[Prom '20] Seven Minutes in Heaven

Lasciate ogni speranza o voi che entrate

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    HALLEY OAKES
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    Nei brevi istanti in cui l’Oakes era stata in volo, sospesa tra la vita e la morte (un limbo che non era altro che la naturale condizione della sua esistenza e l’inevitabile conclusione di quel principio di zuffa), si era lasciata trasportare dalla speranza di poter salvare il corvonero per ben– beh, una manciata di ore, se fossero stati fortunati. Giusto il tempo – per Gideon – di rendere note le proprie volontà testamentarie, ammirare gli amanti insetti per l’ultima volta, rivolgere un saluto collettivo agli amici, confessare a Narah che non avrebbe mai dovuto lasciarla, intagliare un rapido e tremolante rip su una delle candele che amava modellare – e che sarebbero state accese nel giorno del suo funerale – e recarsi sul campo di quidditch per sperare di essere colpito da un fulmine prima che a farlo fosse la mazza della Weasley. Perché non sarebbe sopravvissuto, inutile negarlo. Non quando la chioma in questione era quella della Furia Rossa, non quando quest’ultima rischiava di trasformarsi in un inesorabile Liam Neeson intento a mietere vittime al grido di “ti cercherò, ti troverò e ti ucciderò”, non quando il capitano dei grifondoro stava tornando al suo discreto metro e ottanta di altezza, riacquistando, insieme, la forza necessaria per divincolarsi dalla presa dell’Oakes.
    Tentò di resistere, quest’ultima, e per tutta risposta rimediò due dita nel naso e una lieve ginocchiata nel fianco – niente cui non fosse abituata, dopo un anno trascorso a ricevere placcaggi improvvisi, a dover evitare oggetti più o meno (mortali e) pesanti lanciati nella sua direzione e sopravvivere ad allenamenti studiati più per far fronte ad una guerra imminente che ad una partita di quidditch. Seguirono manate, indistinti versi di dolore, un BASTA pronunciato da Gideon e un DISTANZIAMENTO SOCIALE!!! che sembrava essere l’unica formula presente nel vocabolario di Hunter da, ormai, più di venti minuti. E, inaspettatamente, quelle parole sortirono l’effetto desiderato. Non fu necessario uno schiantesimo o un sedativo per elefanti – aveva sempre immaginato che sarebbe stato l’unico modo per fermarla – per placare l’ira della Weasley; bastò chiederglielo. Era sempre stato così semplice?
    Emerse da quel groviglio di arti e guardò l’amica, le cui iridi erano puntate sulla figura di Kain e sullo sguardo vagamente inquietante assunto dal tassorosso. Non assomigliava più alla creatura adorabile cui tutti, ad Hogwarts, erano abituati; a quella il cui sorriso e le cui fossette erano in grado di risollevare una giornata iniziata col piede sbagliato; era– demoniaco? Posseduto? Fatto? «Io non gli ho dato niente» ci tenne a precisare, senza distogliere l’attenzione dal compagno, per evitare che Chelsey la accusasse di avergli passato dell’erballegra scadente. Giammai. Pollon forniva solo talco di qualità. «Sta bene?» assistette alla scena, alla freccia giocattolo scoccata in direzione del corvonero e al rapimento della coppia da parte di due lama, evitando di porsi più domande del necessario – ce n’erano giusto un paio (di decine) cui non era riuscita a dare delle risposte.
    «Ciao! Scusa per prima!» ancora spalmata al suolo, si voltò nella direzione opposta e incontrò lo sguardo di King – lo stesso che, qualche istante prima, era fuggito via da lei con un mestolo (pieno di punch) ancora tra le mani, portandola a chiedersi se fosse risultata fin troppo strana, nel proporgli di versarlo addosso ad un altro studente, o talmente aggressiva da spingerlo a temere per la propria incolumità. Eppure, lei non era come Chelsey o Hazel, non metteva paura alla gente. La metteva in pericolo, certo, ma non erano che sfortunate conseguenze dei suoi comportamenti scellerati e autolesionistici. Non lo faceva intenzionalmente! «Tu metti i bicchieri sopra la testa delle persone?» «Sì, ciao, sono Halley!» rispose, con un entusiasmo eccessivo per un hobby assolutamente senza alcun senso. «Forse sei la mia metà!» e non c’è due, senza tre (cit), perché dopo Brandon/Norman e Jekyll/Elwyn, avremmo dovuto immaginare il match! Lasciò che il ragazzo facesse entrare in contatto le spille – «Ecco a cosa servivano!» – e, in un attimo, sentì scemare quell’assurdo desiderio di cui era stata preda per tutta la seconda parte dell’evento. «E non preoccuparti per prima!» la fuga? L’averle versato il punch addosso? Both. «Non è un problema, è solo un vestito» e non ebbe il tempo di spostare lo sguardo verso il basso, per dare un’occhiata alla macchia comparsa sul tessuto chiaro, che una camicia la avvolse completamente. «Hunter» «Halley» Ciuchino lo vide afferrarle le spalle, abbassarsi alla sua altezza e guardarla con un palese velo di panico ad alterare i lineamenti del viso. Era certa che le avrebbe propinato una ramanzina sul fatto che fosse fantastico che la grifondoro si sentisse talmente a suo agio con il proprio corpo da non curarsi del parere altrui, ma che non avrebbe dovuto andarsene in giro con un vestito le cui trasparenze erano state accentuate da quella doccia non prevista. E invece «Dimmi che il contenuto della tua borsetta è rimasto intatto. Con Twatt pensavamo di chiedertene una.» adorava vederlo abbandonare i panni di fratello maggiore ed essere semplicemente l’amico con cui andare a fumare, di nascosto, sulla Torre di Astronomia. «Ma per chi mi hai preso?» si finse offesa, prima di sorridergli, stampargli un bacio sulla guancia e passargli parte delle riserve che avevano acquistato per quella serata – non senza lanciare la solita manciata di glitter per tenere a bada gli sguardi indiscreti. «Comunque non ha senso, sei a petto nudo adesso» e senza degnarla di una risposta e privato di quell’indumento che aveva fatto indossare alla grifondoro frontalmente, come se fosse una camicia di forza, si allontanò da lei e si mescolò tra la folla. «Hunter!» tentò di richiamare la sua attenzione, invano, prima di afferrare la mano di Gideon e rimettersi finalmente in piedi. «Tutto bene?» «Niente di rotto, grazie. Come stai tu, piuttosto?» gli sorrise, per cercare di sciogliere quella tensione che aveva chiaramente velato lo sguardo del corvonero, cercò l'altra mano del ragazzo e le allontanò dal viso per accertarsi che non fosse lui ad aver avuto la peggio in quella rissa. «Non farlo mai più, non mi interessa se sei collaudata ed a prova di rissa e ossa rotte. Non farlo più, non per me almeno.» lo vide accigliarsi e ammonirla con un tono severo che non gli si addiceva e che non scalfì minimamente l’animo dell’Oakes. Aveva già subito un rifiuto, al Walshella, quando il McPherson aveva preferito affrontare da solo l’abbattersi della sfiga; e, se solo Alice avesse fatto in tempo a postare, l'Oakes gli avrebbe impedito di aprire altre uova, lo avrebbe aiutato a combattere quella puzza terribile e sarebbe salita sul tavolo per mostrare le tette come Melvin e Callie improvvisare qualcosa di talmente memorabile da far in modo che gli altri studenti smettessero di parlare di lui. «Stammi bene a sentire, Gid» lo guardò negli occhi, mantenendo salda la presa delle sue mani per impedire che fuggisse come aveva fatto Hunter solo pochi istanti prima. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che quella richiesta non era che una conseguenza dello stato di costante preoccupazione in cui versava il ragazzo, dei sensi di colpa che lo opprimevano tutte le volte in cui qualcuno si esponeva per lui e dell’errata convinzione di non essere mai abbastanza per nessuno. Di non valere il rischio. Beh, «Tu sei mio amico» e sarebbe stata una risposta sufficiente, per Halley, per non ammettere obiezioni. «E mi lancerò sempre per te, ok?» sperava di non doversi limitare a placcare la gente, ma era un’immagine piuttosto esplicativa, no? «E– potresti smetterla di muoverti?» perché stava oscillando così tanto? Aveva fatto bene a non lasciarlo andare! «Rischio di vomitarti sulle scarpe» che stesse facendo effetto la benza di Spaco? Dopotutto, aveva soltanto mandato giù qualche bicchiere – o meglio, ciò che ne rimaneva – per poi usarlo come copricapo su dei perfetti sconosciuti. «Vedi anche tu le luci scendere dal cielo? Credi sia arrivata la mia ora? Gid?» da quando avevano il potere di trascinarti via? Ok, stava decisamente morendo. Non pensava sarebbe mai successo. E, soprattutto, non in quel modo. Pensava di farlo dopo anni di battaglie al fianco dei più deboli, dopo aver riportato la giustizia nel mondo magico ed aver avuto la certezza di non aver rovinato la (precedente) vita di Hunter senza alcun motivo; solo a quel punto, si sarebbe lasciata sopraffare dalla stanchezza e dai 120 anni di vita accumulati. O forse avrebbe subito un incantesimo talmente potente da annullare il suo status di immortale. O forse– non ne aveva idea, ci avrebbe pensato in un altro momento.
