Part 1: Staying Calm and Holding Back Your Tears

[babbanologia i] libera

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    «mick, giusto?» le labbra dell’Hale guizzarono in un timido sorriso di cortesia. Staccò nolente lo sguardo da Jeremy Milkobitch, supplente di erbologia e babbanologia, così da poter lanciare una fugace occhiata a Jillian, membro del Comitato Scuse Ai Babbani, che aveva invaso i suoi spazi personali per posare delicata una mano sulla sua spalla. Un gesto distratto che bastò a far assottigliare maggiormente Mckenzie, che sotto la divisa e la spilla da Visitatore, pareva aver perso almeno venti centimetri in altezza da quanto s’era raccolto in se stesso. Non c’era nessuno a cui aggrappare i disperati occhi grigi, fatta eccezione per il docente che li aveva portati lì; non c’erano Joey, Willow, Gideon o Hammie da supplicare per il sostegno morale di cui aveva, evidentemente, bisogno, né un Dustin, una Livy o un’Harper da trascinare con sé in quell’avventura didattica. Aveva valutato l’opzione di darsi per malato ed evitarsi quel supplizio, ma era...troppo Mac per mentire in questioni riguardanti la scuola – specialmente se doveva risponderne al Coach. «mac» corresse gentile, sentendo la propria voce fragile ed appena percettibile. «mckenzie» aggiunse dopo aver tossicchiato, ricevendo in risposta una stretta gentile da cui dedusse che la domanda fosse stata retorica, ed a Jillian Woods non potesse importare di meno di quale fosse il suo nome. Non c’era cattiveria nel sorriso della donna, ma c’era quel senso di impermeabilità che faceva intendere poco in quel mondo la toccasse, e tutto fosse invece un gioco a cui avesse deciso consenzientemente di prendere parte. «vedrai che oggi ci divertiremo» Uno sfarfallio di ciglia bionde verso Jeremy, e diplomaticamente aggiunse «imparando cosa significa far parte Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici, ovviamente» Ovviamente. Mac sapeva che stesse cercando di suonare rasserenante a suo favore, ma non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che non ci sarebbe stato nulla di divertente. Pessimista? Forse; non sembrava esserci nulla di pericoloso nel lavoro della donna, eppure c’era una voce dal timbro basso e rauco a dirgli che tutto fosse pericoloso a quel mondo, che esistere non fosse scontato, che sarebbe andato male e sarebbe stata colpa sua, e che Mac dovresti tornare a scuola, Mac sei ancora in tempo vattene vATTENE- «grazie di avermi permesso di assisterla» disse invece, sempre soffiando le parole una per una, allargando il sorriso e pregandolo di arrivare fino agli occhi. Da come la Woods lo squadrò, dovette aver fallito miseramente; da creatura diplomatica qual era, Jillian finse di non farci caso, e Mac si concesse un respiro più profondo degli altri. «te lo riporto fra mezz’oretta» scoppiò la bolla di gomma rosa e strizzò civettuola l’occhio al Milkobitch, spingendo nel mentre Mckenzie verso uno dei camini. Resistette alla tentazione di voltarsi in una silente richiesta d’aiuto solamente perché, da qualche parte, possedeva ancora dell’orgoglio. In parte, a farlo desistere dal piantare i piedi e fingere uno svenimento, c’era anche curiosità. Non poteva negare di essere affascinato da come il mondo magico gestisse i rapporti con il mondo babbano, di voler sapere come funzionasse, quali segreti fossero stati ad un soffio dall’essere svelati, e quanti rami magici intercorressero nel sottosuolo di Londra. Mac avrebbe voluto seguire la donna a cuor leggero, prendere appunti e stilare la relazione da consegnare guidato solo dall’interesse e dal quasi ritrovato senso di scoperta, ma la strada per tornare un essere umano funzionale era ancora lunga e difficile, e nei fiati rapidi a scontrarsi contro le pareti toraciche di un battito troppo veloce, sembrava irraggiungibile. Voleva farlo e non poteva; voleva, e non sapeva come.
