some people are just born with tragedy in their blood

hyde ft. amalie

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    amalie shapherd
    «niente di ciò che dirai uscirà da questa stanza, te lo prometto» doveva ammetterlo: era parecchio emozionata. Nonostante tutte le ore di studio sui manuali, quelle passate osservando stiles svolgere il lavoro in qualità di sua assistente e le mille simulazioni fatte usando barry come cavia, amalie non si sentiva ancora davvero pronta a fare da sola. Nessuna possibilità di correggersi in caso avesse detto qualcosa di sbagliato, nessun "ok, ricominciamo da campo???", nessuno verso cui girarsi per implorare silenziosamente aiuto: c'erano solo lei ed il ragazzino che, con timidezza, quella mattina aveva bussato alla porta del suo ufficio. All'inizio, Amalie pensato di esserselo sognato: da quando aveva iniziato, nessuno si era affacciato alla sua porta se non per richiuderla dopo un secondo e scusarsi per l'errore, dopo aver visto che nella stanza c'era lei e non stiles. Giustamente eh: anche lei, fosse stata in loro, avrebbe continuato a fidarsi ciecamente dello stilinski ed evitato la nuova psicomaga. E così era andato il primo mese e mezzo di scuola: si sedeva alla sua scrivania, apriva il suo block notes e buttava giù qualche idea per una fanfiction - possibile che, nel D U E M I L A V E N T I, ad hogwarts gli apparecchi elettronici continuassero a non funzionare????? insane - e poi attendeva la pausa pranzo per andar nell'ufficio di erin, o viceversa che erin arrivasse da lei, per mangiare insieme e farsi dire cosa era successo a lezione. Chiacchierava con Narah, aspettava che Barry avesse qualche ora buca per poter passare del tempo insieme, stalkerava un po' Arturo per tenere aggiornato il resoconto che a fine settimana avrebbe dovuto portare a Maeve ed Al... insomma, in un modo o nell'altro le giornate passavano. Certo, sarebbe stato carino far di più da subito (del resto aveva scelto di far quel lavoro spinta dal desiderio di aiutare gli studenti!) ma non le pesava affatto aspettare: erano i primi tempi, ed era normale che i ragazzi non si fidassero ancora di lei! Soprattutto visto che, fino a qualche mese fa, lei era insieme a loro a seguir le lezioni e ammazzarsi di studio per passare al meglio i mago. E poi in realtà, guardando la situazione da un punto di vista puramente egoistico, la ragazza aveva già ciò che desiderava: un altro motivo per il quale aveva scelto di occupare il posto vacante ad hogwarts e non, ad esempio, andare al san mungo era stato per poter rimanere vicina a barry, erin e mae, e continuare a passare più tempo possibile al castello, il primo posto in cui, in vita sua, si fosse davvero sentita a casa.
    Comunque, a dispetto di ogni previsione - lei aveva dato per scontato di aver davanti minimo un altro mesetto di nullafacenza - quella mattina un. ragazzino. aveva. bussato!!!1! E NON ERA FUGGITO VIA DOPO ESSERSI RESO CONTO CHE NELLA STANZA C'ERA LEI!!!!! Alla confusione del momento era seguito l'entusiasmo, poi il panico totale, poi il tentativo (kinda inutile) di ritrovare la calma ed infine l'invito al ragazzino di sedersi. Si era presentata, l'aveva accolto con le domande di rito e poi, sciolta un po' la tensione, aveva notato il profondo disagio del ragazzo - o, ancora meglio, del suo primo paziente! - dalle occhiate intimorite che si lanciava attorno, come in cerca di telecamere nascoste e spaventato dalla possibilità che qualcuno lo vedesse lì dentro. Così la ragazza aveva provato subito a rassicurarlo, ed a farlo sentire a proprio agio «e, se il segreto professionale non ti basta...» a giudicare dal suo sguardo, non sembrava così convinto «te lo giuro sul mio gatto!» e insomma, quale giuramento più forte: bastava guardarsi intorno per capire quanto amalie tenesse ad eskild. La stanza era tappezzata da sue foto, la scrivania ed il davanzale erano pieni di giochi - palline colorate, lacci delle scarpe, piccoli pesciolini di peluches - ed alla destra della scrivania c'era un cuscino sul quale eskild se ne stava comodamente appisolato. Giggino - così aveva detto di chiamarsi, appena entrato - sembrò tranquillizzarsi un po' e, dopo aver preso un bel respiro, annuì deciso verso amalie «...mi fido» c'era ancora un po' di incertezza, nel suo tono di voce, ma la shapherd gli sorrise incoraggiante per guadagnarsi la sua fiducia. «quindi, giggino... vuoi raccontarmi qualcosa in particolare?? magari un evento che ti ha turbato, o anche solo cosa hai mangiato a colazione questa mattina: sentiti libero di parlare di ciò che vuoi!» aveva già stilato mentalmente una lista di domande ed argomenti che, in un modo o nell'altro, avrebbe tentato di toccare - tipo come mai sembrava così spaventato dall'idea di esser ascoltato??? aveva proprio gli occhi del terrore - ma ovviamente voleva lasciarlo parlare. Il ragazzo rimase in silenzio ancora un po', particolarmente impegnato a fissare le penne colorate sulla scrivania, e poi... «in realtà non mi chiamo giggino» ?? amalie era un po' confusa: cinque minuti prima era entrato esordendo con un "piacere, mi chiamo giggino" «e ti va di dirmi il tuo vero nome?» magari era un ribelle, magari un ragazzino che doveva nascondersi sotto falsa identità perchè ricercato dal regime, magari poteva aiutarlo davvero proprio come aveva fatto insieme a phoebe e beh durante gli esami finali, magari.... «giggino come gj, gideon junior, sono diventato il portaborse di gideon mcpherson come punizione della caposcuola beckham, ed adesso tutti mi chiamano così e si sono persino dimenticati il mio nome!!!!!» ....niente, era solo un normalissimo teenager alle prese con gli abusi di potere dei ragazzi più grandi. E così rimase lì, ad ascoltarlo sfogarsi per ben quarantatre (43) minuti, sulla terribile e kattivissima dal cuore nero quanto un buco...nero!!1! willow beckham, gideon mcpherson e soprattutto sui suoi amici che erano stati colti in flagrante insieme a lui ma, a differenza sua, se l'erano cavata solo con delle stupide ore di servizio di pulizia al cimitero. Ed amalie aveva provato, come meglio poteva, a dargli i consigli giusti per affrontare quella situazione e sopravvivere senza rischiare di uscirne matto, per prima cosa ricordando a tutti che un nome lo aveva!!1! E non doveva permetter a nessuno di chiamarlo in un modo che non gli piaceva, senza il suo consenso «ma se ti può consolare, a mio parere è un soprannome molto carino!! io lo terrei» eh beh, non poteva ammetterlo ad alta voce con il ragazzino ma lei sapeva: quando un soprannome arrivava, era quasi impossibile far smettere alle persone di usarlo. Tanto valeva che il ragazzo si abituasse a sentirsi chiamare così #wat Ma era un bene che credesse di esser stato lui, a sceglierlo, piuttosto che lasciar le cose così com'erano e averlo come imposizione da altri.

    Continuava a rigirare tra le mani il bicchiere di vetro contenente il liquido ambrato, consapevole che non l'avrebbe mai bevuto davvero: lo portava alle labbra quando vedeva un cameriere passar vicino al tavolo e lanciarle occhiate per controllare avesse bisogno d'altro, così da dare l'impressione di star bevendo. Nella realtà, comunque, quel bicchiere sarebbe rimasto pieno fino a quando non avrebbe lasciato il locale, dando probabilmente l'impressione a chiunque avrebbe pulito il tavolo di esser infinito, un po' come la pizza magika di chiara ferragni che è sempre intera, anche quando lei posta una foto in cui ne tiene un pezzo in mano. Ordinare un bicchiere di brandy, nell'attesa dell'arrivo del suo socio, le era sembrata la scelta più saggia e on character: la donna d'affari (quali? ...non l'aveva ancora deciso, ma sicuro qualcosa di /losco/) che interpretava in quel momento, con tanto di parrucca a caschetto nera e pellicciotto - sintetico, non scherziamo: era pur sempre una amalie - marrone scuro era decisamente una donna da brandy. Davanti a sè, sul tavolo, teneva ben sistemata la cartellina scura contenente fogli pieni di sottolineature e parti evidenziate: da lontano, ad un occhio estraneo, sarebbero potuti sembrare importanti documenti di lavoro, mentre invece erano ancor di più. Molto più preziosi, frutto del meticoloso lavoro della shapherd: era il resoconto bisettimanale su arturo maria hendrickson.
    E lì, protetta dalla luce soffusa del locale e dal suo travestimento speciale, amalie shapherd attendeva l'arrivo di suo fratello per potergli riportare a voce quelle informazioni di vitale importanza.
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    dovete immaginarvela con la musica di sottofondo e tutto in bianco e nero (why? why not)

     
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    Immerso nella lettura dell’articolo, aggrottò lievemente le sopracciglia mostrando il proprio disappunto. Rubò due minuti di pausa dallo studio matto e disperatissimo per chiudere gli occhi e riposare la vista, il mento poggiato sul dorso della mano e la schiena abbandonata al sedile della poltrona. Si concesse di sospirare, Hyde Joyce Crane Winston, riempiendo l’ufficio del Ministero di tutto ciò che non voleva esprimere ad alta voce, ma che in qualche modo doveva espellere dal proprio organismo. Disintossicazione. Catarsi. Con indice e pollice massaggiò la radice del naso, allontanando con un grugnito la rivista che aveva sfogliato, e risfogliato, decine di volte, prima di giungere alla conclusione che -
    che.
