(don't) trust me with your animals

[ouroblivion] willow ft. turo

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    willow beckham
    «ma ho forse la faccia da san francesco?» cioè dai, ma che aveva fatto di male per meritarselo. Nel corso della sua giovane vita, la beckham aveva avuto un solo animale, il suo amato corvo nero di nome black (sì, già a dieci anni aveva poca fantasia), l'unica e sola creatura alla quale si fosse mai affezionata. Escluso lui, gli animali di per sè non le piacevano affatto: salvava solamente i corvi, i pipistrelli, le tarantole e qualche gatto, rigorosamente solo se tutto nero e con poca attitudine ad avvicinarsi agli umani. E, di conseguenza, mai avrebbe immaginato un giorno di dover badare ad uno di loro: black era sempre stato molto autonomo, e tra loro due c'era un tacito patto di reciproca indifferenza (aka: lui non andava a rompere le palle a lei per avere il cibo, lei non lo teneva in una gabbietta e lo lasciava libero di fare praticamente tutto ciò che voleva)
    Di certo, se qualche anno prima le avessero detto che un giorno si sarebbe dovuta prender cura di una capra, senza dubbio sarebbe scoppiata a ridere e avrebbe considerato la persona che gliel'aveva detto un totale idiota: lei, avere a carico una capra!!
    E, se quel qualcuno avesse aggiunto che l'animale in questione sarebbe stato proprio pastina, allora a quel punto avrebbe chiamato direttamente il primo ospedale psichiatrico disponibile perchè dai su! Odiava quella bestia dal primo giorno in cui Roan e Bjorn l'avevano portata al castello, e il sentimento era da subito stato reciproco dato che la prima cosa che aveva fatto la capra, una volta entrata nel dormitorio dei corvonero, era stato cagare sul letto di willow. Era diventata da subito la sua nemesi, e come avessero fatto i suoi amici ad incastrarla a prendersi cura di lei in loro assenza era ancora un mistero. Will era piuttosto certa l'avessero drogata senza farglielo notare, ma ogni volta che riproponeva la sua teoria a twat, ecco che lui iniziava con le sue assurde teorie del complotto del tipo "ma guarda che pastina è bjorn!!" e lei ogni volta rimaneva davvero "?????" perchè "twat, ma se c'eri anche tu quanto, prima di partire, tuo fratello ce l'ha lasciata" ma lui continuava dritto per la sua strada senza ascoltarla, blaterando cose?? rapimenti?? alieni e cloni???? e a quel punto di solito willow lasciava la stanza e l'amico a parlare da solo, mani alzate in segno di resa e la consapevolezza che, ahimè, avere a che fare con la capra e con twat era il triste destino che i combeech le avevano regalato prima di partire.
    Traditori della patria, non vedeva l'ora tornassero dalla loro luna di miele in egitto (cosa? cosa) per prenderli a schiaffi entrambi.
    Quel giorno, comunque, non era solo pastina il problema - cioè anche, ma ormai lei era sempre un problema quindi non ci faceva nemmeno più caso - ma l'altro animale che si era unito a loro.
    Dai tanto tu esci comunque a portare pastina fuori!, le aveva detto
    Ti prego, altrimenti non esce mai!!, l'aveva implorata.
    E così willow beckham si ritrovava sulle sponde del lago nero in compagnia di una capra e di un gatto.
    UN DANNATISSIMO INCUBO!!!!!!
    Cioè: uno progetta di starsene in pace e passare il pomeriggio a lanciare coltellini contro gli alberi per esercitare la mira, ed ecco che invece senza volerlo si ritrova a fare da babysitter non ad una, ma a ben due bestie.
    Alla fine, dopo i primi dieci minuti e la prima sigaretta fumata, si era scocciata di starsene lì e non potersi allenare (si fidava delle sue capacità, ma non abbastanza da rischiare di lanciare coltelli in quel momento: un conto era rischiare di affettare pastina, un conto un gatto non suo), così aveva affidato a black un messaggio, scritto di fretta su un foglietto di carta, da recapitare al legittimo proprietario dell'animale (vuoi essere tu????) ["SOS ho perso il tuo gattino, non so come fare!!! VIENI SUBITO AL LAGO NERO A CERCARLO CON ME!!!"] nella speranza che, non appena letto, sarebbe subito arrivato a riprenderselo e così willow avrebbe potuto fare altro.
    Inviato il messaggio, si distrasse un attimo a cercare l'accendino che aveva buttato distrattamente nello zainetto che portava sempre con se (sapete, quello con coltelli ed accetta) e, una volta trovato, riportò l'attenzione su pastina, alzandole il dito medio perchè... beh (non tryhard) non c'era un perchè, la odiava e basta ed era sempre un buon momento per ricordarglielo. La malefica, in risposta, le diede le spalle e... «nON CI PROVARE» lo stava facendo davvero??? Bestia «dai ma che figura mi fai fare, davanti ad estranei!!1!» sì, pastina stava cagando e il gatto era proprio lì accanto a le... no «non mi dire» ma perchè si cacciava in situazioni simili?? Si alzò di scatto, guardandosi intorno per avvistare la palla di pelo ma niente, sembrava esser svanita nel nulla
    E il biglietto che aveva scritto solo come scherzo e come esca per portare il padrone a riprendersi il gatto ecco che, in un attimo, era diventato realtà. «cristo santo pastina, non mi posso distrarre un (1) minuto che tu combini casini!!!» Perchè sì, ovviamente la colpa per aver perso il gatto era della capra, mica sua.
    Sicuramente era fuggito perchè pastina gli aveva fatto qualche avance sessuale sconcia (cosa? cosa)




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    arturo maria hendrickson
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    Arturo Maria Hendrickson era finalmente giunto ad una conclusione: qualcuno gli aveva fatto il malocchio. E claro que sì, ci credeva eccome a quelle cose: non crescevi in una famiglia come la sua senza imparare una cosa o due sulle fatture e no, non si parla del ramo magico della famiglia, né di fatture magiche. Era el mal de ojo, quello che le donne di casa erano solite contrastare a suon di amuleti, cinte colorate, preghiere, gesti scaramantici, o la preferita di un piccolo Arturo che lo vedeva solo come un gioco: il rito dell'olio. Molte volte sua mamma lo aveva trascinato di corsa da Tìa Imacolata, preoccupata, chiedendo alla donna di curarlo: lui l'aveva sempre guardata, affascinato, mentre la bruja preparava il piatto riempendolo d'acqua, poi iniziava il rito compiendo quel segno della croce prima su di lui, poi su di lei, poi sul piatto, il tutto pronunciando parole che Arturo non comprendeva. Il suo momento preferito era quando Tìa Imacolata faceva cadere le goccioline d'olio nell'acqua: era sempre molto curioso di sapere cosa avrebbe visto, le forme che l'olio, spargendosi, avrebbe creato. E, ancor di più, le reazioni di tutte le donne di casa che si erano riunite per quel rito. Sarebbero stati sospiri di conforto? O sussulti preoccupati? Si sarebbero lasciate sfuggire un «gracias Señor» e ripetuti gesti della croce? Qualsiasi cosa, comunque, l'avrebbero fatta all'unisono, come se fossero un'unica entità: sotto molto aspetti, le donne di casa Jiménez erano più congrega di vere e proprie streghe che poi, col tempo, Arturo avrebbe conosciuto.
