The last revelation

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    Questo posto non vedeva una donna dietro al bancone dai tempi di Madama Rosmerta!
    Se avesse saputo che un paio di occhi smeraldo ed un visetto carino avrebbero sollevato così tanti consensi, Gideon McPherson avrebbe scelto di lavorare con le ovaie molto tempo prima. E poi, essere più sottile e meno alto gli dava un vantaggio anche su altri fronti: si muoveva dietro il bancone con più disinvoltura, senza timore di rovesciare interi vassoi di bicchieri di vetro da dover poi ricostruire. Si sentiva più sicuro e leggiadro di quanto non fosse racchiuso nel suo quasi metro e novanta maschile. Forse era stata la bocciatura, forse semplicemente l'estate o la maggiore età, o una presa di coscienza di sè, una consapevolezza più forte, ma si piaceva, in quella nuova veste: gli piaceva indossare la biancheria intima femminile - cose semplici e mai il pizzo - gli piaceva scegliere una camicetta carina che gli donasse, e gli piaceva guardarsi allo specchio e vedersi in quei panni. Gli piaceva e... andava bene così? Quella che prima era solo una scusa - assumere le sembianze di Guin per far felice la nonna - adesso era diventata una realtà, ma la strada affinchè si abituasse ed accettasse quel lato di sè era ancora molto lunga e non priva di ostacoli. Anche se era il 2020, temeva...i pregiudizi, in particolare. Temeva che, se i suoi amici lo avessero saputo, lo avrebbero guardato in maniera differente. Razionalmente sapeva che loro non lo avrebbero fatto, non volontariamente per lo meno. Temeva di perdere la propria identità e non sapere più chi fosse. Aveva un sacco di pensieri e nessuno con cui condividerli. A volte temeva anche solo di dare voce a quegli stessi pensieri.
    La carnagione appena più olivastra era messa in risalto da una camicetta a righe bianche e azzurre, e un paio di pantaloni neri aderenti gli fasciavano alla perfezione le gambe snelle e sottili. Si passò una mano tra i capelli scuri, caratteristica che era rimasta originale, se non per un taglio più lungo, a sfiorare le spalle. Si morse le labbra carnose, di una tonalità naturalmente scarlatta, mentre ascoltava quel chiacchiericcio molesto al bancone. Il turno quella sera pareva non finire più, ed assistere alle chiacchierate dei clienti lo stava mettendo davvero a disagio.
    Ti chiami Gideon? Aveva domandato uno dei clienti, osservandolo incredulo, ed indovinarne i motivi non era difficile. Lei aveva annuito perchè bè, era il suo nome, no? Dopotutto, era un nome unisex. Anche quell'altro manico di scopa si chiamava Gideon AHAHA e si era voltato verso l'amico, cercando consensi con una gomitata. Te lo ricordi?? JESUS aveva scelto proprio il locale giusto in cui lavorare.
    Manico di scopa.
    Distese le labbra in un sorrisetto poco sincero, dilaniato tra l'dea di sputargli nella burrobirra o semplicemente offendersi. Ma poi optò per una terza opzione non di prima scelta: la pazienza e l'indifferenza. Portò le braccia conserte al petto, l'aria visibilmente divertita mentre li ascoltava.
    Come dimenticarlo? Con i suoi biscottini duri come la pietra!!
    AHIA questo sì che era un colpo basso e forte al suo orgoglio, ci teneva ai suoi biscotti e dai, non erano davvero così male.
    Mi sono dovuto far aggiustare tutti i denti. Chissà che fine ha fatto.
    Aprì la bocca per rispondere, ma poi decise di richiuderla, spostando lo sguardo sui bicchieri appena lavati e prendendo lo straccio pulito per asciugarli. Starli ad ascoltare era in parte divertente, ed in parte un po' umiliante. Un po' mi manca...
    Oh mamma mia, che carini erano?! Okay, magari poteva valutare l'idea di rivelarsi, no? Dopotutto il suo capo sapeva che si trattasse di lui, ed al tempo stesso nonostante non avesse intenzione di sbandierarlo ai quattro venti, non ci teneva davvero che fosse un segreto. Riaprì la bocca per parlare.
    ...quel mucchietto di ossa lunghe.
    La richiuse, COLPITO. Mucchietto di ossa lunghe?! Ma cos insomma, non lo ricordavano esattamente per le sue qualità, ecco. Quando parlava delle sue passioni però era tenero.
    Finalmente qualcosa di carino, magari gli avrebbe anche regalato un bel pezzo di cheesecake al limone.
    Sì, vero... Era pronto a preparargliela quando...
    Ma due palle così con quei cazzo di insetti! AHAHA
    Strinse i pugni, OK NIENTE. Ma gli insetti no eh. Perchè, non vi piacciono gli insetti? Ed era riuscito a portare comunque la conversazione /su quell'argomento/ spostando l'attenzione dall'argomento precedente. Avevano concluso, comunque, che lei fosse una Gideon più gradevole di lui, che comunque rimaneva un bravo ragazzo. "Un po' goffo ma tutto sommato buono."
    Quella serata non passava davvero più per questo motivo aveva deciso di mettersi a leggere un libro proprio al bancone, mentre attendeva pigramente la fine del turno tra un'ordinazione ed un'altra.
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    «Hai capito cosa devi fare??»
    Cosa doveva rispondere? Può darsi? Chiamate il centodiciotto? Non sono io l’impostore??? MMMMH. Ne era davvero in grado? Aveva guardato Stiles per qualche millesimo di troppo, tentando di combattere con la scarsa autostima che a volte nutriva verso le proprie capacità, ma vedere quel lampo di fiducia immotivato negli occhi dello psicomago – così simili a quelli di papà Jay!!! #mava – l’aveva rassicurata. Aveva fatto un sorriso un po’ più convinto del precedente, annuendo un paio di volte come a cancellare l’esitazione di poco prima. «Sì, va bene!»
