You are now watching a legend so sit back and let the show begin

batman-#000 + davai11!!11-dornettefanz

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    darling, didn’t you know?
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    «tieni!» non sai come, batman, ma ti ritrovi con un neonato fra le braccia. Neonato che inizia a piangere non appena lo prendi, letteralmente, al volo, e non smette fino a che non si avvicina davai11!!11 - ma non appena si allontana di più di un metro, il pargolo torna a strillare.


    batman-#000 +
    davai11!!11-dornettefanz

     
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    hobbledehoy
    (n.) An awkward adolescent boy.
    «tieni!» in che senso.
    «in che senso» Mckenzie Leighton Hale era un bravo ragazzo. Non disturbava a lezione, non importunava i suoi compagni malgrado avesse tante, ma davvero tante, lacune sul loro mondo, e non si lamentava mai dei vari ostacoli messi sul suo cammino da Dio in persona: non aveva aperto bocca quando i suoi genitori si erano rivolti a dei preti per esorcizzarlo, non aveva battuto ciglio quando era stato strappato dal suo tempo e portato nel 2019, non aveva piagnucolato per settimane e settimane nonostante le morti e tutto quel sangue, non aveva insistito per evitare di frequentare Hogwarts, ed aveva cercato di adattarsi a tutte le regole mettendosi perfino in gioco come Battitore della sua squadra. Davvero, un ragazzo d’oro, di quelli che esistevano solamente nei libri e nelle fiction.
    Allora perché a lui. Quando aveva fallito? Cos’aveva fatto, in una vita o nell’altra, per meritarsi quello? Non poteva neanche essere l’incarnazione di Hitler, dato che il Fuhrer era nato dopo di lui: @fato, explain. Deglutì spasmodico e nervoso, allungando istintivo le braccia per prendersi carico del fardello lanciato nella sua direzione. «ììììììììììììì» labbra tirate a mostrare i denti, un singhiozzo prolungato ed acuto a sguciare fra lingua e palato. Alzò i terrorizzato occhi grigi di fronte a sé, cercando di capire...cosa fosse appena successo, ma l’untore di quella maledizione si era già dileguato.
    E Mckenzie Leighton Hale, diciassette anni compiuti da un mese, aveva un neonato fra le braccia.
    Ripercorrere i propri passi cercando di comprendere in quale punto della sua vita avesse fallito quel giorno, non avrebbe aiutato: si era recato al carrow’s per una ricerca (non richiesta, ma male non poteva certo fare; non conosceva troppe creature magiche per permettersi di dormire sugli allori, e vederle dal vivo lo aiutava a memorizzare meglio rispetto a chiudersi sui libri) sui Booghi, affascinanti creature in grado, come il Demiguise, di rendersi invisibili e sparire; si era seduto su una panchina di fronte alla gabbia degli animali con quaderno sulle ginocchia e penna stretta pensosa fra i denti, alzandosi solo per acquistare un frullato al chiosco lì accanto, e -
    Niente. Fine. Davvero, davvero fine.
    «signore, s-signore -» tentò, tenendo il pargolo a distanza di sicurezza (un metro: hashtag crownvairus), facendo vagare lo sguardo sullo zoo.
    Che succede?
    Se n’è andato.
    A Mac piacevano i bambini. Loro non giudicavano; gli sorridevi un paio di volte, gli offrivi un briciolo d’attenzione, e per loro eri già il top del top. Li trovava carini quando, camminando per strada, li incrociava nei passeggini spinti dalle mamme, ma nulla l’aveva preparato a quello. Dubitava esistesse qualcosa nell’universo che potesse mai prepararlo a quello. Come si teneva un bambino? La testa, tienigli la testa. Portò istintivo una mano dietro la nuca del neonato, che ricambiò la sua occhiata terrorizzata con porcini e crudeli occhi neri. Blu, avrebbe detto un’ostetrica – ma no: i neonati avevano cattivi occhi ebano. «ehi, c-ciao?» abbozzò un sorriso di conforto, affatto isterico.
