Running like a dormouse

ft. cj

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    Perses voleva bene a Sleepy eh. Veramente tanto.
    Ma in quel momento lo odiava dal profondo del cuore.
    «Sleeeeeeepyhhhh Oh ma non si fermava quel maledetto. Sapeva che Sleepy adorava essere spazzolato ed era esattamente il contrario riguardo fare il bagnetto, ma REAGIRE COSÌ!!1!1 Pers che lo nutriva, gli faceva il giaciglietto con rami, foglie e tutto, lo curava per bene, e poi Sleepy decideva di scappare facendosi rincorrere per tutto il castello?? Alto tradimento davvero, e sperava non gli facesse passare dei guai. «NON TI SOPPORTO.»
    Il maledetto era sgattaiolato fuori dalla sala comune di Serpeverde approfittando di un attimo fuggente #wat, bagnato come il simil criceto che era, e Perses si era ritrovato per la prima volta nella sua vita a correre davanti a tutti. Mettendo a repentaglio il suo orgoglio, la reputazione di ragazzo flemmatico e impassibile, stile statua greca perché lui era bellissimo e pure modestissimo, e ora correre con il ciuffo biondo lucidissimo al vento poteva mettere a rischio l’onore del Sinclair. Ma no, non sarebbe bastata una corsetta atletica per le scalinate, i corridoi. Il suo obiettivo numero uno era – non fare il figo ma solo perché esserlo gli veniva naturale, sempre e comunque ihih – fermare quel diavolo di ghiro. Era così arrabbiato che aveva addirittura voglia di chiamarlo topo, come faceva Gid e… praticamente tutti quelli che si riferivano a Sleepy ma dettagli. Non ci si comportava così con chi ti amava e curava dalla tua nascita!!!!! Ecco perché Pers aveva il kuore di ghiaccio, l’amore non ripagava #wat
    Chissà se erano passati secondi, minuti, anni (??) da quando era incominciata quella corsa sfrenata ammazza-orgoglio-Sinclair; dopo quel lasso di tempo indefinito in cui Perses minacciava Sleepy di farlo al forno –… forse anche per questo lui non si fermava in effetti, era un animaletto molto intelligente(?), almeno lo era quando si trattava di infilarsi nei suoi vestiti e farli a pezzi DEMONIO – il ghiro si stoppò, e anche lui. Con espressione scocciata e rassegnata, perché Sleepy si era arrampicato sulla gamba di uno studente a caso – ki? Boh –. «Ah ochei.».
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    perses sinclair

    Post a casissimo e schifosissimo CIAO
     
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    you want to take the lead and hurt first.