    E a quanto pareva… ce la stava facendo sul serio??? Inaspettato. A pochissimi giorni dall’inizio della scuola, Narah aveva già avuto modo di scambiare quattro chiacchiere, per così dire, con un paio di studenti; non aveva creduto nel potercela fare, la telepate, soprattutto perché le parole di Stiles le erano suonate strane. Nah avrebbe parlato coi ragazzi che si sentivano troppo intimoriti da lui, ma se lo erano nei confronti di un professionista, allora perché con lei doveva essere diverso o preferibile?? Insomma, non si era aspettata proprio niente e, inconsciamente, il suo ottimismo era stato offuscato dalla preoccupazione di deludere le aspettative del suo tutor. Aveva scelto quel lavoro perché aveva pensato potesse essere qualcosa che le piaceva, e Narah era Narah, se avesse potuto avrebbe aiutato ogni singola persona in difficoltà sulla faccia della Terra. Non voleva che andasse male, e la notte prima del temuto inizio ufficiale del suo ruolo, il timore le aveva tolto il sonno. L’unica cosa che la confortava era Hogwarts: era stata lì per così tanto tempo, nonostante le discriminazioni che per anni gli special avevano subìto, che ormai era casa sua. Di sicuro, la sentiva più casa di quanto fosse New Hovel.
    Tuttavia la sensazione di famigliarità non aveva alleviato la tensione, né la consapevolezza che essere assistente psicomago non era affatto un gioco, o come in una lezione simulazione in cui i professori assegnavano un voto; era di persone in carne e ossa che si parlava, non poteva permettersi di mandare tutto all’aria per le sue paure. CE LA POTEVA FARE. forse Perciò aveva mantenuto un sorriso accogliente, quando una ragazza Serpeverde aveva varcato l’uscio della porta con espressione incerta. «Tu sei Narah, vero?» Era così tesa che quasi le rispose “no, sono Ansia ma gli amiki mi chiamano Narah”. Panico iniziale a parte, aveva scoperto che, in realtà, in certi casi ci si sentiva molto più tranquilli ad aprirsi con un coetaneo, probabilmente perché si aveva meno l’impressione di venire analizzati a ogni parola. O almeno era appunto l’impressione, dato che in realtà lei aveva ascoltato con estrema attenzione ogni frase pronunciata dalla studentessa, girandole e rigirandole nella propria testa, tentando di carpire significati che non sempre si era disposti a pronunciare a voce: si era scoperta brava in questo, visto che in fondo era ciò che capitava di fare anche a lei. Si teneva alcuni sentimenti per sé, e al tempo stesso sperava che miracolosamente il suo interlocutore capisse. Forse era per qualche effetto secondario della telepatia, o forse la sua naturale empatia, la tendenza a comprendere chi un po’ diverso dagli altri si sentiva, che… non andò affatto male. La Serpeverde si sentiva fortemente cit Perses che doveva aver contagiato non solo Gideon con la sua parolina magika stressata dall’inizio della scuola, un problema di ansia sociale da cui, onestamente, Narah non era affatto estranea.
    In un certo senso era stato stancante, ma al momento dei saluti lei le era sembrata leggermente rassicurata. Nah si era sentita… bene? Realizzata?? Era stata utile??? L’indomani aveva comunque chiesto un parere a Stiles, perché le risultava così strano che alla fine le era venuto il dubbio avesse fatto un guaio!!!1! Aveva avuto l’occasione di incrociare Jane e Fitz e di stare con loro – «Hai già fatto piangere qualcuno?» aw, non era proprio cambiato nulla!! infatti: «jAnE.» non aveva tutti i torti –, e prima o poi avrebbe fatto lo stesso anche coi bimbi sperduti, ovvio. Aveva tempo qualcosa come un intero anno scolastico ihih.
    La festa a Brighton Beach non era ancora abbastanza lontana da essere sfumata nella sua mente, e c’erano delle volte in cui percepiva l’imbarazzo rifarsi vivo. La sua prima sbronza!!! (e meno male che era stata leggera, non avrebbe mai più accettato un bicchiere da parte di Hans, NEMMENO VUOTO) Per quanto fosse piacevolmente sorpresa da come stavano andando le cose, adesso non poté ignorare la piccola stretta allo stomaco davanti all’insegna dei Tre Manici. Le dispiaceva essersi comportata in quel modo con Gid, anche se a conti fatti aveva soltanto trovato il coraggio per seguire il proprio kuore; che i risultati del suo coraggio l’avessero avvilita da morire non era… rilevante, ad oggi. Cioè, lo era ma era un problema che doveva risolvere da sola. Era stata sincera al cento per cento con Ty, quando gli aveva detto di voler essere una buona amica per Gideon, non perché lo sentisse come un obbligo, anzi! Narah ci teneva davvero ad averlo nella sua vita, e se da lei il Corvonero voleva un’amicizia era okay: non avrebbe potuto smettere di essere sua amica neppure volendo.
    Scosse la testa, la massa di ricci ribelli a seguire il movimento, scacciando i sentimenti negativi mentre apriva la porta e veniva accolta da quella sorta di odore caratteristico del locale. La sera i Tre Manici erano discretamente affollati, niente che non le desse fastidio; la stagione del Quidditch non era ancora iniziata, quindi?? Avrebbe chiesto a Gideon, pensò; fu con passi sicuri che si avviò verso il bancone, assolutamente certa di trovarvi una testa riccia che conosceva bene e che periodicamente andava a trovare per fargli compagnia e raccontarsi kose(?). Alzando lo sguardo, invece, ecco il pasticcio: alla vista di quella ragazza bruna che non aveva mai visto, infatti, Narah si era bloccata e aveva sbattuto le palpebre con palese confusione, per poi far scivolare silenziosamente lo sguardo oltre le sue spalle. Gid non era di turno quella sera?? Si era sbagliata???? No dai, COME AVEVA FATTO A FALLIRE COSI’ MISERAMENTE?? Ne era proprio… sicura sicura!!
