[oblinder] vi. the lovers

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    Magari la lettera, quella che ti è arrivata anonima la sera prima, non l'hai neanche aperta. Forse neanche vista, se non intenzionalmente ignorata. Oppure l'hai vista, ed hai pensato fosse lo scherzo di un amico, di uno sconosciuto annoiato, del vicino di casa a cui hai accidentalmente dato fuoco alle rose del giardino - insomma.
    Potresti non averci dato peso. O l'hai fatto, ed hai passato gran parte della notte a chiedere aiuti e suggerimenti alle persone di cui ti fidi, a cercare su internet, a rigirarti nel letto provando a dormire (o peggio, o meglio: a non, dormire).
    Insomma. Non importa la considerazione che tu abbia avuto della pesante busta lilla, e non importa quante precauzioni o meno tu abbia preso in merito.
    Vai a dormire nel letto della tua camera, sotto le tue coperte, circondato da un mondo che conosci ed odi ed ami a seconda dei giorni.
    Il dove apri gli occhi il giorno seguente, però, è un mistero.

    Dev'essere stato l'odore, a svegliarti. Un olezzo tutt'altro che piacevole, un misto di bruciato e polvere che ti fa arricciare il naso. Ti massaggi le palpebre abbassate, rannicchiandoti su te stesso quando senti l'aria farsi pungente...qualcuno ha aperto una finestra?
    Socchiudi le palpebre: no, decisamente nessuno ha aperto una finestra.
    Nulla di quello che vedi, è come lo ricordi.
    Le strade piene di macerie. I palazzi crollati per intero od a metà. Una luce bianca, innaturale, a illuminare il tutto come si trovasse in un limbo fra alba e tramonto perenne.
    E le persone. Le persone...non ci sono.
    Così come i rumori.
    Non riesci a sentire niente.
    Ha tutto l'aria di vecchio ed usurato, di consumato e spaccato - di morto.
    Non c'è nulla di vivo, da quelle parti, e l'idea che offre è che non vi sia nulla di vivente da molto tempo. Ti rendi conto di non essere solo, però: c'è qualcuno, con te. Forse sta dormendo; forse è morto. Probabilmente non è morto.
    Abbassi lo sguardo. Un chiodo tiene impigliato al suolo un pezzo di carta, e quella che sembra essere una carta dei tarocchi: the lovers. Sul foglio, ci sono solo sei parole - e mai avresti pensato che sei parole potessero pesare così tanto.
    Eppure lo fanno.
    Non è possibile leggere nei sogni.


    Ci sono altri tre foglietti, uno indirizzato ad entrambi, ed uno per ciascuno di voi.
    (insieme) cerca altri superstiti.

    (look@me) Raccontare un ricordo felice

    (pimple21) Ballare vicini vicini.

    Frugandovi nelle tasche, potete trovare una Smartphone (look@me ) e un bezoar (pimple21).
    Ah, quasi dimenticavo: la magia non funziona.