    Che la storia, indipendentemente dai protagonisti, fosse destinata a ripetersi. Un pensiero che, dato il contesto, avrebbe potuto apparire romantico, sognatore; un scritto nelle stelle che avrebbe fatto sorridere speranzoso ben più di un volto, dal posto di merda da cui arrivava, ma che Hyde riusciva a leggere nell’esigua percentuale che portava il significato peggiore, e più realista: «siamo nella merda.» questo era tutto quel che riusciva a leggere fra le righe di quell’articolo, di quella storia giunta a lui di seconda – terza, quinta - mano.
    «questa...» riaprì gli occhi lasciando che scivolassero densi di significato sull’unica persona presente nella stanza, lampeggiando brevemente quello che avrebbe potuto essere interpretato come un sorriso. «è una tragedia» portò il bicchiere di whisky alle labbra ivi affogando quello che avrebbe potuto diventare un sorriso vero e proprio, se solo avesse voluto - e non voleva , quando alla menzione, pur non alzando lo sguardo dal proprio elaborato, le labbra di Godric risposero con un guizzo appena percettibile. «stai leggendo polgy girl» la replica arrivò con il ritardo che permise a Godric di concludere il proprio elaborato, un punto conclusivo ed un paio d’occhi chiari sollevati nella sua direzione, e con l’arido cinismo che la circostanza meritava. «cosa ti aspettavi.» Lo sguardo critico dell’Osborne ed il sopracciglio arcuato si erano tramutati in occhiate silenti e pensose; Hyde sapeva che, come sempre, lo stesse studiando, tanto quanto sapeva, come sempre, che non gli avrebbe dato alcuna risposta soddisfacente al perchè impresso nelle iridi cerulee: era così che funzionavano. Male, ma almeno – almeno ci stavano provando, che era più di quanto il CW fosse stato disposto a concedersi per anni. Si era dato, ed aveva dato, tante libertà nella specifica parentesi Godric-Osborne, ma c’erano argomenti che non aveva alcuna intenzione di affrontare, né in quel momento né mai: il suo legame con Chelsey era uno di quelli; perché evitasse sempre Heidrun Crane un altro, e l’ennesimo taboo era il motivo dietro il quale evitasse sempre il piano riservato ai Pavor.
    Decisamente, suo fratello maggiore ora minorenne, non era qualcosa di cui fosse interessato a discutere con Godric Osborne Non Quello Famoso. Ed era lui, la Pietra dello Scandalo – il motivo che aveva spinto, costretto ed obbligato, Hyde a prendere in mano il bollettino di gossip. Per quanto fossero pettegolezzi, e per quanto sapesse di dover prendere quelle informazioni con le pinze, erano comunque...qualcosa in più del niente che aveva in mano. Un...modo per tenere in check Turo, per sapere cosa il mondo dicesse e pensasse di lui.
    Di nuovo, associato al nome di suo fratello, quello dell’Hilton. Forse era destino; forse, ed era lì che Hyde remava la propria barca, accanimento terapeutico.
    Schioccò la lingua e diede un’occhiata all’ora.
    Guardò le lancette dell’orologio fino a quando fu certo di essere in ritardo, perché, per quanto infantile fosse, non voleva far intendere ad Amalie quanto, quanto, Hyde avesse bisogno di quei momenti, e quanto, quanto, ogni due settimane li attendesse. Non sopportava, di aver bisogno di qualcosa. Non tollerava che Amalie, così dannatamente simile alla sua Mabel, lo riportasse ad un tempo che non avevano più, eppure – eppure. Poteva anche essere più piccola, poteva anche non essere lei, ma era pur sempre ...pur sempre sua sorella. E sapeva, buon Dio lo sapeva, quanto fosse difficile avere a che fare con se stesso; quanto una Chelsey ed un Amalie si sentissero più a loro agio con Jekyll, ed era...merda, era invidioso. Era invidioso di suo fratello. Poteva esistere qualcosa di più stupido al mondo? Dell’invidia, s’intendeva.
    Ma anche di suo fratello, in effetti.
    Voleva quei momenti in solitudine con Amalie; voleva fosse un po’ anche sua, com’era stato un tempo e come avrebbe dovuto rimanere se gli adulti non avessero mandato tutto a puttane. Si domandò se Adalbert e Berenice provassero la stessa sensazione di alienamento, da bravi ex compagni di casata quali erano: infami, ed incapaci a riavere quello che anni prima e dopo era stato così facile, e che ormai gli era precluso. «devo andare» si alzò, e sistemò il cappotto. Si fermò vicino alla poltrona sulla quale era seduto Godric, esitando con una mano a pochi centimetri dalla sua spalla. Inspirò, espirò, ci sto lavorando, inspirò ed espirò ancora, ed infine si concesse e li concesse di passare brevemente le dita fra i ricci corvini dell’altro. «a domani» e finse di non trovare conforto, in quella piccola certezza che quei momenti, perlomeno, fossero solo suoi.

