behind the words

ft. narah

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    Andrew "Drew" Ström
    Non si era fatto delle aspettative riguardo l'abitazione al limite della Foresta proibita che gli era stata assegnata, preferendo non dar spazio all'immaginazione e lasciare che fossero i fatti a parlare. Non era mai stato un sognatore, più un tipo pratico.
    Aveva osservato con inespressivo stupore la catapecchia in pietra rovinata, ricoperta quasi interamente da rampicanti di edera che lasciavano libere solo le finestre dai vetri sporchissimi, la porta in legno logoro non dava la sensazione di essere molto sicura, al contrario pareva che bastasse un colpo di vento per buttarla giù. Ciò che aveva potuto osservare, non lo aveva spaventato, né aveva contributo in alcun modo a farlo pentire di quella richiesta di assunzione: davvero Andrew Ström aveva poche pretese, ed avere un tetto sopra la testa - che forse sarebbe crollato da un momento all'altro ahah - ed un incarico retribuito era già tanto. Ricevere una risposta affermativa da parte del preside di Hogwarts, giorni addietro, lo aveva stupito. Gli aveva scritto una lettera in cui spiegava per filo e per segno che sì, l'inglese lo capiva ma nemmeno tanto bene, non se le persone parlavano troppo velocemente, aveva però puntato sul fatto che si sarebbe concentrato sul lavoro e che non si sarebbe perso in chiacchiere, anche perchè era muto. Probabilmente, le sue conoscenze riguardo le creature magiche ed in generale la fauna in scozia, erano sufficienti, o ancora più probabilmente, la ricerca di un Guardiacaccia ad Hogwarts non aveva dato i risultati sperati e gli andava bene chiunque. Non poteva saperlo con certezza, e sinceramente gli fregava solo di essere stato preso. Aveva creduto fino all'ultimo che sarebbe finito a vagabondare per King Cross pregando che qualcuno gli comprasse un panino ogni tanto o peggio, venendo coinvolto in attività criminali - certo, se fosse stato costretto lo avrebbe fatto, era una questione di sopravvivenza, nient'altro. Aveva poi appreso con piacere che Eden avesse trovato un lavoro in un hotel, ma che non c'era spazio per un tipo come lui là dentro, e certo non voleva essere un peso vivendo sulle spalle di sua sorella, non adesso che si erano ritrovati dopo anni di assenza. Si erano ripromessi di rimanere in contatto, ma la sensazione che Eden ce l'avesse con lui, per ciò che le era capitato in Russia, bruciava come fuoco sulla pelle. Ed anche solo il ricordo di ciò che era accaduto bastava per mandarlo in fiamme.
    Un rumoroso crack ruppe il silenzio all'interno della piccola stanza riscaldata e Drew schiuse le labbra, lo sguardo fisso sulla mina spezzata, incredulo di aver rotto l'ennesima matita che teneva tra le dita. Non emise un verso, limitandosi a battere nervosamente ma senza troppa forza, il pugno chiuso sul legno massiccio della scrivania.
    Quel gesto fece ridestare Darth dal suo pigro sonno. Il cane nero si sollevò dal grande cuscino che a fatica la conteneva, dirigendosi con passo lento verso di lui per annusargli la coscia e poi ricercando la sua mano per farsi accarezzare, come se solo attraverso quel colpo sulla scrivania avesse percepito il suo stato d'animo. Decise di mettere da parte matita e quaderno sul quale aveva iniziato ad annotare i pensieri sulla giornata, dedicando attenzioni alla grossa nuvola di pelo scuro che lo fissava, lo sguardo marrone languido fisso su di lui in attesa di qualcosa. A volte combinava dei pasticci ma, in linea generale, Drew era disposto ad accettare di buon grado qualche danno, pur di avere la sua compagnia. Accennò un sorriso, passando una mano sotto il suo mento e con le dita accarezzandone il pelo ruvido. Bastava quel suo sguardo, quelle attenzioni calde e costanti per far sì che lasciasse da parte qualsiasi pensiero negativo. Almeno per un po' non esisteva altro che la compagnia di Darth, che magari un giorno avrebbe scoperto di avere un nome, non riconoscendolo come tale perché, per ovvi motivi, Drew non l'aveva mai chiamata a voce. Darth, Darth, Darth. Chissà che ripetendolo più volte nella sua mente, il cane non lo potesse percepire in qualche modo.
    Le fece cenno di allontanarsi, perchè doveva riprendere a scrivere, e poi faceva troppo caldo per averla addosso.
