Oh, I want something just like this

strangefruit-1-800 + black-#000

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    darling, didn’t you know?
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    https ://random.obl
    Vi siete dati appuntamento per uno scambio, ma non siete mai stati chiari sulla merce, rimanendo vaghi ed allusivi: che ne sa, strangefruit, che black da lui non vuole delle pasticche ma delle oche da guardia.


    strangefruit-1-800
    + black-#000


    Edited by ‚soft boy - 4/2/2021, 00:35
     
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    ishindenshin
    (n.) telepathy, tacit understanding, communion of mind with mind, sympathy.
    Circospetta come un novese al primo accenno di un colpo di tosse, Friday De Thirteenth si appiattì contro la parete in cemento di quello che doveva essere stato un edificio, ma del quale oramai non era rimasto che l’abbozzo di un muro portante, celandosi dal freddo raggio di luce del fuoco fatuo. Non era il timore per il coronavirus quello che aveva costretto la giornalista americana ad aggirarsi per i vicoli dell’Inferius con la sciarpa a coprire naso e bocca: era una scelta di stile adattata alle circostanze, come il cappello a bombetta dalla tesa larga e floscia che nascondeva i capelli ramati, gli occhiali da sole nonostante fosse buio, ed il trench beige malgrado l’infausta fama dell’essere la scelta di maniaci dall’elicottero facile. Certo, per le missioni in incognito avrebbe potuto far uso della sua innata abilità metamorfomagus, ma dopo l’incidente “Fred”, Fray non si fidava più di se stessa: non aveva le capacità artistiche per assumere l’aspetto di un essere umano evoluto, e temeva di rimanere, di nuovo!, incastrata con un pene non richiesto, ed un volto piatto e quadrato quanto quello di un habbo.
    No grazie. E poi i costumi di scena rendevano tutto più eccitante, quasi la De Thirteenth fosse la (stupida) protagonista di uno dei film ch’era solita guardare al cinema.
    Si affacciò oltre l’angolo dell’incrocio calcando il copricapo sulla fronte, prendendo rapidi appunti sul quaderno dal quale non si separava mai. La sua soglia d’attenzione non era distante da quella di Wendy, e conoscendo l’elemento in questione, potrete comprendere la necessità di Fray di prendere sempre appunti (ed il più dettagliati possibile, altrimenti non ricordava assolutamente i perché ed i come). Luogo dell’incontro individuato; luce fioca, impossibile per l’occhio umano individuare altre forme di vita. Note to self: approfondire l’argomento vista dei Grigi per comprendere come emulare la vista di un alieno; forse basta chiedere gentilmente? Umettò le labbra ed assottigliò le palpebre, tornando a rilassare le spalle contro il muro.
    Aveva una missione di estrema importanza da portare a termine. In che senso chi gliel’avesse data? Non era mica una Charlie’s Angels, se le trovava da sola. L’obiettivo della settimana, perché erano giorni che la De 13th si era chiusa dietro quel caso, era smantellare un traffico di animali da combattimento che sembrava andare una bomba sul dark web. Aveva preso appuntamento con uno dei venditori, intenzionata ad andare fino in fondo alla faccenda: sarebbe entrata nel giro, avrebbe scoperto le loro identità ed i loro metodi di trasporto, dopodichè avrebbe contattato le autorità di competenza, ed avrebbe firmato un altro fantastico articolo da prima pagina del Timeturner. Magari, una volta avviata l’indagine, avrebbe potuto farsi aiutare dalle sue piccole apprendiste, perlomeno per il lavoro di ufficio. Sapeva che hashtag Hallow avrebbe voluto entrare subito in azione sul campo, ma per quanto apprezzasse il loro intuito e la loro buona volontà, non voleva finissero nei guai per colpa sua. Avrebbero avuto tempo, una volta divenute sue colleghe, di mettersi nei casini quanto volessero, ma fino ad allora Fray doveva sforzarsi di mantenere lo status di Adulto Responsabile.
    Inchiesta a parte, Friday De Thirteenth voleva davvero un sacco delle oche da combattimento: le avrebbe tenute libere nel (bosco; piccola città verde) giardino De Thirteenth, e come ogni adolescente con il proprio cavallo, avrebbe insegnato loro che non ci fossero solo guerre nella vita, e che l’amore fosse sempre un’alternativa. Già si immaginava circondata da oche, riconosciuta come Oca Massima dalle sue minion con penne, mentre queste apprendevano l’antica arte dell’analisi dei cerchi nel grano.
    Un rumore di passi.
    Drizzò la schiena ed inspirò profondamente, attivando il microfono nascosto nel taschino. Attese qualche istante, giusto da assicurarsi che il venditore si fermasse al suo stesso angolo ma dalla parte opposta del muro come da indicazioni, quindi cambiò il tono di voce abbassandolo d’un ottava e rendendolo più cavernoso: «le hai portate?»
    rebel
    deatheater
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    29 y.o.
    black-#000: friday-de13th
    men always want to make me feel stupid. no. i am stupid on my own terms
     
