sometimes the days, they feel so long

@cortili, ft. hazel [prompt drama]

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    «cosa stai scrivendo?» Mckenzie non alzò lo sguardo dal foglio. Metodico, concluse la frase con un punto, e richiuse il quaderno con un tonfo conclusivo che lasciava intendere non l’avrebbe riaperto a breve. «niente» sorrise al curioso sguardo smeraldo di Melvin Diesel, innocente nella propria ammissione: d’altronde, in quel preciso momento, era vero. Il fatto che nell’ultima mezz’ora non avesse fatto altro, era un discorso diverso.
    Da quando Joni gli aveva suggerito di tenere un quaderno con i propri (incubi) sogni, Mac aveva trovato la valvola di sfogo perfetta per la propria indole remissiva, scostante, taciturna: non aveva bisogno di parlare, abilità nella quale non eccelleva, se poteva scriverlo e renderlo comunque reale. Era partito dagli incubi, da schizzi e linee spezzate che non avrebbero avuto senso per nessun altro eccetto lui – e talvolta, faticava egli stesso a trovarvi un senso – ed era diventato un...dire compagno, o amico, l’avrebbe fatto apparire come un dodicenne alle prese con il diario segreto cui affidare le proprie cotte, ma di certo era una costante nella sua quotidianità. Lo teneva sempre a portata di mano, confortante come la coperta per Linus. Sapeva, perchè lo sapeva, di poter contare su tante persone nella sua vita; che avrebbe potuto rivolgersi a esseri umani in carne ed ossa, che se avesse voluto avrebbe potuto bussare in infermeria a Narah, parlarne con i suoi compagni di squadra, con Jeremy o Run, Joni o Livy, Mads o Floyd, bisbigliarlo ad Harper, ma… ma.
    Ma non sapeva come fare, Mckenzie. Non sapeva trovare le tempistiche giuste, i momenti adatti, le parole più pertinenti, i respiri meno aspri. Non era in grado di aprire bocca e cuore contemporaneamente, come se schiuderne uno potesse escludere l’altro. Avrebbe dato la sua vita per i suoi amici, ed allo stesso tempo non riusciva a dare la sua vita ai suoi amici: era un tipo di abbandono diverso, una lealtà che non riusciva a dare completamente neanche a se stesso. Si ripeteva che prima di affidarsi a qualcuno, dovesse trovare un senso da sè, qualcosa da spiegare, qualcuno da essere, ma era logicamente cosciente che fossero motivazioni blande atte a giustificare la gola serrata ed il fiato in sbuffi che con fatica trascinava sulla lingua. Si diceva che prima di poter vivere la libertà promessa, dovesse scendere a compromessi con sopravviverla, e che fosse un obiettivo al quale dovesse arrivare da solo.
    Nei suoi giorni positivi era in grado di spiegarsi ogni limite, Mac; peccato non fosse così funzionale anche nel superarli. Nei giorni negativi - ed i secondi rubati fra i minuti positivi; ed in quegli attimi casuali in cui in una giornata buona l’ossigeno non arrivava ai polmoni ed il mondo diventava sfocato e liquido e affilato - evitava di pensare punto, perché per quanto fosse un ragazzo logico e, a dire degli altri, intelligente, non riusciva ad esserlo abbastanza per accettarsi come parte integrante della società. Praticava nuoto sulla terra ferma, e chi praticava nuoto sapeva quanto fosse difficile convincersi a tornare in superficie quando i rumori all’esterno si facevano troppo acuti. Viveva ovattato senza respirare, e quando tornava a farlo era tutto freddo e reale, ed allora tornava ad immergersi, per poi tornare nuovamente a galla – e svuotava i polmoni, e li riempiva nuovamente – sforzandosi di arrivare almeno a fine piscina. Almeno a fine piscina, un ultimo sforzo, Mac.
    Solo che la sua piscina era la vita, ed a volte il pensiero di dover essere così - sopravvivere così - fino alla fine dei suoi giorni, sembrava uno sforzo eccessivo. Voleva solo una pausa. Non voleva morire, Mac – non più – ma spesso esistere non era particolarmente allettante.