    La capanna in cui si era ritrovato a vivere si era rivelata, con suo stupore, davvero accogliente: la stanza principale realizzata in legno e pietra aveva tutto ciò che poteva servirgli, tra cui un divano bello spazioso sul quale spesso Drew si lasciava andare a sonni profondi, con la benedizione di Darth che fungeva da coperta viva e calda, un caminetto che raramente rimaneva spento, date le temperature rigide della Scozia, una piccola cucina con mobili pieni di cianfrusaglie che doveva ancora sistemare (un giorno lo avrebbe fatto ma non era quello il giorno), una tenda logora che separava quella stanza in due aree distinte, la zona giorno e la zona notte, in quest'ultima era presente un grande letto in legno a due piazze spazioso abbastanza da contenere lui e Darth, un armadio in legno grezzo che conteneva due vestiti in croce (sks non ha ancora ricevuto il suo primo stipendio) ed un bagno nel quale a malapena entrava lui stesso. Tutto sommato, quella nuova casa non era male, ma ci avrebbe messo un bel po' ad abituarsi all'idea di non avere più la sua tata nei dintorni. Non più quella voce che, martellante, lo riprendeva per non aver sistemato il letto, per non aver ritirato il proprio piatto e più in generale per il vizio di lasciare un giro i propri vestiti, un po' ovunque. Ecco, era in quei momenti che la presenza di Darth era necessaria, per distrarlo da quei pensieri tristi. Lo sguardo serio si riposò sul foglio scritto per metà, nel quale aveva elencato tutto ciò che gli era piaciuto al suo arrivo ad Hogwarts e, soprattutto, ciò che non gli era piaciuto: a qualcuno avrebbe pur dovuto dirlo! Ed il suo quaderno era, da sempre, un confidente perfetto. Ticchettò piano con i polpastrelli sulla scrivania, lo sguardo adesso portato fuori dalla finestra dinnanzi a sè, dal quale avrebbe potuto scorgere chiunque fosse in avvicinamento. Tutto era tranquillo fatta eccezione per quella che sembrò... una saetta pelosa schizzare davanti alla sua visuale, andando a nascondersi dentro un cespuglio. In quel momento, Darth iniziò ad abbaiare costringendolo a voltarsi e, tutto ciò che vide, fu il suo cane sbattere contro la porta in legno ed aprirla - quasi sfondandola ma bè, bastava poco - per schizzare fuori. Il rumore del cespuglio in movimento aveva ridestato i suoi istinti di caccia, doveva aver percepito una lepre, o un furetto, o una qualche altra dannatissima creatura. Si trovava al limite della foresta proibita, poteva trattarsi di qualsiasi cosa, persino qualcosa di pericoloso, per cui si sollevò dalla scrivania, tenendo la bacchetta infilata nella tasca posteriore del pantalone e si diresse all'esterno dopo aver recuperato una giacca bucata e lunga fino metà coscia, troppo grande per lui, forse appartenente al guardiacaccia precedente. Faceva davvero troppo freddo là fuori, se paragonato al calore dentro la stanza. Con le guance arrossate per il freddo e le mani già gelide, cercò il cane con lo sguardo, portando poi due dita alle labbra e soffiando per produrre un lungo fischio, acuto e potente - anni di allenamento, che dire, Heidi gli poteva solo baciare le chiappe. Il cane si voltò verso di lui, e lui gesticolò manifestando la sua preoccupazione ed intimandogli di rientrare in casa. Era certo che Darth avrebbe riconosciuto il gesto spazientito con il quale cercava di farle capire di allontanarsi dal cespuglio contro cui continuava ad abbaiare, vero? No? Niente?
    Riprese ad abbaiare.
    Maledizione.
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    Edited by ‚soft boy - 4/2/2021, 12:15
     
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    narah bloodworth
    Da quando Sus Bugo – aka Nicky Winston – le aveva parlato dell’esistenza del FRAT, Narah aveva voluto documentarsi a dovere sulla cosa: era una povera profana riguardo il mondo dei gdr, e aveva sentito parlarne per la prima volta da Gideon, con il suo personaggio su un forum di vampiri. Quindi, aveva deciso di soddisfare la propria curiosità con Fitz durante una pausa da lavoro, in un semplice «Sai come funziona un gdr??». Sentì Jane mormorare qualcosa che non riuscì a comprendere, probabilmente una critica brontolata – ma era la norma perciò non ci fece parecchio caso. E mai glielo avesse chiesto!!! Le aveva aperto UN MONDO!! Sul serio, Nah era rimasta affascinata da come le persone potessero creare su una piattaforma tutto ciò che passasse loro per la testa e sfogando la fantasia. Per lei la parte più intrigante, però, era che gli utenti intrecciassero le storie dei propri pg nelle rOlE. Che cosa bellissima era??? Era come… scrivere un libro a quattro, sei, otto, dieci mani!
    O così aveva pensato, finché non aveva letto personalmente i resoconti della lezione lo svolgimento di una cosa scioccante chiamata quest. «… Oh mio dio. Ma perché alla gente piace scrivere di vIoLeNzA??» Che maleducati davvero. «!!!!! È L’ANGST.» Lanciò un’occhiata dubbiosa alla medium e arricciò le labbra, Narah, perché non era mica molto convinta. Insomma, crei un personaggio, ci metti passione, gli fai intraprendere un percorso di vita e poi lo uccidi in uno scontro sanguinario????? Poetic Orribile! Nah era troppo tenera per queste cose, non ce l’avrebbe mai fatta. Però, a parte questo era un sacco attirata dalla possibilità di riportare idee e ispirazioni non su carta, come aveva sempre fatto lei, ma attraverso una tastiera e uno schermo. «Deve essere divertente!! Non c’è un modo per-» fare la stalker per il Frat senza iscriversi- «Leggere da spettatrice?» «UH, basta che ti iscrivi con un account a questo gruppo.» Socchiuse la bocca. «Pensa un po’.» Narah alla scoperta dei gdr pt. 1. Sviò il discorso mentre la ragazza tentava di convincerla a creare un pg, ritenendo di non essere abbastanza ferrata sulla cosa, e soprattutto di non essere chissà quanto brava. Magari si sarebbe convinta più avanti, per adesso si accontentava dello stalking – ma evitando accuratamente le qUeSt, che la Bloodworth vedeva come il Male Supremo. Che player sadici.
    «Oh oh oh, ti devo far leggere una ff bellissima su Perses Sinclair!!!!»
    La lesse, Nah, e al termine seppe che 1) voleva il sequel 2) non avrebbe più guardato Bertie e Perses come prima.


