Salt and pepper

Zac & Todd

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    «UOOOOOH È STATO FANTASTICO.» Quanto amava i Fiammagranchi. Quelle specie di tartarughe erano così carine!!! Stava giusto prendendo in considerazione l’idea di prenderne uno e aggiungere un altro simpatico animaletto alla propria casa, già piena zeppa di animali e creature magiche di tutti i tipi, ma per lui non era mai troppo. Per averli come animali domestici si doveva avere un’autorizzazione specifica e credeva che l’avrebbe avuta senza problemi; tra l’altro, non lo faceva perché aveva intenzione di ottenere le gemme sul loro carapace, figuriamoci! Erano certamente bellissimi, ma a conquistarlo era la loro capacità di emettere fiamme dal sedere come dopo una peperonata pesante: erano così… adorabili. Quel giorno allo zoo, poi, aveva incontrato un esemplare di Fiammagranchio in vena di fare lo spiritoso, che gli aveva fatto rischiare di rimanere senza capelli – spiegazione essenziale del perché puzzasse un po’ di pollo bruciato –, ma si sa che Zachary era un bambino speciale, e non era così strano pensare si fosse divertito da morire.
    Il collega, intento a infilarsi un paio di guanti protettivi spessi, gli lanciò un’occhiata storta. «Tutto bene??» Zac annuì, non comprendendo il perché della domanda. Mica era un dramma avere qualche capello strinato!!1! Rischiare la vita coi suoi bambini – gli animali dello zoo – era sempre emozionante. E non vedeva l’ora di passare agli Erumpent. «Sicuro! Non vedo l’ora di passare agli Erumpent.» E i Knarl, che somigliavano così tanto al suo Sock! Tenerino, se avesse potuto lo avrebbe portato per fargli fare amicizia con loro, e invece. Si aggirò allora per lo stanzone, che fungeva un po’ da punto di ritrovo del personale che si occupava degli animali dello zoo e un po’ da magazzino, con una stanza attigua colma di sacchi di mangimi e altro cibo vario per le specie che lo zoo ospitava. «Che turno hai oggi, Sam?» domandò all’altro, un sorriso gioviale sulle labbra mentre si sfilava i guantoni – solo grazie a quelli non aveva le mani ustionate, probabilmente – e andava con nonchalance a sistemarsi i capelli bruciacchiati. Tanto sarebbero ricresciuti #ahochei. «Snasi e Purvincoli.» AAAAAW, che carini gli snasi!!! Anche se gli aveva rubato un braccialetto che aveva loro ceduto ben volentieri. Che poi, se ci avesse provato non l’avrebbe ritrovato neanche ribaltando l’habitat intero. «Uno spasso. Buon lavoro!» E rimase temporaneamente da solo, intento a mangiarsi i biscottini al cioccolato che aveva lasciato sul tavolo apposta per le pause.
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    Ian Todd Milkobitch
    Non sono sfortunato, sono gli altri più fortunati di me.


    Una giornata allo zoo era considerato un felice passatempo per i bambini, lo era stato anche per Todd, Era da sempre un luogo dove rifugiarsi, un posto dove poteva dimenticare di essere il fratello sfortunato e perdente di Jeremy, il cucciolo sperduto di Run. Da adulto, se così lo possiamo definire, la situazione non era poi così diversa tanto da farlo diventare il suo lavoro e gli piaceva da morire stare tra la natura e tra le diverse specie. Era il suo mondo, dove poter passare delle ore senza pensieri, lasciava ogni brutta sensazione fuori dal cancello e dimenticava persino di non essere del tutto sano, con accanto il suo migliore amico immaginario che come lui comunque stava in giro tra gli animali ma senza però essere felice quanto lui. «ma io dico, con tutti i lavori che potevi fare perchè proprio questo?» Ovviamente Mickey doveva assolutamente rompere le uova nel paniere «Possibile che tu mi debba sempre remare contro? guarda che la smetto di parlarti così scompari» disse cercando di dare da mangiare la foglia di un eucalipto «permaloso»
    «E ora lasciami stare, vorrei studiare ancora qualche minuto i Colibrìcol» disse mentre cercava i volatili tra le frasche. Era difficile localizzarli perché oltre ad essere degli esseri piccoli cambiavano anche colore per non farsi trovare. «Potrei dargli dei semi di zucca» nessuna risposta, guardò verso Mickey «Che ne pensi?»