    Fu Jillian a scegliere per lui, soffiando al camino la destinazione insieme ad una manciata di polvere, spingendo entrambi verso la Londra babbana.

    «ci sono sedi come questa sparse in ogni città» spiegò all’Hale, quando si lasciarono alle spalle l’anonimo edificio con il cartello in costruzione affisso alla porta. «sono protetti dalla task force dell’invisibilità, coloro che si occupano di celare luoghi e creature magiche agli occhi dei babbani; i non magici vedono questi palazzi, ma non li...come dire, percepiscono. provano una naturale repulsione che spinge perfino i giovincelli più impertinenti a non mettervi piede» gli sorrise come se lui facesse parte della categoria e potesse comprendere cosa intendesse; far di tutta l’erba un fascio era il passatempo preferito degli adulti verso gli adolescenti. «la metropolvere non serve solo per viaggi lunghi o per luoghi dove non è previsto smaterializzarsi; è il metodo di trasporto più comune per i maghi provenienti da altri paesi che non conoscono la zona, soprattutto quando si è diretti verso un luogo specifico. Nel mio lavoro non capita spesso, è una mansione che riguarda maggiormente magiavvocati – per l’ambito legale – e strateghi o consiglieri – per quello militare - ma può accadere che sia necessario accompagnare sul luogo dell’incidente un ambasciatore estero, se nell’incidente in questione è implicato uno straniero» gli diede un buffetto sulla testa indicandogli la direzione da seguire. Stavano percorrendo strade secondarie che parevano in tutto per tutto ordinarie, vicoli qualsiasi di una qualunque metropoli, ma che non possedevano l’aria di abbandono e negligenza che avrebbero dovuto avere. Il dubbio dell’Hale dovette essere cristallino sul suo volto, perché Jillian seguì il suo sguardo e ridacchiò. «noi, al contrario dei babbani, non siamo barbari» sventolò i boccoli biondi dietro le spalle. «percorriamo spesso queste strade; ci prendiamo cura di quello che è nostro» ed avrebbe anche potuto farle notare che Londra non fosse loro, che non fosse il loro mondo, ma c’era qualcosa di...determinato e pericoloso nel tono della Woods, che suggerì a Mac di tenere la bocca chiusa. Qualcosa di non detto ad un volume troppo alto, che suonava tanto come arroganza e presunzione. Mac volle credere fosse solo orgoglio patriottico, e non avversione verso un mondo uguale ma opposto al proprio. «siamo quasi arrivati, max» smise di correggerla limitandosi ad arricciare il naso, seguendola oltre l’angolo. Sbucarono in una strada stretta che puzzava di cenere e polvere, di legno e fuoco. Una porta – che pareva essere il retro di qualche negozio affacciato sulla via principale – era spalancata, e da lì si riversarono figure in nero a cui Jillian si avvicinò sorridendo scambiando convenevoli e frasi di circostanza.
    Fortunatamente l’incendio è stato contenuto, a cui avrebbe potuto anche mostrarsi d’accordo, se non avessero aggiunto che rottura di palle doverci occupare di un intero edificio, così è più facile.
