I gotta read between the lines Cuz I'm living out the script of my life

ooh-okiedokie + pit-tore

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    L’idea di provare rimorsi, non lo sfiorò neanche per un istante.
    Le emozioni che veloci affioravano sul volto di Maddox, lo incuriosivano; il terrore che sembrava muoversi come secondo pelle sotto quella chiara del ragazzo, anziché fargli fare un passo indietro, lo costrinse ad avanzare. Premere un po’ di più la bacchetta nella carne. Il fugace pensiero che se l’avesse ucciso in quel momento, atto per il quale avrebbe continuato a non dormire sonni tranquilli, gli avrebbe solo fatto un favore, lo tentò abbastanza da fargli trattenere un fiato preventivo fra lingua e palato. Quella tentazione, più di tutto il resto, bastò a rallentare il battito di quelle immagini ancora dietro la retina, ed allontanare di qualche millimetro la punta del catalizzatore dalla trachea del cameriere.
    Hyde Joyce Crane Winston non faceva favori.
    Si limitò ad osservarlo senza battere ciglio mentre quello annaspava giustificazioni, respirando secco dal naso. La musica continuava a far vibrare il divanetto, e le luci a distorcere la vista (di suo lievemente appannata, ma nulla a cui non fosse abituato); nessuno sembrò accorgersi dell’alterco, anzi. Sentiva gli occhi scivolare su di loro come se neanche fossero presenti, forse convinti di lasciarli alla loro intimità. Forse troppo pigri per sbattersene un cazzo di qualcosa di qualsiasi altro essere umano che non fossero loro. Non aveva importanza.
    «non lo so»
    Ancora. Com’era possibile. Come aveva fatto a sopravvivere fino a quel giorno, non sapendo mai un cazzo? Era la sua risposta base, la prima sulla punta della lingua ad ogni domanda a lui rivolta – un incubo per il CW, che smaniava dal sapere ogni cosa. Soffiò l’aria, molto piano, dalle narici. Lo guardò, il palmo ad affondare sul tessuto dell’arredo per tenersi in equilibrio. «risposta sbagliata» fu solo un’osservazione, ad un tono di voce normale che si perse nella musica, ma giunse cristallino alle orecchie del suo interlocutore. Sempre che ancora fosse in grado di ascoltarlo. Maddox Rory era sull’orlo di una crisi di panico, ed Hyde non fece nulla per aiutarlo. Niente. Lo guardò strizzare gli occhi, provare a respirare; lo guardò e si domandò se si sarebbe affogato con la sua stessa saliva, o se avrebbe finito per soffocare perdendo l’eterna guerra contro se stesso.
    Forse, ed era ancora un grande forse, non l’avrebbe ucciso quella sera, ma non significava che avrebbe fatto qualcosa per impedire tirasse le cuoia: l’avrebbe guardato morire senza fare una piega, e passando inosservato com’era arrivato, se ne sarebbe andato lasciando dietro di sé solo la forma sul divano. Giusto per sottolineare che un’anima non l’avesse, e se quello era destinato a possedere la sua gemella, era giusto e sensato si estinguesse da sé come una fiamma senza ossigeno.
    Contro ogni pronostico, Maddox reagì. Umano, e debole: vide le dita serrarsi attorno al suo polso, e poi -
    - qualcosa che non era suo. Invaso da memorie che non gli appartenevano, non tutte, insinuate aliene nei suoi pensieri. Ci teneva ai propri spazi personali fisicamente, figurarsi quando una presenza esterna sgusciava nella sua psiche: aveva sempre odiato i telepati, i chiaroveggenti, ed i cronocineti. I suoi pensieri, erano solo cazzi suoi. Ma Maddox non lo era. Hyde sapeva non lo fosse. Serrò le palpebre, strizzando l’interno della guancia fra i denti, cercando di scollarsi di dosso le immagini. Troppo vividi, perché potessero essere qualcosa di diverso da ricordi. «un incidente» grugnì rauco, puntellando la bacchetta sotto al mento di Maddox ed osservandolo con un sopracciglio arcuato.
    Piegò il capo sulla spalla. Che piangesse, non faceva alcuna differenza per il capo dei consiglieri. Che sembrasse disperato, ancor meno.
    Quello era il momento in cui se ne andava. Si districava da quella posizione, congedandolo con un cenno del capo e tenendo sul palmo la promessa che sarebbe sparito. Magari bisbigliando che quello era un tipo di giuramento che avrebbe potuto rendere permanente.