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    wrathchild

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    yeet
    (exc.) to discard an item at a high velocity
    Massaggiò le tempie, cercando di concentrare tutte le sue attenzioni sul rumore distante del traffico. Fece viaggiare le dita fino al setto nasale, quindi, strizzando le palpebre in un tentativo di tenere sotto controllo il mal di testa che era pericolosamente vicino dal lasciarlo senza scampo.
    «non so…» umettò le labbra, ulteriore pausa a segnalare che quantomeno ci stesse provando sul serio, a mantenere un tono rasentante il civile. «non so come altro farti capire che non è una buona idea.» perché non c’era veramente bisogno, di farglielo capire.
    Era ormai giunto alla triste conclusione che lo sapesse già, quella bestia del suo coinquilino, che mandare lui (lui! di tante persone!) a fare una cosa simile fosse una pessima, pessima idea; addirittura era pronto a scommettere che stesse godendo nel sentire l’ovvio panico nella sua voce, il caro vecchio Benjamin. Non necessariamente un eterno pessimista, Zeke, ma anni passati a condividere il suo appartamento con completi (o quasi) sconosciuti gli avevano insegnato a leggere le persone, nel bene o nel male. Ecco: Benjamin era il genere di emerito stronzo che alle medie chiedeva agli sfigati della classe di uscire per poi dare loro buca all’ultimo secondo, lasciandoli totalmente soli per scherzo. Benjamin era anche il genere di emerito stronzo in grado di tornare a casa alle tre di notte, svegliando l’intero vicinato nel mentre, per festeggiare un’ultima volta prima della finals week – poi passare tale finals week a chiederti di poter copiare le tue risposte nel nome della solidarietà tra coinquilini, una cosa che sicuramente esisteva e che andava applicata ogni volta che l’altro ne sentisse il bisogno e mai quando serviva a te. «senti.» incrociò le caviglie, ignorando bellamente il collega improvvisatosi bagnino che si sbracciava alla sua destra pur di attirare la sua attenzione; quindi schiarì la gola, mano libera stretta a coppa attorno alla bocca. «voglio la metà del tuo affitto pronta almeno dieci giorni prima d’ora in poi. niente più “coprimi e poi te li ridò il prossimo mese”. e niente più visite oltre mezzanotte senza avvisare.» e vabbè, insomma. a mali estremi, estremi rimedi.
    Non attese che l’altro finisse di ringraziarlo con frasi strappalacrime affatto sincere; aveva già sforato di due minuti con la pausa, a detta del rompicazzo con le mani ancora tese in aria, manco stesse lanciando segnali di fumo. Fece un cenno con la mano in segno di scusa, quindi tornò all’interno del negozio, cuore in gola e la certezza d’essersi fottuto da solo come pensiero costante.

