It's our town, everybody scream

halloween 2020, libera (per) tutti

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    mckenzie leighton hale
    ravenclaw - 17 y.o. - pr - beater
    Some days I feel
    somewhere else
    or somewhere in between
    Some days I don't feel a thing at all
    who you gonna call? miguel
    «bravo.» nascose la smorfia imbarazzata con un sorriso, le dita a scivolare su quello che indubbiamente non era un hukulele, ma che Joey, fidandosi della parola del Corvonero, non aveva neanche degnato di un'occhiata. Con non curanza, fece scivolare lo strumento oltre le spalle così che il Moonarie non potesse vederlo, e comprendere di conseguenza che l'Hale fosse solo un idiot sandwich dal panico loquace. «mac, ho letto che non bisogna dare il proprio nome e altre generalità su internet a sconosciuti. non l'ho fatto, ma vorrei dire a una persona conosciuta online che sono di turno qui oggi...posso?» in che senso posso. Lo stava domandando a lui? Si guardò attorno cercando conferme nella folla che, lenta ma inesorabile, invadeva il locale. Se fosse stato qualcun altro a chiederglielo, avrebbe dato per scontato che avesse detto opossum - nel senso di fingersi morto - ma il Cap non era mai stato rinomato per le sue analogie (senza contare che quella era una tattica che Mac condivideva più con Ty, piuttosto che con Joey). Ebbe bisogno di un paio di secondi per riprendersi dallo sconvolgimento che qualcuno - e non un qualcuno qualsiasi: il suo capitano - chiedesse consiglio a lui, occhi grigi smarriti oltre le spalle di Joey e labbra dischiuse, ma quando si riprese, lo fece con la risolutezza che lo contraddistingueva da quasi diciott'anni: «si?» quella inesistente e dubbiosa. Erano poche le cose di cui potesse dirsi certo, e novantanove su cento non riguardavano i rapporti con le persone. Che poi, potere poteva, ma ad aumentare lo smarrimento emotivo dell'Hale c'era il fatto che volesse farlo. Non era tipo da domandare, Mac; temendo di apparire rude e inopportuno, tenne il quesito stretto fra le labbra, volgendo al Corvo un espressione impotente. «se penso sia un maniaco e voglia mettermi in un van bianco e uccidermi per vendere i miei organi al mercato nero, ti faccio il SeGnO» Quello, invece, non potè che farlo sorridere, capo alzato con fierezza e mano sul cuore. «ti copro le spalle, cap» nel campo, fuori dal campo, ed in tutto quello che non richiedesse violenza, perché sappiamo tutti che la reazione dell’Hale alla violenza era (nascondersi dietro Joni)(*Joey, refuso; perché avrebbe dovuto essere Joni? Non ci aveva neanche mai parlato) Time To Die TM.
    Il ravenclaw-quidditch-team-radar funzionò anche sotto le scarse luci del Fiendfyre, e non potè che sorridere sollevato quando vide avvicinarsi Gideon e Willow.
    ...E Perses, che attenuava leggermente il sollievo di Mckenzie per una serie di ragioni che andava dai Capelli Perfetti alla festa di Barry, ma ehi, ci stava provando sul serio a fare una buona impressione e rimediare ai propri errori (dove con errori si intendeva la lontana nascita nel 1903 a Sacramento, California). «Ma avete fatto un lavoro bellissimo qui, è tutto così...realistico!» Avete……..certo, come se Mac avesse contribuito a qualcosa. Aprì la bocca per far notare che avesse passato le ultime ore ad osservare paranoico il vuoto e non avesse contribuito a fare assolutamente nulla, ma la richiuse ed abbassò lo sguardo verso il pavimento: sembrava davvero poco necessario puntualizzare qualcosa su dei convenevoli, e non voleva deludere le aspettative. «molte cose sono vere. quel cadavere? Vero.» Joseph Moonarie cosa ti è successo. Alzò il capo lanciando uno sguardo al collega, piegando poi un sorriso all’espressione estasiata di Willow, e quella confusa di Gideon. «sta scherzando» precisò, arcuando un sopracciglio divertito. Gli spiaceva infrangere i sogni di gloria della Beckham, ma si meritavano di sapere che Joey stesse scherzando: era un premio ed un traguardo che valeva più di tutto il resto.
    Poi accaddero cose che.
    Tipo: «stanno bene eh? Le ha fatte Mac» Oh no. Oh no. Era il momento dei Giudizi? Se alla prima parte della frase aveva sorriso imbarazzato, alla seconda si sentì esposto e giudicato, rimpicciolendosi di respiro in respiro fino a convincersi di essere diventato invisibile. «Complimenti.» Spoiler? Non era diventato invisibile. Alzò le dita verso il bordo del cappuccio, tirandolo impercettibilmente giù come se il gesto potesse bastare a nasconderlo. Fece spallucce, le mani ficcate nelle tasche della felpa. Premette una guancia contro la spalla sentendo il calore attraversare la stoffa, grato al trucco che non mostrasse come il colore fosse varato dal pallore latteo al rosa confetto. Voleva morire? Estremamente. Fece scivolare lo sguardo sul pavimento deglutendo febbrile l’ansia e l’umiliazione, e solo quando fu certo che aprendo bocca non avrebbe vomitato né riso istericamente, alzò il capo e sorrise plastico e di circostanza. «grazie.»
    Con il punto anche a voce, perché mac-scuseme cos’era quel tono piatto e inespressivo persessinclairdellacasataserpeverde. Il tacito patto gli amici di Gideon sono miei amici non poteva funzionare, se ci provava solo l’Hale; si ritenne giustificato nel tono piccato, e nella mano alzata con trionfo per battere il cinque a Joey (dai!!! aveva usato il “.” ad alta voce!!). Poi si rese conto che Joey non poteva saperlo, e si ritrovò ad osservare critico il proprio palmo.
    Si battè il cinque da solo.
    E per la rubrica cose che.
    Tipo: «mac, ti voglio sul bancone!»
    Tipo: «a fine serata...Da brillo!»
    L’espressione sorpresa di Mac, pur mantenendosi confusa, si sciolse in un sorriso divertito ed isterico che a malapena tratteneva la risata nervosa. Si domandò se gli altri sentissero le stesse cose, o se il suo apparato uditivo fosse buggato (a giudicare dall’espressione di Willow, sì, sentivano le stesse cose); se l’erba in circolo lo stesse privando di parte della conversazione, o se si fosse distratto e si fosse perso qualcosa.
    Cosa disse: «quando non lavoro»
    Cosa pensò: ma c’è un locale che si chiama Da Brillo? Dovrei conoscerlo? Me ne ha parlato? Vorrei esistesse la cronologia chat anche nella vita. Ma perché devo andare sul bancone? Vabbè, in ogni caso, i turni al Fiendfyre finiscono sempre tardi, Da Brillo sarebbe già chiuso, se vogliamo andarci dobbiamo farlo quando né io né Joey lavoriamo.
    Inarcò un sopracciglio verso la disperazione di Willow, schiudendo le labbra per interrompere il monologo di Gid e domandargli se avesse già bevuto, quando lo sentì.
    Il Giudizio. Di nuovo.
    Come la protagonista di ogni film dell’orrore che si rispettasse, staccò lentamente lo sguardo dalla cacciatrice per portarlo sulla fonte delle vibes negative. Seguì lo sguardo di Perses da Gideon a sé stesso e da sé stesso a Gideon, iniziando a scuotere involontariamente il capo. Oh no. Oh no.