    Meo deo cosa non faceva la vecchiaia. WAT. Eh vabbè. Rivolse un sorriso delicato alla cameriera, cercando di nascondere il disorientamento incuriosita dalla sua presenza. «Ciao.» In quei due anni aveva imparato a non balbettare, a rivolgere il saluto a una sconosciuta senza krepare e avere un atteggiamento vagamente normale, questi sì che erano progressi di cui andare fieri!! (spoiler: lo era davvero) «Gideon non è di turno stasera?» domandò, anche se era proprio stranoTM si fosse confusa; su giorni e orari aveva una buonissima memoria, di solito!! Dopo poco, si riscosse e le rivolse un’occhiata più attenta. «Io sono Narah!» Magari sarebbe persino nata un’amicizia?? Se non fosse stata Narah Bloodworth, avrebbe quasi potuto definirsi socievole: sì, doveva essere la vecchiaia.

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    Edited by butterfly‚ - 3/10/2020, 12:08
     
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    La domanda riguardo gli insetti aveva ricevuto una risposta prevedibile, semplice e diretta perchè dovrebbero piacermi gli insetti?
    Non aveva mica tutti i torti, quel tipo.
    Bene. Esattamente la risposta che si aspettava di ricevere, e se in altri contesti sarebbe stato entusiasta di questo, in quel momento non gli interessava poi tanto. In un'altra situazione, con altre persone, si sarebbe sentito in dovere di tirare fuori le mille + 1 ragione per cui il mondo dell'entomologia poteva e doveva piacere. Si rese conto, però, che non ne valeva davvero la pena, e non perchè non avesse voglia di tirare fuori i concetti che amava, più che altro sapeva che dall'altra parte avrebbe ricevuto solo scherno e certamente non attenzione o interesse: ognuno aveva i propri gusti ed i propri pensieri e, spesso, Gideon sapeva frenarsi. Per cui si limitò a scuotere la testa, porgendo loro le fette di cheesecake al limone preparate poco prima e lasciando cadere il discorso con un sorriso sulle labbra.
    Proprio a quel punto, la porta del locale si aprì mostrando un volto familiare. Un volto che non si aspettava di vedere quel pomeriggio. Non aveva escluso che questo potesse accadere, dato che Narah Bloodworth era la nuova assistente psicomago! Quando lo aveva saputo, ne era rimasto sorpreso, aveva sempre creduto che la ragazza avesse intenzione di prendere la branca giornalistica o qualcosa di simile, e ritrovarsela a scuola tra il corpo docenti e assistenti era stato...un colpaccio. Quel loro diverso ruolo a scuola gli avrebbe ricordato per sempre i suoi fallimenti scolastici, ma era il prezzo da pagare per avere un cuore speciale dalla sua parte. D'altra parte era davvero felice per lei, e fiero del fatto che fosse riuscita ad avere quel posto ambito. Non che avesse dubbi, Gid.
    Non appena la vide entrare nel pub, sussultò, ed abbassò lo sguardo sui bicchieri sotto il proprio naso, iniziando a sistemarli con un'apparente tranquillità. Dentro di sè, però non era davvero così tranquillo, per evidenti ragioni: non era sua intenzione ignorarla, e meno che mai avrebbe voluto fingere di non essere lui, di nuovo. Quei tempi erano ormai superati: Gideon aveva sbagliato una volta - forse più di una - e non aveva intenzione di sbagliare di nuovo con lei. Non aveva proprio intenzione di fingere, come aveva fatto in passato. Trattenne il respiro, vedendola avvicinarsi al bancone, mentre un ammasso di pensieri in fuga iniziarono a correre nella sua testa, scontrandosi gli uni con gli altri.
    Si erano promessi di non mentirsi più, no? E Gideon aveva preso seriamente questa sua promessa, nel bene e nel male. Perchè quando prometteva, lo faceva sul serio, ci credeva, ci teneva, e manteneva la parola fino alla fine. Non era un segreto, il suo, solo che magari non si aspettava di doverglielo dire così, a fatto compiuto, riportandole alla mente quel brutto periodo di quasi un anno prima, quando Narah aveva scoperto che Guinevre e lui erano la stessa persona.
    Era stato difficile, per lui. Traumatico, a pensarci bene a mente fredda e lucida. Era stato così traumatico, doverglielo dire, e così terribile, quel periodo, che quando ci ripensava il petto di svuotava, e lui raggelava per la paura. Non si erano sentiti per due lunghe settimane, giornate trascorse a sviscerare i pensieri più neri.
    Forse era assurdo, forse la stava facendo più grossa di ciò che era, ma quel terribile momento in cui Narah aveva scoperto la vera identità di Guinevre, ed i giorni a seguire, Gideon li ricordava come uno shock, uno dei momenti più brutti di tutta la sua vita. Talmente brutto che poteva paragonarlo solo a quando sua nonna l'aveva guardato negli occhi, gli aveva sorriso, e non lo aveva riconosciuto. A volte, ancora sognava quel brutto momento, quell'istante in cui da Guinevre aveva ripreso le proprie sembianze davanti a Narah, volendo essere onesto con lei. Sognava quel preciso istante ed una sensazione di vuoto nel petto lo costringeva a svegliarsi all'improvviso, e non riusciva a riprendere sonno. Si odiava, per ciò che aveva fatto, per come Narah lo aveva guardato, con espressione ferita e tradita.
