No one ever said it would be this hard

Gideon x Jane

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    Gli occhi nocciola del McPherson si erano soffermati a leggere la stessa frase per...quante volte? Sicuramente tante, troppe. Si trovava in cortile da almeno mezz’ora, ed era ancora alla prima pagina, non perché fosse una frase difficile, quella che aveva passato e ripassato, - si parlava di qualcosa riguardante lo sciroppo di elleboro ed i suoi usi - ma era distratto.
    Il suo segnalibro magico a forma di boccino d’oro, indispettito, aveva iniziato a rimbalzargli in testa più volte, per ricordargli che si era soffermato su quella pagina per troppo tempo. Sei più petulante di mia sorella Si lamentò, non perchè l'oggetto fosse davvero così fastidioso, quanto perchè di recente, qualasisi cosa, anche la più insignificante, lo faceva scattare. Tirò fuori la bacchetta e la puntò contro il boccino incantato, che nessuna colpa aveva se non quella di fare ciò che gli era stato ordinato con un incantesimo precedente. Finite. Quello aveva smesso di svolazzare, adagiandosi tra le pagine aperte del libro. L'espressione del volto triste mentre l'osservava, perchè glielo aveva regalato Narah alla sua prima partita.

    "Ci siamo ripromessi di non mentirci più"
    "Ci tengo tantissimo a te"
    "Ma non è più come prima"
    "Mi dispiace"
    "Scusa"


    Gli ritornavano in mente le sue stesse parole, spezzoni di una breve conversazione che gli ricordavano perennemente lo sguardo di Narah, quando le aveva pronunciate. Triste, ma senza l'ombra di una lacrima. Una mano tra i capelli mentre cercava di studiare nonostante tutto e con pessimi risultati. Aveva un compito il giorno dopo e non riusciva a leggere più della stessa identica frase, aveva i MAGO e non si stava preparando affatto, persino a lavoro non era concentrato come avrebbe dovuto. Era distratto, qualsiasi cosa facesse - per lo più disastri - il suo pensiero continuava ad andare a Narah, a domandarsi come stesse. Non ci parlava da troppi giorni, e si odiava per averla fatta soffrire un’altra volta, ma si erano ripromessi di essere sinceri tra di loro, sempre.

    Dopo la lite avvenuta a dicembre, qualcosa per il McPherson si era spezzato, e non poteva fingere che, nell’ultimo periodo, il loro rapporto non si fosse raffreddato ogni giorno di più. Complice il fatto che entrambi i ragazzi lavorassero, forse, o perché lui aveva gli esami che gli portavano via parecchio tempo, o ancora a causa degli allenamenti di quidditch che lo rendevano nervoso, Gideon si era reso conto che qualcosa era cambiato, tra di loro. Come se dopo lo sgarbo che le aveva fatto mesi prima, non riuscisse a trovare più a trovare la tranquillità che aveva caratterizzato il loro rapporto, la genuinità che c’era prima. Dopo quello sgarbo che aveva spezzato la magia del loro rapporto, Gideon non era riuscito a vedere che quello, che le bugie, e quando ripensava a sè stesso, in quella relazione, non si piaceva. Non riusciva a stare con lei nello stesso modo in cui aveva fatto prima di quella rivelazione, ed anche se Narah lo aveva accettato, e lo aveva perdonato, Gideon non riusciva a perdonarsi per primo. Aveva provato, riprovato, a fingere che tutto fosse come prima, ad andare avanti con lei nonostante tutto, ma poi, ad un certo punto, si era reso conto che forse quella era solo una scusa, una scusa per giustificare il fatto che il sentimento che nutriva per la ragazza fosse mutato: non minore, non maggiore, ma nemmeno uguale, di diversa natura. Aveva bisogno di spazio, e più percepiva il mondo premergli addosso, con gli esami, con la coppa del quidditch, con il lavoro, con sua nonna che stava male, e suo padre ed i suoi segreti, dove li metteva? Più percepiva tutte queste cose soffiargli sul collo, più sentiva la necessità di rivederle, catalogarle, sistemarle in maniera precisa e metodica, che non lasciasse spazio all'interpretazione. Gli mancava Narah, gli mancava quella che era stata la sua migliore amica, ed anche se quel rapporto era iniziato per una bugia, non poteva negare che sentisse la mancanza della ragazza, ogni dannato secondo. Ed il senso di colpa che tentava di accoltellarlo ogni istante.

    Il cortile a quell'ora del pomeriggio era deserto, gran parte degli studenti si trovava a studiare per gli esami, in biblioteca, e solo alcuni special passavano di tanto in tanto per il cortile, rendendolo nervoso. Se avesse visto lei?
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    Jane Gabriel Darko era nata – o almeno: credeva di essere nata così, perché era più drammatico e destinato ad essere che se lo avesse imparato – con una faccia da poker decisamente invidiabile. Dovette ringraziare quella sua particolarità per essere riuscita a resistere non una, non due, ma bensì le tre ore precedenti senza svelare alcunchè se non un cordiale interesse, piccoli cenni con il capo e labbra contratte solenni.
    Ne era valsa la pena. Ne era terribilmente valsa la pena, perché nulla, nulla avrebbe potuto privarla del sorriso che in quel momento brillava malvagio sulla sua bocca sottile, gli occhi a non celare affatto la scintilla maliziosa ad animarli. «cos’hai fatto» impassibile, ma non si era aspettata altro dal suo collega cheerleader. Twat, il prescelto. Perchè laddove sapeva che Narah sarebbe stata combattuta ma felice e Fitz semplicemente euforica, il Comestai le avrebbe dato le soddisfazioni di cui aveva bisogno (no critiche, solo complimenti: aveva pochi amici). «vorrai essere seduto per questa notizia» «sono già seduto» il senso dell’umorismo non era il suo forte, ma poteva lavorarci. Non aveva neanche alzato gli occhi da qualunque cosa stesse facendo, lungi da Jane scoprire i Segreti che impegnavano il tempo di Twat (...skerzone, ovviamente ci aveva provato; quando non aveva capito, aveva deciso che non fosse abbastanza importante, se per saperlo doveva impegnarcisi), ma non poteva offendersi per la mancanza d’interesse nel tono e nel portamento dell’Ivorbone: lei lo degnava di ancor meno attenzione. Era quello, che li rendeva amici. Fra le donne di Jane e i peculiari esemplari maschili delle amicizie dell’altro, avevano bisogno di qualcuno che si facesse (all’incirca; la maggior parte del tempo) i cazzi propri. True frienship goals here. «più seduto» poteva già sentire la replica piccata dell’altro, e la conseguente profonda discussione che avrebbe fatto perdere a Jane ogni voglia di avere a che fare con lui, ma god bless his soul Twat alzò infine gli occhi per guardarla.