    Dunque no, non era affatto impreparato al riguardo e sapeva riconoscere gli effetti del malocchio con grande maestria. Lui li aveva tutti: mal di testa, nausea, agitazione, notti insonni e disturbate da sogni ricorrenti, preoccupaz- ah no, vabbè, quella era di default, per quanto lo riguardava, ma insomma! Il resto erano chiari segni di malocchio e sapeva benissimo anche chi glielo aveva fatto. Non era un semplice “secondo me è stato” ma proprio un “lo so che è stato”. Anzi, stata. Non c'erano dubbi, a riguardo: era colpa di Willow Beckham. Arturo lo sapeva di starle sulle palle – erano rivali sul campo, ma non voleva dire nulla perché ad esempio Kiel, pur essendo compagno di casa della Beckham, era suo... beh, non amico, magari, ma un conoscente stretto, dai. Si salutavano quando si incrociavano per i corridoi, o a lezione, e, più in generale, erano cordiali l'un con l'altro. Anche Moonaire non era male: era taciturno e questo Arturo lo apprezzava moltissimo, tanto da spingerlo a cercare proprio la compagnia dell'altro capitano in quelle rare volte che prendevano parte entrambi agli stessi eventi sociali: con Joey non rischiava mai di finire a fare conversazioni imbarazzanti perché, semplicemente, non facevano conversazione. Punto, stop. Diamine, anche Gideon era carino nei suoi confronti! Forse perché, anche lui, un po' disagiato nell'anima, ma almeno non lo malediceva con lo sguardo ogni volta che si incrociavano nei corridoi!!! Cosa che non si poteva dire di Willow, invece, sempre pronta a fulminarlo con gli occhi o, ancora peggio, asfaltarlo con le parole. Avrebbe scommesso tutti i suoi galeoni, dunque, sulla Beckham come artefice del suo mal de ojo.
    Ma un conto era saperloTM, un conto era confrontare la Corvonero sulla cosa; andiamo, era sì Arturo Maria Hendrickson, ma non era suicida. Per questo si limitava a starle lontano, in quei giorni ancora più del solito; nell'ultimo periodo, inoltre, erano ricominciati gli incubi e nove volte su dieci la Beckham era lì, che lo minacciava di trasfigurarlo in manico di scopa, che lo accusava di essere una dama ottocentesca (ah okay) o che, semplicemente, lo terrorizzava con la sua sola presenza. E il McPherson anche, era sempre lì con loro: non una cosa inaspettata visto che i due corvonero erano praticamente culo e camicia, ma la presenza dell'altro ragazzo serviva quanto meno a mitigare l'incubo (in generale, ma nello specifico Willow che lo importunava anche durante il sonno).
    Ad ogni modo, quei sogni ricorrenti erano il motivo principale della sua insonnia nelle ultime settimane, e il fatto che Willow fosse presente, aggiunto alle occhiate killer che lei gli lanciava, era ciò che più di tutto dava concretezza alla teoria di Turo. Avrebbe continuato volentieri ad evitarla per il resto del(la vita)l'anno, perché non lo voleva davvero un malocchio al quadrato, ma il fato gli era avverso. Che novità.

    «Per te.» Due semplici paroline con cui Nice si era annunciata, lasciando cadere un quadratino di carta sul tomo di Incantesimi che Arturo faceva finta di leggere. Alzò lo sguardo azzurro appena in tempo per vedere la Hillcox allontanarsi con una scrollata di spalle e un sorrisino che non prometteva nulla di buono. Arturo non capiva (che novità).
    Dispiegò quindi il foglio e lesse il messaggio, ancora più confuso: il suo gatto? Cioè, intendevano proprio Dude? Ma...? Dude era coricato sul suo baule, esattamente dove Turo lo aveva lasciato qualche ora prima! Ne era certo perché quel gatto non faceva mai nulla se non dormire o mangiare; alcuni giorni Arturo lo salutava la mattina e, al rientro dalle lezioni, lo trovava nella stessa identica posizione, tanto da farlo preoccupare che fosse schiattato durante la sua assenza. Ma non succedeva mai: Dude aveva la pellaccia dura. E soprattutto era pigro da morire, non sarebbe mai andato da nessuna parte di sua spontanea volontà!! Né Arturo ricordava di averlo affidato a qualcuno, quel giorno... Per scrupolo – e non perché fosse paranoico, figuriamoci ah ah ah no (sì.) - corse velocemente nella sua stanza per assicurarsi che il gatto fosse ancora lì dove lo aveva lasciato.
    Non c'era.

    Ed ecco come Turo era finito in riva al Lago Nero, chiamando a gran voce il suo micio randagio, le mani fasciate dai guanti poste a coppa intorno alla bocca col duplice compito di riparargli parte del viso dal freddo e amplificare, per quel che potevano, la sua voce. Era quasi giunto al limitare del boschetto che circondava il lago, quando un miagolio familiare lo costrinse a voltarsi, appena in tempo per vedere Dude corrergli, terrorizzato, incontro. «Oy, mi gatito.» Si accucciò, seduto quasi sui propri talloni, per accogliere il micio tra le sue braccia e scaldarlo col mantello: un gatto come Dude, abituato al calduccio della sala comune, non sarebbe durato un (1) altro istante lì fuori. Chi era la bestia che lo aveva fatto uscire?!?!
