curiouser and curiouser

nathan & drew

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    Il cielo fuori la finestra era una distesa di fittissimo bianco che si estendeva verso l'orizzonte, interrompendosi solo laddove i profili delle torri più alte del castello svettavano in tutta la loro maestosità. Lo stesso discorso valeva per il terreno, un manto bianco che andava avanti a perdita d'occhio, salvo poi venir interrotto da un arco, un muro, un portone. Era tutto molto bello, ma molto molto bianco.
    Ed era, soprattutto, realizzò Nathan, un panorama decisamente diverso da quello composto quasi solo ed esclusivamente dalle tipiche villette londinesi, che aveva scorto oltre la vetrata colorata che quell'eccentrica di sua mamma aveva fatto installare nella camera degli ospiti. O, per meglio dire, quella che un tempo era stata la sua camera da letto. Da quando aveva lasciato casa, anni prima, Jenna aveva ristrutturato parecchi ambienti e le modifiche più importanti le aveva apportate proprio a quella che, in adolescenza, era stata la cameretta di Nathan. Lo aveva informato della cosa tramite una lettera, mentre lui si trovava da qualche parte in Marocco; quando aveva letto dei “piccoli cambiamenti” citati da sua mamma, l'ex Tassorosso aveva immaginato... non lo so, un nuovo colore alle pareti? Un cambio di arredamento? Insomma, tutto ma non una completa rivoluzione della stanza, come invece aveva poi appurato quando, poco prima dell'estate, era tornato a casa sua con l'intenzione di rimanerci. Tutto ciò, comunque, non lo aveva ferito più del dovuto, poiché non aveva alcun diritto di reclamare la cosa alla donna, avendo abbandonato quella casa già da tempo; e poi il proposito di rimanere a Londra era durato molto poco, tanto che a Settembre era nuovamente partito, ma questa volta per tornare in un altro posto che era al contempo lo stesso di sempre eppure nuovo di zecca, se visto con gli occhi dell'assistente.
    Hogwarts, quella struttura di pietre e magia che molto spesso Nathan aveva creduto fosse esente da qualsiasi influenza di spazio e tempo. Era stata casa sua per sette lunghi anni ed era stato certo quando, fresco di M.A.G.O., aveva giurato che non sarebbe mai tornato in quel posto perché al mondo c'era così tanto da vedere! Così tanto da scoprire! E invece eccolo lì, appena due anni dopo, a vivere nuovamente in quel castello sperduto da qualche parte in Scozia e – udite udite – esserne persino contento. Gli piaceva la sua nuova vita, quell'avventura come assistente di Quinn, quel sentirsi al contempo l'adulto della situazione ma anche abbastanza vicino, in quanto ad età, a molti studenti, per poter instaurare con loro un rapporto che non fosse solo quello tra studente e assistente, ma qualcosa di più profondo – se non amicizia, quasi. Non un'impresa difficile per lo Shine, dopotutto, famoso per la sua disponibilità ad attaccar bottone pressoché con chiunque, quadri inclusi, e per il sorriso sempre presente; gli piaceva poter girovagare tra i corridoi e ricambiare i saluti, offrire una parola di conforto, aiutare chiunque ne avesse necessità. Così come gli piaceva quando Jess appariva dal nulla con dei nuovi gossip, o quando uno dei suoi colleghi lo invitava a prendere una boccata d'aria in cortile. Insomma, non se lo sarebbe mai aspettato ma quell'esperienza ad Hogwarts si stava rivelando formativa, speciale ed entusiasmante!
    Ciononostante, era stato grato per quel paio di giorni di vacanza che gli erano stati concessi dal Quinn, e dei quali Nathan aveva approfittato per tornare a casa e stare un po' con la sua famiglia, ma soprattutto con le sue sorelle. Erano stati giorni intensi, tra tea parties con i peluches, interminabili ore in cui i suoi riccioli scuri avevano dovuto soccombere alle “cure amorevoli” delle due bambine, e il continuo terzo grado di sua mamma: “ti stai divertendo? Ti piace il lavoro? Ti trattano bene?” E quella che non riusciva mai a chiedere ma che Nathan sentiva sempre lì, a pesare sul loro rapporto: “rimarrai, questa volta?