    «ne hai ordinato uno anche per me?» impassibile, mentre prendeva posto al tavolo presso il quale si era accomodata una Shapherd total in black. Non che Hyde potesse - o volesse - giudicare il suo outfit: con la fedora a coprirgli i capelli biondi ed oscurargli parte del viso, gli occhiali scuri ed il cappotto abbottonato fino al mento, non era nella posizione di dire alcunchè alla sua collega.
    Ed era tradizione, ormai.
    Adocchiò il bicchiere della ragazza, un sopracciglio a scattare verso l’alto. «dovevi prendere dell’idromele. il colore è simile ma il sapore è più dolce» dilettante. Un sorriso minacciò di curvare le labbra del Winston Crane, che per puro principio le strinse l’una contro l’altra. Prese la cartellina con non curanza, aprendola ed iniziando a studiarne il contenuto. «report» intimò, un vago cenno della mano per invitare la Shapherd a fargli un sunto del bollettino.
    Una Jane da qualche parte nel mondo, vibrò.

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    amalie shapherd
    «report»
    eh beh, da dove iniziare: quando avevano dato vita a quella tradizione, un incontro ultra top secret ogni due settimane alla testa di porco, mai la shapherd avrebbe pensato che potesse diventare così complicato, descrivere la vita di arturo maria hendrickson. Erano passati da uno, massimo due fogli, a pagine su pagine su pAGINE. Una parte, una piccoliiiiissima parte, della ragazza un po' lo odiava, per il suo esser così giovane ed attivo, perchè questo non le permetteva di distrarsi un attimo che tAAC, eccolo che si procurava una taglia sopra la testa da parte di willow beckham, o che la lasciava interdetta sui suoi sentimenti su costas che giusto fino ad un attimo prima credeva di aver inquadrato per bene. Le dava davvero tantissimo lavoro da fare, più di quanto gliene desse il suo incarico ad hogwarts, ed a volte arrivava persino a domandarsi se ad erin - la sua migliore amica!!!! cioè ma vi pare normale arrivare ad avere dubbi simili sulla propria migliore amica???? - quello stalking compulsivo tra una pausa e l'altra delle lezioni, ed in generale nei pomeriggi al castello, avesse stancato. Poi la rassicurava pensare che, del resto, le amerin facessero lo stesso anche con i giovani hale ma!! non era certo la stessa cosa!!! avere una harper hale come sorella da studiare da lontano era decisamente più facile, dato che il 95% del tempo lo passava chiusa nella propria stanza. Star dietro ad arturo maria hendrickson, invece, era completamente diverso, quasi tanto complicato quanto stare al passo con i cambi di faccia taglio di capelli e di skincare di jekyll.
    Offrì il suo drink, ancora immacolato, ad hyde, così da dargli qualcosa da sorseggiare mentre si metteva in pari con la vita del fratello, «le prime pagine non sono così importanti» abbastanza sottotono, rispetto al resto: il resoconto di alcuni allenamenti, costas che ci provava, un voto bassino nella relazione di storia della magia, cose di routine. «vai al post-it» rigorosamente un'etichetta a forma di gattino nero, perchè poteva anche essere un incontro (non così) super segreto con tanto di abiti usciti direttamente dal set di un film noir, ma lei era comunque una amalie shapherd «c'è stato il torneo dei duellanti, e il professor barrow ha... aggiunto un po' di brio, ecco» ed assistere dalla finestra dell'infermeria, con tanto di scommesse sui partecipanti, era stato il momento più alto della sua settimana. Ma che dico, di tutto il mese!! «guarda, qui...» allungò un braccio verso il fascicolo, arrivando alla pagina che le interessava: un arturo con la faccia da psycho e un machete in mano, che sorrideva soddisfatto sul corpo k.o. di un povero jordan griffith. Posò l'indice sulla foto, proprio sul volto del biondo «...è quello a terra» era stata davvero una scena paradossale alla quale assistere, ma allo stesso tempo anche molto divertente???
    è bellissimo
    mio dio aiuto è orribile

    «quella con il machete è willow beckham» tiny hilton: a volte, quando incrociava la caposcuola corvonero in corridoio, si chiedeva se la ragazza fosse stata sempre /così/ , o fosse tipo effetto collaterale dovuto al viaggio nel tempo. «si odiano?? cioè, lei lo odia???» amalie non la conosceva benissimo, ma l'aveva osservata abbastanza da capire che odiava un po' tutti eppure... quello per arturo sembrava ancora più profondo. «non penso tanto quanto vorrebbe con il fratello ma... credo voglia ucciderlo» e poi abbassò appena la voce, il tono a farsi più incerto «...era così anche prima?» avevano già avuto discorsi sul 2043, tanti, eppure... non era come quando ne parlava con erin, con barry o con chelsey. Loro erano andati via insieme. E quando ne parlavano, il senso di colpa per quella scelta c'era, eppure era meno opprimente.
