[Prom '20] Seven Minutes in Heaven

Lasciate ogni speranza o voi che entrate

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    GIDEON MCPHERSON
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    Colse lo sguardo piattamente scioccato del Serpeverde come se riuscisse a leggergli il pensiero ed empatizzare totalmente con lui. Era anche per questo che erano amici: il McPherson era un ottimo traduttore delle espressioni del Sinclair. Sapeva riconoscere alla perfezione quando l'amico fosse scocciato dai suoi abbracci mattutini dati sempre prima della colazione, ed allo stesso modo riconosceva altrettanto facilmente l'espressione di gioia ed orgoglio che coglieva il Sinclair quando prendeva un bel voto e con altrettanta facilità sapeva perfettamente riconoscere quando l'amico fosse geloso di sua sorella Theia. Capite bene, dunque, che il McPherson era un vero maestro in questa delicata arte.
    Ed in quel momento, mentre Perses esprimeva il proprio ribrezzo, Gideon stava arricciando le narici anche per lui.
    Lo so. Ci mancherebbe che il McPherson non fosse a conoscenza di tali curiosità scientifiche. Ma il 95% per cento di questi batteri non è dannosa, anzi, una ricerca ha dimostrato che aumenta l'aspettativa di vi- ma??? Perchè diamine stava tirando fuori ricerche scientifiche a FAVORE dei baci in un bosco ambiguo, ricco di amortentia, in compagnia del suo amico Perses? DOV'ERANO LE MASCHERINE! E poi, sul serio Perses voleva prendere quella Strada? Sul serio Gideon doveva srotolare la pergamente di curiosità e strambezze che aveva lì sulla punta della lingua? Non lo avrebbe fatto, e solo per pigrizia, ma volle ribattere una cosa sola, doverosa. E tu sapevi che per dare un bacio si impiegano ben quattordici muscoli labiali e fino a quaranta tra testa e collo?! Stiamo parlando di ben cinquataquattro muscoli, insomma. Non sono mai stato tanto atletico, lo sai.
    E comunque non era davvero un fan dei baci, il ragazzo (non in bocca per lo meno ahah). Preferiva gli abbracci.
    L'ultima cosa di cui si sarebbe preoccupato là dentro, era di beccarsi una bella insolazione. Ma immaginò che fossero punti di vista, in ogni caso si limitò a lanciare uno sguardo all'altro, nei punti in cui la pelle era scoperta: la faccia e le mani. Ma non aveva caldo? Comunque era sicuro che la pelle dell'amico respingesse alla perfezione i raggi solari: non voleva certo che assomigliasse ad un contadino.
    Sapere che Perses avesse studiato a casa lo rasserenò non poco. E tu ti sei risparmiato anni di bullismo a scuola. Perchè era chiaro che in una scuola babbana il Sinclair sarebbe stato bullizzato dal primo giorno fino all'ultimo. Sarebbe stato bello, però, frequentare la stessa scuola e venire bullizzati insieme ♡
    «Be’… ora vi siete lasciati, e Narah è una gran bella ragazza,»
    E se si era perso di nuovo a cercare gli uccelli, con quella frase non potè che ripuntare lo sguardo, stavolta di fuoco, sul Sinclair, guardandolo come se fosse Il Lupo. MA CERTO. Era sempre stato lui. Per tutto questo tempo (cit). Gliel'hai mandato tu quel messaggio ridicolo? Non aveva idea di cosa ci fosse scritto nel foglio indirizzato a Narah, ma dubitava ci fossero scritte cose brutte, ANZI. Ed anche se non aveva idea del contenuto PER LUI ERA RIDICOLO A PRIORI - perchè non veniva da lui sks (ma oh in realtà sempre ben accetti i complimenti a Nah, ci mancherebbe). Soffiò una risata divertita, sbuffando dalle narici e scuotendo la testa perchè sapeva che Perses scherzava, e lo sapeva ancora prima che lui lo ammettesse ad alta voce, ma per una frazione di secondo ci aveva creduto davvero, che potesse piacergli Narah - perchè, andiamo, era Narah - ma poi si era ricordato che lui era Perses, e.... okay, al cuore non si comandava per cui non poteva certo decidere di chi infatuarsi MA sapeva che non gli avrebbe mai fatto uno sgarbo simile, per di più ammettendolo ad alta voce.
    «Le tue sembianze vanno benissimo.»
    Ma in che senso.
    Mantieni la calma, Gideon.
    Lo osservò dritto negli occhi, agganciando il suo sguardo, prima che il ragazzo lo spossasse sul laghetto, come se niente fosse. Ed in quel momento, Gideon attraversò tre fasi: 1) negazione 2) complotto 3) convinzione
    No. Invece.
    E se prima era confuso, adesso, a frase pronunciata, non aveva proprio idea di quali sentimenti stesse provando: smarrimento, forse, paura, terrore pieno, una punta di tristezza e forse una semi spolverata di gratitudine. Forse la stava facendo più grande di quella che era, Gideon. Ma non era facile sentire il tuo amico dire "le tue sembianze vanno benissimo (per una pomiciata)" sottintendeva un'attrazione? o forse lo aveva detto intendendo che, in ogni caso, non gliene sarebbe fregato niente del suo aspetto e che quindi poteva risparmiare le energie che una trasformazione avrebbe comportato? Ma sì certo, doveva essere proprio così! Era piuttosto sicuro, comunque, che nessuno li avrebbe obbligati a scambiarsi i germi, quindi potevano lasciar cadere quel discorso strano.
    «Non è che preferiresti pure tu Chris Hemsworth?»
    DIO MIO ma come aveva fatto a capirlo.
    No allora... a Chris Hemsworth preferirei sicuramente Svetlana, ma penso che lui sia davvero un bel tipo... nel senso... sì.
    Sì cosa.
    Si grattò la fronte con indice e medio. Argomento spinoso.
    Se mia madre sapesse una cosa del genere ne morirebbe. Ammise. Ed anche Hazel, ma lei di felicità...quindi non diciamolo in giro, mh? Non che avesse dubbi sul fatto che Perses fosse una tomba (in tutti i sensi), ma EHI sempre meglio essere chiari e limpidi (??).
    Ma era finalmente arrivato il Momento TM di tirare fuori la fotocamerina! E quindi, manovrando l'aggeggio per settarne le impostazioni, il McPherson finì per scattare una foto ad un espressivo Perses Sinclair avvolto da una nube (tossica) d'amortentia e circondato da petali di ciliegio. wat Ma quindi tu non hai mai baciato nessuno? Domandò, curioso.
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    PERSES SINCLAIR
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    «Gideon,» raggelò l’amico sul posto, interrompendo la sua accorata difesa dei batteri che ci si scambiava durante i baci, e della nozione CHE OVVIAMENTE SAPEVA PURE LUI, di tutti i muscoli che si attivavano durante quel disgustoso scambio salivare che i popolani definivano gradevole. Avrebbe fatto meglio la bava di lumaca cristo Pers che… schifo, ma le cose degne in quel mondo venivano sottovalutate. Ogni riferimento al meraviglioso sottoscritto era puramente casuale. «Cambiamo argomento.» Anche se erano amici non avrebbe sopportato a lungo immaginare tanti germi che al momento del bacio partivano all’attacco con elmi e spade a invadere la bocca dell’altra persona, un po’ come in una interessante riproduzione di una guerra troiana in cui le colonne di marmo erano i denti (tratto da un sogno da delirio di febbre di Sara) (non fate domande: non ho risposte). Quel “Non sono mai stato tanto atletico, lo sai” gli aveva persino fatto sbuffare una risata nasale, mentre alzava gli occhi al cielo fingendo esasperazione – che dato il suo range di espressioni precedentemente illustrato da Gid, era un movimento coordinato molto perplesso rispetto alla solita faccia –. Era proprio un… Gideon McPherson #wat
    Sorpresa sorpresa, il suo corvetto a tratti un po’ tonto aveva creduto alla sua sceneggiata, cosa che era divertente sì, ma… IN CHE SENSO. Cioè, pensava davvero ne sarebbe stato capace?? Fu il suo turno di guardarlo storto, adesso, ascoltando l’arringa da ex fidanzatino contro il messaggio anonimo che aveva ricevuto Narah. «Quella in cui qualcuno le dice di amarla e che merita qualcuno che la tratti bene?» Amava gettare il sale sulle ferite, il Sinclair, ma solo se la questione non era grave, figuriamoci! forse Come lo sapeva? Eh, durante la modalità pilota automatico aveva pur dovuto passare il tempo, e i pettegolezzi giravano veloci in sala!! Ad esempio, era sicuro che almeno qualcuno (Mehan) a quell’ora stesse diffondendo la parola della Gides con notevole maestria (urlando e saltellando in giro come un coniglietto). «Be’, no, non sono io. Sul serio mi hai creduto?? Che amico ingrato.» Tsk, questa se la sarebbe ricordata in futuro, il McPherson poteva starne certo.
    Il suo commento sulle sembianze del ragazzo, che poi era molto più innocente di quanto potesse sembrare – Gid era un brutto ragazzo? No! Trovava inquietante baciare uno sconosciuto? Sì! Quindi potevano pure mettere da parte il “no homo bro” per fargli scambiare germi con qualcuno che conosceva, nel caso, era l o g i c a –, creò un silenzio di tomba. Distolse lo sguardo dal laghetto, cercando di nuovo l’amico. «Hai visto un uccello?» Puntò il cielo, ma niente. «No. Invece.» Il tono di Gid, che era davvero espressivo, non come il suo, gli fece capire cosa non andasse. Oh. Oh. Fase della negazione. Si passò una mano sulla faccia, Pers, perché aveva immaginato di dover affrontare quel discorso con Gideon, ma non al prom!! (mica passava così tanto tempo a osservare e riflettere per niente, lui aveva intuito kose già da mesi) «Sono solo onesto, vorresti dire che non sai che sono bellissimo?» BAH. La battuta su Chris Hemsworth fu il colpo finale. Assistette alla sua confusione con espressione conciliante – sempre la stessa? Sempre, ma non per lui! – alzando infine una mano per fermarlo alla banalissima domanda che gli aveva posto. Non spesso veniva chiamato amico, ma quando lo si faceva si poteva tranquillamente chiamare un buon amico. «Sarei pazzo a dirlo in giro, e poi chi la sente la psicop- Hazel.» Non che Gid non fosse d’accordo con lui sul fatto che fosse psicopatica, ma insomma. «E ho capito, Gid, non c’è nessun problema.» No, non avrebbe mai divulgato una crisi cosa simile sul suo migliore amiko. Lo scrutò per assicurarsi che avesse recepito davvero le sue parole, prima di passare all’esplorazione da entomologiTM. Di sicuro avrebbe aiutato l’altro a rilassarsi, era uno dei suoi passatempi preferiti. Non appena si accorse della foto scattatagli a tradimento, lo fissò più arcigno che mai. «Ti ho visto,» commentò risentito, anche se con Gideon raramente aveva il cuore di esserlo davvero, prima ancora del surriscaldamento globale eh! «Ma quindi tu non hai mai baciato nessuno?»
    ZAN ZAN. Le sopracciglia gli si aggrottarono tanto da arrivare quasi ad unirsi in un monociglio biondo e arrabbiato. Ora era ancora più scazzato. «Purtroppo sì.» Grave, gravissimo. «Questo tizio che non conoscevo neanche da quarantotto ore mi ha baciato. Gli ho spaccato il naso.» Onesto. Solo al ricordo si sentiva meglio. C’erano stati altri baci poi?? Kissà, nulla che ricordasse. Ma adesso era curioso. «Il tuo primo bacio, invece?» Ma soprattutto. Spostò l’attenzione sulla fotocamera. «Vedi insetti???» Aveva il sentore che non avrebbero avuto tutto il giorno, meglio portarsi avanti!!1!