    «Anche tu stai morendo?» no, non era quello che avrebbe voluto dire. Maledetto punch. Guardò Willow, notando come, a sua volta, fosse circondata da una serie di misteriose goccioline. Bizzarro e non del tutto in grado di escludere l’ipotesi di allucinazioni da prematura dipartita, ma «Pensi sia arrivato il momento?» forse avrebbe dovuto essere più specifica. «Della fine delle indagini dico» perché, finalmente, avrebbero scoperto i misteri di quel luogo in cui tutti gli studenti non erano riusciti a trascorrere più di sette minuti. E avrebbero trovato ciò che cercavano. Non sapevano cosa, di preciso, ma se ne sarebbero accorte una volta dentro, no?
    Si ritrovarono davanti ad un monumento roccioso imponente e presero a percorrere il breve corridoio scavato nella pietra, al termine del quale, si aprì uno scenario mozzafiato. «La rosa di sale» commentò, mentre gli occhi scorrevano sulla rigogliosa vegetazione circondata da corsi d’acqua. Attraversarono il ponte sospeso, spostando avidamente le iridi su ogni dettaglio di quel luogo, e si lasciarono attirare dal bagliore emanato dalla grotta poco distante. «E il topazio!» che poteva avere colori differenti, ma Halley era ignorante in materia e si sarebbe soffermata sulle sfumature di blu, sul lago smeraldino e sulle luci che costellavano il soffitto di quel luogo. Ed era così assorta da non notare le leccornie o i comodi cuscini che, in altre circostanze, le avrebbero fatto (capire di aver immaginato tutto) credere che tutta quell’indagine non fosse altro che uno di quei viaggi alla ricerca di se stessi, quelli in cui il tesoro non era nulla di materiale, ma soltanto il bagaglio di conoscenze acquisite, le esperienze vissute e i ricordi che avrebbe portato con sé per sempre. «Tutto per arrivare qui» che poi non avessero più rubato una nave, né combattuto contro le guardie, né fatto assolutamente nulla per guadagnare quel lasso di tempo in paradiso, restava un dettaglio di poco conto. Infilò una mano nella sua tasca con estensione irriconoscibile e tirò fuori la macchina fotografica che le aveva regalato Hunter anni prima. «Facciamo una foto?» sorrise a Willow, già proiettata a cosa avrebbe voluto provare, subito dopo, per sfruttare il loro tempo lì.
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    Parla con King (e scambia la spilla), Chelsey, Hunter e Gid.
    Va con Will nella grotta!
     
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    willow beckham
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    «Anche tu stai morendo?» Osservò halley, circondata da quelle strane lucine che, nemmeno dieci minuti prima, aveva visto attorno ad hazel ed al fidanzato di twat (cosa? non erano fidanzati?? bugiardi. se aveva lasciato pastina a casa quello era l'unico motivo plausibile) «pare proprio di sì» con tanto di alzata di spalle deadpan: se quella sarebbe stata davvero la sua fine, la beckham poteva ritenersi soddisfatta. Era al ballo con la ragazza per cui aveva una crush - non così - segreta da più di un anno, aveva dato un bacio a jklowell (!!!) aka la miglior influencer sulla faccia della terra, aveva combattuto in prima linea uno scontro pieno di sangue, uscendone magicamente illesa (e no, non sto parlando della quest ma della partita corvonero/grifondoro) e fatto la sua buona dose di beneficenza verso il prossimo diventando amica di gideon ed adoperandosi per togliergli il malocchio. Era stata una vita piena, quella della beckham, e per quanto le riguardasse avrebbe potuto tranquillamente finir lì «sono stupita che tu sia ancora viva» perchè l'aveva vista placcare chelsey weasley: mai avrebbe creduto che qualcuno potesse uscire illeso dopo aver fatto una cosa simile.
    Ed infatti, quando lei aveva captato il pericolo e capito che a gid erano rimasti pochi minuti di vita, da brava amica qual'era si era limitata ad osservare la scena e sorseggiare con tranquillità il suo drink - offerto gentilmente dal prof jackson - per poi avvicinarsi a lui veloce come un ninja, arrivargli alle spalle e, alzandosi sulle punte, stampargli un rapido bacino sulla guancia promettendogli che «ti organizzerò il funerale più bello del mondo, promesso!» Mamma da quanto che desiderava farlo ad un suo amico!!!1! Sarebbe stato tutto perfetto! La musica, la bara, le decorazioni floreali.... la beckham aveva già ideato tutto - perchè sì, aveva un raccoglitore stile sposa dove, invece che matrimoni, organizzava il funerale di tutti.
    Fortuna - o sfortuna? questione di punti di vista - che poi era intervenuta halley, ed a quel punto willow aveva iniziato a pensare anche al suo, di funerale. Ma, a quanto pare, esser grifondoro l'aveva salvata dal destino che, ne era certa, sarebbe toccato a chiunque altro fosse intervenuto allo stesso modo.
    Quindi zero funerali da organizzare per willow :c
    «GAAA/AAAAY» chissà dov'era: mentre veniva trascinata dal vortice di goccioline, confidava che da qualche parte nella stanza il gemello l'avrebbe sentita «SEGUI TUTTE LE INDICAZIONI SUL MIO FUNERALE, E SE PROVI ANCHE SOLO A TRUCCARMI PER FARMI SEMBRARE PIÙ VIVA TI GIURO CHE NON TI LASCERÒ MAI IN PACE» Era più o meno da quando era nata che aspirava a sembrare un cadavere, ci mancava solo che suo fratello rovinasse il suo gran giorno con la sua fissa per il makeup!!!1! «Pensi sia arrivato il momento?» ?? «della nostra morte?» lei l'aveva già data per buona: sarebbe stato poetico andarsene con la ragazza dei suoi sogni, era romantico ma non al punto di esser stucchevole, con il giusto tocco di disperazione come piaceva a lei «Della fine delle indagini dico» ah «finalmente possiamo arrivare ad una soluzione!» chissà se i membri del comitato avevano origliato i loro piani e, per la paura di vedere tutto il duro lavoro fatto per preparare l'ambientazione andare in fiamme (o a rotoli, o in macerie, o... beh, c'erano tanti modi di distrugger tutto) alla fine avevano decretato che la cosa migliore per tutti fosse farle entrare. Che poi... soluzione a cosa, di preciso? Nessuna delle due sembrava ancora averlo capito, ma andava bene così: l'importante era credere di avere un mistero da risolvere, ed adoperarsi per trovare una soluzione. E, dopo i bicchieri di benzina di spaco che la beckham aveva buttato giù, era piuttosto certa che, anche se il mistero fosse stato semplice come una puntata di dora l'esploratrice, lei avrebbe fatto comunque fatica a risolverlo.