    Per quello, Nathan non aveva una risposta. , il lavoro ad Hogwarts gli piaceva; , si divertiva anche e lo trattavano... beh, dai, discretamente bene. Erano pur sempre assistenti sfruttati e sottopagati (cit.) ma lo Shine non si era mai lamentato, neppure del lavoro più duro, abituato a fare letteralmente qualsiasi cosa pur di potersi mantenere durante i suoi numerosi viaggi. Ma dare una risposta onesta a quell'ultima domanda era difficile, e Nate era sollevato dal fatto che sua mamma non avesse abbastanza coraggio da costringersi a porla davvero: non avrebbe voluto mentirle, né tanto meno darle un dispiacere. Non era certo di cosa gli riservasse il futuro – ah ah, ironico per uno come lui, dotato della Vista ma senza averne la minima idea – e sinceramente? Non voleva saperlo! Gli piaceva vivere giorno dopo giorno, senza dover pianificare troppo le cose. Gli bastava dover pianificare la vita di Quinn – quell'uomo si sarebbe dimenticato la testa, non ce l'avesse avuta sulle spalle. - e non voleva pensare a cosa ne sarebbe stato della sua; le cose incise nella pietra non facevano per lui.
    Appiattì il viso contro il vetro della finestra, cercando di scrutare l'orizzonte per notare qualsiasi cosa creasse disturbo in quell'infinita distesa pallida, ma non vide nulla. Con la manica tentò di spannare la superficie, e fu in quel momento che notò una colonna di fumo innalzarsi in lontananza: o qualcuno si stava divertendo a dare fuoco alla proprietà, o c'era un camino acceso da qualche parte! E, essendo troppo lontano per poter provenire dalle cucine o da qualcuna delle sale comuni o degli uffici, Nate diede per scontato che venisse dalla capanna del guardiacaccia.
    «Ottimo!» Pensò, illuminandosi: era da giorni che tentava di beccare Drew per potergli dare il suo pensierino, ma quell'uomo era più difficile da trovare di un Kelpie scozzese!
    Dopo essersi imbacuccato a dovere (con tanto di cappello, sciarpone e guanti caldissimi), Nathan afferrò il pacchetto che aveva riposto nel baule al rientro dalle ferie, e si avventurò all'esterno, dove la neve continuava a scendere copiosa da giorni. You gotta love the north.
    Era a metà strada quando un'idea gli balenò improvvisamente in testa. «Ohh, ma certo. Perfetto.»

    Qualche minuto dopo era arrivato alla meta – o forse un po' di più, difficile dire quanto tempo avessero impiegato gli elfi per preparare il piatto o quanto a lungo avesse arrancato nella neve, ma fatto sta che era finalmente giunto alla capanna e ora bussava delicatamente ma con fermezza (?) sull'uscio di legno. C'era da aspettarlo da uno come lui, che facesse del detto “se la montagna non viene a Maometto...” una personale filosofia di vita! Insomma, aveva dato a Drew un sacco di tempo per ambientarsi, ma era giunto il momento anche per il guardiacaccia di ricevere il suo regalo di Natale! Nathan non voleva essere troppo pressante – mai! - ma aveva notato il fumo provenire dalla casetta, e ora le luci accese all'interno, e ne aveva approfittato! Sapeva esattamente cosa volesse dire essere l'ultimo arrivato, e ci teneva che Drew sapesse che in lui avrebbe trovato un... amico? Si, anche, ma soprattutto un supporto morale o qualcuno con cui aprirsi se mai avesse voluto. O sentito il bisogno.
    O qualcuno con cui prendere il thè magari! Perché in quel preciso momento Nathan se ne stava di fronte alla sua porta, con un regalo in una mano e dei dolcetti appena sfornati nell'altra, mentre saltellava sul posto per ripararsi dal freddo gelido, e sperava davvero che l'altro non lo cacciasse via - o non lo odiasse per aver invaso i suoi spazi. Ops.
    Nathan Shine-clythorne said:
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    Andrew "Drew" Ström
    Aveva appena finito il giro di ronda lungo il perimetro della foresta ed era rientrato nella capanna per potersi rilassare dopo una mattinata passata in giro, al freddo. Il ciondolo a forma di boccino d'oro a pendergli dal collo mentre sovrastava un foglio di carta scritto per metà. Quel boccino si era rivelato un regalo di Natale inaspettatamente utile, ed adesso lo Strom faticava a staccarsene, non se ne separava mai. Non conosceva Hazel McPherson, colei che gli aveva fatto trovare quel regalo la mattina di Natale, ma era sicuro che meritasse un pensiero in cambio, presto o tardi. Continuò a scrivere, fermandosi per un attimo e rileggendo quelle parole scritte in alfabeto cirillico, tracciò sopra una linea obliqua sopra il testo, raccolse il foglio con entrambe le mani e lo strappò, per poi accartocciarlo e lanciarlo dentro il caminetto acceso. L'indecisione a guidare quel gesto secco e lo sguardo scuro perso a scrutare il pezzo di carta accendersi e disintegrarsi velocemente. Un latrato di Darth, accucciata sul suo cuscino non troppo vicino al caminetto scoppiettante, seguito da uno sbuffo che gli sembrò scocciato.