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    Edited by Anchor(less) - 3/8/2020, 15:57
     
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    L'argomento germi scivolò via in fretta, e Gideon ne fu più che felice. Passarono dunque all'argomento "lettera segreta" a Narah, della quale a quanto pareva, Perses ne conosceva il contenuto. Questo avrebbe dovuto in qualche modo, riacutizzare i forti sospetti che aveva nutrito per l'amico - per un mezzo secondo, non lo trovava nè così strano nè così poco da corvonero, sorry - ma decise di non porsi domande a riguardo, semplicemente inarcando un sopracciglio e spostando lo sguardo da lui, al lago.
    «Quella in cui qualcuno le dice di amarla e che merita qualcuno che la tratti bene?»
    Touchè x 1000.
    Si sentiva toccato, in quel momento?
    Sì.
    Ah c'era scritto questo?
    Aveva appallottolato quel foglio e lo aveva buttato in mare prima di poterne leggere il contenuto. Allora certamente non era un messaggio ridicolo, dopotutto è vero. Sciocco Gideon ad averlo pensato. Narah merita tutte queste cose che probabilmente io non sono stato in grado di darle. Sollevò le spalle, lasciandosi per un attimo travolgere dal pessimismo.
    Grazie Perses per aver illuminato la mente di questo stolto ragazzo!
    Peccato il Sinclair non abbia memorizzato anche la parte in cui viene detto che l'ammiratore segreto potrebbe trattare Narah meglio di come ha fatto Gideon dedicandole una canzone che lo faceva passare come una merda, perchè in questo caso l'illuminazione sarebbe stata anche più ampia, ma senza ??? ironia o sarcasmo ??? SUL SERIO!! Perchè ci piace farci le seghe mentali.
    Ci rimase molto male, per quelle parole. Perchè sapeva anche lui che Narah meritava di essere trattata con i guanti e lui credeva di averle dato sempre il meglio ma era un dannato umano del cazzo con un cuore altrettanto del cazzo, con le paranoie e le insicurezze che caratterizzavano gli adolescenti del 2020 e
    non aveva davvero saputo essere.
    per lei.
    ciò che lei avrebbe meritato.

    Non aveva saputo darle la felicità perpetua, una relazione fatta da nessuna delusione o l'amore costante ed incondizionato. Meritava tutto questo, Narah. Una persona che le stesse vicino senza mai avere un dubbio, forse, che la supportasse in tutto, che la facesse sentire a proprio agio sempre, che non la ferisse mai, che non provasse mai nemmeno un interrogativo sulla loro relazione, mai un dubbio su sè stesso, sulla propria identità di genere divisa tra l'essere un uomo ed una donna e la paura costante di essere 1) scoperto, 2) giudicato, 3) considerato "meno maschio" di altri ed anche se avrebbe davvero tanto voluto fingere che questo non importasse, che fossero solo convenzioni sociali, DIO se importava, e DIO se era pieno di dubbi da tutte le parti. E meno che mai Narah meritava qualcuno che avesse labili dubbi sul proprio orientamento sessuale! Proprio NO! Probabilmente, là fuori, tra quegli studenti, esisteva qualcuno di così perfetto, un super uomo, una super donna, un super mix delle due cose. Gideon McPherson, purtroppo, era solo un adolescente ed aveva dato a Narah tutto ciò che aveva potuto, finchè la vita non si era fatta un po' più confusa e difficile ed aveva deciso che sì, fosse bravo a cadere, ma che non volesse portarsi dietro anche Narah, nelle proprie cadute.
    Si limitò ad ammutolirsi e concentrarsi sulla fotocamera, senza più battere ciglio, in alcun modo. Avrebbe preferito essere solo con quel suo hobby, in quel momento, senza più il Sinclair nei paraggi.
    «Sono solo onesto, vorresti dire che non sai che sono bellissimo?»
    Non era più dell'umore per scherzare, purtroppo, ma si limitò ad accennare un sorriso.
    Sì, lo sei.
    Rispose, sempre mantenendo lo sguardo sulla fotocamera. Certo il Sinclair aveva una bella chioma. Ma almeno tra amici non dovevano esserci di questi problemi: Perses per Gideon era bellissimo in qualsiasi modo e qualsiasi forma, gli voleva bene e gliene avrebbe voluto ugualmente se fosse stato brutto.
    Non rise, quando gli raccontò di quel tizio che gli aveva praticamente rubato un bacio senza nemmeno conoscerlo, perchè la riteneva una cosa brutta e comunque irrispettosa: una molestia. Che cretino, hai fatto bene. Come si è permesso? Spostò lo sguardo da lui alla fotocamera.
    Il mio primo bacio è stato meno traumatico, avevo quindici anni, con la mia prima ragazza in America. E' stato molto strano...molto bagnato (?) Scorse qualche coccinella, segnalata nello schermo come un puntino lampeggiante, e subito comparvero affiancate allo stesso puntino tutte le informazioni riguardanti quell'insetto, nome scientifico, tempo di vita, e stato di salute. Dio, come amava quella fotocamera. Ce n'è qualcuno. Rispose allora, corrugando le sopracciglia. Ma non voglio catturarli, mi piace guardarli e basta. Sollevò lo sguardo sulla barchetta. Farei davvero un giro con quella ma ho paura che poi si rovescia e cadiamo in acqua. Non ne aveva alcuna voglia di lottare per sopravvivere.
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    Edited by visions of gideon - 3/8/2020, 17:04
     
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    La natura si agita intorno a voi. È il segnale: dovete uscire. Grazie per aver passato questi sette minuti con noi. Alla prossima 💜

     
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    7 MINUTI IN PARADISO
    Ho un idea di paradiso fatta di tutte quelle cose per cui andrei all’inferno.
    All’improvviso si alza una piacevole ma inspiegabile brezza: anche il bosco sacro che aveva ospitato gli studenti per i sette minuti più lunghi (o brevi, dipende dai punti di vista) della loro giovane vita assume ora un aspetto nuovo e totalmente diverso. L’aria primaverile e fiabesca che l’aveva caratterizzato fino a poco prima va via via sparendo e al posto delle verdi fronde e dei cespugli fioriti ora davanti ai vostri occhi trovate una moltitudine di alberi dai colori autunnali, con le foglie rosso-arancio che si espandono a vista d’occhio.
    Il tempio romano ha lasciato il posto ad uno dalle fattezze orientali, nello specifico giapponesi, piccolino ma imponente con le sue decorazioni in rosso ed oro e il largo tetto concavo con una punta nel centro. Al tempio, posto su una collinetta, si può accedere attraversando un caratteristico ponte, anch’esso rosso, salendo inoltre qualche gradino in roccia.
    Lo stesso ponte può essere utilizzato per attraversare il lago, che è ancora lì, ancora delle stesse dimensioni, ma stavolta pieno zeppo di carpe colorate.
    Della piccola imbarcazione non c’è più traccia, ma sono rimasti i lenzuoli sparpagliati sul terreno erboso e, cosa più importante, le leccornie e le bevande sono ancora tutte lì, pronte per esser assaggiate dagli studenti (niente scherzi strani, promesso!).
    L'aria è fresca, meno dolciastra di come era stata fino a qualche secondo prima, ma ugualmente particolare: starà a voi decidere di cosa sa.
    All’esterno, al posto della roccia con l'incisione runica, adesso trovate due guardie di terracotta che, appunto, fanno la guardia al boschetto: nessuno entra o esce da lì senza il loro permesso.
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    charles dumont
    Well my heart is gold and my hands are cold
    «sento una certa ansia»
    Lanciò un'occhiata vagamente preoccupata alle guardie di terracotta alle sue spalle, chiedendosi quante fossero le possibilità di vincere uno scontro con loro per tentare la fuga. A occhio e croce? Poche, molto poche. E non è che non volesse passare i suoi sette minuti in paradiso con Narah, invero, solo che era ben conscio di avere una terribile inclinazione a cacciarsi nei guai, e avvertiva il peso della responsabilità di essere stato designato dal FatoTM per la seconda volta come compagno della Bloodworth. Il destino stava cercando di dirgli qualcosa? Aveva scambiato la patata per la pannocchia? Doveva rivedere le sue priorità? Il Dumont era piuttosto confuso.
    «beh, io ne approfitterei» indicò alla telepate uno dei lenzuoli adagiati sull'erba, avanzando poi di qualche passo per sedervisi sopra e attendere che l'altra scegliesse di raggiungerlo o meno. «non ti tocco né provo a molestarti, juré» sollevò entrambe le mani per sottolineare la propria innocenza, abbozzando un lieve sorriso rassicurante «sai, Dante -» sapeva di non essere davvero capace a destreggiarsi in una relazione, ma i stava provando ad essere la persona che il Rinaldi meritava al proprio fianco «ed in ogni caso di solito non salto addosso alla gente» non dirlo Charles, non dirlo «sono loro che saltano addosso a me» lo ha detto.
    Occhiolino e finger guns, si passò una mano fra i capelli con un certo disagio, puntando lo sguardo verso le capre colorate nel lago. Cosa ci facessero in acqua, restava un mistero troppo grande da svelare per un Charles Dumont come lui.
    Rimase in silenzio qualche istante, cercando di distinguere il profumo delicato ma al contempo pungente a solleticargli le narici: sapeva di mare, di tabacco, e di qualcosa che non era davvero in grado di definire, ma che gli risultava egualmente piacevole. L'idea che si trattasse di amortentia gli attraversò la mente, ma scelse di scacciarla in fretta per non dover riflettere sulle implicazioni del trovarsi in un luogo in cui l'aria era piena zeppa del più potente filtro d'amore in circolazione, né sul perché avesse lo stesso odore di Dante.
    «ho una curiosità, puoi anche non rispondermi» disse infine, preferendo di gran lunga snocciolare stronzate piuttosto che pensare «con Gideon... lo odiamo a morte e lo inseriamo nella lista degli ex stronzi, o è quel tipo di relazione in cui nessuno dei due sa davvero cosa vuole nella vita perciò si gira intorno in attesa che arrivi l'illuminazione divina?» che dire, Charles non era mai stato un maestro di delicatezza, ma almeno era onesto. «non sono affari miei ovviamente, però se posso fare qualcosa...» cosa? Qualcosa. «insomma, ho accettato di baciare Costas per far ingelosire Arturito, direi che qualunque tua richiesta risulterebbe comunque migliore su più livelli» scusa Costas, non lo pensa davvero, sta solo marpionando «siamo amici, sono a tua disposizione» si strinse nelle spalle, incrociando lo sguardo della telecineta per accertarsi di non aver toccato un nervo scoperto in maniera fin troppo diretta.
    «però se posso dirti la mia...» era un commento richiesto? Assolutamente no, ma tant'è. «per me fa il gay ingenuo con Pers» era comunque suo dovere farglielo presente, piuttosto che lasciarla crogiolare nell'illusione che al McPherson piacesse davvero la patata. «quando stanno nel dormitorio Serpeverde metà di noi fanno gli psycho shipper, l'altra metà cerca di cavarsi le orecchie per non sentire i loro 'stai molto beneh' e 'sei carinoh anche tuh'. Voglio dire, bro» prese a battere le nocche sul palmo dell'altra mano «paccate, fate cose, liberateci da questo strazio del te la voglio dare ma non te la do» era una questione veramente importante per il Dumont!! «boh vabbé, io non capisco ma occhei» scosse il capo con rassegnazione, prendendosi un momento per contemplare l'angst del suo rinnovato spirito shipper che con dedizione e fervore Phobos aveva instillato in lui negli ultimi mesi. «comunque» si schiarì la voce, cercando di ritrovare un certo contegno «scelta tua, io sono dalla tua parte in ogni caso» e non da quella di Perses perché puzzava «poi se tutto questo discorso è inutile e volevi solo sette minuti per limonare con me, va bene uguale» scherzaaaava. Forse.
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    scusa Narah, siamo stupidi
     