    è solo un ragazzo, che era vero, perché il giovane dai capelli neri, la bacchetta stretta tremante fra le mani, ed il viso sporco di sangue e fuliggine, doveva avere solo qualche anno in più rispetto a Mac; capita a tutti di sbagliare che sarebbe stato condivisibile, così come il buffetto sulla guancia, se solo l’altro ragazzo, vestiti strappati ma del tutto indenne, non fosse stato accerchiato, stordito, e legato da un paio di Cacciatori non troppo zelanti. Uno dei due colse lo sguardo interrogativo di Mac, e gli rispose con un consapevole sorriso affilato. Quando due mani gli strinsero le braccia strattonandolo all’indietro - neanche si era accorto di essersi avvicinato ai cacciatori - l’Hale sussultò. «matt, ecco dov’eri! Come ti ho spiegato prima - » Sapevano entrambi non l’avesse fatto, ma il sorriso che Jillian piegò sull’obliviante al loro fianco, gli fece intendere di tenere la bocca chiusa. Di nuovo. « - c’è stato un incidente. Uno special – pirocineta – ha perso il controllo, ed ha dato fuoco ad un negozio di souvenir. I testimoni visivi non sono molti, motivo per cui un obliviante basta a modificarne la memoria, ma dobbiamo dare spiegazioni alla folla riunita fuori dal locale» «se è coinvolto uno special, dove sono i legionari?» fastidio ombreggiò gli occhi azzurri di Jillian, ma fu così rapido che Mac si convinse di esserselo immaginato. «attendono il soggetto incriminato al ministero per l’interrogatorio ed il conseguente processo» liquidò, ma l’Hale insistette, lo sguardo grigio a guizzare sul giovane mago poco distante, che sentì sarebbe stato accompagnato al san mungo. «ci sarà un processo per entrambi?» La Woods seguì i suoi occhi, e ridacchiò divertita. «oh no, non vedi che è ferito? È colpa dello special, lui è solo una vittima» Mac deglutì incerto a vuoto. «sarà chiamato a testimoniare al processo» «quando si tengono di solito i processi?» un’altra ombra nello sguardo azzurro di Jillian, e quella volta Mac fu certo di non essersela inventata. La donna parve soppesare le alternative, ed infine posò determinata entrambe le mani sulle sue spalle. «ascoltami, martyn» umettò le labbra e lo allontanò dai ministeriali. «sarò onesta con te. non sono frequenti i processi in merito ad eventi simili» prima che potesse domandare il perché, lo mise a tacere con un’occhiata fredda e intelligente. «fino all’anno scorso, soggetti simili venivano semplicemente soppressi. ora tentiamo, per quanto possibile, di dare un giusto processo, ma si tratta di soggetti instabili» lo guardò, lo squadrò, ed intensa bisbigliò: «gli incidenti capitano.» non ebbe bisogno di aggiungere altro, perché l’Hale capì non parlasse dell’incendio. Gli incidenti capitano: nel viaggio, nell’interrogatorio.
    Raramente si arrivava ad un processo perché gli incidenti, capitavano.
    Intorpidito - ferito, confuso, arrabbiato, deluso - seguì Jillian mentre superava l’obliviante, impegnato a cancellare la memoria del proprietario della bottega e dei turisti ivi presenti, fino al fronte del locale, dove più di una dozzina di persone bisbigliava ed osservava l’insegna. Registrò solo marginalmente come l’interno del luogo fosse stato ridotto in cenere; solo una parte, piccola ma tagliente, si rese conto che per quanto la merce, gli scaffali ed i mobili fossero andati perduti, nessuno dei presenti – fatta eccezione per il mago – fosse rimasta ferita.
    Non sembrava l’esplosione di un soggetto instabile. Deglutì ancora, ancora ed ancora, mentre la sua spilla da Visitatore e la divisa di Jillian diventavano loghi di una famosa multinazionale. Il sorriso della Woods brillava più della luce promessa dalla loro agenzia elettrica, mentre spiegava a poliziotti e passanti che si fosse trattata di una fuga di gas; che ci fosse un tubo danneggiato nel sottosuolo, eh la pioggia, eh la conformazione stradale, eh i materiali vecchi che prontamente sostituiremo, e prometteva loro che si sarebbero occupati del problema e mai sarebbe ricapitato. Rimase al suo fianco anche quando lasciò le credenziali perché il proprietario potesse rivolgersi alla sua assicurazione, e quando a bassa voce ricordò a Logan, l’obliviante, di passare in agenzia per fare due chiacchiere con il proprietario dell’azienda.
    Quando tornarono al Ministero, Mac non incrociò lo sguardo di nessuno. Non corresse Jillian quando si congedò da Mackee, un buffetto sulla testa e lusinghe che non meritava; non domandò agli altri cosa avessero fatto, sforzando sorrisi stanchi e attingendo al sto mettendo insieme le idee per la relazione, che bastò alla gran parte dei suoi compagni. E quando tornarono a scuola, entrò nel proprio dormitorio deciso a tenersi lontano da tutti - almeno per un po’ - e lì rimase anche quando concluse la relazione, e di cose da fare non ne ebbe più.