    Ma con hyde e jekyll?? Era certa che mai sarebbe stata davvero in grado di scrollarsi di dosso quella sensazione, il sentirsi in difetto nei loro confronti, la paura che in fondo odiassero anche lei, tanto quanto avevano odiato mabel per averli abbandonati. Non gliel'avevano mai confessato, non le avevano neppure mai dato motivo di pensarlo, eppure.... per citare un grandissimo saggio, amalie se lo shentiva.
    Ed una cosa era certa: lei, nonostante tutto, non sarebbe mai riuscita a perdonare davvero mabel winston crane per essersene andata.
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    hyde joyce crane winston
    Passò le dita sui fogli del fascicolo, sfogliando le pagine per assestarne la quantità ed i contenuti. L’unico segno che Hyde fosse impressionato, fu un sopracciglio lievemente arcuato: cos’era tutta quella vita. River era stata una delle persone più noiose che avesse conosciuto, e neanche volendo avrebbe potuto riempire pergamene e pergamene delle sue attività. «le prime pagine non sono così importanti» dubitava lo fossero anche quelle a seguire, ma era il principio a spingere il Crane Winston a demandare quel report ad Amalie. Fingeva fosse per divertimento personale, e sapeva fosse per avere del tempo con la Shapherd, ma era anche conscio che esistesse una parte sadica, e crudele e ironica, di se stesso, che volesse conferma di quanto già sapesse da anni.
    Arturo non era River. L’identità di una persona era il frutto dei loro ricordi, dell’ambiente in cui erano cresciuti e la gente con cui l’avevano fatto: avevano gli stessi occhi, gli stessi sorrisi, talvolta le stesse abitudini, ma i Messaggeri ed i Custodi non erano le stesse persone a cui Hyde aveva detto addio una vita prima. Guardava i fogli sulla vita di Turo, e lo sapeva; guardava Amalie, e lo sapeva; pensava di tornare a casa da Chelsey, e lo fottutamente sapeva. Perchè aveva senso, ed era la successione di eventi più logica.
    Erano Amalie e Barry, a non spiegarsi. Amalie ed Erin. Erin e Scott. CJ e Sersha e Barry e Joey e Sandy. Costas e Turo. Quello, non aveva senso: che fra tutte le strade possibili, tutto il mondo possibile, si fossero ritrovati e scelti. Faceva tentennare le sue convinzioni, offrendogli una sottile corda di speranza che, probabilmente, il CW avrebbe usato per impiccarsi, liberandosi di tutto l’odio e la rabbia che l’avevano guidato fino a quel momento, perché non lo capiva, non lo sapeva, e non aveva senso - ed allora leggeva il report cercando suo fratello fra le righe, e sua sorella nella ragazza seduta al tavolo con lui, e si odiava per quello. Seguì l’indice della ex Corvonero sul post it, e forse, forse, fu perfino un sorriso sincero quello che curvò le labbra sottili di Hyde quando vide la foto incriminata. «guarda, qui......è quello a terra» Sollevò le iridi blu sulla ragazza, permettendo una scintilla di divertimento in uno sguardo altrimenti distaccato e freddo. «chissà perché, ma...» avvicinò la pellicola al volto, studiando l’espressione aliena di Turo, e quella dolorante – e distinguibile in ogni tempo – di quello che era stato suo fratello. «immaginavo.» così come, con il senno di poi, era prevedibile anche che «quella con il machete è willow beckham». Vedete? Quello, non aveva senso. Che Tiny Hilton fosse stata cresciuta in un’altra famiglia, con genitori differenti ed altri parenti, amici diversi, ed anni prima e dopo la sua nascita, si ritrovasse comunque con la stessa espressione violenta e sanguinaria che era stata uno dei suoi marchi di fabbrica nella loro epoca. Forse Tiny era stata un po’ più controllata, meno propensa a mettere in pratica quello che gli occhi scuri promettevano, ma c’era comunque...qualcosa di familiare. Di già visto. Deja-vu. Era del tutto prevedibile che sarebbero arrivati a parlare di quello, e dal momento in cui Amalie aveva saputo di essere Mabel, sapeva che questioni del genere sarebbero state sollevate in continuazione: non significava che gli piacessero. Avrebbe potuto essere un fratello migliore e celare il proprio disappunto; avrebbe potuto essere l’Hyde che Mabel si era meritata, e si meritava ancora, e mettere da parte il fastidio per soddisfare la sua, del tutto lecita, curiosità.
