[oblinder] ii. the high priestess

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    Magari la lettera, quella che ti è arrivata anonima la sera prima, non l'hai neanche aperta. Forse neanche vista, se non intenzionalmente ignorata. Oppure l'hai vista, ed hai pensato fosse lo scherzo di un amico, di uno sconosciuto annoiato, del vicino di casa a cui hai accidentalmente dato fuoco alle rose del giardino - insomma.
    Potresti non averci dato peso. O l'hai fatto, ed hai passato gran parte della notte a chiedere aiuti e suggerimenti alle persone di cui ti fidi, a cercare su internet, a rigirarti nel letto provando a dormire (o peggio, o meglio: a non, dormire).
    Insomma. Non importa la considerazione che tu abbia avuto della pesante busta lilla, e non importa quante precauzioni o meno tu abbia preso in merito.
    Vai a dormire nel letto della tua camera, sotto le tue coperte, circondato da un mondo che conosci ed odi ed ami a seconda dei giorni.
    Il dove apri gli occhi il giorno seguente, però, è un mistero.

    Dev'essere stato l'odore, a svegliarti. Un olezzo tutt'altro che piacevole, un misto di bruciato e polvere che ti fa arricciare il naso. Ti massaggi le palpebre abbassate, rannicchiandoti su te stesso quando senti l'aria farsi pungente...qualcuno ha aperto una finestra?
    Socchiudi le palpebre: no, decisamente nessuno ha aperto una finestra. Ti svegli in quella che pare essere una via utopicamente familiare, ma che riconosci come una traversa di Dark Street solo dopo diversi battiti di cuore e occhiate confuse attorno a te. Perchè nulla di quello che vedi, è come lo ricordi.
    Le strade piene di macerie. I palazzi crollati per intero od a metà. Una luce bianca, innaturale, a illuminare il tutto come si trovasse in un limbo fra alba e tramonto perenne.
    E le persone. Le persone...non ci sono.
    Così come i rumori.
    Non riesci a sentire niente.
    Ha tutto l'aria di vecchio ed usurato, di consumato e spaccato - di morto.
    Non c'è nulla di vivo, da quelle parti, e l'idea che offre è che non vi sia nulla di vivente da molto tempo. Ti rendi conto di non essere solo, però: c'è qualcuno, con te. Forse sta dormendo; forse è morto. Probabilmente non è morto.
    Abbassi lo sguardo. Un chiodo tiene impigliato al suolo un pezzo di carta, e quella che sembra essere una carta dei tarocchi: the high priestess. Sul foglio, ci sono solo sei parole - e mai avresti pensato che sei parole potessero pesare così tanto.
    Eppure lo fanno.
    Non è possibile leggere nei sogni.


    Ci sono altri tre foglietti, uno indirizzato ad entrambi, ed uno per ciascuno di voi.
    (insieme) cercate il posto dove probabilmente, secondo voi. sarà possibile trovare delle risposte.

    (zombieland) Confessare la paura più grande

    (peachycheeks) Prestare un proprio indumento all'altra persona, insistere se rifiuta

    Frugandovi nelle tasche, potete trovare una macchina fotografica polaroid (zombieland) e un balsamo labbra alla pesca (peachycheeks).
    Ah, quasi dimenticavo: la magia non funziona.