    «ah ora t’interessa parlarmi?» «e poi sono io il permaloso» gli fece la linguaccia e decise di provare a mettere sulla mano una manciata di semi e li porse verso l’alto, magari un paio si sarebbero avvicinati. Inutile dire che dopo quasi mezzora che aspetta e sperava di vedere qualcosa, dei Colibrìcol neanche l’ombra e pensare che si era persino accucciato per terra e fatta la stradina per giungere alla sua mano, così che questi potessero arrivare da lui passo dopo passo. «Forse sono già pieni » sospirò deluso. Di solito riusciva ad avvicinarsi agli animali, per questo aveva deciso di fare lo zoologo, perché conosceva le tecniche giuste per ogni razza, ma quei volatili non sembravano amarlo particolarmente, forse erano i capelli rossi. Sapeva che erano leggermente sensibili a quel colore, aveva del cibo ma non sembravano comunque apprezzarlo. «Ok, Colibrìcol vi lascio stare e vado a fare una pausa, ma questa non è sconfitta, solo una piccola tregua.» lasciò a terra i semi per andare a rifocillarsi, non sapeva neanche lui da quanto davvero si era fermato in quella zona del parco, succedeva spesso che perdesse la cognizione del tempo quando si trovava a lavoro, questo perché davvero gli piaceva; si sentiva quasi normale e non il perdente Milkobitch o bipolare Ian era solo un magizoologo.
    Arrivò al tavolo per mangiarsi il panino fatto con le sue dolci manine, si posizionò davanti a Zack, amico e collega «Hai incontrato i fiammagranchi» disse notando che era leggermente bruciacchiato « Oggi era più dispettoso del solito vero?» conosceva anche lui quella specie e sapeva che a volte potevano essere adorabilmente birichini, così come i Colibrìcol.






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    Se erano tanti quelli che non comprendevano le sue stranezze e lo guardavano come se fosse (scemo, cosa che poi era senz’ombra di dubbio) pazzo, era altrettanto vero che era piuttosto difficile non andare d’accordo con lui, e per un semplicissimo fatto: non te lo permetteva. Zac non era assolutamente in grado di tenere rancore a qualcuno e, al contrario, amava fare nuove conoscenze e nuove amicizie. Amava invadere fin da subito la privacy con abbracci e baci sulle guance, perché era il suo modo molesto di entrare troppo in confidenza, e amava chiacchierare di cose che probabilmente interessavano solo a lui, facendo esplodere la testa a tutti. Ma a parte questo, era difficile odiarlo, di sicuro da parte sua l’odio non sarebbe mai stato ricambiato. Pacifista? MAH, Zac aveva provato l’odio sulla propria pelle e solo per il suo orientamento sessuale; non era una cosa piacevole e non l’avrebbe mai inflitta di sua spontanea volontà a nessuno.
    Insomma, voleva bene a tutti i suoi colleghi e faceva loro le feste come se fossero appena tornati da una guerra magica, a maggior ragione se il collega era suo- «Cugino!!!» Contento di vederlo, Zachary si era lasciato andare a un sorriso solare ed era scattato in piedi, aggirando il tavolo per raggiungerlo e tirarlo a sé in un abbraccio stritola-tutti – anche se, di fatto, dato il lavoro in comune Todd era quello che vedeva di più –. Rise al commento dell’altro, mentre lo liberava dalla stretta e annuiva con aria colpevole. «Ah, mi hai beccato. Sono tenerissimi-» non tutti direbbero lo stesso, Zac. «Ma oggi erano più dispettosi del solito, lì. Vai a capire quando si svegliano col didietro storto!» Era confortante che almeno con qualche membro della sua famiglia Zachary andava d’accordo: a dire il vero, coi suoi cugini aveva dei rapporti perfettamente civili. Dovevano essere stati i suoi genitori assieme a suo fratello, le mele marce del cesto. Non si pentiva affatto di definirli così, nella propria testa; l’avrebbe fatto se fosse la cattiveria ad animarlo, ma era piuttosto onestà. I suoi genitori avevano il didietro perennemente storto, a differenza dei Fiammagranchi.