    Quando infine mise piede fuori dalla stanza – dalla torre, dal castello – si rese conto che a bruciare dietro le palpebre abbassate non era rabbia, anche se avrebbe dovuto, né tristezza, anche se avrebbe potuto. Ad incollare le suole delle scarpe sulla riva del Lago Nero, impedendogli così di procedere verso la tappa consueta di Different Lodge, era -
    - vergogna.
    Pura, semplice, e devastante, vergogna.
    Perchè era solo un ragazzo, e capitava a tutti di sbagliare. A Mckenzie, per quanto assurdo trovasse quel mondo, era concesso commettere errori; a sua sorella - sua sorella - no, e lui non poteva far niente in proposito. Era rimasto impotente; non aveva fatto nulla, non aveva detto niente, perché scappare era più facile che fare il passo avanti che avrebbe potuto fare la differenza, e - e e e e. Dio, se se ne vergognava. Lui non era così; lui non voleva essere, così. Con quale coraggio poteva affrontare i fiduciosi, e bellissimi, occhi di Harper, sapendo che al posto del ragazzo senza nome avrebbe potuto esserci lei? Che quello, era il loro mondo?
    Twat. Narah. Jane. Callie. Ty. Brandy. Run e Gemes. MadsFloydBarbie.
    Fino all’anno scorso, venivano semplicemente soppressi. Così decise di rimanere lì, almeno per un altro po’, senza nulla da dire che valesse la pena d’essere detto, perso nell’orizzonte di un Lago che aveva cambiato tutto senza farlo affatto.
    [chorus]
    Save my soul,
    I swear
    I may never die
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    CIAO QUESTO è PER BABBANOLOGIA!!!&& è assolutamente libera, può aggiungersi chiunque - sia se avete bisogno per babbanologia, sia random. nel primo caso, ho spiegato una situazione ed ho anche citato altri rami del dipartimento presenti sul luogo, caso mai voleste aggiungervi proprio su quella scena del crimine #wat, altrimenti niente, non ci offendiamo per un po' di supporto morale .
     
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    «allora campione, ti è tutto chiaro?» Il ragazzo ebbe solo una fazione di secondo per decidere come procedere: dire di sì e beccarsi una pacca sulla spalla, o dire di no e beccarsi in ogni caso una pacca sulla spalla. Doveva solo capire quale fosse la meno peggio: quella per congratularsi, o quella d'incoraggiamento? Both, dato che Jim aveva due mani enormi e fin troppa forza nelle braccia. Behan già sapeva che, una volta tornato ad hogwarts quella sera, si sarebbe ritrovato con le spalle tutte arrossate e doloranti per minimo tutto il resto della settimana. «chiarissimo!» stringi i denti e tieni duro e... AHIA! Cercò di non far trapelare l'espressione di puro dolore e tener tutto dentro, maledicendo il momento in cui, piuttosto che mentire, aveva detto che sì, era il figlio di teddy e christopher tryhard e sì, stavano ancora insieme nonostante tutto e no, sua madre non era in un matrimonio infelice ed in cerca di un passatempo con cui distrarsi perchè no, non era frustrata in alcun modo e ..credo di si??? aveva ancora un fisico mozzafiato e... cristo santo Jim! Ma cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto quello: ci aveva messo mesi ad imparare a rispondere al classico ed innocuo "come sta teddy?" di phobos senza rischiare di vomitare o svenire immaginando lui e sua mamma insieme, di certo non era pronto ad un totale sconosciuto che ci provasse usando beh come tramite, e facesse allusioni su di lei!!! Che trauma, rendersi conto in così giovane età che la propria mamma fosse una donna e non solo la creatura mistica, bellissima e dotata di superpoteri (super pazienza, capacità sovrumana di esser riuscita a vivere con loro 24/7 senza ucciderli, la capacità di farti gelare il sangue nelle vene con un semplice sguardo e indurti a fare tutto ciò che ordinava) che aveva cresciuto i gemelli tryhard.