    TWuoXEv


    PERSES PENSAVA AVESSE DI NUOVO DROGATO GIDEON. Aprì la bocca e la richiuse più volte, lo sguardo a ciondolare dal Sinclair al Mcpherson.
    «Sto io dietro. Mi piace farlo»
    Mckenzie deglutì, gli occhi lucidi e socchiusi. «joey, diglielo» cosa? «mac non può bere, sta lavorando. se vuoi stare dietro il bancone perchè ti piace servire bevande devi farti assumere qui. Mettiamo una buona parola. ma non sta sera. Abbiamo già deciso come dividerci le mance» cosa.
    Si era decisamente perso un pezzo di conversazione.
    «scusa» generico, ma sempre sentito. Ingobbì le spalle sconfitto, sospirando greve la propria frustrazione. When you try your best but you dont succeed….
    Ed accaddero altre cose, fra cui Mehan che si portava via Perses lasciando Per Sempre TM la convinzione che Mac fosse uno spacciatore. Al che il dubbio, gli sovvenne sincero. Si indicò il petto. «sono fatto?» domanda sbagliata, sapeva la risposta. Corrugò le sopracciglia e volse l’indice verso Gid. «ti sei fatto con me?» Non gli sembrava, ma? A quel punto tutto era lecito. «ma dov’è kiel» fuori contesto, ma a squadra riunita era una domanda pertinente: solo insieme funzionavano come un’unica persona priva di handicap.
    Ora vi faccio un breve elenco puntato delle Avventure di Mckenzie Leighton Hale nei dieci minuti successivi:
    1. Vide entrare la Heather Mcnamara: what a tragedy. Dimenticò il disagio momentaneo, e sorrise guardando oltre la schiena dei suoi compagni. «torno subito»
    2. Una volta che si fu avvicinato abbastanza, la riconobbe, e reagì come qualunque mago sulla soglia dei diciott’anni avrebbe fatto: «nascondimi» mac @ cadavere per terra. Il suo cervello non collaborava abbastanza per fargli elaborare quell’informazione. Aveva parlato tanto, con la ragazza su twitter, di tutto: non poteva pensare fosse la stessa ragazza che gli aveva rivolto occhi lucidi e feriti quando alla festa di Barry aveva baciato il suo ex ragazzo, soprattutto non dopo Le Voci che giravano al riguardo.
    3. Una volta a terra, iniziò a gattonare verso una qualsiasi via di fuga, evitando come un pro di essere schiacciato.
    4. «scusa» ad ogni cadavere scavalcato; gli sembrava di cattivo gusto.
    5. Si rialzò nei pressi dei bagni, da cui vide uscire due sfatti Mehan e Perses: «i …..did not see that coming»
    6. Come un ninja, entrò dalla porta socchiusa e si nascose in uno dei cubicoli per apprendere nuovamente come respirare.
    7. .
    8. ..
    9. ...
    10. «rimango qui»
    ok.
    MOSQUITO @sciaff
    @smallknive
    very embarassed about everything i've ever said please forget it! thanks
    #TEAM
    kermit
    thanks to © © ©

    eh che fa allora
    parla con joey
    con willow gid e perses
    (da solo) vede whatatragedy
    si nasconde nei bagni

    si mi sembra un riassunto efficace
     
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    AdAlbert Behemoth
    20 - slytherin - head boy – charming genius
    «Is that glitter on your lips?»
    «Mmh, cherry flavored. Want a taste?»
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    Era stato davvero bravissimo. Meritava proprio di premiarsi in un qualche modo. Di certo, ovviamente, non con le mele caramellate tanto anelate da Nice. Insomma, erano delle mele. Verdura. D’accordo, frutta, ma comunque la categoria è sempre quella, ecco. E poi erano così vomitevolmente dolci… no, Bertie aspirava a qualcosa di molto meglio. Qualcosa ad alta gradazione alcolica, ad esempio… in realtà, a questo punto, quello che davvero avrebbe meritato era una statua. Non aveva fiatato mentre veniva, va bene, venivano, Nice e lui, ricoperti di insulti e, ancora peggio, insinuazioni di ogni tipo. No. Se n’era stato zitto. Certo, adesso la lingua gli faceva un male cane da quanto se l’era morsicata pur di non esplodere in un fiume di parole, ma… ne valeva la pena. O meglio, ne sarebbe valsa la pena, dato che, non si sa come o perché, alla fine non era successo quello che aveva sperato con tutto il cuore. Eppure la vittoria era lì, ne aveva praticamente sentito il sapore sulla punta della lingua tutta martoriata… in fondo, però, avrebbe dovuto aspettarselo: Nice non gliel’avrebbe data vinta così facilmente. E’ vero, in teoria tutto dipendeva dai Lelial fato, ma conosceva troppo bene la cugina per non sospettare che, in qualche modo, stesse cercando comunque di barare. Avrebbe pagato, naturalmente, per questo, ma sotto sotto la cosa lo rendeva anche orgoglioso: senza colpi bassi non sarebbero stati davvero loro; inoltre, non era un caso se il caro, vecchio Salazar aveva deciso di chiamarli a sé ben due volte. Dunque, Nice non l’avrebbe passata liscia – dopo essere diventata verde, ovviamente – , ma non poteva non essere contento e soddisfatto del suo atteggiamento. Stare zitto era stato davvero difficile, ma gli aveva permesso di godersi a pieno lo spettacolo di sua cugina che, con la dolcezza della cicutaoria selvatica, demoliva, delicata quanto la wrecking ball cavalcata da Hannah Montana, Archibald Leroy. D’accordo, forse si era mangiato anche lui una mela caramellata, assistendo a quello spettacolo. E se l’era pure gustata parecchio.
    «Meh. Sei stata bravina» commentò, con ostentata sufficienza, non appena si furono allontanati di qualche metro dal Melos Caramelatos e, sopratttutto, da Leroy e compagnia bella «Chiaramente io avrei benissimo potuto fare molto più di così, ma… avevo di meglio da fare» Tipo vederla trasformarsi in un’orchessa Comunque ad un certo punto il naso ha cominciato a diventarti verde… sicura di non stare barando? Se ti becco ad imbrogliare la punizione sarà mille volte peggio di così la minacciò, tra il sarcastico e il serio, mentre continuavano a camminare verso il Fiendfyre. Non è che ci volesse davvero andare, vista la sua repulsione per il ballo (ciao prom), però… ci voleva andare? Certo, Hogsmeade tutta addobbata era veramente bellina, ma tutti sapevano che la vera festa si sarebbe svolta lì dentro. O almeno, quella dei quasi adulti. Essere circondato da mattina a sera da bambinetti cominciava davvero a pesargli, dato anche che, in qualità di Caposcuola, doveva occuparsi di loro sul serio, il più delle volte. Fino ad ora era stato incredibilmente paziente, cosa già di per sé alquanto incredibile, ma non sapeva quanto ancora avrebbe resistito. Insomma, non era sicuro di sopportare l’ennesimo primino che chiedeva il suo aiuto per affrontare le scale… «Almeno vedi di combinare qualcosa.» la proverbiale gentilezza di Nice lo riscosse dai suoi pensieri omicidi, quando ormai erano nei pressi del locale «Io combino sempre qualcosa» come no. Specie sulle scale, Bertie «Ma lo scopo principale della mia serata non è quello… mia carissima orch- principessa» detto questo, si inchinò pomposamente per cederle il passo, facendola così entrare per prima. Un gesto principesco, certo, ma anche un modo per accertarsi che i Losers non avessero sistemato un qualche scherzetto schifoso proprio lì, sull’ingresso. Purtroppo o per fortuna non successe nulla, se non quella bellissima etichetta.
    D6huPU3
    Ebbene sì, non ci credeva, o meglio, non voleva crederci neanche lui, ma quando lesse quello che c’era scritto sopra gli scappò un gridolino, seduto da una risata. C’era solo un problema: chi scegliere? Aveva tanti, troppi personaggi preferiti! Qualsiasi cosa tu abbia sentito l’hai sognata, ovviamente spiegò glacialmente a Nice – e a tutti quelli che potevano aver sentito e visto le sue reazioni – . Non era mica un membro dello shipper club!
    Ad ogni modo, purtroppo, era fatta e, se non altro, erano dentro. Si guardò intorno, osservando le decorazioni e, soprattutto, disprezzando la musica da discoteca «Tsk, non c’è confronto con quello che abbiamo fatto al prom. Cioè, ragnatele? Lapidi? Cadaveri? Sul serio sbuffò, con una smorfietta, passandosi una mano tra i capelli. Si era pur sempre immedesimato come si deve nella parte… era solo bravura, la sua! Perché ora non… ugh, cos’era quel brontolio osceno? La sua pancia? Va bene, in questo caso l’orribile musica tunz tunz l’aveva salvato. O almeno, così sperava. Nessuno, nemmeno Nice, poteva sentire la sua pancia produrre quei… suoni «Cazzo. Mela caramellata di merda» bofonchiò, a bassa voce, cercando di reprimere una smorfia e… un conato. Lo sapeva che quella roba era merda! Lo sapeva di non doverla mangiare! L’aveva pensato fin dall’inizio! L’aveva persino detto a Nice! Si meritava… «Emh. Scusami un attimo. Tu intanto… balla» sì, preso dal panico, per paura di vomitare lì, davanti a tutti, Bertie spinse Nice nella folla, presumibilmente addosso a qualcuno – vuoi essere tu? MLMLML – , per poi correre, cercando naturalmente di essere il più regale possibile, dato che era pur sempre Azzurro!, verso il bagno. Solo una volta compiuta quella mossa decisamente idiota si rese però conto che, in fondo, poteva funzionare: di certo Nice non avrebbe apprezzato di essere sbattacchiata così, addosso a una persona random… o forse sì? Beh, sinceramente Albie sperò che l’orchessa che era in lei non gradisse per nulla.
    Un po’ come il suo stomaco non stava gradendo quella schifosissima mela. Fosse almeno stato vestito da Biancaneve! Evidentemente i Lelia ci vedevano male e, cosa ancora più importante, erano davvero stupidi: interpretava Azzurro, non quella cretina di Maria Margherita (cit. Daninseries rip)! La sua mela non doveva essere avvelenata! Ma doveva resistere, mancava davvero poco a… perché Mehan Tryhard stava correndo fuori dal bagno letteralmente nudo? D’accordo, non del tutto, ma… sotto quel costume da astronauta di Among Us non aveva nulla. SUS. Il pettegolo che era in lui drizzò le orecchie e, nonostante tutto, riuscì i dribblare Meh, che ora urlava a squarciagola quella canzone insopportabile. Anche se, ammettiamolo, Bertie non era solo pettegolo, ma anche gattaro: Despacito era odiosa e gli aveva stuprato le orecchie fin troppo, a suo tempo, essendo ormai un pezzo vintage trash, nel 2043, ma Despa-micio… sicuramente Coraline avrebbe apprezzato, se lo sentiva. E anche lui, va bene. Che gli piacesse o no, però, aveva ancora una mela da vomitare e la vista delle tettine irritate del Tryhard di certo non aveva migliorato la situazione. Così entrò in bagno, pronto a buttarsi su uno dei water, ma la bianca porcellana di questi non era nulla se confrontata a… «Sinclair?» Sì, i wc erano tutt’altro che candidi, anzi, chissà quali malattie ci si prendeva anche solo avvicinandosi, ma il pallore di persessinclairdellacasatadeiserpeverde sembrava arrivare davvero direttamente da Forks. E poi… era nudo. Va bene, anche in questo caso lo era solo in parte, ma comunque persino Joey Moonaire avrebbe fatto due più due. Meh che correva fuori alla velocità della luce. Perses altrettanto, emh, senza veli… «Ma l’hai stuprato? Tryhard, dico» domandò, più sorpreso che accusatorio. Stava per aggiungere altro, ma, un po’ perché troppo accecato dal brillio che Binge spostati proprio, un po’ perché, nonostante tutto, la mela caramellata ancora gli saltava nello stomaco, si girò di lato, sentendo uno strano cigolio provenire da uno dei bagni. Sebbene profondamente disgustato e preoccupato all’idea di toccare quella porta sudicia, fece pressione sul pannello di legno, pensando troppo tardi al fatto che, probabilmente, si sarebbe ritrovato faccia a faccia con le grazie al vento di qualcuno. E vabbè. Forse in quella mela non c’era solo del veleno, ma anche della droga molto potente «rimango qui» «Hale è la tua prossima vittima? Stuprerai anche lui? Oppure… hai aperto un bordello? Vorrei dire di essere sorpreso, ma… non lo sono per niente, wow»

