbarazzo per quel discorso. Un po’, gli dispiaceva. Non voleva che si sentisse in qualche modo obbligata a “dormire insieme” per non farlo dormire da solo. Ma alla fine, avevano condiviso ben più di un letto, durante il loro rapporto e non ci sarebbe mai potuto essere niente di più intimo di ciò che avevano vissuto loro due svariate volte. E forse, il punto era proprio questo? Magari Narah non se la sentiva di rivivere attimi di intimità con lui? Forse, quella notte sarebbe stata l’ennesima prova del nove per entrambi. Magari, da quella notte avrebbero tratto maggiori risposte su quello che era il loro rapporto. Non poteva che essere positivo, no?
    Se pensava di poterle dormire vicino, magari abbracciandola, gli occhi chiusi e solo il suo profumo familiare a contatto con il viso, sentiva il calore invadergli il petto, lo stomaco attorcigliarsi su sé stesso e le vene pulsare e bruciare. Non sentiva panico, né ansia o disagio, all’idea. Sentiva solo una tranquillità infinita ed un desiderio di raggiungerla. Il panico lo aveva se l'avesse messa a disagio, per intenderci. Guarda, davvero. Alzò le mani. Io e te non abbiamo di questi problemi, no?
    Quante volte avevano condiviso il letto addormentandosi dopo una maratona di episodi di serie tv su netflix? Quante volte Gideon l’aveva cazziata il giorno dopo, per essere crollata come una pera cotta, mentre lui era concentrato sullo schermo?
    “Non sei veramente interessata a questa serie tv...lasciamo perdere perché mi incazzo e basta . “
    MA PERCHE’ MENTIVA SOLO PER FARLO FELICE? Lui era serio, nel suo essere psychofissato.
    “Sì che lo sono, solo che non controllo il sonno e le palpebre!!!”
    “Ma se ti interessasse davvero non ti verrebbe sonno!!! BASTA SMETTIAMO”
    “Gideon McPherson non tenermi il muso”
    Lo faccio. Lo fece. - cit
    Poteva sembrare un tipo semplice, il McPherson. Ma aveva un caratterino di merda.
    E cose varie.
    Nah, se davvero per te va bene, allora okay, ma se senti che … è meglio di no, allora… GUARDA. E indicò le coperte sul letto. Posso creare un futon anche ora!!! Le avrebbe rubato le coperte ancora? Sempre. Avrebbe potuto dormire a terra come i giapponesi, perché no? Ma se lei era sicura, allora il McPherson non avrebbe insistito di certo.
    Prese posto al suo fianco sul bordo di legno della palafitta, infilando lentamente le gambe lunghe dentro l'acqua non troppo fredda. «Anch’io voglio sorprenderti come hai fatto tu con me!!» Sollevò le spalle, un sorrisetto compiaciuto sul viso, mentre si voltava verso la ragazza. Sbuffò un sorriso, spostandosi con il busto verso di lei per darle una leggera spinta con la spalla contro la sua. Ma se tu mi hai sorpreso un sacco di volte, ero io in debito lo sai. Lo aveva sorpreso quando era rimasta sua amica nonostante i suoi comportamenti, lo aveva sorpreso riavvicinandosi a lui ed accettando quell'invito. Non era stata una sorpresa invece, con il senno di poi ed a mente lucida, sapere che la telepate lo avesse accettato per chi era davvero. Narah era intelligente, e Gideon non avrebbe mai potuto mettere in dubbio questo.
    E’ stata una mezza sorpresa anche per me, perché non me lo aspettavo così.
    L’osservò, da vicino, spostando lo sguardo sul dettaglio della sua pelle calda, le braccia, i fianchi. Sentiva di doversi trattenere dal mostrare troppo contatto fisico, sentiva che se non lo avesse fatto, le cose avrebbero potuto degenerare. Eppure, voleva poggiare le labbra sulla sua spalla calda della luce del sole e lasciarle un bacio. Un bacio affettuoso. Voleva farlo ma non poteva. Perchè l’etichetta di amico prevedeva dei limiti e dei bordi bei definiti da cui non avrebbe dovuto dover? voler? sconfinare. Era anche per questo, che Gideon odiava qualsiasi tipo di etichetta! Non si avvicinò, comunque, trattenendo per sé l’istinto e dando voce solo alla ragione: non doveva, non poteva.
    Riportò lo sguardo sul mare, così limpido e trasparente, ed il cuore iniziò a battergli più velocemente nel petto. Entro per primo. Annunciò, all’improvviso e senza cerimonie. Non perché voleva dimostrarle di essere coraggioso, o andare contro quella che era la sua paura, ma voleva testare il terreno, o meglio l’acqua, per capire fin dove si toccasse, anche se pareva essere un po’ alta, non così tanto da non vedere la sabbia sotto, anzi, ma almeno due metri lo era. Così dicendo, si diede una piccola spinta con le mani e con il bacino, ed affondò nell’acqua tiepida con un sussulto dato dallo sbalzo di temperatura quando questa raggiunse le cosce, la pancia e la schiena. POR- favor? ca? no? accio? Strinse la labbra. Come previsto, poi, non si toccava, o meglio, toccava con le punte dei piedi. Rimase aggrappato al bordo della palafitta, vicino alle gambe di Narah. Vicino alle sue cosce. Un luogo adatto a fargli passare qualsiasi panico o paura. Ed allora i ricordi ritornarono alla mente inondandola come un fiume in piena che spazza via tutto, qualsiasi altro pensiero razionale. Arrossì, limitandosi a chiudere gli occhi e portare indietro la testa, dentro l’acqua, per bagnarsi i capelli – e rinfrescarsi le idee. Solo dopo un profondo respiro, tornò con il volto verso di lei, osservandola dal basso. Quindi tu, entri? O mi lasci solo?
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    Aveva cambiato discorso, Gideon, senza neanche cercare di nasconderlo. E quello per Narah era stato il chiaro segnale di lasciare perdere, in un’istintiva comprensione che l’aveva sempre legata alle persone – a senso unico – e ancora di più a quel ragazzo alto alto, dalla fossetta sul mento che si accentuava ogni volta che rideva, come adesso. Sbatté le palpebre, accantonando la volontà di indagare, un morbido sorriso a sostituire la perplessità come di riflesso. Era più forte di lei: era così bello stare vicino a Gideon che di rado aveva un umore diverso dall’allegria, e lo era stato da subito, da quando appena divenuti amici trascorrevano silenziose ore in biblioteca a scambiarsi frasi imbarazzate, i nasi sepolti nei libri per la maggior parte del tempo. Cedette, soffiando una risata intenerita. «Me lo ricordo, certo!!» (ma che domande faceva oggi!!!) Ovvio che se lo ricordava, come ricordava le mele caramellate di cui non potevano più fare a meno, e i primi timidi intrecciarsi di dita, i piccoli sorrisi, il momento in cui Narah gli aveva concesso di scorgere un po’ di sé su quella panchina. Il primo bacio. Sembravano passati anni – rettifica, erano passati anni, ma Narah li percepiva come molti di più. Era l’effetto di tutto ciò che era successo nel mentre, probabilmente.
    Il McPherson si era mostrato deciso a rimanere, e Nah gli era silenziosamente grata, perché altrimenti non avrebbero potuto scoprire quell’ulteriore piccolo angolo di pace che era quella che, con ignoranza, lei nella propria mente vedeva come una baita sul mare – in effetti era quello, dai!! Era troppo entusiasta, e non si sarebbe mai immaginata un regalo simile da parte del ragazzo, era… era TALMENTE impensabile!! Se poi ci si metteva anche Gideon, con le sue carinerie chiamandola farfalla preferita, allora il suo cuoricino rischiava di non riuscire a contenere tutto assieme. Arrossì, distogliendo le iridi scure prima di riportarle su di lui con un leggero sorriso, un po’ canzonatorio. «La tua preferita? Perché, quante farfalle hai???» !!! Ecco, così imparava il ruffiano – ma chi voleva prendere in giro, non risultò neanche un pelino offesa come avrebbe voluto suonare. Era… il suo modo di togliersi dal centro dell’attenzione, più o meno.