    Behan non aveva neppure potuto scegliere a quale ufficio affiancarsi, o decidere di rimanere con i suoi amici, perchè Jim gli aveva dato una pacca sulla spalla (la prima di una lunga - e molto dolorosa - serie) ed aveva informato il prof che «questo giovanotto lo prendo io» e a nulla era servito lo sguardo d'aiuto e puro terrore che beh aveva lanciato a jeremy: il suo destino ormai era segnato.
    Ed è così che behan tryhard si ritrovò nella piazza principale di Bristol ad inseguire capre. O meglio, non semplici capre, ma vehoat e babbani ignari di tutto trasformati in capre dopo esser stati morsi. Jim gli aveva spiegato il caso: poco più a nord della città, in periferia, quella mattina molti vehoat erano riusciti a rompere la rete del prato in cui vivevano, e dopo esser scappati dall'allevamento erano arrivati in città. Fortunatamente, a causa delle norme del coronavirus, le strade erano praticamente vuote, eppure qualche babbano impegnato a fare la spesa o semplicemente incurante delle norme di sicurezza c'era, e così gli animali avevano trovato qualcuno da mordere e trasformare in capra, e per questo motivo era stato richiesto urgentemente l'intervento dell'Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici: jim ed i suoi colleghi - e quel giorno, sfortunatamente, anche beh - avevano il compito di catturare i vehoat e riportarli all'allevamento, annullare l'effetto dei loro morsi sui babbani e cancellare la memoria di questi ultimi. «benissimo, allora direi di iniziare! ricorda che i vehoat possono percepire le tue emozioni, quindi non esser MAI spaventato, o lo capiranno» benissimo, proprio l'incarico adatto per behan! «tre...due....uno....CHE LA PARTITA ABBIA INIZIO!!!!» E così, totalmente a caso, Jim si lanciò correndo verso le capre. Per di più facendo strani versi, forse nel tentativo di imitare un leone??, lasciandosi alle spalle un behan tremendamente confuso e pronto a buttarsi dal primo ponte a disposizione o sotto la prima macchina, pur di non dover affrontare le capre.
    Dai, poteva andarti peggio!!!!
    Meh (non suo fratello: il fortunello aveva saltato la gita), sicuramente avrebbe preferito fare altro piuttosto che inseguire capre e avere a che fare con un vecchio compagno di scuola dei suoi genitori che aveva chiaramente ancora una cotta per sua mamma, ma... vista la sua sfiga, sarebbe effettivamente potuto andare tutto molto peggio. E poi, in un certo senso, era un buon modo per esercitarsi per quando lui e meh avrebbero finalmente aperto il loro allevamento: l'eventualità che gli animali potessero scappare ci sarebbe stata sempre, quindi doveva sapere come affrontare il problema.