    Where have all the good men gone? And where are all the Gods? Where’s the streetwise Hercules to fight the rising odds? Isn’t there a white knight upon a fiery steed?
    #TEAM
    #nilbie
    thanks to © © ©


    Sara: ah che bello, non so cosa scrivere e cosa far fare a Bertie!
    *un’ora dopo*
    Sara: … cos.

    Questo post ha un senso?
    No.
    E’ stupido?
    Molto?
    Bertie è drogato?
    Probabile.

    Niente, scusate, non so neanche io perché. Sono imbarazzante ihihihi. Ma Bertie di più.

    Bertie e Nice arrivano al Fiendfyre.
    Bertie:
    1) Fangirla per il pass
    2) Gli viene su la mela caramellata
    3) Spinge Nice addosso a qualcuno (VUOI ESSERE TU? SII TU! FALLA INCAZZARE E TRASFORMARE!)
    4) Corre in bagno per vomitare e vede Meh uscire mezzo nudo, Perses altrettanto scosciato (ok, in realtà ha il petto e non le cosce nude, ma shhh) e Mac nascosto in uno dei cessi.
    Ciao, sono scema.


    Edited by sehnsüchtig. - 22/11/2020, 16:18
     
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    joni peetzah
    tassorosso - 15 - captain - bitter espresso
    QUA DIREI
    UNA QUOTE
    DI ALMENO QUATTRO RIGHE
    EDDAI
    who you gonna call? tea kermit

    «l-l-l-lontano» involontariamente, Joni scandí ogni L con un lento movimento della testa, sentendosi come intrappolata nello stesso loop grammaticale che sembrava legare anche il suo interlocutore. le iridi cerulee lo osservarono per un attimo, poi la Tassorosso le indirizzò verso l'infinito, su quell'orizzonte invisibile che il Jagger stava fissando con tanta intensità. «lontano» verso l'infinito, e oltre? in quel momento lo desiderava davvero un sacco, la Peetzah: scomparire nell'etere e non fare mai più ritorno.
    «f-f-forse intendevi an-an-»
    «anallergico?»
    «an-» Joni soffriva di rado, preferendo trasformare il dolore in rabbia, e certo non si poteva definire come una persona particolarmente empatica, ma lo sforzo di Barbie la stava colpendo nel profondo. o forse erano solo i biscotti che facevano il loro lavoro una volta arrivati nello stomaco - dio, ma cosa ci aveva messo dentro il prof Jackson? «anacronistico?» questa volta suonava più come una preghiera. da quando l'agonia di uno sconosciuto era diventata la sua agonia? dall'istante (tipo dieci minuti prima) in cui aveva cominciato a drogarsi, probably.
    «ANALFABETA»
    quando Barbie finalmente espirò, la quindicenne fece altrettanto, incapace di trattenersi; solo a quel punto si rese finalmente conto che qualcuno le aveva ciulato la tazza di cioccolata, anche se era stata lei stessa ad abbandonarla tra le mani di Hans dopo aver assaggiato un goccio troppo dolce per i suoi gusti «me l'hanno rubata» l'innocenza, nel momento stesso in cui come qualunque testimone involontario si era trovata ad ascoltare i racconti porno soft di Edward Moonarie; mosse la mano a mezz'aria, dimenticando quasi subito per cosa si stesse lamentando - 6 biscotti. «s-s-se hai b-b-bisogno di s-s-soldi, s-s-spaccia» ancora una volta, la Tassorosso si ritrovò ad annuire, sebbene contro la propria volontà.
    fosse stata piu lucida gli avrebbe detto che non aveva bisogno di soldi, ancora le incombenze da adult™ erano lontane, e per quanto riguardava lo spaccio «io e toothless dividiamo sempre» così, senza specificare. avrebbe voluto solo pensarlo, ma le labbra si erano mosse prima ancora che potesse provare a fermarle, così ormai il danno era fatto «biglietti delle partite. bagarini. credo ci sia qualcosa nei biscotti» socchiuse gli occhi qualche secondo, stringendo a sé il thermos con dentro il tè caldo preparato in vista di quella serata, poi volse la propria attenzione verso il banchetto - «n-n-n-non lavorare al b-b-bde» - sul quale il Pikachu-Moonarie si era appena sdraiato per farsi fotografare da alcuni turisti minuti di smartphone. «ochei»
    solo quello, senza chiedere ulteriori spiegazioni.
    perché una parte della ragazzina, difficile dire se quella rimasta lucida o quella strafatta, a Barnaby Jagger credeva; per questo annuí, sfiorando con lo sguardo il marciapiede sotto i piedi prima di in spirare a fondo, come per raccogliere le forze: non si preparava per una maratona, Joni Peetzah, ma quasi. «sei tu, vero? » di nuovo occhi negli occhi, una stretta piu decisa attorno al thermos tiepido «il mio guru di twitter» in realtà le statistiche dicevano che le possibilità di trovare quell'unica persona con cui aveva chattato in mezzo a tutta quella gente erano pressoché inesistenti, ma ormai la Tassorosso era convinta. così convinta che - unreal - gli sorrise persino, battendo piano una mano sul braccio del guaritore «guru.» e così dicendo, dopo aver lanciato a Barbie un'ultima occhiata carica di ammirazione, Joni si girò e si mise a correre.

