Aveva bevuto? Elisa evidentemente sì. Perché Sinclair si sentiva ubriaco, a malapena in controllo dei propri pensieri. Continuavano a scivolargli tra le dita, inafferrabili e confusi, simili alle carpe che fuggivano dai bambini sulla riva del piccolo lago. L’uomo sorrise, un qualcosa di simile a nostalgia ad oscurare il suo sguardo per qualche attimo, vi erano momenti in cui non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe stato se Victoria non gli fosse stata strappata dalle braccia troppo presto. Aveva Elijah, quello era vero, ma per quanto si considerasse suo padre vi era un pensiero quieto ma persistente che non riusciva a togliersi dalla testa: un giorno qualcuno l’avrebbe reclamata come propria figlia, e Sinclair non aveva nessun diritto di rispondere che l’ho cresciuta io, è come se fosse sangue del mio sangue. In fondo, l’uomo sapeva di non essere solo, aveva una famiglia fin troppo grande per poter sostenere di esserlo e altri parenti sconosciuti spuntavano come funghi giorno dopo giorno, ma non poteva fare a meno di vagare con le memorie a quei giorni passati al Laboratorio, quando la unica famiglia era gli era rimasta era un camice e un bisturi. Aveva cercato di dimenticare, cacciare quegli incubi in un cassetto della sua mente, ma era diventato tutto così reale da quando le stanze nella sua accogliente, felice casa si erano svuotate una ad una. Murphy e Shot erano grandi, ormai, meritavano di cominciare una vita insieme –anche se non se ne rendevano conto- e Lydia non poteva di certo rimanere per sempre al suo fianco. Si era sentito così solo, sull’orlo di ritrovarsi nuovamente in quella stanza angusta e fredda, l’unica compagnia un orologio che non aveva mai avuto modo di trovare il suo proprietario, e poi era arrivata lei. Sapeva che, a quasi trentuno anni, era imbarazzante da parte sua paragonarla a un sole, ma era la descrizione più vicina a ciò che era per lui: luminosa abbastanza da cacciare via quelle ombre, la mano che gli aveva offerto così calda da liberarlo da quei brividi che scuotevano il suo corpo. Nicole, volevo parlarti perché per una volta nella sua vita, Sinclair ci teneva a fare le cose per bene e a non lasciare il suo destino nelle mani della Dea Bendata –era successo fin troppe volte che alla fine fosse pugnalato alle spalle dalla stessa. Avrebbe voluto dirle quanto fosse importante per lui, che non gli sarebbe dispiaciuto se gli avesse concesso l’onore di passare il resto della sua vita con lui, un uomo un po’ rotto dentro ma che stava cercando di ricomporre i cocci del proprio passato per cercare di essere migliore. Aveva torturato delle persone, le aveva aperte in un vago delirio di onnipotenza e aveva lasciato che venissero sottoposte a torture indicibili, non poteva a nessun modo definirsi un brav'uomo ma ci stava provando. Non poteva rimuovere il sangue che macchiava le sue mani, sperava tuttavia di poter mostrarle che con quelle stesse mani poteva fare del bene. Nonostante tutte le belle parole con cui leniva le sue colpe, non aveva ancora avuto il coraggio di confessare il suo passato alla donna –sarebbe stato così sbagliato tenerselo per sé? Dopotutto erano passati anni ed anni, perché rovinare tutto ora che stava ricominciando a costruirsi una vita? «se ti sei stancato di questa...cosa, di me ecco» cosa? Il capo dell’idrocineta scattò immediatamente verso la donna, labbra dischiuse come per obbiettare che, no, non avrebbe mai potuto stancarsi di lei. Forse il contrario, era ciò che era successo in tutte le altre relazioni «lo capisco, è comprensibile» «no!» la sillaba lasciò le labbra dell’Hansen prima che poté fermarla, così come non fu intenzionale il modo in cui la sua mano si andò a chiudere attorno a quella della bionda –nulla in lui era razionale quando aveva a che fare con Nicole. «non pretendo che tu rimanga se non è quello che vuoi» come poteva dire qualcosa del genere? Dannato Sinclair, ancora una volta non era stato chiaro con le sue emozioni, ma d'altronde cosa di poteva pretendere da un padre single e una vita amorosa –e non solo- molto complicata? «però mi piacerebbe se continuassimo comunque a vederci, anche solo così da amici» internamente l’Hansen era in full panic mode, anche se dall’esterno l’unico segno che indicava che stesse per esplodere era il modo in cui il suo sopracciglio aveva incominciato a tremare. Doveva avere un talento nascosto per mandare tutto a puttane in a malapena due frasi. «ehi» durante tutto quel tempo non aveva mai lasciato la mano di Nicole, sperò che la piccola stretta che le diede fosse in qualche modo confortante, abbastanza da farle abbandonare le idee che aveva in testa «nicole, hai frainteso» tentò di spiegare alla ragazza, avanzando un passo verso di lei così da concentrare la sua attenzione su di lui, anziché su qualsiasi dubbio possa aver avuto «come potrei stancarmi di te? sei...più di quanto mi meriti, onestamente» una frase fatta e stucchevole? Presa da una fan fiction di Kieran? Probabile, ma era la verità: un uomo come lui non si meritava una persona come Nicole, e Nicole di certo non si meritava qualcuno che aveva torturato della gente per anni. C’erano cose su di lui che ancora non era pronto ad ammettere al mondo, si domandava se la Rivera sarebbe stato il porto di salvezza di cui aveva bisogno, se un giorno avrebbe potuto accettarlo, ma non era quello il momento. «non voglio essere tuo amico, vorrei poterti dire quanto la mia vita sia cambiata da quando ci sei tu e baciarti senza aver paura di oltrepassare una linea» anche se, a dirla tutta, la linea l’avevano sorpassata da lungo tempo. «lo so che abbiamo saltato tutti gli step, lo so che siamo andati al contrario, ma forse possiamo rimediare adesso» decise di compiere un ulteriore passo in avanti, invadendo così lo spazio personale della bionda, rivolgendole uno dei pochi sorrisi sinceri che aveva prodotto di lì a qualche mese, per poi portare la mano alla sua bocca in un fugace bacio «vorresti uscire con me?» Dio, sentiva di essere tornato indietro di almeno vent’anni, quando ancora era un adolescente. Forse era quello, ciò che provavano gli sugar daddies con le loro bambine. Sì, avrei anche potuto evitarmela questa. | sinc lair hansen |