    ...E giustamente, si parla di bestie e spunta quella di Satana, ovvio. «cristo santo pastina, non mi posso distrarre un (1) minuto che tu combini casini!!!» Ora, Arturo aveva due opzioni: fuggire o fuggire. Avrebbe ovviamente optato per la più logica (fuggire) se non fosse stato per Dude che, terribilmente provato da quella gita indesiderata oltre le porte della sala comune verde-argento, iniziava a lamentarsi con miagolii sempre più acuti. «¡Chist! Sh, Dude, shhhh.» L'ultima cosa che voleva era che Willow si accorgesse di lui!! Doveva muoversi come un ninja e sparire prima che la bruja lo affatturasse di nuovo. Ne aveva già abbastanza di sfighe – geneticamente parlando, era proprio predisposto quindi non serviva sfidare ulteriormente la sorte. In riva al Lago Nero, per giunta. Lui e Willow da soli. Insomma, non era così che Arturo voleva lasciare questo mondo, ecco.
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    willow beckham
    Per un attimo - ad esser sinceri, ben più di un attimo - la beckham valutò se fregarsene totalmente e continuare a lanciare coltelli come se nulla fosse: se quel gatto era scemo non era mica colpa sua, e poi hey lei era per la libertà delle creature. Talmente tanto che, fin troppo spesso, quando non aveva nessuno attorno a guardarla, willow si ritrovava a spingere la bestia di satana affatto gentilmente, per incoraggiarla ad andarsene e a correre libera per i prati del mondo, invitandola a trovarsi una bff vera con la quale poter correre nei campi tra i monti sorridenti. («heidi, pastina. ti devi trovare una dannatissima heidi») Lei, sfortunatamente, il patto di sangue l'aveva stretto e non poteva infrangerlo ma.. se la bestia fosse fuggita di sua spontanea volontà non sarebbe stata del tutto colpa sua, quindi non avrebbe infranto la promessa fatta a roan e bjorn!!1! E invece no, nonostante i numerosissimi tentativi e le minacce giornaliere, quella maledetta non sembrava aver alcuna intenzione di andar via ma anzi, ogni volta willow lo vedeva, nei suoi occhi malefici, quello sguardo soddisfatto di chi si diverte a far innervosire le persone, e per questo il suo odio per la creatura cresceva ogni giorno di più.
    Il perchè non l'avesse smollata a giggino, ross, fanny o chiunque altro tra i bambini corvonero era un mistero: probabilmente, non vedendoli in sala comune, non si era ricordata neppure della loro esistenza.
    Il perchè avesse accettato la richiesta di nice e si fosse accollata anche quel gatto lo era ancor di più: forse perchè la hillcox era una delle poche persone tra le mura di quella scuola la cui vista non le faceva scattare alcun istinto omicida (aveva una bella faccia, a differenza di molti altri lì dentro), forse perchè ogni tanto un briciolo di cuore lo aveva anche lei, solo che a differenza di mac non si accendeva e spegneva ad intermittenza ma preferiva rimanere buio per la maggior parte del tempo ed attivarsi solo un 33% 1% al mese. O forse, semplicemente, aveva sperato che il gatto fungesse da sfogo per pastina, così da poter avere un po' di tranquillità.
    Ed invece, giustamente, neppure dopo cinque minuti il felino era scappato: infido traditore. Con un coltellino ancora nella mano, il collare di pastina nell'altra per trascinarla a mo' di cane da tartufo, e tanta voglia di buttarsi a peso morto nel lago nero in tutto il corpo, la beckham lasciò la sua postazione - jericho gliel'aveva detto che, per una sessione d'allenamento davvero buona, serviva esser soli: ma perchè non l'aveva ascoltata, era proprio stata una scema - e iniziò a guardarsi attorno alla ricerca del fuggitivo. Avendo ricevuto il suo messaggio, di lì a poco sarebbe arrivata anche nice e dio, ok che normalmente era sopportabile ma in quel frangente willow non avrebbe avuto proprio le forze per starla a sentire lamentarsi per il micio scomparso, quindi tanto valeva trovarlo prima e lanciarglielo una volta arrivata - magari con pastina????? così poteva sbarazzarsi anche di lei - per poi potersi tornare ad allenare sui lanci di precisione.
    E si trattò di una questione di secondi, pochi passi verso il castello prima di sentire un miagolio e capire che il felino non era andato poi così lontano «fai schifo come cane da tartufo» perchè la bestia la stava conducendo dalla parte opposta. Lasciò la presa sul suo collare, e si girò diretta verso il miagolio dell'animale: menomale che aveva l'udito da pipistrello, se avesse dovuto far affidamento solo su pastina non l'avrebbe mai trovato. Un passo, due, cinque, dieci e poi... fu più forte di lei. Del resto era uscita per allenarsi, no??? Prima di aver tempo di rifletterci davvero, la ragazza agì facendo partire il coltello dalla sua mano: lo vide passare a pochi centimetri di distanza dall'orecchio dell'hendrickson, per poi andarsi a conficcare nel terreno poco dietro di lui. «ero uscita per allenarmi sui tronchi, ma un bersaglio mobile è ancora meglio» a quel punto si avvicinò ancora di più, non sapendo bene se ridere o piangere alla vista del ragazzo così rannicchiato a terra: ma cosa stava facendo (chissà se dude è scappato per colpa del lancio del coltellino, secondo me si #wat o forse ha solo graffiato turo) «arturo maria damsel-in-distress hendrickson, ti stai forse nascondendo da me?» comprensibile: negli ultimi tempi la faccia del ragazzo era diventata un trigger gigante per la beckham: era persino più da schiaffi di quella di gideon!! Non l'aveva mai considerato molto, anzi sapeva della sua esistenza solo perchè giocava nella squadra di quidditch avversaria e quell'anno ne era diventato il capitano ma.. nelle ultime settimane aveva sviluppato un odio inaudito nei suoi confronti, e fin troppo spesso era lui la faccia che vedeva nei bersagli quando si allenava con coltelli, machete o con la sua amata accetta. E lo guardava male ogni volta che lo incrociava in corridoio, più del solito. E forse - ma forse - gli aveva lanciato il malocchio, ma giusto un pochino eh. Era stato più un gesto terapeutico, per la sua sanità mentale, che un attacco diretto al ragazzo: dato che smembrarlo davanti a tutti poteva rimanere solo un sogno, almeno quella piccola soddisfazione se l'era dovuta prendere.
    «ma la hillcox ti ha mandato a recuperare il suo gatto?» perchè, ovviamente, se avesse saputo che in realtà era del ragazzo, la beckham non avrebbe mai accettato di portarlo fuori. O forse si, per poi invitarlo lei stessa a scappare via di lì: di sicuro quella da randagio sarebbe stata una vita migliore di un'eternità passata al fianco di un arturo.