    Aaah, ecco perché amava gli animali. Riprese posto al proprio tavolo, afferrando il pacchetto di biscotti al cioccolato per poi allungarlo amichevolmente verso Ian in un’offerta di pace e amore(??). «Biscotto?» Sì, gli piaceva nutrire gli altri come una mamma apprensiva. «E tu da quali creaturine sei arrivato? Come va?» Si sporse in avanti, i gomiti sulla superficie di legno, sinceramente interessato a saperne un po’ di più della situazione del cugino.
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    Ian Todd Milkobitch
    Non sono sfortunato, sono gli altri più fortunati di me.

    Todd non abbracciava così facilmente gli altri non perchè fosse stitico a dare affetto come suo fratello ma semplicemente era molto timido e aveva sempre paura di essere inopportuno o invadente quindi evitava di fare figuracce, anche se queste non mancavano dato che parlava comunque da solo, da sempre e chi non lo conosceva non era così felice di averlo davanti. Era strano e lo sapeva ma o si teneva l'amico immaginario o quello che si faceva chiamare solamente Ian, uno senza vergogna e pronto alla rissa, avrebbe fatto di nuovo il suo ritorno. Todd non voleva perdersi di nuovo anche se di motivi ne aveva avuti in quegli anni, come ad esempio la scomparsa - di nuovo - di sua sorella o l'allontanamento - di nuovo - di suo fratello. Per fortuna che c'era Zack, così simile a lui, era felice di averlo nella propria vita.
    «Cugino!!!» Si fece stritolare dal cugino, godendosi anche il momento perchè ne aveva pochi di momenti del genere, da quando Run era andata - giustamente - a vivere con Gemes e suo fratello lo aveva abbandonato alla prima occasione utile, stare in quella casa senza nessuno era molto triste. Sua madre lo avrebbe volentieri preso di nuovo in casa ma non se la sentiva di stare con lei, nonostante l'amasse aveva bisogno di essere indipendente e soprattutto aveva bisogno di farcela da solo; per troppo tempo era stato dipendente da Run o da Jeremy anche se non sembrava lui seguiva sempre il fratello perchè loro erano una famiglia. Sempre. Anche se ora lo avevano lasciato solo gli voleva bene ( e si, se voi due state leggendo sentitevi in colpa).
    «Ma oggi erano più dispettosi del solito, lì. Vai a capire quando si svegliano col didietro storto!» rise Todd perchè come lui trovava teneri i fiammagranchi ed effettivamente per averlo quasi arrostito probabilmente era perchè erano nervosi, ma come loro anche i Colibrìcol sembravano indemoniati. Alzò gli occhi al cielo, forse era in arrivo una tempesta ed era per questo che gli animali erano agitati.
    «Il tempo»
    «Biscotto?»
    «Cosa?» guardò il biscotto e sorrise felice, adorava i biscotti di Zack, «Uh si grazie» ne prese uno e lo addentò immediatamente come se non mangiasse da mesi. Non che perisse di fame da quando viveva da solo, ma insomma quasi. Quanto gli mancava della compagnia e io cosa sono eh? Mickey sbottò offeso. Ian si voltò e lo guardò male. «Tu sai cucinare?» e sapeva già la risposta ma forse era il caso di smettere di guardare l'amico immaginario così tornò sul cugino, sperava davvero di non passare da pazzo. Cioè sicuramente sarebbe successo, doveva accettare che non era del tutto normale e gli altri lo sapevano. Non aveva ascoltato neanche la domanda che gli aveva fatto per colpa di Mickey, e poi si domandava perchè fosse sempre solo, se non prestava attenzione agli altri avrebbe fatto la fine di un faro in mezzo al mare. Solo e triste.
    «Scusa non volevo cambiare discorso» e soprattutto ammettere che stava parlando con l'amico immaginario e poi alla fine quella domanda poteva comunque essere anche diretta a Zack. Era da un pò di tempo che ci pensava e aveva davvero bisogno di qualcuno accanto, qualcuno con cui parlare quando tornava da lavoro, o qualcuno con il quale commentare un film o qualche documentario su un esemplare nuovo, non che con suo fratello lo facesse ma non voleva più stare da solo. Era stanco di fare l'eremita.