    tarocchi
     
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    Sarang aveva una meticolosa skin-care routine serale, composta da:
    ▪ Struccante (metteva un leggero fondotinta ogni giorno);
    ▪ Detergente schiumoso (lavare il viso con i prodotti giusti è necessario!);
    ▪ Esfoliante viso (un passaggio che a volte poteva essere saltato);
    ▪ Maschera purificante (un salvavita assoluto da fare ogni giorno!);
    ▪ Tonico viso (per dare nuovamente acidità alla pelle);
    ▪ Siero viso (un concentrato di principi attivi utilissimi alla pelle);
    ▪ Maschera in tessuto (mettersene una ogni sera è solo una coccola);
    ▪ Crema contorno occhi (uno studente ne ha bisogno per sembrare riposato);
    ▪ Crema idratante (per finire in bellezza una buona coccola serale).
    Diciamo solo che era un tantino ossessionato dalla cura della propria pelle.
    Ed essendo coreano non poteva che far sua la tipica skin-care coreana, meno la sleeping mask che riservava per quando fosse diventato un po' più adulto. D'altronde aveva solo 16 anni e la sua pelle era giovane e fresca.
    Erano normali dei brufoli ogni tanto o delle imperfezioni ma Sarang ne aveva proprio il terrore e forse anche per questo si riempiva di tutte quelle creme e maschere. Voleva in qualche modo mostrarsi al meglio, proprio per non dare alle persone una buona ragione per criticarlo.
    Sarang ha vissuto un'infanzia un po' complicata ed è questo che l'ha portato negli anni a ricercare una perfezione che forse non esiste neanche. Il cibo l'ha portato ad ingrassare e così sono arrivati i primi insulti, seguiti poi da un vero e proprio bullismo psicologico e pure qualcosa in più.
    Per lungo tempo si è visto insignificante ed impotente.
    Per tanti anni ha dato ragione ai suoi bulli ed a testa bassa ha accettato i loro spintoni, il loro rubargli la merenda o le loro cattiverie dette a parole.
    Ed anche se il suo corpo a subito una trasformazione non indifferente (è tornato nel suo peso-forma), ancora non si sente del tutto soddisfatto.
    Non è mai abbastanza. Le persone possono prenderti in giro anche solo per un piccolo neo sulla guancia, quindi come potrebbe ritenersi al sicuro dai loro sguardi o dalle loro parole? È proprio questo il problema.
    Sarang dovrebbe imparare a fregarsene del parere degli altri e per la maggior parte lo riusciva a fare in modo più evidente rispetto al passato. Infatti tutto si può dire tranne che ad Hogwarts abbia comunque avuto vita facile. I bulli esistono ovunque, anche dove me no te li aspetti, ed anche la scuola di magia ne aveva parecchi al suo interno.
    Grazie alla positività il giovane studente era riuscito a cavarsela ed a lasciarsi scivolare più cose rispetto al passato ma ciò non voleva dire che la situazione fosse totalmente cambiata. Sarang era di sicuro più forte ma le sue fragilità erano ancora lì e quella voglia di essere perfetto, cosicché nessuno potesse avere da ridire sul suo conto, era più forte di tante altre cose.
    Poi magari ci rideva anche su (riusciva a farlo) ma nel cuore della notte si chiedeva se davvero fosse ancora brutto. Se davvero avesse gli occhi troppo chiusi o se la sua faccia fosse ancora troppo paffuta rispetto al corpo. Erano osservazioni che facevano inevitabilmente male.
    L'avere un sostegno morale nei suoi compagni di casa (Tassorosso) gli era stato anche molto d'aiuto. Era tutto ciò che aveva sempre desiderato: amici, sostegno, felicità. Però c'era ancora qualcosa che lo tratteneva dall'aprirsi completamente ai suoi stessi amici.
    Nessuno aveva idea della sua omosessualità. Non sarebbe che stato un altro motivo per prenderlo in giro, quindi era rimasto in silenzio per tutto il tempo e questo era decisamente il suo più grande segreto.
    Si fidava dei suoi amici, ciecamente. Però i segreti avevano sempre la brutta abitudine di diffondersi, volenti o nolenti. Per questo non l'aveva comunque detto a nessuno, ossia per paura. Non voleva neanche essere visto con occhi diversi... anche se era molto difficile parlare in stanza di ragazze.
    Quando i suoi compagni di dormitorio cominciavano a discutere di quella o di quell'altra ragazza che aveva attirato la loro attenzione, Sarang non poteva che rimanere ad ascoltare ed annuire (o grugnire) quando lo facevano gli altri ragazzi. Anche se per lui era tutto un mondo proprio strano.
    Avrebbe potuto scrivere un poema sulle braccia dei giocatori di Quidditch (maschi ovviamente). Così come avrebbe potuto descrivere minuziosamente tutte le particolarità del ragazzo di cui era innamorato (lui era etero).
    Però non avrebbe mai potuto capire ciò che appunto loro vedevano nelle ragazze, così come loro non avrebbero potuto capire lui.
    Ecco perché non era una bella sensazione ed ancora una volta si sentiva l'escluso. Quello che non c'entrava per niente con il gruppo.
    Proprio per questo avrebbe mantenuto ancora per molto tempo il segreto e proprio per questo avrebbe continuato a fingere di essere etero.
    In quei mesi aveva eluso domande del tipo "ma c'è qualcuna che ti piace?" o "ma perché non ci provi con quella ragazza?" e pensava di essere riuscito a dare delle risposte sensate che gli permettessero di essere lasciato in pace, come ad esempio "per adesso voglio concentrarmi sugli studi" o cose di questo tipo. Però aveva sottovalutato la spietatezza dei compagni (o il loro volergli bene in modo molto dubbio e non richiesto).
    E quando si ritrovò sul cuscino una lettera lilla, capì subito che c'era qualcosa che non andava.

    Credi nel destino? Credi che esista qualcuno, nel mondo, in grado di aiutarti nel compito più difficile di tutti?
    Come, quale: vivere, ovviamente.
    Lo scopriamo insieme? Xoxo.


    Pur non capendo cosa esattamente volesse dire tutto ciò, Sarang si girò verso gli altri ragazzi e chiese loro «Che cosa avete fatto?» in modo rassegnato. Tra le risate gli spiegarono che l'avevano iscritto all'evento ad evento clandestino di San Valentino organizzato dagli studenti, così da fargli finalmente trovare la sua anima gemella. Però non sapevano che sarebbe arrivata pure una lettera. Probabilmente era un plus. Ed a quelle parole Sarang arricciò il naso, decisamente poco convinto.
    Il mago però non disse niente. Si lasciò dare delle sonore pacche sulle spalle, si mise a fare la sua quotidiana routine serale di skin-care e se ne andò a letto, sperando con tutto il cuore che andasse tutto bene.

    ---

    Sentiva un freddo assurdo e c'era una puzza di bruciato inspiegabile.
    Sinceramente gli sembrava di star dormendo sull'asfalto ma era sicuro al 100% di essersi addormentato nel suo letto a baldacchino.
    Quindi? L'avevano buttato per strada per scherzo? E come avevano fatto?
    Costernato e con il magone in gola, Sarang aprì gli occhi e si ritrovò in un luogo che non riconosceva. Gli veniva sinceramente da piangere.
    C'erano solo macerie dei palazzi crollati. Un'atmosfera spettrale. E basta. Non si sentiva volare una mosca. Era come se fosse solo al mondo.
    «Pensa a qualcosa di positivo... Qualcosa di positivo.» si disse, tappandosi le orecchie e chiudendo di nuovo gli occhi. Sperava così di ritrovare il controllo di se stesso ma era difficile essere allegri quando non c'era nessuno. Cercava di essere forte in presenza degli altri e di fare il buffone per farli ridere. Ma lì? Era solo con se stesso. In un luogo aperto che gli faceva paura. Sperduto, solo ed in preda al panico.
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    Se qualcuno di voi ha un pg Tassorosso che potrebbe aver iscritto Sarang all'evento, si faccia pure avanti <3