    Perfino quasi volentieri.«che tipo di incidente?» Distolse lo sguardo dal volto cadaverico del ragazzo per portarlo sui clienti – e non – del locale. Sembrava li stessero ignorando, ma non voleva dire niente. Chiunque fosse artefice di… qualunque cosa fosse appena successa, meritava la rabbia di Hyde più di quanto non facesse lo scarabocchio d’essere umano a pochi centimetri da lui.
    Tutto dire.
    «hai ucciso qualcuno?» il tono del CW si ammorbidì, ma non per gentilezza. Un angolo delle labbra parve perfino sollevarsi nella parodia di un sorriso, mentre scandagliava i dintorni. Tornò a ruotare gli occhi blu sull’altro, permettendo vedesse l’assoluto nulla dietro le iridi trasparenti.
    In un’altra vita, era stato cresciuto meglio di così. Avrebbe lasciato andare Maddox, in tutti i sensi, senza peggiorare una situazione già disastrata. Perfino in quella, rimasuglio di ciò che era stato, sentiva di poterlo fare. Volerlo, almeno in parte.
    Non era crudele l’espressione del biondo; non significava che la domanda seguente non la fosse. «perchè piangi?»



    [- cigei è quel momento dell'anno in cui uccidiamo qualcuno?
    - Urca, sì! ] Lo lascio in memoria.
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    Come disse un saggio: io di risposte non ne ho, mai avute e mai né avrò — anche perché, le rarissime volte in cui provava ad averne, Maddox finiva col dare la «risposta sbagliata». Sempre, ogni singola volta.
    Come in quel momento (o quella interna serata, per meglio dire), appunto.
    Si rendeva conto che il suo continuare a ripetere, come un disco incagliato, di non sapere assolutamente nulla lo avrebbe fatto passare come uno stupido o un bugiardo (ed era solo una delle due cose, lui) ma non sapeva – appunto. – cos'altro dire, se non quello, perché era così: non sapeva nulla, della vita in generale, nisba. Tre quarti delle cose traumatiche (e non.) che gli capitavano, venivano subito rimosse dal Rory per autoconservazione e (scarso) istinto di sopravvivenza; il restante quarto delle volte, non sapeva nemmeno che fosse mai capitato, ad essere del tutto onesti, fatti accaduti in uno dei suoi tanti momenti di shutdown, duranti i quali erano al comando le altre akas — di solito quelle meno frequenti, personalità che apparivano forse una volta nella vita e si godevano quelle scarse ventiquattro ore di aria fresca e poi sparivano di nuovo, portando con sé ricordi di intere giornate che Maddox non ricordava di aver vissuto.
    Insomma, un qualsiasi martedì nella vita del metamorfo.
    Quindi no, neppure quella volta aveva una risposta da dare al Capo del Consiglio che fosse diversa da quella; e la reputasse pure errata, se voleva, era comunque l'unica che Mad avesse da offrire. Magari qualche altra aka, messa alle strette e minacciata dal catalizzatore puntato alla gola, avrebbe almeno avuto la decenza di inventare una balla, ma non lui: Maddox era troppo (idiota) onesto per quelle cose, un (vero infp lawful good — gli mancava solo di essere un virgo) un fottuto libro aperto sull'indice e tutti i capitoli in bella mostra, con tanto di immagini esplicative ad accompagnare il tutto; piuttosto che dire una bugia, preferiva rimanere in silenzio e far dubitare gli altri del proprio QI (un dubbio, comunque, molto più che lecito), non era così terribile infondo.
    «un incidente»
    Anche per questo rimase in silenzio quando Jack Daniels ripeté quelle parole, limitandosi ad annuire una volta, e facendosi il più piccolo possibile — forse anche letteralmente, accedendo inconsciamente alla sua capacità di modificare il proprio aspetto, cosa che non faceva mai volontariamente.
    Era stato un incidente.
    O, perlomeno, era quello che le altre akas avevano ripetuto per giorni, per settimane, fin quasi a convincersene. Maddox, invece, aveva preferito dimenticare. E se non fosse stato per quella spiacevole piega, avrebbe continuato ad ignorare il problema a lungo. Per tutta la vita, se fosse stato necessario (e possibile). Ma il saggio diceva che non si può scappare dal passato, perché prima o poi torna a chiedere il conto, e forse quello era il momento in cui bussava sulla spalla del Rory per riscattare tutto il trauma che aveva cercato di evitarsi così a lungo.