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    NARAH BLOODWORTH
    «Nice costume» «Thanks, I'm hopeless» «What?» «A goddess*!»
    La domanda fondamentale: dov’era finita Jess??? Sapere che sua sorella era lì in Sala, ma non sapere dove si trovasse di preciso, la straniva non poco; chissà cosa stava facendo? Probabilmente era a seguire in hype le coppie del prom che shippava di più: dopo aver salutato Jane e averle ribadito che era originale e stava benissimo – se la Darko badava bene a come distribuire complimenti, a Narah piaceva farli! –, le venne da sorridere al pensiero che Jessalyn stesse bighellonando ovunque.
    Narah era praticamente convinta che quella lettera non fosse molto attendibile, o scritto con destinatario a caso per… movimentare la serata? E poi; nah, an intellectual: piaceva a questa persona solo perché bella??? Era una frase così basic che poteva essere davvero di chiunque, Fitz aveva ragione. «Giusto.» Troppo abituata a Fitz che parlava apparentemente da sola per far caso a lei che discuteva con un fantasma, si fece distrarre dall’arrivo di una coppia di ragazzi che, dai, erano così carini!!. Rivolse un sorriso intenerito sia a Behan che a Ty. «Ciao!» Aveva visto troppe volte la faccia da “voglio morire” di Ty a lezione di poteri, per non riconoscerla in quel momento. Che dire. Lo capiva BENISSIMO. «sei sempre abbordabile.» WAT. Un attimo di silenzio, prima di ricordarsi che, appunto, era Ty. «Aawww, volevi dire adorabile?» lo aiutò poi. «uccidimi.» … stavolta non era tanto sicura avesse sbagliato. Tossicchiò. «Volevi dire credimi?» #no
    Si era accorta dell’arrivo silenziosissimo di Gid alle spalle? No, fino a quando non sentì un braccio sfiorarle il fianco. Si volse di scatto, incrociando lo sguardo nocciola dell’altro, e senza che potesse fare nulla per evitarlo si sentì morire ma in senso buono. «Oh.» La bocca le si fece più asciutta e il cuore accelerò il battito, mentre cercava di non dargli a vedere quanto le piacesse averlo così vicino, e soprattutto quanto le facesse piacere che fosse andato a parlarle già due volte, nonostante avesse di sicuro altro da fare, ma... NON DOVEVA ILLUDERSI DA SOLA. Magari aveva semplicemente visto gli altri e- e ci teneva a parlare con loro!! Non per forza perché insomma, sì, c’era lei ecco….. no??? Deglutì un po’ nervosa, circondata da quel suo profumo che era riuscita a decifrare solo in parte. Smettere di fissargli il pomo d’adamo mlmlmlLO come una stalker fosse già un passo avanti. Tuttavia, in maniera infantile, non poté trattenere una punta di delusione quando Gid allontanò il braccio chiacchierando con Jane, confermando che non era lì per lei; non perché fosse Jane, non avrebbe mai avuto nulla contro di lei e si meritava tutte le attenzioni che potesse ricevere. Narah, d’altronde, non era eccentrica come Jane, teatrale come Fitz, amichevole come Amalie, allegra come Phoebe (tra l’altro li aveva visti ballare!!1! E insomma.) né misteriosa come Willow.
    Stava diventando pesante? Stava diventando pesante, quiiiiiindi magari avrebbe potuto accampare una scusa tipo che doveva andare in bagno – con quel vestito?? Help –. La scusa della sete era perfetta. Si schiarì la voce, preparandosi mentalmente la frase da dire(??), quando sotto i suoi occhi Gideon (sclerò come quando in libreria era uscito il trentesimo volume dell’amichevole entomologo di quartiere, adorabileh) prese la lettera, la appallottolò e buttò chissà dove. Che succede. Puntò uno sguardo sorpreso e pieno di interrogativi sul ragazzo. Non era da lui scattare così, cosa stava pensando?? Perché l’aveva fatto??? «Cos-?» Non fece neanche in tempo a chiamarlo per nome e secondo nome(??) per fargli intendere che DOVEVANO (ma ki te lo dice) parlarne, che lui si era già allontanato.
    E quando pensava di essersi messa il cuore in pace #maquando #falza, Gideon McPherson l’aveva confusa di nuovo.

    E niente, nel frattempo lo scenario era cambiato – lei e Charles sarebbero stati in tema? –, come faceva a essere tutto così perfetto?? Chissà se il comitato aveva fatto indigestione di National Geographic.
    «fitzfitzfitzfitz, non sono lucciole infuocate vero?? Non è uno scherzo????» #triggeredlezione Passata la paura per quelle luci che avevano preso a volteggiarle attorno, Narah le aveva seguite fino all’isoletta con Charles al seguito. Proprio a quest’ultimo aveva lanciato un’occhiata perplessa, mentre gli indicava con l’indice il lago pieno di (capre) carpe. «Hai visto? Ce ne sono tantissime,» commentò presa dall’entusiasmo, e senza indugi mise una mano in acqua nel tentativo di sfiorare una (capra) carpa, ma questa (Pastina II) filò via in un millisecondo. «Peccato.» Forse era risentita dalla mancanza di briciole di pane? Si dava ai piccioni e alle oche, magari in Giappone usava darlo alle carpe?? (?) Annusò ancora una volta l’aria, incuriosita, ma per quanto si guardava attorno non riusciva a trovare incensi al sandalo, o qualunque cosa potesse emanare quell’aroma. Si mise di nuovo in piedi, togliendo dal vestito un paio di foglie arancione intenso.
    «beh, io ne approfitterei.» Al richiamo di Charles, Narah si accorse che in quei pochi secondi si era fossilizzata sul laghetto, e non aveva visto la zona picnic con tanto di lenzuolo steso sul manto di foglie. Sgranò appena gli occhi, e sarebbe stato meno difficile se il Dumont non ci avesse messo in mezzo i sottintesi maliziosi, c’erano??? «Dio, non ci avevo neppure pensato,» commentò, ignorando il rossore che sentiva affiorare sotto il trucco. Seguì il suo esempio, sedendosi di fronte a lui con una discreta grazia – a forza di ballare anni e anni in gonnella ci si fa l’abitudine(??) –, purtroppo poco interessata al cibo che sperava non andasse comunque sprecato. «ed in ogni caso non salto addosso alla gente.» Le sembrava piuttosto ragionevole. «sono loro che saltano addosso a me.» . Ah ochei. Alzò velocemente le mani davanti a sé, a disagio. «Non io giuro!!!» Aveva dato quell’impressione?? Ma no perché mai. Stava skerzando? Nel dubbio rimase in silenzio. Quel tempio in lontananza la incuriosiva tantissimo: cosa ci sarà stato dentro? Di costruzioni così ne aveva viste solo nei libri. Era un tempio buddista o shintoista? Difficile da dirlo, soprattutto perché non era un’esperta e perché sapeva che alcune caratteristiche architettoniche erano in comune.
    «ho una curiosità, puoi anche non rispondermi.» Ahia. Allarme rosso. Lo sapevano tutti che quando qualcuno iniziava così la frase e aggiungeva “puoi anche non rispondermi” era senz’altro un argomento spinoso. Aveva qualche problema ad aprirsi con chi non conosceva più che bene, Narah, ma lo invitò comunque a proseguire con un vago cenno della mano: non si aspettava che Charles Dumont volesse parlare di Gideon con lei, ma fu comunque un colpo allo stomaco proprio perché inaspettato. La sua domanda, però, la lasciò esterrefatta. Come si faceva a credere che lei odiasse il Corvonero, o che lo ritenesse addirittura uno stronzo? Certo, gli altri sapevano ben poco, ma… «Non penso sia sufficiente essere quello che ha dato un taglio alla relazione per essere giudicato male,» disse. (non si dice stronzo, si dice maleducato!!1!) Inspirò piano, preparandosi mentalmente ad aprirsi ma non troppo. Voleva che certe questioni rimanessero tra lei e Gideon; questo non le impediva di difenderlo come meritava. «Non lo odio a morte. Mi ha sempre rispettato e trattato benissimo. Chiunque mi abbia scritto la lettera si sbaglia: Gid è la persona più sensibile e gentile che io abbia mai conosciuto. Un cavaliere, sul serio. È semplicemente… finita.» Non così semplicemente, a dire il vero: ripensò a quando, mesi fa, le aveva detto che tra loro non era più la stessa cosa, e nemmeno il suo sentimento per lei. Non era stato chiaro, ma Narah l’aveva rispettato. Era sicura le avesse spiegato, be’, tutto ciò che lui sul momento sapeva e poteva dirle. E cosa voleva dire col discorso della coppia in cui i due si giravano intorno? Gideon le girava intorno? Aggrottò le sopracciglia. «Non capisco.» #onesta. La storia di Arturito e Costas la SKONVOLSE, era questo ciò che si perdeva non essendo ciatella?? «Costas vuole fare ingelosire Arturo?» Casca sempre dal pero, Narah, mi raccomando. «siamo amici, sono a tua disposizione.» Lo fissò come se le avesse detto “aaaw guarda che belle tutte quelle capre nel lago!”. Si stava offrendo per far ingelosire Gid? 1) Stava morendo dalla vergogna 2) non concepiva una strategia simile. Sarebbe stata una cosa scorretta, una scorciatoia, in un certo senso, che avrebbe fatto star male sia lei che probabilmente il Corvonero. E questo la portava a un altro punto: avrebbe potuto provare a riconquistare Gideon?? Aveva senso, se lui l’aveva lasciata? Sgranò gli occhi. Avrebbe dovuto rifletterci. «Dici che c’è speranza?» gli domandò piano, timidamente, prima che le parole successive del Dumont la scoraggiassero un po’. Sapeva che Gid e Perses avevano un rapporto speciale, che erano solo migliori amici, ma se i sentimenti del ragazzo per il Sinclair fossero… non lo sapeva, cambiati?? Glielo avrebbe detto, lui? Cavolo. Secondo punto su cui riflettere, GRAZIE CHARLES EH, DAVVERO. Ad ogni modo, non sapeva che dire al Dumont su quel punto: se erano tutti convinti che tra quei due ci fosse qualcosa, anche dire la propria – che erano soltanto amici – non avrebbe cambiato molto.
    «paccate, fate cose, liberateci da questo strazio del te la voglio dare ma non te la do C h a r l e s. Pronto???? HAI L’EX DI GID DAVANTI E TI DILUNGHI? Sei un buon amiko ma si può sempre migliorare. Infatti Narah aveva iniziato a deconcentrarsi dal discorso, come i bambini sul punto di traumatizzarsi quando gli si smantellava la favoletta dell’ape e del fiore. «Mmmmh(???).»
    «comunque La conclusione del Dumont, pur fatta palesemente per scherzare, la fece sbuffare senza reale risentimento. LiMoNaRe? «No.» Breve, concisa, brutale e con l’aggiunta di un «Maleducato!» finale. Gli sorrise, perché certo non ce l’aveva con lui anche se era un pettegolino, e si strinse nelle spalle. «Sei gentile, ma non voglio farlo ingelosire. I giochetti non sono per me.» Ne era più che certa. Ma adesso basta, aveva parlato anche troppo di lei e rischiava il collasso da un momento all’altro. Smise di guardare il lago, girandosi verso Charles – che ora che ci pensava, si era definito suo amico! Era commossa!! –. «Ora è il mio turno!» Ridacchiò, cercando di scacciare la malinconia che l’aveva assalita con quei discorsi. «Come va con Dante? Come lo hai conosciuto?» Portò le ginocchia strette al petto, poggiandoci il mento in una perfetta posizione da ascolto e riuscendo al contempo a non mostrare ben più che la coscia #wat

    nearly 18 y.o.
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    Scusate, è lunghissimo ihih, mi si erano accumulate troppe cose #fine

