[oblinder] xvi. the tower

draghetto919 + fooocus

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    Magari la lettera, quella che ti è arrivata anonima la sera prima, non l'hai neanche aperta. Forse neanche vista, se non intenzionalmente ignorata. Oppure l'hai vista, ed hai pensato fosse lo scherzo di un amico, di uno sconosciuto annoiato, del vicino di casa a cui hai accidentalmente dato fuoco alle rose del giardino - insomma.
    Potresti non averci dato peso. O l'hai fatto, ed hai passato gran parte della notte a chiedere aiuti e suggerimenti alle persone di cui ti fidi, a cercare su internet, a rigirarti nel letto provando a dormire (o peggio, o meglio: a non, dormire).
    Insomma. Non importa la considerazione che tu abbia avuto della pesante busta lilla, e non importa quante precauzioni o meno tu abbia preso in merito.
    Vai a dormire nel letto della tua camera, sotto le tue coperte, circondato da un mondo che conosci ed odi ed ami a seconda dei giorni.
    Il dove apri gli occhi il giorno seguente, però, è un mistero.

    Dev'essere stato l'odore, a svegliarti. Un olezzo tutt'altro che piacevole, un misto di bruciato e polvere che ti fa arricciare il naso. Ti massaggi le palpebre abbassate, rannicchiandoti su te stesso quando senti l'aria farsi pungente...qualcuno ha aperto una finestra?
    Socchiudi le palpebre: no, decisamente nessuno ha aperto una finestra. Non sei nella tua stanza.
    E nulla di quello che vedi, è come lo ricordi.
    Le strade piene di macerie. I palazzi crollati per intero od a metà. Una luce bianca, innaturale, a illuminare il tutto come si trovasse in un limbo fra alba e tramonto perenne.
    E le persone. Le persone...non ci sono.
    Così come i rumori.
    Non riesci a sentire niente.
    Ha tutto l'aria di vecchio ed usurato, di consumato e spaccato - di morto.
    Non c'è nulla di vivo, da quelle parti, e l'idea che offre è che non vi sia nulla di vivente da molto tempo. Ti rendi conto di non essere solo, però: c'è qualcuno, con te. Forse sta dormendo; forse è morto. Probabilmente non è morto.
    Abbassi lo sguardo. Un chiodo tiene impigliato al suolo un pezzo di carta, e quella che sembra essere una carta dei tarocchi: the tower. Sul foglio, ci sono solo sei parole - e mai avresti pensato che sei parole potessero pesare così tanto.
    Eppure lo fanno.
    Non è possibile leggere nei sogni.


    Ci sono altri tre foglietti, uno indirizzato ad entrambi, ed uno per ciascuno di voi.
    (insieme) costruisci un'arma fai da te con quello che trovi.

    (draghetto919)Raccontare un aneddoto imbarazzante

    (fooocus) urla la cosa più imbarazzante che ti sia mai accaduta

    Frugandovi nelle tasche, potete trovare una fotocamera (fooocus) e una bottiglia d'acqua (draghetto919).
    Ah, quasi dimenticavo: la magia non funziona.