    tarocchi
     
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    Credi nel destino?
    No.
    Credi che esista qualcuno, nel mondo, in grado di aiutarti nel compito più difficile di tutti?
    No.
    Lo scopriamo insieme?
    Assolutamente no (cit).
    «Ma che–» si alzò di scatto, Elwyn Huxley, infastidito da quell’odore penetrante e dai raggi di sole che filtravano tra le imposte. Dettagli trascurabili, se il mercenario non fosse stato piuttosto certo di aver oscurato le finestre della sua camera da letto e di non aver organizzato alcuna cena, falò o rito satanico per giustificare quell’insolita puzza di bruciato. Si guardò attorno, dunque, constatando come la stanza si fosse trasformata in una via a lui sconosciuta e il suo comodo materasso nell’irregolare manto stradale; come la luce venisse emanata con una tonalità ed intensità tali da risultare irreale e l’olezzo non fosse che una naturale conseguenza della distruzione da cui era circondato; come non si percepisse alcun rumore o si intravedessero altre forme di vita – quello, nello specifico, non lo disturbava affatto.
    C’era solo caos.
    E un cadavere al suo fianco.
    Concluse, allora, che non poteva che trattarsi di uno dei suoi incubi, di quelle tormentate visioni che, da anni, affollavano la sua mente non appena chiudeva gli occhi. E sarebbe stato perfettamente plausibile. Innanzitutto perché, come ogni sogno che si rispetti, non ne ricordava l’inizio: non sapeva, cioè, in quale momento della notte avesse considerato saggio abbandonare la sua casa, per quale assurdo motivo avesse scelto di rannicchiarsi sull’asfalto e come diamine avesse fatto a non percepire i bombardamenti che avevano distrutto quel quartiere. In secondo luogo, l’ambientazione post-apocalittica rientrava tra le ricostruzioni che il suo subconscio si divertiva a proporre più spesso. Terzo, e non meno importante, c’era un morto – ruolo generalmente affidato a suo padre, ma poiché la salma non ricordava quella dell’odiato genitore, non sarebbe stato sorpreso se una delle persone che aveva rapito nel corso degli anni avesse deciso di fargli visita.
    Doveva trattarsi di un incubo, altrimenti sarebbe stato obbligato a credere che avesse a che fare con la lettera ricevuta la sera precedente – lettera che aveva aperto, ovviamente, preda di una curiosità spesso incapace di controllare, e che aveva gettato nel cestino dopo aver risposto con un perentorio no a tutte le domande poste al suo interno (nel silenzio della sua abitazione? Sì, l’agenzia di cuori solitari aveva occhi e orecchie ovunque). E credere che quei criminali fossero stati in grado di superare gli incantesimi a protezione delle sua casa, rapirlo e proiettarlo Merlino solo sa dove, gli risultava piuttosto difficile.
    Avrebbe potuto pensare agli effetti di droghe pesanti, ma l’Huxley aveva deciso da tempo di abbandonare quel vizio per concentrarsi esclusivamente sull’alcolismo. E se sposarsi con sconosciute, diventare padre di un figlio non suo, provare piacere nel leccare le mani altrui o farsi frustare con corde glitterate rientravano tra le conseguenze dell’aver bevuto un bicchiere – o una bottiglia – di troppo, quello andava ben oltre.
    Si sfregò gli occhi, si scrollò la polvere dai vestiti e diede un altro sguardo al presunto cadavere. Se fosse stato davvero un incubo, non avrebbe dovuto iniziare a tormentarlo facendogli rivivere le nefandezze compiute? O si trattava forse di qualcosa di più sottile e psicologico, una metafora del fatto che l’atteggiamento scontroso del mercenario, la sua discutibile moralità e le sue pessime scelte di vita lo avrebbero portato a distruggere ciò che di buono era rimasto nella sua esistenza, condannandolo a restare da solo per quel numero di anni che la sua dipendenza dal whisky gli avrebbe consentito ancora di vivere? Forse.