    Quanti fogli aveva buttato? Tre? Quattro? Ogni tanto sentiva la necessità di tirare fuori le emozioni che erano rimaste congelate dentro di sè quando aveva deciso di fuggire dalla Russia con Eden, eppure al tempo stesso sapeva che tirarle fuori, anche solo scritte su una lettera indirizzata a nessuno, era pericoloso. Avrebbero potuto scoprirlo, in qualsiasi momento. Esistevano pensieri, vite, storie passate, che non poteva trascrivere sul suo taccuino, storie e vite che avrebbe fatto bene a dimenticare: Serafim, Eden, la loro tata in Russia, suo padre. Nomi, storie e vite che dovevano rimanere relegate nel passato, che non dovevano venire fuori. Eppure, Serafim non riusciva a concentrarsi sul presente, preferendo ancorarsi a quel passato che lo perseguitava, che rivedeva in ogni dettaglio della sua nuova vita: il clima freddo della Scozia non era paragonabile a quello ancora più rigido del suo paese d'origine, eppure persino la condensa dell'aria ad ogni respiro gli ricordava casa, anche se casa voleva dimenticarla, ed anche i volti delle persone incontrate a scuola, sebbene nuovi, gli ricordavano persone già viste. Forse anche per questo motivo, provare ad ambientarsi in quel luogo nuovo, era stato - ed era, ancora - così complicato. Non riusciva ad aprirsi a quel posto con la neutralità dovuta, non riusciva ad accettare che lì, sul suolo scozzese, fosse solo Andrew, il Guardiacaccia introverso e silenzioso che forse non stava particolarmente simpatico a tanti per i suoi modi bruschi e che per il resto, magari suscitava solo indifferenza. Percepiva il sospetto sospirargli sul collo ad ogni sguardo, portandolo a schivare qualsiasi contatto troppo ravvicinato, anche con i "colleghi". Chi si era avvicinata a lui, forse con più curiosità di altri, era stata Narah Bloodworth. Una ragazza...apposto, con la quale non si trovava a disagio, semplicemente perchè non era invadente, rimaneva nel proprio spazio senza invadere il suo. Ma per il resto? Non poteva dire di aver fatto troppe conoscenze, nè tanto meno di aver stretto amicizie. Anche per questo motivo, sentir bussare alla propria porta, fu più inaspettato che mai. Sollevò il capo dalla carta, sulla quale aveva appena ripreso a scrivere, portando lo sguardo curioso ad osservare oltre il vetro sporco della finestra che affacciava sull'aperto cortile. Darth iniziò ad abbaiare, rimanendo ferma sul grosso cuscino che l'ospitava, troppo pigra ed assonnata per alzarsi e dirigersi alla porta d'ingresso. Accartocciò l'ennesimo foglio, alzandosi e lanciandolo dentro il caminetto esattamente come aveva fatto con gli altri. Si diresse alla porta, scostandola di qualche centimetro, uno spiraglio che gli consentiva di guardare chi vi fosse al di là del legno, e fu veramente una sorpresa riconoscere, sull'uscio, Nathan Shine, l'assistente di Storia della magia. Rimase ad osservarlo, sbigottito, per più di qualche istante, aprendo poi la porta e portando lo sguardo prima sul pacco che teneva in una mano, e poi sui dolcetti nell'altra. L'aria fredda dell'esterno lo convinse che lasciare il giovane sulla soglia fosse...troppo crudele persino per lui. Per questo, facendosi da parte, aprì del tutto la porta, così che potesse entrare. Andrew non era così tanto ospitale come avrebbe...voluto? dovuto? Ma per fortuna, c'era Darth a fare gli onori di casa per lui. Forse più per i dolcetti che per Nathan in sè, il grosso cane nero fece un balzo rischiando di finire addosso al giovane, sollevandosi sulle zampe posteriori e raggiungendo quasi un'altezza umana. Grazie al cielo, lo Strom fu abbastanza svelto da afferrarla per il collare ed evitare che le zampe grosse artigliassero il braccio dello Shine, rischiando di fargli rovesciare ciò che aveva in mano. Il silenzio ad accompagnare quel gesto brusco, e l'espressione del volto che suggeriva impazienza. Un gesto secco bastò affinchè Darth capisse che non doveva aggredire così le persone, nemmeno se portavano in mano dei dolcetti. Pigramente, il cane si allontanò, e si accasciò di nuovo sul cuscino. Chiuse la porta, e guardò il ragazzo, l'espressione neutra che avrebbe potuto essere interpretata così:

    ?