    E Jane sorrise trionfante. «e non è niente» il cerchietto con appese le faccine rimbalzanti di Mandy, non era niente; la felpa con la faccia di Willow sia sulla tetta destra che sulla sinistra, non era niente. Abbassò la zip, ed il cuscino con la faccia di Mac tenuto sino a quel momento premuto contro lo stomaco, cadde al suolo come un Behan con il boccino. «non è niente» continuò, sollevando la maglia (dai, erano amici di pom pom, non avevano segreti) per mostrare il reggiseno sportivo con la faccia di Joseph Moonarie ripetuta in loop sull’elastico. «ma la mia cosa preferita e tac, tolse dal suo nascondiglio il vero Dono. La perla.
    Perchè Jane Darko era stata incastrata dalla ragazzina a capo del fanclub dei Corvonero (assurdamente, non era Amalie) che le aveva mostrato con fierezza tutto il merchandising, e l’aveva ascoltata tutto il tempo solamente perché aveva visto quello fra i prodotti. «è tipo, il santo graal» gli lanciò il rotolo di carta igienica con il sorriso di Gid ed i fulmini. «pure doppio foglio» Cioè.
    C’era gente in quella scuola che aveva pensato fosse una buona idea spendere tempo, e soldi, per creare prodotti dedicati alla squadra di Quidditch. Seguiva vita dei Kardashian ed aveva recuperato tutte le puntate della simple life di Paris e Nicole, ma nulla raggiungeva i livelli di quel trash – e non pensava nulla avrebbe mai potuto superarlo.
    Li avrebbe sfottuti per sempre. Si sarebbero sognati anche di notte le felpe rosa pastello con sopra impressa la faccia di Willow Beckham. MA LA CARTA IGIENICA! Quello era il top, la sua cosa preferita sulla faccia della terra, e Dio era stata a tanto così dallo scoprire cosa ci fosse di entusiasmante nei baci quando la tipella del fan club aveva mostrato tutte le versioni di carta igienica del proprio arsenale. Chiaramente ce n’era una per ogni membro della squadra, così come per il resto dei prodotti, ma Jane aveva scelto con cura cosa sponsorizzare. Era stata contattata in qualità di cheerleader, ma non avevano tenuto conto che prima d’essere la gonnella ed i pom pom dei Corvonero, era una Jane Darko.
    «perchè» non una domanda, ma neanche una constatazione, mentre Twat faceva scivolare le dita su centinaia di fogli con il sorriso del Mcpherson e le saette. Era quello il fulcro della questione. Sorrise ancora, quasi radiosa. «non lo so!» davvero non aveva mezza, un quarto, d’idea in proposito. Era semplicemente...affascinata. Sedotta, perfino.
    Era tutto «troppo bello»
    Cioè. Non solo avevano un fan club - che già era surreale; non vedeva l’ora di partecipare ai loro incontri e sentire cosa avessero da dire, soprattutto dopo il sospiro sognante della Tipa quando avevano pronunciato il nome di Joseph. DI JOSEPH!!!!! MOONARIE!!!! - ma avevano delle...cose con la loro faccia. Materiale per sogni, quello lì. Kanye West poteva solo accompagnare. Non aveva mai visto qualcosa di peggiore in vita sua, ed aveva migliorato la sua giornata – ma che dico, vita. Aveva anche scoperto ci fossero dei sotto club per ogni membro della squadra, e se poteva immaginare chi avesse fondato quello per Gid (Narah) non riusciva neanche a pensare a chi avesse potuto IDEARE il sotto club per Mckenzie. Perchè. perchè.
    Oh, il suo prossimo capitolo sullo studio antropologico dell’adolescente medio sarebbe stato così ricco di materiale. «te lo regalo. ne ho altri tre nascosti sotto il letto» perché nascosti? Perché non voleva Nah li vedesse. Ancora non comprendeva cosa fosse successo fra loro, e per quanto...ah, per quanto le dolesse ammetterlo, sapeva che si trattava di una situazione temporaria. Purtroppo Narah Bloodworth non brillava per l’intelligenza; un’altra smistata fra i Corvi per errore. Sino a che non avessero sistemato le cose, però, Jane sarebbe stata l’amica che l’Altair meritava, aka: avrebbe evitato di toccare l’argomento. Anche perché la gente che piangeva la confondeva. E perchè tre, vi domandate? Perchè i piatti di decoupage non si facevano da soli, e fosse dannata la sua anima se per il diploma non avrebbe regalato piatti personalizzati con la carta igienica di Gideon Mcpherson a tutti. «fine delle interazioni concesse per oggi.» portò una mano alla fronte e congedò Twat lasciando la stanza. Sì, Jane aveva un tot di parole da spendere al giorno, ed esagerare in uno significava silenzio radio per i giorni successivi. Inoltre, non aveva altro da aggiungere, quindi le sembrava del tutto opportuno e lecito abbandonare una discussione quando decideva di aver concluso l’argomentazione. Modalità risparmio energetico: on.
    ...Forse era per quello, che non aveva amici. Not her problem.

