[oblinder] xv. the devil

iNnuEnDo1 + lemontree

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    Magari la lettera, quella che ti è arrivata anonima la sera prima, non l'hai neanche aperta. Forse neanche vista, se non intenzionalmente ignorata. Oppure l'hai vista, ed hai pensato fosse lo scherzo di un amico, di uno sconosciuto annoiato, del vicino di casa a cui hai accidentalmente dato fuoco alle rose del giardino - insomma.
    Potresti non averci dato peso. O l'hai fatto, ed hai passato gran parte della notte a chiedere aiuti e suggerimenti alle persone di cui ti fidi, a cercare su internet, a rigirarti nel letto provando a dormire (o peggio, o meglio: a non, dormire).
    Insomma. Non importa la considerazione che tu abbia avuto della pesante busta lilla, e non importa quante precauzioni o meno tu abbia preso in merito.
    Vai a dormire nel letto della tua camera, sotto le tue coperte, circondato da un mondo che conosci ed odi ed ami a seconda dei giorni.
    Il dove apri gli occhi il giorno seguente, però, è un mistero.

    Dev'essere stato l'odore, a svegliarti. Un olezzo tutt'altro che piacevole, un misto di bruciato e polvere che ti fa arricciare il naso. Ti massaggi le palpebre abbassate, rannicchiandoti su te stesso quando senti l'aria farsi pungente...qualcuno ha aperto una finestra?
    Socchiudi le palpebre: no, decisamente nessuno ha aperto una finestra. Non sei nella tua stanza.
    E nulla di quello che vedi, è come lo ricordi.
    Le strade piene di macerie. I palazzi crollati per intero od a metà. Una luce bianca, innaturale, a illuminare il tutto come si trovasse in un limbo fra alba e tramonto perenne.
    E le persone. Le persone...non ci sono.
    Così come i rumori.
    Non riesci a sentire niente.
    Ha tutto l'aria di vecchio ed usurato, di consumato e spaccato - di morto.
    Non c'è nulla di vivo, da quelle parti, e l'idea che offre è che non vi sia nulla di vivente da molto tempo. Ti rendi conto di non essere solo, però: c'è qualcuno, con te. Forse sta dormendo; forse è morto. Probabilmente non è morto.
    Abbassi lo sguardo. Un chiodo tiene impigliato al suolo un pezzo di carta, e quella che sembra essere una carta dei tarocchi: the devil. Sul foglio, ci sono solo sei parole - e mai avresti pensato che sei parole potessero pesare così tanto.
    Eppure lo fanno.
    Non è possibile leggere nei sogni.


    Ci sono altri tre foglietti, uno indirizzato ad entrambi, ed uno per ciascuno di voi.
    (insieme) trova o crea un riparo.

    (iNnuEnDo1 )Proporre di adottare una tartaruga marina

    (lemontree) elencare i propri difetti e pregi in rima

    Frugandovi nelle tasche, potete trovare una accendino (iNnuEnDo1 ) e un crema per le mani (lemontree).
    Ah, quasi dimenticavo: la magia non funziona.


    tarocchi
     
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    «eddie? è arrivata questa per te» non gli aveva nemmeno dato tempo di mettere piede nel locale, capite? non che al BDE si facessero turni di notte, era solo Edward che ogni tanto si presentava a cazzum quando gli girava, tipo quella sera due minuti prima della chiusura «una busta Lilla.. tutta profumata.. la sera prima di San valentino?» si era avvicinato a Behan con gli occhi che luccicavano per l'emozione, un bambino (demoniaco) nel corpo di un adulto (di dimensioni ridotte), e aveva afferrato il pacchetto stringendoselo al petto «oh lil'dick Jr, mi hai scritto una lettera d'amore?» perché, insomma, come poteva non essere il primo pensiero di qualunque persona sana al mondo!
    «ma- veramente..» che tenerezza il suo tentativo di negare l'evidenza. eddie non lo biasimava, dopotutto avere una cotta per il tuo capo («ma non sei il mio capo» «shush!») super figo e più grande aveva il potere di mandare in tilt anche la persona più stoica, e Behan Tryhard quanto a stoicità stava un po' al livello di Anastasia Steel quando vede Christian e le calano le mutande al primo colpo «aaaww, topino, non devi vergognarti! è comprensibile e sai che lo apprezzo. sei almeno maggiorenne? » perché non sembrava, ma anche il moonarie aveva un'etica. e a guardare bene l'ex tassorosso qualche sano dubbio poteva anche venire. anyway, beh aveva continuato a negare con una certa animosità per i dieci minuti successivi, finché nel vederlo ormai allo stremo delle forze Edward gli aveva arruffato i capelli castani congedando il ragazzino con un «va bene, tieniti pure i tuoi segreti»
    oh, magari gliel'aveva scritta Barbie!