    Cosa lo portava lì? Perchè? Lasciò che fosse Nathan a prendere parola per primo, limitandosi a tirare fuori dalla tasca posteriore del jeans sgualcito il proprio taccuino e la penna, com'era abituato a fare quando si ritrovava a dover interagire con qualcuno.
    once: SERAFIM NIKOLAEVIČ SOKOLÒV
    "non ho parole" - cit
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    Edited by silence‚ - 14/8/2021, 22:39
     
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    L'apertura dell'uscio venne preceduta brevemente da un abbaiare insistente e tanto bastò allo Shine per fargli dimenticare qualsiasi silenziosa lamentela riguardante il freddo gelido che sferzava sulla Scozia in quel pomeriggio di Gennaio: gli animali avevano questo effetto su di lui, riuscivano a (rincretinirlo) metterlo sempre di buon umore! Era un amante dei gatti, certo, ma lo era ancora di più dei cani, perciò non vedeva l'ora di riempire di coccole il cucciolo(ne) che viveva insieme al guardiacaccia.
    Era talmente su di giri che dovette fare del suo meglio per evitare di infilare la faccia nel piccolo spiraglio aperto da Drew, nel momento in cui l'altro andò ad accoglierlo; ma il sorriso a tremila denti e l'espressione euforica erano impossibili da tenere a bada. Avrebbe volentieri agitato una mano in segno di saluto, se non le avesse avute entrambe occupate, quindi preferì optare per un «ciao!! Buon Natale in ritardo e buon anno!!!» ovattato dalla sciarpa che gli copriva mezza faccia, bocca compresa; infondo, chi se ne frega se era marzo gennaio inoltrato, si era sempre in tempo per fare gli auguri al prossimo, no?!
    Con il sorriso che si allargava sempre di più, Nathan attese (poco) pazientemente che l'altro registrasse la sua presenza improvvisa e molesta, anche se in realtà vibrava all'idea di venire a contatto con la creaturina a quattro zampe e stava letteralmente saltellando sul posto per non gelarsi quel poco di pelle rimasta scoperta. Dannazione, alle volte gli mancava proprio tanto il caldo africano – alle volte more like sempre. Abituarsi a quelle temperature era una delle cose più dure da dover affrontare nella sua nuova carriera, c'era da dirlo.
    Come se volesse usarli a mo' di spiegazione, Nathan li presentò all'uomo e gli fu grato quando aprì completamente l'uscio per invitarlo ad entrare. Lo ringraziò con un «domo arigatou» perché aveva questo brutto vizio di passare da una lingua all'altra, senza apparente motivo, un lato di Nathan che andava preso così come era. Avrebbe poi volentieri atteso che l'altro lo invitasse ad accomodarsi, prima di inondarlo col suo tipico fiume di parole ma qualcuno !! sembrava molto contento !! di vederlo !! ed era emozionato tanto quanto lui!! AWW!! Si ricordò giusto in tempo di avere le mani occupate, e gli angoli della bocca si piegarono leggermente verso il basso: sad puppy because he can't pet cute puppy :c
    Se lo preoccupava il fatto che l'animale avrebbe potuto facilmente azzannarlo ad un braccio in un impeto di gioia e festività? Certo che no. Era troppo occupato a guardarlo con occhi adoranti! Lo osservo allontanarsi dopo esser stato prontamente redarguito dal proprio padrone per quell'eccessiva dimostrazione d'affetto, e Nathan dovette mordersi l'interno della guancia per evitare di pregare Drew di non riprenderlo. O riprenderla? Chiese invece «che amore! Come si chiama?» Non voleva esordire espressamentecon un /è maschio o femmina/ perché gli sembrava poco carino #ahokay E solo alzando finalmente lo sguardo sul padrone di casa si accorse dell'espressione interrogativa che gli stava rivolgendo.
    Oh, giusto, vero. Si era presentato a casa sua così di punto in bianco, il minimo che poteva fare (prima di iniziare a giocare col suo cane #cosa?cosa.) era fornire una spiegazione. Tirò, allora, nuovamente le labbra in un allegro sorriso, prima di allungare il piattino con i dolcetti in direzione di Drew. «Sono venuto per il thè!» Ad accompagnare quell'eccessiva esuberanza, una risata divertita. «No, non è vero, in realtà sono venuto a portarti questo -» sventolò piano il pacchetto che teneva nella mancina, «ma ho pensato: perché non approfittarne e prendere un thè insieme! E fare due chiacchiere, da ultimo arrivato a ultimo ultimo arrivato.» Lo guardò un attimo in silenzio, facendo sbattere velocemente le palpebre, poi aggiunse: «...vabbè, hai capito che intendo.» E, nel caso in cui Drew avesse preso i pasticcini offerti, liberando una mano all'ex Tassorosso, questi ne avrebbe approfittato per andare a grattare la nuca come era solito fare nei momenti di imbarazzo. Poi avrebbe asciugato sui jeans il guanto, bagnato dalla neve rimasta impigliata sul cappello.