    «che tipo di incidente?»
    Uno terribile, di cui Maddox non aveva voglia di parlare.
    Seguì per un breve istante lo sguardo del Daniels verso la folla, facendolo perdere in quel mare di gente che sembrava non badare minimamente a loro, e domandandosi solo marginalmente come sarebbe stato essere in grado di utilizzare il proprio potere consciamente, assumere l’identità di una persona normale, e scivolare tra i corpi accaldati per far sparire le proprie tracce.
    Con un sospiro pesante (e un mezzo singhiozzo), decretò che non l’avrebbe mai saputo perché, nonostante le lezioni di Controllo, trovava sempre molto complicato alterare il proprio aspetto, e non lo faceva mai se poteva evitare.
    «hai ucciso qualcuno?» Non fraintese il tono più morbido di Jack Daniels a quella domanda per qualcosa che non era – compassione – e lo accolse con prudenza e aria guardinga, conscio che quell’espressione aliena sul viso del ministeriale non fosse dettata da un’improvviso cambio di marcia nei suoi confronti, ma forse da una pericolosità tutta nuova. Un predatore che, improvvisamente, cambia strategia d’attacco; la preda non aveva scampo.
    Avrebbe potuto negare, mentire o inventare una spiegazione plausibile per quanto condiviso con l’altro — ma non ne era in grado, e Maddox era consapevole dei propri (tanti) limiti. Fece, invece, esattamente quello che una preda non avrebbe dovuto fare mai: distogliere lo sguardo dal suo aggressore, e abbassarlo. Avrebbe pagato caro quel gesto, probabilmente, ma non aveva il coraggio di guardare qualcuno negli occhi in quel momento; non quando la verità (o la cosa più vicina ad essa che Maddox potesse offrire) era lì sulla punta della lingua, pronta ad essere condivisa con qualcuno di esterno alla Scatola, per la prima volta in per sempre. Qualcuno che, e se ne rendeva conto solo con una piccolissima porzione di raziocinio, poteva arrestarlo, per una confessione del genere.
    Non lo fermò comunque dal farla.
    «non sono stato io quando parlò, lo fece con un filo di voce, così bassa e tremolante che temeva non sarebbe mai arrivata alle orecchie dell’avvocato, ma continuò comunque. «io… io non c’ero nemmeno.» non c’era stato per un sacco di tempo. «avevo bisogno di spazio, e hartley di godersi un po’ la superficie e…» un altro singhiozzo gli mozzò le parole in gola, e Maddox strinse i denti attorno alla carne del labbro inferiore, fino a sentire il sapore metallico del sangue scoppiargli in bocca. Doveva smetterla di piangere, non avrebbe minimamente aiutato la situazione. «andava tutto bene… era felice Non era necessario specificare chi; un evento più unico che raro, ricordi sbiaditi che aleggiavano nella Scatola come spettri di tutto quello che aveva(no) perso. Si asciugò le ultime lacrime rimaste impigliate tra le sopracciglia scure, e proseguì, incerto su come percorrere quel sentiero disastrato (e disastroso). «poi non so cosa sia successo… non di preciso, comunque. non ce l’ha mai voluto dire, e quei ricordi li ha nascosti fin troppo bene,» era complicato seguire il processo logico e funzionale della Scatola, e non era quello il momento per spiegarlo al ministeriale, ma sperava che, vista la sua mente brillante, potesse comunque stargli dietro e ricostruire da se un puzzle a cui mancavano importanti pezzi qua e la. «un– un giorno mi sono svegliato, ed era passato molto più tempo del solito… ed erano tutti agitati… tutti terrorizzati... e hartley era sparito. hartley… l’unico che c’è sempre» purtroppo, o per fortuna, anche quando nessuno lo voleva, «e c’erano abiti sporchi di sangue… non fresco, non ho idea di quanto tempo fosse passato. o cosa sia realmente accaduto. o chi sia stato il fiato corto, come se avesse corso una lunga maratona, lo costrinse a fare una pausa; si portò entrambe le mani al viso, e le passò sugli occhi stanchi prima di concludere, con la voce sempre più bassa, così flebile da risultare quasi trasparente. «adesso, ogni volta che… prendo del tempo per me, al mio ritorno ho sempre il terrore di svegliarmi e scoprire che sia tornato… che abbia fatto del male a qualcun altro.»
    perchè piangi? Gli aveva chiesto.