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    arturo maria hendrickson
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    Che mettere piede fuori dal dormitorio fosse pericoloso, Arturo lo aveva ormai capito; quell'anno, poi, ogni passo falso, ma anche ogni passo e basta, lungo i corridoi della scuola poteva rivelarsi potenzialmente fatale.
    E no, lo giuro, non era il suo pessimismo cronico a parlare ma proprio un'accurata e dettagliatissima lista di eventi che l'Hendrickson aveva iniziato a tenere:
    1. gite in posti pieni zeppi di insidie e, per tanto, con un tasso di mortalità decisamente troppo alto per i suoi gusti – perché oh, poteva pure non aver visitato Tottington, ma gli incubi al riguardo ce li aveva avuti, per qualche inspiegabile motivo, ed erano così vividi da dargli la stessa pelle d'oca dei ricordi portati alla memoria dalla gita a Daremyland (il duello contro Indie, Callie e Hazel, Wisepenny e Sarob e specchi ipnotici e una strizzata di palle da parte di Bertie e una gomitata sul naso da parte di Hazel e tante altre cose che Arturo avrebbe voluto dimenticare) quindi cadeva anche quella nella categoria “gite d(')istruzione”;
    2. allenamenti insieme ad un team di folli, che amavano fallare anche tra loro, perché che gusto c'è a tirarti un bolide in amicizia se poi non ci metti pure la spintarella amichevole per disarcionare il compagno, no?
    3. tornei del club dei duellanti al quale si era iscritto solo per Costas e dove quest'ultimo s'era fatto prendere a mazzate, anziché darle (ma vabbè, è solo del quinto anno, è piccolo) (...wait è solo del quinto anno, È pIcCoLo);
    4. psycho shipper (le sopra citate #hallie, aver paura di loro era più che lecito) che tendevano agguati a lui (come ad altri) e non si poteva mai stare tranquilli un secondo;
    5. torture, per i più disparati dei motivi, da un'assenza ingiustificata ad una piiiiiiccolissima distrazione durante le spiegazioni su quello o quell'altro intruglio schifoso;
    6. lezioni dove venivi avvelenato dai tuoi stessi professori – e, anche peggio: da tuo cognato altri compagni.
    7. --
    Beh, rileggendola: era una lista già abbastanza lunga ed era ancora solo Aprile (o Marzo? Quando c'è stato il torneo? VABBEH, dettagli).
    Forse era davvero ora di trasferirsi a Salem, come aveva detto per gioco ad Ethan. Per gioco, ma a ben pensarci......... lui gli aveva chiesto se fosse disposto a lasciare i suoi amici pur di evitarsi qualche tortura, e la prima risposta che Arturo aveva sentito, nel suo cuore, era stato un perché c'era un limite alla sopportazione dello spagnolo (e alla sua sanità mentale e fisica), e se fosse schiattato una volta per tutte, non avrebbe perso comunque le persone a lui care? *black_guy_meme.png* Tanto valeva farsi l'ultimo anno e mezzo altrove, senza di loro, ma sopravvivere.
    Perché, appunto, la sopravvivenza non era così scontata in quel di Hogwarts.
    Non quanto aLcUnI studenti giravano con coltelli, accette e ALTRE ARMI CONTUNDENTI E AFFILATE e si sentivano liberi di lanciarle SENZA PREAVVISO!!1!!1 Insomma, che maleducazione!!!
    Ovviamente, Arturo non aveva minimamente pensato che Willow potesse accoglierlo in quel modo: una parola di disprezzo, certamente... ma un attentato così plateale? Vabbeh, ma era colpa sua: avrebbe dovuto aspettarselo.
    Inoltre, la perfetta mira della Beckham era nota a tutti: se aveva sfiorato il bersaglio (lui, Arturo era il bersaglio, anche se non serviva specificare) era solo perché lo aveva fatto apposta. Quel pensiero non servì comunque a rilassarlo: lo stava tenendo in vita qualche altro minuto solo per divertirsi un po' con lui, prima di farlo passare a miglior vita e giustificarlo come “un piccolissimo incidente”.
    ….forse, se non voleva finire ad Azkaban.
    O forse no, perché voleva finire ad Azkaban e poi scambiarsi storie da ex galeotti con Kiel. ARTURO NON GIUDICAVA anche perché la Willow un po' pazza lo era, quindi boh, ci si aspettava di tutto da lei.
    Si passò una mano guantata sulla guancia, laddove il coltellino l'aveva sfiorato, e sentì solo un leggero bruciore dove gli artigli di Dude avevano graffiato la sua pelle infreddolita. ¡POBRE GATITO ASUSTADO! Era scappato via terrorizzato... cosa che avrebbe fatto volentieri anche Arturo, se la paura di essere inseguito non fosse stata così forte. Meglio farsi piccolo e sperare che Willow lo trovasse noioso – e codardo - abbastanza da non volerci perdere ulteriore tempo.
    Sentite, aveva le sue buonissime ragioni per essere turbato dalla presenza della Corvonero: prima su tutte, FACEVA RITUALI SATANICI (ah okay) e secondo Arturo, stava aspettando solo il momento propizio per poi sacrificare Pastina al demonio in cambio di qualche favore – era l'unica spiegazione che lo spagnolo si dava per quel suo portarsela sempre dietro, visto che apparentemente la odiava; in secundis, Willow lo minacciava OGNI SANTISSIMA VOLTA ed era arrivata persino al punto di proiettare la sua aura negativa e assassina sui compagni di squadra al fine di sguinzagliargli contro quei pochi amici che Arturo aveva (ancora per poco, ciao partita infernale); tre – credo ho perso il filo – ANDAVA IN GIRO CON DELLE ARMI!!1 Lo abbiamo già detto che era DA ESPULSIONE??? E che passeggiare per il Castello non era più così sicuro come un tempo (ma quando? Forse non lo era mai stato).
    Per di più, l'ultima volta che si erano incontrati in riva al lago nero, era stato al dannatissimo torneo E LEI LO AVEVA MESSO KO !!1!!! Chissà se sentiva improvvisamente l'istinto di farlo di nuovo – questa volta magari permanentemente?
    «arturo maria damsel-in-distress hendrickson, ti stai forse nascondendo da me?»
    «hhhh» era un sì? era un sì, perché che senso aveva mentire? «volevo solo trovare Dude, il mio gatto. E invece l'ho perso di nuovo.» Grazie a te, ma dirlo avrebbe significato invitarla a tirare un nuovo coltello – o il machete, quella volta, chissà. Arturo aveva ancora gli incubi su Willow, con indosso la sua faccia, che prendeva a machetate gli avversari come un Butcher di Baltimora dieci volte più creepy e sadico.