    «Quiiiiindi, questo è per te, buon Natale!» Non era certamente il migliore dei pacchetti, ma Lauren e Lucille avevano insistito per partecipare alla fase di incartamento e ora sulla carta già piena zeppa di babbi natale e renne paffute, capeggiavano stampini multicolor di impronte di gattino (la firma di Lauren) e profili di unicorni (Lu). Con un sorriso affettuoso, spiegò all'altro l'origine di quelle decorazioni. «Le mie sorelline mi hanno visto incartare il pacchetto e hanno deciso che dovevano assolutamente contribuire. Ho provato a sfuggire ai loro tentativi di sabotaggio ma come potrai ben vedere, ho fallito miseramente.» Voleva loro un gran bene, ma era anche contento di non doversele subire tutto il giorno, tutti i giorni perché persino un Nathan Shine qualunque aveva un limite di sopportazione. «E quindi niente.» E quindi niente, appunto. Lo scambio dei regali era stato fatto.
    Quell'anno, Nate, era proprio andato oltre, riempiendo i suoi nuovi colleghi e i nuovi amici con regali fatti spesso di getto, ma sempre col cuore. E aveva voluto fare la stessa cosa anche con Drew, perché quale miglior modo di rompere il ghiaccio se non con uno stupido pensierino di natale?! Era una scemenza, qualcosa fatta per puro piacere e non perché si aspettasse niente in cambio; voleva solo che l'altro comprendesse che in lui avrebbe sempre trovato qualcuno disposto ad ascoltare – vabbè, dai, metaforicamente parlando - e, se avesse voluto, un nuovo amico.
    Gli allungò dunque il pacchetto, le mani ancora caldamente infilate nei guanti, e lo esortò a scartarlo. All'interno avrebbe trovato un semplice taccuino di medie dimensioni, comodo da far stare in tasca o in una borsa, non molto spesso, con tanto di penna stilografica abbinata. Forse era un po' fuori dallo stile del guardiacaccia, a pensarci bene, ma la rilegatura in pelle e le decorazioni sul legno della penna avevano da subito catturato l'attenzione (e il cuore) dello Shine. Il regalo, inoltre, era al cento percento babbano; e la cosa, in qualche modo, glielo aveva fatto apprezzare ancora di più.
    Sperava che a Drew piacesse tanto quanto a lui!
    Attese in religioso silenzio che l'altro lo scartasse, combattendo contro se stesso e la voglia di correre fino alla poltrona dove l'animale sonnecchiava e spupazzarselo tutto. Ma non poteva farlo (mannaggia) un po' perché Darth – dai a questo punto il nome penso lo sappia – avrebbe potuto benissimo non gradire e cacciarlo via e allora il cuore dello Shine ne avrebbe sofferto tantissimo (. ah okay) e un po' perché non aveva ancora tutta questa confidenza con Drew; mica poteva fare come con Nah, e tentare di rubarle Citra un giorno si e l'altro pure ghghgh
    Quindi rimase buono buonino al suo posto, vibrando come un diapason (cit.) nell'attesa.
    Nathan Shine-clythorne said:
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    Andrew "Drew" Ström
    Purtroppo per lui, il collega Shine aveva un volto simpatico ed era fin troppo gentile. Purtroppo perchè questo frenava Drew dallo spingersi a chiudergli la porta in faccia. Se Nate fosse stato meno affabile o avesse avuto un volto meno simpatico, Drew non ci avrebbe pensato due volte a comportarsi in maniera scortese e fargli capire, in modo del tutto plateale, che non aveva voglia di visite e tanto meno di chiacchiere. Ma non ce la faceva a rimanere impassibile davanti allo sguardo grande e caldo del ragazzo, così umano, amorevole e ricco di speranze. Nel senso, un cuore lo Strom ce l'aveva, ed anche se per anni l'aveva tenuta chiusa a chiave chissà dove, sorprendentemente aveva persino una coscienza. La verità: le persone socievoli, per lui, erano sempre state un mistero ed al tempo stesso lo incuriosivano. E studiava Nathan, come avrebbe fatto con qualsiasi essere umano così tanto diverso da lui. Si stupì non poco, della reazione che ebbe nei confronti di Darth. Non solo non ne sembrava affatto spaventato - cosa che invece Drew certamente si aspettava! Dopotutto, sperava che Darth facesse questo effetto agli estranei - ma al contrario voleva FARLE LE COCCOLE.