    Piangeva perché, per quanto negasse persino con se stesso un suo qualsiasi coinvolgimento, non poteva mettere a tacere le voci di chi sosteneva che fosse stato lui, fossero stati loro, a macchiarsi le mani di quel sangue che, a distanza di tempo, Maddox ancora sentiva sotto le unghie.
    Piangeva perché, dopotutto, nessuno poteva assicurargli che non sarebbe più successa una cosa simile — e lui non era abbastanza forte per impedirlo, sempre pronto a rifugiarsi nell’oblio al primo accenno di problema, alla prima situazione troppo grande e difficile da gestire, contento di chiudere gli occhi e ripetersi che non fosse un suo problema.
    Lo era, lo era eccome.
    Quando rialzò lo sguardo sul Daniels, lo fece con la consapevolezza di aver firmato la propria condanna. «ora mi arresterai?» altri special erano stati considerati defective per molto meno, ma non c'era paura, per una volta tanto, nella voce di Maddox; solo cupa rassegnazione.
    maddox
    h. rory
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    Prevedibile. Patetico. Hyde guardò il ragazzo sgretolarsi come un terreno dissestato, perdendo briciole e parti di se stesso in ogni singhiozzo. Non lo stupiva che per contenersi ed esistere, avesse bisogno di un Sistema; non riusciva ad immaginare come incollare insieme quei pezzi, se non dentro una scatola. Lo guardò, domandandosi se quello - se Maddox - ne fosse un effetto. Il non dover necessariamente essere sempre se stessi, permetteva un certo margine di... inadeguatezza, come dimostrava il Rory. Competenze che un banale umano era costretto a sviluppare per sopravvivere in determinate circostanze, avevano creato nuove identità più adatte ad esistere in quel preciso istante, ma non in tutti i momenti, vista la quantità di personalità fra cui rimbalzava il cameriere.
    Lo trovava complesso. Affascinante come poteva esserlo il principio secondo cui l'uomo avesse creato il tempo, ideando strumenti per misurarlo.
    Non accennò ad allentare la presa. Non ritrasse la bacchetta, e non distolse lo sguardo dall’altro, lasciando che si perdesse senza porgere una mano per sorreggerlo nel ricomporsi. Hyde era un Winston, ed era un Crane, ma era diverso dal resto della sua famiglia. Aiutare qualcuno, non gli veniva naturale, così come non era progettato per distruggere, malgrado potesse darne l’impressione. Un umile spettatore, nell’area grigia di giusto e sbagliato. Abbandonato troppo presto dai poli che avrebbero dovuto virare la sua bussola sancendo principi e morale. Spontaneo come un fiore che dispiegasse i petali, e con un senso tutto all’incontrario, si avvicinò maggiormente al relitto d’uomo sul divanetto, cogliendo il filo sottile delle sue parole per pura casualità. «non sono stato io,» Un sorriso danzò ai margini delle labbra del CW, gli occhi ancora troppo freddi e distaccati per permettere che il divertimento vi si affacciasse realmente. Sbuffò un soffio d’aria, derisorio. Ovviamente, non era stato lui. Sapeva non ne avesse le capacità, e solo naturale che qualcun altro avesse preso il posto di comando macchiando le mani di tutte le unità del loro insieme. Immaginava di non poterlo reputare colpevole. Peccato. Si domandò se chiunque avesse ucciso il ragazzo, fosse nato apposta per quell’esigenza, o fosse sempre stato presente. «io… io non c’ero nemmeno.» Rimase a guardarlo, così vicino da vedere ogni lacrima incastrata nelle ciglia. Pensò di liberarle con la punta della bacchetta; non lo fece. «sarebbe cambiato qualcosa?» domandò, dissacrante, lasciando che il quesito suonasse asciutto ed arido quanto la smorfia a tagliarne il viso. L’avrebbe fermato? Avrebbe potuto fermarlo? Soprattutto, e forse l’interrogativo più interessante: avrebbe voluto? Doveva pur esserci un motivo se una parte del suo inconscio aveva deciso di commettere un omicidio. «avevo bisogno di spazio, e hartley di godersi un po’ la superficie e…» Battè le ciglia, reclinando lento il capo sulla spalla. Concesse la pausa, l’ennesima, del singhiozzo mutato dai denti stretti sul labbro, valutando di strapparlo dalla stretta con il pollice per dargli una cazzo di pausa. Sembrava troppo intimo, però. Troppo d’interesse, come