    e probabilmente avrebbe continuato a correre all'infinito, nella sua calzamaglia verde, se ad un certo punto non avesse riconosciuto livy che entrava al fiendfyre. durante la fuga aveva fatto una breve tappa al banchetto del bidet, afferrando al volo una manciata di biscotti che ora le sbatacchiavano nelle profonde tasche della felpa, poi si era fermata nei pressi di Dylan (senza mai smettere di saltellare sul posto) afferrando l'amica per le spalle così che le due potessero fissarsi intensamente negli occhi e solo a quel punto la informò «devo andare» dove, impossibile dirlo, ma tanto la Kane era troppo strafatta per porsi il problema.
    si sarebbero ritrovate, prima o poi, ma non ora.
    «ma per entrare si paga? » forse non era la domanda che il buttafuori si aspettava mentre le timbrava il dorso della mano, perché per qualche lunghissimo istante la osservò dall'alto verso il basso senza dire una parola. che voglia di tirargli un calcio alla rotula, così almeno gli dava una buona scusa per smettere di mangiarle in testa e guardarla quanto meno negli occhi. non poteva, per tutta una serie di ragioni, stare li a spiegargli che scappando a gambe levate dal banchetto del BDE non aveva affatto pensato di prendere anche lo zaino, nel quale teneva il portafogli e il telefono: l'unica cosa che le era rimasta era il thermos con il tè e una foto autografata di suo fratello nella tasca del giacchino, che teneva sempre con se come merce di scambio in casi di emergenza.
    «no» per un attimo le sembrò che l'uomo avesse qualcosa da aggiungere (un'osservazione sul fatto che le dava al massimo dodici anni, magari), ma alla fine le iridi scure si rivolsero al soffitto e la massa imponente del butta fuori si spostò per lasciarla entrare «a buon rendere» cosa.
    e qui:
    un sacco di decorazioni fighissime «uoh»
    posh gates che toccava cadaveri «mh»
    un altro corpo riverso sul pavimento, che questa volta a Joni parve familiare; si accovacciò accanto all'esemplare di Belby strafatto, allungando la mano cosi da premergli due dita sotto il mento «sei ancora vivo» e chissà per quale motivo quella specifica situazione le sembrava tanto familiare. fu quella sensazione a guidare la ragazzina un po' più avanti, sporta sopra ad una delle tombe dalla quale riemerse con un cuscino di raso rosso «bel costume: adolescente sotto effetto di stupefacenti. ti dona» probabile che Joni stesse parlando al nulla, da tanto Hans era perso nel suo mondo, ma non le importava. gli mise comunque il cuscino sotto la testa, riprendendo l'esplorazione del locale finché la pista da ballo non fu - purtroppo - davanti ai suoi occhi. «meh» il mood, ma anche il tryhard che si dimenava proprio nel mezzo: una visione sufficiente a spingere la Peetzah verso una strada completamente diversa; circumnavigando il fulcro del fiendfyre, ben attenta a seguire la solidità delle pareti, Joni intravide la chioma bionda di Sullivan illuminata dai riflettori multicolor, ma l'amica sembrava circondata da decisamente troppe persone e la quindicenne si limitò a sollevare un braccio per salutarla.
    l'avrà vista? e chi lo sa.
    avrebbe avuto modo di accertarsene con calma, perché Joni non era Taichi Límore: il fatto che livy stesse parlando con altre persone che lei non frequentava non la spaventava affatto; non aveva alcuna intenzione di parlare anche con loro, per quanto la vista di behan tryhard (ma era lui???) le fece battere il cuore un po' più forte in ricordo della vecchia platonic crush. quindi si, aveva tutta l'intenzione di andare a salutare livy e offrirle una tazza di tè al limone, ma la tappa bagno era prioritaria. vi si infilò dentro senza controllare se fossero per maschi o femmine, strizzando gli occhi chiari già abituati alla semi oscurità sotto quel l'improvvisa esplosione di luci al neon; e solo a quel punto la ragazzina registrò due cose: 1. era chiaramente il bagno degli uomini e 2. Bertuccia (niente ormai il telefono me lo scrive così) Behemoth parlava di stupri con qualcuno che la Tassorosso ancora non poteva vedere, nascosto nell'ultima cabina «neanche la pipì in pace si può fare» sconsolata nel confermare quella triste verità, ma anche stranamente risoluta; avrebbe potuto girare i tacchi e filarsela, entrare nel bagno giusti svuotare la vescica poi mandare tutti a quel paese e tornarsene a Hogwarts, ma non voleva fare niente di tutti quello. no, Joni voleva vedere.
    fece qualche passo in avanti raggiungendo Bertie cui lanciò solo una rapida occhiata, senza nemmeno dover sollevare più di tanto la testa (grazie Adalberto di essere basso tvb) «hai del vomito, li» e glielo indicò con l'indice; poi si affacciò oltre la porta della toilette, la coda di capelli ramati che le sfiorava una guancia. «ehi» Mackenzie Hale, ancora. aveva pensato al corvonero decisamente troppe volte, negli ultimi tre giorni, per essere una persona cui in pratica non aveva quasi mai rivolto la parola; prima ancora di capire perche lo stesse facendo, Joni era sgusciata accanto ad Adalbert entrando nella cabina, le gambe piegate ed il proprio corpo a dondolare in bilico proprio come aveva fatto poco prima con Hans - mecojoni. «ti senti bene? ho del tè, e dei biscotti» mostrò a mac il thermos, abbassando lo sguardo sul proprio /costume/ come a volergli indicare dove si trovavano i suddetti biscotti. non disse nulla del giacchino, che aveva ancora addosso, perché la certezza di conoscere chi glie l'aveva regalato era una cosa solo sua, personale e non ammissibile.
    «behemoth dillo se ne vuoi uno anche tu, a questo punto» più generosa del solito jonj, nella sua fattanza: approfittatene.

    stargazingッ🎃 @starsgaze_
    @isawtheparadise
    hai proprio capito tutto
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    KERMIT
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    parla con BARBIE, DYLAN, poi scappa al Fiendfyre. qui controlla che HANS sia vivo, saluta LIVY con la manina, poi va in bagno e parla con MAC e BERTIE
     