    «È tutto così bello» la distesa d'acqua, la grotta ed il suo bagliore blu, le luci scintillanti sulle pareti, halley. Willow aveva sempre dato per scontato che il paradiso non l'avrebbe visto mai neppure con il cannocchiale ed aveva sempre creduto che non le importasse, eppure star lì in quel momento fece vacillare ogni sua certezza: se quello lì era davvero il paradiso, allora voleva far in modo di meritarselo. E, talmente distratta da ciò che aveva intorno, per poco non finì dritta per terra per colpa di una piccola sporgenza di una delle rocce sul suolo, salvandosi all'ultimo secondo solo aggrappandosi al braccio di halley «SCUSA!» o mio dio, ed adesso??? La doveva togliere, la poteva tenere, doveva andare via???? Chissà come funzionava: le pesava tanto ammetterlo, ma avere lì al suo fianco gideon a suggerirle cosa fare sarebbe stato molto rassicurante - del resto aveva conquistato narah! ogni volta che ci pensava rimaneva allibita. Halley, in ogni caso, non sembrò dar peso alla mano della beckham, ancora ben stretta attorno al suo polso e «Facciamo una foto?»
    Willow Beckham, fai la persona seria.
    Non era il tipo da foto, o meglio odiava le foto ed ogni volta che qualcuno si avvicinava a lei con una macchina fotografica le saliva un crimine che nemmeno chelsey quando le toccavano i capelli. Ma a chiederglielo quella volta era halley, ed erano in paradiso durante quella che si stava rivelando la sera più bella della vita della beckham: non avrebbe mai potuto dirle di no. «certo che si!» e sperò che la oakes non notasse la sua risatina nervosa, derivata dal fatto che no, non aveva la minima idea di come si sorridesse per una foto: le poche volte in cui le toccava una tale tortura, la sua espressione rimaneva comunque impassibile - nel migliore dei casi: normalmente si limitava allo sguardo da "se non togli subito quella macchina fotografica ti ammazzo"
    E invece quella volta sorrise o almeno... ci provò?? pensò a suo fratello, a gideon ed ad hammie, tre delle persone più fastidiose sorridenti che conoscesse, e tentò alla meglio di imitarle. Poi, una volta scattato il click della fotocamera, si rese conto che o mio dio la sua mano stringeva ancora il braccio di halley ed erano così vicine o mio dio o mio dio NESSUNO L'AVEVA PREPARATAAAAAA «...ESPLORIAMO?» Anche se c'erano dei comodi divanetti su cui sedersi e probabilmente un'altra occasione simile con la oakes non le sarebbe mai capitata più??? #sì, perchè è una disagiata «ma anche te senti odore di cadavere, salvia bruciata e ... caffè nero?? sembra proprio che qualcuno stia onorando un morto nei dintorni» e sì, come rompeva il mood kinda romantico lei nessuno mai.
    (grazie a dio che i suoi veri genitori non sapevano della sua esistenza, altrimenti sai che trauma scoprire di avere una figlia così)(a chi troppo #costas ed a chi nulla #willow)
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    è la seconda volta che lo riscrivo quindi... meh (non tryhard)
     
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    HALLEY OAKES
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    Le bastò quell’apparentemente entusiastico «certo che si!» per convincersi che anche Willow non vedesse l’ora di immortalare quel momento. Non si era accorta, l’Oakes, degli impercettibili (e nervosi) tentativi, da parte della corvonero, di reprimere la forte repulsione per quell’idea e di assumere un’espressione che non fosse simile a quella di un condannato a morte; se lo avesse fatto, se solo avesse notato quanto la cosa le facesse storcere il naso, avrebbe smesso di armeggiare con la macchina fotografica e – avrebbe rispettato la sua volontà? Non da subito, no – avrebbe tentato di farle cambiare opinione. Una, due, tre volte, se necessario, spiegandole i motivi per cui quella semplice diapositiva contasse così tanto per lei. E se non ci fosse riuscita, avrebbe provato a proporle uno di quegli scatti artistici, tipici dell’estate, in cui si sarebbero intraviste soltanto le loro gambe, piedi o ginocchia e la grotta sullo sfondo; oppure, ancora, le avrebbe preso la mano – e avrebbe continuato a stringerla, con estrema naturalezza; niente a che vedere con il fatto che la corvonero stesse risentendo del punch bevuto, avesse dei temporanei problemi di equilibrio e avesse rischiato di dare una testata contro le rocce – e avrebbero riprodotto un altro must della fotografia contemporanea. Non esattamente ciò che Halley aveva in mente, ma se lo sarebbe fatto bastare. Perché voleva un ricordo di quella serata. Perché, per quanto potesse sembrare stupido, tendeva a non accontentarsi delle immagini impresse nella sua mente, dei suoni – che sarebbero stati i primi a svanire – e delle sensazioni provate fino a quel momento; voleva poter riguardare quella diapositiva, a distanza di tempo, e ritrovare quelle stesse immagini, quei suoni, quelle sensazioni – illudendosi che un pezzo di carta fosse sufficiente a non dimenticare nulla, a non perdere altri vent’anni della sua vita. Perché non lo faceva solo per gli eubeech, per permettere loro di accogliere due estranei nella loro vita, conoscerli più in fretta e sentirli vicini; lo faceva per sé, per allontanare la frustrazione di non ricordare il volto dei suoi genitori, le serate a guardare Star Wars, i pomeriggi sullo skate, gli abbracci, la loro voce o il loro profumo. Ci teneva, ai ricordi, più di quanto chiunque potesse immaginare.
    Si strinse ulteriormente a Will, inclinò il capo verso quello dell’amica e le lasciò qualche istante, tra il suo «Pronta?» e il suono dello scatto, per sorridere in direzione dell’obiettivo. A quel punto, prese la polaroid e la avvicinò ad entrambe per giudicarne il risultato. «Perfetta» senza specificare, ancora una volta, se parlasse della foto, della grotta, della serata o della Beckham. Sollevò lo sguardo e si ritrovò ad indugiare sul suo viso, in silenzio e più a lungo di quanto non avesse mai fatto fino a quel momento. C’era qualcosa di diverso. Sentiva qualcosa di diverso. E no, non era l’alcol ormai entrato in circolo, non era l’atmosfera di quel posto da sogno e non era neppure «odore di cadavere, salvia bruciata e ... caffè nero?? sembra proprio che qualcuno stia onorando un morto nei dintorni» cosa? decisamente non era quello. «Io… sento il profumo di pergamena nuova. E di Hunter. E…» lo stesso aroma che aveva percepito durante la lezione di Cura delle Creature Magiche e che forse, un giorno, avrebbe collegato a Willow. «Ma è perché avevo la sua camicia addosso» non perché quel posto fosse pieno di Amortentia, assolutamente.