    Ma Hyde Joyce Crane Winston non era mai stato quel genere di fratello – o di persona. Drizzò le spalle sul sedile della sedia, sguardo distante a posarsi sulle righe d’inchiostro del fascicolo senza leggere nulla. Quelle che per Amalie erano storie, erano la sua vita. Le persone che Amalie incontrava ogni giorno, per il CW erano morte. Forse alcune cose non cambiavano mai, e per quanto patetiche riportavano sempre i soggetti in questione a commettere gli stessi errori, ma Tiny, River, Mabel – non esistevano più. Non erano neanche più ricordi, se non per quei pochi costretti da altrettanto patetiche e stupide scelte a portarne il peso. «con cinque anni di differenza, avevano poco in comune» rispose infine, dopo un silenzio lungo due sorsi di alcool, ponderando attentamente ogni parola e sfumatura. Un tono vuoto e piatto, quello del CW. «odiare è un termine forte» senza contare che «nessuno dei due è mai stato una persona semplice con cui avere a che fare» Non che lui avesse mai avuto esperienze di prima mano con gli Hilton: erano una delle poche famiglie con cui non avesse legami famigliari, e per cui quindi non vantasse alcun obbligo morale. Lungi da lui immischiarsi con altri individui, e di sua spontanea volontà!, quando già aveva a che fare, non per scelta, con troppe teste di cazzo. «river...» corrugò lievemente le sopracciglia, la lingua ad umettare le labbra e raccogliere i rimasugli amari di quanto appena bevuto. «si faceva gli affari propri, principalmente» con gli altri, perlomeno; a loro, a lui, rompeva sempre il cazzo, per un motivo o per l’altro, convinto – come Mabel – di dover sostituire le figure genitoriali. Perdendo il senso di se stesso. No, non credeva che River avesse mai avuto voglia, o tempo, di odiare Tiny Hilton. Il contrario, invece «a tintagel non piaceva nessuno, figurarsi qualcuno che si faceva suo fratello» scrollò le spalle, prendendo i fogli con entrambe le mani per raddrizzarli. Ai suoi tempi, Hyde usciva poco ed interagiva ancor meno con gli altri, eppure era informatissimo sulle notizie di tutti – in qualche modo doveva intrattenersi, fra un progetto di meccanica e l’altro. Un po’ troppo informato, fra un Jekyll comare di palazzo, ed un Levi hacker che nel tempo libero entrava negli account degli altri (passatempo che avevano smesso quando erano tornati di moda i nudes; non era più riuscito a guardare Sander nello stesso modo, ed era certo che per Levi fosse lo stesso). Battè le palpebre per cercare di cancellare quell’immagine dalla propria mente. «è strano come alcune cose non cambino mai» osservò pensieroso, parlando più a se stesso che alla sua interlocutrice, ruotando ritmico il contenuto del bicchiere. «sembra quasi...» un sorriso. Di quelli crudeli e cinici, piatti e sarcastici. «destino.» e se tutto fosse destinato a ripetersi, erano fottuti.
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    amalie shapherd
    Si sentiva sempre un po' in difficoltà, la shapherd, quando tirava fuori Il Discorso. Incerta, titubante, con la paura costante di aver detto qualcosa di troppo o essersi spinta un po' più in là. Per questo la ragazza provava sempre a trattenersi ma poi, inevitabilmente, finiva per non riuscire a farlo: era una amalie.
    Cresciuta in una famiglia alla quale non aveva mai sentito davvero di appartenere, senza nessuno accanto per anni al quale confidarsi o anche solo strappare un abbraccio nei momenti del bisogno, una ancora bambina shapherd aveva sempre fantasticato su come sarebbe stato avere una famiglia vera, di quelle calorose, rumorose e piene d'affetto. Era stato lo scenario immaginario nel quale andava a rifugiarsi ogni volta che sua madre la richiamava per le cose più piccole ed assurde, o che suo padre la mandava via dal suo studio senza nemmeno degnarla di uno sguardo. L'aveva sempre sentito che ci fosse qualcosa di sbagliato, che le cose non sarebbero dovute andare così, eppure mai avrebbe pensato che il posto vacante da figure genitoriali che gli shapherd avevano lasciato libero sarebbe stato occupato per la prima volta da qualcuno, o che il vuoto causato dalla loro totale mancanza d'affetto un giorno sarebbe stato riempito da qualcun altro.
    Finchè non aveva incontrato maeve winston.
    Ed incrociato per la prima volta lo sguardo di barrow cooper, ai tempi.
    Ed esser andata alla ricerca di una boccia per un adorabile pesciolino rosso assieme ad erin chipmunks.
    Senza nemmeno rendersene conto, amalie aveva trovato la sua famiglia. E poi scoperto che, in realtà, era stato più un ri-trovamento: in un'altra vita, un'altra amalie, quello che per la shapherd era sempre stato un universo immaginario nel quale rintanarsi per evadere dalla realtà era stato vero. E non poteva immaginare il dolore che doveva aver provato mabel a perder, una dopo l'altra, tante tra le persone più importanti della sua vita, a partire dai suoi genitori, un lutto talmente grande dal portarla a rinunciare a sè stessa pur di partecipare alla missione e cambiare il corso della storia, eppure... una parte di lei non avrebbe mai potuto far a meno di invidiarla. Ed odiarla sempre un po', per essersi lasciata i suoi fratelli alle spalle.