    «lo studio è sopravvalutato» spuntò dalle spalle di Gideon Mcpherson, il piede allungato per chiudere il libro aperto in grembo. «e tanto ti bocciano.» un accenno di sorriso sulle labbra, ma nulla d’amichevole nella smorfia di Jane. Di interessato, forse; perfino curioso, se l’osservatore era abbastanza attento da notarlo. Non aveva mai avuto molte occasioni per approcciarsi al Cercatore, ma farlo interrompendo lo studio destinato agli esami di fine anno, le sembrava un ottimo momento. Perchè? Perchè no. Fra tutte le persone che conosceva, era uno dei casi umani più misteriosi ed al contempo meno affascinanti, ed una tale mediocre accoppiata non poteva che triggerare la Nancy Darko. Senza contare che Gideon aveva paura di lei.
    Insomma. Era bellissimo. Arcuò un sopracciglio nella sua direzione.
    «stai piangendo? non piangere, tieni» allungò una mano in tasca prendendo il rotolo di carta igienica speciale, strappandone diversi fogli lasciati poi cadere in grembo al moro. «sembri triste» giustificò atona, spremendo un sorriso ironico a fior di labbra. Che il terrorismo psicologico abbia inizio.
    [verse 1]
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    E mentre pensava a Narah ed a ciò che nella sua vita stava andando storto in quel periodo, si ritrovò con ...
    ma.
    Ma.
    MA.
    Quello sul SUO libro, era UN PIEDE?
    Falla finita. Piccato, allungò la mano per scacciare il piede dell'anonimo, ma quello lo aveva già tirato indietro. Alzò il volto, per capire chi fosse l'indesiderata compagna, ma ne riconobbe la voce ancora prima di vederla: Jane.
    Adesso sì che aveva voglia di piangere. E non perchè era Jane, solo che associava la ragazza troppo facilmente a Narah, perchè erano amiche. Ma nei dintorni non c'era traccia dell'altra, e Jane sembrava essere lì da sola. Drizzò le spalle, poggiando la testa contro il muretto, stanco. Non si aspettava parole di conforto, da parte sua. Conoscendola almeno un po', sapeva che non sarebbe stato un incontro semplice. Aveva tempo di svignarsela raccogliendo il libro e scappando, nonostante lei fosse già lì? No, dai. Forse aveva ancora qualche riserva nascosta da qualche parte, per reggerla. Forse. Non aveva davvero niente contro Jane, anzi, a tratti gli stava persino simpatica. Ma era fin troppo indisponente per un tipo come lui, era fin troppo rude, con tutti, ma con lui pareva metterci la carica delle volte. Non per questo il McPherson avrebbe voluto tagliarla fuori dalla propria vita a priori, al contrario!! Avrebbe voluto conoscerla meglio, perchè ne era incuriosito, perchè chiunque fosse diverso da lui lo incuriosiva, e non vedeva come potesse essere il contrario. Ma Gideon non era un metro di giudizio affidabile: provava interesse e, addirittura, affetto persino per i bulli che lo avevano perseguitato alle elementari. Si chiedeva perchè lo facessero, cosa li spingeva ad avercela con lui e voleva trovare un punto di incontro, capire: era lui il problema? erano loro? era Jane?
    Spostò lo sguardo accigliato e triste, da lei al libro chiuso, che si occupò di rinfilare nella borsa di pelle. Lo aveva beccato davvero in un momento negativo, e lei lo sapeva benissimo. Jane. La salutò senza un tono particolare nella voce. Non aveva intenzione di rispondere alle sue provocazioni, e poi DIO se adesso aveva voglia di piangere, ma sul serio. E non per Jane in quanto Jane, ma perchè...tutto stava andando troppo di merda. Ma non lo fece, trattenne, ancora. e tanto ti bocciano. Avrebbe dovuto esserne risentito, forse, ma invece sbuffò una risata, gli angoli delle labbra arricciati in un sorriso.
    Non era un fan di quelli che sapevano cosa dire e come dirlo, sempre ed al momento giusto. Li reputava noiosi a lungo andare, sebbene ne riconoscesse il talento. Un po' li invidiava, forse perchè lui faceva parte di coloro che, come un orologio rotto, azzeccava il momento giusto davvero poche volte. Ma Jane sembrava quel tipo di persona che sapeva distinguere quale fosse il momento giusto e quale quello sbagliato, ed amava scegliere quello sbagliato - o giusto solo per lei, per intenderci. Che problemi aveva? Perchè metteva il dito nella piaga così? Gideon non era forse il re della dolcezza, ma certo l'ivorbone era insensibile. E ci tenne a dirglielo, mentre gli occhi diventavano più lucidi. Non ce la faceva. Hai la sensibilità di un secchio Solenne, mentre scacciava le lacrime con la manica, in quella valutazione psicologica che non era finita lì ed un modo strano per dimostrare il tuo amore (chiaramente ironico, non pensava che per lui ne provasse) alle persone, ma lo sentiva nell'aria, come un dannato fulmine in testa senza alcun preavviso, e gli doleva dirlo ma hai ragione, mi bocceranno. E non aveva questa sensazione perchè non aveva studiato abbastanza, o perchè non avesse le giuste conoscenze. Per come gli stavano andando le cose di recente, LA SFIGA NERA avrebbe prevalso sulla logica. stai piangendo? non piangere, tieni
    NON STO PIANGENDO. Ci tenne a precisare, mentre le lacrime avevano raggiunto il mento. Okay forse solo un po', ma qual'era il problema? La ragazza fece piovere dei pezzi di carta sul suo grembo (ah ecco) e Gid non esitò a raccoglierne uno e subito si asciugò gli occhi, accorgendosi solo dopo, di cosa fossero, riconoscendo la sua faccia stampata la sopra. Che idiota. Rise, in un certo senso trovava la cosa parecchio divertente, e si soffermò ad osservare la trama della carta, il disegno, la sua immagine, per riconoscerne difetti e pregi, era ben fatto, niente da segnalare. E lui se ne intendeva, insomma, era la stella del club u tried!! Ed ogni Natale inviava a tutti una candela con sopra stampata la sua faccia, per cui, poteva giudicare. Prese un respiro, mentre la mora continuava a lanciargli addosso il suo amore incondizionato. Pareva avercela con lui più del solito, per motivi che gli erano ignoti, ma che poteva indovinare: perchè avevano perso la Coppa di Quidditch anche perchè lui era stato meno veloce e meno agile del Tryhard? per Narah? forse anche solo perchè respirava??