    Non proprio il genere di conversazione che poteva avere seduto su una panca in Sala Grande fra un mi passi il sale? e l’altro. Gliel’avevano detto in tanti, che non fosse solo, e che non dovesse esserlo, perché Mac, siamo qui per te, ma quel che non gli dicevano abbastanza era che fosse okay, essere soli; che potesse esserlo, e sarebbero comunque rimasti lì per lui. Se aveva il terrore di essere abbandonato da tutti perché incapace di vivere fra altri esseri umani? Haha che domanda era - certo che ne era terrorizzato. Il problema era che c’erano momenti, quelli più brutti e terribili, in cui non gli importava; in cui credeva di meritarselo; in cui -
    «dai, fammi vedere» nel momento in cui Melvin avanzò di qualche passo nella sua direzione, fu rapido a rialzarsi, e mantenere le distanze. In un impeto davvero poco adulto, nascose perfino il quadernetto dietro le spalle, il senso di colpa a rimbalzare negli occhi grigi ed una postura difensiva nella rigidità delle spalle.
    L’immacolato quaderno (soffriva di OCD, l’Hale; non poteva possedere qualcosa di sgualcito, se non voleva perderci la testa) stretto fra i palmi, era una finestra troppo ampia su di sé perché potesse sentirsi a suo agio a mostrarlo qualcuno. Non si trattava di segreti, non erano quelle le parole affidate alle pagine, semplicemente… pensieri. C’erano appunti riguardo frasi, o ricordi o battute, che avrebbe potuto inserire all’interno di una conversazione ma non aveva saputo come fare; c’erano le risposte che avrebbe voluto dare a domande che aveva dismesso con repliche piatte e scrollate di spalle; c’erano parole senza contesto, concetti che tiravano gli angoli della sua mente nei momenti più disparati; c’erano appunti scolastici e sportivi, c’erano statistiche, c’erano studi sulle precise quantità di erballegra in percentuale ed i loro effetti.
    C’erano pagine e pagine e pagine riempite, in grafia precisa e pulita, di “Respira”.
    Solo ”respira”.
    C’erano canzoni. C’erano spartiti. C’era - era - Mckenzie Leighton Hale.
    «davvero, non-» indietreggiò ancora, il Corvonero. Vantava quindici centimetri sull’Altair, eppure, mentr’ella annullava le distanze fra loro costringendolo a premere la schiena contro la colonna, si sentì minuscolo. «lettere d’amore» cosa? «n-no?» «kink estremi?» «perchè - uh?» «DISEGNI YAOI!!!!» «vin -» per la durata di un battito di ciglia, valutò seriamente l’idea di baciarla solo per metterla a tacere; poi si diede un coppino mentale, perché non solo erano in pubblico e ci mancavano solo altri pettegolezzi che lo vedessero protagonista, ma sarebbe proprio stata una mossa da infame. «SE SONO FANFICTION SU PERSES….» forse era ancora in tempo per una pomiciata.
    «SONO ARTICOLI DI POLGY GIRL» strillato in acuto come il reminder che la signora avesse dimenticato i limoni. Deglutì, occhi spalancati e fiato corto.
    ok. L’aveva detto.
    (ma cosa)
    L’aveva detto?
    Ed anche ad alta voce, evidentemente, viste le teste voltate nella sua direzione. «sono….polgy girl» Ed il disperato sguardo di scuse, lo rivolse alla Persona TM che ovviamente aveva reputato giusto ed opportuno apparire al suo fianco nel momento della grande rivelazione.
    [chorus]
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    oh mio dio non ci credo neanche io........I MADE IT!!! HO SCRITTO UN POST!!!

    CON IL PROMP DEL DRAMA!!!! liberissima, venite ad assistere allo sfacelo della poca reputazione di mac ♥
     
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    «Senti qualcosa?»
    «Non sento niente.» cit.