    Il ritorno in infermeria, come spesso accadeva con Citra nei paraggi, fu traumatico. «SI PUO’ SAPERE CHE TI HO FATTO DI MALE???» Un sospiro esasperato, mentre si chinava per controllare sotto i lettini, alla ricerca di un’enorme nuvola di pelo. Il giorno prima aveva persino cercato su google “come capire se il gatto mi odia” – Gid le aveva detto di avere un rapporto di amore-odio con WikiHow, perciò lei l’aveva evitato – e aveva letto i primi articoli che le erano capitati. Citra non pareva odiarla, però?? Insomma, le faceva le fusa, le leccava la mano, si strusciava contro le sue gambe in cerca di coccole… e poi cosa voleva dire “far caso a eventuali comportamenti strani”? Una mattina l’aveva beccata a tentare di girare una pagina di giornale col naso, era sempre strana.
    In parole spicciole, la Bloodworth aveva dovuto arrendersi all’evidenza: Citra non la odiava. Citra era una stronza gatta iperattiva cui piaceva combinare guai (e una maleducata!).
    Non parliamo di stranezze, poi. Narah non comprendeva le dinamiche. Forse quello di aprire la porta era un talento da Kathelvete geneticamente modificato, forse era tutto un complotto, forse ogni tanto Stiles aveva voglia di combinare guai; fatto stava che la trovava. Sempre. In giro. SEMPRE. E le toccava andare a cercarla in quelli che sapeva fossero i suoi luoghi preferiti: dentro la sua borsa – anche se da gatta malvagia aveva capito che la sgamava subito e non ci si infilava più –, sotto i lettini, sotto il mobiletto delle medicine – ma era così grossa che le rimaneva sempre fuori la coda e la beccava subito –, dietro le tende della finestra. Tutte le volte, allora, da brava ragazza responsabile Narah dava una pulita a tutta l’infermeria in generale. Citra era una micia pulita, ma l’igiene era pur sempre igiene! Era raro, comunque, che riuscisse ad avventurarsi in altri meandri del castello!
    Na(h)rrator: in fact, she did. Al momento, la special era impegnata a fare la caccia alla Kathelvete, che continuava a ignorarla e farsi i fatti suoi come se la telepata non le avesse sempre offerto amore e biscottini. «Citraaaaa! Vieni!» Niente. Sembrava che Citra (fosse una creatura malefica) si divertisse un mondo ad allontanarsi di dieci passi ogni due che lei osava fare per accorciare le distanze. «Contrattiamo.» (nel caso non l’aveste capito, Narah parlava con gli animali più che con le persone ed era tutto nella norma) Citra non voleva contrattare: Nah vide la sua coda a spolverino partire a corsa verso la Foresta Proibita.
    . L’ansia di vivere.
    Gli scenari della quest che aveva letto quella mattina si ripresentarono, ma con Citra come sfortunata protagonista. E se l’avesse persa??? Come avrebbe fatto la sua dolce palla di pelo a sopravvivere da sola???? Se avesse incontrato una creatura aGgReSsIvA????? SE NON AVESSE TROVATO LA STRADA PER TORNARE INDIETRO??????? Una tragedia, e lei non sarebbe riuscita ad andare avanti – semicit.
    La inseguì, morendo(.) di freddo in jeans e maglioncino color crema, senza uno straccio di giacca a proteggerla dai fiocchi di neve che da un’oretta avevano iniziato a volteggiare su Hogwarts. Prendiamo un gatto, si era detta, sarà bellissimo!!!, si era detta. Ed era di fatto bellissimo, ma credette di aver perso cinque anni di vita quando vide Citra buttarsi in un cespuglio alla olio cuore e un cane enorme spuntare dalla capanna del Guardiacaccia per andare a stanarlo. «NO!!!» COSA DOVEVA FARE. Se si fosse avvicinata avrebbe peggiorato la situazione?? Avrebbe sbranato anche lei??? Probabile: si avvicinò. #ahochei #TeamMortiPerPrimi. Se con la coda dell’occhio si accorse del- l’uomo? Ragazzo?, sull’uscio della porta, fu comunque troppo impegnata a cercare di far calmare il cane col suo potere. A Nydiaville aveva funzionato anche sulle lucciole di fuoco POTEVA FUNZIONARE SUI CANI??? comunque grazie a Nah le lucciole stavano per dare fuoco a tutti #inforandom
    Da quel giorno, Citra sarebbe veramente rimasta a New Hovel, non importava quanto avrebbe piagnucolato. (bugia, era troppo debole per resisterle)
    Ma prima doveva sopravvivere.