    Ma il McPherson sembrava avere un istinto speciale per trovare sempre un modo efficace per mettere la sua pace interiore a rischio, e così erano finiti a parlare di dove avrebbero dormito quella notte. Lui sottolineò che non avevano di questi problemi, accentuando la sensazione dolce amara di quando era abitudine, quelle volte che le circostanze lo permettevano, guardarsi qualche programma insieme e poi dormire vicini vicini – e non solo dormire, OH PORCOSPINO!!!! (una nuova imprecazione di Narah che non era volgare perché “porco” faceva parte di “porcospino”, le piasceva molto e rendeva l’idea con finezza) (non riusciva a capire come avesse fatto a vivere per anni senza dire porcospino, impensabile)
    Scosse la testa. Chissà se Gideon si rendeva conto di tutto ciò che le stava passando per la testa – forse no, e lo sperava proprio. Scosse la testa, imponendosi di lasciare stare i capelli e intrecciando le mani dietro la schiena per non agitarle. «Non che io non creda tu possa improvvisare un futon.» Un altro piccolo sorriso e un morso alla mela, cercando una rinnovata tranquillità mentre gli si avvicinava in veranda. «Dormiremo insieme nel letto, lo abbiamo già fatto.» Aveva pienamente ragione quando diceva che per loro due non era un problema – e infatti, a differenza di quanto Gid poteva dedurre, per lei dormire insieme era l’ultimo dei suoi problemi. Erano le emozioni che le suscitava l’idea, ad essere pericolose. Narah, infatti, sapeva che non voleva convincersi di cose che non esistevano più tanto quanto non voleva mettere lui in imbarazzo.
    E temeva che non avrebbe mai smesso di essere arduo. Non quando lui le rivolgeva tutte quelle attenzioni, non quando si sedeva accanto a lei in quel posto da favola, non quando la guardava con quegli occhi che alla luce del sole assumevano una sfumatura tra il miele e il nocciola, sfacciatamente intriganti. Quantomeno, lei li trovava intriganti, capaci di rassicurarla con un solo sguardo: avevano il potere di farle accelerare sempre il cuore, di farla piombare nella confusione laddove Nah aveva pensato di aver messo tutto a posto, laddove Nah si era imposta di sopprimere certe emozioni per lasciare libero lui, e rassegnarsi lei. Le labbra le si piegarono di nuovo all’insù, alla spallata che ricambiò dispettosa. «Ma se tu mi hai sorpreso un sacco di volte, ero io in debito lo sai.» Si morse il labbro in un sorriso che lasciava intravedere i denti, mentre alzava gli occhi scuri a contemplare il cielo per qualche istante, scuotendo infine la testa come una giocosa sentenza. «Sei un bugiardo, McPherson, ma farò finta di non saperlo.» Non l’aveva sorpreso così tante volte, e qualche volta in negativo. «Ti farò una sorpresa BELLISSIMA.» E annuì con convinzione, felice di quella piccola missione. «Per ringraziarti di tutto questo.» Se lo meritava!! Il sole la scaldava come il tepore di una coperta, il mare era il più limpido e affascinante che avesse mai visto, e non avrebbe potuto sentirsi meglio di quel momento.
    Emise un sospiro rilassato, e fu allora che Gideon interruppe il momento di quiete. «Entro per primo.» Unexpected. Abbassò il viso dal cielo a lui. «Eh?» «POR-» «Ah.» #fine. Ridacchiò. Era colpita avesse preso l’iniziativa, soprattutto per la sua antipatia verso l’acqua. Lo osservò, scoprendo che muovere lentamente i piedi nell’acqua la rilassava tantissimo. Sì, era DECISAMENTE una bambina. La esortò a entrare in acqua, e lei annuì prima di abbassare lo sguardo sulla propria maglietta: ormai i pantaloncini erano zuppi, ma quella si poteva ancora salvare – magari si rovinava il tessuto e le dispiaceva!! #wat. Sentì il calore fluire alle guance, e si affrettò a sfilarsi la maglia prima di fare un saltello in acqua, lo sbalzo di temperatura a farle fare una smorfia. «Uh, porcospino se è fredda!!!!» (ripetiamolo: non ce la poteva fare.) Rabbrividì, e si accorse che Gid si stava ancora tenendo al bordo. Aveva paura anche adesso? Che sciocca, probabilmente ne aveva eccome! Posò una mano sulla sua spalla – che non era solo un modo per tenersi più in superficie nell’acqua fonda(??). NON ERA TANTO OPPORTUNISTA!! «Non ci può succedere niente,» asserì realmente fiduciosa. «E sono sicura che ci sia un incantesimo per evitare gli incidenti!» (… sperava) (dai, l’amortentia non voleva brutti episodi sulla coscienza…. VERO??) Notò come un ricciolo bagnato gli aderiva alla fronte, e fu convinta dovesse esserci anche una qualche sorta di incantesimo che le impediva di staccare gli occhi da lui. Dovette trattenersi con tutta se stessa per non ravviarglielo all’indietro, ma non riuscì ad evitare di sondargli i capelli ora più scuri, la pelle chiara, le labbra rese lucide dall’acqua. Avrebbe davvero voluto passare la punta dell’indice lungo il collo, dove il pomo di Adamo era evidente.
    MA DA QUANDO ERA COSI’ SPORCACCIONA?? Si schiarì la voce, tentando di mantenere una certa distanza, anche se non poteva in alcun modo giudicare quello scrutinio che – in maniera imbarazzante – si era protratto per troppo. Fece debolmente spallucce. «Parlami di qualcosa.» Distraimi, per favore.
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    «La tua preferita? Perché, quante farfalle hai???»
    Si fece pensieroso, sguardo sollevato verso l'alto mentre contava sulle dita di una mano una, due, poi tre, di nuovo due, e di nuovo tre. Dubbioso. Riportò lo sguardo su Narah, giocoso e divertito, sopracciglio sollevato verso l'alto in un'espressione di sfida. Stava al gioco, perchè alla fine era pure divertente. Non finse di non capire il senso ambiguo delle sue parole: non era più di farfalle che si parlava, no? Ma di persone, giusto? Perchè Narah era sempre stata la sua farfalla, ma era prima di tutto una persona.
    E con Farfalle, certamente e senza fatica, si potevano intendere le persone a lui vicine. Quelle che per lui erano importanti. E ne aveva qualcuna, come tante - ma non troppe - erano le farfalle che Narah teneva custodite dentro di sè, nel proprio cuore. Sebbene la Bloodworth avesse lanciato quella battuta con leggerezza, il McPherson non potè esimersi dal cogliere altro, dietro le sue parole. Non malizia, questo mai, e magari l'intenzione della ragazza non era quello di riferirsi ad altre "persone", ma le sue parole furono certamente uno spunto di riflessione, per Gideon.
    Poi aveva scrollato le spalle, rispondendo semplicemente. Blue ti fa una grande concorrenza. Ed aveva abbassato lo sguardo, sentendosi colpevole. Come se ci fosse qualcosa di non rivelato, ancora una volta, tra di loro.
    Erano quindi entrati in acqua, avevano iniziato ad ambientarsi e Gideon aveva provato ad appigliarsi al freddo ed a quel nuovo pensiero che gli vorticava nella testa. Aveva provato poi ad aggrapparsi a quanto Narah l'attraesse in quel momento, per distrarsi, per non sentire paura.
    Parlami di qualcosa. Era entrata in acqua anche lei, e la vedeva confusa, presa, poteva leggere nei suoi occhi il disagio dato dal fatto che si trovassero a così poca distanza tra di loro, così poca, da poter cedere. Cadere in una trappola che avrebbe reso il loro rapporto ancora più complicato e confuso di quanto non fosse.