    - saluta Jane unitasi al gruppetto (Charles, Fitz e Posh)
    - chiacchiera con Ty e Beh
    - arriva Gid e rimane sciokkata. GID EXPLAIN
    - va nell’isoletta con Charles e parla con lui
     
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    Il tempo si ferma e delle meravigliose geishe vi scortano verso l'uscita ora libera dalla statue che vi lasciano passare.
    Grazie per essere passati. Alla prossima 💜

     
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    Adalbert Behemoth
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    Ma un bel prom tranquillo senza rompimenti di coglioni incidenti di vario genere no, eh? Neanche se il FatoH (non il Monte, o forse anche quello, chissà. Dov’era però il suo anello, allora, a questo punto?) avesse deciso di scaraventargli addosso l’intero mazzo degli imprevisti di Monopoli.
    Vabbè. Poteva andare peggio. O forse no.
    Si era appena allontanato dal gruppetto sempre più folto – distanziamento sociale dove sei? – che si stava raccogliendo appena fuori dal boschetto dei 7 minuti quando gli sembrò di veder passare la cugina, letteralmente trascinata, o almeno, quasi, da una folta capigliatura rossa che dapprima scambiò per una Weasley qualunque, poi capì trattarsi della zia numero ??? di Nice, Joni. Erano nel 2020 da praticamente un anno, ormai, e si era anche preparato psicologicamente alla cosa, ma, in realtà, non vi aveva ancora fatto l’abitudine. Vedere in giro tutte quelle persone che conosceva, o meglio, che, in teoria, doveva ancora conoscere, sia nella loro reale identità, sia, cosa che continuava a stranirlo, sebbene ne fosse perfettamente consapevole, di età diverse e, spesso, senza alcuna reminiscenza di quello che erano, gli faceva un effetto stranissimo. E se faceva quell’effetto a lui, che era intelligente, come diavolo facevano le persone stupide ovvero chiunque altro? Era meglio non pensarci, in effetti, altrimenti gli sarebbe venuto mal di testa. Aveva programmato l’emicrania per via della musica e del casino, non dei suoi viaggi mentali. Eh.
    Ovviamente, però, non fece nemmeno in tempo a finire di formulare del tutto quel pensiero che il Fato simpy gli regalò un’altra perla. Non che non fosse felice di vederlo, anzi. Certo, dall’esterno probabilmente nessuno riusciva a spiegarsi come lui, così rompicoglioni selettivo, potesse essere suo amico; eppure era così e, sinceramente, gli altri potevano pensare quello che volevano. Il fatto era un altro: proprio in quanto suo amico, adesso come, soprattutto, nel passatofuturo, ogni volta una morsa gli stringeva il petto, pensando a tutto il tempo passato insieme e che, ora, il ragazzo aveva completamente dimenticato. Sì, stavano facendo tutto questo per una causa più grande di tutti loro, ma, egoisticamente, alle volte non riusciva a non pensarci. Insomma, ogni volta che incrociava Lucy King provava sentimenti contrastanti. Adesso come allora/prossimamente gli voleva bene, ma gli piangeva il cuore nel realizzare che, per quanto fosse sempre lui, allo stesso tempo non era lui. E poi, appunto, si era appena detto di scacciare dalla mente tutte quelle questioni sui paradossi dei viaggi nel tempo… figurati se poteva davvero smettere di pensarci.
    «Hey!» salutò il Bread, con un abbozzo di sorriso, alzando a sua volta una mano, sebbene in modo più contenuto, nella sua direzione. Nei mesi appena passati aveva dovuto fingersi – d’accordo, non era sempre una finta: Lucy o King che fosse teneva a lui, ma alle volte era… #toomuch. O almeno, lo era nei criteri da Tyler Wood di Albie – più e più volte infastidito e scocciato dalle continue molestie del ragazzo, molestie, naturalmente, del tutto innocue, non come quelle di Costanzo, nel corso dei preparativi per il ballo. Così facendo, però, aveva avuto il pretesto per tornare diventare amico con lui, sebbene, appunto, mezza scuola o forse anche di più si chiedesse come questo fosse possibile. Mosse qualche passo nella direzione di King e del suo accompagnatore e sentendolo rivolgergli quel primo, semplice convenevole schiuse le labbra per rispondere, ma il chrono lo investì con una raffica di questioni. Ridacchiò appena, quasi sottovoce, annuendo con fare solenne. «Sì, quel posto sta già funzionando a pieno regime… anche se avrei preferito veder cadere qualcuno in acqua, a questo punto» spiegò fintamente serio, anche perché, in fondo, era verissimo. Certo, forse la Gides avrebbe regalato qualche gioia a tutti gli psycho shipper, ma quei due erano troppo gay ingenui per farcela. Avrebbe persino scommesso con Nice sulla cosa, dato quanto era certo di vincere. Squadrò il ragazzo che King gli stava presentando: ovviamente nella loro pettegolaggine i #nilbie conoscevano letteralmente tutti, ma, il più delle volte, per quanto lo riguardava, non aveva mai neanche parlato con le persone in questione. Il battitore di Corvonero, dunque, rientrava in questo gruppo. Lasciò che il Bread sproloquiasse un altro po’, senza sforzarsi troppo di nascondere un sorriso quasi intenerito, quindi prese la parola a sua volta, non volendo essere maleducato. Maleducato no, ironico sì. Sempre. «Ciao Mac… direi non ci sia niente da aggiungere, ha già fatto tutto lui!»
    All’improvviso provò una strana fitta al petto e, per un attimo, pensò si trattasse del solito senso di straniamento nel trovarsi davanti Lucifer che non era Lucifer e… cazzo, imprecò mentalmente, per la ormai 21302743745 volta dall’inizio della serata. Non era quel tipo di fitta. Era più una puntura, era… la spilla. Si sforzò di rimanere calmo, ma, sapendo, all’incirca, a quale destino stava per andare incontro, si preoccupò e, soprattutto, si infastidì da morire. Tutto quello che era stato organizzato per il prom non avrebbe dovuto riguardarlo. Lui era il Mangiafuoco della situazione, era tra coloro che tiravano i fili. Non era un burattino idiota e senza un minimo di pietas filiale come Pinocchio! E invece prima Nice ai 7 minuti, poi la lettera e ora… questo. Si augurò mentalmente che fosse qualcosa di innocuo, ma poi uno strano formicolio lo pervase. Istintivamente cercò di combatterlo, ma ben presto si rese conto che sarebbe stato tutto inutile: la tortura delle spille l’aveva ideata, in buona parte, Nice. Che gli piacesse o no non poteva sottrarsi da quella punizione. E quindi ecco che, mentre sentiva King porgli un’altra domanda – «cerchi qualcuno? noi andiamo da quella parte» – in modo ben poco naturale si mise in posa, drizzando le spalle e stendendosi al meglio in tutta la sua altezza, assumendo quella che, nella sua mente, avrebbe dovuto essere una posa epica. Pronto per un altrettanto epica fotografia che, però, nessuno era lì a scattargli. Ancora prima di riuscire a smettere di stare in posa il suo viso si svegliò, increspandosi in una mezza smorfia. «Volevo capire dove si fosse cacciata mia cugina… sì, andate ad esplorare! Non capisco perché ci sia tutto questo casino qui dall’ingresso, quando c’è un’intera sala disposizione… potevo anche sbattermene, con le decorazioni» si lamentò, tornando ad avere il pieno controllo di sé stesso. Sorrise appena a King e, inaspettatamente, pensò di accettare la sua proposta e dunque seguirlo in un punto non ben precisato della stanza. Tanto Nice non si trovava, mentre lui doveva scovare l’altra metà della sua mela – letteralmente, in questo caso, non il suo maniaco personale – . E non aveva ancora assaggiato nulla di tutto il magnificò buffet che avevano preparato, quindi era il momento di…
    Adaaaaalbert. No. NO. «Ma che due… » E Nice sparita. E la lettera. E la spilla maledetta. Adesso questo?! Alzò gli occhi al cielo, con un misto di schifo, fastidio e voglia di morire stampati sul volto, in perfetto stile Wood – Bulgakov, e, senza trattenersi, sbuffò sonoramente. «Ecco, a proposito di quel posto… indovina a chi tocca?» sbuffò di nuovo, guardando i due ragazzi «Ci becchiamo dopo, magari… andate ad esplorare, su!» li salutò con un cenno del capo e, volente o nolente, si incamminò verso l’isola dei 7 minuti. D’accordo, non erano un tempo poi così lungo, però… tutte quelle cose erano state pensate per torturare divertire gli altri, non lui. Forse era una punizione per aver peccato di hybris, dato che aveva deciso di provare a scoprire chi mai gli avesse mandato quella bruttissima – nel senso che era proprio brutta, diciamocelo – filastrocca? Perché sì, a conti fatti, quella roba non poteva essere definita una poesia.
    A grandi falcate tornò ad attraversare il ponticello, fermandosi però per ben due volte per mettersi in posa per un fotografo invisibile, tornando così sull’isola dei 7 minuti. Purtroppo o per fortuna adesso ne era certo: Nice era lì e l’aveva visto. Alzò nuovamente gli occhi al cielo con una smorfia, sbuffando piuttosto sonoramente, in risposta al suo incoraggiamento. Per non farsi mancare nulla simulò anche un conato di vomito, seguito purtroppo dall’ennesima posa, un sorriso che mai e poi avrebbe fatto nella vita di tutti i giorni, forse non immortalato da nessuno. In teoria poteva stare tranquillo, in giro non c’erano né Jane, né Callie. Nessuno doveva avere delle vere prove fotografiche per quella faccia apparentemente così felice. Riprese a camminare, non potendo fare a meno, arrivando a leggere i nomi incisi sui due soldati di terracotta: a quella vista scoppiò a ridere, dato che subito la sua mente corse ai deliri di sua cugina su Hendrickson e Motherfucka. Ecco, a questo proposito, un attimo dopo, Nice lo strattonò – «Lascia stare il mio bellissimo mantello! … Ops» – e, con la sua innata dolcezza e gentilezza, gli sibilò quelle parole in un orecchio «sai cosa devi fare» «Certo che lo so… tanto qui, ridendo e scherzando, faccio sempre tutto io!» ribatté lamentoso e, con una piroetta, scatenata dalla sua malsana e completamente artificiale voglia di posare per l’obiettivo, si voltò dall’altra parte, intercettando il suo compagno di sventura. Non proprio delicatamente – ciao Adam – afferrò Arturo per un braccio, vedendolo decisamente barcollante e messo male, anche perché continuava a urlare qualcosa come Uuuuh! Le lucine! e, senza troppi convenevoli, lo trascinò con sé oltre le porte, che, ovviamente, si richiusero subito dopo dietro di loro.
    Senza mollare la presa sul compagno di Casata si addentrò nel boschetto, passando prima la radura, poi il ponticello sul laghetto pieno di capre carpe, per arrivare, infine, al piccolo tempio. Non c’è che dire aveva avevano fatto proprio un lavoro eccellente «Tu adesso ti siedi» gli intimò e, parlando, lo costrinse a sedersi sulla panca che c’era dentro il tempietto «E…» dopo essersi assicurato che Turo fosse davvero seduto e non in procinto di afflosciarsi come un sacco di patate lo mollò un attimo, per sporgersi a prendere una delle coppe su un tavolino poco più in là. Ne annusò il contenuto ed annuì «… bevi questo» Senza aspettare risposta gli cacciò in bocca il bicchiere, costringendolo a bere un sorso di succo di zucca. Almeno lì sopra la roba non era stata corretta dal corpo insegnanti. O almeno, non tutta, ecco. Un po’ disgustato, ma sotto sotto, anche impietosito, osservò l’Hendrickson «Si può sapere come hai fatto a ridurti già così dopo, vediamo… sì e no un’ora? Come pensi di arrivare a fine serata? A quattro zampe?» … ok, questa era molto brutta, ma gli era salita spontanea alle labbra. E infatti rise, pur continuando a guardare il ragazzo con fare di rimprovero. Eh sì, doveva proprio fare tutto lui. Come sempre!
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    Lo so che avevo detto che non sarei stata prolissa ihihihihi.
    Ma il post vero comincia da dopo la metà! Prima è un prequel! Doveva salutare King e Mac!
    Cià, ti sbacio.
     