se la questione potesse importargli sul serio. Non lo faceva. Voleva, però, che la smettesse di perdere tempo in piagnistei, e sputasse risposte concrete e sensate. Si risolse a picchiettare il dorso della mano sotto il mento dell’altro, premendo appena perché cessasse di guardare il pavimento, e si degnasse a comportarsi come un essere umano funzionale – il fatto che non lo fosse, non significava che non potesse fingere. «andava tutto bene… era felice.» Tutto bene…? Per chi, considerando che, citando Maddox, lui neanche c’era. «poi non so cosa sia successo… non di preciso, comunque. non ce l’ha mai voluto dire, e quei ricordi li ha nascosti fin troppo bene,» Un altro sbuffo del ministeriale, sguardo alzato al soffitto. Riflessivo. Pensare che potessero tenersi segreti fra loro, pur condividendo uno spazio di una certa rilevanza, era intrigante. Rimase a guardare le luci al neon del Fiendfyre chiedendosi come potesse essere possibile; non era un esperto in maniera, ma non gli sembrava molto sano. Che poi chi cazzo era lui per giudicare, che si bruciava polmoni e fegato con sigarette ed alcool sperando di morire prima del compleanno successivo. «un– un giorno mi sono svegliato, ed era passato molto più tempo del solito… ed erano tutti agitati… tutti terrorizzati... e hartley era sparito. hartley… l’unico che c’è sempre» Sempre quando c’era Maddox? Sempre in linea generale? Inspirò, accumulando domande su domande, ma senza perdere di vista la priorità – capire chi cazzo avesse invaso la sua mente, e su chi potesse, con sadico gusto, scaricare almeno metà delle proprie cartucce. «e c’erano abiti sporchi di sangue… non fresco, non ho idea di quanto tempo fosse passato. o cosa sia realmente accaduto. o chi sia stato.» L’inaspettato. Non inspiegabile, ma pur sempre assurdo.
    Hyde rise. Sincero, per quanto potesse esserlo qualcuno che di suo non aveva neanche più un nome. Divertito, se così si poteva definire il malsano godimento del dolore degli altri. Breve, secco, e chiaramente poco abituato a farlo. Una parentesi roca e ruvida con cui scosse il capo, mormorando fra sé quanto il mondo fosse ridicolo. «tu. Ti sei svegliato… tu. dopo un omicidio» Andava contro tutte le sue supposizioni. Gli sembrava il meno adatto ad una situazione simile.
    A meno che non volessero qualcuno che sentisse. Tutto. Appesantito dalla paura e dal senso di colpa, più indicato al non nascondere nulla. Sadico, da parte del sistema. «tu.» ripetè, osservandolo con rinnovato interesse. «adesso, ogni volta che… prendo del tempo per me, al mio ritorno ho sempre il terrore di svegliarmi e scoprire che sia tornato… che abbia fatto del male a qualcun altro.» Fu più o meno a quel punto che ritrasse la bacchetta. La riportò al proprio fianco, senza allontanarsi – non subito, almeno. Lo guardò con l’intensità di uno storico ai piedi di un tempio mai esplorato, di cui avesse letto solo nei libri. Non meraviglia, più… concretezza di ricevere risposte.
    «sei la loro coscienza» osservò, come dato di fatto. Era un meccanismo di sopravvivenza davvero… funzionale. Loro – chi per essi, perlomeno – si sporcavano le mani, lasciando a Maddox il peso di sensi di colpa che avrebbero rallentato le loro funzioni. Non era quello operativo, ma era comunque quello che ne pagava il prezzo. Curvò un angolo delle labbra in un sorriso liquido. «pensa.» la disperazione, a quale livello portava.
    «ora mi arresterai?»
    Provò di nuovo l’assurdo impulso di ridere. Quella volta, non lo fece. Lo guardò, prendendo le distanze per tornare a sedersi al suo fianco piuttosto che torreggiare su di lui invadendone gli spazi personali. Subito tacque, lasciando pensasse che stesse prendendo in considerazione la possibilità di ammanettarlo e consegnarlo ai Cacciatori. Poi schioccò la lingua sul palato, scuotendo il capo e recuperando la bottiglia per portarla alle labbra. «non sto lavorando» mormorò, attorno al vetro. «e poi,» passò il dorso della mano sulla bocca, asciugandola dal liquore in eccesso. «non me ne frega un cazzo» onesto, quantomeno. Anzi, se avesse potuto dire la sua, avrebbe promosso più omicidi. Fiero sostenitore della selezione naturale, il capo del consiglio.