    Spostò le iridi chiare verso il basso, fino a notare una carta con un'inquietante coppia di scheletri avvinghiati tra loro e un testo, «Non è possibile leggere nei sogni», cui avrebbe volentieri obiettato se l’ipotesi del rapimento di San Valentino non si fosse prepotentemente imposta nella sua mente. Restava una domanda, dunque. Ok, più di una, ma tra queste: per quale motivo avevano deciso di accanirsi su di lui? Era diventato uno di quei casi impossibili da risolvere, una sfida per i proprietari dell’attività? Non sarebbe stato preferibile scegliere soggetti realmente interessati a quell’insulsa festività, o disperati pronti ad accettare qualsiasi accoppiamento, oppure, semplicemente, un individuo che non avrebbe dato loro la caccia il giorno successivo?
    Sbuffò e frugò nelle tasche, trovandoci soltanto la bacchetta e un bezoar, antidoto che portava con sé da quando una certa proprietaria del Lilum gli aveva fatto notare che avrebbe potuto essere avvelenato in qualsiasi momento – troppo tardi per non sembrare un idiota, ai suoi occhi, ma ancora in tempo per vivere un altro giorno della sua entusiasmante esistenza.
    E un altro Oblinder.
    Forse avrebbe dovuto buttare quella pietra.
    E portare da bere.
    «Ehi, tu.» arrivati a quel punto, non poteva ignorare il soggetto al suo fianco. Avrebbe voluto punzecchiarlo con un rametto, o lanciargli il bezoar, ma per il momento si limitò a richiamare la sua attenzione mantenendosi ad una distanza di sicurezza tale da poter fuggire se si fosse rivelato uno psicopatico. «Sveglia.» delicato come solo l’Huxley sapeva essere. «Non dare di matto, non siamo morti.» poteva dirlo con certezza? Assolutamente no, ma non aveva intenzione di traumatizzarlo come aveva fatto con Yunhee, l’anno precedente; anche perché, al posto di una lampada, lo sconosciuto avrebbe potuto afferrare oggetti ben più pesanti e scagliarli nella sua direzione. «Dobbiamo cercare gli altri – chi? Quanti? Non ne aveva idea. – per andarcene da qui.» o almeno così recitava l’ennesimo biglietto, insieme al fatto che avrebbe dovuto ballare con la sua dolce metà – indicazione che avrebbe momentaneamente ignorato.
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    to be disappointing.
    Hye-Su era in live su Instagram quella sera del 13 Febbraio.
    Era il tipo di influencer che interagiva ai commenti dei followers quindi era stata tutto il tempo a monitorare la chat di modo che potesse rispondere subito ai commenti più interessanti. Ovviamente non erano mancati i soliti commenti cafoni, tipo 'escici le t3tt3', o commenti da wtf, tipo 'd3vi morir3' o 'f^ccia da cul0', ma quelli erano all'ordine del giorno. Ci era abituata.
    Gli haters fanno da sempre parte del gioco ed anche se Hye-Su aveva fatto davvero molta fatica ad accettare la loro cattiveria gratuita, alla fine se n'era fatta una ragione. La popolarità non era sempre tutta rosa e fiori. Portava dei lati negativi anche non poco indifferenti. Però se si amava stare al centro dell'attenzione, bisognava accettare anche le t3st3 di cav0l0 (che scrivono praticamente così ogni singolo commento).
    Grazie alla sua autostima di ferro, però, i duri colpi inferti verso il suo aspetto fisico o le sue doti non facevano che scivolargli addosso. Sapeva benissimo che era lei ad avere ragione e non loro e questo bastava a farle vivere la vita in modo più tranquillo. E ci metteva davvero poco a bannarli. Ed anche a ribannarli di nuovo nel caso in cui fossero tornati con un altro account (gli haters sono persistenti e più ossessionati dei fan veri).
    Devono avere poco molto da fare nella vita (ed è un dato di fatto).
    Una citazione presa da Mr Queen -un drama coreano di cui era ossessionata al momento-, infatti, parlava proprio bene di questa tematica: Che cos'è un Fan Club? Persone che desiderano con tutto il cuore la felicità ed il successo di qualcuno. E un Anti Fan Club? Coloro che sono ancora più interessati a quella persona del fan club stesso. Un riassunto molto azzeccato.
    E poi c'erano anche dei lati positivi alla presenza degli haters: ogni loro visualizzazione erano soldi che le entravano in tasca ed anche un mezzo per renderla più popolare. Insomma, a perderci erano solo e soltanto loro stessi.
    Fatto sta che appunto la giovane donna era in live ormai da circa mezz'oretta, parlando di make-up e nuovi acquisti di marca. Era giunto il momento di terminare la live, così da prepararsi al giorno successivo: San Valentino.