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    Andrew "Drew" Ström
    Era consapevole che non avrebbe potuto rimandare l'inevitabile troppo a lungo: prima o poi si sarebbe dovuto imbattere in qualche (essere umano) studente. Dopotutto, non poteva certo richiedere un ruolo nella sperduta Hogwarts e sperare di non venire a contatto con altre persone, no? Sapeva che sarebbe successo, solo che non credeva sarebbe accaduto così presto, convinto che quella capanna fosse ben isolata e che a lui toccassero solo le ronde nei dintorni di Hogwarts che non si cagava nessuno. Avere a che fare con le persone era difficile, coordinare i rapporti umani era difficile, interpretare gli altri era difficile, ma ancora di più lo era lasciarsi interpretare e fallire in questo. Uscendo dalla capanna disordinatamente avvolto nella propria giacca, aveva notato la presenza di una ragazza davanti al cespuglio verso cui Darth aveva iniziato ad abbaiare. Preso dalla scena che in un attimo poteva finire in tragedia (Darth morta era la tragedia), non badò a lei, ma non serviva un'attenta osservazione per capire che fosse nel panico per ciò che si era nascosto in mezzo all'erba. Spostò velocemente lo sguardo serio da lei al cespuglio, dedicando completa attenzione a questo e poi a Darth. E...Cristo, ma perchè? Bastava poco, per fare innervosire lo Ström, ed ecco che una mattinata totalmente tranquilla (con niente di eccezionale in programma se non un po' di scrittura e poi la scelta dell'albero perfetto da tagliare per le decorazioni natalizie a scuola) diventava un totale disastro. Nervoso, si avvicinò al cane nero, afferrando il collare e tirando, non forte ma con decisione - era un cane davvero grosso e ci voleva una mano decisa, sennò non gli avrebbe dato retta - così da allontanarla dal cespuglio. Eppure, quando le mani afferrarono il collare di cuoio, Darth apparve totalmente docile e quasi stordita. Inutile dire che Drew si spaventò parecchio, vedendola in quello stato. Capì che qualcosa non andava quando Darth si sdraiò a terra, pacifica e con sguardo distante ed un po' perso. Cosa aveva?? Spaventato, si inginocchiò davanti al cane per guardarlo meglio e capire se magari fosse stato morso dalla creatura nel cespuglio. Era a causa sua che era così?? Non capiva! Ed il non poter esprimere quel disagio lo rendeva ancora più nervoso. La scosse un po', silenziosamente turbato, andando a ricercare con lo sguardo se ci fossero perdite di sangue di qualche tipo, ma niente. Dopo un controllo rapido, capì che Darth stava bene, in linea generale, non aveva niente di grave in apparenza: non perdeva sangue, era solo stranamente tranquilla, troppo. Le accarezzò la testa, piano, mentre d'altra parte, la giovane estraeva dal cespuglio quello che sembrava un gatto con le corna - del quale aveva letto sicuro qualcosa in una full immersion di CDCM potente, ma di cui non ricordava proprio nulla: non aveva l'aria di essere una creatura aggressiva ma Drew sapeva bene che non bisognasse giudicare un libro dalla copertina. Darth, per esempio, sembrava un cane aggressivo ma in realtà amava solo giocare. Alzò dunque lo sguardo sulla ragazza, dedicando adesso a lei le attenzioni che prima non le aveva dato, essendo stato occupato con il cane e l'osservò con riserva e freddo distacco. Aveva i capelli più ricci che avesse mai visto, l'espressione più terrorizzata e l'aria di chi oltre che di paura, stava morendo di freddo, vestita solo con una maglia leggera come se fosse uscita di corsa dal castello, senza avere il tempo di indossare altro. E poi, era il suo gatto, quello? Non sembrava una studentessa, non aveva addosso la divisa sebbene sembrasse molto giovane. Aveva iniziato a nevicare e, lentamente, tutto il paesaggio era stato ricoperto da una leggera patina di neve bianca che gli bagnò le ginocchia. Quando si sollevò in piedi, Darth era ancora sdraiata a terra e la neve aveva iniziato ad imbiancare anche lei. Riportò lo sguardo sulla ragazza, sollevando una mano davanti a sè con palmo aperto, per fermarla prima che pensasse di andarsene, dato che aveva recuperato il suo animale: faceva freddo ma le priorità dello Ström sinceramente erano altre. Non poteva certo lasciarla andare via così senza sapere cosa diavolo fosse successo al cane! Si tastò le tasche dei pantaloni cercando qualcosa ed estrasse un piccolo taccuino con annessa matita. Scosse la testa, nervoso, l'espressione ancora seria e priva di colore. Scrisse qualcosa velocemente ma in maniera chiara e, soprattutto, a caratteri cubitali, così che occupasse tutta la pagina del taccuino. Poi lo mostrò alla ragazza. Sul volto adesso un'espressione di malcelata apprensione, in attesa di una risposta.
    C'era scritto solo "perchè mi ha drogato il cane"
    Così, senza punteggiatura e vagamente sassy.
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    Edited by silence‚ - 31/12/2020, 16:06
     
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    narah bloodworth
    Alle figure pessime, Narah ci era abituata e anche in quel caso non era poi tanto stupita di essersi cacciata in una situazione scomoda e assurda. In quel momento, infatti, era troppo impegnata a evitare il rischio che quella traditrice di Citra venisse ferita per concentrarsi su qualsiasi altra cosa, e di cose ce n’erano: il freddo che le aveva fatto venire la pelle d’oca, la neve, e il fatto che a quanto pareva era arrivato il nuovo guardiacaccia. La sua aNsIa era interamente concentrata sul cane nero che si era fiondato verso il cespuglio. Narah non aveva mai fatto l’associazione “cane nero e grosso = cane cattivo e violento”, affatto!!!
    Eppure, era fin troppo naturale che di fronte a quella scena temesse che Citra si facesse male, e d’istinto aveva cercato il modo più immediato per risolvere il problema. Per favore per favore funziona. Poteva stare certa che sulle persone il suo potere funzionasse, ma sugli animali? Lo sguardo che teneva d’occhio la codina che vedeva spuntare dal cespuglio ormai interamente bianco, avvertì con decisione le proprie intenzioni palesarsi nella mente – e soprattutto nel comportamento – dell’animale scuro, e pian piano la tensione scemò. Infreddolita e tremante, attese qualche istante. Ci aveva provato, ma non era possibile esprimere a voce il collegamento tra la propria mente e quella altrui. Era qualcosa di così astratto, fondamentalmente, che risultava assurdo Nah la potesse percepire come un legame fisico; paradossalmente per lei era proprio così! Fisico in una maniera contraddittoria e molto delicato. La spaventava avere a che fare con una parte tanto fondamentale delle persone, ed era anche per questo che aveva scelto di non utilizzarlo mai se non in caso di necessità.