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    Gideon McPherson
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    love it stings, and then it laughs
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    who you gonna call? angelo picchiato
    Poteva fiutare la gelosia di Perses a chilometri di distanza. Era geloso del rapporto che aveva con Willow?!?!? Questo lo divideva davvero in due, spaccava le sue emozioni in due parti ben distinte: da una parte era felice che il Sinclair, a modo suo - con occhiate e gesti - mostrasse fastidio per la situazione, perchè significava che a lui ci teneva davvero! In parole povere temeva di perderlo per un'altra amica. Ed anche se forse era un pensiero egoista, Gideon era felice che lui ci tenesse in questo modo. D'altra parte, poi, era dispiaciuto di far arrivare il Sinclair addirittura a mostrare le sue regali emozioni. Gli dispiaceva che lui ci stesse male, detto in poche parole. MA PERSES NON DOVEVA AFFATTO PENSARE UNA COSA SIMILE. Non lo avrebbe perso mai.
    Lo so cosa stai pensando, Sinclair. Si sentiva eslcuso da quello che... non era un discorso, non era un inciucio, non era un niente, con Willow, aveva solo fatto un po' lo scemo. Ed a tratti Perses aveva anche ragione, insomma. Ho sbagliato. Glielo disse, guardandolo negli occhi, mentre entravano dentro il locale. Quando Gideon aveva torto, lo ammetteva, ed aveva avuto torto marcio quella sera. Scusa. Non doveva far intendere a Willow cose, davanti a lui, soprattutto se lui non ne era ancora a conoscenza perchè...Gid non aveva ancora trovato il coraggio di dirglielo. Ma giuro che domani ti spiego tutto. Gli avrebbe detto ciò che Willow già sapeva. E così dicendo, anche se forse il Sinclair lo avrebbe liquidato con una spinta, lo raccolse in una morsa stretta approfittando della propria predominanza fisica e dei propri quasi centonovanta centimetri di altezza. Ebbene sì, usa la forza bruta Sinclair, ora puoi anche spingerlo via: tanto alla fine di questa serata Gideon piangerà comunque, che tu lo respinga o no. Ti voglio bene, Chioma. Nuovo soprannome? Massì.
    E poi, Joey e Mac.
    Il nervoso aveva raggiunto picchi stellari, quella sera, e lo aveva portato a fare cose stupide. Non c'era proprio molto da dire. La conversazione con Joey e, soprattutto, con Mac aveva preso una piega un po' bizzarra. Era abituato a vedere le proprie conversazioni prendere pieghe che lui non avrebbe desiderato, il più delle volte lui contribuiva in questo senza davvero volerlo ed anzi proprio ingenuamente. E, poi, quando se ne rendeva conto, tentava di riparare il danno ma in genere finiva solo per peggiorare le cose.
    Aveva notato Mac diventare più nervoso ai complimenti all'apparenza freddi che Perses aveva lanciato. Era probabile che Mac considerasse quei complimenti davvero poco sentiti e magari anche molto sassy, forse addirittura una presa in giro? Si sentiva a disagio perchè percepiva il disagio stesso del battitore. Si sentiva male per aver contribuito a quel disagio perchè, se non avesse nominato le ali fatte da lui, forse Mac non si sarebbe sentito messo in soggezione. Poteva capirlo, si sentiva osservato da tanti occhi che potevano fare il bello e cattivo tempo, minando le sue poche certezze.
    Ma la verità era che Gideon non si pentiva di avergli fatto i complimenti, ed anzi, lo avrebbe rifatto: avrebbe di nuovo fatto sapere a tutti che quelle ali le aveva fatte Mckenzie e che era un suo merito, anche se questo lo metteva a disagio perchè, come si ripeteva lui stesso per sè: doveva necessariamente uscire dalla propria comfort zone. Ed avrebbe provato ad applicare questo consiglio anche sui suoi amici, magari sbagliando, ma ci avrebbe provato. Notando aria di tensione, aveva cercato di allegerire la cosa, con un Se si sbilancia anche Perses con i complimenti allora devono essere proprio delle ali stupende!
    You tried (mi aveva scritto tired e, anche) Gideon.
    Peccato io non possa vedermele da fuori.
    Ma niente, disagio alle stelle e poi quelle sue parole che, appena le aveva pronunciate, il suo cervello aveva resettato, cancellandole dalla memoria. Le aveva dette con ingenuità e buone intenzioni, di questo era sicuro, ma non ricordava nemmeno cosa avesse detto di preciso: gli era solo rimasta addosso una sensazione sgradevole. Un po' come succedeva su twitter, dove solo quando premeva il tasto invia, si rendeva conto di aver scritto figli al posto di gigli e non poteva più modificare - solo una volta, per pura grazia divina, era riuscito a correggere in tempo bocchini con boccini perchè se alla frase "ricordami perchè ti ho sposato" avesse risposto con "perchè ero il più bravo con i bocchini" avrebbe dovuto cambiare nome in Pablo Suarez e fuggire in Messico. Tra parentesi, alla fine aveva cannato comunque perchè gli era uscito il doppiosenso in ogni caso...che colorata metafora della vita!)
    Arrossì, dunque, percependo sopra di sè occhiate di vario tipo. C'era chi lo fissava credendo che fosse fatto o ubriaco, chi rideva sotto i baffi, chi si portava una mano sugli occhi come a voler cancellare quel ricordo, chi si sentiva a Rio de Janeiro (?), e c'era Perses che sembrava aver capito da solo quel qualcosa che lui ancora non gli aveva detto e che avrebbe voluto dirgli presto di persona. E...tutto stava andando improvvisamente di merda di nuovo.
    E poi c'era Joey che, analitico come sempre, ci teneva a raccontare fatti, più che dare opinioni. E Gideon non se la sentì davvero di aggiungere niente, a quel discorso che era precipitato. Sentendo le lacrime pungere, prepotenti ed il desiderio di fuggire.
    Poco importava che i cadaveri fossero veri o meno: Gideon avrebbe voluto essere uno di loro. Non se li cagava nessuno, quei corpi morti, ma non nel senso socialmente brutto del termine: erano davvero uno dei pezzi forti delle decorazioni ed erano "bellissimi" per quanto dei cadaveri finti potessero essere belli, erano perfettamente centrati nel tema della serata. Ma la gente li scavalcava con nonchalance senza dedicargli troppe attenzioni, e le occhiate lanciate erano di timore riverenziale o di sincero apprezzamento. Poteva invidiarli? Lo stava facendo. Tutto, pur di sfuggire a quel disagio. Il cuore nel petto batteva fortissimo e lui voleva solo scappare. Ma non lo fece, prese un profondo respiro, limitandosi a realizzare quella gaffe ed alzare le mani.
    Bè okay sarà per un'altra volta.
    Di fatto, non era affatto fatto. (?)
    Ciò che aveva fumato due ore prima non poteva essere la causa di quello che, ad un occhio esterno, pareva un comportamento un po' strano, ma i dubbi erano sempre leciti.
    Era fatto di felicità, questo sì.
    Ed era fatto anche d'ansia.
    L'ansia bastarda che ti porta a scollegare il tuo amato e fin troppo usato cervello, che ti porta a metterlo da parte per dar voce alla prima cosa che passa per la testa, buttandola fuori senza prima fare un security check.
    Amava Halloween e dopo quell'orrendo sogno di poche notti prima, era solo felice di essere vivo.
    Era davvero felice di essersi buttato sul letto di Joey la mattina del ventotto ottobre, approfittando del fatto che lui fosse troppo addormentato per reagire, e che non gli avrebbe rotto un braccio solo (o anche) perché non avevano riserve in squadra.
    Era felice di essersi fiondato in mutande nel dormitorio femminile solo per accertarsi che Willow stesse bene.
    Era felice di aver abbracciato Mckenzie alle spalle a colazione, avvisandolo con uno stupidissimo sono io, per paura di spaventarlo e perdendosi in quell'abbraccio più di quanto avesse mai fatto in passato.
    Era felice di aver passato tutta la mattina con Perses, seduto al suo fianco a lezione, e di aver accarezzato Sleepy in biblioteca - tenendolo a debita distanza dai suoi compiti, si intende.
    Ed era felice anche di aver potuto finire il paio di calzini che aveva iniziato a preparare per Hazel il giorno prima. Quell'incubo così vivido gli aveva ricordaro anche quanto sua sorella contasse per lui, anche se a volte lo dimenticava - sebbene rimanesse una bestia.
    Era...fatto di felicità. Quindi, ci tenne a precisare a Mac che no. Non si era fatto con lui - o meglio, valeva un tiro di canna di due ore prima?? - e non poteva sapere se lui fosse fatto, d'altra parte. Sono solo...molto nervoso. Perché la pozione calmante bevuta due ore prima aveva smesso di fare effetto. Da un pezzo, ormai. Doveva rivedere la formula, che aveva lui stesso modificato, armeggiando come un piccolo chimico nell'aula di pozioni, solo per renderla più potente: aveva fallito. Era più nervoso che mai.
    E Mckenzie fuggì.
    Se la svignò, a causa sua.
    Lo sentiva che era colpa sua.
    Lo seguì con lo sguardo fare...cose come abbassarsi e gattonare sui cadaveri fino al bagno.
    Abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe, mordendosi il labbro, davvero, ma davvero nervoso e ricacciando dentro le lacrime, ancora, e ancora.
    Un tempo era un ragazzo normalissimo, il McPherson. Poi si era evidentemente buggato. (cit)
    Doveva necessariamente trovare altro su cui concentrare la propria attenzione.
    Doveva distrarsi. La sala del Fiendfyre iniziò a riempirsi - anzi, aveva iniziato a farlo già alle sue stupide battute - e lui iniziò a farsi più silenzioso ed a guardarsi intorno, incuriosito da chi varcava la soglia del locale. Erano i costumi che più di tutti lo incuriosivano. Ne osservava i dettagli, i particolari, si lasciava colpire anche dalle piccole cose o dai costumi più semplici come un vestito da scheletro - e qui non abbiamo capito se Ty ha l'etichetta da kermit fattone, ma Gideon ha fatto troppe figuracce e si è già scottato una volta e teme di rifarlo ): in ogni caso, un saluto non si nega a nessuno quindi targhetta o non, avrebbe salutato lo scheletro ammirandolo per intero. Stai benissimo, anche io avevo pensato a questo vestito! A Ty fregava qualcosa? Probabilmente no, ma Gideon riconosceva il disagio ad un miglio di distanza e certo non gli dispiaceva scambiare due battute con qualcuno, anche solo per provare a.........non so, o metterlo a proprio agio o creare un disagio di gruppo perchè no? Tra l'altro non gli era sfuggita la storia della bacchetta scambiata per la bacchetta di legno, o...era il contrario? In ogni caso gli era solidale con lo spirito per il suo brutto incontro (?).
    Poco dopo arrivò Mehan Tryhard, e lo sguardo di Gideon cadde nuovamente su Perses. Accennò un mezzo sorriso mentre lo vedeva puntarlo per parlargli, probabilmente del tatuaggio. Voleva saprne di più anche lui! «gid! vecchia roccia! gran bel costume! sei Rocky?» Sorrise.
    Ehi impostor! Io n- Un po' confuso, strinse le labbra. Ma in che senso Rocky? Ma stava scherzando o era serio? Ecco cosa non capiva il McPherson delle persone: non sapeva distingere l'ironia dalla...non ironia, ecco. Ma aspetta, parlava di Rocky Balboa?? Il pugile?? Meh (in questo caso, anche Tryhard), poteva esserlo? (ora sì che capiva la frase sarò chiunque tu vuoi che io sia) pensandoci, perchè no? Se dava quell'idea, non gli dispiaceva di certo che lo pensasse(ro). Diciamo di sì!! Cosa? Cosa. BUUU VENDUTO Faceva figo! Quante altre volte nella vita gli sarebbe capitato di essere scambiato per "Lo Stallone Italiano"? E sinceramente, che importava che avesse le ali e l'aureola? Probabilmente era un Rocky Balboa che aveva perso un incontro che si era rivelato fatale ma ehi, andava bene comunque. Spostò lo sguardo su Willow, sentendosi un Traditore tm, una bandiera che cambia direzione così come cambia il vento, dato che il loro era un costume di coppia. E sollevò le spalle, dai, per Mehan Tryhard poteva essere Rocky, che c'era di male? E poi, Mehan e Perses si allontanarono, dirigendosi ai bagni in cui si era recato anche Mac e dai quali non era più uscito. Che stesse male? Vado a vedere se Mac sta bene e anche se Perses e Meh si stanno prendendo a pugni. O magari stavano limonando. Non poteva davvero saperlo con certezza, dato che Perses adesso faceva il chico malo in giro con il loser facendosi tatuare il petto (ahah no ochei lo aveva capito che non era successo davvero e che si era svegliato così, ma Dio se aveva bisogno di ridere un po' quella sera!!). Arrivò ai bagni del locale, tenendosi a debita distanza dalle pareti ed in generale aprendo la porta con la punta della scarpa senza usare le mani - sapeva che i bagni fossero puliti, perchè erano loro i primi clienti ad essere entrati, quindi lo erano per forza, no? ma lui era comunque un tipo attento. Mani ficcate nelle tasche dei Jeans, porta tenuta aperta con il piede e via dentro il bagno. Arrivò in tempo per sentire Lord Adalbert della terra di Behemoth rivolgersi a Perses in un modo squallido. Ed anche se Perses non aveva bisogno di essere difeso, Gideon ci tenne a mettersi in mezzo come l'intramontabile dito nel culo che sapeva essere - ma certo, con disagio e timidezza. Cacciò fuori le parole che apparverò ovattate alle proprie orecchie, il volto paonazzo di imbarazzo e fastidio. Piccato puntò il Behemoth con sguardo di fuoco. Perchè devi dire queste cazzate? E poi, L'Offesa. Sei.......... Sei veramente un Pusillanime. #narah E poi, perchè certamente non poteva perdere l'occasione Dal latino “pusillus” (meschino) e “animus” (anima). ECCO !!! E ADESSO??? PARTIVA LA RISSA??????? Sbattè due volte le palpebre, Gideon, osservando Bertie ed aspettando una reazione???? E Perses e Mehan uscire dal bagno.
    Non si preoccupò troppo della rossa che gli aveva servito la cioccolata poco prima, tenendoci però ad avvisarla che aveva sbagliato settore. Il bagno delle ragazze è da quella parte. Poi alzò un po' la voce, non volendo proprio addentrarsi dentro il bagno ma rimanendo appena oltre la porta. Mac tutto bene? Ma...la ragazzina stava servendo tè e biscotti dentro al bagno? CHE SCHIFO accidenti aveva pure comprato la cioccolata da lei!!! Chissà che porchi erano in quella bancarella??? Dio Can-tante. Dio Can-adaese. Shawn Mendes Imprecazioni lecite. sks sono le quattro, so che il bagno è un po' affollato ma non poteva certo mettersi a ballare fregandosene dell'amico che sta evidentemente male .
    BOULEVARD @boulevardofbro
    @whatatragedyx3
    si sta come a dieta, nel frigorifero le torte
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    kermit in coma
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    PRIMA DEL BAGNO
    Interagisce con Perses
    - patemi + risposta alla figuraccia di sul bancone da brillo
    interagisce con Ty, Meh,