    fun fact: non gliel'aveva scritta Barbie.
    anche se probabilmente l'idea di spedirlo in quel mondo post apocalittico in rovina per passare un tranquillo San Valentino di paura al Jagger sarebbe piaciuta.
    «mmh» con un mugolio assonnato, eddie si rivoltò come una fettina panata, tirandosi appresso la copertina di Sailor Moon che gli aveva regalato Gwen (questa è canon, chimi) ─ solo che la copertina non c'era più. il che poteva significare solo due cose: era gia iniziato il primo turno e Barnaby lo aveva fatto rotolare fin dentro la cella frigorifera come accadeva sempre quando il mangiamorte dormiva dietro il bancone come un barbone, oppure si trovava catapultato in un mondo distopico creato su misura per gli inguaribili romantici che cercano la loro anima gemella durante uno zombie apocalypse au «casper, chiudi la finestra, ho freddo» cit. necessaria.
    solo che non c'era nessun fantasma desideroso di bombarselo (oh, se ci siete fatevi avanti non ci offendiamo), solo quel poco che si presentò davanti agli occhi di eddie quando finalmente si decise a sollevare le palpebre, sbuffando via una nuvoletta di polvere e terriccio ─ era quasi certo di non essersi addormentato nel bel mezzo di una strada sterrata, ma mai dire mai: macerie, case abbandonate, libri, auto e fogli di giornale che svolazzavano smossi da un'aria pesante, appiccicosa «meh» decisamente non tryhard, per una volta «papà, sono a casa!» si mise a sedere e poi in piedi, la polvere spolverata via dai vestiti con cui si era addormentato (il pigiama a tutina intera di hello kitty e un giaccone antivento), senza batter ciglio nonostante la desolazione che lo circondava «cacchio, me lo aspettavo un po' più caliente l'inferno.. lochescíon: 5» dai almeno un fuocherello, qualche decorazione, un arredamento meno 'nagasaki post bomba nucleare' style.
    e non era solo!!!!
    si accorse solo dopo qualche secondo di essere in compagnia di un cadavere riverso al suolo e rannicchiato come un mucchietto di stracci, ma non gli diede più di un'occhiata; ad attirare le iridi chiare del moonarie, infatti, fu la carta dei tarocchi infilzata come uno spiedino, e quando la prese per osservarla gli occhi gli si illuminarono un'ennesima volta «uuuhh IL DIAVOLO!» ma tu guarda che coincidenza: vitalità, ardore, piacere, istinto, gloria, dipendenza, manipolazione, tentazione, eccesso, infedeltà.
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    «“San Valentino è un'invenzione dell'industria dei cioccolatini per i cuori afflitti”» *finger guns*
    Se si era aspettato una serie di /oooww/ e /aaawww/ al termine della sua massima? Beh, ovvio che sì. Ma anche un semplice “noice” sarebbe andato benissimo (100pt in più se detto con la voce di peralta, ofc) ma il pubblico di quella sera era davvero un pubblico toooosto, e molto silenzioso. Non era carino, nossignore, tenerlo appeso in quel modo. Poteva almeno ridere, no? Anche solo SORridere! Dammit, andava bene anche un leggero e impercettibile movimento verso l'alto degli angoli della bocca. OKAY, un angolo della bocca. «c'mon, mi corazoncito, gimme something, dont leave me hangin'» No? Niente? Nada? «Okay. Niente più ciambelle gratis per te, señorita García.»
    «No lo intiendo» detto però con l'aria di chi aveva capito, eccome, ma era troppo educata per ferire i sentimenti di un Wren Hastings fin troppo fiero di sé per quella frase rubata spudoratamente dall'equivalente inglese dei baci perugina (well, kinda.) «pero... ¿cómo vas a pasar esta fiesta?»
    «Ma come, non dovevamo passarla insieme, mi amor Ma tu guarda queste coinquiline messicane che danno palo all'ultimo minuto, incredibile.

    La verità era che a Wren, del giorno di San Valentino, non interessava una ceppa. Non aveva mai creduto a quel tipo di amore, nonostante fosse abbastanza certo esistesse, da qualche parte, un concetto di anima gemella che si sposasse con i suoi ideali; per lui amore era guardare sua madre che inveiva contro la politica un giorno si e l'altro pure, era Ellis che lo osservava con aria confusa mentre fumavano insieme, erano i suoi clienti che tornavano ogni volta perché “la tua roba spacca di brutto, frah”, era Melvin che lo aveva ghostato su twitter ma che lo teneva sotto controllo col suo terzo occhio (wren lo shentiva). Insomma, per Wren amore era un po' tutto, quindi il concetto di Anima Gemella TM, unica nel suo genere, irripetibile, relazione di database 1 a 1 (per lui, more like: 1 a n) così come lo intendeva il resto del mondo, gli stava un po' stretto. Quel San Valentino avrebbe fatto ciò che faceva (quasi) tutte le sere: lavorare e poi provare nuovi mix insieme ad Ellis, per capire cosa proporre nel loro catalogo e quali accoppiamenti, invece, scartare assolutamente. Quindi si, l'idea era di iniziare a fumare sabato notte e continuare per tutto il giorno seguente, been there done that. (gioventù bruciata, dategli qualcosa da fare, uno scopo nella vita, oh my) Aveva proposto alla sua nuova coinquilina di unirsi perché era educato duh, ma a Castelobruxo, evidentemente, amavano troppo le piante per poter sopravvivere all'idea di dargli fuoco e fumarle (#wat) o semplicemente era lei a non approvare certi comportamenti del pasticcere (eh, molto probabile).
    «El, c'è una lettera per te» che era stranamente simile a quella che aveva ricevuto anche lui poche ore prima, ma lungi da lui farsi domande? Era assai possibile che Il Ghirigoro avesse finito le buste color panna o avesse appositamente messo in commercio solo le lilla per quella stupida festa, chi era lui per porsi quesiti in merito? Tra l'altro, la sua lettera, lui, non l'aveva ancora neppure aperta. Ma davvero, l'indifferenza non aveva nulla a che fare col fatto che fosse strafatto di bamba, tra l'altro, oh no. Però era comunque abbastanza lucido da poter istruire, ancora e sempre, la sua migliore amica riguardo cOsE, tipo «la miscela utilizzata come colla per le buste una volta veniva usata per... awanasghena» Uno sbiasichio insensato, qualunque cosa avesse voluto dire ad Ellis era andata persa nell'iperuranio quando, all'improvviso, aveva vinto la cecagna e Wren era crollato. «uuuhh IL DIAVOLO!» Nella sua mente ancora semi addormentata, quella frase aveva un solo significato: Valerie li aveva beccati nella Sala Verde a fumarsi anche le piante nei sotto vasi (semicit.). Oh, oh, i #wrellis erano nei guai.
    Scattò a sedere, davvero una pessima scelta di vita perché in un secondo i dintorni presero a vorticare velocemente e un senso di nausea si impadronì del suo corpo. Si riaccucciò quindi sul pavimento, desiderando di avere una coperta addosso perché damn it, fa freddo nella Sala Verde perché fa freddo nella Sala Verde mamma non ha pagato le bollette cosa succede ma questa non è Aconitea cosa stracazzo mi sono fumato questa volta oh boi.
    C'era un tizio in piedi poco distante da lui, che leggeva qualcosa e... sorrideva? Chi era? Uno del posto? Che poi... che posto era? Ad un primo sguardo – confuso – sembrava un mix tra il setting di Io sono leggenda e il mondo durante la quarantena per crownvirus, so... not good.
    Magari era all'inferno e quello era il diavolo – well.
    Tra l'altro sì, Wren non aveva alcun dubbio che sarebbe finito a piani bassi, una volta dipartito da questo mondo. Ma non credeva di essere ?? morto ?? Non ancora, comunque. Sì alzò in piedi – più lentamente di prima, non voleva rimettere sulle scarpe del Diavolo, sia mai – e lo raggiunse. «Bella*» *tipico saluto ingleseTM, «sei del posto? Cosa leggi? UH i tarocchi, figo! Mia mamma legge tarocchi.» Uno sguardo veloce alla carta, poi al tipo, poi di nuovo alla carta e poi «WOAH, sei davvero il Diavolo?» weeeell pt II.
    «"trova o crea un riparo"» lesse su uno degli altri fogli, «un riparo... da cosa?» Aveva senso chiedere a lui, no, se era il Boss di quel posto. Tanto era solo un sogno – o l'effetto allucinante dell'erba che si era fumato la sera prima. Sera, poi. Poteva benissimo esser passata solo mezz'ora da quel momento; magari quella era la sua forma astrale che viveva avventure in scenari post-apocalittici mentre il suo corpo si rilassava sciallamente nell Sala Verde. WHY NOT
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    *io e te, socc, meglio specificare, va