    Sbuffò spazientita, scuotendo con vigore la testolina bionda piena di disapprovazione. Meno male che c’era Callie in missione segreta con lei, o sarebbe stata una delusione totale!! Anzi, TOTALISSIMA!!!! «Chi diamine ha spostato l’orecchio oblungo,» sussurrò a denti stretti, abbassando il binocolo e fissando frustrata Joey e Sandy che parlavano di chissà cosa in cortile – peccato che l’albero in cui si erano nascoste le hallie non era abbastanza vicino per riuscire a carpire qualcosa. «Forse mi hanno fregato ed è rotto.» Come aveva fatto a non pensarci prima, di fare una prova?? A quell’ora avrebbero potuto (origliare comodamente) carpire ogni dettaglio della conversazione. Mise su il broncio fino a quando Callie non le fece gomitino, storte com’erano sui rami robusti che le graffiavano la pancia e celate dalla fronda folta. Era un nascondiglio così perfetto, e se solo l’orecchio avesse funzionato sarebbe stato ULTRA PERFETTO!!!! «Dai NON IMPORTA, avremo un sacco di altre occasioni, non essere triste!!1!» E se la sua bff la guardava con occhi da cucciolo (che poi anche lei in realtà era una bestiolina, ma a differenza sua era tenera) Haz non poteva fare ciò che fece adesso: si rassegnò, facendo spallucce e mettendo via il binocolo, seppur con un’occhiataccia ai due ragazzi distanti di qualche metro. «HAI RAGIONE!! Andiamo a mangiarci qualcosa, devo affogare i dispiaceri nel cibo.»
    «Che- state- ugh che fatica, guardando?» La McPherson, come posseduta, si girò di scatto verso il ragazzino coi capelli a scodella (orribili) (e per dirlo Hazel ce ne voleva MA MAGARI ERA UN PARERE DOVUTO ALL’ANTIPATIA ISTANTANEA) che faticosamente stava arrancando per mettersi vicino a loro. «E tu chi sei.» In risposta due occhioni azzurri spaesati, che le fecero socchiudere i propri in due fessure sospettose. Mmmh non la incantava, da bestia riconosceva un’altra bestia quando la vedeva. «Io?? Sono Rocam-» «Vattene via.» Lo spinse giù dall’albero, secca, incurante fosse caduto a terra. ERA DI MALUMORE OK???

    «SONO ARTICOLI DI POLGY GIRL.» China a divorare con poca grazia il suo panino con tanti (troppi) ingredienti dentro, Hazel aveva finito il boccone prima di girarsi verso la fonte di quello strillo – quasi accanto a sé, per altro –, come calamitata da un richiamo ancestrale: Polgy Girl era il suo giornale di gossip preferito, le regalava sempre gioie per non parlare degli articoli di Capodanno!!! CHE MERAVIGLIA!!!1!11 Era il giornale delle shipper come lei, quel giornale che non potevi leggere puntualmente a ogni uscita, perciò era solo che felice se anche altri ne parlavano con così tanto trasporto VUOL DIRE CHE PRATICAVANO LA RELIGIONE GIUSTA quella dell’ammooooreh #romantica #soloconleshipaltrui.
    Ma….
    Ma……..
    MA………….
    Mai, nella sua vita, Hazel McPherson si sarebbe aspettata una. Tale. Rivelazione. Giungere alle sue orecchie – che non erano come quelle oblunghe, e funzionavano fin troppo bene. Se solo, SE SOLO, Callie fosse stata ancora accanto a lei per sentire e testimoniare non fosse pazza MALEDIZIONE!!!!!! Mckenzie Hale era Polgy Girl? Quel polgy girl? Le sue reazioni furono tre in contemporanea: 1) hype, UNA MONTAGNA DI HYPE, VOLEVA CHIEDERGLI SUBITO COME FACESSE A RACIMOLARE LE SUE NOTIZIONE 2) minacciarlo per rivelarle tutti i gossip su cui stava lavorando, i fattacci segreti della gente, TUTTO!!!!!!!! 3) dubitare.