    «volevo sapere come te la cavi in cucina perchè...» come poteva essere timido con suo cugino, era un caso perso. Tanto che dovette guardare di nuovo Mickey che annuì, stranamente felice per quella sua idea forse folle. «ho una camera libera e io sono così solo....» si mise a fissare il biscotto e deglutì neanche fosse una ragazza quella davanti a lui e gli stesse chiedendo di uscire, anche se in quel caso avrebbe sicuramente vomitato prima. «sei mio cugino e che ne dici di diventare il mio coinquilino?» disse tutto d'un fiato, manco fosse una dichiarazione d'amore. Ma capitelo era Todd e la timidezza era il suo vero cognome oltre a sfigato.





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    Ripetiamolo: Zachary Milkobitch ne vedeva, di stranezze. Non solo le proprie, e già in quel caso sarebbero state tante e di prima categoria – a detta degli altri, lui invece si vedeva normalissimo! #cieco –, ma anche e soprattutto quelle altrui: esisteva persino gente che nella ciotola prima metteva i cereali e poi il latte, era proprio stregoneria. Elwyn sapeva tenere il broncio ventiquattr’ore su ventiquattro, ogni singolo giorno e senza dimenticarsi quel giorno in più che regolarmente capitava a Febbraio! Cioè, assuuuuurdo. C’era chi preferiva il ketchup alla maionese, chi il salato al dolce – che vita triste –, chi l’inverno all’estate.
    E poi c’era chi parlava da solo come Todd.
    Zac non amava sprecare tempo sparlando alle spalle delle persone o giudicandole, anzi, era un comportamento che detestava con tutto il cuore: era per l’accettazione universale, ovviamente nel limite dell’accettabile. Ognuno era fatto a modo proprio e lui non avrebbe mai osato pensare che qualcuno era giusto e qualcun altro sbagliato. Era per via di tali atteggiamenti che aveva passato il periodo peggiore della sua vita, sentendosi un fallimento totale solo perché altri avevano deciso lui lo fosse. All’epoca aveva giurato che non avrebbe mai più permesso a nessuno di fargli mettere in dubbio ciò che lui era e le sue capacità, aveva giurato che avrebbe lasciato perdere le opinioni altrui non richieste e, ultimo ma non per importanza, aveva giurato che avrebbe fatto di tutto per far sentire gli altri amati e compresi.
    Ecco, Zachary amava e comprendeva Todd, non perché obbligato ma perché era davvero così. Si era accorto che non era esattamente lui il destinatario di quella domanda, e per un attimo era rimasto confuso, prima di decidere che non erano comunque affari suoi. Forse effettivamente si ricordava di alcune discussioni che giravano in famiglia riguardo l’altro magizoologo, ma non vi aveva dato peso, ritenendole di poco conto perché lui avrebbe voluto bene a Todd, punto e basta. Perciò, fu con assoluta nonchalance che addentò un biscotto, masticandolo con calma prima di rispondere allegramente, come se non avesse notato nulla di strano. «Se so cucinare?? Sono un mago dei fornelli!» Letteralmente, pensandoci. Stando a ciò che avrebbe detto a riguardo il suo migliore amico – sempre l’imbronciato Elwyn –, non era poi granché come cuoco, ma solo perché non voleva ammettere che in realtà, nonostante l’aspetto a volte poco invitante dei suoi esperimenti culinari, il sapore era sempre buono!!1!1 Era un vero ingrato. Gli rivolse uno sguardo perplesso. «Ah, hai cambiato discorso? Non me n’ero accorto.» Il che, tristemente, era verissimo: era così suonato che non si ricordava neppure cosa stesse dicendo prima.