    Edited by #wth - 15/2/2021, 16:02
     
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    non era ancora la domenica di Pasqua, ma il cadavere si mise comunque a sedere senza preavviso, scattando con un po' troppa velocità per i gusti di Eddie. apprezzava quei vecchi film sugli zombie, il moonarie, dove i suddetti non-morti si muovevano a velocità ridotta con le braccia penzoloni e la bocca aperta piena di denti, sbavando e ciondolando in botta come la banda di fattoni che erano; in World War Z, per esempio, correvano addirittura! roba da pazzi, adatta solo a chi di gente resuscitata non sapeva assolutamente nulla «fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto e il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture» si sfiorò la fronte con la carta dei tarocchi trovata inchiodata nel terreno (alla faccia del simbolismo), prima di soffiare un bacio al cielo plumbeo dalla punta delle dita «devi muoverti più lentamente però, altrimenti non sei un vero gesù zombie credibile» con una stretta di spalle tornò ad osservare i foglietti raccolti insieme al Diavolo, gigglando improvvisamente come una ragazzina «tartarughe marine» così, senza un vero contesto.
    «Bella*» che intenditore «aw, grazie» con uno studiato movimento di spalle Eddie fece scendere la giacca a vento fino a metà schiena mostrando languido la sua tutina pigiamosa di hello kitty ─ nonna sono io, Anastasia ─: tutto sommato si era ritrovato con un bel figliolo, e quello già gli faceva i complimenti! mica come quel dick di dick. «sei del posto? Cosa leggi? UH i tarocchi, figo! Mia mamma legge tarocchi.» si però nemmeno un apprezzamento sul suo abbgliamento, che comportazione era quella «nato e cresciuto. ho sempre apprezzato l'aroma di bruciato mista a zolfo e questa allegra desolazione» annui, mostrando poi al ragazzo la carta dei tarocchi e piazzandogli tra le dita anche i foglietti «WOAH, sei davvero il Diavolo?» che tenerezza.
    quando gli sorrise Eddie lo fece con sincero divertimento, nonostante poco si adattasse alla loro situazione ─ non che le reazioni del Moonarie fossero mai state paragonabili a quelle di una persona normale. gli mancava qualcosa, nel cuore ma soprattutto nel cervello, una capacità innata e istintiva di discernere ciò che era bene da ciò che invece poteva considerarsi male, sbagliato, ingiusto; viveva nel suo mondo capovolto, il serpeverde, dove trovarsi catapultato in quella disperazione colma di abbandono e solitudine rappresentava l'occasione perfetta per cuccare. «puoi chiamarmi Eddie, saltiamo i convenevoli» sventoló entrambe le mani a mezzaria, prima di infilarle nelle tasche del giaccone ─ toh, un accendino.
    «"trova o crea un riparo". un riparo... da cosa?» una sola, semplice domanda e così tante risposte da dare: bellino era bellino, il suo gesu personale, ma forse un tantinello poco sveglio «di solito nei film questo è il momento in cui arrivano gli zombie in cerca di cervelli da mangiare.. e i protagonisti capiscono di amarsi e pomiciano» andava sempre a finire così, garantito «che per caso te nel test hai messo che essere chiusi in ascensore è una buona scusa per limonare?» (no Eddie)(non puoi infrangere la quarta parete basta) ah no? «*in un ipotetico test, voglio dire» intrecciando le mani dietro la schiena come un vecchio al cantiere indicò a Wren una delle palazzine ancora in piedi poco lontano da loro, con un cenno del capo «procediamo?» ─ non era ancora troppo vecchio per certe cose, dopotutto (magari per paccare con un 23enne si ma lasciatelo sognare)
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    Edited by send nudes . - 16/2/2021, 17:41
     