    Aveva aperto la porta a quel batuffolo arruffato che era l'assistente del Quinn, per evitare che congelasse sulla soglia, e poi l'aveva richiusa, grattandosi distrattamente la nuca in assoluto (e stupito) silenzio. Il suo sguardo, così dannatamente deadpan, come sempre parlava per lui e suggeriva impazienza. Rimase a squadrare il ragazzo ancora per un po', forse attendendo che dicesse la sua per poi andarsene. Agli auguri di Natale si limitò ad un cenno impercettibile del capo, che forse Nathan non avrebbe nemmeno riconosciuto. Ma il giovane non si perse affatto d'animo, concentrandosi sul cane. Dato che ci teneva tanto, il guardiacaccia decise di scrivere il nome del grosso cane nero sul foglio, accompagnato da un segno che ne indentificava il sesso. Darth era un nome ambiguo, forse, e magari lui non avrebbe compreso che si trattava di una femmina. Forse era persino felice che dedicasse attenzioni al cane, piuttosto che a lui, e questo era un segno inequivocabile di quanto fosse asociale.
    Si poggiò con il busto sulla scrivania, portando le braccia conserte sul petto ed ascoltando il giovane che di sicuro cose da dire ne aveva parecchie. Raccolse i suoi pacchetti, rimanendone davvero sorpreso. Sì, aveva capito che li aveva portati per lui, ma fino a che non glieli aveva consegnati bè, aveva pensato che potesse anche non essere così, insomma, che non fossero proprio per lui. Era...gentile. Con lo sguardo si perse ad osservare la buffa carta che ricopriva il pacchetto, realizzata con immagini di babbi natale e renne, accompagnate da impronte di gattino ed profili di unicorni. Non esattamente il suo stile ma...era un pacco che esprimeva calore, così tanto che Drew si ritrovò a fare un piccolo sorriso. Il primo e forse l'unico che avrebbe emesso quel giorno (aveva una scorta di sorrisi giornaliera e l'aveva terminata . ) Dunque quel pacchetto era merito delle sue sorelle, e questo lo fece addirittura sentire in colpa. Si sentiva in colpa per non essere un tipo...ospitale, non quanto il giovane avrebbe meritato! Si sentiva in colpa anche per essersi posto dei propositi (appunto, l'essere più aperto al prossimo, l'essere più socievole) che non stava affatto rispettando ma ci provava, davvero. Infatti, recuperò il taccuino, scrivendo una riga sotto il nome di Darth scritto poco prima.
    "Le tue sorelle hanno buon gusto. Bella carta."
    Certamente non ci avrebbe mai arredato le pareti di casa, con bella intendeva "simpatica", ma alcuni termini, in una lingua che ancora conosceva poco, non erano proprio il suo forte.
    L'aneddoto sulle sorelle, poi, colpiva un po' troppo vicino a casa, considerando che Drew non vedeva la sua da...troppo tempo. Scartò il pacchetto, ritrovandosi tra le mani un bel taccuino ed una penna sempre utili, e soffermandosi ad osservare i dettagli di quel regalo. Era...stupito!!! Insomma, non si aspettava davvero tanta gentilezza da uno sconosciuto, non era cresciuto seguendo esempi di altruismo e gentilezza - andiamo, aveva studiato a Durmstrang e poi lo avevano cacciato dopo averlo accoltellato alla gola - e quel comportamento lo sorprendeva davvero tanto! Gli dava anche...speranza. La gentilezza portava solo gentilezza, per questo motivo, mentre il giovane si occupava di dare a Darth attenzioni che lei sembrava gradire parecchio, Drew si avvicinò allo scaffale della cucina, aprendolo per estrarre un barattolo di quella che sembrava una fine polvere marrone, ma che una volta scoperchiato esplose in un profumo di cioccolata in tutta la stanza. Allo stesso modo estrasse la bacchetta dalla cintura dei pantaloni e fece svolazzare una tovaglia e due tazze fin sopra la tavola, seguita da un bollitore già caldo.