    Si odiava per aver coinvolto Narah nei suoi problemi, anche se lei non glielo aveva mai fatto pesare. Si odiava per averla fatta entrare in qualcosa che avrebbe dovuto essere solo suo. Si odiava per non aver avuto un'identità sua, solo sua, personale, ma per aver dato luce a brutti ricordi (la morte di sua sorella) ed averli mischiati nella propria vita sentimentale. Aveva lasciato Narah ed aveva avuto la necessità di ritrovare sè stesso.
    Un passo alla volta, molto lentamente, ci stava riuscendo.
    Ma quando guardava Narah non riusciva a non ritornare a quel giorno, a quel trauma, al ricordo di sua sorella. Voleva bene a Narah, era stato lui a rovinare il loro rapporto, ma non aveva spazio per caricarsi anche quella colpa, preferendo credere che, semplicemente, era andata così, che forse era destino che finisse.
    La vedeva coinvolta in un modo che lui tentava di accantonare, non potendo concentrarsi su di lei, ma volendo concentrarsi solo su sè stesso, e sul percorso che voleva affrontare. Eppure, quel giorno a casa di Barry, aveva capito che sarebbe stata più difficile del previsto, per entrambi. Narah lo aveva baciato, e lui aveva ricambiato il bacio con meno trasporto di ciò che forse la ragazza si aspettava. Glielo aveva letto negli occhi, che quel bacio, se possibile, l'aveva ferita ancora di più, e che forse avrebbe fatto bene a rifiutarlo, piuttosto che accettarlo. Erano successe cose a quella festa, che lo avevano portato a fare mille pensieri, e raggiungere una nuova consapevolezza di sè. Una consapevolezza di sè un po' più libera e sciolta da pregiudizi ed aspettative altrui. Aveva baciato un ragazzo, Mac, davanti a tutti i suoi compagni ed era sopravvissuto a questo. E forse anche questo gli aveva dato il coraggio di provare ad esprimere sè stesso, in ogni sua sfumatura, passando anche per quel nuovo aspetto, tutto suo. Personale, solo suo. Di nessun altro. Un aspetto che, essendo suo, era pronto a condividere con il prossimo, libero da brutti ricordi.
    E poi, ancora, aveva avuto prova di essere cambiato quando alcuni, alla festa, avevano baciato Narah per gioco: aveva provato un sentimento di fastidio, ma questo non era stata gelosia, nè sofferenza. Forse senso di protezione verso una persona a cui teneva, questo sì.
    Narah si avvicinò al bancone, facilitandogli le cose di molto. Non aveva intenzione di seguirla per il locale per spiegargli che era lui, che l'aveva vista e voleva salutarla, non voleva ignorarla. Era più semplice che lei andasse al bancone, direttamente.
    «Gideon non è di turno stasera?»
    Ecco, la fitta all'altezza del petto si fece sentire, potente ed i pensieri andarono a sbattere lì, a quel ricordo più grande, dietro le quinte del Lilum. «Io sono Narah!» Prese un respiro, intrecciò le dita tra di loro e sorrise, gentile, mostrandosi tranquilla. Ce l'hai proprio davanti, Nah. Si inumidì le labbra, osservando la sua reazione, ben conscio che non poteva più tirarsi indietro. Sono io. Continuò, quindi, portandosi una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio. Le mani delicate indicarono il posto davanti al bancone. Prego siediti! Ed attese che si sedette, rimanendo attento sulle sue reazioni. Come avrebbe reagito? Come l'avrebbe guardato? Avrebbe pensato che fosse strano che prendesse nuovamente un aspetto femminile? Avrebbe pensato che l'aveva lasciata per questo motivo? Perchè non si trovava bene nel corpo di un uomo e voleva cambiare diventando una donna? Perchè magari si sentiva una donna, a cui piacevano gli uomini? Non era così! Le sarebbe apparso ridicolo, pur senza dirglielo? Avrebbe creduto in lui? Sei in pausa? Interruppe ogni pensiero, lasciando che le labbra si muovessero da sole. Ma quindi adesso ti devo dare del lei? Sorrise, divertito.
    Gli mancava Nah, ed in quel momento non riuscì a percepire niente di più vero come quella sensazione di assenza. Lo stomaco pungeva, forte. Gli mancava da morire, ma doveva darle il tempo che meritava per passare oltre lui. Non poteva starle addosso, perchè in questo modo lei non sarebbe mai andata avanti.
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    Ci sarebbe voluta molta, molta fantasia per indovinare che la memoria di Narah non avesse fatto un clamoroso buco nell’acqua, e che Gideon fosse proprio la ragazza di fronte a sé. Si era aspettata un “no, oggi ha staccato un po’ prima!” o un qualcosa di simile, e invece ecco LA sorpresa. «Ce l’hai proprio davanti, Nah.»