    IN BAGNO
    interagisce con Joni
    interagisce con Bertie lanciandogli un insulto aulico e kattivo
    interagisce con Meh


    Edited by visions of gideon - 22/11/2020, 10:11
     
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    Jane non voleva andare al Fiendfyre.
    «Ti va, ehm... vuoi andare al Fiend? O.. o preferisci rimanere qui? Cioè, non qui qui, ah ah, in piedi a chiacchierare!! Intendevo qui.. tra le bancarelle? A fare un giro? Tra le bancarelle... l'avevo già detto hihih»
    Jane voleva andare al Fiendfyre.
    Roteò lenta, e intenzionale, gli occhi azzurri su Narah, arcuando allusiva un sopracciglio. Con il fatto che vivesse a New Hovel, passavano già meno tempo insieme di quanto la Darko fosse abituata: ci mancava solo il primo sgagno svampito che gliela rubasse durante una serata a cui erano andate insieme. Piegò il capo verso Fitz, quieta e inequivocabile comunicazione non verbale nel portare l’indice all’interno della bocca e mimare un conato. «posso venire con voi!» pure. Citando un grande saggio: «ueppa.» Non moriva dalla voglia di sorbirsi gli heart eyes di Nathan per il resto della serata, ed avrebbe di gran lunga preferito che si trovasse altri passatempi, ma ahimè, dovette accettare la tragedia ed andare avanti. In parte, non potè che ammirarne il coraggio: non era facile sopportare Jane, ma Jane-e-Fitz nei rari, davvero rari, momenti in cui viaggiavano sulla stessa lunghezza d’onda, erano un nuovo livello di terrorismo psicologico.
    Sospirò, girandosi poi verso il san Daniele rapito poco prima. «c’è qualche tuo amico nei paraggi?» poteva anche essere una ragazza difficile, ma non era un mostro: non avrebbe abbandonato Dani senza prima essersi assicurata che non fosse da solo. «NoLAAAAA???!!!!» Era stato più facile del previsto. Ecco cosa succedeva ad avere amici VIPS. Gli diede una spintarella verso Gli Individui In Avvicinamento, congedandosi poi con un mezzo sorriso ed un saluto militare. «ci si vede in giro» una capacità di problem solving invidiabile.
    «cosa ne pensi di Nathan? Lo trovo così... normale» Nel corso degli anni, in molti si erano chiesti come (ma anche perchè) una Jane Darko potesse essere amica di una Narah ed una Fitz, visti i carattere diametralmente opposti, ma Jane non aveva mai avuto quel dubbio. Si completavano e si alimentavano a vicenda, dandosi quel che mancava e rinforzando quel che c’era. Sorrise alla medium con una certa fierezza, spostando poi lo sguardo sul ragazzo poco distante. «noioso.» sancì, salutando i passanti con un guizzare di dita. Tanto dolce e tanto onesta appariva, Nikita Fitzgeral, quando con i suoi cerchietti con le orecchie girava saltellando per Hogwarts, e poi taaac, con un’occhiata mostrava tutto il proprio disgusto e disappunto verso un altro genere umano solo perché troppo nella norma: la adorava. Le diede una spallata amichevole, un cenno alla telepata. «ha evidentemente abbassato i suoi standard» cioè: era passata da avere amiche come loro, a gente come lui. Che palla sarebbe stata, la vita della Bloodworth, se anni or sono non avesse incontrato una Darko. «Cosa faresti se ti strappassero dalla tua famiglia per obbligarti a vivere in un altro mondo? Saresti amico con una persona simile?» Le strinse solidale una spalla, e sospirò. Perchè, tristemente, poteva immaginare la risposta prima ancora che l’altro aprisse bocca, e voleva preparare psicologicamente la bionda a quel duro colpo al cuore: «sì.»
    XZ7gDsU
    Sorrideva, Jane. Sorrideva sul serio, divertiti occhi azzurri a scivolare dal proprio marchio a quello delle sue amiche, soddisfatta come poche volte nella sua breve vita. «la Morte invecchiata di quarant’anni.» mostrò a Nah, orgogliosa come una madre ai primi passi del proprio infante. Ma di cosa si stava parlando. «grazie» l’avrebbe detto in ogni caso, era una ragazza educata!, ma fu sentito, il ringraziamento all’impiegato del Fiendfyre che le aveva fatto cenno di entrare.
    «vedete Gid?»
    Gabe percezione: 13
    «sì»
    Fine. Dovevano di nuovo andare a salutarlo? cos’era, una caritas quella? Si era unita a save the children senza saperlo? «Vi spiace se vado un attimo a fare una cosa per il radutwitter?» Anche lei su twitter? Jane ci era stata poco, ed un po’ lo rimpiangeva: sembrava pullulare di casi umani, e di divertenti aneddoti da raccontare nella propria opera. Stava anche pensando di ampliare il saggio scientifico con (poco.) simpatici spinoff romanzati, giusto per allegare esempi di vita quotidiana con l’ironia che la contraddistingueva. «e l’abbiamo persa.» despamicio…………….. eh vabbè, ormai le voleva bene, e Jane non era tipo da tornare indietro sui propri passi. Sospirò drammatica, allungando una mano per stringere quella di Nah e tirarla con sé. «andiamo a prendere da bere» si fermò poco distante, e quasi come se fosse stata spinta da un generatore casuale che avesse deciso per lei, si fermò di fronte ad una creatura morente, e la sua lapide vivente – aka Hans e Posh.
    «venite a prendere da bere con noi?» toh che social, a coinvolgere gli amici di Nah e Fitz; poi le dicevano fosse stronza.
    Un-fuckin-believable.
    (dark sunglasses) @1ofabunch
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    allora. si congeda da dani, parla con fitz, va a prendere da bere con una nah che non ha avuto possibilità di scelta, e chiede ad hans e posh se vogliono unirsi
     