    «senza contare che avete già reso la vostra vita una prigione» Gli offrì la bottiglia, perché sembrava averne bisogno – e perché l’alcool, e vedere la disperazione negli occhi dei suoi interlocutori, l’aveva messo di buon umore. Lo sguardo del CW cadde sulle mani dell’altro, nello specifico, sul gioiello indossato. Non c’era la migliore delle illuminazioni, ma gli parve di leggere l’impronta di alcune rune sul metallo – e, doveva dirlo, non sembrava affatto qualcosa da Maddox Rory. Troppo...complicato, nei suoi disegni. Non disse nulla, perché non credeva fossero affari suoi. «cos’hai fatto? Dopo esserti svegliato sporco di sangue» si afflosciò dalla parte opposta del divano, poggiando il gomito sul bracciolo ed abbandonando la guancia sul palmo. «chi di voi si occupa di occultare cadaveri?» Lo so, faticherete a crederci ma… sorrise.
    Di lui, non con lui. Non esageriamo.
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    Raccontare quella storia lo aveva svuotato.
    Sentiva di non avere più la forza neppure per abbandonare il piano fisico e disperdersi in quello astrale, ma avrebbe voluto: esistere era davvero una fatica immotivata, inutile, e sopravvalutata. A chi serviva? Di certo non a Maddox Rory.
    «sarebbe cambiato qualcosa?»
    L’interesse da parte del magiavvocato, poi, non faceva che peggiorare tutto; non era abituato ad essere interessante, il Rory, e per il cielo se non gli piaceva. Si sentiva molto più a suo agio nell’essere un vetro trasparente attraverso cui continuare a vedere il mondo, seppur in parte distorto, ma non abbastanza da rendersi conto che ci fosse un essere umano ad occupare uno spazio, in quel preciso punto. Essere visto – fine, stop; ma ancor di più se per qualcosa di atroce – lo metteva incredibilmente a disagio.
    Alle domande di Jack Daniels, quindi, non poteva fare altro se non abbassare lo sguardo ancora di più, socchiudendo le palpebre e trattenendo a forza altre lacrime.
    Se l’era domandato spesso; se lo domandava ogni volta che spariva e ogni volta che tornava, e qualcosa di tremendo era accaduto nel frattempo. Se per una volta avesse scelto di rimanere — sarebbe cambiato qualcosa?
    La risposta, qualunque essa fosse, lo spaventava troppo per trovare in se stesso la forza di scoprirla.
    Sapeva già, in cuor suo, che poteva andare solo in due modi: nel primo caso, sarebbe stato troppo vigliacco e debole per fermare qualsiasi altra aka dal fare quello che volevano fare; nel secondo, terribile scenario, lo convincevano che fosse giusto, che andasse fatto, e finivano per sempre i suoi giorni di beata ignoranza in cui poter fingere di non averne saputo nulla, di non averne preso parte. Sarebbe stato complice; sarebbe stato artefice.
    Un respiro strozzato rimase incastrato in gola, togliendogli il fiato per qualche istante. Non aveva mai pensato di essere una bella persona – troppo inutile, troppo inetto, troppo fragile – ma non voleva nemmeno esserne una brutta.
    Venne strappato dalle sue riflessioni dalla voce di Jack Daniels.
    «tu. Ti sei svegliato… tu. dopo un omicidio»
    Trasalì, per la risata roca e al vitriolo del consigliere, e per le parole dure. Cosa pensava? Che a Maddox avesse fatto piacere aprire gli occhi e trovare il pavimento della stanza imbrattato di sangue? I suoi abiti resi appiccicosi dal sangue che gli si asciugava addosso, i rimasugli dell'ultimo pasto a risalire la gola e minacciare di riversarsi a terra, a fare compagnia al sangue secco? Non era stato affatto piacevole, e se avesse potuto (se avesse saputo farlo) avrebbe volentieri ceduto di nuovo il controllo a qualcun altro pur di non essere fisicamente e mentalmente . Ma non funzionava così, non bastava chiudere gli occhi e desiderarlo per sparire ed essere sostituito da qualcun altro. Non lo sapeva come funzionava la maledetta Scatola.
    Nonostante la pressione della mano di Hyde sotto il mento, Maddox continuò comunque a guardare altrove, distrutto da ricordi che avrebbe preferito tenere lontani dalla superficie ancora un po', e dalla consapevolezza che quello facesse di lui un assassino. Era più difficile negarlo, anche se solo a se stesso, quando qualcuno di esterno alla Scatola veniva messo al corrente della cosa.