    Veramente Mckenzie, l’amico e compagno di squadra di suo fratello, era colui che scriveva quegli articoli di gossip o era solo un vanto inventato sul momento???? Non c’era nulla di meglio della McPherson per arrivare subito al sodo: spinse all’indietro la persona che divideva lei e l’Hale – era ancora Rocam? Era ancora Rocam, o magari era Lillo –, avvicinandosi all’altro senza alcuna pietà, lo sguardo chiaro fisso su di lui mentre iniziava a parlare a tono alto – e sinceramente emozionato perché OH MEO DEO, se davvero fosse stato lui sarebbe stato bello bellissimo, un sogno???? Come conoscere di persona la sua celebrità preferita??????? MEO DEO pt 2. «SIGNORE E SIGNORI E ANCHE SIGNOR, PERCHÉ NOI SIAMO INCLUSIVI» cosa? Cosa. «ABBIAMO QUI STASERA UN OSPITE SPECIALE, NONCHE’ UNA PERSONA ECCEZIONALE.» Usò un pezzo di baguette random come microfono, un braccio teso verso il ragazzo, noncurante di sembrare matta – ma appena la gente si accorse che era solo Hazel ed era tutto nella norma, lasciò perdere e tornò a mangiare. Ma si shentiva che quel teatrino avrebbe messo abbastanza in ansia l’Hale da fargli sputare il rospo #cattiva. «L’UNICO E IL SOLO MCKENZIE, SCRITTORE DI GRANDE FAMA E REDATTORE DI-» Basta, fine del teatrino, così come la psycho che era. Puntò l’indice verso Mac. «O mi confermi che sei davvero Polgy Girl, che non stai mentendo e hai le prove, oppure lo rivelo adesso di fronte a tutti.» Estremo? Estremo, ma la McPherson non aveva mai avuto mezze misure.
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    EEEEEE prompt drama: sei la valletta di Sanremo; act like it!!
     
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    Si pentiva di tutto.
    Non era una sensazione nuova quella che aveva raggiunto il corvonero; a dire la verità, era una sensazione ormai divenuta familiare, quasi rassicurante, perché di fatto Mckenzie sentiva il pentimento crescere in lui ogni volta che apriva gli occhi al mattino, che faceva un passo, che doveva prendere una decisione, ogni volta che apriva bocca e si trovava a dire qualcosa di sbagliato e fuori luogo, e tutte le volte che invece la teneva chiusa, si mordeva la lingua e dimostrava di non essere abbastanza per poter dire qualcosa. Era diventata una costante, un passeggero di cui farsi carico sulle spalle e che dopo un po’ si trasforma da peso a compagnia. Quella volta il pentimento non aveva dovuto faticare più di tanto; Mac l’aveva trovato lì ad attenderlo, un’ombra davanti a sé con braccia incrociate e ghigno divertito che aspettava il momento per abbracciarlo e prendere possesso del suo corpo, consapevole che non avrebbe saputo fare molto per tenerlo lontano, che da quella bocca non sarebbe uscito niente che avrebbe potuto tenerlo lontano.
    E non si smentì, l’Hale: si pentì.
    Nell’esatto momento in cui aveva detto quelle parole aveva sentito la gola svuotarsi e di qualsiasi forza e seccarsi, gli occhi socchiudersi, e le dita farsi incerte e sudate ma stringere ancora gli estremi del diario fino a far diventare le nocche bianche, come se ne andasse della sua vita.
    Nel momento in cui l’aveva detto, erano calati un silenzio e una stasi quasi inquietanti, e tutti gli occhi si erano posati sulla sua figura: la quiete prima della tempesta.
    Avrebbe potuto – avrebbe dovuto – approfittare di quel momento per abbracciare il suo diario e darsele a gambe, nascondersi dove nessuno lo aveva sentito, visto – ma avrebbe piacevolmente accettato anche di rifugiarsi dove nessuno avesse idea di chi fosse stato dapprincipio, tipo un villaggetto sconosciuto alle pendici dell’Himalaya. Eppure, non lo fece. Rimase lì, oggetto di quegli sguardi, con le orecchie riempite di quel silenzio imbarazzante; e se ne pentì, tanto per cambiare.