    Ams sapeva di non poter rappresentare nemmeno lontanamente per i suoi fratelli ciò che era stata mabel per loro. Era più piccola, meno coraggiosa, più... amalie. Ciò che poteva offrir loro era esserci a modo suo, prendere ad hyde tutto il tempo che il ragazzo fosse disposto ad offrirle, a jekyll tutto quello disponibile, turo e oscar si era limitata a stalkerarli finchè.. well, a turo lo stalkeraggio non era bastato, era passata direttamente a sedute psicologiche forzate durante le loro ore di ripetizione. Ed era in quanto amalie, che voleva loro bene, e non solo perchè si sentisse in "obbligo" dopo esser venuta a conoscenza del loro passato.

    .... ma era comunque una pettegola (non kattiva.) e membro accanito dello shipper club, quindi non riusciva proprio a non esser curiosa. Già i gossip del loro tempo la emozionavano come poche cose sapevano fare - aka: un buon libro, un film della disney e ricevere le fusa dal suo gatto. that's it, that's quello che la emoziona - ma.. gossip al quadrato??? niente, era sempre tutto troppo.. /troppo/ «nessuno dei due è mai stato una persona semplice con cui avere a che fare» mmhh... sulla beckham non aveva dubbi, ma river??? questa le era nuova. Tirò fuori il taccuino che teneva sempre in tasca, con tanto di matita, e tenendolo sulle gambe appuntò velocemente un "difficile, anche senza parlare spagnolo" perchè sì, gli "ay dios mios!!" urlati dall'hendrickson ogni 2x3 alla lunga diventavano quasi fastidiosi perchè?? non avevano motivo???? turito era un po' melodrammatico, ma vbb gli voleva bene anche così. «river... si faceva gli affari propri, principalmente» ah, ecco allora perchè andava così d'accordo con mabel!! rinfilò il taccuino nella tasca del cappotto, pronta comunque a tirarlo fuori di nuovo in caso di necessità «a tintagel non piaceva nessuno» non mi stupisce «figurarsi qualcuno che si faceva suo fratello» ecco, questo era un vero tasto dolente: prima di venir a sapere del loro legame nel 2043, amalie era sempre stata più per il team nice&costas (perchè? perchè sì. erano un bel trope) mentre per arturo... qualcuno più tranquillo??? oh beh (non tryhard.)(omg che strana immagine che ho ora in testa, turo & beh ), era una sorella ansiosa!! Ma poi aveva scoperto di river e bang e... niente, aveva inevitabilmente cambiato idea: era una romantica e nel destino ci credeva davvero tanto, quindi per lei era inevitabile che quei due finissero di nuovo insieme.
    ....e che le cose andassero un po' meglio, perchè dai racconti di nice aveva capito che di certo per i #riveng (?) le cose non fossero tutte rose e fiori.
    proprio come lynch e mabel, BRO WE'RE IN THIS TOGETHER!!!1!
    Ed hyde in quel momento sembrò leggerle nella mente, dando voce ai suoi pensieri, eppure... si vedeva dal suo sguardo, che non ci credeva davvero.
    «forse è odio latente» quello di willow, intendeva «forse river le ha rubato involontariamente un coltello, o lei li ha beccati a farlo sul divano» ...ew, non voleva pensarci «..qualcosa sarà successo, e l'odio è rimasto» non era come con gli altri: nei confronti di arturo, il risentimento di willow era qualcosa di più.
    Come quello nei confronti di costas e di mort.
    «io...non sono sicura sia il destino» il fatto che lei ci credesse non lo rendeva reale, non del tutto, nonostante di prove a favore di quell'ipotesi nel corso degli anni, da quando aveva scoperto la verità, amalie ne aveva raccolte davvero tante. Ed era una persona di scienza, quindi sì, non era solo la fede a guidarla «però ... qualcosa» non avrebbe mai saputo spiegarlo a parole, eppure l'aveva provato sulla propria pelle. più di una volta «io credo sia rimasta» non c'era una spiegazione logica, non avrebbe saputo darla. Eppure l'aveva vissuta.
    Con barry ed erin, con maeve e jade, kieran e joey: persone che erano entrate nella sua vita prima di scoprire la verità, ed alle quali si era sentita legata fin dal primo momento.
    Ma non voleva tirar troppo per le lunghe quel discorso, non quando sapeva bene che ad hyde non piacesse parlarne. Quindi provò a riportare l'argomento sul motivo principale per cui erano lì, un sorriso stampato sul volto al pensiero delle foto nelle pagine successive «ho documentato anche la festa a sorpresa che gli hanno organizzato!!! ha pensato a tutto costas, alla fine non è così male»
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    «io...non sono sicura sia il destino» Inarcò un sopracciglio all’affermazione di Amalie, spostando lo sguardo celeste dal fascicolo alla ex Corvonero. Hyde era il primo a non credere a simili, blande, prospettive; l’idea che qualcosa guidasse i loro passi, oltre ad essere alquanto mortificante, era surreale quanto un Jekyll costretto ad un lavoro d’ufficio, ed altrettanto improbabile. Le cose che non avevano senso, venivano ripudiate dal CW con una scrollata di spalle, cancellate dall’esistenza come uno schiocco di dita di Thanos: se non poteva capirle, significava che non potessero esistere. Forse una versione semplicistica della vita, ma una nelle quale s’era sempre ritrovato abbastanza da non doverlo mettere in discussione. No, non credeva fosse realmente destino.