    In effetti sono molto triste. Furbissima, una vera Nancy Darko. TELEPATIA O COINCIDENZA? La cosa ti turba? Ma la vera domanda era: perchè andava in giro con un rotolo di carta igienica con sopra la sua faccia? C'erano domande per cui Gideon preferiva non avere una risposta. Era più bello così, con il dubbio ad aleggiare tra loro due. Estrasse la bacchetta e la puntò contro i pezzi di carta rimasti, che presto si trasformarono, diventando dei piccoli chloris chloris, comunemente detti verdoni e diffusi in Scozia. Erano davvero troppo belli, li seguì con lo sguardo mentre volavano via. Uno di loro zampettò sul suo indice, e Gideon lo sollevò, all'altezza del volto. Loro sono più carini, e poi così è più ecologico. Bizzarro, il McPherson lo era sempre stato, ma di recente la cosa era fuori controllo: dormiva con le uova sotto il cuscino sotto suggerimento della sua fidata madrina Willow, continuava a fissarsi in specchi esagonali per interi minuti, ed in quel momento aveva al polso un braccialetto di corallo dall'improbabile colore rosa acceso.
    Si domandò se a Jane fregasse qualcosa dell'ecologia, o più ampiamente degli uccelli. Non la conosceva così bene per dirlo.
    Rimani qui? Un filo di voce a dare consistenza a quella domanda, e se fosse una richiesta, o semplice curiosità, era difficile da capire. Magari avrebbe scoperto cosa ci fosse sotto quel manto di acidità, o magari no, ma distrarsi un po' non poteva fargli male. Spesso anche con gli approcci sbagliati si ottengono buoni risultati, dopotutto.
    17 y.o
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    Il «jane» impassibile con il quale Gideon aveva riconosciuto la sua presenza, avrebbe dovuto farla desistere dal continuare ad importunarlo. In un mondo ideale, perlomeno, con una Jane ideale che seguisse le norme della civile convivenza con il genere umano; quindi no, non la nostra Jane Gabriel Darko. Gli sorrise bieca e beffarda, le dita a sistemare il cerchietto fra i capelli corvini. «Hai la sensibilità di un secchio» Liquidò il complimento, perché di quello all’orecchio della Vega si trattava, stringendosi modesta nelle spalle. «così mi fai arrossire» «ed un modo strano per dimostrare il tuo amore alle persone» Per quanto lo trovasse fuori contesto, quello sì che colpiva vicino a casa. Non in una zona particolarmente sensibile, non aveva alcun complesso sulla propria scelta di come dimostrare il proprio affetto, ma si trattava comunque di una realtà, e Jane apprezzava sempre le verità scomode. Arcuò le sopracciglia tendendo ancora le labbra in un ghigno a bocca serrata, cento e mille segreti nascosti nelle iridi azzurre; il ghigno insolente che diceva, senza proferire alcuna parola, lo so; so un sacco di cose, gideon mcpherson (anche se in realtà non sapeva proprio nulla, mai nella vita, ma fingere di averne un’idea ben precisa era il marchio di fabbrica dei jackson leader ma soprattutto dei jackson). «ma hai ragione, mi bocceranno» ovvio che aveva ragione; il 70% delle volte Jane aveva ragione a prescindere, il restante 30% aveva insinuato abbastanza il dubbio da essere la causa dell’avere ragione: un win-win!
    Certo che quando aveva lanciato carta igienica con la sua faccia a Gideon Mcpherson domandandogli se stesse piangendo, non aveva davvero creduto stesse piangendo (e si ritorna al discorso dell’avere sempre ragione: che enorme dono, che responsabilità; spiderman levati). Battè le ciglia e lo osservò, rapide occhiate al circondario per cercare la causa di quelle lacrime. Era stata lei? Cioè, non che ci fosse da stupirsi, aveva un talento innato per far piangere le persone, ma di solito doveva almeno provarci. Così era come ricevere un premio senza aver partecipato alla lotteria; insoddisfacente. «In effetti sono molto triste.» Non era senza parole, eventi simili erano rari e si contavano sulle dita di una mano, né impressionata, ma un po’ incredula sì: stava parlando con lei? Stava – stava rispondendo sul serio alle sue domande retoriche? Con onestà? Non doveva metterlo sotto torchio, o continuare con il terrorismo psicologico? Così, spontaneo? «ugh» le sfuggì dalle labbra, perché quando si era avvicinata al Cercatore, non aveva messo in conto quello. Non aveva preso in considerazione che Gideon potesse risponderle onestamente e dirle che sì, era triste; Cristo, in che situazione si era cacciata.