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    mckenzie leighton hale
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    Mckenzie Hale aveva la straordinaria capacità, sicuramente ereditata da un’altra vita, di capitare sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Poteva avere tante belle qualità nella vita, ad esempio non soffrire d’ansia, ma perché quando poteva essere inopportuno e non richiesto? eh. Sibilò a denti stretti e chiuse gli occhi, la lingua a guizzare sull’arcata superiore dei denti. Una sensazione poco familiare lo costrinse a mordicchiare l’interno della guancia, un sopracciglio a scattare seccato verso l’alto: rabbia. Oh, ma uno non poteva neanche avere un attacco di panico per i cazzi propri? @dio intervieni. Le dita scivolarono sul polso, dove seguirono il poco ritmato – o fin troppo: punti di vista – battito cardiaco, mentre sfarfallava le ciglia oltre l’uscio della porta socchiusa verso il nuovo arrivato.
    Non gli piaceva il tono di Adalbert. Non gli piaceva essere chiamato in causa quando non c’entrava nulla, e non gli piaceva intromettersi nei drammi altrui, malgrado fosse chiaramente destinato a farlo: non l’aveva chiesto, il buon Mac, ma era un duro lavoro che qualcuno doveva pur fare. Cosa gli piaceva, invece? morire farsi gli affari propri in santa pace, ma era un lusso che non aveva.
    E che l’essere fatto come un albero di natale l’otto dicembre, lo privò del tutto.
    Si ritrovò a sorridere senza averlo pensato, e con l’indice tastò il guizzo della bocca con un’espressione confusa e divertita. Trovarla aperta fu più sorprendente per l’Hale che non per Bertie e Perses, il cui sguardo sentiva su di sé. Cosa aveva fatto. Memorie di pochi secondi prima riaffiorarono a galla, sopracciglia corrugate sul volto truccato da teschio. Aveva davvero chiesto - «perchè, vuoi unirti?» ? Davvero? No dai, sicuramente non l’aveva – oh.
    «l’ho detto ad alta voce.» e se non l’aveva detto prima, oramai l’aveva fatto. Visto che le scelte risiedevano sempre fra il ridere ed il piangere, Mckenzie mantenne il placido sorriso sulle labbra e piegò il capo verso il pastello azzurro. Non era vestito da pastello? Lo studiò a palpebre socchiuse, la bocca asciutta ed appiccicosa. Sentiva tutto con un certo ritardo, Mac – più del solito, si intendeva – e ci mise più del dovuto a realizzare cosa stesse succedendo. Spostò lo sguardo sul male minore, facendo guizzare una supplica negli occhi grigi. Strinse le labbra fra loro in una silente richiesta d’aiuto al Sinclair. E con silente s’intendeva:
    Mac: aiuto
    perses: perché lo chiedi a me.
    mac: perché non c’è nessun altro
    perses: aiutati da solo.
    mac: rude
    perses: non ho la telepatia.
    mac: neanche io
    perses:
    mac: non sta funzionando vero
    perses: no.
    mac: sto parlando da solo né
    (mac) perses: eh.
    Schioccò la lingua al sopracciglio lievemente arcuato del Sinclair. «ci dobbiamo lavorare su» concluse pragmatico ad alta voce, come se la conversazione non fosse avvenuta fra sé e se stesso.
    «ti senti bene?» rise, perché Joni Peetzah proprio non l’aveva vista. Da quanto era lì? Inspirò ed espirò rapido, offrendole una risata rauca ad occhi chiusi. Certo che - «no» semplice, diretto. Onesto. E per quanto Mckenzie fosse un ragazzo tendenzialmente sincero, era difficile che si permettesse d’esserlo quando le domande si facevano scomode e personali: avrebbe potuto, e dovuto, rispondere sì, tagliare come sempre il problema e fingere di crederci abbastanza fino alla crisi successiva, ma...ma. C’era qualcosa di...confortante? Negli occhi chiari della Tassorosso. Qualcosa che non avrebbe dovuto esserci, perchè neanche la conosceva, ma che possedeva il riverbero di situazioni tragiche e spalla contro spalla. Un genere di affidamento che Mac sapeva, con certezza matematica, di concedere a pochi ed in pochi momenti della vita: Joni non si era guadagnata quel diritto.
    Joni non si era guadagnata quel diritto?
    Un rumore secco. Qualcuno che gridava. Gli occhi di Joni spalancati verso di lui.
    Il Mckenzie seduto nei bagni del Fiendfyre, soffiò l’aria in uno sbuffo. Esitando, allungò le dita sottili fino a sfiorare quelle delle ragazze, e con mite concessione della fattanza di entrambi, la guardò negli occhi cercando il permesso di poter proseguire – e stringere un po’ di più. Indice e medio scivolarono così sul suo polso, e Mac strinse dita ed occhi concentrandosi sul battito bradicardico del capitano dei Tassorosso: respira, mac; respira, mac; respira -
    «mac tutto bene?» Non sapeva se sentirsi lusingato o colpevole, che in due (2) fossero preoccupati per lui.
    Non era vero, lo sapeva perfettamente: si sentiva una merda. Non voleva che il rapporto con i suoi amici fosse...così; non voleva essere un peso nelle loro serate di svago, conscio d’esserlo e inconsapevole su come smettere. A volte diventava tutto un po’ troppo, per l’Hale. Non sapeva come spiegarlo – a Joni, a Gid, ma anche a se stesso - e da quel troppo doveva trovare una quadra entro cui funzionare. Si tagliava fuori da tutto il resto, reimparava a respirare. Si adattava centimetro per centimetro, ingoiando batticuore e saliva acida. Voleva dirgli che sì, andava tutto bene, ma come poteva mentire al Mcpherson? Run l’aveva costretto a guardare stranger things: «friends dont lie» bisbigliò, più a se stesso che al suo pubblico, riaprendo gli occhi per cercare quelli della Peetzah.
    Oh joni give me strenght.
    «non molto» ammise lento, un sorriso a tremare sulle labbra. «ma andrà meglio» una smorfia più ottimista verso il cercatore, labbro arricciato in un sospiro. Agì d’impulso, come sempre quand’era high as fuck, e si rialzò - vibrando, oh ma quanto girava quella stanza - tirando con sé anche la ragazza: «sto andando via?» avrebbe voluto non fosse così chiara, la preghiera negli occhi grigi - ma eh, era un Mac. Dondolò sui talloni, distogliendo lo sguardo per portarlo sulla punta dei propri piedi. «vieni via con me?» domandò in tono sottile a Joni, stringendo impercettibilmente la presa sulla sua mano e rialzando gli occhi per cercare i suoi. Aveva impegni per la serata, diamine stava lavorando, ma non – non. Sapeva che ai suoi capi non sarebbe importato; Joey poteva tenersi anche la sua mancia.
    «ci vediamo in sala comune» offrì a Gid, augurandogli buona serata. Rivolse uno sguardo ai presenti sentendosi improvvisamente vulnerabile ed esposto. Il fatto che si fosse dimenticato di Perses e Bertie, la diceva lunga sul suo stato alterato, ed il suo stato alterato la diceva lunga su quanto gli uscisse dalla bocca.
    Ed infatti, dopo aver scosso impercettibilmente il capo verso un Sinclair che sembrava sul punto di dire qualcosa, ritenne necessario liquidare Adalbert Behemot con un mezzo sorriso: «tanto non eri il mio tipo»
    dio se ci sei fagli dimenticare ogni cosa il giorno dopo.

    MOSQUITO @sciaff
    @smallknive
    very embarassed about everything i've ever said please forget it! thanks
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    kermit
    thanks to © © ©

    parla con la casta bagno e se ne va CIAO

    edit: scusate mi sono resa conto di non riuscire a star dietro la festa quindi droppo con tutti, ma cerco - per quanto possibile - di postare l'uscita GRAZIE DELLE EMOZIONI
     
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    Nathan Shine-Clythorne
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    In this town,
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    for the next surprise (ah. ah. ah. no.)
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    Ma che vuol dire che tra dieci giorni è Natale, possiamo ancora rispondere alla role di Halloween, no? Ma sì. Acab. Chissà a che punto avevamo lasciato il povero Nathan... ah, sì, in balia delle amiche di Narah. Ma riavvolgiamo.