    «Come al solito vi dico che sarei rimasta in live per poco tempo ed invece è passata quasi più mezz'ora. Grazie anche alle vostre domande interessanti alle quali non posso proprio fare a meno di rispondere. Vi prometto che tornerò in live molto presto! Intanto domani pubblicherò un video su Tiktok, un Reel qui su Instagram... Insieme a delle foto. E sul mio canale Youtube potrete trovare una mia cover completa di una canzone che so che vi piacerà tantissimo. Tutto a tema San Valentino, ovviamente. Spero che vi piacciano e che li inonderete di mi "piace"! Ed ora devo proprio andare... mi auguro che passerete un buon San Valentino insieme alle persone che più amate. BUONA NOTTE!»

    E salutando pensò bene di fare un piccolo spoiler, sollevando da terra (per poi lanciarli in aria) tanti petali di rosa finti che le erano serviti per il video per Tiktok che avrebbe messo online l'indomani.
    Dopodiché chiuse la live e sulla stanza scese il silenzio.
    Sembrava sempre tutto rose e fiori quando le "telecamere" erano accese ma poi si rimaneva comunque in una stanza vuota.
    Era proprio per questo che anche per quell'anno aveva deciso di partecipare ad un nuovo evento di San Valentino, infatti si era iscritta lei stessa. Amava essere circondate da tante persone, così come amava conoscerle.
    Sicuramente avrebbe potuto chiedere a Baka di farle compagnia quel San Valentino, però qualcosa l'aveva frenata. Prima o poi avrebbe dovuto fare chiarezza in tutta quel caos di sentimenti ed emozioni... ma forse non era ancora arrivato il momento. Mancava qualche tassello e senza aver capito fino in fondo non poteva dare una risposta a tutte le sue domande.
    Dunque nuovo evento di San Valentino e lei non vedeva proprio l'ora. Quello che non si era aspettata era una strana busta lilla perché teoricamente non era prevista nell'evento (o non ne sapeva niente). Quindi che cosa poteva significare?

    Credi nel destino? Credi che esista qualcuno, nel mondo, in grado di aiutarti nel compito più difficile di tutti?
    Come, quale: vivere, ovviamente.
    Lo scopriamo insieme? Xoxo.