    Jane Darko era … particolare. Sembrava distaccata, troppo scettica per il suo bene, ironica a tal punto da sfumare sempre i confini fra scherzo e serietà. Che non le importasse. Ma se davvero, davvero, fosse stata così, avrebbe davvero potuto fare amicizia con una Narah Bloodworth? Non era un mostro, Jane; non era cattiva, e – checchè alcuni pensassero – neanche stronza: era solo diversa. Se qualcuno le diceva di essere triste, non poteva fingere di non aver sentito e girarsi dall’altra parte (neanche quando l’altro lo desiderava). Non aveva assolutamente capacità empatiche in grado di consolare il proprio interlocutore, in compenso possedeva (quasi) sempre una soluzione a qualunque problema. Che poi la soluzione fosse infattibile, era un altro conto: il mondo non apprezzava la sua creatività, e sì, Jonathan, parlo con te, perché toglierti la faccia avrebbe sicuramente eliminato il tuo problema di acne; ingrato. «La cosa ti turba?» Arcuò lenta un sopracciglio. «certo» come fosse ovvio, perchè lo era, nel tono serio con cui replicò. «a nessuno piacciono le persone tristi. rovinano il mood generale» concluse sorridendo, testa reclinata innocentemente sulla spalla. Guardò Gideon trasformare la sua faccia in tanti uccelli, e cercò con tutte le sue forze di non pensare a cosa Freud avrebbe dedotto dalla scelta dell’incantesimo: Narah era sua amica; Jane era sempre stata contraria alla Gides canon, non poteva accettare che dopo tutto quel tempo avessero avuto ragione – no, neanche dopo la rottura fra i due. «non sono una grande fan degli uccelli» ammise, sorridendo fra sé, alzando una mano per seguire il volo di uno di quelli. «però apprezzo la preoccupazione per il pianeta» pausa. Corrugò le sopracciglia osservando il Mcpherson. «voi maghi siete strani» che poteva suonare come un complimento od un’offesa a seconda delle scuole di pensiero. «rimani qui?» Guardò Gideon, ed il cielo sopra di loro dov’erano appena spariti gli uccellini; guardò il cortile, quasi deserto a quell’ora. «dipende» centellinò, soppesando la domanda sulla punta della lingua. Lo studiò a palpebre socchiuse, chiedendosi – non per la prima volta – cosa Nah ci trovasse in lui. Cosa lui non trovasse in lei, era forse il dubbio più sconvolgente che affliggeva l’elettrocineta. «è il tuo modo gentile per sapere se devi trovare una scusa per andartene, così che quando risponderò “sì” potrai ricordarti di dover spegnere il forno?» sorrise sarcastica, ma non meno sincera. Voleva davvero sapere il motivo dietro quella domanda: la stava cacciando? si stava cacciando? O, e forse era peggio, si sentiva così triste da volere la compagnia di Jane? «se rimani, rimango» tagliò corto, prima che lui potesse riflettere troppo sulla sua domanda. Non in molti (leggasi: nessuno) seguivano il filo logico di Jane; non li biasimava. Non si sedette, rimanendo però con una spalla poggiata alla colonna. «perchè sei triste?» domandò infine, torreggiando – per una volta!!!&& - sopra di lui. Sarebbe falso dire che fosse preoccupata per Gideon, ma non sarebbe stata Jane, se non gliel’avesse chiesto. Una parte di lei si domandò se Narah l’avrebbe visto come un tradimento, alleanza con il nemiko!!!, ma poi si ricordò che invero quelle erano le esatte parole che aveva usato lei quando Fitz si era fermata a parlare con Gideon qualche giorno prima (scontrata, e fermata per chiedere scusa prima di rendersi conto di chi fosse; same thing), mentre Nah si era limitata ad alzare gli occhi al cielo: non è il nemico, Jane.
    E okay, sapeva non fosse Il Nemico, ma c’era tutto un intricato universo di Solidarietà che costringeva la Darko a ritenerlo tale; e poi ogni volta che lo paragonava a Putin la faceva ridere, quindi ne valeva la pena. Jane non lo considerava realmente un nemico: solo un enorme incognita. «non dirmi qualche puttanata hipster tipo “i bambini che muoiono di fame in africa” perché ti elettrifico» chiarì, schioccando le dita e mostrando che non scherzava affatto.
    Sorrise, perché no dai, skerzo.
    «più veloce di un fulmine
    (non è vero, non scherzava)
    [verse 1]
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    Contrariamente a quanto molti avrebbero potuto pensare di lui, vedere Gideon McPherson triste non era davvero una cosa comune.
    Ma capitava che lo diventasse quando, durante le lezioni, assisteva a brutte scene. Non rimaneva indifferente alla vista dell'insegnante che spezzava il collo di una lepre, per poi lanciarla all'ippogrifo come fosse una carota. Anche solo l'idea lo disturbava, ma rimaneva fermo sul posto, stringendo i pugni e mordendosi le labbra, con l'intenzione di intervenire ma senza mai farlo davvero. "Ora parlo e gliene dico quattro" "Non è umano" "NON E' AMMISSIBILE", ma poi rimaneva fermo sui suoi piedi, le labbra che non proferivano una parola, e piangeva, in silenzio. Piangeva perchè non era riuscito ad intervenire e far scappare la lepre, piangeva perchè si sentiva un inetto, senza carattere.
    Quando poteva evitare scene di pianto in classe, ci provava. Per esempio, era forse lo studente che deteneva il record di ingredienti delle pozioni scappati, ma la verità era che quando l'ingrediente era vivo e lo guarda pregando di nasconderlo dentro la borsa e liberarlo fuori dal castello, allora Gid concludeva sempre con un "oh no, è scappato" (??), sfidando l'ira della Queen. Non sempre questo era possibile, però. Okay, a volte aveva pianto in pubblico e non riteneva che questo rappresentasse un problema, anzi. Idee come "il pianto rende deboli" o peggio "gLi UoMiNi NoN pIaNgOnO" davvero non le contemplava, ma non era usuale vederlo seduto in un angolo del cortile con i lacrimoni, questo no. Quando poteva, cercava di nascondere gli stati d'animo negativi, era spesso di buon umore, sorridente, carico di buone aspettative e di energie - più spirituali che fisiche #wat - Era questo e molto altro, e di rado lo si vedeva piangere per cose personali. Quel giorno era successo, si era trovato con troppe emozioni accumulate, troppe delusioni, troppi pensieri, troppi errori e poi era arrivata Jane.
    Non era certamente lei, la causa del suo umore, o delle sue lacrime. Ma quando l'aveva vista, si era lasciato andare a quella che, più che una manifestazione di dolore, era una richiesta: una richiesta di comprensione, forse. Alla fine, lo scopo sociale delle lacrime era anche quello, no? Mostrare all'altra persona che stavi male, in un qualche modo.