    E così, dopo aver mandato un veloce messaggio di addio sul gruppo dei losers, il ragazzo si lanciò all'inseguimento delle capre proprio come poco prima aveva visto fare a Jim «AAAAAAAA VI PRENDO TUTTEEEE»

    Molte ore, uno svenimento durato dieci minuti buoni ed una bottiglietta intera d'acqua e zucchero dopo, behan era di nuovo ad hogwarts, con un occhio nero e ancora più voglia di sprofondare di quanta ne avesse avuta quella mattina, quando aveva lasciato il castello. Non aveva il coraggio di entrare, ed affrontare le occhiate curiose o preoccupate che gli avrebbero rivolto gli altri studenti, così come non era pronto ad andare in infermeria a farsi visitare e rischiare di trovare hunter e dovergli raccontare tutto l'imbarazzante accaduto. Prima o poi l'avrebbe fatto, sia chiaro, ma voleva un attimo di tranquillità prima di dover rivivere quell'esperienza mentre la raccontava a hunter e meh (a nicky e halley aveva già detto tutto, quando si erano rivisti al ministero prima di tornare al castello) Così, piuttosto che dirigersi subito nella sua stanza, aveva preferito fare una passeggiata vicino al lago nero, sperando con tutto se stesso di non imbattersi in willow o twat a spasso con pastina: dopo quella giornata, avrebbe preferito non vedere capre per un bel po'. Chi non si aspettava minimamente di incontrare, invece, era «mac?» a giudicare dalla sua espressione, anche per lui quella gita non era stata semplice «giornata faticosa, vero? io sono finito con un tipo creepy che mi ha dato potentissime pacche sulle spalle per tutto il giorno e continuava a fare apprezzamenti su mia mamma, e poi sono stato picchiato da una capra» anzi «un vehoat, a voler essere precisi: sono creature cattivissime»
    Beh aveva fallito dopo pochissimo: si era messo a correre senza riuscire ad acchiapparne una per un'ora buona, e poi quando finalmente era riuscito ad avvicinarsi ad una di loro, piuttosto che catturarla o perlomeno renderla invisibile, si era beccato lo zoccolo della creatura in piena faccia ed era rimasto ko per un po', risvegliandosi da solo tempo dopo, in un vicolo deserto di Bristol e senza la minima idea di come tornare da Jim e, in realtà, senza alcuna voglia di farlo. «una delle giornate più deprimenti della mia vita» Sfortunatamente per il ragazzo, più gli anni passavano e più la lista diventava lunga.




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    Il futuro è diverso, Mac. Ti piacerebbe.
    Gli avevano parlato di libertà. Gli avevano parlato di poter essere, di avere il permesso – non così scontato – di esistere, ma nessuno gli aveva mai parlato di quello. Nessuno gli aveva detto che quel permesso fosse circoscritto a pochi eletti, e che altri, seppur uguali a lui, non potessero vantare lo stesso privilegio. Aveva davvero creduto che cent’anni avrebbero fatto la differenza, che il mondo avrebbe smesso di odiare ed avere pregiudizi, ma avevano solo cambiato strategia – cambiato target, cambiato area d’azione. Più subdolo, meno onesto. Una corruzione sotto pelle fatta di decomposizione interna, e pelle perfetta. «mac?» Fu lento, incredibilmente lento, nel trascinarsi fuori dalla pozza stagnante dei propri pensieri, per battere le ciglia e mettere a fuoco il compagno. Sopracciglia aggrottate, labbra dischiuse in sorpresa. A stupirlo non fu il fatto di avere compagnia, ma che si trattasse di qualcuno che conoscesse il suo nome; qualcuno che parlasse a lui. La lista era davvero corta, e le probabilità di incontrare una di quelle rare anime al limitare del Lago Nero, ancora più infime. «sì?» non un sì, dimmi, più un confuso e indeciso sì, sono mac? che rimbalzò con la stessa frequenza stordita dagli occhi grigi dell’Hale, a quelli scuri di Behan Tryhard. Lo sguardo del Corvonero sfarfallò rapido oltre le spalle del Tassorosso, istintive nel cercare l’ombra del gemello Grifondoro, prima di tornare sorpreso sul Cercatore. Era… strano, vederlo senza Meh; era strano vederlo approcciarsi a lui, senza Meh: Mac si era ormai convinto che i Losers lo odiassero, o avessero paura che scaricasse loro un altro 30 pa di battuta, perché gli si avvicinavano solamente quando seguivano la scia del Portiere rosso-oro. Un sorriso timido balenò sulle labbra del Californiano, le spalle a rilassarsi nel rendersi conto che non solo non ci fosse Mehan, ma neanche nessun altro del loro gruppo di amici. Non fraintendete: a Mac piacevano i Loser, ma quand’era solo, non poteva fare a meno di sentirsi in soggezione - escluso. Non era loro intenzione, lo sapeva, ma il legame che li univa era abbastanza solido e concreto da essere percettibile ad occhio nudo, facendo sentire un Mckenzie vulnerabile e paranoico di suo, incomodo e scomodo. Distante, ed alieno. Come Sara Si sentiva più a suo agio con i singoli che con i gruppi, motivo per cui espirò e tentò un saluto più deciso. «ehi -» e quello che certamente non si sarebbe mai aspettato, né da Beh in generale né con lui, era che iniziasse a parlare.