    Non gli era chiaro come Dude fosse finito tra le grinfie di Willow - o perché Nice lo avesse affidato a lei – ma si pentiva di essere uscito a cercarlo.
    Nice, dalla sala comune proprio lì sotto, mentre osserva e ascolta tutto: «time to face your nightmares, cap.»
    Arturo, ancora in ginocchio sull'erba con la mano sulla guancia e una a stringersi il mantello al petto, come a volersi proteggere: «nope»
    Ma anche: «senti, parliamone: se mi lasci andare illeso» eh, meglio specificarlo, se la sentiva già la pugnalata alle spalle mentre scappava via, «ti prometto che...» cosa? Doveva stare attento, non poteva prometterle cose che non avrebbe potuto mantenere o avrebbe peggiorato la situazione. «non lo so, ci penso, ma qualcosa te lo prometto, te lo prometto» Oh, magari valeva come promessa *black_guy_meme.png pt2*
    Non le avrebbe chiesto, comunque, per quale motivo ce l'aveva tanto con lui, sebbene morisse dalla voglia di saperlo: ad Arturo i confronti non piacevano, poiché lo facevano sempre sentire inadatto e nel torto, ma l'idea di essere odiato con tanto fervore senza sapere perché lo mandava ancora più nel panico. Fosse stato per qualcosa che aveva detto o fatto, magari, avrebbe potuto chiederle scusa; cavolo, se era la sua sola presenza ad infastidirla, si sarebbe scusato anche per quella. Ma non saperlo...? Era davvero terribile.
    Terribile quanto il pensiero di scoprire davvero perché: e se non avesse potuto fare nulla per rimediare?????
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    willow beckham
    «volevo solo trovare Dude, il mio gatto. E invece l'ho perso di nuovo.» no aspetta, c'era un qualquadra che non cosava. Davvero - davvero! - le stava dicendo che il felino che aveva acconsentito a portarsi dietro in uno di quei rari attimi di debolezza in cui la ragazza sembrava quasi avere l'ombra di un cuore, era in realtà di arturomariahendrickson?????? «la odio» affermò, più come reminder a sè stessa che per arturo: come aveva fatto a farsi ingannare così?? Se solo non fosse stata in compagnia (e che compagnia.) si sarebbe presa a schiaffi da sola, per esser stata così ingenua: i serpeverde andavano odiati per principio, lei lo sapeva bene. Insieme ai grifondoro, appartenevano alla categoria del "devono-morire-solo-perchè-esistono", un odio profondo e radicato come quello degli italiani per i francesi in una qualunque competizione a livello internazionale. Eppure, anche se mai l'avrebbe ammesso ad alta voce, alcuni di loro la fregavano. O meglio, alcune: esempio lampante era sersha, con quello sguardo da killer a darti l'impressione di volerti sgozzare ogni volta che incrociavi il suo guardo, che will non poteva far a meno di ammirare. Nice... nice le aveva dato dal primo momento l'impressione di esser una persona fastidiosa, fin troppo interessata ai fatti altrui ma senza quella bontà di cuore che, invece, caratterizzava una delle peggior sciagure mai cadute su quella scuola (l'amicizia tra hazel e callie.): willow le riconosceva, le anime buie affini alla propria, e l'aveva percepito subito che la hillcox fosse una di loro.
    A volte non la capiva, tipo quando passava tutto quel tempo in compagnia di costas ma... la beckham era stata comunque incline a farle da babysitter al gatto?? era stata una scema «se lo avessi saputo prima, l'avrei sacrificato a satana per salvarlo da una vita con te» ovviamente non era vero (forse.) ma di certo l'avrebbe fatto scappare senza scrivere quel messaggio per avvisare il suo padrone: dude meritava una vita migliore.
    Quelle sue stesse parole, comunque, le accesero una lampadina nel cervello «a meno che la tua amica» non era certa che mandarlo dritto dritto dalla persona che più lo odiava in quel castello fosse un gesto di amicizia «non voglia sacrificare te al demonio» cioè dai, aveva senso: nice voleva star con costas, si era finta loro amica per mesi così da ottenerne la fiducia e poi TAC, ecco che mandava il suo rivale nel bosco, lontano dal personale scolastico, dritto dritto dove una willow armata di coltelli sarebbe stata ben felice di sgozzarlo e renderlo mangime biologico per le creature che abitavano negli abissi del lago nero. Chissà perchè il cappello l'aveva smistata tra le serpi, quello era un ragionamento degno di corvonero! A braccia conserte e con la faccia deadpan, che in realtà nascondeva una grande gioia perchè willow viveva di quei momenti e del terrore nei suoi confronti negli occhi delle persone, assaporò la scena del ragazzo che cercava le parole giuste per uscir vivo da quella situazione. «ti prometto che...» inarcò un sopracciglio, in attesa di sapere cosa sarebbe stato disposto ad offrirle, anche se sapeva che nessuna offerta sarebbe stata soddisfacente: l'unica cosa che avrebbe potuto renderla felice sarebbe stato del sangue.
    E forse un set di coltelli nuovi????
    «non lo so» vabbè «che pippa» sempre, non si smentiva mai «ci penso, ma qualcosa te lo prometto, te lo prometto» mhhh... valutò le opzioni a disposizione, rigirandosi tra le mani un altro dei suoi coltelli, tirato fuori dalla tasca qualche minuto prima.
    Lanciarglielo contro sarebbe stato bello, eh, ma mica per ucciderlo! cioè sì, anche quello sarebbe stato bellissimo, ma la beckham aveva ancora davanti a sè un altro anno lì dentro e non voleva deludere la sua squadra: i corvi erano per il gioco pulito, era un valore che la stessa will condivideva a pieno, dunque uccider il capitano dei serpeverde durante gli ultimi mesi di campionato non sarebbe stato affatto corretto. E nemmeno mutilarlo, sfortunatamente: aveva provato a far ragionare joey e dirgli che tanto non è che ai giocatori servissero proprio tutte le dita ma?? niente, cap le aveva detto di no :c
    Dopo quelli che probabilmente all'hendrickson sembrarono anni, ecco che willow arrivò ad una decisione «ok» solo? «facciamo un patto di sangue» di quelli seri, lo stesso motivo per il quale pastina era ancora viva e non tagliata in due su un altare (perchè no, will non l'avrebbe mai sprecata per dei semplici arrosticini: era un anima demoniaca e come tale andava trattata) «lo stringiamo adesso, tu torni al castello senza neppure un graffio e con il tuo gatto» l'avrebbe persino aiutato a cercarlo, pensa un po'!! «ma tu mi devi un favore, quando e come vorrò io» cosa c'era di più divertente, se non torturarlo lentamente con la consapevolezza che in ogni momento avrebbe potuto far appello alla cosa e costringerlo a fare.. qualcosa? La paura costante nei suoi occhi sarebbe stata la ricompensa più grande «e se quando arriverà il momento tu non farai ciò che devi, le conseguenze del non rispettare il patto di sangue ricadranno su di te» altro che morte per decapitazione: su di lui si sarebbe riversata l'ira e lo scontento di tutti gli spiriti maligni di questo mondo, il patto di sangue era roba seria!!! «che dici, arturomaria, ci stai?» lo sguardo di willow parlava chiaro: non aveva poi tanta scelta.