    Scorgendo della rinnovata timidezza nel volto dell’altro, Zac smise temporaneamente di sgranocchiare e lo osservò con evidente curiosità: voleva mica chiedergli di andare a osservare i Mooncalf nel loro habitat naturale? (???) A LUI ANDAVA BENISSIMO. Invece il loro lavoro non c’entrava proprio niente, in quel caso. A dire il vero, non si sarebbe mai aspettato di ricevere una proposta simile: non era che Zachary fosse estraneo ai Milkobitch, nonostante genitori e fratello disgraziati, ma coi suoi cugini non aveva un rapporto poi così approfondito. Quello che conosceva meglio era per l’appunto Todd, che incrociava spesso e volentieri, ma da lì a diventare coinquilini… be’, lo stupì. Rimase per un attimo a riflettere, la testa inclinata di lato mentre rimuginava sulla proposta: in circostanze diverse, avrebbe certamente risposto con un sì. Ma aveva già una casa, e piena di animali che non poteva certo trascinare in massa a casa di Todd! «Ti faccio una controproposta.» Gli sorrise. A mali estremi, avrebbero tentato di trovare un compromesso. «Che ne dici se tu vieni a casa mia?? È grande e ci staremmo comodamente entrambi. Magari prima, non so, puoi venire a darle un’occhiata e se non ti piace io posso fare lo stesso! Che ne dici?» gli chiese infine, l’espressione illuminata di rinnovato entusiasmo: d’altro canto, certo non nascondeva che anche lui a casa era solo, e non aveva ancora adottato dei bambini anche se gli sarebbe piaciuto #wat
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    Ian Todd Milkobitch
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    Todd non era pronto a vivere da solo, ma non voleva neanche tornare a vivere da sua madre; non poteva andare a piangere da Run ora che aveva deciso di vivere felice con Gemes, che comunque a Todd continuava a non piacere, ma chi era lui per impedire alla sorella chi scegliere come compagno della vita. Era sparita, ancora? sempre. Aveva sofferto la sua essenza come ogni volta che succedeva perchè non era mai pronto a stare senza di lei, ma molto probabilmente non valeva la stessa cosa per lei, preferendo il suo futuro marito. Poi c'era Jeremy che aveva preferito stare con chiunque altro pur di non stare con lui, grazie fratello si. Non era facile per lui stare da solo, non tanto per la solitudine perchè alla fine aveva Mickey sempre con lui, ma ogni tanto avrebbe voluto anche parlare con qualcuno che non fosse solo frutto della propria mente.
    "Grazie" Mickey era pure permaloso, ma era la verità e non potevano continuare a stare solo loro due, anzi se proprio vogliamo dirla tutta era stufo di parlare praticamente da solo, inutile negare l'evidenza.
    «Che ne dici se tu vieni a casa mia?? È grande e ci staremmo comodamente entrambi. Magari prima, non so, puoi venire a darle un’occhiata e se non ti piace io posso fare lo stesso! Che ne dici?» rimase leggermente spiazzato perchè era vero che era in affitto e che poteva tranquillamente lasciarla, ma i cambiamenti lo spaventavano da sempre, infatti doveva ancora superare il fatto che i suoi fratelli, di cui uno di sangue, lo avessero lasciato ed era passato più di un anno.
    «Posso vederla si» disse intimidito all'improvviso, ma era contento che il cugino avesse avuto la premura di chiedergli quella cosa, si vedeva che lo conosceva bene e che ci tenesse a lui, mica come gli altri due ( se state leggendo, sentitevi in colpa ancora dopo mesi si).
    «ma...comunque diventeremo coinquilini vero?» chiese, perchè davvero non voleva rimanere ancora solo, anche se aveva paura di cambiare casa e forse abitudini, non voleva perdere l'occasione di avere qualcuno al suo fianco , non voleva essere di nuovo solo perchè non voleva abbandonare la sua comfortzone. «Ho problemi ad abituarmi alle nuove situazioni»
    "avanti Ian, non lasciamoci questa opportunità, i tuoi fratelli sono andati avanti e dovresti farlo anche tu. Anzi noi. TI prego accetta" per Mickey era tutto molto semplice, alla fine quello che avrebbe dovuto fare scatole e scatoloni era Todd e sempre lui era quello che doveva cambiare le proprie abitudini. Era pronto? «Potremmo provare anche dopo lavoro.»
    Doveva agire fino a che ancora aveva il coraggio di farlo perchè se perdeva quell'occasione sarebbe rimasto solo se non per sempre, lo sarebbe rimasto comunque ancora per molto. Poi si bloccò e toccò il braccio del cugino, si fece ancora più serio di quanto già non lo fosse per il momento delicato, ma aveva un grande problema da risolvere prima di fare qualsiasi cosa. «ah...io ho degli animali...non è un problema vero?» sapeva che forse non lo sarebbe mai stato, ma un conto era fare un lavoro come quello che stavano facendo i due ma un conto era avere un mini zoo in casa. Amavano entrambi gli animali, ma averli in giro in casa era tutta un'altra cosa.