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    «...» non sapeva bene cosa stesse succedendo, il giovane Hastings, ma era pronto: «“Di tre cose ero del tutto certa. Primo, Edward era un vampiro. Secondo, una parte di lui, chissà quale e quanto importante, aveva sete del mio sangue. Terzo, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lui.”»
    Ah, no? Non si stavano sfidando in una gara all'ultima citazione? Ma pensa. In che senso non era una quote diretta da qualche romanzo di fantascienza, quella del tipo appena incontrato? Assurdo. Wren non aveva mai messo piede all'interno di una chiesa poiché da bambino Valeria lo aveva convinto che avrebbero entrambi preso fuoco varcando la soglia di quegli edifici, e lui ci aveva creduto perché duh? Quello che diceva sua mamma era sempre corretto, no? (No.) Le uniche chiese che aveva mai visitato erano quelle sconsacrate, diroccate, abbandonate; visitate giusto per curiosità, per capire come fossero organizzati quei luoghi per lui alieni. Figurarsi, dunque, se riusciva a cogliere quel genere di riferimenti al primo colpo.
    Una sfida di citazioni, però, poteva sostenerla: aveva (un sacco di tempo libero e) una vasta cultura letteraria e cinematografica, il geocineta, non era uno sprovveduto qualsiasi. E solo contenuti di alta qualità per lui: Twilight, Cinquanta sfumature, Bridgerton, After, e via dicendo.
    Ma, mentre Wren era impegnato a riorganizzare mentalmente il proprio profilo TVShowTime but make it wizard edition, l'uomo era andato avanti con la conversazione – a senso unico – e ora osservava lo special in attesa magari di una risposta, con un sorriso che avrebbe (giustamente) fatto venire i brividi ai più, ma non a lui. Dopo un primo momento di confusione - «chissà come siamo arrivati a questo punto nel tempo e nello spazio ma okay» – anche Wren concesse un ampio sorriso all'uomo, sperando che dalla sua espressione stralunata non trasparisse il fatto che non aveva assolutamente idea di cosa stesse succedendo. Aveva già dimenticato di aver posto quella serie di domande a raffica, e la pronta risposta dell'uomo aveva rimbalzato direttamente contro il muro di gomma causato dalla fattanza – o quella che Wren aveva reputato tale, possibile che fosse invece solo la sua... beh, come dire, incapacità di concentrarsi per più di 0,001 secondi su qualcosa. La tecnica del sorridi e annuisci, ad ogni modo, sembrava funzionare sempre ed era il go-to ogni qual volta Wren si trovava senza nulla da dire. Un bel sorriso ampio, dunque, per poi tornare finalmente sulla terra – e nella conversazione – nel rendersi conto che le sue dita si erano strette, in un riflesso automatico, attorno a dei pezzetti di carta. Ancora confuso su come fossero arrivati lì – loro, eh, ma anche i foglietti tra le sue mani -, Wren posò lo sguardo nuovamente sull'uomo e ammiccò a quel «saltiamo i convenevoli»: stava pensando quello a cui stava pensando lui? Forse sì, ma c'erano questioni più pressanti al momento. Tipo «eddie» il nome scivolò dolce sulla lingua del geocineta, che lo ripeté altre due volte prima di illuminarsi ed esclamare: «E. D.» e ddi, «El Diablo!» batté forte le mani una volta, perfetta imitazione di Holt nello sticker che avete tutti presente, dai. «Non fa una piega.»
    Ah, e: «io sono Wren.» Ci stavamo quasi dimenticando.