    E parlare
    e parlare?
    Quelli non erano comportamenti usuali, con Mckenzie Hale. Nessuno arrivava a raccontargli fatti della propria giornata a caso, solamente per condividere. Non era il genere di persona a cui venisse naturale narrare l’aneddoto divertente del giorno; si ritrovò a sorridere prima di ancora di capire cosa fosse realmente accaduto nella Faticosa Giornata Di Behan Tryhard Numero 1234567890, così poco avvezzo all’impeto genuino del ragazzo da sentirsi abbastanza coraggioso da rimanere. Che sembrava stupido, eh; e scontato, e mera educazione, basic skill sociale nel comportamento umano, ma non lo era per Mckenzie Leighton Hale. «una delle giornate più deprimenti della mia vita» eh, tell me about it. Il sorriso si spense piano sulla bocca dell’Hale, lasciandovi solo un’impronta parziale e fragile, mentre riportava lo sguardo sulla punta dei propri piedi. «poteva andare peggio» sussurrò roco, tossendo per schiarirsi la voce. «potevano essere due, le capre a picchiarti» alla fine, era e sempre sarebbe rimasto un inguaribile ottimista; fece la sua osservazione stringendosi nelle spalle e tentando un altro sorriso, indicando vago il livido sull’occhio del Tryhard. «dalle mie parti, quelle sono contusioni abbastanza comuni; era strano non averne» non che Mckenzie avesse mai avuto quel problema; era sempre stato più raro vederlo senza lividi, che con – fattoria ed animali a parte, s’intendeva. «è il simbolo dei lavoratori» stava cercando di tirargli su il morale? A suo modo, sì. Il fatto che non sapesse farlo, era secondario e riconducibile ad una sola motivazione: era un Mac. Il suo essere Mac gli impediva di funzionare correttamente; fine di una breve storia triste. «come le bruciature quando si lavora nei fast food?» tentò, arcuando dubbioso entrambe le sopracciglia, cercando riscontri positivi nelle reazioni del Tassorosso. «o l’abbronzatura da muratore. O da ciclista? O da centro estivo» cosa? Cosa. «essere adulti è difficile.» basta mac vattene hai finito la scorta di convenevoli mensile YOU CANT.
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    go make it awkward
    behan
    I diciotto anni sarebbero arrivati di lì a pochi giorni, eppure il ragazzo non sentiva affatto di averli. Ne sentiva il peso, ed allo stesso tempo ringraziava ogni giorno il cielo di esser arrivato intatto fin lì - molti, vista la sua enorme sfiga, non gli avevano dato più di dieci anni di vita - eppure... una parte di lui si sentiva ancora un bambino. E rivolgeva gli occhi al mondo che lo circondava proprio come uno di loro, non vedendo mai davvero la crudeltà del mondo in cui vivevano. Sapeva che ad hogwarts c'era una sala torture e sapeva che chi finiva lì dentro ne usciva profondamente ferito, fisicamente e mentalmente, ma al tempo stesso non essendoci mai entrato non poteva capire sul serio ciò che provava un ragazzo mandato lì, e le fasciature che poi vedeva sulle loro braccia e i cerotti sul loro viso non erano poi così diversi da quelli che, più frequentemente di quanto fosse socialmente accettabile ammettere, medicavano il corpo del tryhard in seguito a stupidi incidenti con gli elettrodomestici in casa o provocati da una sua distrazione del momento. Sapeva che gli special non erano mai stati trattati alla pari dei maghi, dal governo, eppure gli unici che avesse mai conosciuto erano ragazzini che frequentavano la sua stessa scuola e sembravano felici tanto quanto fosse concesso a qualunque altro adolescente della loro età. Sapeva, nella teoria, qual'era il compito ufficiale assegnato ad ogni singolo livello del ministero, ma non aveva mai approfondito andando a cercare nei dettagli le mansioni dei singoli ruoli, anche perchè sua mamma li aveva