    Si voltò di nuovo verso il giovane, osservandolo dalla testa ai piedi, e poi con un cenno della mano, indicò l'appendiabiti, così che si spogliasse dei vestiti di troppo, dato che dentro la capanna il fuoco era acceso e la temperatura più calda rispetto all'esterno. Sentiva di dovergli dare qualcosa in cambio, non perchè fosse in dovere di farlo, ma perchè appunto credeva che rispondere con gentilezza alla gentilezza fosse la chiave della sua nuova vita. Si scervellò, riflettendo. Non aveva granchè, lì nella Capanna, ma aveva qualcosa che a Nathan poteva piacere, forse. Aveva una tazza particolare sopra cui era disegnato un mappamondo, ogni stato era disegnato con linee sottili e senza il nome sopra che lo identificasse, ma quando ci si metteva dentro qualcosa di caldo o freddo, alcune nazioni si evidenziavano a caso, diventando scure ed il loro nome compariva sopra scritto in bianco. Poteva essere un'ispirazione per chi viaggiava molto e voleva scegliere quale stato visitare. In verità non aveva idea di cosa facesse Nathan nella vita, a parte l'assistente del Quinn, ma aveva sentito che viaggiava o aveva viaggiato (punto), la sua conoscenza si fermava lì. E comunque, anche non fosse stato così, era certamente una bella tazza dentro cui bere. Quindi, recuperata la tazza dal mobile, gliela passò, spingendola contro il petto del ragazzo ed invitandolo a prenderla. Che strana la vita, arrivi con dei pasticcini e vai via con una tazza e ricoperto da peli di cane .
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    imperdonabile, dopo mesi .
     
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    Nathan non aveva aspettative perché non riteneva necessario aspettarsi nulla che gli altri non fossero disposti a voler fare loro stessi; non voleva caricarli di eccessive attese, di pressioni che avrebbero potuto minare la loro serenità e il loro operato. Per carattere, Nate non si aspettava mai nulla – non per paura di esser deluso, piuttosto per non risultare invadente. Ogni suo gesto era dettato solo esclusivamente dall'intenzione pura e sincera di voler far del bene; era certamente una persona ottimista e credeva nella filosofia il bene porta altro bene, ma non lo dava per scontato. Mai per scontato.
    Il primo errore era assumere qualcosa, darla per certa: a lui piaceva il genere umano perché era imprevedibile.
    Sorrise, tutto contento ed emozionato, in direzione di Drew, mentre il guardiacaccia rigirava il pacchetto tra le mani e osservava quella carta particolare con un cipiglio divertito. Il sorriso che vide nascere sulle labbra dell'omone, fece allargare immediatamente anche quello dell'assistente: era sicuramente una carta particolare, ma le sue sorelle si erano impegnate molto e lui era felicissimo che Drew stesse apprezzando il lavoro certosino svolto dalle piccole di casa Shine-Webber. Inutile dirlo, il sorriso raggiante raggiunse una luminosità paragonabile a quella del sole quando l'altro scrisse sul proprio taccuino della 'bella carta'. Gongolò, lo Shine, dondolandosi sui talloni: alle gemelle avrebbe fatto sicuramente piacere sapere che il loro lavoro era stato apprezzato -- non vedeva l'ora di spedire un gufo per ringraziarle!!
    Riportò lo sguardo sul guardiacaccia, distolto solo brevemente per prestare attenzione a Darth, sperando che anche il regalo sarebbe stato di suo gusto: non era agitato, non temeva di leggere nell'espressione di Drew emozioni negative perché hey !! non era detto che dovesse piacergli per forza, avrebbe accettato quell'eventualità, ma sentiva in cuor suo che non sarebbe successo. Era ottimista, Nathan -- forse un po' troppo, ma lui si piaceva così.
    Si sporse leggermente in avanti, curioso, per studiare il viso del guardiacaccia e cercare di capire !! qualcosa !! dall'espressione sul volto dell'altro, come un bambino elettrizzato e su di giri; dopotutto, lo era: un bambinone cresciuto ma col cuore ancora leggero e capace di emozionarsi e sorprendersi ed essere felice con poco.