    «...ESPLORIAMO?» abbandonò i pensieri sull'amica, stuzzicata da quella proposta e da un'idea che le frullava per la testa da quando avevano messo piede in quella grotta. Un'idea delle sue, ovviamente. «Stai pensando anche tu a quello che sto pensando io?» sicuramente no, nessun individuo sano di mente si lasciava mai trasportare da ragionamenti vagamente simili a quelli della grifondoro. Tuttavia, diede per scontato che, , stavano viaggiando sulla stessa lunghezza d’onda. «È il momento di fare quello per cui hanno creato questo posto» si liberò delicatamente dalla presa della corvonero, strinse le dita attorno all’orlo del vestito e lo sfilò via, restando in intimo, a pochi centimetri dall’amica – Hunter: «Il vestito è sporco [ed è diventato trasparente, copriti!]» Halley, an intellectual: lo toglie. Non ci pensò neppure al fatto che quel gesto potesse essere frainteso, che potesse dare l’idea di essere un'allupata considerare i baci sopravvalutati e che volesse passare direttamente al sodo. Non pensò neppure alla possibilità di mettere l’altra a disagio – o che altri non avessero, necessariamente, lo stesso rapporto che aveva la grifondoro con il suo corpo – perché, andiamo, Halley non aveva nulla che Willow non avesse – punto. – già visto, no?
    Portò le iridi in quelle dall’amica e sul volto si allargò uno di quei sorrisi che non promettevano nulla di buono. Non aveva alcuna certezza su ciò che stava per fare, ma si trattava di un dettaglio che non l’aveva mai fatta desistere dal cacciarsi nei guai. A quel punto, prese la riconcorsa e si tuffò nello specchio d’acqua a pochi metri da loro, acqua che, trovandoci in paradiso, immagineremo abbastanza profonda da non farle dare una craniata contro il fondale – o peggio, una roccia – e sufficientemente tiepida da non provocarle un malore improvviso.
    «Vieni anche tu?» le stava offrendo la possibilità di scegliere? Certo, non era sempre prepotente; capitava, talvolta, che facesse caso ai bisogni, alle richieste e alle propensioni altrui. Per questo, non l’avrebbe mai costretta a spogliarsi per fare un bagno insieme; le avrebbe lasciato giusto una manciata di secondi per decidere di tuffarsi spontaneamente, anche vestita, prima di valutare l’ipotesi di tornare a riva e trascinarla in acqua con sé. Ma lo faceva per il suo bene! Erano giovani, dovevano divertirsi! «Non abbiamo tanto tempo!»
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    willow beckham
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    «Stai pensando anche tu a quello che sto pensando io?» cioè, davvero lo stava pensando anche lei??? E dire che non aveva mai preso la oakes per una di quelle persone, ma sarebbe stata ben felice di ammettere il proprio errore di valutazione. Anche se... ma no, non poteva essersi sbagliata «È il momento di fare quello per cui hanno creato questo posto» del resto, per che cos'altro avrebbe potuto esser stato fatto?? Lei lo aveva capito da subito.
    Anzi, a dirla tutta lo aveva sospettato ancor prima di metterci piede dentro: l'aveva capito dal primo istante in cui aveva messo piede in sala grande che lì, nel boschetto blindato, succedevano /cose/. Ed agli altri studenti, anime pure ed ingenue, poteva anche esser sfuggito ma alla beckham no: era chiaro come il sole e splendente come le luci della grotta in cui si trovavano che quella era la location adatta ad «un bel sacrificio umaaa...-aaAAAAAH MA PERCHÈ HALLEY SI STAVA TOGLIENDO I VESTITI???? NON VOLEVA MICA SACRIFICARE LEI!!! «ah» ma stava solo entrando in acqua e quindi «..no», non avevano assolutamente pensato alla stessa cosa. Con Halley si era sempre sentita così in sintonia che.. a volte dimenticava che non condividessero la stessa testa disturbata e che no, per la Oakes forse non era normale vedere la riproduzione esatta di una delle grotte più belle e suggestive al mondo e pensare a quanto sarebbe stata perfetta per fare un bel rito satanico.
    In ogni caso, una volta superato lo shock iniziale e tornata con i piedi per terra, si rese conto di una cosa: halley non si era spogliata per fare da vittima sacrificale al loro (non) sacrificio umano, ma si era comunque spogliata. Non... non.
    Proprio quando il calo d'inibizioni provocato dall'alcol le avrebbe fatto comodo, la ragazza ne sentì l'effetto svanire e si ritrovò ad esser più vigile ed impacciata di quanto non fosse mai stata in vita sua: (hyde's voice:) una tragedia. «Vieni anche tu?» e willow era un po' come un gatto: l'acqua la odiava come la peste. Ma non sarebbe stata degna di metter più piede nella casa dei corvonero, o portarne il distintivo appuntato al petto, se si fosse fatta sfuggire una tale occasione, perchè in caso contrario sarebbe stata una grandissima IDIOTA! E poi sentiva le guance andare a fuoco, e poteva sperare solamente che il fondotinta applicato da suo fratello prima della festa stesse facendo almeno un po' il suo lavoro, impedendole di sembrare a tutti gli effetti un peperone. «Non abbiamo tanto tempo!» una parte di lei avrebbe voluto azzardare e chiederle per cosa? ma, per quanto si professasse sempre coraggiosa e sprezzante del pericolo, quello era un rischio che non avrebbe mai voluto correre: avrebbero potuto minacciarla con un coltello o una pistola e non avrebbe battuto ciglio, ma quella??? Era tutto un'altro tipo di paura. Si sfilò in fretta il vestito e.. «non...» mi sento molto a mio agio con il mio fisico?? non so nuotare poi così bene perchè ho sempre evitato il mare?? non credo i miei capelli saranno in condizioni presentabili una volta uscita dall'acqua??? «...hO il ReGgIsEnO??!?» cristo santissimo GIDEEEEON!!!!! Solo quando l'abito tocco terra e will si ritrovò senza la stoffa nera a fasciarle il corpo, la diciassettenne si ricordò che gid le aveva assolutamente proibito di indossarlo perchè "rOvINA L'OUTFIT!!1!" Pastina dannata se non voleva morire in quel momento. Senza perder ulteriore tempo, si lanciò a bomba in acqua, lasciandosi cadere a poca distanza da halley - più di quanto aveva immaginato di voler lasciare, visto che era praticamente nuda!!1! E, quando riemerse in superficie - dopo aver passato un minuto buono ad urlare sott'acqua e lanciare maledizioni al mcpherson - si ritrovò subito a specificare che «.. non me lo ricordavo assolutamente» altrimenti mai e poi mai si sarebbe tolta il vestito!!!!! «l'abito e gli accessori li ha scelti gideon, fosse stato per me sarei venuta in pigiama» e sì, col senno di poi sarebbe stato decisamente meglio.