    «sento di star per morire.» e scrollò le spalle, perché what can you do. Ezekiel Rubén Walsworth, telefono stretto in una mano con così tanta forza da poterlo spaccare in due e involucro in plastica trasparente precariamente trattenuta tra pollice ed indice come se fosse una mutanda sporca, era [così] vicino dal crollare a terra o possibilmente farsi prendere in pieno da una macchina. «Benjamin, sto letteralmente per crepare.»
    Ma lo volete sapere come s’era ritrovato con una simile testa di minchia per coinquilino, tra l’altro? No? Meglio così. «cosa faccio. che di - play it cool. è il massimo che sai dirmi. lo fai regolarmente e il tuo unico consiglio è questo.» annuì tra sé e sé, non facendo caso alle occhiate dei passanti. Non era pronto ad affrontare anche Becky e Karen, in un momento simile. E vabbè, vaffanculo: se ne sarebbe occupato da solo. Dopotutto una vita gli serviva veramente, a lui? ma no, figuriamoci.
    Un lungo respiro, e si posizionò esattamente nel punto suggerito dal consumatore. Deglutì, imponendosi di non saltare nel momento in cui la voce lo raggiunse per fingere quantomeno di possedere contegno. Un minimo. Un minimo.
    Poteva farcela.
    Poteva farcela.
    Poteva farcela.
    Poteva farcela.
    Poteva farcela.
    «le hai portate?»
    Hm. «ecco. dunque.» schiarì la gola, portando casual alle labbra il microfono delle cuffie – sì, classic earpods: non era abbastanza ricco per le wireless, scusatelo. «c’è stato … temo, un piccolo incidente.»
    Poteva farcela.
    Poteva farcela.
    Poteva farcela.
    Poteva farcela.
    Poteva farcela.

    «prendi un lungo respiro. Cerca i chakra. Trova i chakra. Parla coi chakra e chiedi loro di darti forza.» sicuro ne avrebbero avuto bisogno entrambi, perché: «potrebbero essermi cadute… giù.» e dove mai potrebbero essere finite, le pasticche di Adderall che con tanta fatica si era portato in giro. «giù… nel tamigi.» la voce ridotta praticamente a un sussurro, e continuò la spiegazione con la calma di uno youtuber in piena sessione ASMR: «un tipo mi ha dato un’ombrellata sullo stinco e sono volate via. si sono… spaccate in modi che mai avrei pensato possibili. Quindi…» e strinse le labbra a cuore, ormai arreso al triste destino che lo attendeva. «ecco.» Ecco.
    [chuckles]
    i'm
    in
    danger
    zeke-walsworth
    coming out of my cage and i've been doing just FUCK
     