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    «sei una merda, cigei» curvò solo metà bocca verso Sersha, l’altra metà troppo gonfia perché potesse seguire comandi basilari quali sorridere. Alzò pigro un polso verso la bionda prefetta dei Serpeverde facendo tintinnare le catene, appiattendo la lingua sul palato per raccogliere sangue e saliva con cui inumidire la gola. Ai suoi tempi, quando ancora era quasi in corso con gli studi, i torturatori si limitavano ad usare armi e incantesimi: giocavano pulito, erano professionali – nulla a che vedere con i bruti assunti dalla nuova direzione. Ti legavano, ti picchiavano.
    Fine. Miravano a togliere ogni briciolo di dignità ed orgoglio; beffa a loro, il Knowles ne aveva rispettivamente troppo e troppo poco. L’infinito ed il nulla erano difficili da scalfire. Era sopravvissuto a Vasilov e Van Lidova, era sopravvissuto all’assassina scuola oltreoceano, ad un cazzo di virus, a diversi viaggi dimensionali, al far west; era sopravvissuto al CJ Knowles adolescente che aveva respirato e vomitato sangue per giorni ed anni, privo di una casa o di un’identità, al Rodere ed alle decine di famiglie che l’avevano sputato per strada come catarro: due stronzi legalizzati da Ministero e scuola ad abusare fisicamente di lui, erano acqua fresca in estate. «ero di fretta» biascicò, un occhio chiuso e l’altro solo semi aperto, mentre la Kavinsky si prendeva il proprio tempo per chinarsi e aprire i lucchetti che lo tenevano inchiodato al muro della Sala Torture. «resti comunque una merda» CJ finse di non notare come lo sguardo chiaro della bionda si soffermasse sulle contusioni valutandone l’entità con occhio critico; fosse mai che il suo ragazzo si montasse la testa credendo fosse preoccupata per lui. Dovette decretare anche lei fosse roba da amateur, perché schioccò la lingua sul palato e tornò ad appoggiare una spalla alla cornice della porta. «se la prossima volta non mi aspetti, ti lascio legato e vaffanculo» le sorrise, obbligando anche la parte di labbro contusa ad alzarsi. Tacito patto dei freaks quello di muoversi in branco, di finire nella merda insieme, di creare e zittire caos fianco contro fianco. Non si ostacolavano a vicenda; non era il genere d’amici che ti trattenevano da una spalla pur di non farti entrare in scena, erano quelli che ti spingevano e ci saltavano dentro. «come se tutto questo non ti eccitasse» poggiò i palmi sul - suo stesso sangue - pavimento alzandosi in piedi, sibilando fra i denti imprecazioni a madri che davvero avrebbero dovuto usare più anticoncezionali e meno droghe, saggiando la serietà delle ferite con un check up completo del proprio affilato corpo: quei piccoli bastardi si erano concentrati sul volto, lasciandolo tumefatto e – a giudicare dal pulsare costante – violaceo di lividi; un po’ di dolore alle costole, ma nulla di rotto o incrinato. Probabilmente. Difficile farci caso, di quei CJ lì. «a te no?» oh, come lo conosceva bene, Sersha Kavinsky. Abbassò lo sguardo cercando il viso solo apparentemente angelico della Serpeverde, occhi ghiaccio fuso resi due ammaccature sottili e ferine che esprimevano tutto eccetto buone intenzioni. «un po’» ammise, sempre onesto, annullando la distanza fra loro per prendergli le guance fra le mani. «dovremmo tornarci, qualche volta» commentò, come se si fossero ritrovati al concludersi di una festa in un locale particolarmente in di Londra, abbassando il tono di un’ottava mentre faceva scivolare il pollice sul labbro inferiore di Sersha. Guardò affascinato il proprio sangue macchiare la pelle avorio della bionda, il contrasto netto ma troppo familiare per suonare distorto e fuori dalle righe. Si chinò, ed ella si alzò sulle punte – non importava quanto Sersha lo odiasse per quello, CJ continuava a trovarlo fottutamente tenero ed esilarante – per raggiungerlo. Ad un soffio dalle sue labbra, dal suo respiro caldo sul mento e sulle ferite ancora fresche, il Knowles cambiò direzione leccando la traccia cremisi lasciata poco prima.
    E rideva ancora, quei rari momenti assurdi e felici, quando Sersha gli diede un ben assestato pugno alla bocca dello stomaco; rideva ancora quando lei strinse poi la presa sulla maglia, tirandolo verso di sé per prendersi - come sempre, come in ogni vita ed ogni Sersha - quello che voleva, premendo la bocca contro la sua fino a togliergli fiato e sangue da perdere. Sorrideva perfino quando lei, così com’era giunta, se ne andò tornando sui suoi passi come nulla fosse accaduto.
    Oh; CJ Knowles amava davvero più di quanto fosse concesso e sano, Sersha Kavinsky.