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    arturo maria hendrickson
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    Arturo aveva visto abbastanza documentari su NatGeo da sapere che la prima regola della giungla imponeva di non perdere mai di vista il predatore – o forse era della savana? Non ne era molto sicuro; li aveva visti, certo, ma non significava fosse stato attento tutto il tempo. Se li avesse seguiti con interesse, infatti, avrebbe evitato di abbassare lo sguardo verso il prato, dando così modo alla Beckham di poterlo attaccare all'improvviso, cogliendolo alla sprovvista.; eppure non era proprio riuscito a trattenersi, temendo che la sua espressione a quel «se lo avessi saputo prima, l'avrei sacrificato a satana per salvarlo da una vita con te» potesse farle capire più cose di quanto avrebbe voluto. Tipo, una su tutte, che era d'accordo con lei.
    E, cosa ancora più importante, non voleva che la sua aria mortificata triggerasse ancora di più la compagnia di scuola, già di per sé poco incline a sopportare la sua presenza – dubitava che un Arturo Maria che si piangeva addosso avrebbe suscitato maggior compassione. Anzi, tutt'al più il contrario.
    Si limitò dunque a scrollare le spalle nel sentirla formulare quell'ipotesi non così improbabile - che non stesse propriamente simpatico neppure alla Hillcox era abbastanza palese e anche se non si sarebbe spinto così oltre fino a credere che la concasata volesse sacrificarlo a satana come sosteneva Willow, non poteva nemmeno escluderlo a priori.
    Tutto quel parlare di sacrifici, poi, lo stava mandando nel pallone: faceva già abbastanza incubi così, non gli serviva il costante reminder che qualcuno, lì al castello, era devoto alle arti oscure e non c'avrebbe pensato due volte prima di utilizzare i suoi organi per ingraziarsi la volontà di qualche demone infernale. Insomma, Willow ma che ti è succ tutto bene a casa che problemi hai?
    Tanti, troppi per essere elencati in questo momento", gli suggerì una vocina maligna alla quale Arturo non diede né retta, né fiato: ci stava provando davvero tanto a non finire infilzato e mutilato, non era così folle da voler richiamare altra ira willowsa su di sé.
    Anche se, e una rapida occhiata alla compagna bastò per cementare quel pensiero nella sua mente, forse le avrebbe fatto persino piacere ricevere una risposta del genere e scoprire che ueppa! Aveva una spina dorsale anche Arturo Maria!!
    ...ma chi vogliamo prendere in giro, lui non ce l'aveva una fucking spina dorsale LOL per questo preferì offrire promesse che non sapeva come avrebbe fatto a mantenere, piuttosto che dar fiato alla bocca con il primissimo pensiero formulato. Stirò le labbra quel tanto che bastava per fingere di essere sicuro delle sue parole, di ciò che stava dicendo, quando in realtà avrebbe desiderato tantissimo che un Defodio colpisse lì dov'era inginocchiato, cosicché il terreno potesse farlo sparire una volta per tutte. Ma non aveva quel genere di culo, l'Hendrickson.
    Rimase così in silenzio, dopo aver detto ciò che aveva detto e che non poteva più rimangiarsi, in attesa che Willow esponesse in maniera dettagliata i modi in cui avrebbe voluto farlo fuori: che ci crediate o meno, Arturo un po' non vedeva l'ora perché gli serviva nuovo materiale con cui continuare il suo fumetto, quella strega folle di Beckah non si scriveva mica da sola!! Senza il continuo terrore psicologico di Willow, Arturo non sarebbe andato oltre i primi due fogli. Detestava ammetterlo, ma era uno dei personaggi meglio riusciti in tutte le sue storie.
    Ebbene sì, ebbe persino il tempo di pensare a nuove storyline e nuovi settings, prima che la compagna lo degnasse di una risposta: che avesse perso la sua occasione per fuggire? Probabilmente (no).
    La guardò a lungo, confuso, poiché si era aspettato davvero qualsiasi cosa tranne un ok. «Ok...?» Era davvero bastato così... poco?? Per convincerla??? «facciamo un patto di sangue» Fu automatico chiudere gli occhi e maledirsi da solo; ma claro que no, come aveva anche solo potuto sperare di convincerla alla prima botta? Che scemo. Lo sguardo azzurro, incredulo, tornò a posarsi su quello della Beckham e una risata strozzata e isterica riuscì a sfuggire prima che Turo potesse trattenerla, ma provò comunque a nasconderla con un colpo di tosse. «estas loca» ma in che senso un patto di sangue stretto in quel momento così lui poteva tornare al castello sano e salvo ah ah ah «...» era seria? «sei seria?» stando allo sguardo che gli rivolse, era dead serious. Strinse automaticamente il mantello al petto, il Serpeverde, incapace di scollare gli occhi di dosso alla Beckahm e ew non per quel motivo jeeeez. «Non... non ti fidi della mia parola?» Rude???? Lui non infrangeva mai le promesse!! Magari poteva finire col dimenticarsi accidentalmente di qualcosa, ma non lo faceva mai di proposito!!
    «Non so se me la sento di mischiare il mio sangue con il tuo,» bruja, «Willow.» Okay che era scemo... ma non così scemo?! «Non possiamo tipo... che ne so... stringerci la mano come persone... assennate le aveva forse dato della pazza? ehhh, indirettamente «e salutarci qui? Una promessa è comunque una promessa.» Valeva, no? Perché sul serio, l'idea di legarsi in un patto di sangue o un voto infrangibile con la Beckham non è che lo allettasse così tanto. Ma, allo stesso tempo, voleva evitare la sua prematura dipartita e rimandarla il più tardi possibile. Allungò dunque una mano in direzione della Corvonero, ben conscio del rischio che correva di vedersela mozzare in un baleno, ma ehhh!! the things we do per salvarci la pelle oh!! aveva persino tolto il guanto per non essere maleducato!!!! Dai, Willow, vienici incontro.