    Era tutto molto bizzarro ma Hye-Su evitò di farsi troppe domande, anche perché aveva già partecipato a diversi eventi e tutto alla fine si era risolto da solo. Il mistero faceva solo parte del gioco. Tutto sommato era interessante anche solo questa parte dell'evento e lei non vedeva l'ora di iniziare.
    Si preparò dunque per andare a letto, controllando ovviamente tutti i suoi account sparsi nei vari social, e poi si addormentò beatamente nel suo bel letto a baldacchino. Indossando ovviamente il suo pigiamino di Gucci.

    ---

    Hye-Su sentiva distintamente qualcosa che non andava, eppure tentava di aggrapparsi ancora agli ultimi barlumi di sonno che pian piano gli stavano sfuggendo da sotto le palpebre. Allungò le dita su quella che doveva essere la superficie del suo letto a baldacchino ma l'unica cosa che sentì fu qualcosa di ruvido, pietroso. E questo ovviamente cominciò ad allarmarla.
    Poi una voce: «Ehi, tu.» e le ciglia di Hye-Su cominciarono a sfarfallare, anche a causa della luce -forse avevano aperto le imposte?-. Ed in seguito la donna sentì distintamente una strana puzza di bruciato che cominciò a nausearla.
    «Sveglia.» disse ancora quella voce. Hye-Su cercò ancora di aggrapparsi al sonno, nonostante i mille fastidi. Però anche quella voce era strana perché non la ricordava come appartenente a dei membri dello staff.
    C'era qualcosa di molto strano. Stava succedendo qualcosa che andava oltre la sua comprensione. E per quanto fosse dolce il dormire, urgeva capire perché sembrava essersi addormentata su un letto di sassi, perché ci fosse luce e perché sembrava che la casa stesse andando a fuoco.
    «Camille?? Ma che cos'è tutta questa puzza??» chiese, stropicciandosi gli occhi. Camille (la domestica) però non rispose mai alla sua domanda perché, molto semplicemente, non si trovava lì.
    Di tutta risposta, Hye-Su sgranò gli occhi, guardandosi finalmente attorno. Quella decisamente non era casa sua. Anzi, si trovava proprio all'aperto ed in una città completamente distrutta. Le macerie erano ovunque. La puzza di bruciato era nauseante (ora che era del tutto sveglia). La luce era strana, quasi come se qualcuno avesse usato una color correction per modificarla (era troppo innaturale per essere vera).
    Ed una persona era lì accanto a lei. L'aveva già visto? Hye-Su era convinta che il suo fosse un viso familiare. Però non riusciva a ricordare dove l'avesse già visto in precedenza. Che cosa stra-bizzarra.
    «Non dare di matto, non siamo morti.» disse l'uomo e Hye-Su lo fissò.
    Stava scherzando? Era serio? Erano morti? Non erano morti?
    Nel dubbio, era sempre meglio essere positivi e non pensare di aver fatto una brutta fine. Farsi prendere dal panico non era mai la soluzione e poi in effetti a Hye-Su piacevano quelle situazioni bizzarre. Aggiungevano del pepe alle sue giornate. Non che fossero monotone, però non accadeva mai qualcosa di assolutamente imprevedibile. Il che non era divertente.
    «Ci vuole ben più di questo per spaventarmi. Non preoccuparti, non darò di matto.» disse Hye-Su, facendo spallucce.
    Si alzò in piedi e si guardò dal petto in giù. Indossava il suo bel pigiamino di Gucci. Decisamente poco utile in una situazione del genere anche se era un must avere classe in qualunque occasione (però aveva paura di rovinarlo tra le macerie). Però, che peccato. Fece di nuovo spallucce. Poco male: semmai ne avrebbe comprati altri due senza alcun problema.
    «Dobbiamo cercare gli altri per andarcene da qui.» disse poi l'uomo.
    Fu in quel momento che la donna si accorse dei vari bigliettini posti in terra. C'era anche una carta dei tarocchi: the lovers.
    «Mmh... interessante.» disse lei, cominciando a farsi un'idea più precisa di quello che stava accadendo. Inutile quasi sottolineare quanto le piacesse risolvere misteri e cose del genere. Era una patita delle Escape Room. Hye-Su non poteva affermare di essere super brava in queste cose ma si divertiva parecchio. E la carta con su scritto The lovers era effettivamente un gran bell'indizio, molto esplicativo. «È per caso questo l'evento di San Valentino? Anche se ero abbastanza convinta di dover semplicemente presentarmi in un ristorante. Ma insomma... The Lovers.» disse lei, facendo vedere la carta dei tarocchi al suo compagno d'avventura. «Mi sembra palese. Ma non pretendo di avere per forza ragione. Dicevi che dobbiamo cercare delle persone?» chiese ancora per conferma. Le venne improvvisamente da ridere e si portò una mano alla bocca. Stava pensando che non tutti avrebbero avuto lo spirito di prenderla per il verso giusto una situazione del genere, quindi immaginava il caos.
    «Chissà quante persone sono finte qui come noi! Poverini... mi dispiace per loro. Di sicuro non era questo che si aspettavano.» disse Hye-Su.
    Poi notò per terra un altro biglietto. C'era il suo nome sopra. Lo raccolse con la punta delle dita e lo lesse ad alta voce. «Raccontare un ricordo felice.» recitò. Che fossero delle mini-missioni da dover compiere per vincere? Forse non era propriamente una gara, quindi non ci sarebbero stati vincitori o perdenti, ma per tornare a casa (nella civiltà) probabilmente dovevano seguire le istruzioni. «Toh. Delle mini-missioni. Ne hai una anche tu?» chiese, aspettandosi una risposta positiva da parte dell'uomo.
    Elwyn Huxley / joined the chat /
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    Edited by cölörfùl•prîncèss - 15/2/2021, 21:00
     