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    «non...» il migliore degli esordi, decisamente. Perché nessuna frase, iniziata in quel modo, aveva poi una conclusione positiva. Non voglio non farmi il bagno con te? Non voglio non lasciarti credere che non abbia il coraggio di non– troppe negazioni persino per una mente (disturbata) (complessa) flessibile come quella della grifondoro. Non cosa, allora? Non voleva spingersi così oltre la sua zona di comfort? Eppure, avevano trascorso il primo appuntamento assieme a due serpenti; il genere di esperienze che portavano un individuo a (scappare a gambe levate) (riconsiderare le proprie scelte di vita) (rigare dritto fino alla fine dei suoi giorni) rivedere il concetto di pericolo, in una scala in cui restare intrappolati in una gabbia equivaleva ad un dieci, combattere con delle guardie armate un quattro e fare un tuffo in quella piscina naturale un banalissimo uno. Due, se ci fossero stati degli avvincini. Che avesse paura di quello, la corvonero? Forse, semplicemente, non voleva rischiare di morire. Ma (con Halley era inevitabile) (e a Willow piacevano i sacrifici, le torture e il sangue, no? Meglio se con soggetti differenti?) l’Oakes era più che sicura che non avrebbero corso alcun rischio in quel luogo. Non si poteva morire in paradiso, suvvia! Non ci sarebbero state bestie feroci, non ci sarebbero state pericolose maree ed era piuttosto certa che le rocce fossero a prova di collisioni – magari avevano le punte arrotondate, erano fatte di gomma o cose simili. Dunque, qual era il problema? Non amava l’acqua? Ma era impossibile, come faceva a lavarsi, normalmente? Non «...hO il ReGgIsEnO??!?» ah. Quindi non era in intimo. Era nuda. Mezza nuda. Ma sempre nuda. Non che Halley avesse alcun problema, in proposito, ma fu… inaspettato al punto da fissarla per qualche istante, interdetta e divertita allo stesso tempo. Inaspettato persino per la corvonero, a giudicare dalla sua espressione. Avrebbe dovuto dire qualcosa per allentare la tensione? Qualcosa come «Vuoi che lo tolga anch'io?» o magari no, aveva reso il tutto vagamente ambiguo. «E non devi vergognarti, hai delle belle–» no, no e ancora no. Ok, iniziava a capire perché Gideon fosse così in fissa con le tette, ma non era il caso di lasciarle (intendere che ci si fosse soffermata per qualche istante) credere che l’avesse invitata a fare un bagno soltanto per costringerla a spogliarsi. Non– no! Halley non era quel – quale? – tipo di persona! Lei guardava le affinità intellettive; dove, per affinità intellettive intendeva la passione ad alimentare costantemente i propri interessi, l’uguale propensione a cacciarsi nei guai, la tendenza a far deragliare i propri ragionamenti verso ipotesi del tutto infondate. Non badava alle tette. Forse ci avrebbe fatto caso, da quel giorno in poi, ma fu grata, a Willow, per aver coperto le sue parole con un tuffo improvviso. «.. non me lo ricordavo assolutamente» come respirare? Per questo ci aveva messo tanto a riemergere? «l'abito e gli accessori li ha scelti gideon, fosse stato per me sarei venuta in pigiama» ah, quello, parlavano di quello. «Non sapevo avesse anche questo talento» seriamente, da dove li tirava fuori? Lavorava all’uncinetto, intagliava candele, studiava fin troppe materie, cercava di non morire durante le partite di quidditch, faceva il fashion styl– makeup artis– non avrebbe saputo scegliere la definizione corretta, l’Oakes, ma il punto era che il McPherson, incredibilmente, aveva fatto tutto da solo. Al contrario, la grifondoro era stata seguita da un’intera équipe – i losers al reparto rapimenti, abito e acconciatura, Theia e le compagne di dormitorio per il trucco –, ma, come Willow, non avrebbe avuto alcun problema a presentarsi in pigiama. «E non ero sicura ti saresti tuffata» le sorrise e, per una volta, non aggiunse altro. Spostò lo sguardo dagli occhi della corvonero alle sue labbra, per poi tornare a sondare quelle iridi in cerca di risposte a domande che non avrebbe mai pronunciato. Sarebbe stato così sbagliato se l’avesse baciata? Perché voleva davvero farlo. Avrebbe pensato che fosse una conseguenza del fatto che non avesse il reggiseno? Non era così! Sarebbe sembrato l’inizio di un porno, con i protagonisti già privi degli indumenti? Ma in quei film – se li avesse visti? Certo, con Hunter e Hazel – non c’erano paesaggi mozzafiato, con mille luci a costellare il soffitto. Non c’era quell’atmosfera – era già tanto che si perdesse del tempo a pensare ad un’ambientazione cui nessuno avrebbe badato.
    Si avvicinò all’amica, il cuore che aveva preso a battere all’impazzata e lo stomaco stretto in una morsa mai avvertita prima.
    Quindi non avrebbe pensato male, giusto? Lo avrebbe considerato romantico? Ma non stucchevole. Nei suoi standard, ecco. Ma non sotto. E neanche nella media. Meglio. Perché tutti quei problemi? Non era mai stata nota per pensare troppo e troppo a lungo, la grifondoro; e non avrebbe iniziato proprio quella sera.
    Sostenne il suo sguardo ancora per qualche istante, in una sorta di tacita richiesta di poter proseguire. A quel punto, chiuse gli occhi e annullò la distanza tra loro, poggiando le labbra su quelle della corvonero.
    18 y/o
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    Sono le 4 e... insomma, è venuto fuori questo.
    MA NON POTEVO LASCIARE CHE UNA CENA MI IMPEDISSE DI POSTARE
    Quindi scusa Cris per il post, scusa Will se è sembrata una maniaca - ma ci rifaremo (forse)
     
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    Il tempo è scaduto. La natura intorno a voi inizia a scalpitare forse è il caso di raggiungere l'uscita al più presto, il comitato non vuole dispersi sulla coscienza.
    Grazie per aver partecipato, alla prossima 💜



    ciao ciao ad entrambe le coppie
     
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    joey moonarie
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    Joey per qualche motivo voleva solo ballare; ad ogni cambio musica, anche quando partivano canzoni che normalmente non sarebbero piaciute, l'impulso di mostrare le sue terribili movenze batteva come la mazza di costas: forte, sempre, arturo (sì era andato a sbattere contro l'hendrickson muovendosi; cose che capitano).
    Aveva cercato di fermarsi quando Phoebe, dopo l'ennesimo se ne riparla a settembre, aveva deciso di andare a bere. Impegnandosi a essere un bravo cavaliere l'aveva accompagnata, assistente immobile e confuso, sorseggiando punch corretto, allo scambio fra la Campbell e la Motherfucka (i rituali di accoppiamento dei giovani lo confondevano sempre), e poi fra quest'ultima e l'Oakes traditore della patria. Passava lo sguardo da uno all'altro all'altro ancora e gli parve di cogliere, anche guardandosi intorno e studiando il resto degli studenti, che bisognasse accoppiare le spille in determinati modi. Lui doveva trovare qualcuno che... ballava, forse? O che sentiva l'irrefrenabile impulso di seguire lucine mistiche? «ci vediamo a settembre» salutò Phoebe (oh era lei che lo aveva scaricato dicendoglielo per prima!!! e poi la lasciava alle cure di Sorta) e come in un sogno iniziò a farsi guidare dalle luci aliene fino a un enorme... sasso.
    Ah.
    Aggrottò le sopracciglia, le mani che fremevano per la voglia di entrare nella grotta che sembrava aprirsi al suo interno... guidato da chissà quale magia entrò, solo di qualche passo, nell'oscurità. I suoni dall'esterno ora arrivavano ovattati, e c'era un leggera luce blu che proveniva da dritto avanti a sè. Si fermò di scattò voltandosi sentendo dei passi dietro di sè.
    «oh»
    Immediatamente, riabbassò le mani portate in posizione di difesa, rilassandosi mentre scrutava la figura di sandy nella penombra. Fra tutta la gente alla festa proprio lui era stato guidato in quel luogo? Sembrava quasi premeditato !!!1 «dobbiamo accoppiarci» spiegò, nel caso sandy ancora non avesse capito, e indicò la spilla... o il posto dove pensava potesse averla messa l'altro ragazzo, non indossando una camicia, quindi la cintura (aveva la cintura? non ci vedeva granchè con quel buio - non essendo ancora arrivato al fondo della grotta). «toglila» non vedeva il fermaglio, ma poteva essere solo nascosto da qualche parte. «devi infilarlo; o se preferisci lo faccio io»
    ravenclaw
    07.07.2002
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    dopo aver ballato e bevuto saluta phoebe e va ai sette minuti!oceania ♥ entra nella grotta ma non arriva fino al lago restando nella penombra (?)