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    «oOoOoOh»
    Ma tu pensa. Il bosco non era un bosco!
    O meglio, era un bosco, sì, ma più grande! Arturo era molto colpito dalla cosa - per quanto riuscisse a registrarla, ovviamente. Si guardò intorno ancora leggermente spaesato: non vedeva più la muraglia cinese sul fondo della sala, né i numerosi isolotti che avevano costellato la sala grande, né i bellissimi draghi che erano apparsi ogni tanto nell'ultima... quanto era passato dal cambio? Chi lo sa.
    E comunque, ripensandoci, forse i draghi erano frutto della sua immaginazione hihihi non poteva esserne certo. Ad ogni modo, non c'era più nulla della sala grande e tutto intorno a loro era colorato di giallo, rosso, arancione come se improvvisamente fosse autunno. «Ma siamo in estate...? È estate vero?» aveva dubbi su tutto ormai. Avrebbe perso tempo ad accarezzare le fronde degli alberi per vedere se fossero veri o no, se non fosse stato per la presa ferrea di Adalbert sul suo braccio. Uh, si era quasi dimenticato del concasato. Dove lo stava portando? Ma soprattutto, aveva per caso scritto in fronte, sul petto o sulla schiena, che poteva essere trascinato in giro da chiunque capitasse? Inaccettabile. «prolla la mesa» oddio, si era trasformato nel Lìmore. «m'lla la -» vabbe, era inutile, ormai erano arrivati da qualche parte e le sue inutili e sbiascicate richieste erano state ascoltate, in un modo o nell'altro. Era seduto su una panchina, all'interno di... si guardò intorno confuso: «Come ci sta un tempio all'interno della sala grande?» un dubbio comprensibile ce lo aveva avuto anche panda col mare ma d'altronde erano maghi. Poi un dubbio, invece, atroce: «Oddio, non siamo più in sala grande???»
    «...bevi questo.» Non è che il biondo gli avesse lasciato possibilità di replica prima di forzare il liquido giù per la sua gola, ma doveva capire che arrivato a quel punto Arturo avrebbe bevuto letteralmente qualsiasi cosa, non c'era bisogno di essere così bruschi. Gli afferrò un braccio stringendolo in una morsa forse un po' troppo ferrea, scusa Albie, e chiese preoccupato «Dimmi la verità, non siamo più ad Hogwarts vero? Devo tornare al ballo! Heather mi aspetta per... ballare duh! Era un ballo!!
    Forse non ricordava le cose proprio bene bene, il (futuro) Capitano, ma come fargliene una colpa: era stato certo al cento percento che le lucine servivano a condurre lui e la bionda sulla pista da ballo! Che ne poteva sapere che sarebbe stato rapito da un bosco. Poi, all'improvviso, si risvegliò il criceto morto che aveva al posto del cervello e gli venne in mente di chiedere una cosa molto importante. «Cosa ci facciamo qui? No perché prima...» prima cosa, mh? «Prima... UUH ma sono capre quelle?» era amico di Charles per un motivo, infondo. Le sue attenzioni al laghetto risultarono però molto brevi e, alla fine, si ritrovò a guardare nuovamente il compagno di casata con un'aria molto confusa. «Si può sapere come hai fatto a ridurti già così dopo, vediamo… sì e no un’ora?» Gran bella domanda, Albie, «gran bella domanda. Non reggo le correzioni a quanto pare.» e rise per una battuta che avrebbe capito solo lui. Forse, c'era la possibilità che non si capisse nemmeno da solo. Ma tant'è. Adalbert aveva ragione, come aveva fatto a finire in quelle condizioni in così poco tempo? Doveva essere un qualche record.
    «Vivo...?» rispose infine perché ci teneva davvero tanto a finire la serata in quel modo, ecco. Ma non era più così certo ormai. Non se ripensava a ciò che era appena successo con Heather, ad esempio. O a cosa avesse visto poco prima di essere trascinato oltre la porta dall'altro Serpeverde. A tal proposito... «Prima...!» e forse ce la faceva a concludere la frase, eh. «Ho visto tua cugina entrare qui con (quel) Motherfucka -» perché lo guardava così?? Era il suo nome! Non lo stava insultando. Ad ogni modo, non terminò la frase perché non era certo di come avrebbe voluto conclundere: voleva chiedere cosa fosse successo? Perché erano in quel posto di perdizione? Perché le lucine lo avevano trascinato lì lontano da Heather? E, aveva preso un abbaglio o aveva visto uscire dallo stesso bosco anche Charles e Narah? Se c'era qualcuno che poteva illuminarlo a riguardo era il biondo, infondo era parte del comitato che aveva organizzato tutto quello, no? Quindi perché non chiedere? Gli diede un paio di piccoli strattoni al mantello e poi «Pensi che Costas voglia limonare con Charles e Aidan?» ??? Non era quello che voleva chiedere ????? «È dalla finale che quei tre sembrano sempre lì pronti a paccarsi da un momento all'altro.» cit.
    Ma davvero. Albie, siamo confusi quanto te, giuro che volevamo chiedere altro ♡
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    Adalbert Behemoth
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    Perché, tra tutti, proprio lui doveva beccarsi un adolescente ubriaco da sopportare supportare? Era sempre un gran fortunello, non c’è che dire. A Bertie piaceva bere e, forse, era persino sulla buona strada per diventare un buon alcolizzato, ma… ubriacarsi? Neanche morto. Specie, poi, in pubblico. Arturo, invece, sembra di tutto un altro avviso. Anche il fatto che un pochino gli facesse pena, che si stesse dispiacendo per lui, non era un buon segno: non bisognerebbe mai provare pena per qualcuno. Sì al disprezzo, allo schifo, persino all’odio. Ma la pena… no.
    Ad ogni modo, se non altro, le domande sconnesse e i borbottii quasi incomprensibili di Hendrickson principalmente lo irritarono, portandolo quindi a mettere da parte il dispiacere, facendo avere la meglio al suo ben collaudato fastidio verso l’umanità tutta – ma in particolare verso gli adolescenti stupidi, dai quali, aimè, era letteralmente circondato – . Seriamente, come poteva anche solo passare per la testa della gente l’idea di ridursi così? Lo trovava a dir poco incomprensibile. «Certo che siamo in estate. E in Sala Grande» aveva sibilato, come se la cosa fosse ovvia. Evidentemente, però, oltre che rincoglionito nella vita e dall’alcol l’Hendrickson doveva essere diventato anche un po’ – tanto – duro d’orecchi, perché continuò a delirare sul non trovarsi più ad Hogwarts. Ah, e gli sfracellò un braccio. «Hey, stai attento!» brontolò sbuffando, troppo orgoglioso, però, per aggiungere altro e per controllare quanto grande fosse il danno causato dalla stretta del ragazzo. Maledetti giocatori di Quidditch, con la loro forza bruta e tutte quelle manie manesche. Conosceva fin troppo bene il tipo, visto chi era sua zia. E Paris, suo cugino, sembrava essere già, a sua volta, sulla cattiva strada: fuori dal campo si faceva mettere i piedi in testa da tutti, ma sul campo era a dir poco una macchina da guerra. Tuttavia, ora come ora, gli occhi lucidi erano quelli di Arturo, così come il tono preoccupato ed implorante, tono che non avrebbe assunto neanche sotto tortura o nella situazione più triste e pericolosa del mondo. «Dimmi la verità, non siamo più ad Hogwarts vero? Devo tornare al ballo! Heather mi aspetta per... ballare.» «Dato che sei sordo, oltre che rincoglionito, te lo ripeto: siamo ad Hogwarts. In Sala Grande. Il ballo te lo ricordi, vedi?» sebbene il suo tono fosse prevalentemente scocciato, in parte, senza rendersene conto, cominciò un po’ a parlargli come si farebbe con un bambino particolarmente duro di comprendonio, o con un menomato mentale… nulla di strano, in realtà, visto che Albie entrava in quella modalità fin troppo spesso (anche perché era stato bombardato da suo padre che si rivolgeva in quel modo all’altro suo padre per… tutta l’infanzia? E l’adolescenza? Insomma, non sempre ma quasi«Il comitato, o meglio, io sono stato molto bravo e… ecco qua. E’ una magia, Arturo. Siamo maghi, hai presente?» gli sorrise sarcastico, inarcando un sopracciglio e fissandolo. Ecco, aveva pure tirato fuori Heather. Sentendosi gli occhi di Nice, anzi, il suo corno puntato addosso, anche se era quasi sicuro che lì dentro non prendesse, si chiese come procedere: doveva glissare, viste le mire di sua cugina e di mezza scuola sul destino di Hendrickson? O era meglio rigirare il coltello nella piaga? Certo, lo faceva soprattutto per sadismo, ma non era poi così assurdo che Arturo potesse davvero sentirsi attratto da due persone contemporaneamente, nonché di sesso diverso. Sinceramente non ci vedeva nulla di strano. Una non doveva essere per forza la copertura per l’altra. Semplicemente… le cose potevano stare così. I suoi genitori ne erano la dimostrazione vivente «Non mi preoccuperei dell’attesa di Heather, ma di come farai tu a ballare. Ti reggi a stento in piedi! E se le vomitassi sul vestito? Anzi, più che altro direttamente addosso, visto che non ha lasciato molto spazio all’immaginazione…»
    Ma niente da fare, Arturo continuava a rifilargli domande a caso, o comunque, da sbronzo che non può farcela nella vita neanche da sobrio. Ovviamente. Aveva appena parlato di capre? Sul serio? Si guardò intorno, individuando solamente le carpe del laghetto «L’unica capra che vedo, ora come ora, sei tu… e te l’ho detto! Questa è la Sala Grande. E…» oh no, rieccoci. Non potendo farne a meno si mise in posa per una fotografia immaginaria, alzando il bastone in aria e aprendo un po’ le gambe e i piedi per assumere una posa più combattiva. Ma perché a lui? Cioè, ovviamente era fantastico e bellissimo perché aveva preso tutto da mamma Daisy, però un conto era un vero photoshoot, un altro… questo, ecco «… senti. Tanto sei così fuori che non credo andrai a spifferare tutto in giro. E se lo farai, ti avverto: la furia di Nice si scatenerà su di te. Quindi non credo ti convenga. Per cui, sì… una parte della Sala, questa parte della sala, è la stanza, o meglio, l’isola, ovvio, dei sette minuti. Hai presente? Quel giochino idiota in cui si rinchiudono due persone in una stanza per sette minuti, non permettendo loro di uscire prima dello scadere del tempo… ecco. Chiaramente era un modo per lasciare che gli ormoni, UGH, facessero il loro corso, ma…» lo squadrò, non schifato ma molto, molto distaccato «… non sono Motherfucka, mi sembra ovvio»
    Ecco, Nice doveva essere orgogliosa di lui. Aveva tirato fuori la patata, anzi, la banana bollente. O la melanzana, come preferite. Per Costas la voce era che si trattasse più di una melenzana, ma aveva come il sospetto che fosse stato il ragazzo stesso a mettere in giro quella voce, per farsi grande. Vabbè. Lui il suo dovere, insomma, il suo dovere verso quella pazza di Nizza, ecco, lo stava facendo «gran bella domanda. Non reggo le correzioni a quanto pare.» «Oh, lo so. Altrimenti tutte quelle T non si spiegherebbero» era terribile, naturalmente, e anche stronza, vista la bocciatura che, lo sapevano tutti, molto presto, e con molte probabilità, avrebbe colpito l’Hendrickson, ma… gliel’aveva servita su di un piatto di argento, dai. Appoggiò il bastone, anche perché ormai la mano implorava pietà, ma soprattutto per poter incrociare le braccia, continuando a guardare Arturo con fare decisamente di rimprovero, dall’alto al basso. Di sicuro non gli si sarebbe seduto vicino rischiando di vedere il suo bellissimo mantello inondato di vomito! Fece mente locale per capire come ritirare fuori il discorso Costas – ed Heather, al diavolo le scommesse di Nice – , ma Turo lo precedette e fece tutto da solo. . «Ho visto tua cugina entrare qui con (quel) Motherfucka -» Sgranò gli occhi, sollevo le sopracciglia e… «… WAAAAAAAT» *Jefferson’s voice* «Ecco con chi…! Quel fissaculi… e tette, figurati!» borbottò, più rivolto a sé stesso che ad Arturo. Non che avesse paura per l’incolumità della cugina, anzi, se proprio quello che aveva rischiato era Costas, dato che Nice sapeva difendersi benissimo, ma… dio, sembrava una barzelletta! Rise, passandosi una mano sulla fronte e, per poco, non si rovinò tutto il trucco, dato che avrebbe voluto sfregarsi il viso. «Sono tutti entrati qui dentro per lo stesso motivo… il richiamo dell’isola. Stile Lost!»