    «ABBIAMO QUI STASERA UN OSPITE SPECIALE, NONCHE’ UNA PERSONA ECCEZIONALE.» chi «cosa» come «p-p-erché?» quella, soprattutto, gli parve una domanda particolarmente urgente. Improvvisamente si sentì come – in un incubo – proiettato su di un palco, un’intera platea ad aspettare che parlasse e la luce bianca fissa su di lui per assicurarsi che fosse esattamente al centro dell’attenzione – e dell’azione. Peccato che l’unica luce bianca dall’alto da cui Mac sperava di essere catturato era quella di una qualche divinità che prima o poi l’avrebbe richiamato a sé per trascendere finalmente la natura (sofferente) terrestre e donargli la pace eterna – ovvero liberarlo da quel peso che era l’esistenza; quindi si sentì non ironicamente in trappola in quella situazione: mosse un paio di passi all’indietro per scoprire solo in quel momento che era stato letteralmente accerchiato da un discreto numero di studenti, richiamati dal suo stridulo annuncio, o dal teatrino improvvisato dalla McPherson.
    Un incubo.
    Scattò in avanti con la stessa impellenza di uno scarafaggio che scappa dall’ombra minacciosa della scopa che tenta di schiacciarlo, e si ritrovò al centro di quel personalissimo girone dell’inferno, mentre quelli che l’avevano circondato sembravano sovrastarlo e diventare giganti in attesa dell’ok del generale per contenderselo come cena. Strinse con forza il suo diario al petto, indeciso se stesse proteggendo i suoi pensieri e le sue riflessioni, o se stesse cercando il modo di inglobarsi nel quaderno, farsi pagina e nascondersi nel posto in cui sapeva di poter trovare sé stesso.
    «L’UNICO E IL SOLO MCKENZIE, SCRITTORE DI GRANDE FAMA E REDATTORE DI-» deglutì e chiuse gli occhi, preparandosi a quello che sarebbe avvenuto di lì a poco. «no» soffiò tra sé e sé nella speranza di riuscire a bloccare la scena e fuggire, ma «NO!» ripeté urgentemente, facendo saettare lo sguardo su quello della grifondoro subito dopo le sue parole «c-cioè io n-non…»
    Prima di continuare a parlare si bagnò lentamente le labbra, per poi serrarle tra di loro, e si prese un momento per far scorrere le iridi su ognuno dei visi che l’avevano accerchiato: erano tutti lì per lui, avevano tutti delle aspettative – aspettavano di sapere chi fosse veramente Mckenzie Hale. Il redattore di polgy girl? Il temuto Macattack che diventava in partita? Le pagine che stava strenuamente difendendo contenevano davvero la verità su di lui, ma non credeva che sarebbero stati tutti felici di scoprirla, non poteva svelargli la verità e non poteva soddisfarli. In un modo o nell’altro avrebbe deluso le aspettative di tutti. Odiava sentire di non essere abbastanza e di deludere i suoi amici, la squadra, Harper, ma era possibile che avesse la stessa ansia di deludere degli sconosciuti? chi lo sa, lasciamo la risposta a sara ciao tvb
    Messo alle strette, fece l’unica cosa che sapeva fare: sopravvisse.
    «io… nnon posso… né» scendere «confermare» piegò leggermente la testa sulla spalla e allargò le labbra in un sorriso tirato con le labbra serrate «né» salire «smentire» e sentiva già la lama affilata e fredda pronta a cadere sul suo collo.
    «però» c’era un però a cui aggrapparsi
    «c’è… un fatto» si affrettò ad aggiungere, annuendo con convinzione
    «un fatto»
    «il fatto…»
    Sbuffò aria dalle narici in una risatina nervosa
    «non io» ah no? «anche» ah ecco «ma non l’ho fatto eh!! l’avrei fatto però se fossi stato… fatto» uh? Alzò ancora di più l’angolo delle labbra in un sorriso falso, perché in verità in battitore soffriva! Incrociò lo sguardo di Melvin ma sapeva che dall’altair non avrebbe ricevuto nessun aiuto per uscire da quella situazione – nella quale ci si era ficcato da solo. Gli avrebbe fatto piacere vedere arrivare a quel punto una Joni Peetzah a cavallo con un’armatura, pronta a ringhiare e a mettere tutti a tappeto, una Sullivan Hawkins su un cavallo rigorosamente bianco, una visione celestiale a cui prendere la mano e con cui cavalcare insieme verso le sponde dalla sabbia bianca, o una Willow Beckham che – come il tintinnio preciso e puntuale che annuncia l’arrivo di un carro pieno di morti appestati – avrebbe messo in fuga tutti. Invece c’erano un mucchio di persone attorno a lui, della cui presenza Mac avrebbe preferito sicuramente non godere; sui loro visi vispi, attenti, e incuriositi, e su quello ancora in attesa di risposta di Hazel, si era dipinto un MI PENTO che ricordava a Mckenzie tutti i suoi sbagli.