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    «estas loca» preferiva decisamente la pazzia, se la normalità comportava l'esser un arturomaria «y tù suicida como siempre» willow non conosceva davvero lo spagnolo, sapeva parole basic solo perchè, come di ogni nazione, anche sulla spagna spesso vedeva i documentari macabri, quindi, come sempre, alcuni termini le erano rimasti impressi. E poi c'era un set di parole, comprendenti sangue, uccidere, mutilazione, sucidio, etc.., che sapeva in ogni lingua possibile. ma riuscì a fingere un accento sciolto, naturale:il suo intento era far credere all'hendrickson in quel momento, ma anche a chiunque altro in generale, che capisse perfettamente lo spagnolo, e insieme allo spagnolo un po' tutte le lingue, come ogni creatura demoniaca che si rispetti. Entità come quelle infatti non erano legate al loro corpo mortale, sapevano ogni lingua perchè erano al di sopra di tutto. a will sarebbe piaciuto così tanto esser una di loro, il suo corpo un semplice vaso nel quale contenere la sua essenza ultraterrena, ma no, invece era proprio umana. una tragedia... ma solo lei ne aveva la certezza, agli altri invece amava lasciare il beneficio del dubbio, così da accrescere l'aura di mistero e terrore nei suoi riguardi.
    Un po' come quando le chiedevano "dov'è finito chiaki?" e lei non rispondeva.
    Faceva peggio.
    Sorrideva.
    «sei seria?» ... non meritava nemmeno una risposta. cioè, avevi davanti una con una faccia così - l'espressione deadpan deluxe, riservata
    a occasioni speciali come quelle, che andava a sostituire la deadpan di default - e ti permettevi pure di far domande simili. ma per chi l'aveva presa, il capitano serpeverde non faceva altro che stupirla. e alimentare la sua voglia di prenderlo a schiaffi, e poi tracciare con un coltellino i contorni delle impronte rosse lasciate dalle sue dita. Cicatrici a forma di mano in faccia per sempre... gli sarebbero state bene, perlomeno avrebbero dato al suo viso, ed ad arturomaria in generale, un aspetto un minimo più interessante. sarebbe stato proprio un bel regalo... e poi dicevano che non aveva mai bei pensieri nei riguardi di nessuno! ne aveva eccome, nel corso di una giornata erano almeno 666 le diverse cicatrici che immaginava di regalare alle persone, ed ognuna di esse avrebbe migliorato loro la vita. di quelli a cui voleva più bene fantasticava persino tomba e funerale, progettandone nei minimi dettagli i particolari! se non era amore quello... «Non... non ti fidi della mia parola?» «ma te l'hanno mai detto?» cosa? «fai domande davvero stupide» cioè lei boh, ogni volta che il ragazzo parlava per dare aria alla bocca, la beckham rimaneva sempre più shockbasita. «no davvero, ti sembro scema?» voleva proprio vedere se ce l'aveva il coraggio, di dire di sì: l'avrebbe quasi apprezzato. Aveva capito lo pensasse, altrimenti non le avrebbe mai fatto quelle domande, ma tutt'altra cosa sarebbe stato sentirglielo ammettere. arturomaria era troppo spaventato per farlo, will lo sapeva, e per questo metterlo a disagio la faceva sentire proprio bene! «fidarmi della tua parola» emise un suono che sarebbe potuto quasi passar per una risata, ma willow beckham non rideva, quindi in realtà era più uno dei suoi versi da creatura demoniaca stipata nel piccolo corpo di una diciottenne. «ma dove vivi, a disneyland?» lo sapeva il mondo intero che la parola non bastava mai, ci voleva LA SCRITTA! E del sangue a sancire il tutto, perchè altrimenti un patto aveva la validità di carta straccia.
    se infrangevi un patto a voce eri intelligente, essendo riuscito a fare concordare all'altro un patto inesistente
    se infrangevi un patto firmato eri.. infame, per cose importanti anche perseguibile penalmente, ma inzomma dopo poco potevi uscirne.
    ma se infrangevi un patto di sangue? la fine. a meno che tu non sia masochista e voglia avere contro satana e le divinità infernali minori, a quel punto ok potresti viver tranquillo.
    arturo non le sembrava proprio il tipo in grado di viver tranquillo, quindi un patto di sangue con lui era perfetto! soprattutto perchè se lo meritava, tutto quel terrore.
    Ed a willow mancava quella vocina nella testa a chiederle "ma perchè, che ti ha fatto?" alla quale, razionalmente, non avrebbe saputo dar una risposta precisa: esisteva e le dava fastidio in quanto essere esistente. ma fortuna che la ragazza una coscienza non ce l'avesse, l'aveva uccisa anni ed anni prima. tutto quel parlare e pensare e criticare le aveva sempre dato sui nervi, quindi da piccola aveva preso in mano la situazione e deciso di togliersela di torno. «guarda che con la stretta di mano poi ti ritrovi un coltello nella schiena» metaforico a simboleggiare il tradimento, ma se il patto l'avesse fatto con una willow probabilmente sarebbe stato letterale.
    e comunque lei gli stava dando insegnamenti fondamentali e! lui!! non!!! ascoltava!!!! la faceva proprio incazzare.
    «Una promessa è comunque una promessa» ma da dove venivano le frasi che uscivano dalla sua bocca, i baci perugina? Una promessa era una promessa quando era più una minaccia nei confronti di qualcuno, e sì la rivolgevi ad altri ma in realtà era un patto con te stesso, e lì mica serviva sancirlo con il sangue. ma tutto il resto? c'erano delle procedure che andavano rispettate. E così, mentre uno sciocco arturomaria le porse la mano - l'aveva detto lei, che era suicida - la ragazza si trattenne dal tagliargli tutto il braccio, facendo svanire una situazione perfetta - solo pastina come testimone, il lago nero dove buttar la prova... una lochesion top - e con il coltellino nella mano sinistra, a velocità x0.5 come sentiva gli audio su whatsapp - quelli che non ignorava - ecco che recise sul palmo del ragazzo un taglio discretamente profondo ma non doloroso dai!, a seguir più o meno la linea del destino (credo? quella lunga.) e fece altrettanto sulla propria, andando poi a far stringer le mani tagliate e, quando il sangue cominciò a toccar l'erba sotto di loro, ecco che will recitò la formula «[insert parole in latino e strani versi demoniaci here]» ok, tutto fatto. «ora puoi andare via salvo» facile, no? «e ricorda, arturomaria, la terra non dimentica» e nemmeno willow beckham.
    se, al MomentoTM, il ragazzo si fosse rifiutato di fare quello che willow avrebbe detto, allora si che sarebbe morto male.