    tarocchi


    Edited by homini lupus - 14/2/2021, 11:26
     
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    [draghetto 919]
    Ma che ne sapeva la gen z, dell'ansia che provocava ricevere una lettera. Erano sempre lì a lamentarsi dei loro messaggi e del non sapere come rispondere, ma volete mettere l'ansia del non sapere a cosa rispondere??
    Harper Hale, al contrario, da brava adolescente cresciuta nel far west cento anni nel passato, quella sensazione l'aveva ben chiara in mente: il telefonino la metteva un sacco a disagio, e ringraziava sempre il cielo che a) a scuola non funzionasse - o almeno, il suo smartphone non era aggiornato??? li vedeva, alcuni suoi compagni, trafficare con apparecchi elettronici anche tra le mura del castello, e puntualmente si chiedeva cosa li portasse ad avere così tanto coraggio - e b) esclusi run e mac, nessuno aveva un reale motivo di scriverle, ma... una notifica sul cellulare era tutt'altro rispetto ad una lettera.
    Sul piccolo schermo elettronico c'era la possibilità di riconoscere subito il mittente e persino leggere un anteprima del messaggio prima ancora di aprirlo (!!)(una vera magia) mentre la lettera cartacea non donava le stesse opportunità: la maggior parte delle volte ti ritrovavi solo con il suo nome scritto sulla busta e il vuoto totale sul chi l'avesse mandata, e nessuna possibilità di averne uno sneak peek.
    E dunque, quando dopo cena rientrò nella propria stanza e trovò quella busta vicino alla testata del letto, poggiata proprio sul cuscino, la giovane hale agì d'istinto: la prese e la lanciò dall'altra parte della stanza, senza neppure soffermarsi ad osservarla o tentare di capire chi potesse avergliela mandata. Un gesto automatico, il suo: per esperienza diretta aveva imparato che niente di buono arrivava in forma di lettera. Ed era già tardi e aveva sonno ed era sola e ... voleva rimandare quel momento, ok?? non aveva idea di cosa ci fosse scritto, ma la sua testa era ormai da anni settata sul "aspettiamoci il peggio perchè tanto sarà così" e la visita recente di sua madre dall'oltretomba non avevano fatto altro che peggiorare le cose.
    Preferì andare a dormire kinda tranquilla, un'ultima occhiata al punto il cui era caduta la busta prima di spegnere la luce e provare a dormire
    «la apro domani con mac»
    spoiler: non l'avrebbe aperta con mac.

    Prima ancora di aprire gli occhi, a colpirla fu il forte odore di bruciato e subito avvertì una stretta al petto: era colpa sua? Del resto non sarebbe stata la prima volta, ma negli ultimi tempi credeva di aver fatto progressi, non incendiando più nulla per caso e poi non le era mai capitato che accadesse mentre dormiva e.... quando aprì gli occhi, tirò un sospiro di sollievo: niente fuoco a vista, quindi non poteva esser stata lei...? e solo a quel punto, un attimo più tardi, si rese conto che, oltre al fuoco, a mancare era proprio tutto il castello. Si alzò titubante, osservandosi attorno per capire dove diamine fosse finita e poi notò un altro corpo a terra, a qualche metro di distanza.
    E la sua conclusione fu inevitabile: palazzi crollati, macerie, nessun anima viva... «....signor totti? è lei???»

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    “ao”

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    Edited by (pyro)flower - 15/2/2021, 15:21
     