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    Di colpo, a Zac parve di avere davanti un animale intimorito, di quelli cui dovevi avvicinarti piano piano per evitare di spaventarli e farli fuggire; in genere Todd non gli restituiva quell’impressione, forse perché erano cugini e Zachary lo molestava da una vita tra coccole e abbracci cui l’altro aveva dovuto rassegnarsi, ma stavolta gli sembrava proprio così. D’altronde non doveva essere semplice cambiare casa e abitudini. Il volto era illuminato di allegria e una nuova comprensione, mentre addentava un altro biscotto e pensava distrattamente di metterne qualcuno in tasca da dare agli animali.
    «Posso vederla si.» Le labbra gli si aprirono in un sorrisone tutto denti, l’espressione da bambino nonostante il velo di barba che gli copriva mento e guance – gli sarebbe essere piaciuto essere Peter Pan, ma quello dei cartoni animato babbani, non l’angelo della morte celato nella fiaba!!1! #wat Seppur il suo corpo crescesse, però, Zac non abbandonava l’approccio fanciullesco che straniva chi non lo conosceva. «Grande!!!! Ti preparo i miei biscotti speciali allora!!» (… don’t NO DAI, i biscotti gli riuscivano bene!! Gli esperimenti culinari inventati di sana pianta non sempre) «DAMMI IL CINQUE!» A caso? A caso. Quand’era felice aveva bisogno di contatto fisico, non come quella bestia di Elwyn che si sarebbe fatto truccare da pagliaccio pur di sottoporsi alla tortura del suo migliore amico – non riusciva mai a sfuggirgli, comunque, neppure quando lo minacciava o lo spingeva LASSIE TORNA SEMPRE A CASA, PIU’ FORTE DI PRIMA.
    Poco strano ma vero, non comprese del tutto cosa volesse intendere Todd ma poco male, si riponeva rimedio a tutto!! «Se ti invito a vivere in casa mia non è mica per richiuderti in soffitta.» Rise da solo – di una battuta che non fa ridere nessuno, come il bimbo speciale che è. Non perse la propria leggerezza nemmeno all’ammissione dell’altro Milkobitch; non sottovalutava affatto l’importanza di ciò che gli stava dicendo, ma non voleva neanche metterci il carico con inutili condoglianze come se fosse crepato qualcuno. TUTTI AVEVANO BISOGNO DI UN PO’ DI OTTIMISMO NELLA VITA!!! Ergo, tutti avevano bisogno di un Zachary Milkobitch nella vita, uhuhuh. «Non c’è niente di cui essere spaventati, vedrai che te lo renderò semplicissimo!! E poi puoi far fare amicizia ai tuoi animali coi miei, non è un sogno che si avvera??» Sapeva che quello era un punto debole di Todd e, guarda caso, era pure il suo!!1! Ok andiamo avanti.
    «Dopo lavoro va benissimo!!» Pollice in su a sottolineare la determinazione in quell’improvvisa idea che aveva avuto. Era un cambiamento importante accogliere qualcun altro in casa, ma lui adorava la compagnia delle persone, e una persona in più in casa propria, grande e vuota ad eccezione dei suoi animaletti, gli avrebbe fatto davvero piacere. E, sorpresa sorpresa, se il suo laboratorio era sempre in un caos pazzesco in cui soltanto lui riusciva a destreggiarsi, casa era piuttosto ordinata – di nuovo, con gli animali non era consigliabile lasciare parecchie cose in giro. E faceva una gran fatica eh, smemorato com’era!1!1 «ah...io ho degli animali...non è un problema vero?» E uao, conosceva così bene suo cugino che l’aveva pure anticipato. Si interruppe, per poi scoppiare a ridere mentre gli stringeva il braccio in una presa amichevole. «Oh Todd, dovresti chiedere se per i tuoi animali è un problema. Io ne ho fin troppi.» Raggiante come solo un (idiota) Zachary Milkobitch poteva essere, lanciò un’occhiata all’orologio e notò che il tempo era «Volato!!! Il tempo è volato!» Prese una sacca del mangime, soffiando all’altro un bacio al volo nell’esclamare: «Ho il turno di un paio di orette ma ci vediamo dopo per andare a casa mia TISTABENE?SI’BENEOKCIAOADOPO!!!!!!» E scappò, pronto ad affrontare qualche altro branco di adorabili creaturine magiche vogliose di carbonizzarlo.
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    zachary milkobitch
     
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