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«Prima regola dei viaggi nel tempo:» oh no, ci risiamo, «non interferire, per nessuna ragione al mondo, con gli eventi.» Le parole del concasato catturarono abbastanza la Hillcox da farle alzare lo sguardo azzurro su di lui, mentre un sopracciglio svettava alto, unico campanellino che lasciava intendere avessere davvero ascoltato qualcosa. Kinda late for that, pensò tra sé e sé -- d'altronde chi era lei per ammettere ad alta voce la cosa? Strinse le labbra in un sorriso poco convinto, annuendo in direzione del Capitano Serpeverde che tentava – forse per sincero interesse, forse per noia, forse per avere qualcuno con cui parlarne – di farla appassionare quanto bastava alla questione affinché iniziasse anche lei a leggere quei fumetti che, spoiler!, Nice non avrebbe mai letto; un po' le dispiaceva dover informare l'Hendrickson che non le importava assolutamente nulla di tutta quella roba e che l'unica cosa ad averla colpita erano gli addominali dei supereroi -- che c'è? Se uno era figo, era figo anche disegnato. Eppure, infierire sul capitano era come sparare sulla Croce Rossa, perciò non lo fece, e si limitò a borbottare un «uh-uh, sì, ok.» mentre tornava a rivolgere lo sguardo al bozzetto che stava ultimando. Aveva completamente smesso di ascoltare il compagno, più intenta a cercare di capire cosa rappresentassero le varie figure e cosa stesse succedendo in quelle precise pagine – era complicato seguirne le storie, e alla fine aveva del tutto abbandonato l'impresa, tornando a ciò che realmente la interessava. Turo, chissà per quale ragione, ebbe l'impressione che quel gesto da parte della cheerleader fosse un consenso a continuare a blaterare cose, e così riprese a parlare concitatamente mentre sfogliava le pagine di quel numero di The Flash: The New 52. Con la coda dell'occhio, perché in qualche modo doveva pur sempre prestare attenzione a ciò che la circondava, laHillcox notò qualcosa che le fece abbassare la matita e chiedere «perché sta piangendo?» Vide chiaramente il panico negli occhi di Arturo alla sola idea di dover iniziare a spiegare le lacrime di Barry Allen, perché come si spiegano aNnI di storie – e di ristampe – a qualcuno che non aveva mai aperto un comic book prima di quel giorno? «E'... lunga da spiegare.» Duh, classica scusa di chi non ha assolutamente il dono della sintesi e non saprebbe scegliere un punto di partenza; né una fine, probabilmente. Arricciando le labbra, Nice spostò lo sguardo dal fumetto al ragazzo, studiandolo intensamente, e poi lo portò di nuovo sul fumetto. «Ok, tanto non mi interessava davvero.» Falso, un po' le interessava ma al punto da insistere o da chiudersi sull'hashtag #theflash su Tumblr, insomma. Prima o poi avrebbe capito, in qualche mistico modo, a cosa erano dovute le lacrime di Flash. Ma non era quello il giorno. «Dicevamo.... viaggi nel tempo!» Davvero: chissà COSA aveva dato al Serpeverde l'impressione che a lei interessasse quell'argomento al punto da spingerlo a insistere e insistere e insistere;lei non aveva fatto nulla per alimentare l'hype, a parte quell'ultima ingenua domanda, né si era dimostrata partecipe al discorso, guardandolo anzi con un'espressione mista fra noia e confusione ma Arturo non ne voleva sapere di smetterla e le opzioni erano due: a) alzarsi e lasciarlo lì, non male come idea; b) ascoltarlo mentre in realtà pensava a come finire il bozzetto, fino a che l'altro fosse rimasto a corto di parole. No, okay, le opzioni erano tre (erano sempre tre, le opzioni, chaosbringer docet) e l'ultima consisteva in c) mandare Belladonna a chiamare Costas, per distrarre il Capitano, ma onestamente? Nice non voleva ricorrere davvero a nessuna delle tre. Perché, sotto sotto, ma molto sotto, l'argomento un po' le interessava -- lo sentiva vicino, per così dire. Infondo era o no una fuggiasca anche lei? Aveva o no abbandonato il suo presente per scappare nel passato con l'intento di infrangere quella prima regola così cara ai nerd? La risposta a quelle domande era, ovviamente, sì e per questo era rimasta seduta sulla panchina di pietra ad ascoltare l'Hendrickson ciarlare di un milione di cose che, andando a stringere, non aveva davvero compreso. Solo una frase aveva lasciato un segno, l'unica rimasta impressa: «a volte, però, è necessario cambiare qualcosa per non alterare il futuro.» All'occhiata confusa di Nice – a quanto pareva, il perenne stato confusionale del Capitano era contagioso, k bll. - l'altro si era affrettato ad aggiungere «sì, insomma... ogni tanto c'è bisogno di una piccola spinta per far sì che le cose succedano. O non succedano... pensala così: se John e Mary*» *Grayson, e il fatto che Nice avesse capito sUbItO senza bisogno di specificarlo la diceva lunga sul tempo che i due avevano passato a parlare della cosa, «non fossero morti, Bruce non avrebbe mai adottato Richard e lui non sarebbe mai diventato Robin!» «No, ma avrebbe continuato a vivere con la sua famiglia e sarebbe stato meglio.» Da vera prima donna, Arturo chiuse con un gesto secco il fumetto e scattò in piedi. «No! NO NO!» Nice era