    L’espressione di Arturo era sempre più confusa. La cosa ovviamente non lo stupì neanche un po’, anche perché, ora come ora, nella mente – e non solo lì… – del ragazzo doveva starsi agitando di tutto. Heather, Costas e… «Pensi che Costas voglia limonare con Charles e Aidan?» «Penso che Costas voglia limonare con Charles, Aidan e tutta la popolazione maschile della scuola. Ok, forse anche con buona parte di quella femminile… soprattutto, però, penso che voglia limonare con te» Che poi, limonare. Era un eufemismo. Era chiaro come il sole che il Motherfucka volesse fare anche altro con tutte le persone appena citate e, in particolare, proprio con Arturo. Non nascose un sorrisetto sornione e sarcastico, dato che c’era anche un’altra cosa chiara come il sole: l’Hendrickson non riusciva a togliersi dalla testa il compagno di casata. Erano lì sì e no da due minuti e l’aveva già nominato tremila volte. Insomma, più palese di così… «È dalla finale che quei tre sembrano sempre lì pronti a paccarsi da un momento all'altro.» Paccarsi? Ora quello confuso era lui. Cioè, il senso della frase l’aveva naturalmente colto, ma… paccarsi? Ah, questi giovani d’oggi! «Tutti e tre contemporaneamente? Probabile» sospirò e scosse il capo, provato dalla sua dura e difficile posizione di guru della vita «E tu? Non c’è nessuno che vorresti, umh… paccarti Era veramente senza senso come espressione. Si pacca un appuntamento, un evento sociale… anche una persona, anzi, soprattutto una persona. Però, appunto, non in quel senso «A parte Heather, certo. Non è che la tradisci, se senti il bisogno di… avere a che a fare anche con qualcun altro, eh. Insomma… è del tutto normale sentirsi attratti da più persone, da più… pietanze» Le metafore culinarie facevano davvero schifo. Così come la posa che assunse un attimo dopo – un selfie con tanto di duckface, EW – . Basta, per quanto fosse infinitamente più poeta del suo maniaco segreto si era rotto di sforzarsi di essere così soft. Era pur sempre figlio di Adam, insomma. E poi Arturo era così ubriaco che, probabilmente, non avrebbe capito niente, se avesse continuato ad esprimersi per metafore e perifrasi «Ascoltami bene. Non c’è niente di male se hai voglia di farti Heather. E Costas. Specialmente Costas. Nel senso… è un maniaco e probabilmente non vede solo l’ora di avere l’onore di conquistare per primo il tuo culetto, ma… se ti va non vedo perché dovresti trattenerti dal lasciarti andare con lui»
    Contenta, Nice e tutto il pubblico da casa?
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    Se solo qualcuno avesse saputo, probabilmente ci avrebbe pensato due volte prima di giudicare le scelte dell'ispanico, prima di fare commenti sulla sua confusione o prima di decretare giusto o sbagliato il suo comportamento. Se solo qualcuno avesse saputo, appunto, avrebbe capito. Ma nessuno conosceva i retroscena, nessuno aveva mai incontrato o parlato con gli Hendrickson e andava bene così; erano brave persone, infondo, ma Arturo non avrebbe mai voluto presentarle ai suoi amici. Quali suoi amici avrebbe potuto portare a casa, infondo? In quella stessa casa dove non si parlava della cugina Joce perché fidanzata con un'altra ragazza; dove il solo nome di Beatriz procurava un infarto a buona parte della famiglia al ricordo della gravidanza fuori dal matrimonio. Nella stessa casa che aveva bandito film come Dirty dancing e serie come Modern Family. Partiva tutto da nonni troppo rigidi e con saldi - ma obsoleti - principi tramandati inevitabilmente al resto dei Jiménez-Alarcón; Ana Teresa era riuscita a mettere da parte i pregiudizi riguardo una cosa come la magia ma si faceva il segno della croce e recitava tre Padre Nostro di fila ogni volta che vedeva due persone dello stesso sesso tenersi mano nella mano.
    Non avrebbero mai approvato nessuno dei suoi amici; avrebbero storto il naso per.. beh, per un motivo o per un altro, per tutti.
    Rosie, più forte e più ribelle, non si era lasciata turbare troppo da quella situazione e aveva persino sfidato apertamente i suoi genitori con libri e film facenti parte della sfera lgbtqia+ nella speranza di riportare, non tanto Paul quanto la moglie, finalmente a vivere nel ventunesimo secolo, ma Arturo? Lui mai. Aveva sempre abbassato la testa e, con profonda vergogna, aveva accettato quella visione del mondo che aveva sua madre. Qualsiasi domanda di dubbia natura veniva stroncata sul nascere, un tecnica adottata per anni quasi inconsciamente ma che ormai non sembrava funzionare più.
    Non era così stupido come tutti credevano e onestamente non gli importava davvero nulla di quello che gli altri pensavano di lui, ma era comunque spaventato da ciò che ultimamente non faceva che tormentarlo, quel pensiero fisso che gli suggeriva che forse, ma giusto forse, non aveva mai apertamente sfidato sua mamma perché sapeva di essere in disaccordo con lei. E quella consapevolezza, per quanto piccola e segreta, lo aveva sempre spaventato e frenato dal fare (o dire) qualsiasi cosa. Si sentiva come un bambino che, colto in flagrante con le mani nel sacco, teneva la bocca chiusa nella speranza che i genitori non lo punissero; se non confessava non rischiava, giusto?
    Non che avesse paura di esser punito ma... beh, lo vedeva il modo in cui i suoi familiari storcevano la bocca nel sentire certi nomi, o come scuotevano la testa quando si toccavano determinati argomenti. Non voleva essere una delusione per nessuno. How River of you, Arturito.
    Alla fine, con gli anni, era diventato bravo a nascondere e mentire, talmente tanto da finire col crederci persino lui stesso.
    "Che (gay) ingenuo", cit.
    Probabilmente avrebbe continuato per molto altro tempo, reprimendo ogni dubbio o domanda che sentiva nascere in lui, fingendo che tutto fosse sempre uguale, ma vuoi la sbronza, vuoi le parole dure ma oneste del concasato, Arturo si ritrovò a fare i conti con quella verità nel momento più inaspettato.
    Adalbert era... un suo compagno di casa. Punto. Stop. Di lui non sapeva altro (se non che forse aveva una relazione con sua cugina?? What?? Le voci dicevano così!) e contrariamente a Nice, che seppur con riluttanza, aveva iniziato a farsi conoscere nel castello, il futuro Caposcuola rimaneva un mistero per Arturo. E dopo quella chiacchierata avrebbe probabilmente desiderato non conoscerlo mai ma eh, ormai erano lì tanto valeva parlare. Un po' gli dispiaceva non poter conoscere il biondo in una situazione meno... appannata, ecco. Avrebbe voluto essere sobrio e dimostrargli che non era poi così male ma whatever, ormai era troppo tardi. La sua idiota figura l'aveva fatta - chissà se era stata colpa delle capre, del fatto riuscisse a malapena a stare seduto o per i commenti sulle stagioni, ma Albie non doveva proprio trovarlo molto simpatico (non poteva sapere, Arturo, che quello era Albert in uno dei suoi Momenti) (anzi, facciamo pure che era Albert sempre e via).
    «Dato che sei sordo, oltre che rincoglionito, te lo ripeto: siamo ad Hogwarts. In Sala Grande. Il ballo te lo ricordi, vedi?» Certo che se lo ricordava, il ballo, non era mica così ubriaco. E poi scusa Albie, ma potevano benissimo aver utilizzato una Passaporta!!111!1!! Che ne sapeva lui, mica era nel comitato. L'indignazione per il tono brusco di Albert stavo scrivendo Adam?? vabbe. Unreal. Al massimo Tyler si tradusse in un broncio, anche se Turo avrebbe voluto rispondergli a tono; era solo leggermente alterato, mica cretino! Assimilò attentamente anche le seguenti parole del giovane, osservandolo con lo sguardo più attento che riuscisse a pescare nel suo repertorio; impresa epica quando non riusciva neppure a tenere l'attenzione fissa sull'altro Serpeverde per più di un secondo.
    «Non mi preoccuperei dell’attesa di Heather, ma di come farai tu a ballare. Ti reggi a stento in piedi!»
    La soluzione gli venne subito, tanto da stupirlo per la sua banalità.
    «Conosci qualche incantesimo che faccia tornare sobri?!» Chiese con occhi grandi e colmi di speranza perché, lui, a quel ballo, non ci avrebbe rinunciato mai! Sarebbe andato in ginocchio da Heather per chiederle una seconda (terza?) possibilità. Avrebbe persino cAnTaTo se in quel modo avesse avuto la certezza di vincere la sua occasione della vita! Era così perso nei suoi vaneggiamenti che il buon proposito di ascoltare attentamente Adalbert andò in fumo in pochi attimi, e tutto quello che registrò alla fine fu: «…quel giochino idiota... due persone in una stanza per sette minuti... per lasciare che gli ormoni... il loro corso... Motherfucka.»
    «Io... non...» era così fuori da non aver capito il senso o, al contrario, non lo era abbastanza e aveva capito tutto benissimo? Lanciò velocemente un'occhiata oltre l'arcata del tempio per vedere se ci fosse qualcuno intento a fare foto - che ne so, 'sto qui ogni tre per due si mette in posa?! Ma chi sei? Una stella del cinema? (Quasi, è suo figlio, ma okay) - e dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno intento a fotografarli, tornò a parlare. «Vuoi passare sette minuti con Costas?!?!» anche lui?? Ma...!! Che avevano tutti? Come faceva a conquistarli tutti?!?! Unbelievable. Ma siccome era una brava persona Arturo Maria, e un buon amico, si offrì comunque volontario e disse: «Se vuoi... vado a chiamarlo...?» Non era ancora certo di poter rivolgere la parola al concasato senza fuggire a gambe levate ma se Bertie ci teneva tanto? Poteva fare un'eccezione? Lo avrebbe aiutato?
    O forse no. Il nodo allo stomaco che aveva non sembrava esser molto d'accordo con quell'ipotesi.
    E, confuso da ciò che provava, ci mise un po' a capire che no, non ci aveva capito proprio niente. E Albie glielo aveva spiegato senza mezzi termini (lo conosco fin troppo bene, so già come reagirà, ciao Alberto) e quindi OKAY Arturo non avrebbe detto più nulla. Mimò una linea dritta all'altezza delle labbra e poi fece come per gettare una chiave invisibile oltre le sue spalle: da quel momento non avrebbe proferito più parola, avrebbe solo ascoltato. Così magari evitava di fare una figura di emme dietro l'altra.
    Tempo dieci secondi, però e... LOST! Lo aveva visto! Aveva capito al volo la reference!! Uff, avrebbe voluto dirlo al compagno di casata ma aveva appena promesso di non fiatare più...?? Che tristezza. Voleva commentare con lui i momenti più belli e più brutti della serie!!!
    Poi, all'improvviso, al diavolo la promessa, e quella stupida domanda aveva lasciato le sue labbra prima ancora che potesse registrarla; per qualche secondo aveva sperato che Adalbert non sentisse o che venisse colto da un'improvvisa amnesia e dimenticasse di averla udita ma MEH, lo spirish non era così fortunato #quandomai
    «Penso che Costas voglia limonare con Charles, Aidan e tutta la popolazione maschile della scuola.» #ahokay cit. «Ok, forse anche con buona parte di quella femminile… soprattutto, però, penso che voglia limonare con te»
    Quelle parole non avrebbero dovuto stupirlo, infondo chiunque conoscesse Costas Motherfucka sapeva che tipo era, gli si voleva bene anche per quel suo modo di essere così molesto. E non avrebbe dovuto sorprendere lui visto che le avances del concasato non erano mai state delicate o fraintendibili. Ricordava ancora bene quel giorno sul campo - e non per la sconfitta o per il bacio di Heather ma piuttosto perché «Mi sono offerto per una limonata con lui, una volta.» informò il biondo, mentre con lo sguardo perso nel vuoto ricordava per filo e per segno gli eventi di quel pomeriggio. Sembrava nata e finita lì, una piccolezza sorta da un gioco di parole che lui non aveva colto al volo, e invece... «Queste metafore con il cibo mi confondono. E il cibo non dovrebbe confondere. Il cibo è... puro. È buono.» Poteva sentire chiaramente Bri, rinchiusa a Different Lodge a fare chissa che, urlare un AMEN! di cuore. Ciao Bri. «Ho capito tardi che per limonata non intendeva la bevanda.» Non c'era ironia nelle sue parole, né disprezzo né sorpresa. In quel momento era così assorto nei suoi pensieri che non riusciva nemmeno a distinguere le proprie emozioni. Alzò lo sguardo solo udendo nuovamente la voce di Albie.
    «Tutti e tre contemporaneamente? Probabile»
    «Beh.. non Tryhard!» sempre meglio specificare, «Dicevo, Charles e Aidan sicuro. E a lui non credo dispiacerebbe partecipare.» Voleva mantenere un tono leggero e scherzoso ma fallì miseramente. L'idea continuava a non andare a genio al suo sistema nervoso, a quanto pareva.
    Deglutì allargando istintivamente il colletto della mantella che indossava: quella discussione stava prendendo una brutta piega. «E tu? Non c’è nessuno che vorresti, umh… paccarti?» Come doveva rispondere a quella domanda?
    Un Arturo sobrio non ci avrebbe pensato due volte a riderci su affermando che non c'era altra persona al mondo che si sarebbe "paccato" volentieri. Ma quell'Arturo non era così sicuro; l'Arturo che era approdato su quell'isola con Adalbert aveva più dubbi che T in pagella, e quello la diceva lunghissima. «A parte Heather, certo. Non è che la tradisci, se senti il bisogno di… avere a che a fare anche con qualcun altro, eh. Insomma… è del tutto normale sentirsi attratti da più persone, da più… pietanze» continuò l'altro nel notare, probabilmente, la difficoltà che Turo aveva nello spiccicare parola in quel momento. Apprezzò il gesto ma non molto le parole, perché «basta parlare di cibo» piagnucolò, mentre puntuale come sempre, il suo stomaco gli ricordava che da quando aveva messo piede in sala non aveva toccato cibo. Anzi, per dirla tutta erano giorni che non mangiava altro se non Smarties e altri dolci di contrabbando che aveva nascosto nel baule; e certo che la sbronza gli era salita in un attimo!
    «Ascoltami bene. Non c’è niente di male se hai voglia di farti Heather. E Costas. Specialmente Costas.»
    C'era un silenzio quasi spettrale all'interno di quel bosco, innaturale, eppure ugualmente confortevole per la maggior parte del tempo ma in quel momento? In quel momento Arturo lo odiava perché nel silenzio poteva chiaramente sentire quella vocina che, suonando molto come Idina Menzel, cantava: conceal, don't feel, don't let them know. Che c'è? Frozen è un cartone bellissimo e ad Arturo piacciono i film Disney!