     
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    sunday de thirteenth
    I'm gonna swing tonight, have the time of my life
    Del tempo prima - troppo difficile da quantificare quando la vita è così confusa ed i minuti si susseguono tra cambi di scenario, bicchieri che cadono, fratelli che ti "allattano" con la vodka del buon vecchio Jackson, gente lercia come uno straccio, tentativi di rissa tristemente sventati (dai, oramai s'era fatta 'na certa, potevano azzuffarsi tutti allegramente) -, Sunday De Thirteenth aveva perso di vista la situazione generale. Nemmeno poteva dare la colpa all'alcol, giacché a malapena riusciva a dirsi brillo: non che sulla soglia dei vent'anni fosse improvvisamente diventato responsabile, quello non sarebbe successo nemmeno quando (quando???) avrebbe avuto una famiglia o un lavoro o entrambi, ma era abituato ad eccessi più estremi affinché un po' di punch corretto potesse fargli effetto. Probabilmente si era soltanto distratto un attimo, troppo preso a non sbrodolarsi tutto mentre lo Skylinski lo abbeverava come il bravo gemello minore qual era, e da lì era stato un crescendo d'emozioni ammortizzato soltanto dalle tartine e dai rustici del buffet.
    Per cui niente, si sentiva un po' confuso.
    Che ore erano?
    Dove si era appartato Arturo - o meglio: in quali mistici lidi lo aveva portato Costas?
    Chelsey e Kain avevano usato propriamente i preservativi che aveva dato loro?
    «Dove siamo?», non era mai stato una spada in geografia.
    «Dovresti ballare con Joey» e il tassorosso indicò con la mano il Moonarie, sopracciglia sollevate e angoli delle labbra piegate verso il basso. «Probabilmente con quelle mosse mi ucciderebbe, e ancora intendo viverlo qualche anno prima di tirare le cuoia» con tutto l'amore del mondo, ma Joey sembrava il killer di Scary Movie mentre rappava squartando la gente a caso. Aveva anche un coltello, non se la sentiva di rischiare così tanto.
    E poi i lama a rapire le persone, e poi Barry che segue le mille bolle blu, e poi è notte, e poi le goccioline che volevano le seguisse. «Vabbè» ma vabbè cosa? Non lo sapeva nemmeno Sandy, che stringendosi nelle spalle decise di fare come volevano loro.
    Non prima, però, di fare una cosa molto importante. «Così mi fate piangere, però!» esclamò, stringendo i capitani di quidditch di Grifondoro e Tassorosso in un unico abbraccio. Cioè, dai, un succhiotto? Quello era troppo per il suo tenero cuore. Prima o poi doveva trovare CJ e fargli vedere, a meno che l'amico non lo avesse già notato prima di lui. Stampò un bacio sulla guancia di entrambi, e dopo un «Siete bellissimi, vi voglio bene» si dileguò in direzione delle goccioline magiche.

    Aveva sentito dire che quella era la versione hogwartsiana dei famigerati 7 minuti in paradiso - eh, la gente non sapeva tenersi il cecio in bocca, e l'americano da brava pettegola qual era aveva prestato orecchio a qualsiasi stronzata venisse detta durante quel ballo; praticamente era stata l'unica cosa che aveva fatto per tutte quelle ore -, per cui già si sentiva pronto a qualsiasi cosa quella situazione gli si sarebbe palesata.
    Gente ubriaca che voleva vomitare l'anima? Gente triste? Gente che voleva, genuinamente, soltanto approfittare di quei sette minuti? Gente confusa? Era pronto a tutto, Sandy.
    «Oh»
    «Oh!»
    Un po' meno a quello, a dirla tutta. Perché non gli dispiaceva, affatto, ma poteva essere difficile sapere come comportarsi in un momento del genere, con un Joseph Moonarie. Con entrambe le mani affondate nelle morbide tasche di lino dei pantaloni, il De Thirteenth si mosse verso l'altro Freak, le labbra strette in un morbido taglio mentre osservava le difese dell'amico abbassarsi. Non gli sarebbe parso strano passare quel gioco a prendere pugni da un Joey confuso, ma avrebbe preferito evitare almeno quella sera. Continuò ad avvicinarsi, sollevando una sola mano in segno di resa.
    «Dobbiamo accoppiarci» Okay, quello era strano. Corrugò le sopracciglia ma non arrestò il passo fino a che non fu molto vicino al biondo, seguendo con lo sguardo l'indice altrui verso la propria cintura. «Toglila»
    Così. Senza spiegazioni, o motivi validi. Non che a Sunday servissero: già si stava sfilando la cinta dai pantaloni. Però, nel dubbio: «Quanto hai bevuto?»
    «Devi infilarlo; o se preferisci lo faccio io» Il che lo portava a pensare che la risposta alla sua domanda fosse: .
    «Okay Moon, frena un secondo» sollecitò, alzandk a quel punto entrambe le braccia, lasciando cadere a terra la corda puramente decorativa.
    Forse aveva letto del sesso su WikiHow, e magari stava mettendo in atto le informazioni apprese riguardo all'approccio da discoteca piuttosto che quello più... romantico, ecco. Non voleva spegnere il suo entusiasmo, ma... ma. «Prima ci sono i preliminari, non funziona...» indicò il ragazzo, poi se stesso, poi ripeté il gesto. «così.»
    Ma così come?
    Ah beh, Sandy non lo sapeva: la sua unica certezza, erano i preliminari.
    25.12.2000
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    Harper Hale
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    Harper se ne stava tranquilla tranquilla, saltellando euforica come un bambino l'ultimo giorno di scuola, mentre raggiunge suo fratello ed andava a salvarlo dalle grinfie di costas quando... «Distanziamento sociale!» e per poco non cadde lunga per terra, a causa di quella specie di sgambetto. Per lo spavento, inoltre, finì per incendiare i nastri dei suoi adorati sandali bianchi, mettendosi poi ad agitare freneticamente le gambe sul posto per farlo spegnere, così da evitare di dar fuoco a tutta la sala: non voleva mica riprender anche in quel secolo la nomea del demone che dava fuoco a tutto!! Soprattutto in quell'epoca, lì dove a scuola ce n'erano già due #ciao trymore. Una volta sventata la catastrofe, si girò confusa verso il suo attentatore e si stupì nel ritrovarsi davanti Hunter Oakes: era certa che, in un anno di scuola, non si fossero mai parlati prima. «Hey!» osservò confusa il suo gomito teso e, tenendo a mente gli insegnamenti di socializzazione di run, gli porse una mano e gli strinse il gomito come avrebbe fatto per presentarsi a chiunque altro: non funzionava così nel 2020??? «ciao!!» «Forse sei tu la persona da cui mi devo distanziare!» ??? allora perchè era arrivato lì a parlarle??? e, soprattutto... «ma non ce n'è coviddi!!» cioè, in realtà pensandoci bene erano tanti i motivi per i quali il ragazzo avrebbe voluto tenersi a debita distanza da lei (come il rischiare d'andare a fuoco un secondo sì e l'altro pure) ma il crown virus di certo non era tra questi. Poi le porse la sua spilletta e.. gliela stava regalando? no?? cosa doveva fare.