    «Glielo riferirò sicuramente!!» detto con lo stesso entusiasmo di sempre, quello che rendeva Nathan Shine... beh, Nathan Shine. «Ti confesserò una cosa: mi mancano già!!» Ma lo disse con il sorriso, ricordando i pochi giorni che aveva passato a casa per le feste natalizie appena terminate e accontentandosi di quei brevi ma intensi momenti con loro. Non amava soffermarsi molto sulle mancanze, l'ex tassorosso, perché trovava togliessero tempo e bellezza a ciò che, invece, c'era. «Ma le rivedrò presto.» E si trattenne dal chiedere a Drew se avesse visto la sua famiglia, di recente: non sapeva molto (non sapeva niente) del guardiacaccia, ma non voleva essere inopportuno e fare domande indelicate. Perciò si limitò a mordersi l'interno della guancia e anche la lingua, pur di non cedere alla curiosità che lo caratterizzava. Lasciò che Drew preparasse la tavola, e dopo aver accettato l'invito di mettersi comodo, appendendo cappotto e sciarpa all'attaccapanni, Nate tornò ad accarezzare Darth. All'interno della capanna si stava molto bene, non era certo una location di lusso da cinque stelle su booking o trivago, ma aveva il suo fascino: a Nathan piacevano i posti piccoli, rustici ma familiari. La capanna non risultava così angusta o cupa come ricordava ai tempi di quando il castello lo aveva frequentato da studente. «Mi piace quel che hai fatto con questo posto!» che detto da alcuni poteva suonare come una presa in giro, una frase sarcastica, ma Nathan era sincero. Annusò l'aria e il suo stomaco brontolò. «Ops...» si grattò la testa, senza vergogna, perché quale persona UMANA avrebbe mai resistito al profumo intenso di cioccolato che si andava diffondendo all'interno della struttura????? Era semplicemente: impossibile.
    Non senza fatica, grattò per l'ultima volta dietro le orecchie di Darth e poi si alzò, pur rimanendo nei paraggi del cane e sempre con le mani basse – nel caso l'animale avesse voluto annusarle o giocarci ancora un po'!! Chi era lui per rifiutarglielo!!! Gli occhi dell'assistente però erano fissi sul guardiacaccia, mentre questi si muoveva con disinvoltura nella propria dimora: si domandò, ancora una volta, da che genere di ambiente provenisse e quale fosse la sua storia, ma non chiese – cosa che gli costò moltissimo autocontrollo. Si rese conto di aver invaso quegli spazi già abbastanza, senza nemmeno chiedere il permesso, ma se da una parte il buon senso gli diceva che avrebbe dovuto come minimo avvisarlo, prima di piombare lì, dall'altra era fermamente certo che se Drew non l'avesse voluto in casa sua, non lo avrebbe fatto entrare. Il fatto che fosse lì a (coccolare il cane) guardarlo preparare la merenda, lo rendeva ottimista a riguardo. Sorrise, di nuovo, anche se l'altro non lo stava guardando.
    Un sorriso che poi divenne una o stupefatta quando lo vide avvicinarsi con una tazza in mano. Lo sguardo nocciola cadde automaticamente sulle due già posizionate sul tavolo, e si fece confuso: aspettavano una terza persona? Non capiva. E rimase interdetto fino a che Drew non gli puntò la tazza al petto, invitandola a prenderla. «Oh.» Allora capì. «OH!» Sgranando gli occhi, tutto emozionato, strinse le mani un po' più calorosamente contro la tazza appena offerta e – indovinate - allargò il sorriso sulle labbra. La osservò, e lo sguardo gli brillò nel notare «un mappamondo!!» cioè !! Dai!! Che pensiero carino????? Non doveva?????? Nathan aveva portato lui un regalo perché aveva ritenuto fosse un bel gesto – di amicizia, di benvenuto, non aveva mai nemmeno solo pensato di ricevere qualcosa in cambio perché per lui era normale fare per gli altri; era sinceramente mosso dal gesto di Drew. «Grazie!! È così carina!!» Ma poi, ripeto: UN MAPPAMONDO!! Tutto ciò che riguardava il girovagare era gioia per lo Shine – dall'atlante disegnato sui libri al mappamondo babbano, passando per le cartine appese nelle scuole e boh, persino i disegni stilizzati che si vedevano durante le previsioni meteo: qualsiasi cosa avesse anche solo minimamente le sembianze del globo terreste e i suoi territori, gli dava la possibilità di sognare ad occhi aperti e immaginare come sarebbe stato visitare quei posti a lui ancora sconosciuti. «Davvero.... è un pensiero carinissimo, grazie Drew!» Lo ringraziò ancora con l'ennesimo sorriso caloroso, poi lo seguì verso il tavolo apparecchiato per la merenda, i pasticcini al centro di esso e due tazze ricolme di profumatissima cioccolata calda. Si mise seduto, tutto contento.
    Era l'inizio di una nuova amicizia? Chissà, era presto per dirlo, Drew non gli sembrava il genere di persona da aprirsi e lasciarsi andare a nuovi rapporti molto facilmente – ma per Nathan, dal canto suo, sicuramente sì.
    Nathan Shine-clythorne said:
    I guess space, and time, takes
    violent things, angry things
    And makes them kind
     
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4 replies since 3/1/2021, 17:06   203 views
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