    «se ti va non vedo perché dovresti trattenerti dal lasciarti andare con lui»! Tralasciando la parte sul "culetto" (vi dirò solo che Arturo era molto sconvolto dalla leggerezza con cui Adalbert aveva affrontato l'argomento, like what the fork.), Turo si prese qualche minuto per riflettere sull'ultima frase. Cosa lo tratteneva, mmh? A parte l'idea di essere allontanato dalla propria famiglia nel caso fossero venuti a sapere una cosa del genere? Era impossibile per loro anche solo comprendere figurarsi accettare l'eventualità che il loro unico figlio maschio provasse attrazione per altri ragazzi! Non glielo avrebbero mai perdonato. Non poteva far loro una cosa del genere... no? Creare una delusione così grande, distruggerli...
    Sospirò profondamente: per quanto cercasse di fare lo spavaldo e fingere di non curarsi di ciò che la sua famiglia pensava di (o voleva da) lui, era innegabile che ci tenesse comunque e un giudizio negativo da parte loro sarebbe stato difficile da accettare.
    Non riusciva a trovare una soluzione che avrebbe reso felici entrambe le parti. Perché ormai non serviva nemmeno più fingere o negare, il biondo (e tutto il resto del castello) lo avevano capito molto prima di lui che solo di recente aveva iniziato ad aprire gli occhi e a rendersi conto che sì, provava qualcosa per Heather e forse sempre l'avrebbe provata... ma non era esattamente indifferente nemmeno al suo compagno di squadra. Forse era l'alcol a parlare, o forse un'audacia conferitagli da quel drink di troppo, ma improvvisamente Arturo non aveva più voglia di fingere, o di mentire a se stesso.
    E, per questo, sapeva che non avrebbe mai potuto accettare la cosa senza perdere definitivamente anche il rispetto e l'amore di sua mamma.
    «Non potresti capire,» rispose dopo quelle che erano sembrate ore - chissà quanto mancava alla fine di quei sette minuti? Poco, probabilmente. «non hai idea di come sia vivere nella mia famiglia.» E non poteva saperlo nemmeno lui, ma la famiglia di Albie era l'esatto opposto della sua. Sarebbe stato sicuramente diversa la sua situazione se non fosse cresciuto con una donna come Ana Teresa, pensò mestamente.
    Una strana sensazione gli attanagliò lo stomaco, un mix tra tristezza, ansia e... mal di pancia, forse? Ma la ignorò.
    «Loro non capirebbero mai e poi...» già, e poi. Avrebbe voluto dirli tutti quei "poi", ma non fece in tempo. L'unica parola che riuscì a sbiascicare, prima di correre verso l'aiuola più vicina, spingendo bruscamente di lato il fotomodello per una notte, fu: «spostati»
    E poi via, con tutti i sentimenti, rimise ogni bicchiere ingurgitato quella sera, proprio lì, ai piedi del tempio.
    Sempre meglio lì che addosso ad Heather, però...
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    Il modo in cui Arturo lo guardava era… strano. Non strano in quel senso, ovviamente. Era come se, dietro a tutta quella confusione, a quella poca lucidità… nascondesse qualcosa. Se non gli fosse sembrato assurdo anche solo formulare quell’idea avrebbe quasi potuto pensare che l’Hendrickson lo guardasse storto. E’ vero, non conosceva bene Arturo e aveva solo qualche vaga reminiscenza della sua reale identità, visto che aveva avuto a che fare più che altro con sua sorella e sua cugina – no, non parliamo di Nice, per una volta – , dunque poteva accampare solo delle gran supposizioni. Però gli sembrava davvero strano che il ragazzo lo guardasse storto, quasi con odio. No, d’accordo, forse non tanto odio, ma comunque una certa sofferenza che non riusciva a decifrare. Ma forse, anzi, sicuramente, Bertie si stava solo facendo dei gran viaggi. Arturo era ubriaco. Punto. Non doveva avere la coda di paglia e pensare che tutti ce l’avessero con lui. Però… non c’era niente da fare. Adesso che l’aveva notato, non riusciva più a smettere di vederlo. E poi c’era quel formicolio, che non aveva nulla a che fare con quella stupida spilla, quella sensazione inspiegabile, quasi uno – stupido – sesto senso. Dentro l’Hendrickson si stavano addensando chissà quali e quante cose. Era un intuizione, la sua, ma non riusciva a togliersela dalla testa.
    Ad un tratto, però, Turo lo guardò con fare così innocente e speranzoso che quasi, quasi, davvero, gli venne il magone. «Conosci qualche incantesimo che faccia tornare sobri?!» Quindi, invece di rispondergli in modo sarcastico, come suo solito, gli salì spontaneamente alle labbra qualcos’altro: un commento sincero e non ironico. Era impazzito?! Ma la faccia che stava facendo il compagno di casata… quell’espressione da cucciolo spaurito e triste e pieno di inutili ed effimere speranze… «Incantesimi non credo che ne esistano, ma pozioni sì… peccato che tutto l’occorrente sia in aula e non qui» Per fortuna, comunque, il momento bontà sfumò subito, lasciando immediatamente il posto al suo modo di fare non esattamente gentile di sempre. Albert si sentì subito rincuorato dalla cosa, se non che, per l’ennesima volta, finì per mettersi in posa davanti ad un obiettivo invisibile, stavolta facendo una linguaccia. Forse avrebbe dovuto proteggere il suo buon nome e spiegare ad Arturo cosa stava succedendo, ma uno era troppo ubriaco, probabilmente, per collegare, e due… non voleva incappare anche lui nell’ira di Nice. Ops.
    «Vuoi passare sette minuti con Costas?!?!» «…» Cosa. Aveva. Appena. Detto. Ok che era ubriaco, ma questo era a dir poco imperdonabile. Rimane a fissarlo, in silenzio, con fare tagliente, per parecchi istanti, troppo schifato e sconvolto per commentare. Anche perché adesso quell’immagine gli si era materializzata nella mente e… «Se vuoi... vado a chiamarlo...?» «Piuttosto mi ammazzo. Anzi, prima me lo taglio, lo butto giù dalla Torre di Astronomia, poi mi ammazzo. Magari buttandomi giù anche io. Magari annegando nel vomito. Ok, più probabile questa» Più chiaro di così. E infatti il gesto di Arturo, quel simulare una bocca cucita, la confermò. Albert inarcò un sopracciglio, osservandolo, domandandosi quanto avrebbe resistito senza dire nulla. Probabilmente sì e no tre secondi, ma almeno doveva aver capito che no, non faceva parte della schiera degli spasimanti del Motherfucka. Cioè, poverino, in fondo in fondo poteva anche capirlo: quante chance avrebbe avuto, se a combattere per il c… uore di Costas ci fosse stato anche lui? Su, non scherziamo.
    Così, non propriamente soddisfatto ma comunque abbastanza tranquillo, avendo messo le cose in chiaro, ripartì con la sua filippica e, come aveva immaginato, Hendrickson non resistette molto nel suo proposito di tenere la bocca chiusa. Lasciò che lo interrompesse per parlare di limonate, sempre per rimanere in tema culinario, nonché che confermasse di essere, sotto tanti, tanti aspetti, una vera mente semplice. Più che pena, visto anche che l’aveva scacciata, adesso Albie si sentiva, almeno nella profondità del suo essere, un po’ intenerito nei confronti del ragazzo. Ragazzino, anzi, dall’alto della sua vecchiaia. Arturo era una contraddizione: da una parte gli dava l’impressione di essere una persona cristallina – cioè, aveva invitato Costas per una limonata, una di quelle con ghiaccio, zucchero e limoni, appunto – , ma dall’altra continuava a provare quello strano senso di vuoto, o meglio, di caos nascosto dietro il suo sguardo appannato dall’alcool. Forse, quindi, avrebbe dovuto ascoltare quella piccola, minuscola parte di sé provava un senso quasi fraterno, da fratello maggiore, appunto, verso il compagno di casata. Ovviamente, però, non era da lui. Non era forse mille volte più divertente torchiarlo e punzecchiarlo? Ma non era cattiveria, la sua. Né un semplice voler esaudire le scommesse – e i desideri da shipper non dichiarata – di sua cugina. Voleva davvero che Arturo aprisse gli occhi. Per il suo bene. Sebbene diversissime, le loro situazioni avevano però, inquietantemente, dei punti di contatto. Albert non aveva paura a riconoscere di essere attratto un po’ da tutto e da tutti; anzi, la cosa, per lui, era normale e non creava problemi, vista la famiglia in cui era cresciuto. Quello che lo spaventava era letteralmente tutto il resto. Avere una relazione con un’altra persona. Affezionarsi a questa persona. Soffrire per questa persona. Innamorarsi, soprattutto, di questa persona. O personE, certo. Questo lo contemplava perfettamente e, anzi, gli sembrava del tutto naturale. Ma l’idea di amare qualcuno, oh… questo sì che gli faceva venire voglia di scappare senza mai voltarsi indietro.
    Non era stato forse magnanimo? Aveva esaudito quella piagnucolosa richiesta – «basta parlare di cibo» – e aveva messo in tavola – ihihih – le cose come stavano, smettendo di girarci intorno. Probabilmente l’Hendrickson se la sarebbe presa, ma tanto… cosa rischiava? Non l’avrebbe mica colpito, no? Figuriamoci. O almeno, così sperava. Se avesse deciso di fargliela pagare con quelle braccia da giocatore di Quidditch che si ritrovava non gli sarebbe andata molto bene… rabbrividì appena, notando che, adesso, lo sguardo del ragazzo si era effettivamente fatto più torvo, più scuro. Forse avrebbe dovuto cominciare ad allontanarsi sul serio… eppure, al contempo, non riuscì a non sentirsi soddisfatto, in un qualche modo. Aveva ragione – come sempre d’altronde – ! Era ovvio che Arturo stesse nascondendo qualcosa. Non diceva nulla, ma, all’improvviso, sospirò. Un sospiro profondo, il sospiro di chi si porta dietro un fardello decisamente pesante. Non c’era bisogno di un genio con Albert per capire quale fosse il problema. Arturito cercava in tutti i modi di scappare da sé stesso. Com’è che la cosa gli suonava così famigliare?
    «Non potresti capire… non hai idea di come sia vivere nella mia famiglia.» «Hai ragione» Lui che ammetteva che un altro essere umano potesse avere ragione, invece di assegnarla tutta a sé stesso? In un’altra occasione probabilmente si sarebbe ucciso piuttosto che dire una cosa del genere o, ancora di più, dopo averla detta, ma… lo sguardo di Arturo. Quel sospiro. Il suo tono. Non erano quelli di un adolescente ubriaco. Quei piccoli particolari creavano tutta un’altra immagine, l’immagine di una persona affranta, spezzata, tanto, troppo stanca per i suoi soli diciassette anni «Non posso capire. E non ho idea di come sia vivere nella tua famiglia, no. Però… posso provare ad immaginarlo, almeno. Io… conosco un mondo completamente diverso, è vero» In tutti i sensi, letteralmente «e non posso nemmeno arrogarmi il diritto di dirti cosa devi o non devi fare, né quello di sfanculare la tua famiglia perché… non capisce» Il più delle volte era una persona piuttosto sgradevole, questo è innegabile, ma non era cattivo. Era solo… sé stesso, che gli piacesse o no. «Però… non puoi continuare a fare questo a te stesso»
    L’ennesima posa. Proprio nel bel mezzo di quel discorso. Maledisse e mandò macumbe a tutti quelli che avevano pensato a quelle spillette di merda, Nice in primis, costretto ad interrompere il suo monologo. E’ vero, non conosceva bene Arturo, così come Arturo non conosceva lui e i loro background familiari erano, probabilmente, agli esatti antipodi, ma… «So quello che si prova nel sentirsi costantemente… fuori posto. Il non riuscire ad avere a che fare con sé stessi… fa schifo. Lo so. Ma proprio per questo non puoi continuare» La prossima volta che Nice si sarebbe autodefinita l’unica vera guru della vita gliela avrebbe fatta vedere lui. Cosa aveva fatto nei suoi sette minuti con Costas, oltre a cercare di non farsi fissare le tette? Di certo non si era ritrovata nel bel mezzo di una crisi emotiva che però non voleva saperne di palesarsi e…
    Un attimo prima Arturo stava ribadendo nuovamente come la sua famiglia non potesse capire, un attimo dopo… «Ma che cazz…» L’aveva appena spinto? L’aveva appena spinto e… «Dio. Che schifo» Dovette letteralmente voltarsi dall’altra parte per reprimere il conato che, alla vista del vomito dell’Hendrickson, subito gli salì in gola. Aveva decisamente poca resistenza verso quel genere di cose. Una volta aveva vomitato a catena, subito dopo le gemelle. Jane e Libby, ovviamente, erano state subito giustificate, un po’ perché, proprio in quanto gemelle, facevano letteralmente tutto insieme, compreso dunque il vomitare, nonché perché piccole, ma lui… cercò di scacciare quel pensiero, un po’ per allontanare la nausea, un po’ perché gli occhi già gli pizzicavano al pensiero della sua famiglia, sgridate comprese. «Direi non ci sia bisogno della pozione anti sbornia, a questo punto» ironizzò e, con uno grande sforzo, si avvicinò all’Hendrickson per aiutarlo a rimettersi dritto, porgendogli anche un fazzoletto per pulirsi. «La vita fa già abbastanza schifo di per sé… quindi non ti ci mettere anche tu, cercando di cancellare chi sei. Insomma, non c’è neanche bisogno di impegnarsi! Tutto fa schifo. E accettarsi… accettarsi sembra impossibile, me ne rendo conto. Ma devi farlo. Non voglio dire che alla fine capiranno perché sono la tua famiglia e comprendo la tua paura di perderli… ma vuoi perdere te stesso? Vuoi davvero vivere una vita, già di per sé di merda, come per tutti, ancora più schifosa? Rinnegando te stesso?»
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    Piccolo Arturito. Aveva già abbastanza problemi di suo, senza doversi anche beccare Bertie passione psicologo dei poveri.