    Edited by aegyo boy - 15/2/2021, 21:18
     
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    Fitz, viso fra le mani e occhi stretti, stava usando tutto l'autocontrollo di cui era capace per non emettere suoni troppo forti o gridare con tutto il fiato che aveva il gola. Tecnicamente, nessuna legge le vietava di farlo, ma a volte cercava anche lei di stare al passo con le norme sociali, così, per divertimento e cambiare un po'. Invece che gridare, allora, per sfogarsi iniziò a battere i piedi a terra, emettendo dalla bocca un acuto suono probabilmente udibile solo ai cani (chissà se aidan la stava sentendo!) (pg sbagliato ma worth it, arci dice ciao), un iiiiiiiiiiih ad ultrasuoni che, fosse stata un delfino, le avrebbe mappato la zona. O forse sembrava più il richiamo d'accoppiamento di un pipistrello, chi lo sa?
    Aprì le dita, sbirciando quello che la circondava (ma che già aveva guardato, appena svegliatasi lì). Macerie. Una città distrutta. Vuoto cosmico. Puzza di morte. Aria da Tottington (war flashback intensifies, mancavano solo - per ora - i demoni).
    Stava succedendo.
    Stava succedendo a lei.
    Era finalmente stata scelta dai poteri forti per un evento di San Valentino.
    *rapunzel's voice* Best
    day
    ever.
    SAPEVA CHE ERA SOLO QUESTIONE DI TEMPO! DI ETA'! PERCHE' SI ERANO PERSI I SUOI INVITI GLI ANNI SCORSI (in che senso gli anni scorsi era a iscrizione? k vuol dire esistono altri eventi leggendari sks oblinder egocentrico) OVVIAMENTE ERA UNA DEI PRESCELTI, PER LE COSE CHE CONTAVANO!!
    «!!!!!!!11» come si fa a voce questo suono? si fa. «ok, basta. datti un contegno, fitzgerald. Fai vedere il tuo angolo migliore» si ricompose, il cuore che ancora batteva a mille, e mandò un bacio al cielo. «grazie» mormorò al demone celeste (brownindornette, che vegliava sempre su di lei).
    Quando aveva ricevuto la lettera lilla si era emozionata, ovviamente. Aveva sperato un ammiratore segreto pronto a invitarla ad un appuntamento extreme, aveva pensato ad uno scherzo... ma questo !!! era molto meglio !!!!! AAAAHHH
    Ok, la lochescion non era delle migliori (voto 2) (oh mio dio mi sono resa conto dopo che forse è la stessa cit fatta da suo padre . great devils minds think alike), dopo tottington sembrava un po' scarna, poco fantasiosa, e il sangue? e i pezzi di zombie? Però dai, almeno c'era un cadaverino piccino picc-
    il cadavere si muoveva.
    E non come uno zombie.
    ...
    Sad.
    «Pensa a qualcosa di positivo... Qualcosa di positivo.» «il test covid di centonove milioni di persone oggi nel mondo!» #simpa
    Ma simpatia a parte... si avvicino, dubbiosa, a quello che non era abbastanza morto per essere uno zombie, ma neanche abbastanza vivo per essere il saggio png che le avrebbe spiegato come funzionava la missione; doveva essere il suo sidekick la sua anima gemella, evidentemente. «oh» no, non conosceva il ragazzino (non era brava a ricordare le facce dei maghi a hogwarts; tutte uguali, se non erano per qualche motivo carini con lei o amici/parenti di suoi amici) ma vederlo così spaventato la
    rese molto felice.
    Non fraintendetela, bellissimo essere la damigella in pericolo della coppia (si era anche già studiata alcune frasi! Si era esercitata così tante volte davanti allo specchio a dire "mio eroe" con una mano sulla fronte, che ora quando lo faceva era così brava da eccitarsi un po' da sola), ma a Tottington aveva trovato molto divertente proteggere Sir Persessinclairdellacasataserpeverde; non le sarebbe spiaciuto rifarlo con sarang. Doveva dimostrare a CJ che anche da sola avrebbe potuto farcela a portare l'antico vaso cinese in salvo, che l'aveva addestrata (quando) bene!
    «io sono Fitz. Ti proteggo io, non avere paura» parole coraggiose, da una sgangnetta di un metro e un tappo, ma parole sincere: si era nel frattempo accorta di non riuscire a evocare fantasmi (dopo aver iperventilato felice, aveva cercato di richiamare Ari e... non era arrivata), nè inferi... e quello le metteva ansia. Era abituata alla loro compagnia, e odiava stare da sola.
    Non avrebbe permesso al giovane asiatico di morire e lasciarla.
    «UH ci sono degli indizi!» ... BEH TEMPO DELLE COCCOLE FINITO, corse a prendere i foglietti. Ssembrava un gioco, ma non lo disse: le piaceva atteggiarsi come se davvero pensasse di essere in pericolo di vita. «se dobbiamo uscire di qui dobbiamooooo» inclinò la testa per leggere. «confessare le nostre paure, e indossare i reciproci indumenti» non proprio ma aveva il dono della sintesi, che poteva farci (e una soglia dell'attenzione di 0.5 secondi, come arianna). «oh, e cercare il posto dove potremmo trovare risposte....» si guardò in giro. «penso dovremmo arrampicarci da qualche parte, per avere una visuale migliore» sapeva arrampicarsi? NO! Ma non l'avrebbe fermata dal provarci!!! «qua c'è scritto "high priestess", non può essere un caso.» gli sventolò sotto il naso il tarocco. « tu studi divinazione? Conosci le carte? io le trove molto aes, ma non ricordo cosa vogliano dire»
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    Sarang aveva una paura assurda della solitudine. Pur avendo avuto brutte esperienze e pur essendo convinto che non tutti fossero delle brave persone (vedi i suoi bulli), era più il tipo di persona che amava essere circondato dal calore umano. Ed in quel frangente, il fatto di essere completamente solo gli pesava parecchio. Si sentiva sperduto e confuso.
    Perché era circondato da macerie? Perché non era ad Hogwarts?
    Era per caso l'ennesima cattiveria di un bullo? Qualcuno aveva forse voluto fargli questo brutto scherzo per spaventarlo e dargli una bella lezione? Non che avesse fatto qualcosa di male (non ne sarebbe stato capace) ma a volte anche il solo suo esistere era bastato in passato ad incentivarli a fargli del male. Quindi non si sarebbe affatto sorpreso se fosse stato così.
    Eppure sembrava che ad Hogwarts fosse riuscito a tenerli a bada, in qualche modo, e non era più il bersaglio di questo o quell'altro studente. Capitavano delle scaramucce ma tutto finiva lì. E quindi? Chi l'aveva portato lì? E dov'era questo "lì"? Sarang sentiva sempre di più mancargli il respiro.
    Stretto nel suo guscio, faccia poggiata sulle ginocchia ed occhi chiusi, sperava che quel mondo distrutto prima o poi svanisse. Però era sempre lì.
    La puzza di bruciato era inconfondibile. L'aveva accompagnato da quando si era svegliato e non accennava a scomparire, chiaro segno che non sarebbe stato così facile fuggire da lì nonostante lo desiderasse con tutto il cuore.
    Sarang sperava che tutto questo fosse solo un sogno -più un incubo- e che riaddormentandosi sarebbe ritornato nel suo amato letto a baldacchino.
    Provò pertanto ad auto-convincersi che andava tutto bene e che dopo un bel sonnellino sarebbe tornato a sorridere tra le lenzuola calde, al sicuro da tutti i mali. Purtroppo però non aveva fatto i conti con la sua inquietudine e più tentava di addormentarsi e più acquisiva consapevolezza di dove si trovasse ed in quale guaio si fosse cacciato. Per cui: niente sonnellino.
    Tremava dalla testa ai piedi ma quando sentì dei passi, si finse istintivamente morto. Tutti i muscoli del suo corpo si irrigidirono e smise quasi di respirare.