    Fu a quel punto, che la creatura lo guardò davvero. Percepì quello che ne sarebbe seguito come uno schiaffo fisico, anticipandolo in ogni più piccola espressione dell’infante. «no» naso ad arricciarsi. «nono» pugni stretti determinati verso il cielo. «nonono» occhi chiusi forte forte e bocca spalancata, muta. «tipregono» «uAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA» «AAAAAAAAAAAAA» eco, eco, is anybody out there. Si alzò di scatto in piedi stringendo il fanciullino fra le braccia, sentendo quel peso sul petto terribilmente strano ed alieno. Cioè...era un essere umano, capite? In miniatura, ma un essere umano, che un giorno avrebbe potuto rivelarsi il Duce o il premio Nobel per la pace 2053. Le occhiate dei passanti non fecero che aumentare la paranoia dell’Hale, le lacrime trattenute a stento ma un vero, sincero bisogno di emulare il bambino in un pianto instabile. «shh, shh, ti pregoshhh» saltellò sul posto tentando di cullarlo, sentendo il cuore formicolare nel petto come un precursus d’infarto. «vuoi una ninnananna? dormi dormi bel bambino chi piange è un caprettino» «uuuuuuuuAAAAAAAAAAAAAAAAA» «no, okay, latte? Pannolino? aiuto.» «uu-u-u-AAAAAAAAAAA» «aiuto una supplica prima della morte.
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    batman-#000: mckenzie-l-hale
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    Una droga. Da quando Shiloh aveva scoperto JustDance per telefono la sua vita sociale era finita, era entrata in un mondo completamente diverso composto da avatar digitali ed esaltati di Gangam style. Finalmente aveva trovato il suo naturale habitat, e come avrebbe potuto abbandonarlo? Sapeva, nel profondo del suo cuore trash, che avrebbe dovuto tornare al suo lavoro. Non passava minuto senza il chime dell’allerta di un nuovo messaggio, ormai il suo editore e i suoi fan facevano a gara a chi la molestava di più, eppure non c’era niente che potessero fare: doveva scalare le classifiche e vincere il Premio tm. Aveva scoperto qualche giorno prima che su JustDance c’era una classifica settimanale dei giocatori migliori, e chi si trovava tra i primi 50 avrebbe ricevuto un body pillow di nientepopodimeno Sergio Mattarella! Cioè, ma vogliamo mettere? Nemmeno sua madre lo conosceva fino a qualche settimana fa, eppure era diventato amato da tutti grazie a un video virale!! Poi aveva scoperto che era tipo il poliziotto più sexy di Italia? Ma non capiva molto di politica, le bastava sapere che era gnocco. Finalmente, dopo giorni passati nel suo sangue e sudore, aveva raggiunto il suo obbiettivo; tanto per dire, era diventata così brava a emulare le coreografie che avrebbe potuto debuttare in un qualsiasi idol group. L’unica fregatura era che il pacco non le sarebbe stato spedito a casa, avrebbe dovuto fare l’immenso sforzo di andare in posta e fare la fila come i poveri. Cioè, non avevano propriamente detto che avrebbero mandato il pacco in posta, ma tutti sapevano che i corrieri avrebbero fatto finta di suonare per poi lasciarle l’avviso di giacenza. Maledetti traditori. Il rendersi presentabile fu la parte più difficile, dopo settimane che non usciva da casa Shiloh si era tramutata in un essere delle paludi, non capiva più come rendersi presentabile o avere una conversazione. Pregò Jo Squillo di non incontrare nessuno, sperava che con gli occhiali da sole e la sciarpa a coprirle metà volto nessuno dei suoi fan l’avrebbe riconosciuta – era sempre felice di incontrare i suoi piccoli ammiratori, ma quel giorno no, sarebbe stato troppo per i suoi due neuroni.