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    C’erano cose per cui i Daniel Shin di quel mondo non erano fatti.
    Il contatto umano, innanzitutto – questo grande sconosciuto. Un problema la cui nascita, quasi certamente, era da rintracciare nella sua infanzia; quando un piccolo, spaventato Daehyun si era ritrovato per la prima volta a calpestare le strade di Manchester, parole sconosciute a rotolare goffamente sulla sua lingua fino a svanire in fumo; timido e riservato di suo, Daniel, e anche spaventato da ciò che al tempo sembrava un ostacolo intramontabile. Quando poi la forte impostazione coreana aveva man mano lasciato posto a un accento inglese british, l’incertezza di quei primi approcci l’aveva ormai già segnato al punto da farlo diventare un complesso di nervi tesi. Nulla era stato più in grado di smuoverlo da quella forte sensazione di disagio – aveva trovato un gruppo di musi gentili e disposti a collezionare, con calma, pezzi delle sue frasi sconnesse fino a che la tensione tra le spalle di Daniel non si era sciolta del tutto; gli era bastato. Il resto, a quel punto, gli era sembrato un plus: allettante, ma non poi così necessario. Che questa caratteristica non si sposasse benissimo con la sua natura affettuosa e inguaribilmente romantica era una pecca, ma che ci vuoi fare.
    E si era arreso, davvero, all’idea di essere destinato a una vita da personaggio secondario; il migliore amico di una vita che guarda la persona amata scegliere qualcun altro, il sorriso che mai raggiunge gli occhi.
    Poi c’era stato uno shift nell’aria – uno stravolgimento nell’allineamento dei pianeti. Un inquietante plot twist dell’ultimo momento.
    Oh, Finley. Il suo Tottington prima ancora di venir trinciato in due dai fan di Paimon.
    Una confessione accidentale che aveva colto entrambi impreparati; mesi dopo, e ancora non era certo di cosa farsene. Perché era un suo amico, il caro vecchio Finn, e perché non gli era mai accaduto prima di ricevere attenzioni simili da qualcuno. Vabbè, poco importante: in true Daniel fashion, aveva saggiamente scelto d’ignorare la cosa in favore di mugolare come un animale ferito tra le braccia di un Blaise Han altrettanto confuso dalla vita.
    Inutile dire, insomma, che Oblinder chi.
    Appuntamento al buio di San Valentino chi.
    Lettera chi.
    Non solo aveva contato di fingersi morto come un opossum, ma di bruciare il pezzo di carta come si farebbe con un qualunque amuleto posseduto. Di distruggerlo alla bocca d’un vulcano come il Frodo di noialtri.
    «….signor totti? è lei???»
    Eh, ma i pianeti. Le stelle. Il destino ostile sempre e comunque.
    Scostò le ciocche impolverate dal volto, fronte corrugata in evidente confusione – quindi ridusse gli occhi a fessure, cercando di dar senso al miscuglio di sfumature colorate in ravvicinamento.
    Boccheggiò per qualche attimo; e si guardò attorno per la prima volta in – in quanto? Ma era svenuto? Tastò piano la testa alla ricerca di ferite; un qualunque segno che spiegasse l’improvviso vuoto di memoria. E fece scorrere gli occhi sul panorama circostante, allora.
    Vuoto. Morte. Distruzione. Trivago.
    Offrì un intelligente «eh?» alla voce sconosciuta, troppo disorientato da… tutto per registrare il potenziale pericolo che l’altra rappresentasse. A quel punto, titubante, si alzò in piedi – i palmi a premere contro la struttura rugosa di un irriconoscibile pezzo di qualcosa; una colonna, forse? Chi poteva saperlo. Non Daniel che si era appena svegliato nel doomsday. Die all, die merrily!
    Leccò le labbra secche, concentrandosi stavolta sulla sagoma nascosta da ombre e detriti – e tossì nel palmo, occhi increduli a posarsi, ora, su quella che riconosceva essere una delle povere anime di Tibiavorio. «…harper?»
    What the fuck is going on in here on this day.
    «stai… stai bene?» no shade, ma: «hai sbattuto la testa?» punto simbolico.
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    in realtà i suoi capelli attuali li immagino come quelli del pv ma mi andava di giffare quel video del tutto a caso, buona confusione!!
     