    «oh» un verso leggero, quasi delicato. Sarang si aspettava una voce di un uomo ma non sembrava fosse così. Questo effettivamente lo rincuorò un pochino. Non che le ragazze non potessero essere crudeli ma a conti fatti la maggioranza era dei maschi. Fu per questo che si convinse ad alzare la testa, confermando che l'altra presenza era effettivamente una ragazza. Aveva un viso giovane, quindi era possibile che frequentasse anche lei Hogwarts. La scuola era piena di studenti ed era molto difficile conoscerli tutti. Era possibile che si fossero già incontrati ma chi poteva dirlo? Sarang era uno spirito molto amichevole quindi parlava volentieri con tutti. Però solo pochi volti erano in grado di rimanere nei suoi ricordi, ossia quelli di coloro che gli avevano offerto una mano gentile o che l'avevano fatto ridere di gusto. O quelli di coloro che gli avevano fatto del male.
    Una cosa era certa: dopo questa avventura non avrebbe mai dimenticato il volto di quella ragazza. Che l'avrebbe trattato male o bene, poco importava. Era già la situazione in sé ad essere molto particolare.
    «io sono Fitz. Ti proteggo io, non avere paura» disse la ragazza, strappando un sorriso al giovane mago. Sarang sentiva il suo cuore riempirsi di speranza e le sue guance si imporporarono, chiaro segno che stesse cominciando ad avere meno paura. Ed in effetti non era più solo e questo era un gran bel miglioramento rispetto a come tutto era iniziato.
    «Sarang.» disse lui, presentandosi. Provò ad alzarsi in piedi ma ancora gli tremavano le gambe, quindi rimase seduto sull'asfalto, in mezzo a diverse macerie. «Sei davvero molto gentile e sicuramente più coraggiosa di me. Io ho il fegato di una patata lessa!» disse ancora lui, punzecchiandosi le guance con le dita. Era una cosa che faceva spesso, anche in relazione al fatto che le sue guanciotte fossero sempre più paffutelle del suo corpo. Era una cosa che lo faceva sembrare cute ma che talvolta lo infastidiva.
    La ragazza nel frattempo mise a conoscenza Sarang dei vari indizi presenti sul posto in cui si erano risvegliati, come la carta dei tarocchi e quella sorta di missioni che dovevano fare. Ed ovviamente il mago era molto confuso.
    Perché si trovavano a dover affrontare quelle sfide? E perché proprio loro?
    C'era evidentemente qualcosa che gli sfuggiva e Sarang non sapeva da che parte iniziare a capire perché fosse stato così tanto sfortunato da incappare in questa situazione assurda. Però a quanto sembrava dovevano per forza fare quanto indicato, altrimenti sarebbero rimasti in trappola.
    Era probabile che non si trattasse più di uno scherzo di un semplice bullo. E forse questo era anche peggio. Lasciava spazio a scenari molto più terribili.
    « tu studi divinazione? Conosci le carte? io le trove molto aes, ma non ricordo cosa vogliano dire» disse Fitz e questo dava spazio ad un altro enorme problema perché Sarang non era mai stato un fan della Divinazione ed anche se aveva provato a studiarla, non aveva mai ottenuto grandi risultati. Quella materia era sicuramente un mistero per lui.
    In quel frangente qualche conoscenza in più sicuramente non avrebbe che potuto aiutarli a risolvere in fretta questo grande enigma. Però non bisognava darsi per vinti. Qualcosa aveva pur studiato, quindi ci pensò su. E continuò a pensarci finché non gli venne in mente tutto quello che ricordava.
    «Non è una delle mie materie preferite. Ricordo solo che quando questa carta esce, bisogna guardarsi dentro. In un certo senso si deve recuperare il rapporto con il proprio io interiore. Ma non capisco come possa esserci utile... È anche vero che dipende molto da se la carta esce dal mazzo dritta o al rovescio. E non ricordo com'era messa!» disse Sarang.
    Era proprio l'unica cosa che riusciva a ricordare ma temeva che non fosse sufficiente. Però avevano altre missioni da poter completare. E forse era meglio concentrarsi su quelle, almeno per il momento.
    Sarang guardò in basso, adocchiando il suo pigiamino a strisce bianche e blu.
    «Cosa vuoi indossare? Calzini, pezzo sopra del pigiama o quello di sotto?» chiese Sarang, lasciando a Fitz la scelta.
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    Sentendo il nome del ragazzo Fitz si convinse di non conoscerlo: un nome così simile al fantasma bff di Ari (il suo fantasma da compagnia) se lo sarebbe ricordato di certo... ed era un bene, non aver mai avuto a che fare col giovane: Fitz tendeva a non apprezzare le persone con cui già aveva interagito e che non la adoravano o non si ricordavano di lei (visto che, di solito, erano bulli o, in generale, stronzi). Tabula rasa, era tutto più facile. (EDIT sarang è nel drama club, invece; eh vabbè DAI non si ricordano a vicenda non avranno mai interagito cofcof)
    «Sei davvero molto gentile e sicuramente più coraggiosa di me. Io ho il fegato di una patata lessa!»
    «come fai a sapere che le patate lesse non hanno un fegato degno di nota?» battè le mani fra loro teatralmente. «forse rispetto alle patate fritte, o a quelle cotte al forno, sono le più coraggiose di tutte ma noi non lo sappiamo, perchè non abbiamo ancora scoperto un modo per comunicare con loro» aveva senso (no) «sarang, sono certa che entro la fine di questa giornata tirerai fuori la patata lessa guerriera che è in te!»
    Ma lui ancora sembrava confuso, nervoso, decisamente meno eccitato della biondina della loro avventura all'interno dell'apocalisse. Fitz valutò l'idea di ammettere che non sentire il proprio potere mettesse a disagio pure lei... ma alla fine, lo tenne per sè. Era la coraggiosa del duo, l'eroina che deve tenere al sicuro il fido sidekick che un giorno prenderà il suo posto; non poteva mostrarsi dubbiosa (non in quella fase della storia!! Più avanti, magari, verso metà libro). A bassa voce, però, consigliò comunque: «prendila come una recita. Che personaggio vorresti essere?»
    Ascoltò la spiegazione di sarang della carta, ruotando la testa il più possibile come una lancetta per vedere la carta rovesciata quando lui accennò alla cosa. «...E non ricordo com'era messa!»
    Ancora storta, lo guardò «...era per terra. Che importa com'era messa? chi l'ha piazzata, non sapeva come noi l'avremmo trovata, approcciandola da quale parte» o forse sì e fitz non voleva solo le desse la colpa di averla raccolta SHOW MUST GO ON «COMUNQUE» tornò dritta. «La mia amica Vin mi ha fatto una lettura qualche volta. Magari mi verrà in mente se era uscita questa carta? i disegni del suo mazzo sono diversi» gli diede una pacca sulla spalla «per ora confermo il cercare di raggiungere un punto alto da cui osservare la zona. potremmo provare ad arrampicarsi suuuu... quella casa là!» in un videogioco avrebbe funzionato, dai! Che importava se erano due adolescenti che non avevano mai scalato!! Mica poteva essere COSI difficile!
    (...) «Cosa vuoi indossare? Calzini, pezzo sopra del pigiama o quello di sotto?»
    Fitz studiò l'outfit del ragazzo, che ben poco c'entrava col suo. Dove lui aveva un simpatico pigiama, lei aveva una camicia da notte lunga con vestaglia (si, andava a dormire con la vestaglia . fikissima la camicia da notte, quando si svegliava di notte e girava oltre il coprifuoco la scambiavano per un fantasma, ma faceva dannatamente freddo a hogwarts e harper non voleva dormire ogni notte accoccolata a lei anche se «mi fai da scaldino umano. fingi che siamo bloccate in un igloo a mangiare grasso di balena! dormire con me non è così grave in confronto»). Insomma, non era facile abbinare il tutto
    «mmmmh» si picchiettò il labbro, dubbiosa «staresti in mutande se te lo chiedessi?» tentazione estrema spericulata «OH! secondo te posso mettermi il calzino come fascia? Vale?»
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    Edited by ‚soft boy - 17/2/2021, 19:19
     