    Non era più un segreto solo suo, solo loro.
    E se... e se qualche akas avesse deciso da sé che il capo del consiglio come testimone fosse un po' troppo, e avesse cercato di sbarazzarsi anche di lui? Oh, Dio.
    Si accorse con qualche istante di ritardo che la bacchetta non era più lì a premere contro la carne morbida, e lo fece solo quando la conclusione ovvia e scontata del magiavvocato lo riportò (di nuovo) con la mente al presente.
    «sei la loro coscienza»
    «uh?»
    «pensa.»
    Ancora una volta, la piega delle labbra di Jack Daniels fece tutto fuorché rincuorare Maddox: si vedeva già ammanettato, sbattuto in una cella la cui chiave veniva stata gettata nel più profondo degli oceani. Il fatto che l'altro si fosse allontanato non significava necessariamente qualcosa di buono — ma perlomeno permise al Rory di prendere un respiro a pieni polmoni, il primo che si concedeva da davvero troppi minuti.
    La loro coscienza? Era davvero… assurdo. Impensabile.
    «io non–» credo? Beh, no, ne era certo. E poi, sembrava un ruolo complicato e difficile, Maddox non voleva svolgerlo.
    Ma richiuse la bocca, attendendo un altro verdetto da parte del ministeriale: arresto sì, arresto no. Uh.
    «non sto lavorando»
    Che… non era una vera risposta, ma okay?
    Aggrottò appena le sopracciglia, affidandosi ancora di più al divanetto alle sue spalle, senza fiatare. «e poi, non me ne frega un cazzo»
    Onesto. Onestissimo, ed improvvisamente lo status quo delle cose era stato ristabilito.
    Ma.
    Ma.
    Da quando Maddox Rory era così fortunato, nella vita? Strabuzzò gli occhi, osservando l'altro senza capire, preso alla sprovvista dalla mancata opportunità di sbattere uno come lui in una cella e farlo sparire per sempre dalla faccia della terra. Non lo voleva nemmeno un po? Dopotutto, gli aveva appena confessato di aver occultato un omicidio per chissà quanto tempo, e aver fatto intendere di non essere poi così stabile mentalmente da poter promettere di non fare più una cosa del genere — non dipendeva da lui, infondo. Non solo, comunque.
    Quel Daniels era davvero strano, e se lo diceva Maddox!!
    «senza contare che avete già reso la vostra vita una prigione» Ah beh, ci pareva strano.
    Quella verità non fece troppo male, Mad era consapevole di non vivere la migliore tra le vite e che quella convivenza forzata con altre voci nella testa potesse non essere il massimo (e portare alla follia, a lungo andare), ma abbassò comunque lo sguardo fino a farlo cadere sulla bottiglia offerta, e lì rimase per qualche istante, guardingo. Non poteva essere avvelenata perché aveva visto il Daniels bere dalla stessa per tutto il tempo che erano stati lì — a meno che l'altro non avesse fatto sua la tecnica del microdosing, avvelenando se stesso con piccole quantità di veleno ogni giorno, per aumentare la propria resistenza?
    No, dai, ma a cosa vai a pensare Maddox.
    (Unless?)
    Sospirò, abbassando le palpebre sugli occhi stanchi solo per un istante.
    Di solito aveva con sé la sua fiaschetta semprepiena (recuperata da chissà quale aka e chissà dove, non voleva davvero saperlo) perché l'idea che fosse lei a scegliere per lui cosa bere lo faceva stare meglio (prendere una decisione? sembrava troppo estremo, mpf) ma per abitudine la lasciava insieme al cappotto e al resto dei suoi effetti personali prima di iniziare il turno. Ora ne sentiva la mancanza.
    Rimase un attimo incerto, le mani congiunte in grembo e l'improvvisa realizzazione che Jack Daniels fosse in attesa di un rifiuto o una conferma da parte sua, quando si rese conto che lo sguardo dell'altro era tutto per l'anello che Maddox aveva indossato nella mancina.
    Si affrettò a nascondere la mano, colpevole. «l'ho trovato per terra,» si giustificò, afferrando con la mano libera il collo della bottiglia e tentare così di distrarre il maggiore, «lo stavo portando all'entrata… in caso, sai… il proprietario torni a cercarlo, poi mi... mi sono distratto» la verità, bisbigliata contro il bordo di vetro come se fosse una giustificazione. Lo era? «non l'ho rubato.» assassino e ladro: pacchetto completo. Non si faceva mancare nulla.