    Mi spiace di averti ucciso il (gid dai) mood. Ogni tanto però succede. Immaginava fosse una cosa naturale, ecco. Essere tristi, piangere. Non si poteva certo essere perennemente di buon umore, no? Ma certo anche Jane doveva saperlo. Non ti capita mai di trattenere tutto dentro quando sei sola, ed iniziare a piangere proprio quando incontri una persona? E poi ti chiedi se è il karma che ce l'ha con te, o cosa. Certo, normalmente, anche per lui, avveniva il contrario, o meglio, tendeva a preoccuparsi affinchè avvenisse l'esatto contrario, ovvero nascondere il pianto davanti agli altri e piangere quando fosse solo, se non per "salvaguardare la faccia da macho che non aveva" certamente per non rovinare il mood degli altri. Non le aveva posto quella domanda per farsi i fatti suoi, voleva solo capire se fosse una situazione che a lui succedeva per qualche trauma in particolare passato, o se invece era qualcosa che capitava comunemente anche ad altri. Magari era solo un egocentrico bisognoso e dipendente delle attenzioni altrui, chi poteva saperlo?
    è il tuo modo gentile per sapere se devi trovare una scusa per andartene
    Non sapeva quanto ci fosse andata vicina, in realtà. Appena l'aveva vista, l'idea di scappare l'aveva sfiorato, ma poi non lo aveva fatto, e farlo adesso sarebbe stato fin troppo sgamabile.
    Il forno? Ripetè, scacciando le ultime lacrime con la manica per poterla vedere meglio.
    Non uso il forno. Le rispose, onesto. Per la rubrica voi maghi siete strani cucino con solo la bacchetta. Accennò un sorriso. MA AVEVA I BISCOTTI NELLA BORSA! Pensandoci, chissà che Jane non volesse testare la propria dentatura mettendola così tanto alla prova. Anche se devo rivedere il metodo di cottura per i biscotti. Vengono durissimi!
    «se rimani, rimango»
    Allora, rimaniamo. Concluse, semplicemente e frugò nella borsa per tirare fuori una scatolina con dentro i biscotti fatti la sera prima. Erano a forma di corvo, e INSOMMA. E chissà se questa fissa per gli uccelli avrebbe contribuito a far circolare il pettegolezzo sul suo orientamento sessuale...MA SI AMEN!
    Se ne vuoi... Allungò il braccio con la scatolina.
    Sono duri ma buoni, come te. RIDO, un po' lecchino, però, lo era da sempre. Le fece spazio, se avesse voluto sedersi vicina ma non troppo vicina. Poteva capire, Gideon, che fossero simili a due magneti con la stessa polarità, e che si respingessero a vicenda. In ogni caso, lei scelse di rimanere in piedi e Gideon si sistemò in modo da poterla vedere meglio ed averla di fronte. Le braccia incrociate sul petto. Prese un respiro, calmandosi mentre anche l'ultimo pennuto volava via, lasciandolo solo con Jane.
    Perchè sei triste?
    Una domanda legittima, ma pericolosa. Non sapeva quanto fosse saggio aprirsi con l'ivorbone, mettere a nudo le proprie debolezze così che lei, se avesse voluto, avrebbe potuto usarle contro di lui, magari realizzandoci sopra un coro da usare per la squadra l'anno prossimo. Pensava che fosse in grado di un'infamata simile? Magari no, ma poteva giurarci?
    Dopotutto, non credeva affatto che lei gli volesse bene in qualche modo, certo non era affezionata a lui, non quanto lui lo era a lei, ma il McPherson aveva la brutta abitudine di affezionarsi persino alle piante (anche a quelle carnivore) per cui.
    non dirmi qualche puttanata hipster tipo “i bambini che muoiono di fame in africa”
    Nessuna puttanata hipster. Ma pensandoci..........poveri bambini............Tendo a diventare triste soprattutto per cose che posso controllare, anche perchè altrimenti sai che vitaccia, per come va il mondo dovrei piangere ogni minuto.
    A volte dimenticava quale potere possedesse Jane, ma ricordarselo ogni volta era elettrizzante e poi, che coincidenza.
    Alla fine tirò fuori l'argomento spinoso, o meglio UNO DEI TANTI (ma quello che premeva di più)! Ne aveva così tanti che doveva solo scegliere. Come sta Narah? Dio che domanda di merda, nel senso, certo, l'idea che stesse alla grande, e che a lui non pensasse più, forse l'avrebbe preferita, ma la vedeva poco probabile.
    L'aveva lasciata che era in lacrime, e poi l'aveva vista poche volte per i corridoi, e di recente sempre meno. Come voleva che stesse? Era sicuro che stava male, e questo certo lo faceva sentire ancora più merda.
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    «Non ti capita mai di trattenere tutto dentro quando sei sola, ed iniziare a piangere proprio quando incontri una persona? E poi ti chiedi se è il karma che ce l'ha con te, o cosa. » Le capitava mai? Guardò Gideon McPherson senza vederlo realmente, sguardo distante e asciutto. Non prendeva mai le cose alla leggera, neanche quelle per le quali avrebbe dovuto, ed anche in quel caso decise di riflettere seriamente sulla domanda del Corvonero. Jane non dava il giusto peso alle cose, era troppo impegnativo valutare di volta in volta quanta importanza dovesse dare a seconda delle circostanze: la Darko dava sempre un peso equivalente. « hai presente quando in chat scrivi "ahah" ma non stai ridendo? » umettò le labbra spostando il peso più comodamente da un piede all'altro. « le mie lacrime funzionano così. piango dentro » gli rivolse un sorriso ambiguo, sopracciglia arcuate a sottintendere che potesse star scherzando quanto potesse non starlo facendo affatto (spoiler: non lo stava facendo). Voleva alleggerire l'atmosfera? Migliorare l'umore di Gideon ? Non proprio, ma non stava neanche evitando di farlo - progressi. Non era tipo da consolare, Jane. Era più quella che ti interrogava sul tuo malumore finché non ci davi una motivazione concreta ed una soluzione solida: capire era il primo passo per superare; come in matematica, nei problemi più complessi non bastava applicare meccanicamente una formula.