    «di solito questo è il momento in cui pomiciano»
    Ecco, in sostanza, quello che aveva captato Wren dell'intera frase. Non aveva senso chiedere chi, d'altronde lì c'erano solo loro due: el diablo e zombie jesus, what a team. Stava dunque per rispondere «okay», senza fare una piega o controbattere perché, esperienza astrale o meno, era sempre un buon momento per “trombare, bombare, scopare”, scegliete il termine che preferite (cit. circa) ma rimase con la bocca dischiusa e lo sguardo confuso (ancora? Sempre) (una prerogativa dei miei personaggi, a quanto pare) dalla successiva domanda. «Non ricordo*?» *di aver mai fatto alcun test, se non quelli del Cioè magico che ogni tanto comprava per i regalini, ma non era quello il genere di domande che di solito ponevano, ecco. E poi vabbe, io non ricordo sul serio, quindi onesto. «*in un ipotetico test, voglio dire» Ah okay, quindi non un test vero? Sbatté le lunghe ciglia un paio di volte, decidendo poi che non aveva senso continuare su quella strada, si sarebbe perso ancora di più. Forse era meglio lasciar perdere e «procediamo?» procedere, appunto. Wow, E.D. Riusciva a leggergli nel pensiero, stupendo. Chissà se era una caratteristica da Boss del Piano di Sotto, o se era uno special anche lui. Quel pensiero, nella sua confusione, fece tornare comunque in mente all'Hastings una cosa, perciò, dopo aver annuito e mosso qualche passo in direzione di uno degli edifici martoriati – se in cerca di riparo o di altro non era ancora dato saperlo – chiese ad E.D. «a costo di sembrare un po' tonto» beh, un po' più tonto, a dire il vero, «ma dove siamo?» Non aveva ancora capito quale opzione fosse vera tra a)era un sogno, b)era morto, c)era fatto. Onestamente, Wren propendeva per la scapolottina numero tre ma voleva averne la certezza; le ipotesi che fosse a)sveglio, b)vivo, c)sobrio non lo avevano neppure sfiorato minimamente. Sperava dunque che E.D., in quanto frutto della sua immaginazione o ospite incaricato di fargli da cicerone nell'aldilà, avesse delle risposte. «Immagino quella» indicò con il mento la carta dei tarocchi, «sia tipo... il tuo biglietto da visita? Carino, di solito ne ho uno anche io dietro ma -» palpatina di circostanza sulle proprie chiappe alla ricerca del portafogli o del cellulare, ma riuscì a trovare solo una crema per le mani. Abbastanza inutile, in quelle circostanze, ma si fa quel che si può
    Moving on.
    «Dicevo. Carino, molto ben fatto, avete una copisteria da queste parti?» Ogni occasione era buona per pensare a come migliorare il proprio brand, Ellis sarebbe stata felice del suo essere così proattivo! Ma, visto che aveva anche delle domande serie da dover fare – incredibile, lo so – aggiunse: «...che centrano le tartarughe marine?» Qualcosa aveva captato, dai, non ci credeva nemmeno lui. «C'è una riserva da queste parti? E che ci devo fare con questi?» Sventolò i foglietti in faccia ad E.D., tornando poi a leggere i loro contenuti. «Ah... vuoi adottare una tartaruga? Con me? AW.» Era tipo uno di quei bigliettini “ti vuoi mettere con me forse sì”? Passando al secondo. «Oh, E.D., così su due piedi non saprei. Lascia che ci pensi un attimo...» perché pregi quanti ne vuoi, difetti anche, ma in rima? Pandi needs time. «Se è un modo per conoscermi meglio basta dirlo.» winkwink...? Ma sì, perché no.
    E nel frattempo, bellissima la passeggiata romantica tra i detriti e l'alezzo di morte e bruciacchiato rende davvero molto speciale l'atmosfera ma «stiamo ancora cercando riparo?»
    Era genuinamente confuso, non aveva capito il gioco.
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    Sanguine personality type is described primarily as being highly talkative, enthusiastic, active, and social. tend to be more extroverted and enjoy being part of a crowd; they find that being social, outgoing, and charismatic is easy to accomplish. Individuals with this personality have a hard time doing nothing and engage in more risk seeking behavior.
    Magari era una cosa alla Bella Addormentata Nel Bosco? Aggrottò le sopracciglia, un braccio ancora avvolto alle spalle del Corpo TM. Lo girò supina, l’indice a pungolare la guancia morbida. Non ci poniamo domande sul fatto se potesse conoscere o meno l’individuo: c’era un’alta percentuale di probabilità che la risposta fosse , considerando che la Diesel – perlomeno sulla carta – conoscesse chiunque, ma c’era anche da tenere in considerazione la percentuale per cui potesse essere no.
    Ed il 90% di possibilità che anche rientrando fra la percentuale vincente, non sapesse chi fosse. Non possedeva una memoria fotografica, e l’attenzione che rivolgeva all’universo era sempre discutibile - un modo carino e diplomatico per dire che fosse pressochè assente, e che Vin non ci avesse neanche mai provato.