    Nascere, prima di tutto.
    mi pento e mi dolgo di tutti i «peccati!» annunciò al capitano dei grifondoro (che avesse anticipato – di mesi e mesi wow mac che terzo occhio – il tema del prom di quell’anno?) «i peccati dell’inferno, quelli dei peccatori. Sono stati fatti. Sono fatti.»
    Se non puoi battere l’avversario tanto vale confonderlo .
    «che peccato, eh?»
    Eh.
    Risatina nervosa tattica.
    [chorus]
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    . vabbè
    SCUSA SARA MAMMA MIA SCUSA MAC IL POST RACCHIUDE TUTTA ME STESSA: MI PENTO! FINO ALL'ULTIMO DEI MIEI GIORNI!!
    esperienza... terribile mamma mia bellissima mac sei così bello scusami se ti ho rovinato MA GRAZIE SARA TUTTO BELLISSIMO L'HO FATTO LOOK MA I DID IT (malissimo ma HEY LOOK I DID IT ANYWAY!!!)

    niente, scusa . di nuovo .
    CIAO MAC VAI DA MAMMA SARA CHE E' MEGLIO
    ma è stato un onore (suonare con voi)!!1!1!! GRAZIE - per la fiducia mal riposta
     
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    Hazel voleva una sola cosa da Mac Hale: (sapere se aveva una crush con cui perseguitarlo per il resto della sua vita e) capire se era davvero Polgy Girl come aveva sentito.
    Ed essendo Hazel McPherson una persona per niente delicata, l’unico modo accertato per farlo era mettergli un pochino di ansia – dove, per un “pochino”, si intendeva metterlo alle strette davanti agli studenti della Sala Grande. Purché non avesse mai brillato per l’intelletto, la cap dei grifondoro era abbastanza furba da sapere che, se all’altro fosse venuto un colpo, allora sarebbe stato POLGY GIRL.
    Il!!! Suo!!! Idolo!!! E ANCHE L’IDOLO DI CALLIE!!! IL LORO IDOLO INSOMMA CAPITO??????!!!!!!!!! Polgy Girl era un mito perché era stalker per eccellenza: colei (ma a quel punto colui??) che tutto sapeva e ovunque si trovava pur senza vederla.
    Fino a quel momento.
    Ahimè, al corvonero era capitata la psycho shipper per eccellenza, colei che avrebbe sacrificato tutti i suoi cheeseburger per un mese (e non tutti si renderanno conto dell’importanza della questione) per avere una chiacchierata con Polgy Girl e carpire i suoi segreti più oscuri sulle ship in giro per il mondo magico – ma ancora meglio se di Hogwarts nello specifico. Le brillavano gli occhi alla prospettiva di aver trovato il suo idolo, e senza nemmeno aver faticato per cercarlo! Certo non avrebbe mai immaginato che questi fosse McKenzie ma CHE IMPORTAVA!!
    A mali estremi estremi rimedi, un detto che aveva sempre sentito tantissimo come suo e si vedeva!!! Al castello tutti erano abituati agli scleri della McPherson, e se attorno a loro si era radunato un gruppetto di curiosi, era sicuramente per la faccia da cerbiatto in trappola dell’Hale. E fu proprio l’ansia dell’altro, a farle capire che aveva fatto BINGO!!! Si portò le mani alle guance, la baguette-microfono ancora in mano, con tanto di bocca aperta in cui avrebbero potuto entrare le mosche. POLGY GIRL ERA PROPRIO DAVANTI A LEIIIIIIIII, AVEVA IL POTERE DELLO SHIPPING COMPULSIVO NELLE SUE MANI E AVREBBE POTUTO CONQUISTARE IL MONDO E ULTIMARE LA SUA TRASFORMAZIONE IN CUPIDHAZ SDFJOJFJFKDVJ.