    «Per la rubrica voi maghi siete strani cucino con solo la bacchetta» Non solo la aveva risposto non ironicamente ad una provocazione sarcastica, costringendola di suo ad alzare gli occhi al cielo, ma aveva anche ammesso di usare solo la bacchetta per cucinare. E allora: « te lo meriti che i tuoi biscotti vengano » di merda, ma si parlava pur sempre di cibo: c'erano argomenti sui quali auto censurava la propria ruvidezza. « marmorei. » Non c'era sudore, nella magia dei maghi; non c'era sacrificio, non c'era tentativo di provarci, c'erano solo comodità e tradizione. « prova a sporcarti le mani ogni tanto, oltre al cervello » una frase che avrebbe avuto bisogno di traduzione, ma che la Darko non si sprecó a spiegare (toglieva buona parte del divertimento, essere compresa univoca da tutti e senza sforzo): quel che intendeva, era che i maghi usassero troppo la testa, e poco tutto il resto che anni di evoluzione aveva dato loro. C'era talento, sicuramente, e flessibilità di polso o qualunque cazzo usassero per fare le loro magie, ma incantesimi e stregonerie varie erano tutta roba di testa.
    «Se ne vuoi... Sono duri ma buoni, come te» Guardò la scatolina; guardò la mano del McPherson, arrampicandosi con lo sguardo fino a raggiungere gli occhi scuri del ragazzo. Sarebbe stato carino dire si, un basic simbolo di tregua e un modo per non offenderlo, ma non era interessata né all'ego di Gideon, né ad una tregua: « voglio vivere » impassibile, se non fosse stato per l'ombra del sorriso a scivolare opaca sulle labbra. Duri ma buoni come lei? Non poteva neanche avercela con lui per la sua ruffianaggine perché era vero, e Jane, che seguiva metri di giustizia tutti personali, apprezzava sempre l'onestà, anche quando usciva dalla bocca del Nemico (ok. Ne abbiamo già parlato. Ma comunque.). «tendo a diventare triste soprattutto per cose che posso controllare, anche perchè altrimenti sai che vitaccia, per come va il mondo dovrei piangere ogni minuto.» avrebbe potuto riflettere di più sulla risposta del McPherson, ma la curiosità - quella bastarda che non guardava in faccia nessuno, analitica e fredda - le fece aprire bocca prima di darle la possibilità di rimarcare ironicamente quanto stupida trovasse quell'affermazione. « tipo? » ovviamente, non poté trattenersi troppo a lungo dal tornare al suo status quo, e quindi: « le cose che puoi controllare sono davvero al minimo sindacale. non fare lo sborone » battè le palpebre lanciandogli una lunga ed intensa occhiata, sopracciglia arcuate e labbra tirate in un sorriso asciutto. Non credeva nel destino, in Dio, o in un disegno più grande, ma credeva nella sfiga, nell'effetto farfalla, nella consequenzialità degli eventi. « ma se nel poco di indipendenza che hai fai puttanate, devi pagarne le conseguenze a testa alta proprio perché l'hai scelto tu. ha più senso piangere quando non abbiamo colpe » scrollò le spalle. « punti di vista ».
    Pensava davvero avessero controllo su poche cose, e pensava davvero che Gideon McPherson fosse fortunato ad avere limitata possibilità di scelta, visto che, come dimostrò di lì a poco, tendeva a prendere decisioni di merda. Tipo: «come sta Narah?» il sorriso sparì dalle labbra di Jane, sostituito da un'espressione seccata e ruvida. Tenne lo sguardo sul Corvonero più di quanto l'etichetta concedesse, lasciandogli intendere con inequivocabile linguaggio non verbale di aver appena fatto un passo falso, dopodiché lo spostó sul cielo in cerca di (nuvole temporalesche) forze supreme che la aiutassero a mantenere la diplomazia. Davvero gli veniva spontaneo domandare alla migliore amica della ragazza a cui aveva spezzato il cuore come stesse la ragazza in questione? Perché a Jane quel quesito non fece che ricordare che in una parte del tutto non oggettiva del suo senso critico, Gideon le stava sulle palle, e non le piaceva particolarmente il punto di vista soggettivo: era una critica falsata dagli eventi e le emozioni, quella. «lavora qua. sta come vedi che stia» rispose infine, tornando a guardare il giovane. Si aspettava forse una risposta che puntasse a farlo sentire in colpa? O, ancora peggio!, una risposta onesta? Non mentiva spesso, ma le omissioni erano il suo pane quotidiano. « non mettermi in mezzo al vostro drama. » liquidó, spostando il peso sul piede opposto e spolverando la spalla. « non capiró mai perché tra tutti abbia scelto te. » bofonchiò, abbastanza ad alta voce da farsi sentire dall'altro.
    [verse 1]
    Don't say
    thank you
    or please
    I do what I want
    when I'm wanting to
    My soul? So cynical
    gifs
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it



    chissà cosa ho scritto
     
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    « hai presente quando in chat scrivi "ahah" ma non stai ridendo? »
    No. Non lo aveva presente, il McPherson. Perchè faceva parte di quella schiera di brutte persone che quando scrivevano una risata, probabilmente stavano ridendo davvero. Non come Betta o come Jane. Era proprio un Gideon: rideva davvero, tanto e a lungo.
    Ma lanciarle un No secco gli sembrava rude, in realtà era più confuso e quindi buttò fuori un « mica tanto » nemmeno troppo convinto. « le mie lacrime funzionano così. piango dentro »
    Sadly, non poteva capire nemmeno questo (PURTROPPO NEMMENO UN PO'), ma certo di una cosa era ben conscio: la invidiava.