    Lanciò un'occhiata confusa a dude - sempre che fosse ancora accanto a lei: AMIKO NON LA ABBANDONARE - e poi, dopo un bel po' di secondi, si rese conto che il ragazzo stesse cercando di farle incastrare «aaaaahh» se solo l'avesse detto prima!! Si tolse la sua spilletta, appuntata ad altezza del petto, e poi la avvicinò a quella dell'oakes per tentare di farle combaciare «matchano?» spoiler: no. Alzò le spalle rassegnata, per poi lanciarsi in un bell'abbraccio verso il ragazzo, con tanto di due baci sulle guance perchè erano a mondello hogwarts, non avevano nulla di cui preoccuparsi!!1! «spero troverai il distanziamento sociale che cerchi» e poi «dovresti iniziare a cercarlo nel tuo cuore» cosa? cosa. Gli integratori che le aveva dato dude, a quanto pare, si stavano rivelando più forti del previsto.
    Qualche minuto? ora?? cambio di scenario??? dopo, la ragazzina venne circondata da un mini tornado di sabbia e... «dustin, secondo te mi stanno riportando nel far west???» balle di fieno in campi aridi, granelli di sabbia nel deserto, same thing. Senza (le forze per) opporre resistenza, si fece trasportare dal vento, felice di avere dude al proprio fianco, fino ad arrivare nel magiko posto da cui tutti sembravano uscir più felici. E, una volta attraversato il lungo (e spaventoso) corridoio della piramide, la ragazza rimase estasiata alla vista della spiaggia e delle palme «AWWWW MA NON È IL FAR WEST!!!1!!»
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    Joey passò lo sguardo dagli occhi del ragazzo, alle sue mani, alla cintura che si stava sfilando. Strinse lo sguardo, scrutando meglio nella semioscurità alla ricerca della spilla... perchè togliersi la cintura invece che solo quella? Era molto tentato di allungare le mani e togliergliela lui; perchè indugiava tanto? «se non ti sbrighi faccio da solo» detto con leggera stizza e fretta; se quella era una gara, non voleva arrivare ultimo perchè Sandy aveva deciso di incastrarsi la mezza mela chissà come nei vestiti.
    Il DeThirteenth si era avvicinato, e Joey si preparò mentalmente all'impulso di fare un passo indietro... non lo fece. Perchè Sandy profumava così tanto? Insomma, difficile che fossero le pietre a emanare quell'odore, quindi... Sun? T'apposto? Non era del tutto spiacevole il suo odore di per sè (gli ricordava i pomeriggi nella sua depandance), e per qualche motivo stava bene con l'odore di terra bagnata, legno e pop corn.... Vabbè, non aveva tempo da perdere: alzò le mani pronto a prendersi la spilla con le buone o con le cattive-
    «Quanto hai bevuto?» alzò lo sguardo di nuovo verso di lui, osservandolo con sfida «cambia qualcosa?» nel dubbio: poco. Serviva tutta la sua concentrazione per essere normale con i suoi compagni a quella festa, e aveva già rovinato parte della serata con phoebe nei primi dieci minuti; non voleva peggiorare la situazione. Era giusto forse leeeeggermente brillo. Era abituato a peggio.
    «Okay Moon, frena un secondo» e adesso che c'era. «Prima ci sono i preliminari, non funziona... così»
    Di nuovo, il biondino passò lo sguardo dai pantaloni dell'altro al suo viso, confuso. «Hunter ha fatto così, niente... preliminari» era piuttosto certo di quello che aveva visto: «è venuto» *vicino a noi «e poi è uscito» *di scena. Aggrottò le sopracciglia; com'è che Sandy ne sapeva così tanto? «tu l'hai già fatto?»
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    sunday de thirteenth
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    Tante cose si sarebbe aspettato da Joseph Moonarie, ma «se non ti sbrighi faccio da solo» mentre si toglieva la cintura non rientrava nella lista, men che meno dato lo specifico contesto in cui si trovavano.
    Sette minuti lì da soli. Una grotta buia. I suoni ovattati di una festa il cui riverbero martellava nella memoria. Quell'intenso odore di Oolong, di incenso e tabacco bruciati - era il corvonero a profumare così, o Wendy aveva usato la sua dispensa per aromatizzare quel luogo? Propendeva per la seconda: non era certo che l'amico sapesse dell'esistenza dei profumi, tranne per quanto poteva riguardare i deodoranti post-quidditch (e anche su quelli nutriva dei dubbi).
    Sette minuti lì da soli. Non era certo di come sentirsi a tal proposito, ma Joey ce la stava mettendo tutta per farlo sentire in un certo modo, oltre che tremendamente confuso.
    «Tutto tuo!» rispose d'istinto, sollevando le sopracciglia ed un angolo delle labbra in un sorriso sardonico. Non sarebbe stato lui, a prescindere dalla situazione claustrofobica in cui li avevano costretti, a negare al minore quel momento di inaspettata iniziativa. Era curioso di cosa passasse nella testa del biondo, e in un certo qual senso anche abbastanza euforico per come la cosa si stava evolvendo.
    Sarebbe andata a finire malissimo.
    Sunday si chiese se stesse fraintendendo gli atteggiamenti del Freak (conoscendolo e conoscendosi: sì), e le parole seguenti non poterono che fomentare la questione nella sua testa.
    «Hunter ha fatto così, niente... preliminari il De Thirteenth si portò il palmo a coprire le labbra, dischiusesi subito per lo sgomento: la sua stima per l'Oakes era appena risalita al top. Non che fosse davvero mai scesa, ma per cameratismo nei confronti di Joey doveva far finta. «È venuto e poi è uscito.» Non faceva una piega. «Ma davanti a tutti? Parliamo dello stesso Hunter Oakes?» ridacchiò, battendo le mani tra loro. «Almeno poteva aspettare di finire qui dentro!» Da una parte non vedeva l'ora di uscire di lì ed andargli a stringere la mano. Dall'altra, di tornare alla festa non è che gli andasse molto.
    E poi, La Domanda.
    «Tu l'hai già fatto?» Si strinse nelle spalle, distogliendo lo sguardo. «No,» rispose semplicemente, deglutendo sonoramente. Ad altri non lo avrebbe detto, avrebbe macchiato la sua reputazione, ma con Joey - così come agli altri Freak - poteva essere sincero. Senza contare che fosse certo ne avessero già parlato in qualche momento della vita. «sto ancora aspettando la persona giusta. Diciamo che fino ad ora mi sono sempre fermato ai preliminari.» Un vero romanticone, più o meno; fosse mai che qualcuno del comitato si trovasse lì in ascolto per pettegolezzi da spiattellare in giro. Erano cazzi suoi, già si era esposto troppo.
    Spostò poi lo sguardo azzurro su Joseph, scrutando il suo profilo attentamente - più attentamente. Lo aveva sempre considerato speciale, ma raramente aveva pensato al ragazzo nei termini in cui si era posto in quel grottino, e onestamente?
    Onestamente non sapeva nemmeno lui come cazzo sentirsi. C'era un lato di Sandy che, in quel preciso istante, avrebbe usato quei pochissimi minuti per sbattere il Moonarie al muro (probabilmente non alla maniera letterale che avrebbe inteso quest'ultimo); un altro che, conoscendolo, premeva sul prendere tempo e lasciare che scadesse la loro permanenza lì dentro.
    Era combattuto.
    Sospirò. E se il portiere dei blu-bronzo non stesse intendendo quello che intendeva lui? E se l'avesse presa male? «Ma se proprio ci tieni,» non gli importava, e al massimo sarebbe ricorso al piano B. «si fa a modo mio.»