    E la guardò fissa negli occhi, le labbra socchiuse, il corpo a pochi centimetri dal suo per paura di vederlo sparire inghiottito dalle acque, ma anche solo semplicemente perchè vicino a lei stava bene, si sentiva più sicuro. A proposito di farfalle...
    E forse, era giusto così, era giusto che per una volta aprisse quel contenitore lasciandole uscire, queste farfalle, senza più portarsele dietro nascoste sotto un velo pesante.
    Si inumidì le labbra, saltellando lentamente da un piede all'altro e sentendo la sabbia soffice sotto le dita. A proposito di persone... continuò, poi, dando un contorno più deciso e definito a quel concetto. Forse Narah non ricordava nel dettaglio quella parte della lettera in cui le aveva parlato di ciò che aveva capito di sè, negli ultimi mesi. O forse, invece, la ricordava come se gliel'avessero incisa con il fuoco. Non poteva saperlo con certezza. Sapeva, però, che era stata una lettera lunga, pesante, e sofferta, e non intendeva tirarla fuori tutta in quel momento, non intendeva riportare la memoria della Bloodworth a quel periodo di rivoluzione e risoluzione che ora era passato ma. Ricordi quando ti ho detto che... non faticava più a pensarlo o accettarlo, ma dirlo era un'altra storia. Quindi si sforzò di ingoiare il groppo in gola che gli si era appena creato e si morse l'interno della guancia, con forza. Dai, Gideon. Ti ho detto che mi piacciono anche i ragazzi, no? Ed istintivamente, portò le mani dinnanzi a sè, a raccogliere quelle di lei tra le proprie, se lei avesse voluto. Non avrebbe insistito, se la Bloodworth avesse deciso di allontanare le mani dalle proprie, ma se invece l'avrebbe lasciato fare, Gideon avrebbe intrecciato le dita alle sue per ricercare un contatto e fungendo da sostegno per far sì che lei , più bassa, rimanesse a galla senza fatica. Il ragazzo di cui parlavo. E suspance, silenzio, dramatic pause, lunghi istanti nei quali il McPherson sentiva che avrebbe potuto esplodere, morire lì, ma soprattutto, forse, portare Narah con sè.
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    Ma Narah era una ragazza sveglia. A quella festa era stata presente anche lei, e Gideon poteva giurare che questa non fosse, per lei, una novità, o chissà quale scoperta. Ma dirlo, non lasciare più spazio al dubbio ed essere onesto e totalmente aperto, era un'altra cosa. Trattenne il fiato, guardandola in viso, studiandone la reazione.
    L'aveva distratta a sufficienza?
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    «A proposito di farfalle…» Aveva sfarfallato (tanto per rimanere in tema) le ciglia, pronta a seguire a un suo tenero monologo su uno dei suoi insetti preferiti, tutto pur di smettere di pensare a quanto le sarebbe piaciuto tracciare con le dita i lineamenti del suo viso. Un sorriso appena accennato, domandandosi se stavolta avrebbe snocciolato informazioni su quante specie esistevano o chissà quale altra nozione impensabile – sapeva bene che le studiava a fondo, le cose che gli interessavano!!
    Ma no, Narah non aveva capito niente e Gid non aveva realmente intenzione di parlare di quello. «Oh!» Si divertì a giocare con l’acqua, muovendo la mano in una semicirconferenza per schizzare il ragazzo – ma poco, non voleva certo spaventarlo. «Persone?? Sono curiosa.» E tristemente non era una presa in giro, non da parte sua che preferiva stare in compagnia di piante e animali piuttosto che persone. Nel binomio persone-Narah il problema era lei e, data la direzione che la conversazione avrebbe preso di lì a poco, aveva… proprio ragione. Iniziò a comprendere che non era una chiacchierata dall’espressione dell’altro: ecco spuntare quelle due rughette sulla fronte, indizio del fatto che qualcosa lo turbava. Allora si fece pian piano più seria e incuriosita, pronta ad ascoltare ben volentieri.
    Certo non si aspettava che il McPherson, di sua spontanea volontà, andasse a parare . «Io… mi ricordo!!» E gli rivolse un altro sorriso per attestare di nuovo quanto poco la… scandalizzasse?? Era questo il termine giusto? Da brava cuore di marshmallow che era, non aveva idea di come ci si sentisse a non accettare qualcuno. Ricordava bene e aveva accettato Gideon per ciò che era. Per Nah non c’era proprio nulla di male!! Se gli piacevano anche i ragazzi era okay, se a volte gli piaceva avere sembianze femminili e indossare un vestito carino era okay – e c’era anche il lato positivo, meno difficoltà per scegliere un regalo che gli piacesse durante le feste o al suo compleanno!!! Osservò le loro mani intrecciarsi, un’immagine decisamente familiare, che l’avrebbe confortata in un momento diverso.
    L’avrebbe fatto, come sempre, se… be’: «Il ragazzo di cui parlavo.» L’acqua iniziò a sembrarle più fredda, mentre si chiedeva come volesse continuare. Si sforzò di non irrigidirsi, Nah, di non lasciar trasparire un’espressione confusa o delusa o… qualsiasi cosa stesse provando pur non avendone il diritto – le emozioni di sicuro non erano poche!! Però non riusciva a guardarlo negli occhi; lui avrebbe letto fin troppo in una sola occhiata, perché la conosceva e lei faceva schifo a nascondere gli stati d’animo, quasi leggere le menti l’avesse resa incapace di ignorare la propria. Sapeva che forse c’era un’altra persona, ma ignorare era più semplice. Far finta di esserne all’oscuro, di non intuire più di quanto avrebbe voluto, di… fare ciò che si era ripromessa di NON fare e in cui era riuscita solo in parte: illudersi. Pungeva dolorosamente, la consapevolezza che lui guardasse qualcun altro con gli occhi con cui aveva guardato lei. Che lui fosse andato giustamente avanti, a differenza sua.
    Deglutì, gli occhi che vagavano sull’acqua tra loro. Ed ecco, le parole che le affondarono nel petto, trasformando il calore allo stomaco che aveva provato finora in una nebbiolina insidiosa e fredda. «E’ Mckenzie.» Sentirselo dire era diverso. Non avere la possibilità di credere – solo tra sé e sé – che magari, e solo magari nel cuore di Gideon ci fosse ancora una fiammella per lei che aspettava riparo per tornare ad alimentarsi. Mckenzie. Mac, che Gid aveva baciato alla festa e con cui quest’ultimo aveva parlato alla festa ad Halloween. Il suo amico, il ragazzo che aveva incrociato per caso su twitter, che le aveva raccontato tante cose su di sé facendo scoprire a entrambi che erano tanto tanto simili; non provò neppure una punta di astio nei suoi confronti, neanche per un attimo. Neanche verso Gideon, a essere onesta.
    Provò solo un’immensa vergogna. Sarebbe stato doloroso ma inevitabile se fosse stato chiunque altro, ma rammentare l’episodio alla festa riportò a galla emozioni che riguardavano solo lei, che aveva tentato di cancellare. Ri-ecco come si era sentita quando Gideon aveva ricambiato il suo bacio con distacco, e poi baciato Mac con calore. Piena di imbarazzo, fuori posto, in colpa come chi aveva appena fatto una cosa sbagliata. Prima aveva immaginato di passare le dita tra i capelli di Gid, ora ricordava come quelle di Mac lo avevano sfiorato mesi prima. Era successo di nuovo, da allora?