    Tutto ciò per dire che non avrebbe dovuto stupire nessuno vedere l’empatica chinarsi per baciare il Corpo TM nel vano tentativo di risvegliarlo: l’avrebbe fatto in qualunque casistica. Trattenne il fiato due secondi – tre, cinque – ed il sorriso ottimista scivolò dalla bocca della bionda solo sul limitare del minuto, quando l’ossigeno iniziava a scarseggiare ed il Corpo non diede alcun accenno di voler essere strappato dal mondo onirico. Si sentì marginalmente offesa con l’universo quando il suo piano non funzionò. Marginalmente, certo, perché raramente Vin lasciava che qualcosa rimanesse incastrato nella sua ragnatela di zucchero filato: troppo impegnativo, troppo superfluo. Si sedette più comodamente e si guardò attorno, soffermando lo sguardo sui biglietti precedentemente ignorati. Prese quello con il proprio nome (!!! conoscevano il suo nome, quindi era proprio!! destino!!) e ...diciamocelo, un po’ rimase delusa: visto che si può potenzialmente morire da un momento all'altro, registra una confessione d'amore per la tua crush/partner/quel-che-sia.
    Lo lesse un paio di volte, giusto per assicurarsi che lo stesse facendo correttamente e non inventandosi le parole come suo solito, ma no – le parole non cambiavano. Ma sapevano con chi avevano a che fare? Ad un essere umano bastava esistere perché, potenzialmente, diventasse una crush/partner/quel-che-sia di Melvin – ed era lunatica, e distratta, e Melvin Diesel. Forse doveva stupire Greta Thunberg con una dedica amorosa all’universo?? FIKO. La parte in cui poteva potenzialmente morire non la turbava quanto avrebbe dovuto: era certa che non sarebbe morta, non quel giorno. Forse mai. L’altro biglietto (no, non quello con l’Altro Nome – sarebbe stato come leggere il diario segreto di qualcun altro!! IL CONSENSO ERA IMPORTANTE!!) invece aveva una Missione TM più concreta, seppur altrettanto insensata allo sguardo giada dell’empatica: cercate quante più armi possibili.
    «se ci invita a cercare armi, significa che non ci siamo solo noi» riflettè ad alta voce, il capo piegato su una spalla. Beh? Veniva giudicata stupida perché felice, perché sbadata, perché le sue priorità erano troppo diverse da quelle degli altri, ma Vin non era mai stata stupida. Semplicemente, nessuno le aveva mai fatto le domande giuste. «oppure dobbiamo ucciderci a vicenda. Au romeo e giulietta?» Arricciò il naso, un’occhiata bieca alla Figura. Melvin si oltraggiava sempre alla menzione dell’opera, e quella volta non fece eccezione. «stupidi romeo e giulietta» non l’avrebbe mai superato.
    Cmq. Si intascò la carta dei tarocchi, e «OK VADO A VEDERE SE TROVO QUALCOSA SE è DESTINO CI RITROVEREMO» diede un bacio sulla guancia ad Aurora, raccogliendo sassolini per scrivere a terra “HOGWARTS” con una freccia ed un kwore. Poteva non essere Dora l’Esploratrice, ma aveva un ottimo senso dell’orientamento, e sapeva fossero ad High Street – o quello che ne era rimasto. La scuola era, almeno idealmente, il luogo più sicuro del mondo (-cit) (haha.) e se qualcosa era resistito ad un apocalisse, doveva trattarsi di Hoggy: quale miglior luogo dove trovare delle armi? In caso non ci fosse stato nulla, avrebbe cercato il Bunker Segreto Di Jamie Hamilton.
    Insomma. Era fiduciosa.
    Nel tragitto verso la skuola (i passaggi segreti erano integri? Fingeremo di sì perché i dont know shit della geografia babbana, figurarsi quella magica.) canticchiò, mai affacciandosi oltre i locali per cercare anime vive: se ci fosse stato qualcuno (tipo tutti XD lol) era cErTa che il Fato l’avrebbe messo sulla sua strada. Ebbene sì, era così che viveva da diciotto anni a quella parte, lasciando che fosse il flusso a indicarle la via.
    Un flusso che si concluse nel prato di Hogwarts. Spostò il lecca lecca da una parte all’altra della bocca, un braccio in vita e l’altro con il gomito sulla mano opposta. Chinò il capo sul proprio outfit - una maglia, ed era già tanto dormisse con quella; era bianca, con una scritta che occupava interamente la parte frontale, i’m a king, i rule this fucking kingd♥m , che aveva regalato e rubato a Jason Maddox perché la faceva ridere e pensare a lui – e sorrise nostalgica scuotendo il capo. «oh daddy-jazzy give me strenght»
    jason maddox, da qualche parte nel Mondo Vero: no.
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    trauma?
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    «“Di tre cose ero del tutto certa. Primo, Edward era un vampiro. Secondo, una parte di lui, chissà quale e quanto importante, aveva sete del mio sangue. Terzo, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lui.”»
    Edward Moonarie, che conosceva Twilight a memoria e non perdeva mai l'occasione per ricordare a Dick quanto somigliasse al protagonista super depresso, s'illuminó d'immenso: spettacolo orribile ed inquietante; non solo grazie (o per colpa) della fine citazione, ma anche perché con una sola frase Wren aveva azzeccato tre verità fondamentali, quasi che la vera essenza del mangiamorte vi fosse racchiusa «mi conosci già così bene» erano proprio meant to be! dopotutto bastava chiudere a (Barbie, Richard) chiunque, per avere una conferma: sì, Eddie era un vampiro, un parassita della società capace di prosciugare il prossimo di ogni goccia di sangue e di vita e , non innamorarsi di lui era impossibile ─ soprattutto perché lui non lo permetteva.