    Tutto sommato, respirare quell’aria fresca e pulita non le dispiaceva, anche se le pareva una sensazione tutta nuova dopo aver vissuto in apnea. Persino il calore dei raggi del sole sulla sua pelle non le parevano reali, la sensazione era così piacevole che decise addirittura di fare un detour passando dal Carrow’s. Quasi non si riconosceva, quella quarantena l’aveva cambiata nel profondo. Beata Shiloh, così assorta in quel crogiolo e auto compiacimento, che non si accorse di un qualcosa di estremamente sbagliato. C’era una cosa attaccata alla sua manica. Non era sicura che fosse attaccata, in realtà, ma di sicuro sentiva una presenza lì. Si tolse una cuffietta, un mezzo respiro ancora bloccato nel petto e un piede già in avanti pronto a fuggire -se è un ladro gli tossisco addosso- fu quando un pianto disumano le fracassò l’orecchio che fu costretta a girarsi «ma che cazz- diamine?» si bloccò a mezza frase, incontrando gli occhietti adorabili di un neonato poco più in basso, lo stesso che l’aveva presa per la manica. Ok, mantieni la calma. Si voltò lentamente, l’intero upper body paralizzato quasi avesse calpestato una mina, Shiloh doveva ammettere di avere molta paura. Non li sapeva gestire i bambini, e aveva ancora i traumi dal tempo trascorso all’orfanatrofio. «scusa, è tuo?» si rivolse al ragazzo che sembrava essere il papa, o lo zio?, del neonato. Ecco, lo sapeva, era capitata in uno di quegli assurdi trope in cui il genitore incontrava una bellissima ragazza (o ragazzo), possibilmente una maestra dell’asilo o un’universitaria, e insieme finivano con il crescere il bambino orfano di madre. La Abbot di sentiva onorata, davvero, di essere stata scelta da Yue Lun e Ji Fu (queste references per pochissimi, cioè me) per questo grande onore, ma non era pronta. E il tipello pareva essere davvero troppo giovane, di solito puntava agli over 45. «ma! IO TI CONOSCO» di solito accadeva il contrario, eppure quella volta si trovava lei al posto dei suoi fans «non sei il ragazzo del party di polgygirl?» uau ma che casualità , chi se lo sarebbe mai aspettato! Non lei, perché aveva rimosso qualsiasi cosa durante la quarantena personale.
    shi
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    abbot

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    hobbledehoy
    (n.) An awkward adolescent boy.
    Mac era: stressato. In qualunque momento della sua vita, in una qualsiasi delle sue esistenza, ma in quel preciso istante, la sua ansia stava sfiorando vette indicibili e irraggiungibili perfino per il survivor(.mp3) bear grylls. Non era fatto (e già questo rendeva complesso esistersi; un tocco di noce moscata ed era un mac brillante al neon, ma senza l’aiuto di forze esterne la sua luce era quella di una novi lugubre: spenta) per gestire situazioni discutibili, e di certo non per un bambino frignante fra le braccia. Deglutì spasmodico dondolandolo sulla spalla, le palpebre serrate nella speranza che quello fosse solo un altro, l’ennesimo, incubo da cui non riuscisse a svegliarsi. Quella era una forma di vita troppo fragile, per le mani impacciate del Corvonero; una responsabilità per la quale non aveva firmato, e che lo osservava con vulnerabili occhi gonfi di lacrime e la bocca spalancata come un uccellino in cerca del cibo. Suppose, il buon Hale, che il cibo in questione fosse la sua anima, perché già la sentiva allontanarsi dal suo corpo in cerca di ospiti migliori. «andiamo al centro informazioni? Come si chiama la tua mamma» «uèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè» «non possiamo gridare , ci riempiremmo di truzzi» ridacchiò istericamente, perché il suo senso dell’umorismo – pressochè assente il resto dell’anno – sfiorava il livello sotto suolo, quand’era sotto pressione. Era esattamente il genere di persona che ai funerali doveva coprirsi la bocca per non offendere la vedova, e che alle interrogazioni rispondeva ridendo e con un finger gun malgrado sapesse la risposta. «UAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA» «uuuuu» completò, saltellando ancora sul posto e premendo un orecchio contro la spalla per salvare almeno un condotto uditivo. L’altro stava già facendo compagnia alle sue speranze – perso per sempre. Lui davvero, ma proprio sul serio, non era preparato ad un contesto del genere. Cosa doveva?? Fare?? Abbandonarlo al centro accoglienza (e dire cosa: “un tipo me l’ha abbandonato fra le braccia, aiuto”?), lasciarlo sulla panchina e andarsene così che fosse il problema di qualcun altro? Chiamare Run e chiederle se volesse un figlio («aw mac, ma tu sei già mio figlio» «tvtb ma intendevo [khalid’s voice] anotha one»)?? Dov’erano gli Eroi quando Mac ne aveva bisogno. Lui era!!! una DAMSEL IN DISTRESS!!!! Soprattutto daM e sTrEss. Non sarebbe mai, mai, ma mai uscito un’altra volta da sol- abbassò lo sguardo sulla creatura fra le braccia, improvvisamente ammutolità.
    Mac, totally chilling: oh my fuckin god he’s fuckin dead.
    Perse (un altro; oramai la sua aspettativa di vita era venti) un paio d’anni di vita, fino a che non si rese conto che il fagotto non fosse morto - anzi, era più vivo che mai. Volgeva i brillanti occhi blu su qualcuno, in estasi come solo i neonati privi di pensiero potevano ancora permettersi d’essere, la manina allungata territoriale sul suo braccio. «mamma?» pregò sotto voce; a quel punto che fosse quella del bambino o la sua, sarebbe andato bene comunque. «scusa, è tuo?» In che senso suo. Mac spalancò i terrificati occhi grigi verso la ragazza, così sollevato dal riconoscerla da percepire vertigini che minacciarono notevolmente il suo già precario equilibrio. «no????????????» e c’era tutta la sua disperazione, in quel punto interrogativo confuso a penzolare sul diniego. C’era un mondo di no, non capisco; no, aiuto; no, che sta succedendo che il tono dell’Hale interpretò meglio di quanto centinaia di biascichi avrebbero potuto fare. «ma! IO TI CONOSCO. non sei il ragazzo del party di polgygirl?» mac, softly: we don’t talk about that party. Eppure, in quel momento fu sollevato di essere stato incastrato da un cacciavite malefico, nonchè capo redattore della più crudele rivista di gossip, ad una festa per incontrare la propria anima gemella.
    E questo di suo dovrebbe dirvela lunga, su quanto fosse il panico di Mckenzie. «sì signorina abbott, mi chiamo mckenzie ed ho paura» tutto d’un fiato, scivolato rapido come il sudore sulla fronte. Dopo aver vomitato quella santa verità, sorrise perfino – un po’ isterico; un po’ tanto, isterico. - e offrì una mano libera alla ragazza. Non si era mai presentato ufficialmente – non a lei, non alla ragazzina bionda dell’anti stress, non al suo compagno d’ansia, o ...beh. A nessuno – e gli sembrava proprio il momento opportuno per mostrarsi in tutto il suo splendore da 25 watt eco sostenibili. «mi piacciono un sacco le sue storie, e piacciono un sacco anche alla mia famiglia, hanno tutte le bacheche su pinteressa» pinterest, same thing. «e questo bambino non è mio me l’hanno lanciato non so cosa fare aiuto volevo solo studiare?? e piange e per favore non lasciarmi solo arrivo dalla California» allargò l’unico braccio disponibile. «non abbiamo bambini, abbiamo vitelli e palme» piangeva? Un pochino.
    rebel
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    Edited by - as fuck - 20/4/2020, 16:43
     
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