    Oh, okay! No aspetta. Gid era lei?? Non poté risparmiarsi di rivolgergli un’occhiata sorpresa, gli occhi spalancati e un po’ perplessi mentre scrutava la sua figuretta sotto un’ottica diversa dalla precedente. I capelli castani che, ora che sapeva, erano familiari, la pelle olivastra, gli occhi scuri, la camicetta fine e carina. Le venne da porgli un sacco di domande, come: che fine aveva fatto Guinevre? Come mai aveva deciso adesso di cambiare la sua forma femminile, e soprattutto di inventarne un’altra al di fuori di quella che aveva immaginato come la sorella?? Tutte questioni lecite e prive di malizia, sorte con lo stupore del momento, da quel risvolto inaspettato. Eppure, proprio perché Narah era priva di malizia e mai si sarebbe sognata di giudicare Gideon o fare ipotesi azzardate senza parlargli direttamente, non commentò oltre. Gli rivolse un semplice sorriso, nel sedersi sullo sgabello di fronte a Gid. Se non altro, quella scoperta aveva cancellato l’agitazione alla prospettiva di vederlo dopo ciò che aveva combinato alla festa. «Credevo di aver preso un abbaglio coi tuoi turni,» gli confessò, e posò il mento sul palmo della mano, comodamente poggiata al bancone con il gomito. Certo, non era così disinvolta come stava dando a vedere!! A Narah importava di ciò che viveva Gideon, e aveva il sentore che sotto quelle nuove vesti si celasse qualcosa di più. Sperava soltanto che prima o poi gliene avrebbe parlato, se fosse stata una cosa importante per lui; per il resto non aveva assolutamente motivo di incalzarlo. Era incuriosita, questo sicuramente, ma rispettava i suoi spazi e i suoi tempi.
    «Ti dispiace darmi un bicchiere d’acqua??» gli chiese poi, un po’ infastidita da trattarlo come… be’, un cameriere(??). Le scocciava farsi “servire” da lui!!! #scema Però eh, la special rientrava tra quelle persone che bevevano troppo poco e ogni tanto si scordavano la bottiglia promemoria. «Sei in pausa?» Cavolo, faceva davvero strano sentirsi parlare come se fosse stata un’adulta. Insomma, proprio Narah Bloodworth, un’adulta con un lavoro tutto suo che non faceva più lezione a Hogwarts? Era talmente bizzarro che ci avrebbe messo del tempo ad abituarsi ai cambiamenti. «Mi fai sentire una persona seria,» scherzò, e abbassò lo sguardo sul bicchiere che l’altro le aveva passato, ringraziandolo.
    «Per oggi ho finito! Stiles mi ha dato il via libera e ho pensato di passare a salutarti.» Che poi a lei che finisse prima o dopo non...cambiava niente, in sostanza?? Finiva di lavorare e tornava a New Hovel, di tanto in tanto usciva per farsi un giro e se le grl pwr potevano gironzolavano insieme, ma meh (non tryhard). Forse forse le piaceva più essere a lavoro, incrociare gli altri e accogliere chi aveva bisogno di sfogarsi. Almeno lì non sarebbe stata sola soletta. Ma questo non glielo disse, perché inzomma, non voleva apparire troppo ridicola. ERANO BASTATI GLI ULTIMI AVVENIMENTI. Nel dirlo, aveva ricominciato a scrutare quel nuovo aspetto tanto inatteso di Gid. Prese un sorso d’acqua per frenare la pungente curiosità, per poco non strozzandosi e strabuzzando gli occhi alla sua battuta, come una qualsiasi sara jr impostore presa con le mani nel sacco. Ma quanto si sentiva vekkia??? «Dio, NOH.» Che prospettiva orribile??? Chi l’avrebbe mai detto che crescere fosse così traumatico – se poi sua madre non avesse deciso di rifarsi una vita dimenticandosi di lei e i suoi fratelli, magari sarebbe stato anche un pochino più facile; non che volesse avere nulla a che fare con lei, pur con tutte le buone intenzioni del mondo non sarebbe riuscita ad accettarla. Scosse la testa, ora più ironica, come se fosse rimasta scioccata dalle sue parole. «Prendimi pure in giro finché puoi, il prossimo anno ne riparleremo.» Il signorino si stava dimenticando che avevano la stessa età!!1! A tempo debito Narah gliel’avrebbe decisamente fatta pagare #uaokepaura. Ma sul serio, era stranissimo pensare che Gideon era ancora uno studente e lei no. Bevve un altro sorso d’acqua, guardandolo oltre il bordo del bicchiere. «Come ti senti a ripetere l’ultimo anno?» Ma prima di tutto le priorità: chissà se poteva seguire le partite di Quidditch da assistente??? Ma sì, perché no, si sarebbe imbucata o al massimo si sarebbe imbucata invisibile, che era anche meglio. Però davvero, sperava che non si sentisse a disagio o lo vivesse come un fallimento, non era stata colpa sua se si era sentito male proprio nel momento cruciale.

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    Era andata lì appositamente per trovarlo? Sì, aveva chiesto di lui, insomma. Non c'era margine di errore. E prendere coscienza di questo, gli riscaldava il cuore come sapevano fare poche cose: la consapevolezza di avere una famiglia, prima fra tutte. Un porto sicuro che per lui ci sarebbe stato sempre. Era a questo che pensava quando guardava Narah, al calore che ti dava una persona che teneva a te, indipendentemente da tutto. E sinceramente, per lui era lo stesso. Non rispose, limitandosi ad elargire un piccolo sorriso morbido e caldo, rispondendo con prontezza alla sua richiesta d'acqua. Certo! Subito andò a recuperare un bicchiere pulito, versandoci acqua fresca e poi risollevando lo sguardo su di lei. Vuoi altro? Qualcosa da mangiare? Aveva i famigerati biscotti da proporle, ma pensando a questi, il suo pensiero andò dritto a Jane, che quella stessa mattina glieli aveva rifiutati, ferendolo nell'orgoglio #wat
    A proposito. Stamattina ho incontrato Jane. Avanzò, porgendole il bicchiere d'acqua e poggiandosi con il gomito, sul bancone, un po' più vicino alla ragazza. Le ho chiesto come stavi. Era stata una mattinata difficile, quella appena passata. Difficile anche perchè aveva dovuto avere a che fare con Jane, oltre che con i suoi sensi di colpa e con le sue paranoie. Ed in particolare, la mora era piombata in un momento di debolezza per lui. E mi ha detto "sta come vedi che stia". O una cosa del genere, non ricordava le parole esatte. Il problema era stato che lui non la vedeva da giorni, quindi era rimasto con il dubbio, fino a quel pomeriggio, quando aveva visto Narah entrare dentro il locale per cercarlo. E vedo che stai bene...è così? La scrutò, spostando lo sguardo sul suo viso osservandone ogni dettaglio. Perchè bE, magari non era così ma Gideon sperava lo fosse????? Chi diavolo non stava bene a lavorare tra il personale di Hogwarts? A vivere ancora la propria giovinezza ma con il coltello dalla parte del manico? Insomma, non prendiamoci in giro (?)