    Non doveva importarle. Non doveva, davvero non doveva. Adesso era certa che Gideon rivolgeva i suoi pensieri a qualcun altro – cosa che la fece sentire ancora più stupida per i pensieri che lei aveva avuto poco prima. Era solo colpa sua, Nah ne era conscia, così come la voglia di scappare dovuta non alla rivelazione di lui, ma ai ricordi della festa. Arrossì, alla ricerca di una risposta. Che stupida che stupida che stupida. Si morse il labbro, poi tornò a osservare Gid, le mani ancora nelle sue. «Oh. Aehm.» Cavolo. In quel momento, fece ciò che sapeva fare meglio: spostare l’attenzione da sé agli altri. «Mac è adorabile, straordinario,» mormorò infine. Ed era onesta al cento per cento, l’unico che avrebbe dubitato era Mckenzie. Sbatté le palpebre, mentre dentro tremava e fuori riusciva a sorridere impercettibile, divisa tra il bisogno di metabolizzare sensazioni che aveva dimenticato e rassicurare Gideon: lui non aveva mai detto di amarla ancora, era lei che era ancora innamorata e aveva fantasticato.
    Sarebbe stato troppo umiliante, in quel momento, chiedergli qualcosa del tipo “E io? E noi?”. Della serie “Uao, mi ha appena detto che ha una cotta per un ragazzo e io gli domando cosa prova per me, devo essere non stupida, ma completamente idiota”. Però… una volta tanto, pensò che era giusto dirgli cosa le frullava in mente – lui non aveva appena fatto lo stesso?? «Scusa, stavo… ripensando alla festa.» E tacque, confusa, sopprimendo l’istinto di scappare come una cerbiatta paurosa.

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    Lei non aveva tolto le mani sottili, anzi, aveva lasciato che lui gliele prendesse tra le proprie, intrecciando le dita in una carezza delicata. E questo lo aveva reso semplicemente...felice? Una felicità che, davvero, non provava da troppo tempo. Accadeva sempre, tutte le volte che Narah era lì con lui, per lui.
    Ed aveva avuto il tempo di pensarci, di riflettere. Era successo le prime volte insieme in biblioteca, a leggere libri e scambiare due parole sui loro argomenti preferiti, era successo tempo dopo a Wicked park sulla ruota panoramica, era successo quando si erano ritrovati per la prima volta da soli a casa sua ed avevano condiviso un momento intimo - ed imbarazzante - era successo ogni volta che Narah si era trovata tra le cheerleader a tifare per la squadra, per lui, quando poi lo aveva sorpreso regalandogli quella bellissima fotocamera per insetti, quando era andata a trovarlo ai tre manici per fare due chiacchiere nonostante il suo comportamento freddo, quando aveva accettato di ascoltare i suoi mille problemi e lo aveva accettato per chi era davvero, quando si erano accorti che il loro rapporto non era cambiato.
    Ancora una volta, Gideon sentiva di non meritare Narah al suo fianco, anche se lei ci era rimasta sempre, non era mai andata via nonostante i suoi dubbi. Nonostante i suoi comportamenti ambigui, e la gelosia che lo aveva colto al prom, quando qualcuno le aveva mandato quel biglietto segreto, o quando aveva visto le occhiate che Nathan Shine le lanciava nemmeno troppo segretamente.
    Era rimasta, per lui. Perchè gli voleva bene. Perchè lo amava.
    E Gideon fingeva di non accorgersene, ma sapeva che era così. Ma per darle la parte migliore di sè, aveva prima dovuto affrontare una crisi, un viaggio, per capirsi.
    Doveva far sì che tutto fosse chiaro e lineare, perchè era così che funzionava il suo cervello. Doveva essere chiaro a lui ed anche a lei, perchè era fondamentale che lo fosse. Sapeva che al suo fianco lei si incastrava incredibilmente bene, ed era davvero un peccato, che lui fosse stato semplicemente...così, incasinato. Adesso, però, tutto gli pareva un po' più lineare, meno confuso. Bastava guardare Narah negli occhi, bastava aggrapparsi alla felicità che la sua sola presenza gli trasmetteva, per avere ogni risposta. E lei? Cosa pensava? Ricambiava i suoi sguardi, i suoi gesti, e tutto lasciava presumere che il suo cuore fosse ancora suo.
    Ma Dio, perchè ci stava pensando?? Sentiva di star mollando un po' troppo la presa sul pensiero logico che aveva promesso di tenersi stretto. Perchè Narah gli faceva sempre questo dannato effetto.
    Doveva ripetersi che: Non. Meritava. Narah.
    Lo stomaco era in subbuglio, non per la paura, passata in secondo? o forse terzo piano, rispetto alle emozioni che stava provando in quel preciso momento, con Narah davanti a sè. Sentiva il calore invadergli il petto ad ogni sguardo della ragazza, sentiva le guance arrossarsi mentre lei, delicatamente si toccava i capelli ricci e scomposti. Ma presto quella fiamma ardente si tramutò in altro. Ancora una volta, senso di colpa. Perchè sapeva che stava toccando corde delicate, una ferita ancora aperta. Non faceva piacere neanche a lui, riportarle alla memoria quello che era un periodo che sapeva l'avesse fatta soffrire, ma era giusto che lei sapesse, perchè altri già sapevano. Strinse più forte le sue mani, per paura che sfuggissero dalle proprie. Non voleva che Narah rimanesse all'oscuro di ciò che lui aveva detto a Willow qualche mese prima.
    La vide in difficoltà, quando pronunciò il nome di Mac, quel ragazzo amico con tanti problemi e tante risorse nascoste - ed anche meno nascoste, tipo i colpi di mazza da 300 PQ - e si morse il labbro inferiore, corrugando la fronte per ricercare le parole adatte per spiegare il concetto che gli frullava in testa.
    Esisteva la possibilità che ad una persona ne piacessero altre, magari anche più di una, ma non era questo il caso.
    Ridurla a questi termini sarebbe stato un oltraggio a Narah.
    Mac è adorabile, straordinario. Ed era vero. Mac era speciale, ma il punto non era questo. Non si trovava lì in acqua, in vacanza con lei, per elogiare Mckenzie, per elencare quanto fosse bello, simpatico ed adorabile, tanto meno, era lì per confessare a Narah di avere una cotta per un'altra persona. Il fine ultimo delle sue parole, non era questo. Voleva solo che, per correttezza, lei fosse al corrente di ciò che era successo mesi prima. Dei pensieri che lo avevano accompagnato da dopo la festa. Certo, lo è. Era suo amico, e Gideon gli voleva bene. Ma voglio che sia chiaro che per me la cosa finisce qui.
    Non perchè non avrebbe mai trovato il coraggio di confessare a Mac che aveva fatto dei pensieri su di lui. Non era necessario incasinare un'amicizia per dei pensieri, no?
    Magari un giorno, avrebbe trovato il coraggio di riderci su, tra una partita di briscola ed un'altra, tra un passaggio di pluffa e lo schivare di un bolide. "Sai, mi hai fatto capire che i maschietti non mi stanno indifferenti. Ti devo molto, Mac."
    Gli doveva più di questo, senza dubbio. Ma un giorno, forse.
    Io ho avuto dei pensieri, e tali sono rimasti. Uno sguardo allusivo, chiaro e diretto a ricercare quello più scuro di lei, come se non fosse chiaro abbastanza che ??? tra lui e Mac ??? non c'era mai stato altro ??? oltre il bacio alla festa, da fumati, tra l'altro.
    Non avrò mai con nessuno, l'intimità che ho avuto con te. Il legame che ho con te.
    Insomma, anche solo pensarlo faceva ridere perchè era talmente ovvio. Adesso. Adesso era ovvio, tempo prima, purtroppo, non lo era stato. Te l'ho già detto che sei il mio cor cordium, no? E se non era stata una mezza dichiarazione quella!