    Quello era di sicuro un caso di necessità, e pur dispiacendole agire sull’animale, era comunque stata delicata nel suo fare in modo che si calmasse. Sospettava che la telepatia, se usata con scopi malevoli, potesse causare degli effetti collaterali notevoli, ed era per questo che non si spingeva mai oltre un effetto lievemente meno blando del consueto. Quando il ragazzo si avvicinò al cane, Narah vide che era tutto a posto e si sentì in diritto di sospirare di sollievo. Tremante della tensione rilasciata – e il freddo, soprattutto quello – si chinò sul cespuglio per estrarne Citra quasi fosse un cilindro magico(??), approfittandone per calmare un po’ anche lei quando le miagolò risentita. Le aveva potenzialmente salvato la vita e lei glielo rinfacciava?? Tenendola dai fianchi, allungò le braccia per osservare Citra per intero e con tutta la disapprovazione di cui mamma Nah fosse capace, prima di stringerla senza lasciarla andare e in modo che le sue adorabili corna – in tema natalizio tra l’altro!!1! – sporgessero oltre la propria spalla. «Ma cosa combini,» borbottò, lasciandole una carezza sulla testolina umida di neve sciolta.
    Solo allora fu abbastanza rassicurata da girarsi verso l’unica altra persona presente, dispiaciuta e incuriosita. Non lo aveva ancora sentito fiatare, che stesse male?? L’espressione di una bambina colta con le mani nel sacco, si schiarì la voce e osservò il biondo con timidezza. Non sembrava molto contento, anzi; nel momento in cui quello che si era rivelato un ragazzo piuttosto giovane la guardò, Nah dovette ignorare l’istinto poco adulto di stringersi nelle spalle. Cavolo, sembrava… davvero risentito. Così risentito da non volerle neppure parlare?? Abbassò gli occhi scuri sul cagnolone ai piedi dell’altro, illuminandosi di comprensione: lei sapeva perché si fosse calmato, era opera sua!! Magari il suo padrone era preoccupato?
    Che figura, Narah. Che figura. Ma come già sottolineato, ormai per la Bloodworth era un’abitudine. Alle tragedie si andava avanti, diceva un saggio. NO DAI, non era una tragedia!!! Era solo un ragazzo che apparentemente già la odiava e… non le aveva rivolto una (1) parola e……. stava cercando qualcosa in tasca. Si approfittò che il flebile «Io...» con cui aveva cercato di esordire fosse stato inudibile per zittirsi. Si sistemò meglio tra le braccia la gattona, che passata la paura aveva iniziato a fare le fusa sonnolenta. Ma guarda un po’. Cosa stava prendendo dalla tasca? Una pistola?? Oppure un sarcastico dito medio come faceva Jane??? Non sapeva quale fosse l’opzione peggiore, il suo kuore si sarebbe spezzato lo stesso di fronte a quei comportamenti da maleducati(!). Invece, l’altro aveva agguantato un quaderno. Oh. Lo osservò, perplessa dalle dinamiche, e si chiese se ci fosse una relazione tra il suo apparente mutismo e il fatto che stesse scrivendo qualcosa sulla pagina.
    Lanciando un’occhiata al cane, che in situazioni diverse non avrebbe esitato a coccolare – ERA KOSI’ KARINO –, per poi fare qualche passo che le consentì di leggere meglio e…. shock. Sbigottimento. Incredulità. “perchè mi ha drogato il cane”. Sgranò gli occhi nel fissarlo, la vergogna a restituirle un po’ di calore corporeo e imporporarle le guance. La curiosità per il suo sistema di comunicazione venne drasticamente messa da parte. Pensava avesse fatto del male al suo cane??? Scosse la testa con vigore. «Dro-drogato?? Io- NO!! Non ho fatto nulla di simile, voglio dire… mai mi verrebbe in mente di farlo!» Panico pa panico paura. Era stata davvero presa in contropiede dal suo sospetto – che era anche comprensibile, e questo la faceva sentire troppo in colpa! Affondò il mento nel pelo di Citra. «L’ho soltanto calmato, giuro.» Così sembrava super ambiguo CHE STAVA DICENDO??? «Cioè Che fatica eSpRiMeRsI. «Telepaticamente!! ah ochei Tra cinque minuti passerà l’effetto calmante,» concluse poi, fisicamente ferma sul posto ma sprofondando internamente nell’imbarazzo. Si schiarì di nuovo la voce, mortificata. «Mi spiace.»
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    Emise un lungo sospiro, un mistro tra l'impacciato e lo scocciato.
    Due mood(s? senza s? vabbè, tanto siamo russi) che ben lo rappresentavano quando si trovava a dover comunicare con un'altra persona. Era impacciato, perchè era sempre impegnativo possedere dei mezzi comunicativi non ordinari, ovvero parlare una lingua diversa dalla maggioranza, (un po' come Betta che si ritrova a dover dare indicazioni stradali - vorrei dire in inglese, ma non voglio mentire: anche in italiano - agli sfortunati che glielo chiedono e suda parecchio) ma sapeva che non era colpa di nessuno dei due, era così e basta.
    Era difficile. E poi, era scocciato perchè credeva che provare a comunicare fosse per lo più una perdita di tempo per entrambi. E di tempo Drew non ne aveva, non per le persone, doveva lavorare! Non voleva che lo licenziassero. «L’ho soltanto calmato, giuro.» Certo che se se ne usciva così gli faceva perdere la pazienza in fretta.