    Ma un problema per volta. Noncurante della gente attorno a loro, la grifondoro piazzò le mani sui propri fianchi con un sorrisetto soddisfatto. «NO!» «ah no?» Beccato in castagna, McKenzie Hale!!1!1 Anyway. Quei balbettii ebbero il mistico potere di confondere la sua mente semplice, e per un (1) attimo si fece distrarre da una mosca che ronzava attorno alla testa del ragazzo – quel ronzio le risultava più comprensibile.
    Poi, come quando batti forte il telecomando contro il tavolo e questo riprende miracolosamente a funzionare, i suoi neuroni diedero qualche scarichetta elettrica degna di conto. «Peccati?? TUTTI FACCIAMO DEI PECCATI CHE IMPORTA SEI ASSOLTO!!!!» «che peccato, eh?» Scosse la testa, Hazel, con aria molto perspikace. «Eh certo, di peccati stiamo parlando finora.» Che Mac aka Polgy fosse confuso dalla folla?? Non andava bene LEI AVEVA BISOGNO DI CERTEZZE!! CONFERME!!! INFORMAZIONI PROFESSIONALI!!!! «Basta cincischiare, sputa il rospo.» Lo afferrò da un braccio e, noncurante che l’altro volesse seguirla o meno, sfruttò la sua forza bruta da wuomo duro per trascinarlo in un angoletto in disparte. Si girò verso il ragazzo, fissandolo negli occhi cerulei mentre lo indicava con un indice, naturalmente minacciosa nel suo essere psycho. «Adesso non hai più scuse. Ammetti di nuovo che sei Polgy Girl e nessuno si farà male.» Pausa, un’occhiatina al quaderno che l’altro teneva stretto, altro silenzio per un paio di corrucciati secondi.
    Poi si lasciò andare a un gridolino, e lo afferrò dalle spalle per scuoterlo come una macarena – sì, le piaceva molto scuotere le persone come bellissime macarene con la testa vuota. «COME FAI A RACCOGLIERE INFO SUCCULENTE?? COME FAI????? INSEGNAMI.»
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    «Basta cincischiare, sputa il rospo.»
    Se avesse aperto bocca in quel momento, le possibilità che insieme al rospo sputasse anche il pranzo e la colazione di quella mattina, erano altissime. Strinse le labbra fra loro, la saliva incastrata da qualche parte fra il palato e la gola, cercando – parola chiave: cercando - di non rendersi conto, perlomeno razionalmente, della folla che la Mcpherson aveva portato con sé. Se avesse potuto grattare via la (so cosa leggerete: non è quello.) pelle fino ad uscirne, l’avrebbe fatto: odiava le attenzioni; odiava sentire gli occhi della gente su di sé. Odiava esistere, ed odiava quando altri gli ricordavano lo stesse facendo. Chiuse gli occhi tentando – di nuovo, parola chiave – di mantenere il vago sorriso sulle labbra, offrendo ad Hazel una muta supplica che non gli facesse quello. Aveva abbastanza problemi (punto) con i suoi compagni al castello senza inserire Polgy Girl sulla lista, e per quanto la Mcpherson fosse materiale e poco empatica, doveva saperlo. Non oppose resistenza quando le dita di lei gli strizzarono il polso, permettendosi solo un breve, brevissimo momento di esitazione prima di convincere le proprie gambe a muoversi. «Adesso non hai più scuse. Ammetti di nuovo che sei Polgy Girl e nessuno si farà male.» Puntò gli occhi argento sull’indice della Grifondoro puntato contro il proprio petto, risalendo lentamente fino ad incrociarne lo sguardo, su cui si soffermò curioso. Era… Era disturbante, quanto fosse simile a Gideon. Gli stessi tratti morbidi, parentesi curve e linee brune; lo stesso calore: Gideon poteva anche essere meno violento, ma se pensavate che fra i due fosse Hazel quella più eccentrica e passionale, non avevate mai visto il Corvonero parlare di insetti stecchi. Avevano solo interessi diversi, trigger differenti: era più probabile accendere la miccia di Hazel piuttosto che del fratello, ma bruciavano allo stesso modo.