    E sorrise, ma solo un attimo, smettendo subito, perchè voleva capire come stesse lei, a quelle parole. Stava ripensando alla festa, e non voleva, non doveva! Sciolse le dita da quelle di lei, per farle scivolare sui suoi fianchi, se lei avesse voluto. Ancora una volta non avrebbe insistito, ed ad una minima resistenza, avrebbe lasciato la presa. Ma se lei lo avesse lasciato fare, l'avrebbe attirata piano a sè, avvolgendola in un abbraccio affettuoso, sostenendola dalla schiena, a galla dentro l'acqua. Mi dispiace. Le avrebbe accarezzato i capelli ricci, e posato un bacio sopra di essi. Mi dispiace. E poi sulla fronte. Mi dispiace. Sul naso. Sulla guancia. Fermandosi lì, non trovando il coraggio di andare oltre. Gli occhi chiusi, la fronte contro la sua. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace.E forse perchè non la stava guardando negli occhi - diciamocelo, era anche molto codardo e non lo ha mai negato Ti amo, Narah. Un cinguettio. Forse non glielo aveva nemmeno mai detto. Non così.
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    Avrebbe dovuto essersi abituata alla sensazione di profonda insicurezza che la attanagliava nel rapportarsi con le persone, Narah. Da che aveva memoria non era mai stata brava nei rapporti sociali, tutt’altro, ed era un tratto talmente insito nel suo carattere che aveva imparato a metterlo da parte solo un po’, il giusto per comportarsi decentemente con gli altri, essere più capace di prendersi cura di loro.
    Ma Gideon? Con lui era sempre stato diverso. Aveva passato i primi momenti di conoscenza sulle spine, non sapendo come approcciarsi a qualcuno al di fuori delle sue amiche storiche, che le volevano bene disagiata com’era; poi era stato tutto in discesa, quasi condividessero la stessa natura. Non le era mai capitato di sentirsi tanto… a disagio? Insicura? Stupida? Solo un’altra volta le era capitato, ed era lo stesso ricordo che ora la stava mandando nel pallone, Gideon che baciava un altro di fronte a lei facendola sentire invisibile – e senza bisogno del suo potere! Credeva di averla accantonata, soprattutto da quando Gid le aveva spiegato cosa aveva passato e lei non aveva potuto che immedesimarsi, chiedersi se davvero avrebbe agito poi così diversamente, lei che tempo prima gli aveva tenuto nascosto il suo lavoro al Lilum. E invece, la confessione del ragazzo l’aveva confusa. Non sapeva bene come comportarsi, cosa far trasparire e cosa celare per non rischiare di trasmettergli un’impressione sbagliata – quale?? Non ne aveva idea, ma tant’era.
    Lui le aveva appena detto di essere infatuato di un altro, e lei era lì con le dita intrecciate alle sue, gesto che forse assumeva un significato diverso rispetto a quello che gli assegnava lei.
    Si sarebbe spaventato tanto se fosse scomparsa sott’acqua giusto il tempo di sentirsi meno idiota?? Ah sì???? «Certo, lo è. Ma voglio che sia chiaro che per me la cosa finisce qui.» Si fermò, immobile. Aveva capito bene? Aveva capito male? Non ci stava capendo niente? Si accigliò, la testa bassa mentre tentava di trovare un senso. Prima le diceva che aveva una cotta per Mac, e poi che… per lui finiva lì? «Ma tu hai detto…» e si interruppe, perché davvero qualsiasi frase che le veniva in mente le sembrava sciocca. Si allontanò appena, di riflesso. Avrebbe tanto voluto dirgli di parlare chiaro, così che potesse smettere di intravedere uno spiraglio laddove non c’era, perché Narah sperava sempre fino all’ultimo, per tutto, e poteva essere un grande sbaglio. Incrociò lo sguardo nocciola di Gid, il groppo alla gola si sciolse un po’, quasi il suo corpo avesse iniziato a comprendere prima della sua parte razionale.
    Era davvero possibile, dopo tutto il tempo che avevano passato separati? Aveva dato talmente per scontato – coi suoi buoni motivi – che Gideon non fosse più interessato a lei, e faticava a non credere fosse un abbaglio o, ancora più imbarazzante, una gigantesca incomprensione. Razionalmente, in un certo senso aveva tentato di rinunciare al legame speciale che avevano avuto: lui non provava più i sentimenti di prima e lei doveva rassegnarsi. Forse Gideon non aveva idea di cosa e quanto significasse, per Narah, sentirgli dire quelle cose. Con convinzione e onestà.
    Continuò a fissarlo. Stentava a credere fosse vero. Stentava ad abbandonarsi a… parole troppo belle per essere vere??? Narah ci era già rimasta male, e non voleva scottarsi una seconda volta, rimanendoci ancora più male. Eppure Gid la stava guardando in quella maniera mentre diceva quelle cose – pensava non le avrebbe più ascoltate da lui. Sentiva i battiti del cuore rimbombare ovunque, rendendole difficile rimanere lucida e continuare a fare ragionamenti pieni di paranoie alla Narah: era l’effetto di Gideon, quello di impedirle di sprofondare nelle paranoie e non uscirne più. «Te l’ho già detto che sei il mio cor cordium, no?» Eh vabbè Gedeone, vinci proprio a mani basse. Colpita in pieno. Frignona com’era, le lacrime arrivarono subito, prepotenti. «Sì…»
    Eppure. Esisteva una possibilità in cui Narah Bloodworth potesse smettere di credere che tutti prima o poi si sarebbero stancati di lei, la noiosa special che persino sua madre aveva reputato superflua, quasi fosse uno straccio vecchio da gettare via? Esisteva una possibilità in cui non si limitava ad amare a senso unico, ma ricambiata? Esisteva la possibilità che Gideon ritornasse sui suoi passi e vi rimanesse, senza che non fossero i sensi di colpa verso una ragazza troppo insicura a muoverlo?
    Voleva crederci con tutta se stessa, e al tempo stesso non voleva prendere una batosta. Prese un respiro tremante, la vista annebbiata dalle lacrime mentre, guardinga, si lasciava scaldare dall’abbraccio di Gid – come ai vecchi tempi, ma con una maturità diversa. Non il trasporto di due adolescenti alla loro prima esperienza, bensì la delicatezza di chi si era perso per poi ritrovarsi. La avvertiva quella differenza, a farla sperare sul serio.
    Il primo “mi dispiace” la fece tremare, il secondo le scivolò addosso – un balsamo ad alleviare le cicatrici di un rapporto troncato con troppi interrogativi e vissuto come un abbandono quando meno se l’era aspettato. Il terzo… be’, la fece crollare. Allora gli cinse piano le spalle, accettando quelle dolci attenzioni. E il colpo di grazia: «Ti amo, Narah.» Non poteva farcela.
    Aprì gli occhi, l’espressione a mostrare un conflitto interiore. Si poteva essere solo sul punto di essere felici? Era come rimanere sospesa sulle montagne russe l’attimo prima della discesa, e quella sospensione era data dalla paura di trovare la fregatura dietro l’angolo. «Gideon Stava piangendo? Stava piangendo – silenziosamente ma sì. E voi direte, dove sta la novità. «Se-sei sicuro di…?» Tutto questo. Raccolse coraggio e le mani gli cinsero il volto per guardarlo dritto negli occhi. «Non cambierai idea?» Anche se lo conosceva, Nah, e a farla dubitare erano solo i fantasmi del passato. «Sono- terrorizzata.» Le costava ammetterlo, per lei che teneva tutto dentro a mo’ di strategia con cui proteggersi – come se poi non fosse fin troppo facile da leggere. Strinse le labbra in un sorriso-smorfia, sfiorandogli lo zigomo con il pollice. «Il che è patetico…?» Soprattutto perché si stava perdendo in timori e chiacchiere quando voleva era dirgli che anche lei lo amava e che era uno stupido (sì, come i maleducati!!1! Porcospino.).
