party like you're ready for so much more, do it like you know it's never been done, go a little crazy, have too much fun
Era perfettamente normale per una ancora minorenne streghetta tassorosso trovarsi in discoteca di sabato pomeriggio — c’era l’apertura ai ragazzini, no? Lo stop alla vendita degli alcolici e la selezione all’ingresso per ammettere solo maghi minorenni… giusto?
Oddio ma in che senso non funzionava così, in che senso era una discoteca aperta a tutti «oddio Sana, e se ci scoprono e ci arrestano?» c’era da dirlo: il rischio c’era, ed era anche molto elevato. Ma Dylan non lo poteva sapere! Lei c’era andata in buona fede — e poi oh, il problema non era il suo, ma di chi l’aveva fatta entrare all’ingresso pur sapendo che fosse minorenne, dico bene?
La furia prese per la mano la compagna di squadra, e le gridò «NON LASCIARMI» prima di trascinarla con sé nella folla, alla ricerca di un posticino dove poter ballare (fuori tempo) sul ritmo incalzante delle canzoni scelte dal DJ. Era un po’ triste il fatto che non fossero riuscite a convincere anche le altre furie ad unirsi a loro, sarebbe stato tutto più bello e divertente se fossero state insieme; avevano quasi convinto Kaz, a dire la verità, ma poi il bro-richiamo di Clay aveva avuto la meglio e l’avevano guardato allontanarsi con gli occhioni tristi e le lacrime come fossero state protagoniste di un anime giapponese. Beh, perlomeno Dyl aveva Sana con sé. «Bello, vero? Senti che musica…. Sana?» Oddio, si era persa la Park! «SANAAAA? SANA?????»Thor l’avrebbe uccisa: se non avesse riportato la cacciatrice al castello, Sana e salva (ah ah), la de13th l’avrebbe disintegrata.
E fu con quel pensiero – quello di essere sembrata arto dopo arto da una delle sue migliori amiche – che Dylan si mise alla forsennata ricerca di Sana all’interno della discoteca, cercandola ovunque: in pista, ai tavolini, nei gruppi di persone, nei bagni, persino dentro agli sgabuzzini riservati allo staff e al materiale.
Non era da nessuna parte.
«SANAAAAA» un urlo disperato, il suo, coperto dalla musica che suonava sprezzante dalle casse sparse in ogni dove. Ma dov’era finita? Le mancavano solo il bar e poi cercarla all’esterno del locale, nella speranza che fosse uscita solo per prendere una boccata d’aria.
Si incamminò verso il bancone, dunque, la sua ultima spiaggia prima di gettarsi del tutto nello sconforto più totale, e fu proprio mentre si avvicinava che notò una figura familiare saltare in piedi e urlare a gran voce: «OH MIO DIO MI AVETE DROGATO!! OH MIO DIO»
Ma…. ma in che senso.
Dylan si arrestò sul posto, osservando la scena confusa. Avevano drogato Kulettino?? ODDIO MA CHI OSAVA!!
Coprì quel che rimaneva della distanza a grandi falcate, raggiungendo in fretta lo special e piazzandosi di fronte a lui, tra l’Ivorbone e lo sconosciuto che, a quanto pareva, voleva approfittarsi del suo amichetto.
«MA SEI—»
«—GEORGE CLOONEY, bella bro come butta»
Cosa.
Dylan guardò Kul, poi guardò lo sconosciuto, poi di nuovo Kul. «Oddio, quanto hai bevuto?» Gli strinse un braccio in una morsa poderosa, per evitare di perdere di vista anche lui, e poi alzò un indice ammonitore verso l’altro ragazzo. «Che cosa gli hai dato? Non lo vedi che è un cucciolo, come osi!!!!!!» Gli avrebbe tirato i capelli, se fosse riuscita ad arrivarci. E invece poteva solo limitarsi a bacchettarlo come sua madre faceva spesso con lei. «NOn ti vergogni? Approfittarsi così di lui…. FARABUTTO!!!!!» Era proprio: arrabbiata.
Ma l’altro non sermbrava molto preoccupato, e quando parlò lo fece con tutta la calma del mondo: «l’ho già detto al tuo amico: è stato un incidente, » «SÌ CERTO, DICONO TUTTI COSÌ» «il drink era corretto, ma era anche destinato ad un mio amico…. la barista ha confuso le ordinazioni» «MHHHHH» «senti, puoi credermi oppure no, per quanto può valere mi dispiace.» Lo vide alzare una mano verso Kul, e istintivamente alzò la sua di rimando per schiaffeggiarlo e impedire che lo toccasse. «stai calma… me ne vado, me ne vado.»
No, ma in che senso se ne andava. DOVE ANDAVA CHE FACEVA LA LASCIAVA DA SOLA CON UN KUL DROGATO ODDIO AIUTO NO TORNA QUI MALANDRINO DI UNO SCONOSCIUTO AAAHHHHH.
E niente, era sparito nella folla.
Dylan si voltò lentamente verso Kul, passandogli una mano davanti agli occhi. «Stai bene? Devi vomitare? Vuoi sederti? Usciamo un po’?» oddio. ODDIO. SANA. «Sì, dai, usciamo, che devo anche trovare Sana.» E, girandogli intorno, si mise dietro di lui e gli piazzò entrambe le mani al centro della schiena, per costringerlo a muoversi verso l’uscita. «Cosa c’era nel drink? Quello lì non me l’ha detto.»