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    Sarang spesso e volentieri aveva paura persino della sua stessa ombra. Una volta, in verità, era proprio capitato che saltasse in aria dallo spavento perché era totalmente convinto che ci fosse qualcuno a pedinarlo -paranoico?-... ed invece era solo stata la sua stupida ombra a fargli prendere un accidenti per niente. E poi si imbarazzava da morire quando veniva colto sul fatto dai suoi stessi compagni di scuola. Infatti, era sempre Sarang il primo ad urlare od a sobbalzare quando ci si ritrovava in queste brutte situazioni, mentre tutti gli altri erano sempre molto tranquilli. ACCIDENTI A LORO.
    Senza contare gli insetti...! Sarang si spaventava persino delle mosche super innocue -provava proprio un sacco schifo per tutti i tipi di insetti- e se per disgrazia un piccolo ragnetto si fosse ritrovato nelle sue vicinanze, il pianto della mandragola non era nulla in confronto alle sue urla. Ormai i compagni di dormitorio s'erano rassegnati al problema -o almeno così pensava Sarang- e se sentivano qualcuno urlare, al 99% era proprio lui.
    Insomma, era proprio un ragazzo chiassoso e pauroso. Uno scaredy-cat in piena regola, nonostante ormai non potesse essere considerato un bambino, avendo praticamente 16 anni. Eppure c'erano tante cose che a Sarang facevano paura, così come quella strana situazione in cui non avrebbe mai pensato di potercisi trovare, non essendo neanche una persona avventurosa.
    Proprio per questo si era auto-descritto come una insignificante patata lessa, a mo' di battuta. Però c'era una verità dietro a quelle parole. O forse era solo Sarang che non faceva che vedere difetti in se stesso.
    «come fai a sapere che le patate lesse non hanno un fegato degno di nota?» chiese Fitz, sbattendo le mani -facendo sobbalzare Sarang nel frattempo-. Di sicuro non si sarebbe mai aspettato così tanta veemenza da una sua semplice battuta, seppur fondata da quella che Sarang pensava fosse la verità. «forse rispetto alle patate fritte, o a quelle cotte al forno, sono le più coraggiose di tutte ma noi non lo sappiamo, perchè non abbiamo ancora scoperto un modo per comunicare con loro» disse ancora lei ed era effettivamente un bel discorso motivazionale. Sarang spesso si era sentito non capito. In passato poche persone si erano prese la briga di conoscerlo davvero e, sotto sotto, forse non conosceva neanche lui il suo stesso valore. «sarang, sono certa che entro la fine di questa giornata tirerai fuori la patata lessa guerriera che è in te!» disse ancora Fitz. Dal canto suo, Sarang era davvero commosso. Gli occhi lucidi minacciavano una valanga di lacrime senza fine e Stava pure già a tirar su freneticamente con il naso, semi-imbarazzato. Erano state davvero poche persone ad averlo incoraggiato così tanto e, forse, si stava davvero sentendo sempre più a suo agio in questa strana situazione, avendo una compagna così comprensiva e presente. Forse Fitz aveva ragione: c'era del coraggio in lui e, solo volendolo davvero, avrebbe potuto tirarlo fuori.
    Però era più facile a dirsi che a farsi. Sarebbe stato bello poter scacciare anni di insicurezze in un batter di ciglia... ma non è così semplice.
    E forse se ne rese pure conto anche Fitz -vedeva il suo corpo che tremava leggermente?- ed è per questo che tentò di aiutarlo ulteriormente.
    «prendila come una recita. Che personaggio vorresti essere?» chiese Fitz, permettendo alla mente di Sarang di viaggiare in confini conosciuti ed anche più sicuri. Sarang amava recitare ed era anche per questo che si era iscritto al drama club. Essere qualcun altro per un breve periodo di tempo era quello che gli era sempre servito per dimenticare i suoi problemi. Era tutt'altro che una soluzione definitiva ma era utile a staccare la spina.
    «Oh, merlino... non saprei scegliere. Ce ne sono così tanti! Pensando anche solo a libri/film post-apocalittici... mmh, forse Peeta? Di Hunger Games. O forse anche Newt e Thomas di Maze Runner. Amo i loro personaggi, anche se scarterei Newt. No... meglio non pensare a Newt. Nope.» disse Sarang, mettendo entrambe le mani intorno al viso, facendo la tipica espressione alla urlo di munch -o alla Kevin di Mamma ho perso l'areo-.
    «Forse è meglio Peeta che è carino e coccoloso. E buono! Non che gli altri non lo siano... ma lui è il ragazzo del pane!» disse Sarang, riprendendo il discorso con aria sognante. Cuoricini nell'aria. Aveva una cotta per Peeta sin da quando si era visto il primo film di Hunger Games. Poi aveva letto i libri. Però in teoria non era gay. Quindi quell'aria sognante proprio non era il caso di averla di fronte ad una persona! Ops. «Mmh. O forse è meglio nessuno...» disse Sarang, schiarendosi la voce. Ci voleva un po' di contegno.
    Nel frattempo, parlando della carta, si scoprì che un po' nei guai lo erano perché appunto nessuno dei due aveva prestato attenzione a come era stata messa la carta. Il che non era proprio ok.
    «...era per terra. Che importa com'era messa? chi l'ha piazzata, non sapeva come noi l'avremmo trovata, approcciandola da quale parte» disse Fitz e questo effettivamente era vero e Sarang non poteva che darle ragione. Però... Però nella lettura delle carte era fondamentale il verso della carta stessa, quindi senza saperlo erano un po' nei casini. D'altronde però era anche vero che Sarang non ricordava cosa cambiasse tra dritto e rovescio, per cui il problema stava proprio a monte.