sempre più confusa. «...no?» Al povero Capitano stava per prendere un infarto. «No! Ma hai ascoltato qualcosa di quello che ti ho detto?» Nice: «No.» Arturo: «...» Nice: *angelic smile* «Se Bruce non avesse adottato Richard, lui sarebbe rimasto con l'Haly's Circus, diventando così Talon!!!!» Non riusciva proprio a capire perché il ragazzo la stesse prendendo così sul personale... non era mica la biografia della Swift, quindi già solo il fatto che fosse rimasta ad ascoltare era tantissimo! «Okay... dove vuoi arrivare?» Perché, davvero, Nice non stava capendo. «Il punto della questione è: alle volte il destino ha bisogno di una spinta per poter accadere.» Lo sguardo improvvisamente assente del concasato rese chiara alla Hillcox una (1) cosa di tutto quell'assurda chiacchierata: non stavano più parlando di viaggi del tempo. Ma, col senno di poi, quel discorso le era rimasto più impresso di ciò che aveva inizialmente sospettato. Non era forse vero, alla fine, che lei e Albert erano tornati indietro con uno scopo ben preciso? No, non quello “di vigilante” anche se, ufficialmente, era quella la scusa dietro la loro partenza; c'era ben altro a motivare le azioni dei due cugini, sebbene nessuno dei due lo avesse esplicitamente confessato all'altro. Nice era partita alla volta del duemilaventi con una missione, con uno scopo, e quello scopo era proprio alterare il futuro. Era lei stessa quella “spintarella” di cui Arturo aveva parlato; o, per meglio dire, lo sarebbe diventata una volta messi insieme i pezzi e scovato colui che stavano cercando. Lo avrebbero mai trovato? Nice sperava proprio di sì, ma nel frattempo aveva scoperto che quel viaggio poteva regalarle qualcosa di più: era l'occasione per spiare i suoi genitori prima che diventassero i suoi genitori; la possibilità di rifare alcune cose da capo, e di terminarne altre; l'occasione per vedere Taylor !! Swift !! da giovane !! e nel clou della carriera !!; era la chance per ritrovare persone che credeva di aver perso per sempre. Albert glielo aveva vietato («non spetta a te rivelare certe cose») e aveva ragione ma quante persone che credevano di aver perso stavano invece frequentando in quel periodo? Costas, per dirne uno, o Willow – che non era poi così diversa dalla Tintagel che Nice ricordava. Quindi perché non avrebbe dovuto (molestare) avvicinare quello che, anni prima per lei ma in un'altra vita per lui, era stato uno dei suoi amici più cari? Da quando lo aveva visto – per caso....... forse….... non lo aveva mica seguito da lontano nascosta da un paio di occhiali scuri e un cappello a falda larga, ah ah che dite. – ad Hogsmeade, qualche settimana prima, Nice non aveva smesso di pensare a Ray e a quanto le mancasse, cosa che non aveva realizzato a pieno fino a quel momento. Così, quella domenica, aveva trascinato una ben poco entusiasta Belladonna fino a Carrow's District, dove aveva scoperto lavorasse il giovane, per incontrarlo accidentalmente: la famosa “spintarella”, am I right? «Non guardarmi così.» Riusciva a vedere benissimo lo sguardo di disapprovazione col marchio Albert riflesso negli occhi verdi della micia, quell'esemplare di Felesaps che i cugini avevano preso quasi un anno prima, e che stava chiaramente prendendo i peggiori difetti del Caposcuola. «Non sto facendo nulla di male.» Infondo non aveva intenzione di riversare su Raymond i seKreti seKretissimi, scusa! Voleva solo parlargli di nuovo, nuova identità o meno, perché le era mancato un sacco e perché, testarda come un mulo, non riusciva ad accettare quel “no” imposto dall'universo sulla loro amicizia. Erano poche le cose in cui Nice credeva, ma il legame che aveva con il Bitchinskarden era decisamente una di quelle; in molti si erano chiesti come potessero essere amici due caratteri come i loro... semplicemente, lo erano, e la Serpeverde credeva fermamente che sarebbero potuti tornare ad esserlo ancora una volta. Non avrebbe accettato un finale diverso. Non sapeva quanto Ray – no, Zac – sapesse... forse, non sapeva nulla, o forse, come era successo per Dominic, qualcuno aveva già raccontato lui di quel futuro-passato da cui proveniva, di quell'identità che gli era stata strappata via, di una famiglia che lo aveva amato e di amici che non lo avevano mai dimenticato. S'era recata allo zoo più di una volta – diamine, lo aveva persino seguito in giro per Hogsmeade quando ne aveva avuto la possibilità ma, alla fine, si era sempre tirata indietro. Aver affrontato Dom sulle stesse questioni l'aveva fatta desistere, e alla fine si era sempre convinta che non avesse l'outfit giusto, qualcosa degno di un'occasione speciale come il loro (secondo) primo incontro. La verità era che Nice aveva paura: e se Zac non l'avesse voluta come amica? Le era già difficile credere che Raymond l'avesse voluta, che nonostante tutto avesse apprezzato davvero ogni singola sfaccettatura del suo carattere, e voleva continuare a vivere in quella bolla il più a lungo possibile: confrontare Zac e rendersi conto che non avesse la minima idea di chi lei fosse faceva male, proprio come le faceva male pensare l stessa cosa dei suoi genitori.