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    Assolutamente no (cit).
    Mantenne lo sguardo sulla figura raggomitolata sull’asfalto e ne osservò il progressivo risveglio senza mai allentare la presa sulla bacchetta, nascosta nella tasca sinistra. Nulla di personale, sia ben chiaro. Tuttavia, dopo aver appurato di non trovarsi in presenza di un corpo esanime, era necessario accertarsi che non costituisse un pericolo per la sua incolumità fisica o mentale – e l’idea che potesse mettersi a piangere, di fronte a quello scenario desolante, spaventava il mercenario più della possibilità di un remake della sua storia d’amore con la lampada di Yunhee. Tutto ciò che sapeva, ora che la sagoma del suo match aveva smesso di essere una silhouette con un bianco punto interrogativo su sfondo nero, era che si trovava in presenza di una donna – un potenziale passo avanti, dopo che l'agenzia aveva provato ad accoppiarlo con Brandon e Jekyll – dall'età che poteva variare tra i 20 e i 40 anni – non che sembrasse vecchia, tutt’altro; ma era risaputo che i kinesi godessero del dono dell'eterna giovinezza. Dettaglio, quello dell'età, che molti avrebbero considerato irrilevante, ma che diventava fondamentale, invece, quando la propria (pressoché inesistente) reputazione veniva messa a dura prova da (scelte di vita sbagliate) (le stesse scelte stupidamente ripetute nel tempo) (eventi fuori dal proprio controllo) (l'eventoTM: il capodanno oblivion) (l'accanimento del Fato) (l'accanimento della player) situazioni bizzarre di cui alcuni individui (un individuo: Margaret Piper) approfittavano per prendersi gioco di lui. Per fortuna, a differenza dell'ultimo San Valentino, non c'era un'Arabells Dallaire pronta a riprendere eventuali scene imbarazzanti e spedire il filmato alla proprietaria del Lilum.
    Arabells Dallaire.
    Canna.
    Papà.
    Sgambetto.
    Bacio.
    Aveva squadrato la donna a lungo – soffermandosi sul pigiama e ringraziando che, nel suo caso, avessero avuto la decenza di non lasciarlo in boxer – e si era sforzato di riportare alla mente immagini che potessero aiutarlo a collegare quel volto ad un preciso evento, una data compagnia o delle azioni ben definite. E d'un tratto, ricordava tutto: la giocatrice di Quidditch che offriva del fumo a Hye-Su e il pacato rifiuto di quest’ultima, una discussione sui padri e su chi fosse all'altezza di chi, uno sgambetto con conseguente craniata tra la giovane e Shia, minacce varie ed eventuali, il placcaggio di Jekyll che aveva messo il mercenario esattamente lungo la traiettoria della lampada e, alla fine, il bacio a stampo.
    Sorrise, l'Huxley, a quel «Ci vuole ben più di questo per spaventarmi. Non preoccuparti, non darò di matto.» che improvvisamente aveva assunto una sfumatura del tutto nuova. Sorrise, perché non solo sembrava che Hye-Su fosse entusiasta di essere stata catapultata in una versione distopica del mondo che erano abituati a conoscere – di conseguenza, il mercenario non avrebbe dovuto consolarla, rassicurarla o fare qualunque cosa fosse prevista in quei casi –, ma perché, a meno che non avesse approfittato dell’ultimo anno per seguire lezioni di combattimento corpo a corpo, ricordava come la ragazza fosse incapace di utilizzare la violenza anche dopo ripetute provocazioni. Era tutto perfetto. «Ne sono certo.» replicò, con un tono più morbido rispetto a quello che aveva utilizzato per svegliarla, e allungò una mano nella sua direzione. «Elwyn. Non abbiamo avuto modo di presentarci, lo scorso San Valentino.» o meglio: ci aveva pensato Bells a dipingerlo come un rinomato maniaco (cit) che aveva il kink dell'essere colpito, ma era piuttosto sicuro che Hye-Su fosse così impegnata con Shia da non interessarsi alle parole della giocatrice di Quidditch – altrimenti, avrebbe notato la stessa espressione di rabbia mista a puro terrore che compariva sul volto di Yunhee non appena sentiva pronunciare il nome del mercenario. «Dopotutto, è stata una serata… movimentata scelse di utilizzare un eufemismo per sondare il terreno, quando in realtà avrebbe voluto chiedere ad Hye-Su se avesse tappezzato la sua stanza con foto di Bells e le utilizzasse come bersaglio per freccette o come tela per espressioni ingiuriose; se fosse andata ad almeno una della sue partite di Quidditch e avesse tentato di disarcionarla con qualche tipo di maledizione; se stesse ordendo un piano per vendicarsi di lei, sfruttando una di quelle bacheche in cui si annotano i movimenti e i contatti dei serial killer; se avesse creato una bambola vudù per infliggere alla Dallaire lente e ripetute sofferenze; se avesse chiuso suo padre in un bunker per evitare che l'arcinemica tentasse anche solo di avvicinarsi a lui; o se avesse semplicemente accantonato la vicenda. Un’ipotesi noiosa, ma più plausibile.
    Lasciò ad Hye-Su il tempo di (decidere se ignorarlo o meno) raccogliere gli indizi ed elaborare la situazione, prima di aggiungere che «Esattamente.», erano intrappolati nell’ennesimo evento di San Valentino, e che «In un certo senso credo che ci troviamo già in un locale. O meglio, ciò che ne resta.», come gli sembrava di capire da alcune delle macerie che era impegnato a spostare con la punta delle scarpe – a dirla tutta, preferiva quella versione di Madama Piediburro ai merletti, i colori pastello e l’atmosfera smielata che si respirava dopo averne varcato la soglia. «Sai qualcosa dei tarocchi?» perché la sua conoscenza si limitava a “L’appeso”. E forse “La Luna Nera”? Chissà se era soltanto un programma televisivo o faceva parte degli arcani. «Perché potrebbe non essere così scontato.» continuò, indicando il numero in cima e lasciando intendere che l’agenzia non si fosse limitata ad assegnare “Gli amanti” a tutte le vittime tutti i partecipanti solo perché era il giorno di San Valentino, ma che avesse fatto una scelta ponderata. Scelta che, magari, «Potrebbe aiutarci ad abbandonare questo posto. La carta, il tuo racconto e un ballo insieme.» rispose, mostrandole il foglietto con la missione che aveva ricevuto. «Chissà se partirà una canzone, all’improvviso, o sarà una silent disco post-apocalittica.» opzione, la seconda, che sarebbe risultata imbarazzante ai più, ma che Elwyn avrebbe preferito, di gran lunga, ad una qualsiasi delle sorprese che l’agenzia avrebbe potuto organizzare. «Vuoi iniziare con il ricordo felice?» e ringraziò il cielo di non essere lui a doverlo raccontare. «Magari cambia qualcosa, qui attorno.» o magari no. Molto probabilmente no. Avevano forse delle alternative?
    Tirò fuori la bacchetta e tentò di lanciare incantesimi che gli permettessero di comprendere quanto ci fosse di reale in quel posto o, semplicemente, di individuare la corretta direzione da seguire, ma fu presto costretto a rinunciare. «Perfetto, la magia non funziona.» perfetto un ca– «Da quale zona preferiresti iniziare la ricerca? Il fantastico cumulo di macerie davanti a noi? Il meraviglioso palazzo distrutto ad ovest? O incamminarti lungo quella splendida viuzza semi-deserta?»
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    Edited by badblood` - 17/2/2021, 18:53
     