    «però ... qualcosa»
    Però qualcosa - era vero. Aveva valutato ogni opzione, persino prendendo in considerazione una sorta di memoria cellulare, ma c’erano situazioni che comunque non tornavano. E sapete cos’era più probabile, fra tutto ciò a cui aveva pensato Hyde? Non che ci fosse qualcosa, dietro quell’intersecarsi di fili.
    Ma qualcuno. Non sapeva chi, ma l’avrebbe scoperto.
    (Ed era più facile dare la colpa ad un individuo senza nome, piuttosto che lasciarsi cullare dall’effimero conforto dato da una parola quale destino)
    «io credo sia rimasta» Come. Come, avrebbe voluto domandarle, incalzando fino a metterla con le spalle al muro, e farle accettare la concreta versione del mondo in cui vivevano, una in cui nulla arrivasse gratuitamente, e tutto avrebbe dovuto essere lasciato al caso. Una in cui, fra tutte le epoche in cui potevano finire con assurdi viaggi nel tempo dati da delle cazzo di Giratempo, non capitavano in un posto dimenticato da Dio dove, per altre assurde, irreali, coincidenze si trovavano ben quattro individui dalla loro epoca. Non – non era semplicemente possibile. Il qualcosa sia rimasto non giustificava quello, o che fra le milioni di persone al mondo, Amalie fosse finita ad amare di nuovo un Barry. Ma non disse nulla di quanto pensato, lasciando lo sguardo opaco e illeggibile posato sulle righe del fascicolo. «ho documentato anche la festa a sorpresa che gli hanno organizzato!!! ha pensato a tutto costas, alla fine non è così male» Alzò gli occhi verso la ragazzina, fingendo di non ricordare quando quella stessa, quasi stessa, espressione, aveva informato un Hyde bambino di cosa fosse pronto per cena. La osservò fino a che l’assenza di una replica a quell’affermazione, non divenne pesante ed ovvia, allungando il silenzio fra loro come caramello appena tiepido.
    Amalie non voleva parlare di Arturo Maria Hendrickson.
    Hyde non voleva parlare di Arturo Maria Hendrickson.
    Lo sapevano entrambi che quella raccolta, per quanto minuziosa e dettagliata, non fosse quello per cui continuavano quegli incontri clandestini. Volevano entrambi qualcosa; volevano entrambi qualcuno, ed il fatto che fosse il medesimo qualcuno non avrebbe dovuto rendere impossibile che ambedue lo trovassero, ma era così. Volevano entrambi qualcosa che insieme non potevano trovare - lui la famiglia persa, e lei quella ancora da trovare – eppure continuavano lo stesso, come se perdurare rendesse quell’illusione più reale.
    Forse era così. E forse, malgrado Hyde non fosse il tipo di persona legato alla speranza, ci credeva abbastanza da continuare a scavare. Magari poteva abituarcisi, a quella nuova situazione. Dovevano solo accettare che sulle macerie non potesse costruirsi un cazzo.
    «cosa vuoi sapere?» Non gliel’aveva mai chiesto, non così diretto. Era un argomento sul quale entrambi s’erano mossi con la delicatezza e la maestria di acrobati da circo, senza sporgersi troppo né da una parte né dall’altra – ma magari era proprio quello, il problema. Quel taboo auto imposto. Non era un grande ammiratore della comunicazione, ma… poteva provarci, per lei. Per loro. Per quello che erano stati, e potevano (provare) tornare a essere. «non era così interessante, la nostra epoca. La gente moriva costantemente; usciva di casa, e non tornava» Chiuse il fascicolo intrecciando le dita sul tavolo. «non c’erano solo… persone che conosci oggi. Non sono sopravvissuti tutti i fratelli, gli amici, gli amanti o» liquidò gli eventuali con un vago cenno della mano. Non erano così stretti, i rapporti dei Viaggiatori. Alcuni erano parenti, altri amici, ma il fatto che avessero fatto un atto di fede insieme, non doveva per forza dire che significassero qualcosa gli uni per gli altri. «non riteniamo interessanti le stesse questioni. se vuoi sapere qualcosa, chiedilo e basta» Non avrebbe potuto ammorbidire il proprio tono neanche se l’avesse voluto - e non voleva farlo. Voleva conoscere Hyde? Bene, contenta lei, quello era Hyde: sbrigativo, senza giri di parole, pragmatico fino a far male.
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