    La domanda da un milione di galeoni: «Non ti tirerai indietro stavolta, se ti bacio?» Una sfumatura quasi scherzosa a celare la sua più grande fragilità. L’ultima volta non era finita bene, ma ora magari era… tutto vero? No, non aveva ancora afferrato bene il concetto: il suo “ti amo” si era bloccato lì lì, a metà strada tra ragione e il cuore. «Lo… puoi ripetere?» dai che lo sapeva cosa… #no. La voce sottile sottile, mentre avvicinava le labbra alle sue, piano, in una richiesta, le dita a infilarsi prudentemente tra i suoi capelli – come desiderava fare da un sacco. Era da tantissimo che non si baciavano davvero, o che non stavano vicini così e in quel modo, a cuore aperto.
    Stava: morendo.
    Dall’incertezza, dalla felicità, dallo sforzo immane di contenere quella stessa felicità, ancora il dubbio che stesse fraintendendo tutto, o che tra un minuto Gideon avrebbe fatto marcia indietro.

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    Gideon McPherson
    «Anch’io voglio sorprenderti come hai fatto tu con me!!» - ricit
    Probabilmente l'aveva sorpresa di nuovo e, per dirla tutta, aveva sorpreso anche sè stesso per primo: si era recato con Narah da Amortentia con l'intenzione di farle passare una giornata di relax, in un posto che per lei era piacevole ed era consapevole di aver poi proseguito in una folle discesa, finendo per sconquassarle i pensieri. Confondendo ancora di più quello che, fino a quel momento, si era dimostrato essere un rapporto ambiguo.
    Non era sua intenzione. Non l'aveva affatto previsto, non era un calcolatore a tal punto.
    Era vero che, poco prima di Natale, dopo quella lettera catartica, era scattato qualcosa, dentro di lui. Qualcosa, che prima era stato congelato, si era finalmente sbloccato. Aveva trovato un punto di appoggio, un po' d'aria dopo mesi di apnea, un po' di pace, una tregua nell'animo che ricercava da tempo, da più di un anno. Si era quindi svegliato ad inizio anno con un nuovo proposito, e domandandosi cosa cazzo stesse facendo della sua vita, per le persone che lo amavano ed a cui lui teneva. Questo lo aveva portato a riflettere e tirare le somme su ciò che lui era, su cosa voleva per sè stesso e, soprattutto, per le persone che amava e che lo amavano e rifletteva sul fatto che, forse, lui e Narah una possibilità la meritavano. Idealmente, era giusto che la meritassero. Ma lui meritava ancora Narah? Dopo averla fatta soffrire?
    Come lei, aveva paura. Aveva paura di Narah e dell'effetto che aveva sulla sua sua parte più razionale: riusciva a spegnerla, e dar voce solo al proprio cuore. Come cazzo ci riusciva? Aveva così tanto paura, Gideon, da voler riprendere le redini della sua mente al più presto.
    E quindi, nonostante la giornata fosse stata presentata all'insegna del relax, bè...di rilassante, fino a quel momento qualcosina c'era anche stato: il tepore della sabbia sotto i piedi, il calore del sole sulla pelle, l'acqua fresca a lenire le scottature, la loro vicinanza e per quanto lo riguardava, la dolcezza di Narah, la sua bellezza, il modo che aveva di sorprendersi per le piccole cose, e la sua costanza nell'essergli vicino sempre, di volergli bene nonostante tutto, a discapito di tutto, a condividere con lui pezzi di vita importanti.
    Lei, che lo sopportava sempre quando metà dei suoi compagni l'avrebbe trovato semplicemente noioso, prolisso e poco interessante. Narah, invece, lo trovava speciale. Lo faceva sentire speciale e Gideon avrebbe voluto farla sentire speciale a sua volta, come lei riusciva a fare con lui. Dopo quella lettera ricca di confessioni a cuore aperto, aveva iniziato a piacersi di nuovo lui stesso, senza più disagi, senza più bugie, si piaceva al suo fianco.
    In quel momento, dentro l'acqua e a pochi centimetri da lei, mentre le confessava qualcosa che, aveva capito, fosse per lui scontata da tempo, ovvero di amarla, l'aveva guardata con apprensione, un po' sulla difensiva, per il timore di ciò che sarebbe stata la sua reazione a quelle parole. Ed aveva visto i suoi occhi bagnarsi di lacrime, ritrovandosi, come uno specchio, quasi a lacrimare lui stesso. Quasi. Non lo fece. Mantenne saldi i nervi e si aggrappò alla propria razionalità, più che potè. No. Aveva iniziato, in risposta al suo Sì... frignato. No. Ripetè. Narah, non piangere, per favore. Non ce la faceva, Gideon. Non riusciva a vedere le persone piangere - Narah, poi!! - era straziante! Cosa le stava passando per la testa, in quel momento? Provò ad aggrapparsi, di nuovo, alla parte più razionale di sè, con un grosso respiro, mettendo da parte per un attimo ogni sentimentalismo. ti prego non piangere. E se poteva aiutare, o essere utile in qualche modo...sto zitto. Sarebbe rimasto in silenzio! Si aggrappò a quell'appiglio di lucidità che gli doveva consentire una visione più chiara delle cose, doveva porre un freno a quella discesa folle, nemmeno fosse una macchina sfrenata in discesa. Aveva capito che lei ci tenesse a lui, che ne fosse innamorata, ma non lo aveva capito davvero fino a quel momento, quando la vide mettersi a piangere, confessargli di essere terrorizzata, e di volerlo baciare. Devi stare tranquilla, Nah. Per favore. La trovava tenerissima, in quel momento, ma anche incredibilmente fragile. Ed aveva paura di dire o fare qualcosa che la potesse ferire, in quel momento o a distanza di giorni, mesi, o anni. Era sincero, nelle sue parole: l'amava. Non si aspettava, poi, quella sua domanda successiva, forse dettata dall'insicurezza.
    «Non cambierai idea?»
    Idea? La guardò rimanendo un attimo in silenzio, la parte di sè più razionale accesa e viva. Le mani che si erano staccate da quelle di lei e ora galleggiavano libere nell'acqua. L'idea di cui parlava, era l'amarla? Non era così volubile, e difficilmente un sentimento di tal portata poteva mutare dall'oggi al domani o, peggio, da un minuto all'altro. Corrugò appena la fronte, un tic rapido che tradì ciò che stava pensando e provando. Domandandosi se lei avesse ascoltato ciò che aveva detto: l'amava.
    No che non cambio idea, e quale idea, poi? Non si tratta di un'idea. Di quale idea parlava? L'amore era un'idea? Le idee sono opinioni, posso cambiare opinione, ma non ho nessun controllo sui miei sentimenti. Non capiva appieno le parole di Narah. Era empatico, ci provava anche a capire le altre persone, Narah in particolare, osservandole e studiandole, ma forse non era ancora così bravo da poter indovinare che fossero le insicurezze di lei a farla parlare, e farle mettere quasi le mani avanti perchè aveva paura. Perchè era rimasta maledettamente scottata. Ci arrivava a capire, ma fino ad un certo punto. Non avrebbe mai detto di amarla se non ne fosse stato certo.
    «Sono- terrorizzata.»
    Lo vedo, e lo capisco. E non...credo di poter fare molto per aiutare. Questo tipo di cose cOsE spaventa. Gli dispiaceva in parte: l'amore faceva paura, lo sapeva lei per prima e lo sapeva anche Gideon. Sì, aveva paura, Nah. Gideon poteva leggerglielo negli occhi. Ma credeva che questa paura dovesse passare da sola. Non era lui a doverle dare quel tipo di certezze o sicurezze, non era giusto che fosse lui a dargliele. Non in quel momento, per lo meno, ma solo con il tempo.
    Se l'amore fosse stato matematica, allora lui avrebbe avuto la risposta alle sue domande, le avrebbe risposto tranquillamente che , l'avrebbe amata per sempre, senza ma e senza sè. Per tutta la vita! Ma come poteva essere così? Non doveva essere lui a farle promesse su qualcosa che non poteva controllare. Se lei avesse voluto, avrebbe dovuto buttarcisi, perchè l'amore non era razionale.