    Un sopracciglio a scattare verso l'altro, affatto convinto da quella risposta. Anche i narcotici calmavano, cose tipo boh il metadone o l'oppio, ed avrebbe voluto dirglielo ma la vedeva già turbata di suo e non voleva mettere il dito nella piaga, certo però non l'avrebbe fatta andare via di lì finchè Darth non si fosse ripresa completamente.
    «Telepaticamente!! Tra cinque minuti passerà l’effetto calmante,» Assottigliò appena lo sguardo freddo, senza mai staccarlo dagli occhi di lei, pungente. Pensava di essere abbastanza furbo da capire l'indole di una persona con pochi sguardi, ed al tempo stesso riuscire a mettere da parte questa impressione, accantonarla, per non lasciarsi abbindolare in nessun modo. Per anni era stato fondamentale che mettesse da parte le proprie impressioni riguardo gli altri, perchè come "adescatore" si era ritrovato ad adescare, appunto, non solo cattive persone ma anche, e soprattutto, persone innocenti. Vedeva la ragazza terrorizzata, confusa, dispiaciuta, ma era inclemente verso di lei, lo sarebbe stato in qualsiasi modo, se fosse successo qualcosa a Darth, e quegli occhioni scuri che lo fissavano spauriti, non avrebbero dovuto suscitare niente, dentro di lui, eppure...
    Eppure si era riproposto di cambiare, in un qualche modo. Si era ripromesso di accantonare il vecchio Serafim e gli errori che aveva seminato lungo il suo cammino, si era ripromesso di essere più umano, di rimediare. Voleva e doveva essere diverso, poteva essere diverso, magari anche migliore. E poteva iniziare da quel momento, no? Magari iniziare a rifarsi, in un certo senso, aprirsi di più, anche se questo non avrebbe mai cancellato gli errori (e orrori) di cui si era macchiato. Magari poteva riniziare, rifarsi proprio con quella ragazza che, addirittura, era una special. Socchiuse appena gli occhi, domandandosi se, chi l'aveva adescata tempo prima, era stato gentile con lei, o si era limitato a stordirla e buttarla in catene nelle mani di un dottore qualunque, senza cordialità, senza anima, senza la gentilezza che quello sguardo scuro avrebbe certamente meritato. Sospirò, di nuovo, adesso con più leggerezza, rilassando i muscoli che aveva tenuto contratti fino a quel momento, all'erta, attento ad ogni movimento della ragazza. Spostò lo sguardo da lei, alla creatura che aveva in braccio, anch'essa calma. E poi scosse la testa, piano, riportando lo sguardo sul proprio taccuino, girando pagina e scrivendo, di nuovo. "Rimani finchè non sta meglio." Avrebbe dovuto...essere una richiesta gentile, voleva che lo fosse ma al tempo stesso non voleva davvero lasciarle libertà di scelta: doveva rimanere finchè Darth fosse stata meglio. Ma sembrava sempre troppo rude nei modi di porsi, lo sapeva. Per cui aggiunse, uno striminzito ma sincero "per favore?". Si abbassò verso il cane, senza aspettare la risposta della ragazza e lo tirò dal collare per provare a farlo alzare, piano. Ma quello rimase lì a terra, assonnato. Insistette un po' e riuscì comunque a fargli compiere dei passi pigri fino alla porta della capanna, voltandosi verso la giovane per farle segno di avvicinarsi. Si sentiva ancora un adescatore, in qualche modo, e qualsiasi cosa facesse per convincere un'altra persona a seguirlo, lo riportava alle numerose persone che in alcuni casi avevano riposto in lui la propria fiducia, che poi era stata puntualmente tradita. Questo lo riportava ad irrigidirsi, freddo, di nuovo, circoscritto in quello che era stato il suo passato ed il suo ruolo.
    once: SERAFIM NIKOLAEVIČ SOKOLÒV
    "non ho parole" - cit
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    Edited by silence‚ - 31/12/2020, 16:07
     
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    Quell’accusa continuava a martellarle la testa pur non avendola più – letteralmente – scritta davanti, facendola riempire al tempo stesso di vergogna per il malinteso e di indignazione. Non si sarebbe mai permessa di fare del male a una creatura!! Così, senza motivo!!! Per chi l’aveva presa il nuovo guardiacaccia, una criminale? Davvero Narah non si spiegava come avesse fatto a cacciarsi in un guaio simile – ah già, Citra. Ci provò, a spiegarsi nel tentativo di far capire all’altro che NON ERA COME PENSAVA E LEI ERA UNA BRAVA PERSONA!!!! Per tutta risposta, tuttavia, ricevette un’occhiata acidissima e circospetta che la fece sospirare di rassegnazione, le mani strette attorno al corpicino adesso pacifico della kathelvete combinaguai. Per una (1) volta che si decideva a usare la telepatia per qualcosa di utile finiva per essere la sospettata di un gravissimo cRiMiNe. Insomma, neppure lei al posto del mago sarebbe stata tranquilla vedendo il proprio animaletto accucciarsi a terra – probabilmente in un comportamento per lui insolito? – ma… l’imbarazzo.