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    «…harper?»
    Da qualche parte ad hogwarts, una diana jonesin si girava e rigirava nel letto mentre sognava di poter finalmente toccare con le proprie mani gli zigomi perfetti di un daniel shin, e magari chiedergli il suo trucco per quei capelli così perfetti. Una harper hale invece, lì in quella che ad una prima occhiata sembrava proprio esser un remake della loro piacevolissima esperienza a tottington, norfolk, era solo confusa.
    Molto confusa.
    Niente da fare: ogni volta che qualcuno la chiamava per nome, la hale puntualmente rimaneva sconvolta, occhi sorpresi e labbra socchiuse nella sua interpretazione personale di quello che era un mix tra in meme di pikachu e quello di matteo renzi. first reaction: sHOCK! Poco importava si trattasse di un compagno di casata, di un professore o di qualcuno che conosceva bene suo fratello: anche con un cartello gigante sopra la testa con su scritto HARPER a caratteri cubitali, la ragazza si sarebbe comunque meravigliata, abituata com'era ad esser trasparente. O, quando effettivamente veniva notata, ad esser riconosciuta solo per il suo colore di capelli: per quanto ci stesse lavorando su, non era facile cancellare anni ed anni di occhiate sospette e "rossi come il demonio" sussurrati dalle persone bigotte di sacramento e bodie «..si??»
    Ed era davvero terribile a riconoscere le persone, quindi ci mise un po' più del dovuto, a riconoscere quel volto e tirare un sospiro di sollievo perchè no, non era il tanto temuto signor totti, ma «..daniel?» anche noto come colui che sembra-tanto-carino-ma-he's-a-bitch: erano le esatte parole che aveva detto jane quando, un pomeriggio al castello, il ragazzo era passato a poca distanza da loro ed aveva alzato una mano in segno di saluto verso la darko. Ora: harper non era solita ascoltare i gossip, ma quelli della compagna di squadra non lo erano affatto!! Si fidava moltissimo del parere di jane e di tutti i consigli che, tra una pausa e l'altra degli allenamenti, le aveva dato, perchè puntualmente si erano rivelati tutti veri!! Quindi.... well, non doveva abbassare la guardia. «si.. credo??» cioè era tutta intera, non si poteva certo lamentare «non ho idea del come sia arrivata qui... forse l'ho sbattuta davvero» ma dubitava si trattasse di un sogno o di un'illusione creata da un trauma cranico, che motivo avrebbe avuto il suo subconscio per metterla in compagnia dell'assistente di trasfigurazione?? «tu..ricordi qualcosa?» e solo a quel punto, mentre si tirava su, ecco che notò la carta e i foglietti a terra, e li prese per osservarli da vicino.
    Non è possibile leggere nei sogni.
    «li conosci i tarocchi?» si rigirò la carta tra le mani, cercando di notare se ci fosse magari qualche indizio o cosa che la rendesse inusuale ma..niente, sembrava normalissima. E, sfortunatamente, lei non ne sapeva il significato quindi.. non aveva idea di cosa potesse simboleggiare, quindi la porse al ragazzo per dare anche a lui la possibilità di vederla da vicino «qui invece dice.. costruisci un'arma fai da te con quello che trovi» oh no.
    Chiunque aveva scritto quei fogli stava chiaramente cercando di dar loro istruzioni, o consigli, e se chiedeva un'arma allora... «...siamo in pericolo, vero?» ma perchè non poteva mai vivere tranquilla?????
    Il secondo foglietto, invece, non lo lesse ad alta voce: era talmente poco abituata a parlare con persone che non conosceva bene che, ogni qualvolta che era costretta a farlo, finiva per dire un po' troppo. Dunque non poteva esser classificata come missione, quella, ma piuttosto l'inevitabile corso degli eventi.
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    «..si??»
    Harper: era confusa.
    Daniele: era confuso.
    Risultato: ????
    Aprì e chiuse la bocca, sguardo a saettare da un lato all’altro. Aveva senso, indubbiamente, che una Harper Hale non riconoscesse il Dani selvatico tì emme – ché era già tanto se chi si era diplomato con lui ricordava chi fosse, figuriamoci la studentessa giunta all’improvviso e che, per giunta, risiedeva lontana da buona parte del corpo studentesco. Lo stesso Daniel, d’altronde, avrebbe faticato enormemente a collegare volto a nome, se Traumi Passati e Innominabili non gli avessero impresso a fuoco i nomi di tutti i presenti nella mente; piccola, strana abitudine, la sua, quella di vagare tra i corridoi del castello e controllare che fossero ancora tutti vivi – una che ancora non riusciva a togliersi, nonostante tutto.