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    Fortunatamente Hye-Su l'aveva presa molto meglio del previsto, al contrario di ciò che si aspettava Elwyn. La verità era che Hye-Su, semplicemente, non si faceva mai troppi problemi nell'affrontare vari imprevisti.
    Talvolta li accoglieva persino a braccia aperte. Perché? Perché Hye-Su aveva avuto una vita piuttosto facile, diciamolo chiaramente. Tutto poteva essere sistemato con i soldi -ed i suoi genitori ne avevano parecchi. In più era anche una bella ragazza, quindi anche dal punto di vista relazionale c'erano stati ben pochi problemi, rendendole la vita molto semplice.
    Quindi, un po' di pepe ogni tanto ci voleva. Era un toccasana.
    E quella strana avventura di San Valentino era quantomeno intrigante -per non dire super eccitante-, sebbene nulla fosse chiaro al 100%.
    Effettivamente si era iscritta tempo prima ad un evento piuttosto tranquillo e di certo non era prevista questa sorta di room escape piuttosto realistica, però magari non aveva fatto abbastanza attenzione lei a certi dettagli e questa poteva benissimo essere era la tipica clausola scritta in piccolo che nessuno quasi mai leggeva. Who knows. In ogni caso sembrava tutto molto divertente quindi era pronta e carica ad affrontare quella situazione in compagnia di un uomo -lo conosceva?- che dalla faccia che aveva fatto era chiaro fosse rincuorato all'idea che Hye-Su non fosse una piagnona isterica.
    «Elwyn. Non abbiamo avuto modo di presentarci, lo scorso San Valentino.» disse poi l'uomo, presentandosi. E poi una lampadina -che ironia- le si accese in testa. Ecco perché le sembrava una persona familiare! Effettivamente si erano conosciuti lo scorso San Valentino e se non ricordava male, Elwyn era il Valentino dell'altra ragazza asiatica -e tra loro era scattata una certa scintilla, anche se non quella prevista dall'evento stesso-. E di certo Elwyn si ricordava tutto per filo e per segno. D'altronde, come diceva lui stesso: «Dopotutto, è stata una serata… movimentata.» e si, forse descrivere quella serata come solo movimentata era un po' poco, però ci stava tutto.
    «Oh, ma certo! Ora ricordo. Sei la persona che ha avuto seri problemi con un'asiatica e la sua lampada. È stato un San Valentino interessante quello dell'anno scorso.» disse Hye-Su mentre delle immagini di quella giornata le scorrevano nella mente. Ora che ci pensava, ricordava molto bene di essersi divertita con il suo Valentino, però c'era stata una ragazza -di cui non ricordava il nome- che era quasi riuscita a rovinarle la giornata. Fortuna che era una persona che si lasciava scorrere tutto addosso perché altrimenti sarebbe finita molto male. «E piacere... sono Hye-Su.» disse lei, stringendo la mano che le era stata precedentemente offerta. Lo scorso San Valentino non avevano avuto occasione di presentarsi ma questa volta erano completamente da soli quindi sarebbe stato abbastanza strano non farlo. E tutto sommato le era andata bene -forse (?)- perché un uomo poteva esserle utile nel caso in cui ci fosse stato motivo di usare la forza.
    Hye-Su era tante cose ma di certo non forzuta. Si sarebbe spezzata in due anche solo tentando di sollevare più di 30/40 kg. Era però inutile fasciarsi la testa prima del previsto -e poi nel caso era coperta perché Elwyn sembrava un tipo abbastanza forte-. Era meglio pensare ad altro.
    Il punto su cui dovevano concentrarsi era di certo quello degli indizi, ossia dei bigliettini trovati vicino a dove si erano risvegliati.
    «In un certo senso credo che ci troviamo già in un locale. O meglio, ciò che ne resta.» le fece notare Elwyn.
    Ad una prima occhiata ciò le era completamente sfuggito ma ora le era abbastanza chiaro data la presenza di tavolini e sedie distrutte -oltre che pezzi di tetto qui e là-. Che fosse stato davvero un locale? Beh, qualunque cosa fosse ora era inutilizzabile, così come tutto quello che riusciva a vedere attorno a sé. Sperava però che tutto quello fosse solo un set -tipo quelli cinematografici-, perché in caso contrario sarebbe stato molto triste.
    «Sai qualcosa dei tarocchi? Perché potrebbe non essere così scontato.» chiese Elwyn, indicandole poi il numero VI che spiccava sulla carta. In effetti anche quello era un bel mistero perché poteva stare a significare che magari loro fossero la sesta coppia di quell'evento misterioso... o magari altro.
    In cuor suo, Hye-Su non credeva che quel numero avesse dovesse essere collegato direttamente al significato della carta ma non se ne intendeva di tarocchi, quindi non poteva far affidamento su questa sua sensazione.