    trovava sempre il modo per insinuarsi nella vita degli altri, mellifluo e subdolo come un coronavirus qualsiasi, e non è forse questo il principio fondante dell'amore?
    «eddie» il trentatreenne annuí, dando al compagno di disavventura il tempo che l'altro sembra aver bisogno per elaborare quell'informazione, poi «E. D.» «telefono casa» così eh, per dire «El Diablo! Non fa una piega.» esisteva la concreta possibilità che il geocineta fosse strafatto, ma ad un primo appuntamento così galante Edward non ci teneva a farglielo notare, o a chiedere spiegazioni in merito; era un gentiluomo, il Moonarie, vero signore d'altri tempi. «io sono Wren.» e qui le labbra del Serpeverde si piegarono leggermente verso il basso, le mani ficcate sotto le ascelle come farebbe un bambino cui hanno appena impedito di andare al parco ─ con il pigiamino di hello kitty, poi, l'effetto era davvero realistico «volevo chiamarti Ciccio» una questione molto importante per il Moonarie, quella dei soprannomi: davano un'idea di appartenenza, solitamente a vita, di condanna perenne al suo personale girone dell'Inferno. una volta che ti beccavi il soprannome, eri finito «si, credo proprio che ti chiamerò Ciccio. dopo tutto, pensaci:» e gli si mise di fronte, entrambe le mani ad afferrare wren per le spalle palpeggiando un po i muscoli del ragazzo «wreddie come nome ship non suona proprio benissimo.. un po meccanico, no? difficile da pronunciare con la evve moscia» hashtag: Edward per il sociale «molto meglio cicceddi»
    poetic name.
    non era sicuro che l'hastings avrebbe apprezzato appieno il suo sforzo per trovare loro un nome ship piacevole al suono e capace di evocare immagini spiritualmente elevate (rob pensa a qualche dolcetto fritto siciliano, senza un vero motivo), sembrava troppo confuso dalla vita ─ ah! questi giovani mai pronti ad un'eventuale apocalisse! «Immagino quella sia tipo... il tuo biglietto da visita? Carino, di solito ne ho uno anche io dietro ma -» si era infilato la carta dei tarocchi nella tasca della giacca, Eddie, ma non aveva bisogno di tenerla in mano per capire; a meno che con biglietto da visita wren non si stesse riferendo al pigiama rosa con hello kitty, cosa assolutamente possibile: sia Satana che Kitty rappresentavano Edward Moonarie alla perfezione, due facce malate della stessa medaglia «ne ho uno fatto ancora meglio qui dentro» rispose, accennando un sorriso morbido, con tanto di fossetta. difficile dire se si stesse riferendo al proprio ciondolino o al biglietto da visita con il logo del BDE che effettivamente teneva gelosamente conservato in una tasca interna della tutina.
    probabilmente entrambe le cose, sempre a disposizione.
    al «...che centrano le tartarughe marine?» Eddie si strinse nelle spalle, massaggiando la barba rossiccia che gli spuntava rada sulle guance, le palpebre leggermente socchiuse «sarebbe la mia tartaruga in realtà, non mi piace condividere... ma potresti venire ogni tanto a trovarla e darle da mangiare. sarà la nostra collezione di farfalle» spostò l'attenzione sulla torre fatiscente che un tempo (o forse solamente in un'altra dimensione) aveva accolto l'aula di astronomia, facendo cenno a wren di proseguire la loro passeggiatina all'interno; tanto cosa vuoi che succeda, al massimo crolla tutto. rimaneva solo da attraversare il cortile brullo e abbandonato, circumnavigando qualche maceria qua e là «Se è un modo per conoscermi meglio basta dirlo.» ecco, vedete? era così carino e naive, con il suo wink wink garbato perfetto per far arrossire i/le verginelli/e, quelle frasi d'acchiappo semplici che non dovevi mai faticare troppo a leggere: nessun messaggio subliminale, ma con tenerezza. Edward non era mai passato per quella fase, nemmeno quando aveva quattordici anni e dalle labbra spuntavano denti aguzzi al posto di un sorriso «cavolo ciccio, mi hai scoperto»
    mani avanti, in segno di resa ─ quant'era falzo, il Moonarie.
    «vieni qui, suggelliamo l'unione dei #cicceddie» se con una mossa fulminea gli passò le braccia intorno alla vita spingendo il geocineta ad inarcare la schiena all'indietro? si. gli stava forse facendo fare un casquè? ovvio. e probabilmente gli avrebbe anche rifilato un bel limone, che tanto maggiorenne era maggiorenne, se non fosse stato per la figurina bionda in T-shirt oversize apparsa magicamente all'ingresso del cortile, poco lontano da loro: se Eddie avesse avuto qualche anno di meno, diciamo una quindicina, lei sarebbe stata senz'altro il suo tipo ─ avevano dato anche le stesse risposte al test, dai! «TORETTO!» capito, no? Vin, Diesel / Dominic Toretto, Melvin / Toretto tutto vi devo spiegare! come il doppiatore di Groot, anche l'empatica viveva la sua vita un quarto di miglio alla volta, one bed at time, e il serpeverde la comprendeva ad un livello così intimo e personale da considerarla quasi una figlia; tanto a quel punto, una più una meno.. per l'entusiasmo smolló wren lasciandolo cadere sul prato bruciato e incolto, ma non prima di avergli premuto le labbra sottili sulla fronte ─ IL LIMONE UN'ALTRA VOLTA NON HA TEMPO ORA DEVE ANDARE A PRENDERE LIL VIN!