    Ci tiene moltissimo a te. Sbattè le palpebre civettuolo e insinuando COSE. Cosa? EH Cose.
    Allargò le labbra in un sorrisetto morbido. Ma già lo sai. E quello sguardo che diceva "lo sai, ma non lo sai abbastanza tm" capisci, Narah? #narko Comunque, ecco... Mi sento meglio di quanto avrei creduto se me lo avessero detto un anno fa. Ho capito che la vita è breve e devo viverla il più serenamente possibile. Quindi...sto bene? Non ero pronto a lasciare la scuola, ci sono persone qui che non voglio lasciare, non ancora. Lo aveva detto davvero? Rimase un attimo in silenzio, spostando lo sguardo sui clienti, poi sui bicchieri, e poi cambiando argomento. E com'è stare dalla parte degli adulti? Hai segreti scottanti da raccontare sui professori? Gideon McPherson non era più la stessa persona #wat Voleva conoscere dei segreti dei prof per poi ricattarli, forse????? Scusa se sono sparito, ultimamente, ma verrò a trovarti molto spesso se ti fa piacere.
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    «Vuoi altro? Qualcosa da mangiare?» Le venne in automatico da sorridere, sentendosi divertita da quella domanda tanto familiare. Scosse con prevedibilità la testa in segno di diniego. Le mancavano quei piccoli dettagli da lui. Era proprio tipico di Gid assicurarsi che mangiasse abbastanza, perché era decisamente più testardo di quanto desse a vedere a una prima impressione!!! Allo stesso tempo, sapeva di essere longilinea e non poteva dargli tutti i torti: non era mica colpa sua, però, se tra gli allenamenti di danza e lo stomaco da uccellino a volte lo faceva preoccupare! «Ho già fatto merenda,» aggiunse.
    Era contenta che Gideon non si sentisse a disagio davanti a lei in quelle vesti – o almeno, così le sembrava visto che ci aveva fatto attenzione?? –. Aveva temuto lui fraintendesse la sua reazione: era sicura che entrambi si ricordassero le vicende con Guinevre quando aveva saputo che questa, in verità, non era altri che Gid stesso. All’epoca era stato un duro colpo. Si era sentita tradita, oltre che piena di vergogna, ma infine aveva riflettuto, capito ciò che l’aveva portato a comportarsi in quella maniera, e l’unica colpa che gli potesse attribuire era stato il timore di cosa lei avrebbe pensato. Lo stesso timore che aveva avuto lei all’idea di dirgli del Lilum. Si erano perdonati a vicenda, a conti fatti.
    Nel frattempo, però, erano passate due settimane e gli aveva fatto del male: quello, Narah, non se lo sarebbe mai perdonato e si era ripromessa che non avrebbe fatto gli stessi errori. Ora il McPherson le stava parlando con delle sembianze femminili inedite e Nah era tra le persone che meglio lo conoscevano, aveva addosso il presentimento che sotto vi fosse qualcosa. Qualcosa che erano affari del Corvonero e che lei avrebbe accettato in ogni caso. Era tranquillo, in quel momento? Sperava di sì. Ancora intenta a studiare quei nuovi lineamenti, profondamente incuriosita, Gideon tirò fuori il nome di Jane. Si erano incontrati al castello?? «Oh.» Chissà cosa si erano detti??? Quando c’erano di mezzo sia lui che la Darko le veniva un po’ di ansietta – giustificata!! Jane era così… imprevedibile. Afferrò il bicchiere con un mormorio di ringraziamento, rialzando lo sguardo per inarcare le sopracciglia in sua direzione, in trepida attesa. Era possibile fosse scoppiata la guerra fredda tra i due, per quanto ne sapeva, e con la vecchiaia stava diventando una pettegola pure lei. Gid era stato carino a interessarsi di come stesse. Gli rivolse un altro sorriso, trattenendo sul nascere un piccolo sospiro. Provava emozioni contrastanti al riguardo, ma decise di lasciarle perdere. La risposta che Jane gli aveva dato era… proprio da Jane. Che tipetta! Una risatina sulle labbra, Narah si lasciò scrutare con un moto di affetto nei confronti dell’altro. «Sto bene, sul serio. Sai che… mi ci vuole del tempo ad adattarmi ai cambiamenti, ma sto bene,» ribadì. Se era sincera??? CERTO CHE SÌ, al cento per cento!! Non gli avrebbe mai mentito – e tanto non ne era neppure capace, doveva rassegnarsi ihih –. Era vero, l’ultimo anno era stato “stravolgente” e c’erano alcune cose che doveva sistemare, sia per quanto riguardava i propri sentimenti che questioni prettamente esterne; nulla che non potesse risolvere, comunque. Doveva pur crescere, no??