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    ishindenshin
    (n.) telepathy, tacit understanding, communion of mind with mind, sympathy.
    «ecco. dunque.» Prese mentalmente nota della voce sospetta del suo interlocutore, palpebre assottigliate mentre cercava (come? Senza farlo, infatti ho detto cercava) di identificarlo, e dargli un contesto. Con quei bassi sussurri ASMR che facevano tanto Lia in nirvana da vodka, avrebbe potuto trattarsi di un ragazzino (o una ragazzina) quanto di suo padre (o madre). O peggio, un infante: sapeva che il deep web girava anche su quello, contrabbandieri giovini che non dessero nell’occhio (perché era del tutto normale e affatto atipico vedere bambini girare da soli per l’inferius, esatto) e che potessero trasportare le merci senza attirare attenzioni indesiderate. ”Ecco”, un termine di uso comune applicabile a qualunque fascia d’età e sociale; ”dunque” invece era più sofisticato, gergo d’alto rango – chi usava dunque nel ventunesimo secolo? Non la mettevano neanche più nella settimana enigmistica, e Fray lo sapeva perché la comprava ogni settimana insieme a TV sorrisi e canzoni. Ho a che fare con un soggetto altamente pericoloso; non posso abbassare la guardia, o come minimo mi aizza contro tutto il suo fienile d’oche come Biancaneve in Shrek: stay focus, stay ready, stay calda persa, perché potrebbe essere la nostra unica ed ultima occasione. Gli uccelli vanno portati in salvo. Ritta come un fuso, si appiattì maggiormente alla parete per dare minor spazio d’azione al venditore, domandosi se avesse drogato le oche. Non percepiva alcun starnazzio né sfarfallare d’ali, e che conoscendo le bestie sataniche in questione, l’americana non poteva sopprimere la curiosità in proposito. Le avevano forse rese penne, o soprammobili, per poterle spostare? «c’è stato … temo, un piccolo incidente.» ahia. AhiA. Arcuò le sopracciglia già in allerta, labbra al ricevitore.
    Il ricevitore era sempre la manica della giacca, sì. «che genere di incidente.» non era un tono interrogativo quello di Friday, che già covava teorie su quanto fosse accaduto: la polizia degli uccelli li aveva scovati; erano volate (aveva dovuto googlarlo per scoprire se ne fossero in grado, quindi era un pensiero di tutta giusta causa) via; si erano digievolute in oche OGM e si erano mangiati l’intera setta di contrabbandieri; erano state rapite dagli alieni perché avevano un intelletto fuori dal comune e avrebbero potuto aiutarli a comprendere la razza umana. c’era, lo sentiva. Era una di quelle, per forza. Cos’altro poteva mai essere andato storto? «prendi un lungo respiro. Cerca i chakra. Trova i chakra. Parla coi chakra e chiedi loro di darti forza.» E dato che la linea andava e veniva (quale, vi domandate? Quella cerebrale di Fray), l’unica reazione possibile fu: cavolo, oggi non li ho portati perché temevo mi perquisissero – ehi, come faceva il malvivente a sapere che di solito, nella borsetta di Friday De Thirteenth, ci fossero dei chakra(m)? Sapeva chi ella fosse? Conosceva il suo fanatismo per xena??? mission abort mISSION ABORT. «potrebbero essermi cadute… giù. giù… nel tamigi.» In che senso. «un tipo mi ha dato un’ombrellata sullo stinco e sono volate via. si sono… spaccate in modi che mai avrei pensato possibili. Quindi…» In che – in che senso si erano spACCATE IN MODI CHE NON AVREBBE MAI PENSATO POSSIBILI ??????? AVEVA ROTTO LE ??? OCHE???? LE AVEVA uCcIsE? Si erano frickin sfracellate?????? NEL TAMIGI? «ecco» Dimentica della sua copertura, delicata come una farfalla (heimlich di bug’s life) roteò oltre l’angolo fronteggiando il criminale.
    Che era un ragazzetto, si rese conto – ma restava un criminale. «tu COSA?» bocca spalancata, abbassò gli occhiali da sole quel tanto che bastava per lanciargli un’occhiata sconvolta. «come hai – in che senSO – tu??» farneticò come se sua figlia avesse sporcato la sua valentino’s bag di rossetto, emettendo versi inintelligibili ed agitando vaga le mani nell’aria. «HAI LASCIATO DEI FIORI ALMENO? VAN-DA-LO» scandì oltraggiata, pensando alla povera - povera - fine di quelle anime. «ne avevo davvero bisogno» grugnì triste. Quello era stato un sacrifico che avrebbe ONORATO!!! PORTANDO A TERMINE!!! LA SUA MISSIONE!!! Ma per la quale decise di permettersi un paio di secondi di lutto, occhi chiusi e mano alzata verso l’altro per richiedere la pausa di riflessione che quella rivelazione meritava. «dimmi il punto è esatto nel quale è successo. magari qualcuna si è salvata» come minimo non era neanche rimasto a CONTROLLARE I SEGNI!!! VITALI!!!! mai fidarsi dei miLLENIALS – e lo sapeva perché era una millenials anche lei, malgrado di cuore si sentisse più boomer. «vale la pena controllare» se c’erano delle oche da salvare, A GIURAR SUL SUO ONORE (...o su qualcos’altro dato che di onore ne aveva poco, ma “sui miei soldi” suonava meno romantico) LE AVREBBE TROVATE, LE AVREBBE SALVATE, E LE AVREBBE AMATE! «non ne hai altre da darmi?» lo guardò cercando eventuali oche nascoste...boh, nel cappuccio. Negli auricolari.
    O forse era lui, l’oca: viveva per quei plot twist. «o...» alzò sopracciglia ed indice. «puoi sempre portarmi dal tuo capo.» che occasione perfetta per arrivare al vertice della piramide, e burn ‘em dOWN.
    (metaforicamente) (….probabilmente) (e se fosse stato fuoco vero sAREBBE STATO UN INCIDENTE OK)
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    29 y.o.
    black-#000: friday-de13th
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