    Ma tanto il biondo era già andato avanti. Per fortuna.
    Forse.
    «cos’hai fatto? Dopo esserti svegliato sporco di sangue» Oh no, potevano tornare a parlare dell’anello rubato?! «chi di voi si occupa di occultare cadaveri?»
    «non–» si fermò prima di completare quella frase, una smorfia colpevole a dipingersi sui tratti morbidi del viso, la bottiglia ancora stretta nelle mani ma l’attenzione ora tutta per il ministeriale. Prese un respiro, e ci riprovò. «ho vomitato. e ho pianto.» lo guardò, e forse per tutta l’assurdità della situazione, forse per il modo in cui l’alcol gli stava già scaldando la gola e il petto, e rendendo i pensieri più leggeri (sì, con due sorsi; no ma dico, lo avete visto? certo che è un lightweight di prima categoria, mpf), o forse perché il Daniels non lo stava giudicando come Maddox si era aspettato facesse, o forse perché era solo stupido, lasciò che un angolo delle labbra si arcuasse leggermente verso l’alto, per la pateticità di quella risposta e per la sua prevedibilità, poi nascose quel sorriso sciocco dietro il colletto della felpa, portato fin sotto al naso.
    Il resto delle parole arrivò ovattato, contenuto e diradato dalla stoffa dietro il quale era ancora celato. «ho pensato che fosse un fottuto incubo.» ugh, ora diceva anche le parolacce come Hart, stava davvero prendendo tutte le sue abitudini peggiori!! «non c’era un… un cadavere» oddio che parola orribile, aiuto. «ma solo un sacco di sangue. cioè non così tanto, ma abbastanza. insomma… non credo lo avessero fatto Abbassò la felpa, aggrottando le sopracciglia, e prese un altro sorso dalla bottiglia. «abbiamo passò la bottiglia al Daniels, e poi entrambe le mani sul volto: quanto era anche colpa sua? Non voleva pensarci; non voleva saperlo. «ah, ho fatto la doccia!» come minimo: ricordava ancora di aver passato così tanto tempo sotto il getto bollente della doccia da aver sentito la pelle bruciare — o forse quello era per colpa del modo in cui aveva cercato di scartavetrare via il sangue, utilizzando la spugna. Era stato inutile comunque: il sangue era rimasto sotto le unghie, sotto la pelle, per giorni. Se ci ripensava ora, stava di nuovo male.
    «e poi ho semplicemente deciso che fosse stato un incidente. che… qualcuno si fosse fatto male. non… non sarebbe stato così strano. il sangue non era così tanto, e non c’era… nessuno, oltre a me.» nessun cadavere, nessun morto. «ho pensato che fosse sangue di Hart… che si fosse nuovamente fatto picchiare da qualcuno grosso il doppio di lui. non sarebbe stata la prima volta.» arricciò le labbra, pensieroso. «e nemmeno l’ultima Poi, con una scrollata di spalle, richiese la bottiglia al Daniels. «e non so chi abbia fatto sparire il cadavere, né dove sia. non l’ho mai –» voluto sapere, «chiesto.» quello faceva di lui una bruttissima persona, vero? «e nessuno ne parlava più, era davvero più facile credere non fosse successo nulla. io…» si morse l’interno della guancia, decidendo se trattenere quell’ultima verità per sé, o confidarla al Daniels: tanto, ormai. «se non fosse successo…» con un cenno indicò prima se stesso, poi il biondo, «questo, penso che avrei continuato a fingere di non saperne nulla. no, anzi. non stavo fingendo. l’avevo… l’avevo davvero rimosso. era più facile così, ma immagino tu non possa capire.» non quando andava a sparare alla gente a sangue freddo, come avrebbe potuto capire?
    maddox
    h. rory
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©


    +++ avvento: fiaschetta semprepiena
    CITAZIONE
    13) La famosissima (e utilissima) Fiaschetta Semprepiena: questo contenitore – di modeste dimensioni per essere nascosta facilmente anche sotto i vestiti – si riempie di qualsiasi cosa abbiate bisogno di bere in uno specifico momento, dall'acqua agli alcolici, con un piccolo twist: controindicazioni che variano a seconda dell'umore della fiaschetta, e passano da un attacco di ridarella acuta a improvvise sbronze, passando per mutazioni localizzate e momentanee (orecchie pelose, cambio del colore della pelle, genderswapping, ecc) — impossibili da prevedere!
     
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