    «Ci tiene moltissimo a te.» AAAAAW. La rallegrava sempre sentire quelle cose, la rendeva felice! #wat Quando si trattava di jAnE dArKo, poi, che si parlasse di affetto era un caso unico – okay, non l’aveva detto davvero lei, ma si fidava del giudizio di Gid!! ovviamente non aveva capito niente di cosa lui intendesse ahah Sbatté le palpebre, allungando le dita per afferrare una ciocca di capelli corti di Gideon, senza malizia e quasi aspettandosi di non… sentirli veri?? La lasciava sempre a bocca aperta come un metamorfomagus fosse in grado di cambiare nei minimi dettagli. Ritirò la mano, l’ammirazione nello sguardo. Stupefacente!!!! «Certo che lo so, è la mia migliore amica!» proclamò poi, un certo orgoglio nella voce: Nah era sempre fierissima dei suoi amici in un modo che… non sapeva spiegare ma che c’era!! Quindi era felice che le volessero bene a loro volta, non era affatto scontato. «Perciò è stata una conversazione tranquilla??»
    Appurato ciò o almeno in parte, passarono ad altri argomenti. Ad esempio, come si trovava Gideon ad essere al settimo anno?? Narah aveva sperato non si sentisse a disagio, ma allo stesso tempo credeva che sarebbe stato più… semplice per lui, rispetto agli altri? Gid era studioso e si era già preparato per i MAGO, magari era avvantaggiato da quel punto di vista??
    Si preoccupava troppo? Sì. Si sentì stupida constatando che Gid, invece, pareva TRANQUILLISSIMO????? Eeeee sì. Andò a scostarsi un ricciolo con le dita, un po’ in imbarazzo. Non ci poteva fare niente, Nah, in un mondo utopico avrebbe voluto lui stesse sempre bene. «… ci sono persone qui che non voglio lasciare, non ancora.» Quella frase, soprattutto, la avvertì pizzicare sulla pelle nella stessa sensazione che aveva provato guardandolo baciare altre persone; la stessa di cui doveva assolutamente, CATEGORICAMENTE liberarsi al più presto. «Uh, se sei sereno allora non starò in pensiero!» Soppresse i dubbi e gli interrogativi che – si ripeté – non la dovevano riguardare(!), e sviò la cosa tenendo gli occhi fissi sul bicchiere mezzo vuoto. Forse doveva prendersi a schiaffi ogni volta che pensava cose del genere.
    Com’era stare dalla parte degli adulti, diceva??? Alzò lo sguardo stranito sul ragazzo. Una sola parola: «Sconcertante.» Dramatic pause, sorso d’acqua, dramatic pause. Ah, la stava ancora guardando. «Sul serio!! Mi fa strano girare per il castello senza divisa, mi sento nuda??» Aggrottò la fronte, pensando a quella volta che aveva sognato di andare a lavoro nuda PER DAVVERO!!! Un incubo, la vita da adulti. «Hai segreti scottanti da raccontare sui professori?»seh. Ad eccezione del prof Henderson, con gli altri insegnanti riusciva giusto a spiccicare qualche parola per il buongiorno, figuriamoci scoprire i loro sEgReTi. E poi da quando Gideon McPherson era diventato un pettegolino??? (avrebbero potuto farle la stessa domanda) Si sporse appena in avanti sul bancone, come se custodisse chissà quali oskuri sekreti. «Anche se li sapessi non te li direi! Sennò che segreti sarebbero??» Il sorriso scherzoso si fece morbido, alle parole dell’altro. Certo che le avrebbe fatto piacere se lui fosse andato a trovarla: prima passavano un sacco di tempo, e a Nah Gid mancava!! Non per forza in quel (quale) senso, ma come uno dei suoi migliori amici. Certo, ora Gideon aveva molti più amici e magari non voleva intenzionalmente passare del tempo con lei…? VABBE’. «Se a te fa piacere, volentieri. Sai dove lavoro.» Si agitò sullo sgabello. E ora??? Si morse l’interno della guancia, e all’improvviso finire l’acqua nel bicchiere le parve essere un buon modo per prendere tempo, visto che quel che stava per dire la metteva… molto in imbarazzo. Anzi, più di molto. Da morire. Il cuore aveva iniziato a battere un po’ più veloce, le guance a imporporarsi in una reazione NarahTM.. «Riguardo la festa...» Deglutì. Perché doveva essere così lenta, PROLUNGAVA LA VERGOGNA E BASTA. Osservò con inusuale interesse le bottiglie alle spalle di Gid. «Mi spiace per quel bacio.» E niente, per lei avrebbe potuto finire lì ma dubitava. L’imbarazzo non era mai breve.

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    « Ho già fatto merenda »
    « Tsk. » Inarcò entrambe le sopracciglia sottili « tre biscottini secchi non contano. » Accennò un sorrisetto, certo non voleva davvero obbligarla a mangiare qualcosa!
    Aveva sempre il timore che Narah smettesse di mangiare ed iniziasse a perdere peso com'era successo nell'estate dell'anno precedente? Sì.
    Ricordava ancora ben chiara la sensazione provata nell'abbracciarla e sentire che riuscisse a contarle tutte le vertebre con una mano sola. E sì, lei era perfetta sempre e comunque, con qualsiasi peso, ma l'anno precedente era stato palese, al McPherson, che non stesse bene in salute.
    « Però » GN farà questo sforzo « non insisto »,
    «Sto bene, sul serio. Sai che… mi ci vuole del tempo ad adattarmi ai cambiamenti, ma sto bene,»
    Annuì, ascoltandola con un piccolo sorriso in viso, e si vedeva: stava bene.
    « Sei un drago Nah, ma non ti vedi?? un drago con la criniera »
    A caso? A caso! Dopotutto, Gideon era il suo fan numero uno, insomma: l'aveva vista crescere, mutare, rafforzarsi. Quando l'aveva incontrata nelle serre, la prima volta, era solo un piccolo bruco in attesa di diventare crisalide, e poi sbocciare in una bellissima farfalla. Ma Gideon ne aveva visto il potenziale, sapendo che qualsiasi cosa l'affliggesse e la facesse piangere, l'avrebbe affrontata di petto e l'avrebbe superata. Perchè era forte, era la farfalla più forte di tutte, no? Una splendida Danaus plexippus.