    Insomma: poteva starci, quello sguardo perso da parte della Hale. Eppure. Eppure.
    Sfiorò le labbra tra indice e medio, cercando (male) di celare il tentativo di schiarire la gola e sciogliere il nodo che stringeva, stringeva, stringeva attorno alla gola. Sindrome dell’impostore: activated.
    «..daniel?»
    Ah. Batté le palpebre, rilassando la bocca in un sorriso imbarazzato. «…sì?» x2.
    Cosa avrebbe dovuto fare una persona normale in una situazione simile? Porgerle una mano? Fece per allungare una mano – poi la ritrasse, il palmo a chiudersi in un pugno prima di nasconderla direttamente nella tasca dei pantaloni (perché i pigiami lui non ricordava più manco cosa fossero; Daniel Shin sopravviveva di soli pantaloni da ginnastica vecchi, magliette di almeno tre taglie più grandi della sua forma esile e, quelle rarissime volte in cui lo ricordava, tre chili di crema idratante – convintissimo che riempirsi di strati spessi rimediasse alle settimane di noncuranza). Soffiò tra i denti, fallendo naturalmente il primo step di Come Non Rendere Le Situazioni Awkward 101 (fonte: wikiHow).
    «non ho idea del come sia arrivata qui... forse l'ho sbattuta davvero»
    Annuì piano, grattando un sopracciglio. «tu..ricordi qualcosa?» Tutto! Si strinse nelle spalle e inspirò dalle narici; sempre più conscio della situazione, e sempre meno calmo.
    «io… a dire il vero sono perso quanto te.»
    Ke fiko. Lanciò un secondo sorriso imbarazzato ad Harper, scuotendo la testa per segnalarle che no, non era un grande esperto manco lui. «so dirti cosa rappresentano, ma non so – hm, come dire. Non–» Fronte corrugata, prese a tastare il tessuto degli indumenti, poi a girare su se stesso. «vedi una bacchetta da qualche parte?»
    Perché lui no. E poteva essere un problema. Mordicchiò il labbro inferiore, obbligandosi nuovamente a prendere un respiro. «i tuoi… poteri. Puoi usarli?»
    Non che lui sapesse cosa farsene, esattamente – neanche ricordava quale trucchetto magico avesse nel cappello la Hale, ma insomma.
    Chi lo sa. Nel dubbio: «...siamo in pericolo, vero?»
    «siamo in pericolo.»
    Amen.
    Massaggiò le tempie, l’emicrania inevitabile già a pulsare come il ticchettio di una bomba. «questo posto… c’è qualcosa di familiare, ma non riesco a… a capire
    Anche se quella, infondo, non era la sua vera preoccupazione – difficile sopprimere il panico, a quel punto. Un sussurro, il suo: «non abbiamo modo di contattare gli altri.» Erano gli unici rimasti in tutta la zona? Cos’era successo al resto delle persone? «non sappiamo se–» e, allarmato, scoccò un’occhiata pregna di terrore ad Harper; non voleva dirlo, quel se siano ancora vivi; lo lasciò aleggiare nell’aria, fino a sentire le gambe tremare. Strinse la mandibola – era un adulto, per dio. «dobbiamo sbrigarci. Vedi qualcosa di utile?»
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    si sentiva una sciocca anche solo a stupirsi di tutta quella situazione: era stata catapultata cento anni nel futuro contro la sua volontà, aveva partecipato ad una lezione che si era rivelata una strana caccia al tesoro slash apocalisse zombie, e poi ad una gita in teoria annullata, ma in pratica per la quale era partita ogni singola notte per ben due mesi. Per di più in compagnia di barrow skylinski e costas motherfucka, due persone con le quali non aveva mai parlato prima. Le cose inusuali, a quel punto della sua vita, non avrebbero dovuto confonderla così tanto.
    Eppure continuavano a farlo: era ben lontana, la giovane hale, all'assomigliare a suo padre jay, il quale aveva ormai raggiunto quello stato di accettazione passiva e rassegnata degli eventi che il fato gli lanciava contro. «io… a dire il vero sono perso quanto te.» uh ke bll. e dire che aveva davvero sperato in lui: era un adulto, non doveva saperle certe cose???? poco importava che in realtà si portassero solo un anno di differenza: harper ci aveva sperato comunque. Del resto dani aveva vissuto tutta la vita in quel secolo!! e si era diplomato!! lavorava ad hogwarts!!! era un mAGO!!!! «vedi una bacchetta da qualche parte?» ...
    .....