    «A questo punto è spero che questa carta non serva ad andarcene di qui.» disse lui, anche perché era davvero difficile che Fitz si ricordasse di cose le avesse detto un'amica tempo fa. Però magari ci sarebbe riuscita! Sarang di certo tifava per lei ed aspettava fiducioso che accadesse un miracolo, anche piccolo. «per ora confermo il cercare di raggiungere un punto alto da cui osservare la zona. potremmo provare ad arrampicarsi suuuu... quella casa là!» disse poi Fitz, indicando una casa (o quel che ne restava).
    La verità? Sarang era una patata anche nel fare attività fisica. Era bravo a ballare kpop -anche le coreografie dei gruppi femminili- ma arrampicarsi?? Corsa?? Sollevamento pesi?? Tzè. Non era roba per Sarang. Per cui aveva molti dubbi sulla buona riuscita di questo piano ma effettivamente, non avendo altre idee, non poteva che seguire Fitz in questa avventura.
    «Va bene! Forse avere una visione dall'alto ci aiuterà a capire meglio.» disse Sarang, fingendo entusiasmo ma in realtà nella sua testa c'era solo un: PER LA BARBA DI MERLINO, SPERO CHE SIA UN SOGNO PERCHÈ NON VOGLIO MORIRE. AIUTO. IL MIO POVERO COLLO. NON VOGLIO CADERE.
    Ma prima di andare a fare questa bellissima avventura, c'era il discorso delle missioni singole da intraprendere. Per questo prese l'iniziativa e dato che il suo bigliettino diceva che doveva dare un suo indumento alla ragazza, le diede la possibilità di scegliere (per galanteria).
    «staresti in mutande se te lo chiedessi?» chiese Fitz. Inutile dire che Sarang cominciò a sentirsi enormemente in imbarazzo -voleva sprofondare-, con guance ed orecchie bordeaux a sottolineare il suo disagio. «Uh? Preferirei di no, per favore.» disse lui, nascondendo il viso tra le mani.
    Fitz, forse consigliata dal suo buon cuore, propose però un'alternativa. Decisamente più fattibile. «OH! secondo te posso mettermi il calzino come fascia? Vale?» disse infatti. E Sarang annuì deciso di rimando, contento della proposta. Era praticamente grato che la ragazza avesse pensato a qualunque altra cosa che non lo facesse rimanere nudo come un verme.
    «MA CERTO CHE VALE!» disse Sarang e, senza troppe cerimonie, si tolse il calzino di tutta fretta e lo porse a Fitz con un bel sorriso. «Indossalo! Il nero contrasta con il colore dei tuoi capelli. Ti starà benissimo.» disse ancora lui, sventolando il calzino davanti alla sua faccia.
    Aveva troppa paura che cambiasse idea e che scegliesse di prendere qualche altro suo indumento. Ed anche no.
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    just feel sad.
    Spesso Fitz aveva detto (pensato? non era difficile, per la giovane medium, confondersi le due cose; invenzione e realtà si mischiavano continuamente nella sua testa) di essere come le fate di Peter Pan: aveva bisogno di appalusi, di attenzioni, per restare viva (non a caso adorava il suo potere, che le permetteva in ogni momento di essere circondata da qualcuno). Vedere Sarang - quella piccola patata lessa - così emotivamente provato dalle sue parole, la ringalluzzì se possibile ancora di più; aveva apprezzato le sue parole!! C'è chi entra nel panico, se insieme a qualcuno che è spaventato o in crisi, o c'è chi tira fuori il meglio di sè (anche quando il meglio sono discorsi motivazionali orribili).
    Quando la Fitgerald parlò di personaggi, un altro po' di coraggio parve farsi strada negli occhi a mandorla dell'altro.. e Fitz si ricordò all'improvviso di averlo probabilmente già visto al drama club, per questo gli era familiare (e non solo perchè somigliava qualcuno di un anime); peccato non essersi mai parlati prima... "O meglio così; che modo migliore, di conoscere l'anima gemella, se non in un posto simile?". Vedasi CJ e Perses che avevano trovato l'amore a Tottington.
    «Oh, merlino... non saprei scegliere. Ce ne sono così tanti! Pensando anche solo a libri/film post-apocalittici... mmh, forse Peeta? Di Hunger Games-» «gn» arricciò il naso. Non una fan dei Peeta del mondo, la giovane Fitz; così... normali? Nathan era un Peeta (ciao) e non a caso non era una sua grande fan.
    «O forse anche Newt e Thomas di Maze Runner. Amo i loro personaggi, anche se scarterei Newt. No... meglio non pensare a Newt. Nope.»
    «uuuh» la reazione del giovane al citarli la emozionò, illuminandole gli occhi «perchè? Muore?» si strinse nelle spalle «ero nei lab quando andava tanto di moda, e non li ho mai recuperati... ma se muore, mi piace!» ancora, gli battè la mano sulla spalla, sorridendo entusiasta. «tutti amano il personaggio che muore ingiustamente. Anche io sono morta, una volta» frasi da normale conversazione, sì. «coincidenze? io non credo» PERCHE' ERA IL FAV PERSONAGGIO ECCO PERCHE' !!!!! «IO VOTO LUI!!!» dai Peeta poteva anche essere il ragazzo del pane ma TEAM (rue, ciao brie) GALE! O Finnick, perchè appunto, tutti amano i pg che muono ingiustamente, illuminati confirmed.
    «Mmh. O forse è meglio nessuno...»
    «puoi inventartene uno. Cosa ti piace di loro? Prendi il meglio: TA DAN! hai creato sarang personaggio TM!»