    Doveva ricercare dentro di sè quelle risposte, non chiederle a lui. Doveva ricercarle nei momenti in cui si trovavano insieme.
    Lui l'amava in quel momento, e se il suo cuore avesse retto abbastanza a lungo, l'avrebbe amata anche domani. Non avrebbe "cambiato idea" sui propri sentimenti, no. Questo, però, non significava che i propri sentimenti non potessero cambiare nel tempo, no?
    Come anche quelli di Narah, potevano cambiare.
    «Non ti tirerai indietro stavolta, se ti bacio?» Sorrise.
    Piccola farfallina No. Non si sarebbe tirato indietro.
    Ma avrebbe preferito che fosse lei a buttarsi, di nuovo. Dopo la festa, di nuovo.
    Puoi.... McPhesso gli si addiceva davvero. Puoi provare (??) Non si era mai tirato indietro ai suoi baci, nemmeno quando questi erano capitati per gioco ed in un momento di crisi e confusione. Nemmeno quando avrebbe dovuto effettivamente tirarsi indietro. Non si sarebbe mai tirato indietro ai suoi baci. Non era scemo a tal punto. E poi, lei lo voleva, glielo leggeva negli occhi, e lui lo voleva altrettanto.
    «Lo… puoi ripetere?» Oh, diamine.
    AH ecco svelato il mistero!!! Non lo aveva sentito?? Aveva parlato a voce troppo bassa?? Eppure non tirava nemmeno vento! Ora capiva i suoi dubbi, ecco.
    T I A M O. Ripetè, più forte, e arrossì, allontanandosi un po' da lei per provare a (fuggire #cos) uscire dall'acqua facendo leva con le braccia sul pavimento di legno della palafitta. E se non ci credi, te lo dimostrerò.
    Si sarebbe sollevato poggiando sul legno del pavimento e poi si sarebbe chinato verso la ragazza, per aiutarla ad uscire dall'acqua. Vieni?
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    Edited by visions of gideon - 20/4/2021, 20:04
     
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    Cosa faceva una Narah semplice, quando un Gideon in crisi le chiedeva di non piangere, per favore?
    Ci provava e falliva miseramente. Increspò le labbra in un tentativo di distendere i lineamenti e smettere di piangere ma no, non le riusciva proprio, men che meno quando domande e insicurezze le vorticavano attorno alla testa quasi fossero nuvolette stilizzate. Ne è sicuro? Posso lasciarmi andare? Non rimarrò ferita di nuovo, anche se lui non ne ha intenzione? Quindi cosa faceva una Narah che ci aveva provato e aveva fallito? «No-non sto piangendo, sto lacrimando (…) Insomma, non stava singhiozzando ma piangeva in silenzio per cui?? VOLEVA PUR DIRE QUALCOSA?????? (cosa.)
    Ma davvero non poteva arrestarsi in alcuna maniera, la Bloodworth: non si arrabbiava, non aggrediva fisicamente, ma faceva quello. Piangere era il suo modo per sfogarsi, e aveva proprio tanto per cui sfogarsi, tra cui quell’orribile sensazione di voler tirare Gideon a sé e baciarlo ma sentirsi fisicamente bloccata dalla paura. Era felice ed era anche terrorizzata, e non le era mai capitato di avvertire simili emozioni assieme.
    Lo sapeva che non avrebbe dovuto dubitare di Gideon, lo sapeva che lo pensava sul serio, e lo vedeva anche!! Voleva realizzare ciò che Gid le aveva confessato a mezza voce, con timidezza e timore, e sprizzare gioia da tutti i pori. Ma cavolo, se aveva il timore di rimanere scottata un’altra volta – e quella, poi, sarebbe stata persino peggiore della prima. Per questo, seguendo il confusionario corso dei suoi pensieri, gli aveva chiesto se il McPherson non avrebbe cambiato idea – non intendeva “cambiare idea in futuro” ma… adesso, letteralmente. Tra cinque minuti. Tra mezz’ora. Un’ora. E non aveva alcun motivo per crederlo, Nah, e a mente fredda quella domanda non l’avrebbe neppure sfiorata. Eppure la special era sempre stata troppo emotiva e men che meno faceva un’eccezione con Gideon, a tenerle le mani – rettifica, non gliene teneva più. Era infastidito? O peggio, offeso?
    Era naturale che Gid non capisse la sua reazione – non aveva vissuto in lei, quell’ultimo anno. In fondo in fondo, Narah non riusciva a biasimarsi troppo per la sua incertezza nel metabolizzare davvero MA AVEVA ANCHE LE SCATOLE PIENE DI PIANGERE!! Si passò le dita sulle guance con l’unico risultato di peggiorare la situazione, mentre ascoltava il ragazzo parlare e non sentiva di dover aggiungere altro: non era il momento di spiegargli che sapeva cos’era un’idea, e lei voleva riferirsi ai suoi sentimenti; insomma, mica poteva pensare a termini chissà quanto forbiti, mentre il ragazzo di cui lei era innamorata le diceva di amarla e lei entrava in panico totale. Andò in cerca della sua mano, sfiorandola. «Sono una sciocca, lo so...» E poi arrossì, perché Gid aveva sorriso forse un po’ perplesso, dicendole che poteva provare a baciarlo e a lei venne da ridere prima che potesse fermarsi, perché quel momento era così awkward e iconico che li rappresentava appieno per i casi umani che erano – riscaldata dalla prospettiva di poterlo toccare in una maniera diversa da quella dei solo amici, e magari stavolta lui avrebbe ricambiato.
    Sbatté le palpebre, le sopracciglia corrugate, bombardata da… la bomba che Gid aveva lanciato, appunto. Una gran bella bomba in un campo di fiorellini, totalmente inaspettata almeno per lei. Perché cavolo, Narah era convinta avrebbero passato il weekend insieme, non che lui avrebbe stravolto il loro rapporto con quella dichiarazione; e se possibile le guance si imporporarono peggio di prima, lo stomaco che faceva una capriola perché Gideon scandiva un «T I A M O.» Come se fosse la cosa più scontata del mondo- BE’, NON LO ERA AFFATTO PER LEI. Rimase di nuovo ammutolita, le labbra socchiuse vedendolo arrossire con una tenerezza a centrarla in pieno. Così insicuro, nel suo volersi comportare da disinvolto quando tutto era tranne quello.
    Forse era cogliere il suo timore nei movimenti, che la fece rinsavire: il flusso di paranoie si arrestò, lasciandola a fissare stordita la mano che Gideon le tendeva. “T I A M O”» Per tutti i kathelvete, credeva non glielo avrebbe più sentito dire. Accettò il suo aiuto, uscendo dall’acqua con agilità – gli allenamenti di danza dovevano pur avere i suoi benefici – e si mise in piedi stavolta fregandosene (COME I MALEDUCATI VERIIII) di gocciolare sul bel pavimento di legno e allontanandosi dal bordo per non rischiare di scivolare. Alzò la testa verso di lui, vicina al limite umano di autocombustione, chiedendosi come lui facesse a stare tanto tranquillo. Lei non lo era per niente. A proposito di maleducati: «Sei… uno stupido!» Le mani ad afferrare il viso dell’altro, delicata ma con più decisione, perché se si fosse soffermata a riflettere avrebbe di sicuro perso l’audacia per fare il primo passo, ancora. Il cuore impazzito mentre faceva pressione per farlo abbassare, e andandogli incontro fino a premere le labbra contro le sue, carezzando quelle morbide di Gideon dolcemente: se avesse voluto descrivere come si sentiva, avrebbe potuto paragonare la sensazione alle caramelle fresche e frizzanti dal ripieno esplosivo. Le era mancato. Se glielo avesse permesso, sarebbe salita a giocare coi suoi ricci in piccole carezze. Si staccò, ricercando con timidezza i suoi occhi, e schiarendosi la voce. Ora che era felice – a scoppio ritardato, ma meglio di niente. Un leggero sorriso, quasi temesse di frantumare quel momento con un gesto troppo brusco, a pochi centimetri dalle sue labbra. «Anch’io ti amo.» Fu talmente liberatorio poterlo dire dopo tutto quel tempo che per poco non ricominciò a piagnucolare. Prese un gran respiro, ridacchiando e stringendolo a sé dalle spalle, la tensione a svanire lasciando posto a una gioia che avrebbe dovuto essere ILLEGALE(??). «Anche se sei un maleducato!!!» Così, perché magari lui aveva fatto chiarezza sui suoi sentimenti da chissà quanto e glielo diceva ora – e nel dubbio un “maleducato” ci stava sempre bene. Le era mancato troppo.