    ........ un mago senza bacchetta. la ragazza si guardò velocemente attorno, ma esclusi i detriti vari, non avvistò nessun pezzo di legno che rientrasse nelle dimensioni adeguate per esser una bacchetta. «non sento niente» damn «*vedo» a sentire sentiva eccome: aria di morte e disperazione. Soprattutto perchè, senza la magia di dani, erano proprio messi male: la hale non avrebbe augurato neppure al suo peggior nemico di ritrovarsi in un luogo come quello, probabilmente in pericolo di vita (??), potendo far affidamento solo sui suoi poteri. «i tuoi… poteri. Puoi usarli?» appunto: come poteva spiegarglielo quanto per lei fosse complicato utilizzarli?? aveva fatto grandissimi miglioramenti, con le lezioni di run prima e quelle ad hogwarts dopo, ma negli ultimi mesi... era come se fosse tornata al punto di partenza.
    Respira
    Doveva solo concentrarsi e... provare, no? non le sarebbe costato nulla. Nel dubbio tanto non c'era nulla, nei dintorni, che un'eventuale perdita di controllo avrebbe potuto danneggiare: era già tutto rotto. «...controllo» e ci provò, davvero, eppure non accadde nulla. Ed il fuoco che minacciava sempre di divampare dalle sue mani e sfuggire al suo controllo, se solo la ragazza si fosse distratta un secondo, in quell'occasione sembrava stranamente... calmo. O meglio, del tutto assente.
    Riportò lo sguardo sul ragazzo, sospettando lui l'avesse già intuito «è successo solo un'altra volta..» stavano di nuovo per venir sacrificati???? Forse il modo per evitarlo era fare ciò che dicevano i biglietti. Forse.. «meglio, sai? se avessimo dovuto far fede solo ai miei poteri sarebbe stato un bel problema.» "Raccontare un aneddoto imbarazzante": ne aveva così tanti che avrebbe potuto raccontare, un gioco da ragazzi. Le sarebbe costato il dover cambiare strada ogni singola volta che avrebbe incrociato il shin per i corridoi, ma vabbè era un sacrificio più che fattibile, tanto di base la cambiava sempre strada per incrociare meno persone possibile. «è una situazione complicata e nelle situazioni complicate perdo il controllo... una volta ho bruciato i capelli di una ragazza, durante una partita di quidditch. mio fratello era in campo e un bolide lo puntava e io mi sono spaventata e poi non so come la mia vista è stata oscurata all'improvviso da del fumo e tac, la ragazza seduta davanti a me stava bruciando. MA all'inizio pensavo fossero i miei pantaloni quindi mi sono rovesciata tutta l'acqua della bottiglietta che tenevo in mano addosso, senza un reale motivo, e tutta la tribuna si è girata verso di me e volevo sprofondare o buttarmi in capo per prendermi in testa in bolide che stava puntando a mac» era stato terribile, andare in giro con tutti i pantaloni della divisa zuppi. ma ancora peggio era stato scusarsi con la ragazza a cui aveva dato fuoco che?? stranamente????? era stata gentilissima e non si era arrabbiata???????? la sua tranquillità sulla situazione non aveva fatto altro che lasciare la hale ancora più perplessa e spaventata: why le persone erano così carine in quel secolo e, al contrario, perchè diamine lei era così problematica e inadatta a viverci???? «...la ragazza comunque non si è fatta male.. hanno spento subitissimo il fuoco! ma io mi sono sentita malissimo» per quanto la ragazza in questione avesse provato a rassicurarla che tranquilla! era da un po' che volevo tagliarli, mi serviva solo lo stimolo giusto. «eeee forse ho parlato troppo» aveva parlato troppo. ma, perlomeno, aveva portato a termine la sua missione???? E non l'avrebbe presa affatto male, se dani avesse deciso in quel preciso istante di scappar via così da mettere più spazio possibile tra lui e la ragazza.
    E forse, il terrore negli occhi del ragazzo, era dato dalla consapevolezza di esser in una situazione come quella con una harper hale: nonostante ciò che jane aveva detto, alla ragazza fu impossibile in quel momento non provare pena per lui «vedi qualcosa di utile?» mhh... «potremmo usare.. il chiodo?» si chinò a raccoglierlo da terra, lì dove l'aveva lasciato dopo aver preso la carta ed i biglietti «e prendere... magari un pezzo di legno tra quei detriti, se troviamo altri pezzi di ferro appuntiti ci possiamo fare una mazza chiodata» kinda «e.. delle pietre??? così se vediamo arrivare qualcuno possiamo nasconderci e lanciargliele da lontano»
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