    «staresti in mutande se te lo chiedessi?»
    «Uh? Preferirei di no, per favore.»
    tragico.
    Non le interessava davvero vederlo in biancheria intima, ma poteva essere divertente... e insomma, erano entrambi in tenuta da notte: quello non era chiaramente un film serio, era uno young adult con sottotrama lgbt+ che parlava in realtà del capitalismo.
    BEH IN OGNI CASO, SARANG ACCETTO' L'IDEA DEL CALZINO. «Indossalo! Il nero contrasta con il colore dei tuoi capelli. Ti starà benissimo.»
    «oh» Fitz prese in mano l'indumento («fitz è un elfo libero» alzò lo sguardo dal calzino al giovane «citazione necessaria») e lo guardò dubbiosa dopo la frase del ragazzo. «io pensavo come fascia sul braccio perchè, sai, fa molto apocalisse» un po' come aveva fatto a tottington strappandosi la divisa; o così le pareva di aver fatto, i ricordi erano confusi «ma ineffetti... why not? è abbastanza lungo» e se lo legò in testa alla Rambo. No, senza preoccuparsi che il tasso lo avesse avuto al piede fino a poco prima: erano nell'apocalisse, e contava se li fosse cambiati prima di dormire. «ne vuoi uno mio?»
    e non si era scordata del suo obbligo, solo... serviva la giusta atmosfera per quello, no? Un momento di pericolo, il cielo scuro, un bivacco fra le macerie, magari dopo un momento di climax fra loro... insomma, non poteva mica dirlo così e basta. Che avrebbe detto il pubblico?
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    nel frattempo mi sono ricordata che fitz in teoria la frequenta divinazione . quindi dovrebbe sapere la carta. Scusa sarang, poteva collaborare E' ANDATA COSI dormiva a lezione, moriremo con onore #no
     