    « Una funzione interessante. »
    Non capiva chi tra i due fosse il robot impostore o se, in generale, ce ne fosse uno. Era sicuro che entrambi i modi di reagire alle situazioni fossero validi e che non ci fosse un metodo ufficiale ed uno meno ma non escludeva nemmeno a priori che, tra loro due, potesse nascondersi seriamente un robot. Che fosse Gideon o fosse Jane, non era dato sapere per ora. Avrebbe tanto voluto esserlo lui! Ma sì, fantastico. Se fosse stato un robot avrebbe installato la funzione lacrime interne anche dentro di sè. Avrebbe risparmiato varie cose tra cui:
    1) figure di merda in pubblico
    2) carta per pulirsi lacrime e naso (e di conseguenza avrebbe avuto un mondo più ecologico)
    3) fatica nel continuare a trasformare la carta in uccelli
    4) !!! c'è pure la quarta! avrebbe risparmiato anche le occhiate moleste e sus quando la carta diventava effettivamente un uccello e non una vagina con le ali.
    « te lo meriti che i tuoi biscotti vengano » (pausa) di merda? « marmorei »
    Rude ma onesta, apprezzò il fatto che, almeno si fosse trattenuta. Potè percepire l'insulto scivolargli sulla pelle anche se lei non lo aveva espresso: certe cose si sentono lo stesso. E rise, ovviamente, non tanto ma un pochino. Per in fondo era divertente.
    Aveva ragione, Jane, ma solo perchè non conosceva i retroscena: certo era assurdo pensare che in vita sua non avesse mai usato un forno, ed infatti non era così. Esistevano tempi in cui il piccolo McPherson non poteva permettersi di fare incantesimi fuori da Hogwarts, ma amava comunque fare i biscotti, quindi perchè privarsene? Ed a quei tempi, per forza di cose, si sporcava le mani ed usava il forno di casa con vari insulti di sua madre Vicky in sottofondo (ma perchè SpOrChI e poi NoN PuLiSci). « prova a sporcarti le mani ogni tanto, oltre al cervello »
    « Non vuoi davvero sapere come vengono i miei biscotti quando impasto a mano. » E la guardò serio, con occhi puntati nei suoi così che potesse cogliere Il Messaggio TM. Non c'era bisogno di spiegazioni.
    Esatto, erano MOLTO PEGGIO di quelli fatti a bacchetta!! Ma la verità era che non era lui incompetente (non solo, per lo meno), probabilmente stava solo sbagliando ricetta e anche sito sito su cui fare le proprie ricerche: Wiki how non poteva assolutamente essere un sito affidabile! Quale sito poteva dirsi affidabile se oltre a consigliarti Come fare i biscotti fatti in casa ti suggeriva pagine come Come Osservare le Persone (Per Hobby) (??) Come calcolare Pi Greco lanciando wurstel surgelati(dai) e l'intramontabile - quanto quella da Gideon preferita, non può negarlo 7 modi per prenderti cura della tua pietra domestica!!! Nient'altro da dire, era un sito sbagliato. Era l'origine dei mal di stomaco di tutti i suoi parenti compresa sua nonna. Meglio le pietre. Saggiamente, la Darko scelse di non accettare i suoi biscotti, e Gideon ci rimase silenziosamente un po' male ma si limitò a ritirare la scatola, richiuderla e riporla nella borsa.
    « ha più senso piangere quando non abbiamo colpe »
    Colpito da quelle parole che avevano del tutto senso, il McPherson era sempre più vicino all'idea che PURTROPPO tra i due l'impostor (il robot) fosse Jane.
    « , nella teoria è tutto giusto. » Concordò, perchè dai, aveva davvero senso! « E se fossimo fatti di sola teoria...che mondo perfetto sarebbe! ma poi nella pratica, ci riesci davvero? » Gideon credeva di no, e ne era anzi fermamente convinto. E come ci riusciva, poi? Come riusciva a non piangere per un fallimento, anche se avrebbe potuto tranquillamente controllarlo lei stessa? Anche se quel fallimento era dipeso da lei? COME CAZZO LE CONTROLLAVA LE LAGRIME?
    « Mi insegni come si fa? Io piango per...troppe cose. »
    E sebbene ci credesse, in quelle parole, ovvero che avrebbe voluto apprendere come si facesse a piangere SOLO per cose che non dipendevano da lui stesso.......- niente, più ci pensava più amava quella filosofia di vita, la invidiava da morire ancorasempre - alla fine dovette concludere con la cosa più logica « credo dipenda dal carattere, un po' genetica ed un po' fattori ambientali: mia mamma mi ha fatto frignone, però posso migliorare, questo è vero. » Poi, le aveva domandato di Narah, premendo su un tasto che prevedibilmente alla Darko, sua amica, non piaceva.
    «lavora qua. sta come vedi che stia»
    Eh- EH, era da un po' che non la vedeva. Da dopo la festa a casa di Barry, in cui gli era sembrata parecchio a disagio dopo quel bacio, le occasioni per incrociarla erano state davvero poche e credeva che Jane la vedesse più di quanto riuscisse a fare lui. Avrebbe potuto dirsi tranquillo, fino a quel momento ma « non mettermi in mezzo al vostro drama. »
    Spostò lo sguardo su di lei, sollevando entrambe le sopracciglia. « tra l'altro per essere molto precisi non c'è nessun drama, non l'ho vista spesso ultimamente » E poi concluse con « non capiró mai perché tra tutti abbia scelto te. »
    ???? OKAY??
    Ma in che senso? Okay magari non era il più furbo del mondo, nè mister universo, nè la persona più adatta a Narah, MA certamente aveva un orgoglio e non aveva intenzione di farselo calpestare da JaNe DaRkO. Lievemente scocciato, ma solo un po', alzò le mani.
    « Ah non so, magari le piacevo più di tutti gli altri? Forse anche io ho qualche pregio molto segreto, anche se per te sarà scioccante sentirlo. » Abbassò lo sguardo, frustrato dalle sue parole, e con la testa che iniziava a far male per le lacrime versate.
    Anche Gideon si era domandato, spesso, cosa una come Narah avesse trovato di bello in lui, ma questo non lo avrebbe mai detto a Jane Darko, nemmeno sotto tortura.
    « Mi spiace non abbia scelto te. »

    bomba sganciata, Gideon out.
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