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    call me
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    Che il ragazzo non ci stesse capendo nulla era ormai assodato e superfluo da ripetere, e poi glielo si leggeva chiaramente nell'espressione dubbiosa che di quel paesaggio onirico, Wren aveva colto si e no due cose – o forse mezza, meh.
    Una parte di sé ancora si aspettava di sentir suonare la sveglia da un momento all'altro, o di registrare, nel dormiveglia, la presenza di Ellis sdraiata accanto a lui come spesso era successo in precedenza, o ancora, la voce di mamma Vals che lo buttava giù dal letto con la solita calma e pacatezza che (non) la contraddistinguevano.
    E invece no.
    Non c'era il trillo fastidioso della sveglia, non c'era Ellis, e l'unica altra voce in mezzo a tutto quel silenzio, apparteneva ad ED, particolare compagnia in quell'altrettanto particolare setting; come ci fosse finito lì il geocineta, rimaneva un mistero, ma quantomeno i contorni frastagliati e diroccati che lo circondavano assumevano sempre più fattezze familiari, al punto che Wren iniziò a riconoscere le mura di Hogwarts, dilaniata e chiaramente inagibile, ma pur sempre la cara vecchia scuola di magia.
    Che fosse un sogno, un universo alternativo, la cruda realtà dei fatti: Hogwarts rimaneva sempre in piedi. Beh, dai, più o meno.
    Scansò una ciocca castana da davanti agli occhi, cercando di mettere a fuoco quel che restava del profilo del castello, anche per tentare, seppur vagamente, di capirci qualcosa ma niente, dare un senso al tutto era veramente troppo per lui, che dal canto suo si accontentava di esser trascinato dalle circostanze dei fatti; lui che viveva alla giornata e, ancora peggio, al momento e non pianificava mai; lui non credeva nel destino, ma nella casualità. Era fermamente convinto che pianificare non portasse da nessuna parte perché ad ogni azione era già predestinata una reazione, una conseguenza, e lui era disposto ad accettarle così come venivano.
    Si era perso ancora una volta nei suoi pensieri, oh man.
    Alzò lo sguardo confuso sull'uomo, studiandolo in silenzio per qualche istante, mentre la sua mente riordinava pezzi di una conversazione ascoltata solo a metà, poi arricciò il naso un'espressione imbronciata che si sposava a meraviglia con quella assunta da Eddie. «Oh, andiamo bro, ma che cavolo.» Perché per quanto l'idea dei dolcetti siculi evocati dal nome stuzzicasse (l'appetito di socc) le fantasie culinarie di Wren Il Miglior Pasticcere di Londra (#stacceArci), non poteva non pensare che «non c'hai nemmeno provato sul serio!!» Si aspettava decisamente di più da uno come lui, truth be told. «Ciccio? Davvero? È il meglio che sai fare?» Lasciò sporgere appena il labbro inferiore, misera imitazione di un bimbo ferito nel profondo.
    Niente da fare, tra lui col broncio ed Eddie con la tutina di Hello Kitty, erano davvero uno spettacolo raro. A match made in hell. Inevitabile.
    Così come inevitabile fu anche il «me lo fai vedere?» in risposta alle parole fraintendibili di ED; neppure il ventitrenne fece molto per specificare cosa volesse vedere, all'altro uomo la scelta.
    Il sorrisetto già disegnato sulle labbra carnose, si allargò ulteriormente pochi secondi dopo: era tutto molto emozionante e quei giochini lo divertivano un sakko ma !! quanto altro volevano andare avanti prima di passare ai fatti? Se Eddie ci stava, ci stava pure Wren, why not!
    Il luogo non era forse dei migliori e di certo non era tra i più romantici o comodi, ma si era ritrovato in situazioni peggiori e, dopotutto, Wren era uno in grado di sapersi accontentare.
    Se ne stava in piedi e in precario equilibrio su un pezzo di muro crollato, l'Hastings, poco interessato a trovare davvero un riparo come suggerito da Qualcuno – forse lo stesso qualcuno che li aveva catapultati fin lì, ammesso e non concesso che non fosse davvero un sogno, perché c'è da dirlo, la possibilità c'era (semi cit.).
    Riparo da cosa, infondo, non era ancora dato saperlo; non c'erano pericoli in vista (Eddie escluso ma Wren non lo considerava ancora come tale) quindi secondo la sua filosofia basata sul risparmio energetico, non aveva senso cercare o sforzarsi per creare qualcosa di cui non avevano (ancora) bisogno. Ci avrebbero pensato al momento opportuno.
    Saltò su un altro masso, le braccia allargate per rimanere in equilibrio, e poi su un altro ancora, scandendo ogni zompetto con un «the. floor. is. lava.» just because. Aveva vagamente capito che l'intento del compagno era quello di arrivare alla torre - o quel che ne rimaneva - ma Wren era più impegnato a (non finire nella lava) analizzare i messaggi contenuti nei bigliettini... E a rendere ED partecipe dei suoi svarioni mentali; ao, con qualcuno doveva pur parlare, no?
    Due giochi che dovette però mettere in pausa all'improvviso, seppur con un sospirato «finalmente!!» mentale indirizzato al cielo: finalmente avevano finito co i preliminari, era ora #wat Era pronto, già si pregustava ciò che avrebbe raccontato ad Ellis una volta ricongiuntosi con l'amica, e onestamente? Altro che le fanfiction scrausissime che trovava su wat?pad ogni tanto! Cioè, volete mettere??? Una love story in setting post apocalittico, tra due attraentissimi giovani (well, uno più giovane dell'altro – unless l'altro diventava un brufoloso adolenscente demoniaco ma it's way to much unpack per ora) in balia della fine del mondo che devono salvarsi le chiappe a vicenda? EULA. Roba che Thomas e Theresa spostateve proprio.
    Wren was so ready.
    «TORETTO!» E okay, d'accordo, Wren era il primo a chiamare chiunque /bro/ perché non ricordava mai mezzo nome ma... «ti sei dimenticato? di già? bro, no è -» eppure si erano appena (appena!!) conosciuti. Bummer.
    Il lamento di Wren, comunque, durò poco perché le priorità del geocineta cambiarono rapidamente quando l'uomo lo lasciò andare senza troppi complimenti. Eu, ma che modi.
    Gettò istintivamente la mano per parare la caduta, invocando anche qualche cuscinetto fatto di fili d'erba e radici, giusto per non cadere sul ruvido, ma fu inutile. «this is hell» ma che gioco era, dov'erano finiti, perché le sue amiche piante non lo avevano afferrato come Swayze fa con Baby alla fine del film, perché Eddie ci aveva ripensato, chi era Toretto, e soprattutto «BEAUTIFUL!!»
    Era decisamente un sogno/sballo da 100 e lode quello, se era apparsa pure Vin!! Wren raramente faceva brutti sogni - o si immaginava in scenari tristi e desolati come quello quindi avrebbe dovuto saperlo dal principio che prima o poi le cose sarebbero migliorate. «Biondina!» È un signore quindi non commenterà il suo essere praticamente gnuda, ma una bella spizzata gliela da #cos «Anche tu qui*» *qui, poi... chissà dove erano.
    Abbandonato il manto erboso e il detrito su cui si era adagiato in una superba imitazione di Paolina Bonaparte, il giovane seguì ED e raggiunse rapido Melvin. Che non fosse lì per lui a Wren non importava un fico secco: era lì, stop, punto e basta, il Caso aveva voluto così.
    «EDEN!»
    Così, fuori contesto e assolutamente senza una ragione, sopraggiunse improvviso e impossibile da frenare. «Eden. Pensaci. E' perfetto.» Non era cicceddi, ma era comunque onesto. Sempre con sottotono religioso, lui era il diavolo e Wren era letteralmente l'uomo che sussurra alle piante. «...noh eh?» urca, pubblico difficilissimo parte due. BARNEY AVREBBE SICURAMENTE APPREZZATO!! Portò lo sguardo nocciola sulla figura di Vin, certo di trovare in lei supporto morale. «Non ti sembra che suoni benissimo? Eden? Sì stiamo scegliendo il nostro shipname *shruggie* Prof Dickie, si fa per scherzare oPPiamente.
    Il secondo dopo aveva già lasciato cadere l'argomento, gettando le braccia intorno al collo di entrambi. «Sta diventando una festa!» #no, ma okay. «Vin, vieni a cercare riparo con noi? Io non ho ancora capito come si gioca (a) lol» Apri la bocca e dagli fiato, una guida by WTH. «Lo sai che ED vuole adottare una tartaruga marina con me?» Una mano alzata a mo' di shush, due dita a premere leggermente sulle labbra dell'uomo per evitare che potesse correggerlo – but please, don't bite them off. Il tutto senza staccare lo sguardo dalla special appena arrivata. «Tu cosa combini? Da dove vieni? Con chi eri? Che devi fare?» E tante altre domande sparate a raffica che non starò qui a scrivere e che Eddie e Vin potranno tranquillamente ignorare.
    Wren out.
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