sempre definiti "lavori non felici, beh: quando sarai grande lo scoprirai" e, anche una volta cresciuto, il ragazzo aveva preferito non indagare. Erano cresciuti in una bolla felice, i gemelli tryhard, un privilegio che alla maggior parte dei loro coetanei non era concesso. Per questo motivo una jessalyn goodwin che si fingeva fantasma e si faceva vedere solo dagli studenti di cui si fidava non lo insospettiva neanche un po', ed il suo primo pensiero quando tutti i morti di giugno erano tornati in vita era stato l'avvento di un apocalisse zombie. E proprio per questo motivo, la profonda tristezza negli occhi di mac non riusciva a capirla, scambiandola con ingenuità come una normalissima reazione ad una giornata stancante, tanto quanto lo era stata la sua. Se solo avesse saputo ciò che passava per la testa dell'hale, di certo non si sarebbe messo lì a lamentarsi di una stupidissima capra ma hey, he lived to disappoint. Fortuna che Mac era una persona gentile e non l'aveva già mandato a quel paese, ma anzi! era rimasto lì ad ascoltarlo blaterare senza sosta!!! Che gentile che era, in campo avrebbe potuto anche lanciargli un bolide da 100pa ed il tryhard avrebbe continuato ad adorarlo. Anche perchè... «potevano essere due, le capre a picchiarti» uH, non ci aveva pensato??? E vedere la situazione da un'altra prospettiva era.. confortante?? Vista la sua sfiga, effettivamente il fatto che ad accanirsi su di lui fosse stata una sola e non cinquanta.... era una vittoria! «cavolo, hai proprio ragione!» si vedeva che era un corvonero: emanava gli stessi vibes di profonda saggezza che di solito percepiva da hunter «dalle mie parti, quelle sono contusioni abbastanza comuni; era strano non averne» ??!!! «DAVVERO???» un posto dove era normale avere la faccia piena di lividi non per scazzottate fighe da bar?? Oddio voleva trasferirsi subito. Con il suo occhio nero sarebbe stato forse considerato kool?? Un sogno!!! Lui tanto aveva spesso un occhio nero, in un modo o nell'altro: capre arrabbiate, gradini saltati, pali non visti, pallonate beccate in faccia.... la lista era lunga. E sapeva che se avesse inventato storie fike a riguardo nessuno gli avrebbe mai creduto, quindi non ci provava nemmeno «sembra un bel posto» fortuna che il tryhard non sapesse nulla del far west, altrimenti si sarebbe offeso un sacco: un viaggio nel passato a cui non aveva partecipato?? DOVE SI ERANO RITROVATI IN UN PAESELLO DI CAMPAGNA A COLTIVARE PANNOCCHIE E CANTARE LA DOMENICA IN CHIESA???? Che paradiso.
    Aveva ben presente i diversi simboli dei lavoratori, come ad esempio «i capelli ossigenati nel lavandino contro la tua volontà al bde» cosa? cosa.
    Eh, guadagnarsi un posto fisso assicurato dopo il diploma costava caro. E poi Mac espresse ad alta voce quello che Beh pensava costantemente h24 «essere adulti è difficile.»
    «non farmici pensare» anche se in realtà ci stava già pensando «sto per mettermi a piangere» e non era una frase tanto per dire, ma un semplice avvertimento per l'hale: ormai aveva superato il punto di non ritorno, non poteva nemmeno impegnarsi a trattenere le lacrime che minacciavano insistentemente di uscire. Del resto, chi era lui per fermarle? «non mi piace crescere PLS MAKE IT STOOOOOP» e no, ovviamente non ce l'aveva con il povero corvonero ma con chiunque fosse in cielo a governare le cose lì sulla terra #wat




    We're getting antsy
    and they're noticing
    While everybody's off partying
    We're watching stars
    over ice cream



    gifs
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
     
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3 replies since 28/6/2020, 14:37   153 views
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