    «Potrebbe aiutarci ad abbandonare questo posto. La carta, il tuo racconto e un ballo insieme.» disse Elwyn. La donna annuì, confermando che la pensasse esattamente come lui. Anche perché, diciamolo chiaramente, tutta quella situazione era una chiara sfida ai partecipanti all'evento -in questo caso loro due- e le mini-missioni e questi indizi sparsi qua e là sicuramente facevano tutto parte di un disegno che li avrebbe portati ad andarsene da lì.
    «Ne sono convinta anche io. Non c'è altra spiegazione logica. Per fortuna che sono comunque missioni piuttosto facili... ma quello che mi preoccupa di più è proprio la carta perché non comprendo che cosa ci dovremmo fare.» disse Hye-Su, guardando ancora quella carta. Si stava pentendo enormemente di non essersi mai interessata all'argomento ma a parte una seduta con una cartomante, fatta sempre per scacciare la noia -anche per pura curiosità-, nulla l'aveva mai fatta incrociare con questo mondo.
    «Ricordo che ogni carta è numerata, quindi possibilmente è il numero della carta. Anche se io pensavo che fossimo tipo la sesta coppia dell'evento ma effettivamente potrebbe non essere così.» disse ancora lei. Però dal suo punto di vista era molto meglio prima concentrarsi sulle mini-missioni. Chissà, magari una volta completate quelle sarebbero giunti a loro anche altri indizi? Non tutti erano degli esperti nella cartomanzia e quindi un aiutino extra poteva essere contemplato vedendoli in difficoltà.
    «Chissà se partirà una canzone, all’improvviso, o sarà una silent disco post-apocalittica.» disse Elwyn, facendo ridacchiare la donna per l'assurdità della situazione. Hye-Su immaginava già la scena ma per fortuna era una cantante provetta, quindi nel caso avrebbe potuto arrangiare qualcosa per rendere la situazione un po' meno ridicola.
    «Oh, sarebbe interessante. Disco dance tra le macerie. Una scena da non perdere! Ma nel caso ci arrangiamo... canto io. Scegli tu la canzone e via... Prima missione completata.» disse Hye-Su, tanto l'importante per lei era cantare. Era il tipo di persona che si metteva spesso a cantare per qualunque cosa, quindi davvero: no problem. E forse appunto avrebbe reso la situazione meno imbarazzante. Erano pur sempre due sconosciuti che si erano ritrovati a dover ballare insieme pur di fuggire da quel posto. Non male come storia da raccontare... Non ne avrebbe potuto parlare sui social dato che si trattava di una questione magica ma di sicuro avrebbe sequestrato Baka per un paio di ore, così da farle sapere TUTTO.
    «Vuoi iniziare con il ricordo felice? Magari cambia qualcosa, qui attorno.» chiese poi Elwyn. Hye-Su annuì subito e si mise a pensare a cosa raccontare. In realtà Hye-Su aveva tanti ricordi felici e decidere cosa raccontare era molto difficile, però alla fine giunse ad una decisione ed era anche un ricordo piuttosto recente, anche se non troppo.
    «Mmh... Qualche tempo fa sono stata in un ristorante coreano insieme alla mia migliore amica di sempre. Stavo passando un periodo abbastanza strano e vederla sapevo che mi avrebbe fatto bene... ma non così tanto.» disse Hye-Su. Per lei quello era un ricordo prezioso ma sarebbe bastato? Il suo dubbio era che fosse un ricordo tanto semplice. Però allo stesso tempo prezioso (per lei). «Se ci ripenso mi si scalda il cuore. Era tutto perfetto. Il cibo, la compagnia e persino i camerieri ed il cuoco del ristorante. Dopo non so quanto tempo mi sono sentita come fossi finalmente a casa ed è per questo che questo ricordo è prezioso.» disse infine, concludendo.
    Nel frattempo però c'erano altri problemi all'orizzonte, come il fatto che la magia non funzionasse. Poco male per Hye-Su dato che non era solita farne un uso eccessivo, frequentando per la maggior parte il mondo babbano. Però era comunque un grosso problema.
    «Da quale zona preferiresti iniziare la ricerca? Il fantastico cumulo di macerie davanti a noi? Il meraviglioso palazzo distrutto ad ovest? O incamminarti lungo quella splendida viuzza semi-deserta?» chiese poi Elwyn, al che Hye-Su fece spallucce. C'era differenza? Era tutto distrutto e non sapeva dove altri superstiti potessero trovarsi.
    «Ragioniamo con calma. Se siamo più o meno nello stesso luogo, altri come noi potrebbero essersi svegliati all'interno di diversi edifici. Però... le loro missioni potrebbero averli costretti già a spostarsi, quindi le viuzze potrebbero essere una soluzione. Ma ci servirebbe una visione più ampia dell'area in cui ci troviamo.» disse Hye-Su. Probabilmente guardare dall'alto sarebbe servito molto, però la situazione era molto pericolante quindi era reticente dal voler proseguire in quella direzione. Arrampicarsi su qualcosa poteva essere potenzialmente pericoloso sia per lei che per Elwyn.
    Elwyn Huxley / joined the chat /
    gifs: hyesu + elwyn
    i panic! at (a lot of places besides) the disco // sketch by chris
    i see it, i like it, i want it, i got it
     
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