Vero, s'era circondata di persone che la conoscevano già, Nice, perché loro non potevano fingere il contrario né potevano spezzarle il cuore per la loro mancanza di ricordi, ma col tempo aveva imparato ad avvicinare anche gli altri – come Chelsey, ad esempio, che pur non ricordando la vecchia se stessa, né tanto meno di Nice Cox-Hill, era abbastanza Gryffith da farla sentire comunque a casa. Eppure, a distanza di più di un anno, Nice non era ancora riuscita ad avvicinare Zac. Continuava a “capitare per caso” allo zoo quando il ragazzo era di turno, così come assolutamente per caso finiva in coda dietro di lui da Wizburger... ma non l'aveva mai fermato per parlare. La verità? Non sapeva cosa dirgli. Non poteva di certo bussargli sulla spalla ed esordire con un “hey ciao, ti ricordi di me, una volta eravamo grandi amici e mi manchi!” -- ma non poteva nemmeno guardarlo negli occhi e mentirgli spudoratamente, non a lui. Per questo motivo, aveva passato molti mesi a pedinarlo, girando sui tacchi a spillo all'ultimo secondo. Ma non quella volta. Non dopo che Albie aveva osato pronunciare le paroline magiche: «tanto non hai le palle di farlo» Apriti cielo, era sceso il gelo su casa CW. Come OsAvA mettere in dubbio le sue intenzioni!! Il suo coraggio!! La sua caparbietà!11!!!1 E così, dopo aver digrignato i denti e mandato a fanculo il cugino con un dito medio perfettamente smaltato, Nice aveva afferrato Belladonna e si era smaterializzata a pochi metri dal cancello d'ingresso dello zoo di Hogsmeade. Era diventata una scommessa, una sfida personale -- una scusa stupida per fare quello che aveva rimandato così a lungo, certo, ma con quale faccia poteva presentarsi dal biondo Behemoth e ammettere che avesse avuto ragione?! IMPOSSIBILE. A testa alta, e senza perdere nemmeno un briciolo della sua altezzosità, passeggiò per il giardino alla ricerca di Zac, sapendo bene di trovarlo lì: dove altro poteva andare? Mica c'aveva una vita. (cosa?cosa.) Solo una volta individuato l'obiettivo, si fermò a prendere fiato e ripassare ancora una volta il piano, alzando la micia fino a portarsela a pochi centimetri dal viso e, guardandola fissa negli occhi, sussurrò «come abbiamo provato tante volte, ok?» erano state davvero tante, e tanti i compagni di passaggio e gli amici sacrificati come cavie, ma a chi interessa arrivati a quel punto, no? «Vai!» E rimise a terra Bee, dandole una leggera pacca sul pelo scuro, mentre nascosta dietro un cespuglio, osservava la gattina correre in direzione di Zac e, senza troppi complimenti, mordergli la caviglia. O tentare, quanto meno, di infastidirlo. Solo a quel punto sarebbe uscita dal suo nascondiglio, una finta espressione mortificata disegnata sul volto, e sarebbe corsa incontro ai due. «Mi dispiace così tanto... scusala! Non so proprio cosa le sia preso!» Hillcox, you liar, «non fa mai queste cose!!!» Solo quando deve attirare l'attenzione di ex bff che hanno dimenticato l'esistenza della propria (psycho) padroncina, ciao Zachy, considerati fortunato! «Spero non ti abbia fatto troppo male!» | | this is me swallowin' my pride I miss your tan skin, your sweet smile, so good to me, so right | | 23 | designer | cn former slytherin designer | censor ✧ ✧ ✧ ✧ ✧ ✧ ✧ swifty, princess not a stalker
| berenice c. hillcox | | | | | | | | 1.39 | | | 5.04 | back to december, taylor swift |
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Edited by antarctica - 5/1/2022, 22:57
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