    «Perciò è stata una conversazione tranquilla??»
    Lo era stata? Lo era mai, con Jane? Stirò le labbra in un'espressione poco convinta.
    « Meh » Che dire, « mi sa che non sono proprio il suo tipo. »Sollevò le spalle, onesto.
    Incrociò le braccia sul petto, ascoltando ciò che lei aveva da dire riguardo quel nuovo ruolo al castello.
    «Sul serio!! Mi fa strano girare per il castello senza divisa, mi sento nuda??»
    ...La descriveva come una cosa terribile. Nel senso che "sentirsi nudi" dinnanzi ad altre persone era un termine forte per descrivere uno stato d'animo. Conoscendo Narah, quelle erano parole ironiche ma al tempo stesso erano profonde, e rendevano a pieno come lei si sentisse. Possibile che si sentisse così anche quando in verità era lei ad avere il controllo? Era un'assistente psicomago, aveva il potere di aiutare gli altri - ed anche di farli crollare, se avesse voluto, ma lei non era così. Tra l'altro, era persino una telepate! Per far capire come la pensasse...erano gli altri a doversi sentire nudi dinnanzi a Narah Bloodworth. « Tu? Tu ti senti nuda? Tu telepate e psicomaga? »
    Corrugò le sopracciglia, non volendo affatto interferire con quello che era un suo giudizio o una sua sensazione personale e del tutto valida ma...
    lasciò a lei valutare la cosa, dandole anche quello spunto come punto di vista.
    « Dev'essere terribile, credo proprio che mi farò bocciare anche l'anno prossimo pur di non uscire ahah » - cuore ingenuo, quante cose non sai povero Gid.
    « Anche se li sapessi non te li direi! Sennò che segreti sarebbero??»
    Ecco, infatti. Lui scherzava ma nemmeno troppo, ma lei era troppo onesta!!1! « Ci avrei scommesso tutto, sei troppo onesta, tu. » La guardò da capo a busto (i piedi non glieli vedeva perchè era dietro il bancone. « Ormai sei proprio parte del sistema...» Sospirò, drammatico e scosse la testa, sconsolato. Se ne sarebbe detto sorpreso, se non avesse conosciuto Narah anche prima che finisse gli studi, lei era così e basta, lo era anche prima e lo sarebbe sempre stata: giusta, e con una morale forte.
    Gideon McPherson lo era a giorni alterni, e non dava per scontato di esserlo a priori se non ci credeva o non gli conveniva davvero. «Se a te fa piacere, volentieri. Sai dove lavoro.» Eh, non aveva tutti i torti a sottolineare quel "a te" , ma certo Gideon non intendeva dire che sarebbe andato a trovarla per farle un favore, era chiaro e si sentiva stupido a doversi giustificare ma. « Ovvio che a me fa piacere, ma lo sai che se mi ci metto sono davvero pesante, e poi stai lavorando cioè... okay ho i miei problemi, mi vuoi come paziente?? » Poteva sembrare che stesse scherzando ma... no. Non scherzava affatto, sarebbe volentieri andato da Narah per farsi leggere ogni pensiero così che lei finalmente capisse non solo quanto lui teneva a lei, ma anche a fondo quali problemi stessero navigando nel suo stupido cervello negli ultimi mesi, accumulandosi come pietre uno sopra all'altro per costruire un fottuto impero. Sarebbe stato più semplice se invece di comunicare a parole, lei avesse fatto un giro nella sua testa... ma alla fine? voleva davvero pesare così tanto su di lei? lei lo meritava? e soprattutto lui meritava un aiuto da parte sua, dopo come si era comportato con lei? Non avrebbe mai ritrattato la decisione di qualche mese prima, di interrompere la loro relazione: era stato onesto riguardo i propri sentimenti, mentre nel mondo molte persone tiravano avanti relazioni in cui non credevano solo per noia o per paura. Lui aveva capito che qualcosa non andasse, aveva capito di non riuscire a vedere il loro rapporto nello stesso modo per varie ragioni, e non l'aveva presa in giro.
    Questo significava che non le volesse bene? Mai.
    Che non ci sarebbe stato più per lei? MAI!
    Se lei lo avesse voluto, perchè sorpresa: era lei ad avere il diritto di scegliere, lui aveva perso qualsiasi diritto mesi prima. E sembrava volerlo nella sua vita, Nah, e Gideon gliene era grato.
    «Riguardo la festa...» Oh no. «Mi spiace per quel bacio.»
    « No guarda, ti prego. » Scosse la testa. « Ti dispiace?? Non dispiacertene per niente. Sei stata... non so come definirti, Nah.
    Sei stata fantastica. E non te lo dico per farti sentire meglio in qualche modo. Cioè, okay forse dovrei solo stare zitto perchè sono la parte interessata, ma...ho invidiato la tua audacia. Hai fatto bene, davvero! Mi dispiace solo di essere stato un po' coglione ma ero senza parole, ed ero sorpreso. »
    (e vagamente fatto, ok). Prese un respiro, guardandosi intorno e dispiacendosi solo del fatto di trovarsi in mezzo a troppe persone per poter parlare davvero liberamente. Abbassò gli occhi sulle proprie mani, e poi di nuovo su di lei, ad osservarla. L'espressione di chi voleva dire qualcosa di importante ma l'esitazione nello sguardo. « Io vorrei parlarti di una cosa importante, ma non qui... ti va se facciamo un giro appena stacco? »
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