    Avrebbe potuto seguirla, ma perchè quando sapeva che se avesse voluto, in qualunque momento, l’avrebbe ritrovata sempre? Uscì dalla sala con calma sostenuta e ghigno a fior di labbra, dita già a tastare le tasche alla ricerca di una meritata sigaretta, e cravatta sghemba su una spalla. Stava attraversando i cortili per raggiungere l’aula di Erbologia (i tre dell’ake maria avevano papà per la roba, ma cj doveva ancora contare sulle amicizie costruite negli anni di celestibrownindornette e rave abusivi in sala comune; che poi il Milkobitch fosse anche suo zio, era un dettaglio a suo dire irrilevante) quando qualcosa lo colpì.
    Non qualcuno. Qualcosa. Un proiettile peloso si aggrappò alla sua gamba, le unghiette a graffiare la pelle mentre cercava materiale su cui far appiglio. «ma che cazzo?» quello fluorescente (così narrava la leggenda) di Perses Sinclair, a quanto pareva. Rispose al ah ochei del compagno arcuando un biondo sopracciglio, un palmo offerto al (un ghiretto?) perché vi potesse trovare rifugio. «ama più me di te» asserì, mentre Sleepy si accoccolava contro le lunghe falangi del Knowles. «scommetto che non sono il primo a dirtelo» c’era un che di bieco e amichevolmente minaccioso, nel sorriso di CJ. Non aggressivo, ma conteneva la promessa che per qualcun altro, lo era stato. Era intimidatorio per natura ed addestramento, il Knowles; lo stava solo prendendo per il culo, ma il Sinclair non gli dispiaceva - che era già un traguardo. Almeno non rompeva il cazzo, al contrario di molti altri suoi compagni. «non solo riferito a lui» specificò, indicando con il capo la bestiolina; chi diceva di non conoscere la storia dei Gides canon e di Nah plot twist, mentiva. «è mio ora» scherzava?
    Probabilmente.
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    (SALTO TEMPORALE!!1!)
    Chi era andato a scegliere, Sleepy, tra tutti gli studenti di Hogwarts?
    Cj Knowles, che dopo qualunque-esperienza-fosse-stata-a-Tottington (Perses si conosceva troppo bene per non comprendere che non era normale facesse sempre gli stessi incubi, e così cruenti; qualcosa era successo e, suo malgrado, a pensarci la pelle si increspava di un brivido di presagio forse insensato, o forse per qualcosa che era già stato), era rimasto in quel limbo tra l’istintiva indifferenza che nutriva verso le persone e il bizzarro legame che univa chi aveva rischiato la pelle insieme. Dalla notte in cui la gita era stata annullata, il Sinclair aveva persino iniziato a nutrire dal nulla una gran simpatia per Fitz, la nanetta bionda e medium. E questo, chiaramente, era la prova finale di quanto ci fosse qualcosa fuori posto – oltre alla skincare che ora attuava per non avere le occhiaie da sonno poco ristoratore, intendeva. Perses Sinclair non aveva quasi nessuno in simpatia, e se sì allora c’era un motivo.
    Vedere il Knowles, da una parte ravvivò i… sogni? Ricordi?, dall’altra gli fece stranamente piacere; o meglio, gli faceva piacere appurare che non fosse stato divorato da una bestia piena di pus che aveva rifiutato di prendere appuntamento dall’estetista – rude. Anche se non se la passava benissimo, in effetti. Pur udendole, ignorò elegantemente le parole iniziali dell’altro, il mento altro mentre con una punta di curiosità gli sondava il viso. «Hai fatto a pugni con un ippogrifo, Knowles?» Lanciò un’occhiata a Sleepy, quel traditore che non solo lo aveva fatto correre per il castello, ma ora si accoccolava beato sul palmo del tassorosso. Si ravviò indietro i capelli, sia mai che Persessinclairdellacasatadeiserpeverde li avesse scomposti – facendo palesemente finta non avesse perso la dignità mostrando i boxer in diretta a tutta Hogwarts coff –. Per qualche motivo, sapeva che Cigei si divertiva da morire a punzecchiarlo. «non solo riferito a lui.» Inarcò leggermente un sopracciglio, le braccia adesso conserte al petto. «Non ho idea di cosa tu stia dicendo. Stai parlando da solo?» #onesto. Ma il Sinclair davvero non comprendeva!!! Però il Knowles era una persona strana – se lo shentiva –, quindi tutto nella norma. E per quanto riguardava il suo ghiretto, stirò le labbra in una smorfia sardonica che non poteva chiamarsi sorriso; il suo fanclub avrebbe etichettato la sua espressione con un “n. qualcosa”, per fortuna lui non era al corrente del livello psycho della cosa ma solo della sua esistenza, il che aveva perfettamente senso data la sua bellezza incredibile da Essere Lucente. «Non lo vuoi davvero, ti sorprenderebbe quanto un animaletto minuscolo possa essere un piantagrane.» Ma tese la mano verso di lui, in una tacita quanto rEgAlE richiesta di riavere indietro Sleepy. Anche se QUELLA BESTIA NON SE LO MERITAVA – bestia ghiro, non Cj.
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    perses sinclair
     
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