    Okay, aveva provato a parlare e aveva ottenuto pessimi risultati. Oltretutto, avvertire il viso bollente, con la consapevolezza di avere delle guance rosse come mele, non la aiutava a sentirsi a proprio agio in quel silenzio teso…... e poi, onestamente, il ragazzo le faceva un po’ (tanta) paura. Rimase in (ansia) attesa di una frase qualunque e quando lo vide scrivere si sforzò di mantenere un’espressione impassibile – fallendo in maniera proprio misera ma dettagli. Voleva denunciarla?? Insultarla????? E se avesse riciclato la tecnica del dito medio dalla tasca DisEgNaNdOlO????????? Sarebbe stato troppo rude per Nah, un vero colpo al cuore. Invece, sorpresa sorpresa, tutto quello che c’era scritto era – «… Puoi avvicinare un pochino il fogl- ah ecco» – un ordine. Che poi sembrava tanto pure una minaccia, agli occhi della special, ma era pur sempre un passo avanti rispetto alle parolacce poco lusinghiere che si era aspettata.
    «Oh.» Sospirò di sollievo, e abbassò appena Citra tra le proprie braccia smettendo di usarla come scudo felino – se l’era voluta lei!!! No dai, non le avrebbe mai fatto fare del male NON SKERZIAMO. Mica drogava i cani altrui, Narah. *colpita nell’orgoglio* «Io… sì, certo.» E spostò lo sguardo sul cagnolone nero rannicchiato sulla neve: razionalmente SAPEVA che stava bene, lo aveva solo calmato!!! Eppure, sebbene non potesse accadere, l’eventualità che il guardiacaccia continuasse a credere gli avesse fatto del male la faceva…. Come dire. MorireTM? Sì, come definizione poteva andare #wat. Deglutì dal nervosismo – e aveva pure freddissimo, meno male che Citra era una nuvola di pelo e la stava scaldando un po’ durante il… sonnellino? Ma si era addormentata? Reclinò il collo all’indietro per guardare la gatta dritto nel musetto, trovandole gli occhi verdi pigramente chiusi. «Uhm, Citra??» Niente, dormiva. L’aveva messa nei guai e abbandonata, BELLA COMPAGNA DI VITA, COMPLIMENTI!!! Sbuffò, riaccostandosela alla spalla con un simil broncio che scomparve nel momento in cui il guardiacaccia tornò a fissarla. Come una cerbiatta qualunque di fronte a un pericolo, rimase a occhi sgranati fino a quando non la invitò a entrare nella capanna. Ah!!
    Fiuuuuu.
    … e se invece voleva ucciderla e nascondere il corpo?
    AAAA BASTA, Nah credeva nella bontà delle persone – tranne parecchi mangiamorti, era ingenua, non stupida – e si pentiva di aver pensato una cosa così cattiva. Una vera maleducata sul serio. Stava per scuotere la testa in un gesto di delusione verso se stessa, ma fermandosi in tempo perché l’altro l’avrebbe preso 100% come un diniego – sarebbe stato orribile spiegare che era solo scema e conversava con se stessa. «Uh, sì, mmmh…» Come si entrava in casa della persona che credeva avesse drogato un cane??? Si avvicinò all’entrata della capannetta cercando di scorgere il terreno bianco su cui camminava oltre il folto pelo di Citra, e si fermò sulla soglia strusciando a dovere le scarpe sul tappeto all’entrata(??). «Permesso?» Giusto per educazione, perché in effetti nel dirlo si sentiva un po’ scema. Si schiarì la voce, addentrandosi nella casetta e dedicandole una discreta occhiata – non aveva mai visto l’interno della capanna, in tutti quegli anni!! Sembrava decisamente vecchiotta e malandata, ma Narah la trovava rustica e carinissima. Lasciò scivolare lo sguardo per l’ambiente fino alla schiena del guardiacaccia. «Mh, posso appoggiare la micia…?» Dove? Ke ne sapeva, lì in giro. «Sono Narah,» aggiunse infine (così avrebbe avuto un nome con cui insultarla nella sua testa ihih); magari si sarebbe convinto che non aveva fatto nulla di male. O magari no. #sad
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    E dunque, la scocciatura quotidiana era arrivata. E no, non parlava di Narah - così aveva detto di chiamarsi. Non aveva niente contro di lei, anzi, le sembrava una tipa apposto, e lui le persone oneste le riconosceva subito. Ma certo quello con Darth era un imprevisto che avrebbe preferito evitare. Narah rappresentava un'occasione per aprirsi almeno un po' verso il prossimo, ma non aveva idea di quando e come si sarebbe ripresa Darth, non sapeva cosa avesse, perchè stesse così, completamente ignorante su quali potessero essere i poteri della ragazza che aveva tanto ingenuamente fatto entrare in casa propria. Era telepatica, ma cos'altro? Doveva fidarsi? E soprattutto, poteva leggere i suoi pensieri? E come? E se avesse letto cose che lui non voleva che leggesse? Fece sdraiare Darth sul cuscino che era la sua cuccia, osservandola sonnecchiare pigramente e non potendo evitare di stare in apprensione. E poi spostò lo sguardo su Narah, curioso.
    "Permesso" mentre entrava dentro quella catapecchia accogliente per nessuno se non per sè stesso e Darth. Educata, senza dubbio, e quel "permesso" suonò in un certo modo quasi divertente, dato che era stato lui ad invitarla ad entrare. Sì, era permesso.
    Incrociò le braccia sul petto, osservandola e quando domandò dove avrebbe potuto "appoggiare la micia" - parlava del felino con le corna che teneva in braccio? - le indicò un angolo del divano, pensando che, più tardi, si sarebbe dovuto occupare di ripulire per bene la zona, per evitare che Darth percepisse odori estranei e si agitasse. Osservò la creatura cornuta dormire beatamente, e gli parve quasi innocua, a tratti carina, ma non si lasciò impressionare troppo, sollevando entrambe le sopracciglia, con scettico distacco. Riportò lo sguardo su Narah, indicandole la poltrona in cui avrebbe potuto accomodarsi. Dato che lei non sapeva ancora il suo nome, ed essendo nuovo in quel lavoro al castello, scrisse sul taccuino il proprio nome, nuovo persino per sè stesso. "Drew" rigirandolo per mostrarlo alla giovane, così che sapesse come chiamarlo. E poi, rivoltando il foglio, scrisse. "Puoi leggere i miei pensieri?" le mostrò il foglio, mantenendo la calma ed il sangue freddo.