    Si avvicinò di un passo, lento e cauto: ormai lo conosceva, sapeva che si sarebbe preso i suoi spazi ma che lo avrebbe fatto senza fargli del male - che era l'ultima cosa che avrebbe mai potuto fargli. Sollevò una mano, e con l'indice premette sotto il mento di Joey per piegargli appena la testa; allo stesso modo, chinò il proprio capo e si fece ancora più vicino. Così tanto da poter dire quanto fosse chiaro il verde dei suoi occhi, o delicato il naso.
    Non attese molto. Solo qualche istante, affinché Joey realizzasse di essere fuori pericolo e Sandy potesse sentire il respiro del biondo sulla propria pelle.
    Poi, chiuse gli occhi e ridusse sempre più la distanza tra sé e l'altro, fino a quando non incontrò le sue labbra, premendo contro le proprie.
    Rimase così per qualche secondo, e quando si staccò lo fece di poco. Quel tanto che bastasse a sorridere, e respirare sulla bocca dell'altro un semplice: «ora possiamo fare quello che vuoi.»
    Chissà cosa, a quel punto.
    When you try your best but you don't succeed.
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    joey moonarie
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    «Tutto tuo!» sbuffò dal naso. Ovviamente non poteva rendergli le cose facili. «se ti faccio male, non prendertela con me» e accorciando di quanto bastava le distanze, posò le mani sui suoi pantaloni, alla ricerca della fantomatica spilla (ma dove diavolo se l'era messa...? ), meticoloso nel tastare. Da qualche parte nel suo cervello, mentre gli occhi vagavano in giro al buio provando a vedere un riflesso da qualche parte che non fosse la pancia glitterata del tasso, si rese conto di essere a proprio agio tanto vicino al ragazzo, di collegarlo evidentemente a un senso di sicurezza e stabilità che avrebbe preferito evitare di provare. Era in qualche modo piacevole, ma lo... spaventava? Cercò di tornare a concentrarsi sul fermaglio; dov'era? L'aveva nascosto dentro i pantaloni solo per non rovinare l'outfit? Sembrava da lui «Tiralo fuori»
    «È venuto e poi è uscito.» «Ma davanti a tutti? Parliamo dello stesso Hunter Oakes? Almeno poteva aspettare di finire qui dentro!»
    Non capiva cosa ci fosse di tanto divertente. «no, non davanti a tutti» si illuminò d'improvviso. quello che era successo fuori non valeva? «quindi dobbiamo farlo con i preliminari e nella grotta? Ottimo!» potevano ancora vincere?!?? YES!
    Ascoltò in silenzio il resto delle parole, chiedendosi perchè Sandy sembrasse quasi nervoso... o qualcosa del genere. Joey non era bravo a capire le persone, ma distogliere lo sguardo? Deglutire? Secondo l'internet, erano chiari segni di disagio. «ehi» si spostò leggermente, per cercare di farsi guardare. Non era abituato a consolare, ma prima lo faceva, prima Sandy si sarebbe trovato e gli avrebbe lasciato unire le spille. «ora sono qui» capiva la tristezza dell'idea di star perdendo quella strana gara, ma erano ancora in carreggiata! «facciamo tutto quello che c'è da fare prima che sia troppo tardi»
    E se c'erano da fare prima i preliminari che facessero prima i preliminari (perchè erano come quelli del quidditch, giusto? serviva per qualificarsi ed evitare l'eliminazione diretta)... peccato joey non sapesse esattamente in cosa consistessero e cosa dovesse fare. E che fosse troppo orgoglioso per ammetterlo. Cazzo, e se avevano spiegato le regole in sala mentre lui era assurdamente preso a ballare con Phoebe? Puntò lo sguardo chiaro sui piedi dell'altro che si era avvinato ulteriormente, lo rialzò cercando di capire a cosa stesse pensando e cosa stesse per fare. Si rizzò meglio dritto, sollevando il mento come a dire "so esattamente quello che sta per succedere! Non sono mica impreparato!". «cosa-» arricciò il naso istintivamente quando vide la mano di sandy avvicinarsi. Resistette all'indietreggiare col viso. Non che fosse così strano Sandy provasse a toccarlo: tendeva ad occupare spazio e prendersi quello di Joey più spesso di quanto al biondo faesse piacere (seppur mano a mano che passava il tempo, al Moon desse sempre meno fastidio; non che glielo avesse mai detto). Non si mosse, lasciandolo fare, tuttavia scocciato da come gli alzò la testa - delicatamente, ma obbligandolo a piegare il collo comunque. Il tasso si era abbassato, ma non abbastanza; con uno sbuffò, Joey lo afferrò da dietro il collo (non avendo una maglia da cui prenderlo) e lo tirò giù per non dover tenere lo sguardo verso l'alto o sentirsi obbligato ad alzarsi in punta dei piedi.
    Ora sandy era terribilmente vicino; mh. Ok. Sentiva il suo respiro addosso. Niente di strano. Joey pensò che quella vicinanza dovesse stargli dando terribilmente fastidio perchè sentiva il proprio cuore che aveva accelerato il suo battito, la pelle d'oca e la salivazione aumentare, tanto da obbligarlo a deglutire - gesto sicuramente notato dall'altro «non sono nervoso» preciso subito (sentendosi per qualche motivo costretto a sussurrare); non era del tutto una bugia, sentiva qualcosa di diverso dal nervosismo. Era simile alla sensazione di aspettativa positiva prima di una partita... il che aveva senso, visto che stavano partecipando ad una gara. Aveva-
    Lo stava baciando.
    Non era un genio dei rapporti umani, il moon, ma sapeva cosa fosse un bacio, e decisamente Sandy, con tanto di occhi chiusi, lo stava baciando.
    Sgranò leggermente gli occhi, stupito, non del tutto schifato, sulle labbra il calore di quelle dell'altro.
    Gli venne in mente quando, più di un anno prima, aveva pensato che Sandy fosse morto; quando nell'au era corso da lui dopo che era stato sbalzato via, come non aveva aperto subito gli occhi. Si chiese se il Tredici avesse mai scoperto di quelllo che aveva fatto Joey pensando (ingenuamente) potesse svegliarlo. La sensazione provata era decisamente diversa; perchè adesso si sentiva i pensieri ingarbugliati, il cuore a mille? aveva già sfiorato con le labbra quelle di Sunday - e Winston e Preston lo facevano sempre. Cosa- come- che-
    «ora possiamo fare quello che vuoi.»
    Sandy si era allontanato abbastanza da poterlo vedere, e Joey ricambiò lo sguardo.
    Gara. Spille. Giusto. Sì. Quelli erano i preliminari per la gara.
    «tutto qui?» si umettò le labbra. Aveva senso che la saliva di Sandy avesse il sapore del suo profumo? «sembri tu l'esperto» eh, fantastico, aveva abbassato tanto le sue difese da scordarsi di star fingendo di sapere quello che stava facendo. Prese un grosso respiro (inspirando ancora l'odore forte e piacevole) «so quello che succede dopo, ma per sicurezza dovresti farmelo vedere»
    Magari dopo il bacio un bel ballo freestyle? ormai poteva capitare di tutto. «voglio fare le cose per bene» e non perdere come hunter
    ravenclaw
    07.07.2002
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    Il tempo è scaduto. La natura intorno a voi inizia a scalpitare forse è il caso di raggiungere l'uscita al più presto, il comitato non vuole dispersi sulla coscienza.

    Voi siete le ultime coppie e dietro di voi si chiude tutto per l'ultima volta. Grazie per aver partecipato, ci mancherete tutti <3

     
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72 replies since 30/7/2020, 20:21   2252 views
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