    Tanto bastò per farlo sorridere e sciogliere la tensione delle spalle. Non si sentiva a suo agio - quando mai. Neanche quando era da solo – ma era abbastanza confortevole da offrirle la versione di sé che donava a pochi. Un sorriso delicato e sincero; l’assenza di un pubblico bastò a placare respiri e battiti nel petto. «si faranno tutti l’idea sbagliata» suggerì, divertito ed appena opaco di tristezza, offrendole il tono onesto che ben accompagnava lo sguardo con cui la stava analizzando. Avrebbe voluto non fosse così? , ma conosceva Hogwarts: da quando avevano saputo della sua esistenza – un giorno terribile, a suo dire – sembrava che il suo nome andasse di moda sulla bocca di tutti e per i motivi sbagliati. Sapeva cosa avrebbero detto, osservando da lontano la scena di una Mcpherson infervorata, ed un Hale pallido e terrorizzato: lo sta minacciando perché lui e suo fratello escono insieme; è gelosa!! hashtag #macphersons. Alla gente non interessava la verità, ed i fatti erano manipolabili come argilla fresca. Valutò, non per la prima volta, di dare effettivamente qualcosa di cui parlare – uno scandalo che avrebbe reso fiera Jane, tipo chiedere un appuntamento alla Grifondoro e guadagnarci un pugno in faccia; tipo ridere, e dire ad Hazel che magari voleva gli facesse male: sarebbe stata così poco una bugia, che la tentazione fu spericolata. Si cullò in idee stupide fino a che non fu certo che parlando la voce non avrebbe tremato, e non sarebbe svenuto in un angolo oscuro di Hogwarts, e non avrebbe riso né distolto lo sguardo. Respiri profondi. Strinse poi le labbra fra loro, cancellando ogni traccia di sorriso.
    «devi promettere di non dirlo a nessuno.» Parlò veloce, schiacciando le parole insieme così che rimanessero pochi spazi in cui potesse insinuarsi il dubbio.
    Chiariamoci subito: Mckenzie non era, Polgy Girl.
    Ma per Hazel, poteva esserlo - almeno per un po’. Non era un bravo bugiardo (prom: haha in fact, he was) ma era una… questione di principio. Era un compito, e Mac prendeva sempre sul serio i compiti che gli venivano assegnati. Ed era divertente, giusto un pizzico!, fingere di avere effettivamente una voce in capitolo nei gossip che giravano per il mondo magico. Certo, non aveva pensato che qualcuno potesse davvero crederci, ma Haz l’aveva messo all’angolo con una serietà che lo convinse a provarci - tipo Sara che credeva tutti avessero capito fosse il Lupo, ed invece non era così, quindi aveva deciso di fare il Lupo davvero. «COME FAI A RACCOGLIERE INFO SUCCULENTE?? COME FAI????? INSEGNAMI.» Quel fervore religioso era un po’ terrificante.
    Ok, senza un po’.
    Si strinse nelle spalle, un sorriso appena percettibile sulle labbra. «non posso. polgy girl è come babbo natale» pausa. «può essercene solo uno» lasciò implicito che quell’uno (non) fosse lui. «ma posso darti un consiglio» uno che in qualunque altro momento non si sarebbe mai permesso di darle, perché #hazelmifacosìpaura, ma che in quell’istante gli parve… adatto. Giusto. Le fece cenno di avvicinarsi, guardando che oltre le spalle di Haz non ci fosse nessuno. «per raccogliere informazioni devi sentirle, e non puoi farlo se parli a voce troppo alta» bisbigliò, suggerendole che il proprio tono fosse quello opportuno per scoprire i Segreti TM.
    Magari non avrebbe creduto alla storia di Polgy.
    Ma magari Mac aveva comunque fatto la sua buona azione quotidiana, proteggendo i timpani di tutta la scuola: l’eroe che Hogwarts meritava.
    [chorus]
    So I hit
    my head up
    against the wall
    Over and over
    and over
    and over again,
    and again
    gifs
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
     
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4 replies since 30/1/2021, 19:12   274 views
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