    «Cosa sono i Kurtoskalacs?»
    Mano sul cuore, bocca spalancata, didascalia /ay mi corazoncito/ in basso: Nathan more like adesivo di Gid, ma rende l'idea, no? «Sono buonissimi!» No, ma sul serio; sono buonissimi. Però si rendeva conto che “buonissimi” non fosse abbastanza e non desse l'idea della maestosità di quel dolce ungherese. Quindi cercò di ricomporsi e di spiegare alla special. «E' un tipico dolce ungherese. E' praticamente questa pasta sottile e dolce che viene cotta intorno ad uno spiedo e poi ricoperta con.. letteralmente quello che vuoi! Codettes, scaglie di cioccolato, cocco, caramello, cannella, noci, vaniglia, mandorle, cacao -» e stava semplicemente elencando i gusti che lui stesso aveva provato. Si grattò, imbarazzato, la nuca e interruppe la lista della spesa. «...sono molto buoni. Li ho assaggiati a Budapest e» *imitazione di chef's kiss* Narah avrebbe dovuto davvero assaggiarne uno per poter capire la poesia dei Kurtos, ma si trattenne dal proporle qualcosa come “un giorno ti porto a mangiarne uno!” primo perché eh, magari passava per quello molesto? Possibile. E secondo perché sentiva lo sguardo delle altre due Heather su di sé e tanto bastava a metterlo in soggezione; Nathan Shine non si spaventava facilmente, non perché fosse un coraggioso nel senso stretto del termine, anzi, ma perché le sfide, di qualunque genere, prima ancora di spaventarlo lo affascinavano. Le due special con cui si trovava Narah non lo preoccupavano se non per il motivo più importante: erano sue amiche. Non pretendeva di piacere a tutti, lo Shine, né ci teneva ad essere lusingato o ammirato – eccetto per quando era sul palco, lì aveva bisogno del sostegno e del supporto del pubblico come fosse aria – ma fare una bella impressione era molto importante per lui, a maggior ragione su persone che Narah considerava, ovviamente, care. Le conosceva come studentesse prima ancora che come “Jane e Fitz”, ma non aveva mai scambiato con loro più parole del necessario; in quel momento si pentiva di non aver provato a conoscerle meglio sin dal principio, avrebbe potuto evitarsi quelle occhiate piene di astio e diffidenza. Le capiva, ovvio che le capiva, anche se magari per loro poteva non sembrare così; erano tante le cose a differenziare Nathan dalle tre ragazze – in primis il suo esser mago e, di conseguenza, la sua posizione nella società rispetto a loro. Ma ciò che le ragazze forse non sapevano era che per Nate, tutto quello, non contava nulla. Aveva conosciuto persone di ogni razza, origine, orientamento religioso, politico e sessuale e non aveva mai avuto pregiudizi contro nessuno di loro; sperava che potesse valere lo stesso per le due special ma, stando alle loro occhiate complici e i gesti poco divertiti, Nathan avrebbe dovuto sudare per provare, almeno, a convincerle che non fosse così noioso, come l'immagine che entrambe dovevano avere di lui.
    Non le avrebbe però conquistate con una sola serata, dunque non l'avrebbe persa a cercare di entrare nelle loro grazie quando era chiaro che ad entrambe servisse tempo per studiare la situazione; ciò che voleva, Nathan, era godersi per la prima volta in vent'anni, una festa di Halloween. Tanto meglio se insieme alla sua nuova amica. Per questo aveva chiesto a Narah di fare un giro – e perché non gli sarebbe dispiaciuto allontanarsi un attimo dalle altre due – ma nel notare la titubanza della telepate, e le occhiate lanciate in direzione delle amiche, si affrettò a offrire un sorriso e quel “mi unisco a voi”, un po' disperato, un po' asfissiante, un po' (tanto) pieno di imbarazzo. Non un buon primo approccio, non c'è che dire. Rivolse lo sguardo cioccolato, per un attimo, alle due Heather più temibili, cercando di conteggiare velocemente i punti appena persi (-13ps di titillamenti dignità, probabilmente).
    «Cosa faresti se ti strappassero dalla tua famiglia per obbligarti a vivere in un altro mondo? Saresti amico con una persona simile?» Strabuzzò gli occhi, cercando di capire le parole di Fitz. Da quel poco che aveva imparato a conoscere della ragazza, al Drama Club, sapeva che le piaceva comportarsi in maniera estrema in qualsiasi situazione – cosa che la rendeva, a parer suo, perfetta per il palcoscenico ma, a differenza di Nathan, che era un attore quasi solo ed esclusivamente quando, appunto, recitava una parte, Fitz lo era sempre; andava presa così com'era. Eccentrica, plateale, curiosa. Si prese un attimo per riflettere sulla domanda, poi ammise, con le spalle basse, di non averne compreso il senso. «Con chi dovrei essere amico? Con tal persona Ics? O con gli abitanti del nuovo mondo?» Come una pandi qualsiasi davanti ai numeri, Nathan era confuso. «Comunque,» tentò lo stesso di darle una risposta, per educazione, «cercherei di capire le sue ragioni ma poi... tenterei di tornare nel mio mondo?» Gli uscì vagamente come una domanda, ma era una certezza: sebbene amasse viaggiare e mettere quanti più chilometri possibili tra se stesso e una permanenza anche solo lontanamente stabile ovunque fosse, alla fine ciò che gli importava davvero era sapere che, in qualsiasi momento, avrebbe avuto una famiglia e una casa a cui far ritorno. L'ipotesi di un mondo diverso dal suo, senza sua mamma o le sue sorelline... beh, era un'ipotesi terribile. Chissà se la medium l'avrebbe trovata una risposta soddisfacente; probabilmente, no.
    E mentre si incamminavano, tutti e quattro insieme, verso l'entrata del Fiendfyre, gli venne in mente di domandare a Narah quella cosa riguardo le targhette. «Le targhette?? È una specie di riunione di alcuni utenti di twitter! Non ne sai niente?» Utenti di Twitter? Ah, what a coincidence. Non stava giusto pensando alla piattaforma social, prima di incontrarsi con le Heathers? Uao. Quanto è piccolo il mondo #no «In realtà no.» Ammise, da persona poco social quale era – ma solo online; compensava la mancanza di social skills virtuali con quelle reali, e pure troppo. «Cioè, ho un account ma... ho cambiato telefono e ho dimenticato di reinstallare l'app.» No, davvero, è proprio andata così #Ifailed Fece spallucce, di nuovo. «Però sembra una cosa divertente.» Lo era, credo? Non sapeva bene in cosa consistesse, quindi non poteva saperlo dAvVeRo, ma già solo il fatto che cos tante persone avessero aderito doveva significare qualcosa, no? E niente, fine parentesi Twitter.

    «Voi cosa avete??»
    Guardò lo stampo lasciato dal tipo all'entrata, cercando di comprendere i contorni di quella che sembrava «Zatanna con un maglione di tre taglie più grandi.» Eh, l'aveva riconosciuta dalle calze a rete e dal cilindro #ahokay scusatelo, eh, ma Zatanna è Zatanna.
    IMG_20201215_225237
    «Vi spiace se vado un attimo a fare una cosa per il radutwitter?» Ah, era così che si chiamava dunque? Radutwitter? Si strinse nelle spalle, osservando la biondina sparire e raggiungere la consolle. Poi rivolse uno sguardo alle due ragazze ancora lì, ma Jane lo precedette prendendo Nah per mano e trascinandola verso le bevande. Le seguì, perché già che era lì ?? cos'altro poteva fare. Era stato facile, per lui, fare conversazione con la Bloodworth, sin dal primo momento, ma la presenza di Jane lo turbava un po'; non aveva ancora inquadrato la special, e temeva quasi che qualsiasi cosa detta o fatta venisse utilizzata contro di lui. In quei casi, lo aveva imparato bene e a sue spese, la cosa migliore era rimanere in silenzio. Anche perché a pandi bruciano gli occhi e domani sarà un altro lunghissimo giorno.
    hello, it's me. @_hellogoodvibes
    /I'm sorry, I failed/
    here comes the sun turururu
    #TEAM
    kermit
    thanks to © © ©



    - parla con nah, jane, fitz e va con loro al fiendfyre
     
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21 replies since 9/11/2020, 17:40   783 views
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