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    Interpretare un personaggio che in un contesto post-apocalittico fa una fine decisamente orrenda, non era il massimo. Sarang voleva evitarlo a tutti i costi perché non aveva intenzione di morire pure lui -GRAZIE TANTE MA NO- ed era proprio per questo che aveva scartato Newt quasi a priori, sebbene fosse il suo personaggio preferito della saga -chi non lo amava?-.
    MA OH. Non scherziamo. Già stava a morire di paura quindi ci mancava solo il portarsi iella da solo. La situazione era tutt'altro che chiara. Non sapevano se quello fosse davvero solo un gioco o qualcosa di più serio... Per questi motivi era sempre meglio andarci molto cauti. E tra tutti tanto valeva essere Peeta che almeno aveva un happy ending. Tanto in ogni caso pure lì... eh. Sarang era gay quindi non avrebbe mai potuto ritenere un finale felice quello di essere (lui) sposato con una donna, con tanto di prole al seguito.
    Ma questi erano solo dettagli che alla fine dei conti poco importavano al momento. In fondo Fitz gli aveva consigliato di provare ad immedesimarsi in un personaggio solo per farlo mettere un po' più a suo agio ed anche per aiutarlo a pensare ad altro. Poco importava chi fosse. Poteva provare anche ad essere un villain, ad esempio, anche se una faccia come quella di Sarang poco ci stava nei panni di un cattivo. Però sarebbe stato alquanto divertente, sia il mettersi in gioco con qualcosa di così tanto diverso dal solito e sia il contrasto con la sua faccia da bonaccione.
    Magari un giorno avrebbe conquistato platee intere con le sue mosse da YAAAA e SBADABAM. Era pur sempre un bravo attore.
    Fatto sta che pensare già ad altro l'aveva effettivamente portato a rilassarsi. Le gambe non gli tremavano più come prima e questo era un enorme passo avanti. Si sentiva anche in grado di fare aegyo. Era molto proud di se stesso.
    «perchè? Muore? Ero nei lab quando andava tanto di moda, e non li ho mai recuperati... ma se muore, mi piace!» disse Fitz mentre Sarang incrociava le braccia al petto e scuoteva la testa da una parte e dall'altra, non intenzionato a rivelare nulla. Era un vero e proprio crimine rovinare certi colpi di scena ancor prima di aver avuto la possibilità di vedere un film. Come quando già dopo poche ore dall'uscita di Avengers: Endgame si erano tutti messi a fare spoiler pesanti anche sotto mille post che non parlavano dell'argomento, solo per il gusto di rovinare un film tanto atteso. Ovvio, i film di Maze Runner erano già usciti da parecchio ma uno spoiler era sempre un crimine.
    «Non te lo dico Fitz. Ti rovineresti tutto! Se muore o non muore o se sta semplicemente molto male lo scoprirai solo guardando il film.» disse Sarang, annuendo alla fine in modo secco per rimarcare il concetto.
    NO SPOILER. MAI. Neanche se lo vuoi sapere. Tieni la curiosità e poi lo scopri guardando direttamente tu stesso/a il film. Si fa così.
    Ma poi lo shock... because: «[...] Anche io sono morta, una volta» e Sarang si portò entrambe le mani alla faccia, bocca spalancata per l'incredulità. MA IN CHE SENSO? Era morta ma poi resuscitata a caso? Si poteva fare? ODDIO CHE SCOPERTA. Sarang non ci stava capendo più niente ma quello si che era uno scoop e doveva saperne di più. Urgeva farsi sotto con le domande.
    «Sei morta?? NON CI CREDO! Ma come fai ad essere qui?? Sei ancora più magica dei maghi?? Puoi morire e resuscitare come nei videogiochi?? CHE SHOCK! È pazzesco!» disse Sarang ed anche se non sapeva proprio per niente che cosa intendesse dire Fitz, la sua mente era già andata per luoghi misteriosi in cui la ragazza era un qualche tipo di supereroe alla Clark Kent o direttamente apparteneva ad una nuova specie.
    Qualunque fosse la verità, ERA UNA COSA ASSURDA. Una cosa wow.
    Ed era chiaro quanto Sarang fosse curioso di saperne di più. Sarebbe stato piuttosto strano il contrario, in effetti.
    [...]
    «puoi inventartene uno. Cosa ti piace di loro? Prendi il meglio: TA DAN! hai creato sarang personaggio TM!» consigliò Fitz. Il ragazzo era comunque dubbioso perché non sapeva quanto la cosa avrebbe potuto aiutarlo, ma tra tutte le opzioni era molto meglio inventare da solo il personaggio piuttosto che mettersi nei panni di qualcuno che fa una brutta fine.
    «Ci proverò, Fitz. GRAZIE. Cercherò di non essere più un peso e di avere meno paura, anche solo per aiutarti. FIGHTING!» disse Sarang, facendo uscire fuori sempre di più la sua vera personalità. In fondo aveva affrontato di peggio e se c'erano solo macerie e desolazione non aveva poi molto da preoccuparsi. Per questo regalò a Fitz uno splendido sorriso a mille mila denti ed alzò i pugnetti in aria per dimostrarle di non essere più così tanto spaventato come all'inizio. Tutto grazie alla presenza rassicurante di Fitz.
    [...]
    Inutile dire che aveva davvero temuto di finire a camminare in mezzo alle macerie in mutande. La faccia di Fitz non l'aveva rassicurato in proposito ma per fortuna forse le parole che aveva usato per convincerla erano servite allo scopo di fargli prendere solo un calzino. MENO MALE.
    «io pensavo come fascia sul braccio perchè, sai, fa molto apocalisse» disse Fitz e ops. Diciamo solo che Sarang la pensava sempre in modo diverso rispetto alla maggior parte delle persone ed era andato subito a pensare alla cosa più complicata, come il far diventare un calzino -abbastanza lungo, dai- una fascia per capelli. Sarang temeva così di aver rovinato tutto, ma... «ma ineffetti... why not? è abbastanza lungo» disse Fitz e Sarang non poté fare a meno di farsi scappare un saltello molto felice. YESSA. Il suo piano era andato a gonfie vele e quindi era ancora una volta molto fiero di se stesso.
    «Ti sta benissimo! Non è una vera fascia per capelli ma sembra una fascia. Gli accessori sono importanti, anche in un contesto post-apocalittico.» disse Sarang, annuendo continuamente alle sue stessa parole. Gli sarebbe cascata la testa di lì a qualche minuto.
    «ne vuoi uno mio?» chiese poi Fitz, lasciando Sarang per un attimo di sasso. Uhm. La verità? No. I loro calzini erano sporchi di polvere e detriti, quindi aveva zero voglia di metterselo sulla testa. Però come poteva dirle di no? Mmh? «Ma certo...» disse lui, prendendo il calzino di Fitz in modo alquanto riluttante. Lo cominciò a sbattere in aria -per pulirlo quanto più possibile- e dopo cercò di allacciarlo al meglio sulla testa.
    «Ora sembriamo una di quelle coppie che fanno matchy matchy disse Sarang e non sapeva se questo fosse una buona cosa o meno. Però era divertente ed ironico allo stesso tempo, data la sua preferenza sessuale che non coincideva con lo stato attuale delle cose.
    «Vogliamo provare a seguire la tua idea di guardare questa zona dall'alto?» chiese poi Sarang. In effetti sembrava una buona idea per iniziare a capirci qualcosa in più. Inoltre potevano davvero vedere qualcosa in più dall'alto che da lì non sarebbero mai riusciti a scorgere.
    Urgeva una scossa. Perché avevano si completato la missione individuale di Sarang... però mancava tutto il resto.
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