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    #piansepiùforte. Narah era una fontana di lacrime. Ma se le emozioni si potessero controllare, saremmo tutti dei robot, no?
    «No-non sto piangendo, sto lacrimando.
    La differenza era sottile.
    aaah.
    Annuì, prendendola un po' in giro, ma solo un po' - e solo ed esclusivamente perchè sapeva che non erano lacrime di dolore ma di gioia (vero? speriamo.) - anche perchè sennè che cazzo di bestia e mostro sarebbe stato.
    Avrebbe voluto abbracciarla di nuovo e stringerla forte ma qualcosa gli suggeriva che, se lo avesse fatto, il pianto di lei si sarebbe ampliato ancora di più, ed anche per questo si era tenuto un po' distante. Era buffa ed al tempo stesso dolcissima, in una maniera indicibile. «Sono una sciocca, lo so...» Ecco, ma perchè?
    E dove qualsiasi persona l'avrebbe contraddetta, dicendole di smetterla di credere così poco in sè stessa, e che di sciocco non aveva mai avuto niente, Gideon l'assecondò.
    Sì, tantissimo. Così, solo per spezzare la tensione che si era creata, e sorrise.
    SI. Sapeva di aver lanciato una mezza bomba, in parte, perchè conosceva Narah, una ragazza cosparsa di insicurezze che, se possibile, si erano fatte anche più pesanti dopo la loro rottura. Sapeva che, quindi, fosse per lei una grande sorpresa il fatto che lui l'amasse ed avrebbe dovuto aspettarsi quella reazione. Ma il fatto che l'amasse, pensandoci, era davvero una sorpresa così tanto grande? Sarebbe stato possibile, per un Gideon McPherson, aprirsi tanto come aveva fatto con lei, con una persona che non amava o stimava davvero? NO. E poi «Sei… uno stupido!» Insomma: Narah Bloodworth elargiva complimenti a destra e a manca. Sorrise divertito, mentre si chinava a prendere le mani di lei nelle proprie. La tirò a sè aiutandola ad uscire dall'acqua e stringendola per non farla scivolare. Lei sciocca, lui stupido: che accoppiata. Quindi, alla fine dei conti, siamo una coppia di cretin- Le parole vennero soffocate dalle labbra di lei sulle proprie, in un bacio inaspettato, nel suo essere stato annunciato poco prima. Ma anche Nah, forse, aveva capito dentro l'acqua quel bacio non avrebbe avuto lo stesso desiderio costante, o meglio, che il corvonero sarebbe rimasto con gli occhi aperti ad assicurarsi che lei non annegasse nel mentre. Che romantico, eh? Ma glielo aveva detto: l'acqua lo spaventava.
    Ma erano fuori, adesso, le labbra fresche a contatto ed il cuore che iniziò a martellare dentro il petto. Si abbassò di qualche centimetro per arrivare meglio alla sua altezza, e ricambiò quel bacio, rilassando ogni muscolo corporeo, spalle, braccia, così tanto che non sarebbe stato strano se fosse caduto a terra svenuto, e quel bacio si fosse trasformato in un bocca a bocca salva vita. Era anche questo, che gli era mancato, nei mesi precedenti - no, non gli svenimenti OK - la sensazione di abbandono che si provava nel sentire il proprio corpo cedere sotto le mani di qualcun altro, e per un'ottima causa. Era piacevole. Dovette appoggiarsi con la schiena sulla porta d'ingresso, in qualche modo. Per trovare un appoggio per entrambi perchè era rischioso altrimenti. Il respiro si fece pesante, ansioso. Le mani salirono lungo le sue braccia, accarezzandole piano, quasi solleticandole, finchè il tocco non si fece più deciso e possente. Poggiò le mani sui fianchi stretti di lei, accarezzandone la pelle fredda. Quasi ad un passo dal sollevarla per prenderla in braccio ma sì fermarono. Quando si staccarono, la guardò stralunato. E lei gli disse di amarlo. Le parole che non vuoi sentire, ma che invece senti: lo so, non lo sai nascondere molto bene (ma non era mica un'accusa, anzi) e shit, quelle che proprio non PUOI sentire, ma sei costretta a farlo perchè parli con un Gideon Ma te l'ho già detto che sono cardiopatico? COSi EH. Questi baci improvvisi, Narah se li doveva dimenticare, lui era malato!!11! Eh...si sentì felice, ed al tempo stesso triste, perchè si erano fermati, perchè voleva sentirla ancora, vicina, ancora più vicina. Le accarezzò i fianchi, ancora, non sapendo dar pace alle mani, finchè non si costrinse a smettere. Doveva smettere. Rosso in viso, non poteva abbassare nemmeno lo sguardo perchè incontrava il suo, da cerbiatta, desideroso. E quindi lo sollevò, fissando il soffitto e portando entrambe le mani a coprire gli occhi.
    O mio Dio.
    nefogmsmsgp,dps
    Poteva morire. Lo stava ancora guardando così? Abbassò il viso accaldato e rosso, allargando le dita per spiarla E SI LO GUARDAVA. Si arrese, riportando le braccia lungo i fianchi. Non era imbarazzato per la situazione, temeva solo che potesse degenerare ed al tempo stesso desiderava che degenerasse. CHE CONFUSIONE.
    L'osservò, OGNI DETTAGLIO del viso - le pupille appena dilatate per l'eccitazione, le labbra morbide e socchiuse, ed ogni parte del suo corpo sensuale e semi nudo. Il seno appena coperto dal costume aderente e bagnato e...maledizione. Erano pure da soli.
    Fece salire le mani ai suoi capelli bagnati e ricci, sistemandoli dietro le spalle.
    Narah.........
    E niente: Narah. Non c'era un proseguo. Non sapeva come continuare, non c'era un continuo, solo una serie di insulti verso sè stesso.
    Passò le dita sulle sue braccia bagnate, domandandosi se avesse freddo, o se la pelle d'oca fosse data da quel bacio, da ciò che stava provando, che stavano provando insieme.
    Vieni, entriamo. La tirò piano con sè, entrando dentro la struttura, più calda, incurante del costume sgocciolante sul pavimento, o delle pozzette d'acqua che lasciava ad ogni passo. Si sedette sul letto, la voglia di baciarla di nuovo lo fece letteralmente vibrare. Ogni cellula del proprio corpo sembrava allertata, pronta a regire. E la guardava con desiderio, con sguardo ricco di aspettative ed al tempo stesso pieno di domande. E ora? E lei, stava provando lo stesso? E Dio, erano da soli....erano DA SOLI. Era pericoloso davvero, ma come poche cose.
    Gideon, spegni il cervello.
    Solo per una volta.
    L'attirò verso di sè, invitandola a sedersi sulle proprie cosce.
    Voleva...solo abbracciarla, okay? Niente di più.
    #disse
    Ho una domanda. Pausa di suspance. Aprì la bocca, e poi la richiuse. E poi di nuovo, ci riprovò
    Lo senti anche tu il perikolo?
    Per sapere, ecco.

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