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    Uao, che ansietta – e che situazione. Le ci voleva una kathelvete combinaguai per recuperare tutte le figuracce che pareva non aver fatto in quegli ultimi mesi quasi tranquilli… rabbrividì appena, Narah, spostando lo sguardo pieno di curiosità sulla mobilia della capanna fino al camino, mentre i fiocchi di neve sui suoi vestiti si scioglievano lasciandole addosso una sgradevole sensazione di umidità: adorava la neve, l’unico pecco che aveva era proprio che si scioglieva!! Si sfiorò con le dita i capelli umidi, afflitta; sapeva per esperienza che questo non avrebbe fatto altro che renderli ancora più ricci e indomabili, e già le veniva da fare una smorfia di dolore per il temibilissimo incontro con la spazzola.
    Dei pensieri – quelli sulla neve e sui suoi capelli – che non avrebbe dovuto fare proprio ADESSO, a casa di un uomo che sembrava avere una gran voglia di ELIMINARLA per poi nascondere il suo cadavere nella foresta che era giusto giusto a due passi… noooOOOOO che pensiero cattivo aveva appena avuto!!! Si schiarì la voce, dispiaciuta e pentita dello scenario che si era immaginata, ma doveva essere onesta: il nuovo guardiacaccia la metteva veramente in soggezione. E non solo perché era alto e robusto e silenzioso, ma per lo sguardo che si era soffermato di lei con una diffidenza cui Nah non era abituata – anche solo per il semplice fatto che ormai tutti, al castello, sapeva che Narah era un pezzo di pane e non avrebbe mai fatto del male a un essere vivente. Cavolo, quando camminava in un prato cercava di controllare che non stesse schiacciando qualche formicaio!! Non avrebbe mai danneggiato la cagnolona nera che stava riposando in una cuccia gigante rispetto a quella di Citra – che la notte snobbava per acciambellarsi sul suo letto –; ma quella persona non poteva saperlo, e la consapevolezza più quel comportamento tanto severo l’aveva messa mooooolto a disagio.
    Tipico di Narah Bloodworth, dispiacersi anche per uno sbaglio che non aveva commesso.
    Fu però piacevolmente sorpresa dal fatto che l’uomo le stava permettendo di sistemare Citra sul suo divano. Davvero poteva?? Non gli dava fastidio che (ahimè) quella gattona batuffolosa gli avrebbe lasciato dei peli sulla stoffa?? Un po’ indecisa, mormorò un «Oh, io- grazie!» e si affrettò ad adagiare l’animale sul divano prima che cambiasse idea. Aveva cercato di darsi un tono da aDuLtA per non far capire che (stava cercando di non pensare a lui come un serial killer #wat) si sentiva nervosa, eppure era certa di non esserci riuscita affatto. E dire che al drama club era pure brava, dov’era finita la sua vena interpretativa???? Dopo aver carezzato la testolina di Citra, si rialzò e rimase lì letteralmente con le mani in mano e il labbro stretto tra i denti – e probabilmente sarebbe stata capace di rimanervi per ore, se l’altro non avesse avuto pietà della special. Impacciata, seguì la direzione indicata dall’indice del guardiacaccia, incontrando stavolta una poltrona dall’aria anche comoda. Ah. Sgranò gli occhi – oh mamma. «Non ce n’è, mh, bisogn...» Lo sguardo del giovane ritornò fisso su di lei, spegnendo nell’immediato ogni rimostranza. Si riavviò un ciuffo sfuggito all’elastico. «Va bene, grazie.» pt. 2. CHE PAURAAAAA DOV’ERANO I FAZZOLETTI DI BEH QUANDO SERVIVANO!!!
    Col sederino poggiato sul cuscino, già iniziava a sentire meno freddo. Sospirò piano dal naso, gli occhi un po’ confusi a osservare il castano scrivere su quel suo taccuino, probabilmente l’unico mezzo di comunicazione che aveva a sua disposizione. Quando girò il foglio verso di lei, poté leggere chiaramente un “Drew” scritto in una calligrafia semplice e priva di fronzoli. «Drew, okay.» Annuì, un pochino più a suo agio dal poter abbinare un nome a quel viso sconosciuto fino a qualche minuto fa. Avrebbe aggiunto un “piacere di conoscerti” per amore dell’educazione e perché sembrava un ragazzo burbero ma non cattivo??, interrotta però da un altro scribacchiare. Stavolta, sulla carta capeggiava una domanda scomoda, che nella sua vita da special le aveva posto…. praticamente chiunque avesse conosciuto. Talmente tante volte che la risposta uscì non con confidenza, ma con una certa naturalezza e sincerità: «Sì, ma non lo faccio mai. Leggere i pensieri senza permesso, intendo.» Lo scrutò, la curiosità che riemergeva sul suo viso e che camuffava alquanto maluccio. «Sei… il nuovo guardiacaccia, immagino? Mi dispiace per l’inconveniente.» Darth stava ronfando come un angioletto, e se non avesse avvertito lo sguardo di Drew addosso ne avrebbe sorriso. «Sei… qui da tanto?» Narah sperava di non ricevere parolacce o insulti, ci sarebbe rimasta così male!!!
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