    (scusa turito tvb mi sento fisicamente male io SCAPPA)




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    Avrebbe voluto non sorprendersi del fatto che Willow Beckham capisse e parlasse lo spagnolo, perché arrivato a quel punto come poteva stupirsi? La cacciatrice blu-bronzo l'avrebbe sempre – e dico sempre - colto alla sprovvista: per la gioia dell'una e la disgrazia dell'altro.
    Se era vero che esistevano altre vite precedenti a quella attuale – e Arturo ci credeva, ci credeva eccome -, doveva essersi comportato proprio male nei confronti della Beckham per meritarsi, nel 2020, tutto quell'odio. Non che non la comprendesse, eh, al contrario... ma non riusciva a capire quali terribili cose avesse mai potuto farle per meritarsi quell'accanimento. Perché Willow era un po' bestia con tutti (con i suoi amici in particolar modo) ma aveva una predilezione particolare per alcuni: Arturo, Mort, Costas per fare dei nomi. Con loro era davvero Satana – che, a detta sua, era un complimento perciò Arturo evitava con cura di dirglielo in faccia.
    «ma te l'hanno mai detto?» «cosa?» «fai domande davvero stupide» «ah sì, ogni giorno» «no davvero, ti sembro scema?» Serrò le labbra appena in tempo: si morse la lingua, l'interno della guancia persino, pur di non rispondere. Non voleva darle la soddisfazione di rifilarle un di sfida – anche perché, diciamolo onestamente, non aveva le palle necessarie per farlo. Perciò sorvolò, l'ennesima cosa non detta in faccia alla corvonero.
    E comunque, tra i due studenti solo uno era un folle maleducato con una risata piacevole come il suono di unghie che stridono su una lavagna – e non era lo spagnolo. Ma, ancora, quella era Hogwarts: un posto in cui le torture erano all'ordine del giorno e nelle serre d'erbologia crescevano piante carnivore, gli standard erano alquanto bassi. Se tutto andava bene, un anno e mezzo ancora da sopportare e poi sarebbe stato libero.
    Se non si fosse trasferito a Salem prima.
    Salem, o Beibastoni o Mabeobkakkeun hakkyo: insomma, un qualsiasi istituto che non fosse il castello scozzese andava bene. «Ma dove vivi, a disneyland?» Ecco, Disneyland poteva essere un'alternativa al diploma, in tutta onestà: si vedeva benissimo all'interno del parcogiochi e chiunque avrebbe potuto condividere quel pensiero. Sarebbe stato quello vestito da stupido che strappa i biglietti all'ingresso; un ruolo non di rilievo, rimpiazzabile, dove non avrebbe rischiato di fare danni. Quasi quasi, ci faceva un pensierino su.
    Infondo aveva proprio l'ingenuità TM di alcune principesse Disney: tipo quella rincoglionita di Biancaneve che s'era fatta abbindolare da una vecchia (e brutta) bruja che le aveva rifilato una mela avvelenata. Ecco: lui era Biancaneve e Willow la bruja che lo stava fregando.
    E infatti.
    Da qualche parte nel castello, un'Amalie Shaperd intenta a spiare e prendere appunti si portò la mano alla fronte, scuotendo il capo allibita. Suo fratello era un emerito deficiente. Perché come altro lo descrivereste uno che OFFRE LA MANO A WILLOW BEKCHAM SE NON DEFICIENTE.
    Coglione? Ah beh, sì anche, avete ragione.
    Fatto sta, che lo fece: allungò la mano verso la corvonero per offrirla in segno di pace e per sancire quella promessa fatta a voce, e lei non ci pensò due volte per approfittarne. Ovviamente.
    Veloce come il Boccino quando deve sfuggire dalle mani dei cercatori, tirò fuori un coltellino e lo passò sul palmo del ragazzo, lacerando la pelle. «AHIA!» Che non è l'album dei Pinguini Tattici Nucleari, ma l'esclamazione involontaria di un Arturo ferito, più metaforicamente che fisicamente: il taglio, in sé, non aveva fatto male – solo una bruciatura, per lo più, era abituato a ferite di ogni genere e alle torture della Queen - ma il suo orgoglio era devastato, Willow non s'era fidata della parola e aveva osato spillare il sangue del latino. The audacity. Cercò di ritirare la mano per fermare il sangue, ma la bestia fu più veloce – ancora, sempre: iniziava a temere per i loro futuri incontri/scontri sul campo. - e la strinse nella sua, anch'essa con un taglio poco profondo al centro del palmo. «TU SEI MATTA!» Mentre lei pronunciava frasi in latino che Arturo non riusciva a capire, il serpeverde si alzò in piedi e cercò di tirare via la mano, senza riuscirci. «Ma che -» kaz oh, intercalare, «vi da' Joey da mangiare!! Molla la presa!!» Ora capiva perché Mac spediva Bolidi da 50ps sugli avversari, se quella era la presa della loro Cacciatrice.
    Si riprese la propria mano non appena la mora la lasciò libera, stringendosela al petto come se fosse ferita e dolorante. In parte, lo era. «Tu... tu...» agitò il dito della mano sana sotto il suo naso.
    «TU SEI PAZZA! Sei completamente svitata! HAI SNIFFATO TROPPE POZIONI SCADUTE!! SEI. TUTTA. SCEMA!!» Quello che avrebbe voluto dire.
    «TU SEI !! asdfghj» Quello che disse, in preda ad una crisi isterica. Voleva sapere quale demone infernale avesse invocato, e al contempo non voleva saperlo davvero. «Questo non è legale. NON PUO' ESSERE LEGALE!!» Poteva chiedere a qualche professore di svincolarlo da quel patto? POTEVA FARLO? Ma sì dai, POTEVA.... poteva, giusto????
    (Mamma Mae come pick me up im scared)
    Perché la terra non dimentica, aveva detto la Beckham, e Arturo aveva la sensazione che nemmeno lei lo facesse. Era proprio fottuto.
    La guardò un'ultima volta, attonito e con due occhi grandi così, poi girò i tacchi e corse via.
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