    Edited by sehnsüchtig. - 7/8/2020, 20:44
     
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    Il tempo si ferma e delle meravigliose geishe vi scortano verso l'uscita ora libera dalla statue che vi lasciano passare.
    Grazie per essere passati. Alla prossima 💜

     
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    heather morrison
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    «e quindi» e quindi.
    Heather fece schioccare la lingua sul palato, sguardo dal luogo alla propria gonna rovinata; il comitato le doveva un vestito nuovo - poco importava non le avessero imposto di strapparlo per coprire un non-davvero-nudo Arturito. E quell'altro special biondo che le aveva quasi rovesciato il bicchiere addosso? beh, poteva contribuire alle spese.
    Tornò a guardare Jane,vestita da-... genderfluid? creature mitologiche secondo i più, in effetti. Indicó intorno a sé il luogo paradisiaco in cui si trovavano, perfetto sotto ogni punto di vista.
    <b>«vi siete dati da fare, con il comitato» il fastidio nella sua voce non era palese, più un retrogusto amaro dietro il sorriso. Prima l'avevano fatta rendere ridicola <s>non correggendo la player dicendole che il tema non erano miti e favole Europee e nessuno l'aveva corretta con qualsiasi incanto avesse fatto scattare la spilla e la illudevano di un'orgia che non c'era, poi le rubavano Arturo quando finalmente mostrava un po' di sensuale coraggio, al suo ritorno invece ottenere un ballo veniva obbligata a stare sola con una ragazza mentre fuori la gente continuava a folleggiare e ubriacarsi... sperava almeno in quel picnic ci fosse alcol. O droga. <b>«persino i sette minuti in paradiso... giusto?» aveva avuto il capriccio di contare per quanto tempo spariva la gente in quel boschetto, e ora che ne aveva sentito il richiamo anche lei, e poteva vedere com'era - sentire com'era - , aveva le prove per la propria tesi.
    Era felice di passarli con Jane? Mmmmeh? a pelle, non era il suo genere, e non credeva sarebbe successo niente: non la faceva il tipo. certo, la conosceva decisamente poco e solo perché cheerleader e nel drama, magari avrebbe ?? rivelato un lato interessante ?? magari era fan dei pokemon e potevano diventare amiche? (?)
    (not so) mean girl
    14.11.2001
    valkyrie w/ reggie
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    rapido e indolore da cellulare perché ho gia perso più di 24h e mi sento in colpa
     
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